PARTE TERZA:
BOOM

/ No sound but the wind - Editors /
Danny rimase seduto inchiodato al divano, in punta, come dovesse alzarsi da un momento all’altro. Teso come una corda di violino, col fiato sospeso, i muscoli tirati, le mani strette, il labbro serrato fra i denti e gli occhi puntati in basso.
Era troppo presto, ci aveva appena pensato. Cosa doveva dire?
Gli serviva un po’ per assimilare meglio la situazione, i propri sentimenti, capire…
Invece Don era lì davanti a lui a pochi metri a fissarlo silenzioso.
Si chiese cosa pensasse mentre lo squadrava a quel modo e si chiese anche cosa avrebbe fatto.
Riflettendo sulle parole di Mac giunse alla conclusione che, se si stava comportando come avrebbe fatto lui, allora Don stava per violentarlo o qualcosa di simile!
“Io al suo posto lo farei…” Pensò riprendendo possesso delle proprie facoltà mentali, quindi conscio che riusciva a ragionare più o meno normalmente, si disse facendosi coraggio: “Forza, iniziamo in qualche modo…”
Non alzò lo sguardo ma almeno parlò seppure con un filo di voce colpevole:
- Non volevo colpirti… ti ho fatto male? -
Don si stupì di questa frase…
- Te ne sei accorto? - Quel filo d’ironia fu una sorta di boccata d’aria che il biondo apprezzò. Sorrise di gratitudine:
- Sono andato in tilt, non ho ragionato proprio… - A quel punto si decise ad alzare lo sguardo chiaro su quello cristallino del compagno. Non aveva un’aria molto serena, si vedeva quanto nella sua assenza dovesse essersi tormentato. Ebbe un moto di dispiacere e vergogna al tempo stesso. Non se l’era meritato, in fin dei conti. Lui era Don, anche se aveva agito precipitosamente prendendolo in contro piede, non avrebbe dovuto respingerlo a quel modo senza nemmeno mezza parola.
- Non importa… - Disse allora Don vedendolo davvero pentito. Si sciolse un po’ la tensione e sentendo in sé la conferma dei propri sentimenti, gli si sedette accanto e dopo breve si girò verso di lui col busto per continuare la sua precedente attività: guardarlo - Penso che dobbiamo ricominciare da capo… - Ripensò alle parole di Mac e le ripeté: - Parlandone. -
Danny si riprese e lo guardò di nuovo mettendosi nella sua stessa posizione:
- Non chiedo di meglio… -
Erano ancora tesi ed incerti nel modo migliore di agire dopo tutto quello che era successo. In fondo sapevano cosa provavano anche se l’avevano realizzato improvvisamente e troppo in fretta per assimilarlo.
È che non erano abituati a pensarci troppo alle cose, una volta che capivano si buttavano.
- Eravamo arrivati a cosa ne penso io della riflessione di Mac. - Iniziò allora Don cauto scrutando il viso dell’altro nei dettagli. Lo conosceva così bene che ancora prima che assumesse una data espressione, sapeva che sarebbe arrivata!
Proseguì con un certo sforzo per trovare le parole migliori e lasciando perdere quelle di Mac decisamente poco da loro, decise per quelle più semplici, vere e dirette:
- Io sono d’accordo con lui. Ci piacciamo e non è solo un stare bene insieme, essere amici e colleghi da molto. È anche un… piacerci! - Non aveva trovato di meglio ma tutto sommato, pensò, non era poi così male. Non era una conferenza stampa, non c’era nessun pubblico, erano loro due e basta. Loro che si conoscevano così bene da prendere parti altrui e farle proprie senza rendersene conto.
Danny apprezzò quel modo di dirlo. Aveva sperato non tirasse fuori parolone alla Mac. Non aveva più bisogno di riflettere, l’aveva già fatto abbastanza, ora erano lì per chiarirsi una volta per tutte anche se spinti da Mac.
