FEDE
“Chi
non ha paura non pensa.”
-
Gabriele Martufi -
Scorro
gli occhi come un forsennato sulle mura grigie di mattoni, la stanza è
piuttosto buia e solo una flebile luce arancione proveniente dal
corridoio la illumina fiocamente. Guardo le sbarre di ferro a poca
distanza da me, non sono indistruttibili, di sicuro poi passerei in un
attimo fra una e l’altra… è solo che queste catene grosse di
Agalmatolite mi inchiodano al muro della dannata cella claustrofobica
nella quale mi trovo, così le mie ginocchia non hanno nemmeno la forza
di stare dritte. Vorrei rompere le manette intorno ai polsi ma non c’è
verso, quando le strattono è come se lo facesse un neonato e mi sembra
quasi di soffocare. È una sensazione terribile, come quando sono in
mare, l‘unica differenza è che l‘odore è di polvere!
Dentro
non c’è altro a parte un paio di insetti che scappano svelti a
nascondersi in qualche buco, fa anche piuttosto fresco, siamo in basso.
È un posto decisamente poco ospitale!
Basterebbe
pochissimo per uscire di qua, ma è come se avessero separato volontà e
forza dal mio corpo.
Fisso
le sbarre e poi allargo il mio sguardo oltre esse, sul corridoio da cui
si intravedono lanterne e scale a chiocciola tutte in pietra, stringo i
denti e fisso feroce davanti.
Io
ce la farò.
Ce
la farò come ce l’ho sempre fatta.
Quando
posso uso le mie forze, quando non mi bastano ci sono quelle dei miei
compagni e su uno nello specifico so sempre di poter contare
ciecamente.
Ora
le mie forze non sono sufficienti, ogni tanto succede, le manette di
Agalmatolite me le tolgono lasciandomi imprigionato in questa cella
orrenda, purtroppo ci ho provato mille volte con tutto me stesso, a
liberarmi, ma questo mare solidificato è uno dei miei limiti e non
posso farci nulla. Lo so, pazienza. Però non significa che sarà la mia
fine, non marcirò qui dentro perché so bene che ora i miei amici stanno
facendo irruzione in questo postaccio e fra poco lui arriverà.
Zoro
taglierà queste sbarre, mi toglierà le dannate manette ed io tornerò in
forze, pronto a combattere di nuovo con loro e ad uscire da qua.
Ce
la farò come ce l’ho sempre fatta.
Laddove
non arrivo io, arriveranno gli altri. Io ci credo.
Loro
sono la mia fede.
Zoro
lo è.
Pensandoci
adesso, in questo tempo che sembra espandersi all’infinito, mi rendo
conto che le imprese che ho compiuto non sono mai state facili e di
volta in volta erano sempre più allucinanti e complicate. La loro
difficoltà appariva da subito evidente, ancora prima di buttarmici
dentro con tutte le scarpe, però il saperlo non mi ha mai fermato e
nemmeno tutti i vani tentativi di Nami ed Usop di evitare i pericoli
annunciati, hanno mai funzionato.
Le
ho sempre viste come avventure interessanti da vivere assolutamente o
guai che dovevano per forza essere risolti.
‘Perché
io?‘, mi chiedevano sempre… perché gli altri non possono arrangiarsi?
Io
dico invece: ‘perché no?’
Il
punto non è cosa c’entro io con certi affari. Il punto non è nemmeno
salvare tutti per il gusto di farlo.
Conta
solo questo.
Lo
faccio perché io posso e voglio, chi se ne importa del motivo?
Quando
vengo a conoscenza di problemi di grossa portata nei quali sono
coinvolti gente con cui faccio amicizia, anche se questi non ci
chiedono direttamente una mano, io vado e mi ci butto e non ragiono
nemmeno sulla loro pericolosità, sui vari piani che gli altri
organizzano per filo e per segno o su quanto impossibile sia farcela.
Io
ci sono e posso farlo, quindi lo faccio. Lo faccio per gente che reputo
amica o semplicemente perché quelli contro cui mi trovo, mi stanno
altamente sulle palle.
Non
ha importanza.
Sono
fortissimi? Anche io.
Io
sono il futuro re dei pirati, nessuno può battermi ed anche se
momentaneamente mi mettono al tappeto io mi rialzo e mi riprendo.
Insisto, insisto, insisto finché non ci riesco, perché non posso farmi
fermare da nessuno, altrimenti le mie promesse non avrebbero valore ed
è la cosa peggiore che possa succedere. Non certo la morte.
