UPRISING
La
paranoia è in fiore, il PR
le
trasmissioni riprenderanno
cercheranno
di spingere avanti le droghe
mantenendoci
tutti ad un livello più basso
e
sperano che noi non vedremo mai la verità
(quindi,
forza!)
un’altra
promessa, un altro scenario, un altro
un
sistema fatto per non farci tenere
intrappolati
con avidità
con
tutte quelle cinture verdi
strette
attorno alle nostre menti
e
un infinito nastro rosso che
tenga
la verità confinata
(quindi,
forza!)
non
ci costringeranno
finiranno
di degradarci
non
avranno più controllo su di noi
ne
usciremo vittoriosi
scambiando
il controllo delle menti
lascia
che la rivoluzione mieta
le
sue vittime, se puoi
accendi
l’interruttore
ed
apri il tuo terzo occhio, vedrai che
non
dovremmo mai avere paura di morire
(quindi,
forza!)
alzati
e riprenditi il potere,
è
il momento che il gatto grasso
abbia
un infarto, tu sai che
la
loro ora sta arrivando
dobbiamo
unirci e guarderemo
la
nostra bandiera alzarsi
non
ci costringeranno
finiranno
di degradarci
non
avranno più controllo su di noi
ne
usciremo vittoriosi
alzati
e riprenditi il potere,
è
il momento…
non
ci costringeranno
finiranno
di degradarci
non
avranno più controllo su di noi
ne
usciremo vittoriosi
non
ci costringeranno
finiranno
di degradarci
non
avranno più controllo su di noi
ne
usciremo vittoriosi
-
Muse -
CAPITOLO
I:
IL
GRUPPO
PARTE
I:
Fabio
e Francesco
/Basket
case – Green Day/
*Fabio*
“Mi
rigiro nel letto cercando la posizione perfetta che ho perso per non
capisco bene quale motivo, per cui già seccato per questo
motivo sospiro sperando di ritrovarla subito. A momenti il sonno mi va
via ed io sono ancora qua a cercare di recuperarlo.
Va
bene che sono una persona attiva e che normalmente non dormo molto, ma
quando faccio le ore piccole, la mattina me lo concedo.
Sospiro
spazientito, ormai non la ribecco più, posso
salutarla… senza la posizione magica, una volta che mi
sveglio è finita.
Dunque
non mi resta che maledire me stesso e quando sono finito per andare a
dormire così tardi ieri sera!
Ma
perché diavolo l’avrò fatto, poi?
Per
qualche ora di sesso?
Si,
per qualche ora di sesso sono sempre disposto a perdere quelle di
sonno. Bah… non fa nulla dai… quello è
importante o muoio come uomo, non posso farne a meno!
Smetto
di rigirarmi come un pazzo e allungo il braccio verso il comodino
cercando la sveglia. Che ore sono?
Le
dieci del mattino… bè, non è male come
orario, potrei anche alzarmi ed attivarmi un po’!
Il
ritiro con la squadra è alle porte visto che il campionato
si avvicina, tanto più che oggi pomeriggio si riunisce la
squadra per conoscere il nuovo giocatore. Sono molto curioso di sapere
che tipo è, non lo si conosce molto bene.
Però
per adesso ho ancora qualche ora da passare prima del grande momento.
Potrei vedere che fanno gli altri scemi… magari Francesco ne
sta combinando una delle sue e mi ravviverà la giornata.
Mi
alzo muovendomi al buio, conosco a memoria la mia stanza, posso anche
fare a meno di accendere la luce o i miei occhi verdi grideranno
vendetta.
Giro
nudo infilandomi in bagno ed una volta là gli occhi comunque
si lamentano… ehi, non sono mai contento!
Mi
massaggio il collo e le spalle incrociando le braccia, poi mi
stiracchio facendo scrocchiare la schiena e la testa, infine rilasso i
muscoli che avevo teso e mi guardo allo specchio mentre
l’acqua calda cerca di vincere su quella fredda.
Cos’avrò
fatto per ottenere queste occhiaie? Il mio bel viso sexy e il fisico da
sportivo, non ne risentono troppo per fortuna, però si vede
che sono un po‘ sciupato!
Piego
le labbra ben disegnate in un sorriso sornione… sono il
solito narcisista che perde i primi minuti della mattina a guardarsi
allo specchio e vedere se è ancora tutto a posto.
Così
pensando mi viene in mente che fra tutto quel che il mio sguardo ha
osservato con cura, tatuaggi compresi, manca un particolare importante
così abbasso la testa puntando sulle mie sacre parti
basse… si, anche lì va a gonfie vele. Proprio
gonfie… del resto è mattina!