- E tu cosa ne pensi invece? - La domanda arrivò inevitabile e come l’udì, il giovane si trovò a tirare e rilassare i muscoli e le mani un paio di volte, si mordicchiò ancora le labbra e dopo un paio di respiri profondi e tentativi di risposta andati a vuoto, qualcosa decise di scattare in lui.
Una molla. Una scintilla. Un qualcosa di probabilmente indefinito che però lo fece partire e tornare sé stesso senza alcun black out in atto. Solo una delle sue caratteristiche esplosioni istintive, una di quelle famose volte in cui agiva senza mettere in moto il cervello e faceva quel che voleva, come lo voleva e perché lo voleva.
“Al diavolo!”
Pensò bruscamente.
Senza dire assolutamente niente, con uno scatto annullò la distanza fra loro, lo prese per le spalle con forza e in un lampo premette le proprie labbra sulle sue. Ci mise poco ad assaggiarle e a prendere confidenza con esse, l’aveva già fatto… il ricordo del bacio di prima era ancora vivo e li investì prepotente. Non fu come ricominciare da capo e nemmeno come un secondo bacio. Fu come un proseguire da dove avevano interrotto e aprendo le labbra fusero bocche e lingue in quella lotta erotica di prima che andava sempre più in crescendo, con un intensità travolgente. Don gli prese il viso fra le mani per non farlo più scappare e rispondendo con desiderio al bacio si sentì spingere da Danny fino a stendersi sul divano dietro di sé. Lo ricoprì col busto e le sue mani vagarono decise e svelte sul suo petto e poi giù, alla vita, dove sfilarono la camicia cominciando a slacciarla sbrigativo.
Quando il suo petto fu libero dalla camicia gli alzò la canottiera intima sotto e con un sospiro compiaciuto di entrambi le dita si occuparono della pelle che rabbrividiva.
“Boom! Questo è Danny… ora lo riconosco! Un treno che non ragiona e non si ferma!”
E Don non ci pensava minimamente a fermarlo!
Piacevolmente soddisfatto di quella risposta infilò anche le proprie mani sotto la maglia attillata e fine del compagno sopra che, staccandosi brevemente, gli permise di sfilargliela.
Danny tornò sulla sua bocca e scivolando fuori iniziò ad assaggiargli il collo succhiando il punto in cui la giugulare batteva eccitata, scese sul petto e andando ai capezzoli slacciò svelto con le dita i suoi jeans. In breve riuscì ad infilarsi nel suo inguine e spinto dai suoi sospiri rochi di piacere continuò a dargliene ancora con la mano che si muoveva in un crescendo che l’eccitò facilmente.
Sentendo che stava per raggiungere il limite, Don reagì decidendo che era ora di restituirgli un po’ di cose, quindi con uno scatto si tirò su invertendo abilmente le posizioni con modi che non ammettevano repliche. Danny si stupì di trovarsi lui steso sotto ma con un sorrisino malizioso lo invitò a venirgli sopra prendendogli il viso fra le mani e attirandolo alle sue labbra. Ripresero il bacio con quella sensazione di caos deleteria e mentre si succhiavano a vicenda a momenti la lingua e ad altri il labbro inferiore, le sue braccia muscolose gli circondavano il collo impedendogli di scappare. Don si beò di quella presa forte sentendo le linee scolpite del suo compagno che spesso aveva solo intravisto ma mai avuto alla sua mercede in quel modo.
Il corpo di Danny era capace di provocare quelli ed altri istinti anche se fino a prima erano rimasti sopiti.