Morire…
mi sono scontrato più volte con questa possibilità, mentre tutti ne
hanno paura io non ne ho, perché se morirò significherà solo che non
ero all’altezza delle mie promesse ed allora è meglio morire, piuttosto
che infrangerle.
Vorrà
dire che sarà giunta la mia ora!
Non
è andare all’aldilà che mi spaventa.
È
il non riuscire a mantenere la parola che do, quando questa è la cosa
più forte e preziosa che possiedo, insieme alla mia fede.
Fede
nei miei amici e in chi amo.
Perché
loro credono in me.
Credono
che quando mi imprigionano, basta liberarmi affinché io sistemi tutto.
Credono
che io diventerò il re dei pirati.
Credono
nella mia forza.
Credono
nei miei valori.
Credono
che io possa farcela.
Credono
che io non abbia paura di niente perché non penso mai ed in fin dei
conti è proprio così.
Non
penso a ciò che sto per fare, non penso al passato e al modo in cui si
è giunti ad un certo punto, non penso nemmeno a quanto il mio
avversario sarà potente, non penso che potrei non farcela e che se
anche vinco, poi non è detto che riesca a mettermi in salvo. Non penso.
Agisco
e basta.
So
cosa devo fare e la faccio.
Devo
combattere, quindi combatto.
Chiunque
sia il mio nemico ci metto tutto me stesso, a costo di morire.
Basta
andare avanti senza mai arrendersi e fermarsi, anche quando sembro
spacciato… lì cos’è che mi fa andare sempre avanti e dire che non è mai
finita?
Che
non mi fa pensare e quindi non avere paura?
Ho
cominciato a capirlo quando ho affrontato Creek, quella sottospecie di
pirata fortissimo con l’armatura d’oro che voleva impossessarsi del
Baratie e fare quella strage.
È
stato prima che combattessi contro di lui, ricordo in maniera
indelebile il combattimento di Zoro con Occhi di Falco, è stata davvero
dura perché lo vedevo in una tale difficoltà da non credere ai miei
occhi ed io non potevo intervenire.
Quella
era la sua battaglia, il suo combattimento. Io il mio lo facevo
cercando di stare fermo e non andare ad aiutare il mio prezioso amico
che veniva battuto con una tale facilità da essere agghiacciante!
Avrei
solo voluto andare là, fermare tutto e tirare una valanga di pugni a
quello stronzo che batteva Zoro, ma ho dovuto aspettare che finisse,
voleva così ed era giusto.
Sono
stato malissimo, specie quando l’ha ferito quasi a morte facendolo
finire in mare. Allora non ci ho più visto e mi sono buttato come una
furia su Occhi di Falco, per un istante è stato tutto nero, nella mia
testa, ho davvero creduto che fosse morto, il mio Zoro. Invece ho
mancato la mira e la botta che ho preso mi ha un po’ calmato, il tempo
di sentire Yosaku e Johnny gridare che era ancora vivo, anche se
gravemente ferito.
Lì
allora mi sono placato ed è stato come se la mia mente fosse tornata a
funzionare… non era più vitale vendicare Zoro perché non era morto, era
più importante sentire cosa aveva da dire.
Quel
giuramento che mi fece me lo porto ancora dentro e rimarrà ciò che ci
legherà per tutta la vita.
È
stato allora che siamo diventati un tutt’uno in maniera indissolubile.
Tutto quello che è stato dopo, ha solo rafforzato ciò che lì si è
creato.
Lui
mi ha giurato di diventare lo spadaccino più forte del mondo in modo da
rendere fiero il re dei pirati, ed io ho preso quelle sue parole
solenni attorcigliandole col fuoco assieme alla mia anima.
Non
verrà mai meno alla sua promessa, piuttosto morirà.
In
quell’istante ho capito che non solo eravamo della stessa pasta e che
fra tutti sarebbe stato l’unico a capirmi ogni volta al volo, al cento
per cento, e a sostenermi qualunque cosa avesse pensato, ma anche che
sarebbe stato il compagno della mia vita, colui che sopra tutti non mi
avrebbe mai tradito, voltato le spalle o contrastato.
Quello
su cui contare sempre, su cui affidarsi, su cui mettere la mano sul
fuoco.
Anche
per tutti gli altri della ciurma è più o meno così, però con lui è
diverso, è un legame più forte, si è instaurato in quel momento e da
allora è cresciuto sempre più senza mai spezzarsi, non davvero.
