VIENI E PRENDIMI
CAPITOLO I:
NEVE
/Walk on the wild side
– Lou Reed /
“Sono molto bravo a capire le cose e questo mi ha
sempre risollevato in diversi momenti, anche se ammetto che non
comprendo proprio ogni cosa.
Ad esempio ora non riesco proprio a capacitarmi del
fatto che io non abbia mai preso una laurea in ingegneria meccanica o
qualcosa del genere.
Se l’avessi presa ora non mi ritroverei a
piedi nel bel mezzo di una nevicata storica!
Mi brucia ammetterlo ma se c’è
una cosa che non capisco è come si aggiustano i motori
guasti.
Non è un problema di benzina
perché ho fatto il pieno proprio oggi, non è la
batteria o la spia si sarebbe accesa. Di qui in poi non so proprio come
orientarmi visto che andando per teoria dovrebbe funzionare e basta!
Sospiro contrariato e seccato dalla situazione in
cui sono proprio ora. Non ho appuntamenti ma sono molto stanco e volevo
andare a casa a riposarmi, non chiedo molto. Solo mettermi sotto ad una
doccia calda, bere una tisana bollente e poi finire sotto le coperte.
L’inverno è nel pieno del suo
svolgimento e non ricordo che qui a Wasinghton ci sia mai stato
così freddo.
Nevica da giorni ma stasera i fiocchi sono
così grossi e fitti che a parte lo spettacolo in
sé che offrono effettivamente meraviglioso, non si vede ad
un palmo dal naso.
Ho avuto difficoltà ad arrivare fino a
qua ed ora l’auto mi pianta in asso.
Grande!
Non posso far altro che chiedere aiuto, per una
volta mi tocca fare anche questo. Se posso evito ma non sto nemmeno ad
aprire il cofano del motore, tanto so che è inutile.
Tiro fuori il cellulare per chiamare Morgan e con
incredulità mi rendo conto che non prende, ciò
significa che le linee telefoniche sono isolate ed i ripetitori per i
cellulari fuori uso a causa di questo tempo.
- Ma che bellezza! – Esclamo da solo con
un tono ironico.
Ma che ho fatto di male?
Ogni tanto me lo chiedo e non trovo mai
risposta… ci sono volte in cui le giornate iniziano male e
proseguono ancora peggio!
Spero che finisca, prima o poi!
Guardo l’orologio.
Ormai l’ora di cena è finita
da un pezzo ma non è la fame che mi fa quasi imprecare,
bensì il fatto che così isolato come sono e senza
la più pallida idea di come aggiustare l’auto, mi
ritrovo da solo in mezzo alla strada sotto una specie di bufera di neve!
Guardo fuori passando la mano nel finestrino
appannato. No, non è una bufera, ringraziando il cielo non
c’è un filo di vento. Almeno questo, altrimenti
congelerei!
Sospiro di nuovo sconsolato. Non mi resta che
avviarmi a piedi verso… Bè, ma dove sono?
Mi infilo i guanti e mi tiro su per bene la giacca
coprendomi con la sciarpa fino al naso, quindi pronto al freddo
pungente apro la portiera e chiudo la macchina. Affondo le scarpe nella
neve immacolata e liscia che si distende in continuazione sul terreno
bianco e mi guardo intorno.
Sono troppo lontano da casa mia ma quella di Morgan
è qui vicino. Bè, non proprio vicino ma
più della mia!
Non so se ritenermi fortunato o no visto che da
quando ci siamo messi insieme evito casa sua come la peste.
Ogni volta che finiamo da soli in un posto chiuso e
privato mi salta quasi addosso e so bene cosa si nasconde dietro a
tutti i molteplici inviti che mi fa per farmi salire da lui. Io non
voglio mai e sono anche diretto e sincero.
Non me la sento di approfondire completamente il
lato sessuale.
Non che io non lo voglia o non mi ecciti
abbastanza, anzi. Il problema è che lo desidero troppo al
punto che ogni volta che mi tocca o mi bacia io mi sciolgo del tutto,
il cervello si spegne e non capisco più nulla. Vado nel caos
più completo e se da una parte è bellissimo
dall’altra non mi piace, non avere il completo controllo di
me stesso è atroce, per me, e non ci sono abituato.
Ho imparato a gestire anche la paura nei momenti di
serio pericolo e col lavoro che faccio se non imparavo a farlo mi sarei
già esaurito da tempo.