Ridacchio
da solo e mi metto sotto la doccia, è ora di tornare alla
vita.
Lascio
che l’acqua scivoli sul mio corpo asciutto e mentre le gocce
mi percorrono provocandomi piacevoli brividi, in poco tempo mi trovo
bagnato ed accarezzato dalle mie stesse mani.
E’
una bella sensazione. Ero sudato ed anche se siamo ancora in estate
ormai sta finendo, perché mai dovrei avere la pelle tutta
appiccicaticcia?
Mi
sento come se… ah, ma certo!
Ricordandomi
di cosa ho fatto esco istintivamente dalla doccia e così
bagnato e nudo come sono, mi affaccio nella mia camera accendendo la
fatidica luce, poi con voce forte e chiara dico:
-
Ehi, dolcezza, sveglia… è mattina! –
con la poco delicata antifona che la bella donna che dormiva insieme a
me può andarsene. Senza dire altro torno in bagno e mi
rimetto in doccia terminando il mio sacrosanto rito mattutino.
Quando
tornerò di là mi auguro di avere la stanza
libera, non ricordo nemmeno come si chiama, sarebbe indelicato
salutarla con il nome sbagliato. Speravo se ne andasse appena fatto
tutto ma evidentemente sperava di poter rimanere ancora qualche ora
nella mia vita.
Sono
un premio ambito, del resto… è comprensibile che
le ragazze non riescano a separarsi da me tanto facilmente. Sorrido da
solo a questo pensiero e finito di lavarmi chiudo il rubinetto uscendo
dal box. Gocciolo e bagno il pavimento ma non ci faccio caso, mi
avvolgo la vita con l’asciugamano scuro lasciando che le
gocce percorrano ancora il mio corpo, non avendo i capelli lunghi sto
veramente poco. E’ che in estate preferisco tenerli radi,
sono più pratici.
Un'altra
occhiata allo specchio che disappanno con una mano e l’occhio
mi cade sul basso ventre. Qua ci starebbe un altro
tatuaggio… però lo farò quando trovo
la donna e ci scrivo ‘proprietà
privata’!
No,
vabbè… allora non lo faccio più!
Quando
mai troverò LA donna, io?
Non
parlo di donne, ma di donna, è diverso.
No,
vediamo, farò qualcosa che mi ispira. Cercherò.
Quando
mi vien voglia di qualcosa è difficile non accontentarmi,
diventa un pensiero fisso.
Esco
dal bagno rimanendo così e lasciando tutto bagnato ignoro la
camera a cui do solo uno sguardo… con piacere è
vuota… e vado in cucina.
Lo
stomaco reclama cibo.
È
una vita a cui ancora non mi sento di rinunciare.
Senza
legami con nessuno, socialmente attivo, molti gli impegni giornalieri
sia per lavoro che per gli extra, donne quante ne voglio,
popolarità e, cosa più importante, goduria nel
fare ciò che più mi piace.
Guadagnarmi
da vivere giocando a calcio, e guadagnare anche bene, è il
sogno di ogni ragazzino… non tutti però possono
esaudirlo; io ci sono riuscito e quando sono diventato capitano della
squadra mi sono soddisfatto da morire.
È
un senso di completezza che giorno dopo giorno continua a perfezionarsi.
Anche
se… bè, ad essere onesto so che questo senso si
completerà veramente con la donna, come dicevo prima.
Mi
taglio una fetta di dolce che qualcuno mi ha lasciato in frigo dopo
qualche serata fatta da me, poi aspettando il caffè guardo
fuori.
Il
cielo è sereno ed io continuo a fare il solito donnaiolo.
Sono molto obiettivo verso me stesso, quando c’è
da dirmi qualcosa me la dico, sia positiva che negativa, ma non so
catalogare questa.
Passare
da una donna all’altra senza fissarsi su di una, o meglio
tenerne una fissa, come potrebbe definirsi?
Semplicemente
essere sé stessi, forse.
Non
mi pento mai delle cose che faccio e questo è certo.
Mi
sta bene così, non sento un gran bisogno di cambiare.
Finendo
di mangiare mi verso il caffè nella tazzina di ceramica,
mentre lo faccio mi ricordo della mia giornata e prima di decidere cosa
fare guardo il calendario appeso sopra il tavolo. Come mi ricordavo
è oggi che viene il nuovo giocatore che hanno pagato fior di
soldi. Certo, parlo io…
Speriamo
che li valga. Onestamente quelli che in altre squadre sono campioni non
è detto che trasferiti rimangano tali, dipende se
riuscirà ad amalgamarsi con noi e soprattutto se la sua luna
girerà per bene.