La
conferma l’ho avuta immediatamente dopo, quando saputo che Nami ci
aveva traditi prendendosi la nostra nave e scappando, nessuno voleva
andarle più dietro. Zoro stesso mi aveva detto di lasciarla perdere,
ormai, che non ne valeva la pena, ma siccome gliel’ho chiesto io e ci
tenevo, lui l’ha fatto e ho combattuto tranquillamente contro Creek ben
sapendo che Nami e la nave erano in buone mani e che Zoro avrebbe
risolto tutto, che non c’era da preoccuparsi.
Certo,
poi le cose erano più complicate di come pensavo, tanto per cambiare,
ma questo non mi ha impedito di fare tutto quello che dovevo al Baratie
e di vincere portandomi dietro Sanji!
Purtroppo
in quell’occasione il vero problema è stata la ferita profonda di Zoro
che non era mai stata curata a dovere e l’aveva indebolito troppo. Se
non fosse stata per quella sono certo che l’avremmo avuta ancora più
facile, ma non conta, ormai è fatta, abbiamo vinto anche contro quel
maledetto pesce sega e liberato Nami con tutto il villaggio.
Zoro
mi ha colpito da subito, è vero. Il primo momento in cui l’ho visto
legato alla croce ho capito che era speciale e quando ho avuto la
conferma che il suo cuore e la sua volontà andavano di pari passo
assieme alla sua forza già allora incredibile, l’ho voluto con me.
Però
quando lui si è fatto quasi uccidere da quel bastardo di Arlong solo
per permettermi di liberarmi dal blocco di cemento, ho compreso che
cosa sarebbe stato capace di fare quel ragazzo per me.
Tutto,
anche darmi la sua vita, col rischio di non adempiere quella promessa
preziosa che ha fatto alla sua amica di cui molte volte mi parla.
Io
sono diventato ben presto la persona più importante della sua
esistenza, più importante ancora di quello che l’ha forgiato da piccolo
facendolo diventare uno spadaccino così forte e facendogli fare tutte
le sue promesse.
Cosa
ci può essere più importante di quelle?
Io
non ho dubbi… è la fede.
E
quella che io e lui abbiamo l’uno nell’altro è ancora più grande e
profonda rispetto a quella che mi lega agli altri miei compagni.
È
vero che nel corso del viaggio abbiamo avuto un paio di incomprensioni…
come quella volta a Whisky Peak in cui mi sono svegliato dopo quel mega
festeggiamento fantastico ed ho visto tutta quella gente simpatica
ferita da Zoro… quando ho sentito che era stato lui mi sono scollegato,
ogni tanto mi succede e vado dritto come un carro armato per la mia
strada senza ragionare… non che di norma lo faccia, in effetti, ma in
quei momenti è diverso. Non considero niente.
Più
amo, più sono duro con quella persona se poi mi delude ed in quel
momento pensavo che Zoro avesse fatto una cosa orribile e basta, non mi
sono fermato a chiedermi il perché, e quando io parto in questo modo a
chi mi sta di fronte rimane solo una cosa davvero sensata da fare…
combattere contro di me.
Lui
lo fece e anche io, al suo posto, avrei fatto la stessa cosa.
Ce
le siamo date di santa ragione come due imbecilli colossali, ma è stato
divertente… non avevo mai combattuto seriamente contro di lui, ogni
tanto dobbiamo farlo… anche se è stata una fortuna che Nami ci abbia
fermato perché ci saremmo ammazzati a vicenda. Non credo che qualcuno
di noi avrebbe vinto, onestamente, abbiamo una forza diversissima, non
ci sono paragoni, ma non è che una è migliore o più letale dell’altra.
Semplicemente non sono confrontabili e mi piace così!
Siamo
entrambi indispensabili l’uno all’altro.
Però
poi non ci siamo comunque più scontrati, anzi.
Nonostante
molte volte io abbia preso decisioni discutibili su cui Zoro stesso,
oltre che tutti gli altri, non era d’accordo, io mi rivolgevo
direttamente a lui sapendo che sarebbe stato l’unico ad accontentarmi
anche se la pensava diversamente. Un esempio a caso è quando ad
Alabasta, dopo che ci eravamo liberati dalla prigione di Agalmatolite e
si stava riempiendo tutto di acqua, gli ho chiesto di salvare anche
Smoker.
Lui
era un nostro nemico giurato ed anche tosto, Zoro stesso mi ha chiesto
se ero impazzito ma quando ha capito che ci tenevo, anche se forse non
è stato chiaro il motivo, lui l’ha fatto ugualmente.