Il segreto sta nel saper accendere la scintilla e la loro fortuna era stata che, quella scintilla, l’aveva accesa Mac visto che nessuno dei due ci aveva mai pensato da solo…
Iniziando a mordicchiargli il labbro scese sul mento, percorse la mascella e giunse sul lobo, ai denti sostituì la lingua che disegnò tutto l’orecchio languidamente. Danny rabbrividì e con le mani scese sulla schiena e poi più giù, sotto i jeans aperti, sui suoi glutei che a lungo l’avevano invitato a farlo. Strinsero attirando il bacino contro il suo. Sentirono le loro virilità a contatto e senza accorgersene stavano già strofinando richiamando nuove sensazioni inaspettate.
Sentendo un bisogno impellente di avere di più, Don sparì ben presto in basso. Nel tragitto delineò con la lingua anche il resto del corpo invitante di Danny e giunto al ventre non ci mise molto a liberare il resto che rimaneva ancora coperto. Alle dita sostituì subito le labbra e come non avesse fatto altro, si sentì incitare a continuare dai gemiti non molto discreti del compagno sotto che inarcava la schiena spingendo il bacino contro la sua bocca.
Di nuovo la sensazione di precipitare li investì fin quasi a farli impazzire. Precipitare per poi arrivare ad un punto d’arrivo, un punto in cui il culmine del piacere fu tale che un’altra esplosione fece perder loro contatto con la realtà.
Questa volta il culmine lo raggiunsero insieme.
Precipitosamente ed istintivamente, senza il minimo ragionamento, senza nemmeno un briciolo di lucidità.
“Bè, se questa è la sua risposta aspetta che gli faccia altre domande, allora…”
Fu alla fine il pensiero di Don fra un ansito e l’altro mentre aspettava di riprendersi accasciato fra le braccia di Danny.
Un guizzo malizioso brillò sulle sue labbra sottili ma l’altro non lo vide… ed anche se non lo vide, lo stesso guizzo malizioso brillò pure sulle sue, di labbra!

Ripuliti e sistemati, i due si ricordarono di un piccolo innocuo e trascurabile particolare.
- Ma questa è casa di Mac! - Fu Danny a dirlo come se avesse vissuto in un sogno fino a quel momento.
Don allora allo stesso modo sorpreso rispose:
- Già… e lui…? - Allora si guardarono sgranando gli occhi come a non crederci.
- No, è ancora fuori! - Esclamarono insieme.
Sempre in concomitanza filarono in fretta alla porta d’ingresso e aprendola si fermarono con l’espressione più buffa ed indescrivibile mai avuta.
Mac stava seduto sul gradino d’ingresso avvolto in una giacca con la vestaglia e il pigiama che spuntava, le ciabatte e un’aria più di là che di qua!
- Mac, ma che fai lì!? - Domanda retorica ed ironica.
L’uomo si drizzò come se si svegliasse, quindi si girò e li guardò dal basso. Da lì il suo sguardo parve più severo che mai. Se avesse avuto la pistola forse l’avrebbe usata!
- Mi godo il panorama notturno! A momenti arriva l’alba, non volevo perdermela! - Rispose con altrettante ironia marcata guardando il panorama composto da una serie di palazzi tutti uguali.
Il cielo andava via via schiarendosi indicando l’imminente arrivo dell’alba.
Don e Danny allora senza nemmeno mettersi d’accordo, come sempre, si sedettero di fianco a lui battendogli le mani sulla schiena in segno amichevole, quindi ridacchiando dissero divertiti:
- Allora ti facciamo compagnia, ti va? -
Mac preferì non rispondere ma rimanere fermo e zitto per cercare la sua famosa calma che stava vacillando.
Solo il pensiero che finalmente si era tutto risolto fra i due, lo allietò.
Passarono la successiva mezz’ora ridendo e scherzando come sempre, da amici di vecchia data, e quando il sole cominciò a spuntare fra gli edifici di New York colorando lento ogni cosa, guardando il cielo rosato, i due che si erano appena messi insieme parlarono di nuovo all’unisono e lo fecero nel modo più semplice e diretto che conoscevano, come loro solito.
- Grazie Mac. -
Il suo sorriso gentile e fraterno rispose per lui.

FINE

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