Però quel che mi accende lui toccandomi
non lo controllo affatto e finisco da tutt’altra parte.
Per questo non sono mai voluto andare da lui e gli
ho sempre impedito di venire da me.
Lui non è un idiota o non starei con
lui, sa bene perché mi comporto così ed anche se
non glielo dicessi lo saprebbe da solo. Non mi forza e aspetta che mi
senta pronto, però non so quanto riuscirò a
resistere.
Se
stasera non ho scelta che andare da lui a meno che non preferisca
diventare un pupazzo di neve nel vano tentativo di raggiungere casa
mia, devo piegarmi e rischiare.
Del resto qua fuori fa davvero freddo.
Così detto fatto.
Con rassegnazione abbasso lo sguardo e cercando di
mettere i piedi uno davanti all’altro in punti che non mi
facciano finire con la faccia immersa nella neve, mi muovo come se
fossi sulla luna dove la gravità non esiste.
I fiocchi di neve si depositano su di me coprendomi
completamente i capelli che si bagnano subito, mentre ogni altra parte
di me, oltre a bagnarsi, diventa sempre più gelida
finché non mi trovo a tremare, stringermi in me stesso
quanto più posso e a battere i denti per i brividi.
Alzo gli occhi per vedere quanta strada mi manca e
più sconsolato che mai non maschero il mio stato
d’animo pieno di sconforto.
Sarà una tortura, non una passeggiata!
Così non va bene, Spencer. Devi
combattere il freddo con pensieri che scaldino la tua mente,
così resisterai meglio e non sentirai il freddo.
È tutta una questione di testa.
Bene, su cosa mi concentro?
Qualcosa di caldo… qualcosa che il
freddo non me lo fa nemmeno sognare…
Bè, mentre il pensiero più
caldo in assoluto che possiedo mi arriva come un fulmine a ciel sereno,
non riesco a fare a meno di mettere male un piede che sprofonda in una
fossa. In un istante, senza che me ne renda conto, sono proprio steso a
terra di faccia, immerso quanto più posso nella neve che
bianca e fredda continua a ricoprirmi come se fossi parte della natura!
- Porca miseria! – Mi concedo un
imprecazione che di norma non esce mai dalla mia bocca, ma a volte non
posso proprio farne a meno.
Doveva venirmi in mente Morgan nudo proprio ora?
Mi alzo a sedere rendendomi conto di quanto ormai
io sia strafondo e simile ad un pupazzo, mi scrollo per quanto posso la
neve dal viso lasciando perdere i vestiti ed i capelli e facendo una
smorfia non ben definita che non so nemmeno io cosa mi rappresenti, mi
rendo conto di quanto io sia improvvisamente accaldato nonostante la
temperatura ignobile!
Bè, ha funzionato in pieno, devo dire!
- Così però non ci
siamo… devo cercare di arrivare vivo da Morgan, o tanto
valeva che rimanessi in macchina ad aspettare un miracolo! –
Continuo a parlare da solo ad alta voce cercando di tornare in me. Non
è facile.
Va bene il caldo ma così è
troppo, devo avere testa per affrontare la strada in queste condizioni
meteorologiche avverse!
Traballante mi rialzo senza sentire quasi
più il mio corpo. Il viso ormai è congestionato
ed i piedi e le mani sono un lontano ricordo.
Ma ti pare che quell’uomo debba farmi un
effetto simile?
Perché mai?
Non lo so proprio…
È solo lui che mi riduce così
facendomi perdere del tutto il controllo.
Ma cosa chiedo, poi? Solo di mantenere un
po’ di dignità!
Vorrei riuscire a sapere che faccio anche quando
sono solo con lui… ma forse devo rassegnarmi
all’idea che con lui persino io divento completamente istinto
e non capisco più nulla.
Forse dovrei lasciarmi andare come si deve, fino in
fondo.
Forse è semplicemente
così…
Bè, stasera sarà la prova del
fuoco.”
“Quando suonano alla porta del mio appartamento sono
appena uscito da una meravigliosa doccia calda e ristoratrice. Mi
chiedo chi possa essere.
Per stasera non dovevo vedermi con nessuno e
Spencer non verrebbe mai qua nemmeno sotto tortura.