L’ha
tirato fuori dall’acqua impedendogli di annegare.
Sapevo
che sarebbe stato l’unico a farlo lo stesso senza discutere (cosa che
gli altri infatti poi hanno fatto…), non mi ha deluso nemmeno in
quell’occasione… o in quella immediatamente dopo.
Anche
quello è un momento che non dimenticherò mai.
Quando
Crocodile aveva preso Bibi col suo maledetto uncino e io per liberarla
mi sono fatto portare via al suo posto, mentre tutti si allarmavano
cercando subito il modo di liberarmi andando in confusione, io ho
guardato Zoro e ho detto con fermezza di non inseguirmi ma di andare
subito alla capitale e fermare la guerra, che ci saremmo rivisti là.
Richiesta
assurda?
L’ho
capitolo solo dalle facce contrariate e scandalizzate degli altri,
eppure a me pareva normalissima… ma lo sguardo risoluto di Zoro mi ha
fatto capire, e non avevo di certo dubbi, che avrebbe fatto quel che
avevo chiesto e prendendo in mano la situazione, ha subito ordinato a
tutti di dirigersi ad Alubarna.
Mentre
quel coccodrillo del cavolo mi portava via con quel braccio di sabbia
allungabile, non ho staccato gli occhi ridenti e sicuri da lui, è stata
l’ultima cosa che ho visto, uno scambio di certezze.
Ognuno
avrebbe fatto il proprio dovere e ci saremmo rivisti laggiù, vivi e
vincenti.
È
stato il suo ghigno caratteristico indice di soddisfazione che mi ha
dato la forza e la carica.
Lui
sa che l’ultimo suo ricordo che voglio avere è del sorriso sicuro di
chi mi dice che ha capito cosa voglio e che andrà tutto bene.
Quella
volta l’ho deluso perché tutti loro hanno battuto i rispettivi
avversari al primo colpo, lui compreso, nonostante ne avesse uno
terribile, però io non ero riuscito ad abbattere il coccodrillo subito.
L’insopportabile
vergogna per averlo deluso e non essere stato alla sua altezza, come a
quella di tutti gli altri miei amici, mi ha spronato a battere quel
bastardo una volta per tutte ed è stata una delle cose più
soddisfacenti che ho fatto.
Escludendo
fare sesso con Zoro, naturalmente.
Quello
non ha paragoni!
Ci
siamo messi insieme dopo Skypiea ed anche se è stata una cosa
improvvisa ed impulsiva, come ogni cosa che faccio, in realtà il
sentore di provare qualcosa di diverso per lui l’ho avuto proprio là,
sull’isola nel cielo.
Prima
di arrivarci ricordo di aver avuto il lampante pensiero che lo adoravo.
Lo
adoravo per il semplice fatto che a Jaya, nonostante tutte quelle che
Nami considerava profonde umiliazioni, lui invece la pensava come me,
decidendo di non farsi coinvolgere da tutte quelle stupide ed inutili
provocazioni. Gente insulsa che non contava niente.
A
chiunque sarebbe bruciato e Nami stessa ci ha gridato di dar loro una
lezione ma noi non l’abbiamo fatto e non c’è stato bisogno di parlarne
o metterci d’accordo.
Ci
siamo guardati, gli ho detto che non ci saremmo fatti coinvolgere e lui
mi ha ricambiato come se avesse avuto il medesimo pensiero, non ha
emesso una sillaba, si è fatto colpire come me e ha aspettato che tutto
finisse.
Ci
siamo capiti al volo ancora una volta, come durante la notte quando
abbiamo trovato la casa del vecchio Cricket saccheggiata e noi due,
vedendo lo stemma di quella iena di Bellamy che quella mattina ci aveva
deriso, ci è bastato un istante, uno scambio veloce e senza specificare
di cosa parlavamo o cosa volevamo fare, mi ha chiesto se voleva che
venisse anche lui. Quando ho risposto di no è rimasto là ad impedire
che chiunque mi fermasse.
È
sempre stato così, quell’intesa perfetta, quel capirsi senza bisogno di
parlare, quel fare esattamente ciò che l’altro vuole e si aspetta, quel
conoscersi talmente a fondo da non aver bisogno di spiegarsi mai. Quel
guardarsi e comprendersi. Quell’acconsentire anche senza essere
completamente d’accordo, solo per fede.
La
chiamo così, forse qualcuno la chiama amore ma io sono intimamente
convinto che si tratti di fede.