Sono
pronto a prenderlo a calci quanto a farlo ambientare come si deve.
Sarà
comunque un membro prezioso, è una punta pura e ci serviva
uno come lui. Abbiamo tanti validi giocatori, specie in attacco, ma una
punta come sembra sia questo Santiago, ci manca.
Francesco
è il fantasista, classico numero dieci: regista lunatico,
Roby, il bambino d’oro, è un talento unico ed
è sua la zona d’attacco, ma uno che stia solo
sotto la porta avversaria ad infilare ogni occasione e ad approfittare
di ogni palla, ci mancava. Luis Santiago ha il gioco che noi cerchiamo.
Spero solo lo mantenga e che si ambienti bene in squadra. Se fosse uno
stronzo arrogante attaccabrighe sarebbe veramente una seccatura.
Mio
malgrado sono curioso di incontrarlo, ha la fama di uno che lascia il
segno, questo è tutto quello che si dice di lui.
Accentuo
il sorrisino accattivante mentre mi immagino il suo arrivo e poi il
successivo ritiro. Sta per arrivare un periodo tosto, non vedo
l’ora.
Sarà
divertente!”
/Bad
to the bone – George Thoroggod/
*Francesco*
“La
frenata è piuttosto brusca ed arriva subito dopo aver
deviato per un pelo un pedone, infilandomi pericolosamente fra due
macchine che mi stavano stringendo per un ulteriore manovra che non
avrebbero potuto fare.
Ce
l’ho fatta e al momento l’adrenalina che ho in
circolo non mi fa rendere davvero conto del pericolo che ho corso,
anzi, mi lascia addosso una piacevole sensazione
d’eccitazione. Non male come inizio giornata... solo che
potevo morire, dannazione!
Alzo
il dito medio della mano col guanto nero in pelle da motociclista,
quindi tirando su la visiera scura del casco e mantenendo il motore
acceso, lancio uno sguardo omicida piuttosto arrabbiato al genio che mi
ha costretto a questa manovra improvvisa e pericolosa, aggiungendo un
poco delicato: - Razza di coglione, guarda quando vai in giro, non sei
solo al mondo! –
L’altro
ricambia la mia gentilezza con un altro insulto che non ascolto e
ribadendo ciò che penso di lui, mi riabbasso il casco e
alzando i giri del motore riparto sgommando senza calcolarlo
più di così.
Non
ne vale la pena rovinarmi la giornata a questo modo, in fondo.
Che
vadano tutti al diavolo!
Fortuna
che ho dei buoni riflessi e che sono spericolato con la moto,
altrimenti ora sarei spiaccicato sull’asfalto!
Però
devo ammettere che non è stato male…
Mi
fermo poco dopo, il tragitto era breve dal momento che mia sorella
abita a pochi isolati da me. I necessari per rischiare un incidente.
Parcheggio
la Ducati davanti al cancello dell’edificio, la chiudo e
togliendomi il casco me lo porto dietro dirigendomi
all’ingresso. Suono il campanello col suo nome e aspettando
che mi apra, chissà cosa sta facendo intanto, mi do una
breve occhiata sbrigativa al vetro della porta: i miei capelli castani
sono molto in disordine anche se sono corti, del resto sono di natura
molto mossi, quasi ricci. Mi passo una mano fra di essi per ravvivarli
visto che il casco li aveva schiacciati, poi mi abbasso i lembi della
giacca nera in pelle tipica da motociclista come il resto di
ciò che indosso. Questo abbigliamento risalta ulteriormente
il mio corpo da calciatore. Non male nell’insieme!
-
Si? – La voce allegra di Sofia mi giunge con una lieve nota
d’agitazione. Cosa sta facendo?
-
Sofia, che combini? – Non mi serve che dica molto per farmi
capire che ne ha fatte un'altra delle sue!
Farla
abitare da sola è stata l’idea peggiore che
potesse venirmi. Anzi, è venuta a lei, io ho solo
acconsentito con molta ma molta fatica.
-
N-nulla, perché? – Balbetta. Non può
nascondermi nulla, non ne è capace!
-
Sofia! – L’ammonisco da bravo fratello maggiore
come faccio sempre. – Aprimi! – è
più un ordine, questo. Lei non dice nulla, sospira ma mi
apre, quindi con passo spedito mi dirigo all’ascensore che in
breve mi porta su da lei.
Ad
aprirmi è la faccia angelica di mia sorella.