Do un occhiata veloce alla finestra che rimanda
l’immagine del paesaggio innevato che continua a imbiancarsi
sempre più. Non è serata da passeggiate o da
visite…
Lascio perdere il mio abbigliamento troppo
informale composto solo da un accappatoio rosso e vado ad aprire,
quindi quel che vedo mi lascia un lungo momento senza parole.
Non so assolutamente che dire e che fare
poiché mi spengo e non penso proprio a nulla.
Nulla se non quel che dico interdetto e
profondamente stupito, la mia voce è già roca:
- Che ci fai qui… così?
–
Lo spettacolo che mi si presenta davanti
è proprio questo.
Uno spettacolo!
Ad un metro e mezzo da me, appoggiato allo stipite
della porta, con le braccia strette su sé stesso e tremante
più che mai, sta Spencer completamente bianco di neve e
bagnato. I capelli biondi gli stanno attaccati intorno al viso e
qualche ciocca appesantita gli finisce sugli occhi arrossati che
sembrano liquidi!
Un
pulcino sorpreso da una tempesta che l’ha inzuppato e
congelato.
Se non lo salvo dall’assideramento
probabilmente muore davvero, anche se in quel caso potrei esporlo come
statua di ghiaccio e non sarebbe un brutto soprammobile. Un
po’ macabro forse ma sicuramente bellissimo!
Ghigno all’idea e lui notando il mio
sorrisino sbieco impallidisce ulteriormente.
- La macchina si è rotta poco lontano da
qua e il cellulare è isolato, quindi non sapendo come
aggiustarla sono venuto qua. Se mi fai entrare evito il congelamento!
–
Risponde tremando anche nella voce oltre che nel
corpo.
Uno strano senso indefinito mi invade.
Protezione, forse. Ho un fortissimo desiderio di
stringerlo a me e non per farmelo come spesso voglio, ma solo per
scaldarlo e asciugarlo.
Non voglio che stia male, non lo voglio mai, in
nessun modo.
Quando ora sento di nuovo questo bisogno di
aiutarlo e prendermi cura di lui, rabbrividisco ma non per il freddo.
Per l’emozione.
Questi, caro Derek, sono sentimenti belli e buoni.
Qualcosa che, dì la verità,
non avevi mai provato per nessuna donna.
E ci credo… ho scelto un uomo, alla
fine, e non solo per il passatempo di una notte e basta, come
è accaduto in passato con alcuni ragazzi!
Mi faccio da parte per farlo entrare, cercando in
fretta qualcosa da dire che sarebbe da me, qualcosa che sdrammatizzi la
situazione, che lo faccia sorridere e lo rilassi, qualcosa che lui si
aspetta, ma mi distraggo dal fatto che rimane ancora fermo a fissarmi
come se fossi qualcosa di fortemente desiderato.
Qualcosa che gli fa una gola irresistibile.
Seguo la linea del suo sguardo mentre inghiotte a
vuoto con una sorta di acquolina in bocca e mi rendo conto che
è molto attratto dal fumo di calore che emana il mio corpo
appena uscito dalla doccia bollente. Osserva come le goccioline corrono
sulla mia pelle scura scoperta e come si nascondono
nell’accappatoio che mi copre in parte. Indugia sul mio
petto, o su quel che si intravede, e finalmente prende colore.
Sorrido contento e quasi dolcemente capendo che
anche lui è umano, cosa che ormai so da tempo.
Senza pensarci oltre gli prendo il polso e lo tiro
dentro per poi chiudere la porta dietro di lui con una spinta distratta.
Lui, l’agnellino, qua dentro, nella tana
del lupo. Stanotte qualcuno non uscirà di qua intatto come
è entrato.
Anzi.
Non uscirà proprio.
E lui lo sa perfettamente ma stranamente il
desiderio di scaldarsi contro il mio corpo caldo ed invitante supera
qualunque altro imbarazzo o mania.
Si lascia fare, quindi senza esitare mi sciolgo il
laccio che lega l’asciugamano alla vita e aprendolo rivelo il
mio corpo che ancora fumante e bollente lo invita a contrastare il
freddo del suo ancora vestito.
- Vuoi scaldarti un po’? –
Capisco subito il suo desiderio nel guardarmi in quel modo e arrossisce
ancora più violentemente scaldandosi di botto, non stacca
gli occhi da ciò che gli mostro, di cui non mi vergogno
nemmeno un po’, e sapendo bene l’effetto che gli
sto facendo un incontaminato senso di soddisfazione si fa strada in me
mentre lascio la mia espressione maliziosa come vuole stare.
Certo, se mi abbraccia ora così freddo e
bagnato è uno shock ma posso sopportarlo per lui!
È così che inghiotte di nuovo
a vuoto e resistendo ad un fortissimo impulso di cedere e abbandonarsi
contro di me, infilando le braccia sotto l’accappatoio,
intorno alla mia vita, mi supera continuando a tremare, anche se non so
per cosa davvero.
- No, grazie… basteranno i normali
rimedi… - Mormora sforzandosi di essere controllato e
tranquillo. Si sente invece quanto è agitato.
L’angolo della bocca si piega di nuovo in
modo enigmatico e malizioso, quindi lo seguo mentre si dirige verso la
fonte maggiore di calore, qua dentro.
Il fuoco acceso nel caminetto.
Quella è la parte migliore della casa ed
in inverno mi accoccolo sempre davanti. Sono contento di averlo acceso
e reso l’ambiente caldo e invitante.
Ho l’impulso irresistibile di spogliarlo
di tutti i vestiti bagnati e avvolgerlo in un caldo e grande
asciugamano, quindi strofinarlo per asciugarlo e scaldarlo. E andare
già oltre.
Vorrei anche toccarlo, accarezzarlo e baciarlo ma
so che si chiuderebbe a riccio ed otterrei un effetto indesiderato, per
il momento, così mi trattengo e l’osservo
togliersi la giacca, la sciarpa ed i guanti ma quando vedo che intende
rimanere vestito com’è lo raggiungo
riallacciandomi l’accappatoio sulla vita, infine sicuro e
fermo gli dico:
- Devi toglierti anche il resto o ti ammalerai sul
serio. Ti do qualcosa di asciutto io, non preoccuparti. –
è proprio ora che invece comincia a preoccuparsi del tutto.
Mi pare di sentirlo il suo cuore che galoppa sempre
più veloce e senza pietà togliendogli il fiato e
la capacità di giudizio.
Quanta confusione, eh?
Solo per averti detto di spogliarti…
Mi guarda sgranando gli occhi come se fosse un
cucciolo di gatto fradicio e spaventato, come se gli avessi appena
fatto una proposta indecente. Bè, fra le righe
c’è anche quella ma non ancora, dai.
Cerco di rassicurarlo con un sorriso dolce e
premuroso, quindi non mi avvicino più di così e
non lo tocco nemmeno o scapperebbe. Non è proprio paura, non
di me per lo meno.
Credo che ne abbia ma di sé stesso.
Vorrei fare tante di quelle cose, però,
ora che è qua a casa mia… però mi
impongo controllo e senza torturarlo oltre lo lascio un attimo solo
andando in camera a prendere qualcosa per lui, quindi torno che
è ancora lì davanti al caminetto acceso,
illuminato dalle fiamme che gli donano una luce suggestiva, immobile
come uno stoccafisso. Non avrà nemmeno respirato.
Stringo le labbra, vorrei che si rilassasse.
Gli do i vestiti asciutti e gli indico il bagno in
cui può cambiarsi. Quando glielo dico e capisce che non deve
spogliarsi davanti a me torna a respirare e riprende un colore
più normale.
Era diventato un gambero!
Quando si defila svelto nella stanza che gli ho
indicato, ridacchio divertito.
È proprio uno spettacolo in ogni cosa
che fa.
Lo desidero da morire anche se non fa nulla, ora
non posso proprio fare a meno di lui.
Non è solo un bisogno fisico di fare
sesso, né di farlo proprio con lui.
È qualcosa di interiore e di completo.
Voglio tutto di lui.
L’aspetto fisico e l’aspetto
interiore.
Tutto.
Voglio prenderlo, averlo, curarlo, coccolarlo,
scaldarlo, soddisfarlo, eccitarlo, fargli provare ciò che
non ha mai provato, avere la sua mente solo per me, essere il suo
centro, possedere la sua anima. Voglio ogni singolo particolare che lo
forma.
Ho aspettato a lungo che fosse pronto ma stasera
gli farò capire quanto giusto sia lasciarci andare
completamente per prenderci ciò che ancora ci manca di noi
stessi. Sarà magico.
È con questa sensazione certa e piena
che vado a vestirmi anche io per renderlo meno teso. Tanto comunque poi
tornerà a vedermi nudo a breve…
Vedrai, piccolo, non te ne pentirai!”