È
una gran bella ragazza, a modo suo: minuta, piatta, viso da zingara,
grandi occhi azzurri, sopracciglia arcuate somiglianti a quelle di un
gatto, bocca carnosa, pelle di porcellana, lunghi capelli castano
chiaro ondulati e tirati su in qualche solita acconciatura stramba. Per
non parlare di come, anche oggi, è vestita: ma sono abiti da
indossare, quelli? E che accostamento allucinante di colori!
Ha
un senso della moda molto personale, questa qua!
Non
passa mai inosservata!
Ad
ogni modo… è l’odore che arriva insieme
a lei, che è di bruciato, che parla chiaro:
-
Sofia, cosa hai bruciato questa volta? – Spero che non abbia
dato fuoco alla casa!
Non
la saluto nemmeno, entro subito senza lasciarla rispondere, quindi lei
mi segue saltellando, cominciando il monologo senza pause e respiri:
-
Non è colpa mia! Stavo preparando i dolci per te, sapevo che
saresti venuto anche oggi quindi volevo farti qualcosa di buono, ma le
cialde hanno avuto la cattiva idea di cuocersi prima di quanto
pensassi! Nel libro c’era scritto 180 °
per… - Continua ad elencare tutte le istruzioni che secondo
lei ha seguito alla lettera, ma io ovviamente l’ascolto per
metà visto che nel frattempo, diretto in cucina, ho preso il
vassoio con le cialde annerite e l’ho messo fuori dalla
finestra per impedire che l’odore impesti ulteriormente
l’appartamento. Dopo di che, sempre a colpo sicuro, torno al
forno e sapendo già cosa aspettarmi, controllo i gradi con
cui ha cotto i dolci e non mi sbagliavo.
-
Sofia! L’hai messo a 280 °! A cosa ti serve, poi, un
forno così potente solo tu lo sai! Ma come si fa?
È ovvio che hai sbagliato! E poi guarda… anche il
tempo che li hai lasciati dentro era più del dovuto! Ma
perché insisti nel mettere mano ai fornelli? Vai a comprarti
le cose, sono buone e non intossichi nessuno! Ci sono i take away!
Usali una buona volta! – La sgridata prosegue senza
pietà mentre le sventolo sotto il naso il dito indice come
farebbe nostro padre se fosse rimasto con noi invece di scappare quando
Sofia è nata. È questo che mi sento, in fondo:
quel padre che non abbiamo mai davvero avuto e che lei stessa non ha
nemmeno mai conosciuto. Ho cercato di essere quel bastardo che
è scappato con un'altra donna e sono sicuro di essere stato
mille volte migliore di lui.
Peccato
che ora che vuole vivere da sola sia un disastro, proprio come quando
abitavamo insieme.
Mi
guarda mortificata con aria colpevole e dispiaciuta, i suoi occhioni
azzurri sbrilluccicosi mi fissano come fosse una bimba pentita che sta
per mettersi a piangere e al termine del mio rimprovero lei smette di
dire ‘scusa’ in continuazione, come in una litania
senza fine.
Ma
che ho fatto?
Come
possiamo essere così diversi?
-
Non posso lasciarti sola un secondo! Come fai a campare fino almeno a
90 anni? – Chiedo infine scuotendo la testa e togliendomi i
guanti in pelle nera che uso per andare in moto. Sono senza
le dita e mi piacciono in modo particolare. Sperando di poterli riavere
interi, dopo, li poso dentro al casco sul tavolo.
-
Ce la farò, vedrai! Dammi fiducia, non rispedirmi a casa con
te! –
Ha
voluto tanto provare a vivere da sola e lo so perché
l’ha fatto, per non pesarmi più. Da quando nostra
madre è morta siamo rimasti solo io e lei, siamo andati a
vivere coi nonni però era come vivere da soli. Poi anche
loro se ne sono andati e siamo rimasti nella loro casa, ristrutturata a
dovere. Però appena ottenuto un buon lavoro ha insistito per
andarsene per conto suo. So che l’ha fatto per non pesarmi
più e alleggerire il mio carico, ma io come faccio a
lasciarla sola sapendo che ne combina una ad ogni passo?
Questo
pensiero è peggio del risolvere 24 ore su 24 tutti i suoi
guai.
Ad
ogni modo ha fatto la sua scelta e prima o poi deve imparare a farcela
da sola.
Mi
sono ripromesso di farla soffrire il meno possibile e proteggerla al
posto di quello stronzo che ci ha lasciati, ma questo non
potrò farlo per sempre.
Lo
so ma l’idea di mollarla davvero, un giorno, mi brucia e mi
manda in delirio.
Che
farà quando sarà davvero sola?
Troverà
un uomo adatto che la capisca, la sostenga, la protegga e non si prenda
gioco di lei e della sua ingenuità?
Non
lo so davvero, tutto ciò che voglio è che non
soffra ancora, che le cose le vadano bene.
La
mia vita è migliorata moltissimo ed ora sono contento
nonostante il mio passato da teppista ed i guai in cui io stesso mi
sono messo da ragazzo, ora però col colpo di fortuna che ho
avuto e riuscendo ad inserirmi nel calcio professionistico, ho messo
diciamo la testa a posto e sto bene. In ogni senso. Mi sento fortunato
e realizzato, mi sta tornando tutto quello che ho patito.
Spero
che anche a lei succeda prima o poi, nel frattempo le starò
accanto quanto più posso.
È
tutto quello che mi è rimasto della mia famiglia, le voglio
un bene dell’anima.
Guai
a chi la tocca, potrebbe morire davvero!
-
Oggi arriva il nuovo giocatore, vero? – Chiede allegramente
lei cambiando discorso.
-
Sì. Di pomeriggio. – Rispondo scuotendo la testa,
tanto non cambierà facilmente.
-
E il ritiro quando inizia? –
-
Fra due giorni. Giusto il tempo di sistemarsi nella nuova
città per il nuovo e si parte. Il campionato è
alle porte. – Mi guardo bene dal chiederle un
caffè a meno che non voglia farmelo da solo, quindi mi
dirigo in soggiorno e mi siedo comodamente nel divano coperto da un
sgargiante telo giallo di cotone. Che gusti che ha!
In
breve intavoliamo una conversazione su tutto ciò che da ieri
può essere cambiato, ben poco in effetti, ma con lei gli
argomenti sembrano non esaurirsi mai e la mia luna, oggi, nonostante le
apparenze, è piuttosto buona. Ho rischiato un incidente,
certo, però la mossa strategica che ho improvvisato mi
è piaciuta e mi ha dato una botta di vita non indifferente.
-
Sarà dura rimettersi in forma, eh? – Dice lei
sedendosi accanto a me e prendendomi a braccetto, quindi appoggia la
testa sulla spalla e sorride allegramente mentre insinua che non sono
in forma.
-
Ehi, cosa vuoi dire? Che sono ingrassato? – Mi difendo subito
punto sul vivo. Ecco come la luna di qualcuno già instabile,
può cambiare rapidamente!
La
guardo cercando di staccarmi ma lei non mi molla, quindi posando un
affettuoso bacio dove è appoggiata, risponde ridacchiando
divertita:
-
E’ normale vista la pausa estiva! Avete fatto tutti vacanza,
vi siete rilassati ed ora bisogna rimettersi al lavoro, non
è facile anche se siete calciatori ben allenati. –
La sua solita parlantina riempie anche i miei silenzi, non mi preoccupo
di non sapere cosa dire, lei trova sempre qualcosa, però non
è molto carino insinuare che mi sono appesantito!
Come
osa?
-
Sono come all’inizio dell’estate! Tale e quale! E
non avrò problemi a riprendere il ritmo rigido degli
allenamenti! Sta tranquilla! Gli altri forse ne avranno, ma io no!
–
Lei
ride ancora di gusto, cosa che mi piace, devo ammetterlo, quindi fra le
risa dice: - Si sente che lo sei! Hai ancora un corpo perfetto e
muscoloso! – palpandomi i bicipiti che stringe e poi i
pettorali sotto la giacca che ho slacciato. Fa caldo ma per andare in
moto la devo mettere in qualunque stagione e poi mi dispiace
separarmene, sono affezionato a questa giacca!
-
Bene, allora evita di dire certe sciocchezze solo per stuzzicarmi! Sai
che non lo sopporto! –
-
Si, lo so! – Ma continua a ridere impunemente, quindi
sospirando spazientito la lascio fare ignorandola. Quando inizia
così non la ferma nessuno!
Che
rottura, di lei!
Bè,
ma devo anche ammetterlo.
Se
non ci fosse non so dove sarei finito in tutti questi anni, prima di
entrare nel mondo del calcio professionistico.
Le
devo molto, il nostro è un rapporto alla pari, uno scambio
reciproco. Siamo l’uno l’unico mondo
dell’altro… anche se ormai il mio si è
ampliato molto grazie alla squadra in cui sono.
Ho
solo un po’ paura che quando anche lei se ne
troverà uno suo, si allontanerà troppo da me.
Che
farò, dopo?
Saremo
capaci di vivere separati?
Mah…
spero che quel momento arrivi il più tardi possibile.
“