Certo
che amo Zoro, però quello che ci unisce è il fatto che crediamo
ciecamente l’uno nell’altro, qualunque cosa si dica, si faccia o
succeda.
Questa
io la chiamo fede e non morirà mai, proprio come le nostre promesse.
Anche
se noi dovessimo venire uccisi, quello che noi siamo, che proviamo e
che giuriamo vivrà per sempre ed è tutto quello che conta.
Jaya
è stata la ciliegina sulla torta, ma è stata Skypiea a farmene
accorgere, anche se poi l’ho ignorato e lasciato in un angolino per
concentrarmi su tutte le mille altre cose che c’erano da fare, da
scoprire, da sistemare e da festeggiare.
Ricordo
che, quando inizialmente la nave con Zoro, Nami, Robin e Chopper sono
stati portati via, tutti si preoccupavano come matti e io sono stato
l’unico a rimanere tranquillo e prenderla con una certa allegria.
Non
lo capivano.
Con
loro c’era Zoro, non serviva allarmarsi!
Quando
l’ho detto a Sanji ha cominciato ad urlare che era proprio quello il
problema, ma non capivo… io a Zoro affido la mia vita ogni giorno e
lui, in fondo, fa altrettanto con me… siamo ancora vivi e decisamente
felici!
Per
me non c’era nessuno meglio di lui, che paura si poteva avere?
Ma
lui e Sanji non sono mai andati d’accordo, anche se in fondo io so che
si considerano compagni… sotto sotto… molto sotto… sotto ai litigi che
fanno sempre, quando si picchiano e fanno tutte quelle cose divertenti!
Abbiamo
affrontato le varie prove che si sono presentate sul nostro cammino in
quell’isola fantastica, ascoltando tutte le storie toccanti senza mai
perdere di vista il nostro amico Cricket e quanto gli dovevamo.
Ne
abbiamo fatte tante, spesso forse con leggerezza, spesso esagerando.
Però
non è stato il combattimento con quel dannato Ener la parte più dura,
nemmeno il cercare di trarre in salvo quel posto da sogno o chissà
cos’altro.
La
parte più terribile di tutte, quella che mi ha lasciato per un attimo
sconnesso senza nemmeno concedere alla rabbia di assalirmi, è stata
uscire da quel serpentone gigantesco e trovare i miei amici in fin di
vita.
Ero
entrato che andava tutto bene, che cercavamo il tesoro divertendoci
come nostro solito, sono uscito che sembravano colpiti da dei fulmini e
mezzi morti.
Ho
visto in lontananza un mucchio di corpi carbonizzati riversi a terra,
ho realizzato che erano alcuni dei miei amici e mi sono sentito morire
riconoscendo Zoro.
Lì
ho compreso cosa succede quando il cuore per un momento si ferma.
Di
nuovo sconnesso.
Di
nuovo l’idea di impazzire.
Di
nuovo il non capire nulla.
So
che mi sono precipitato da lui, l’ho tirato su e ho cominciato a
chiamarlo come un forsennato sperando che aprisse gli occhi e mi
guardasse ghignando che era una specie di scherzo!
Non
si è svegliato e pensavo di essere stato colpito io stesso da quel
fulmine o qualunque cosa fosse.
Non
avevo la minima idea di che cosa potesse essere successo, ma vederlo
così… più morto che vivo… non sentire la sua voce bassa e brusca… non
vedere i suoi occhi fissarmi sicuri… oh, non lo dimenticherò mai, il
panico puro che ho provato in quel momento.
Solo
quando Robin si è svegliata e mi ha detto cosa era successo, la rabbia
mi ha invaso ed è stato come se mi svegliasse, scacciando quella
tremenda sensazione di incendio interiore.
Ricordo
di aver pensato ‘se non ce la fa… ‘ e di non essere riuscito a finire.
È
stato lì che ho provato la paura, o almeno credo che quella lo fosse.
La
sensazione di impazzire dal dolore all’idea che lui non ce la facesse e
mi lasciasse, ecco cos’è stata per me la paura.
Pensare
di dovermi separare da lui per sempre.
Poi
ho scacciato tutto e mi sono buttato d’istinto in quella che per me era
una questione personale d’onore e di vendetta.
Quel
maledetto Ener avrebbe pagato per tutto, specie per aver ridotto così
il mio Zoro e così è semplicemente stato.
Fortunatamente
poi venni a sapere che si era svegliato, anche se fortemente provato, e
ho potuto affidarmi ancora una volta a lui sapendo che nonostante le
sue terribili condizioni si sarebbe alzato e avrebbe trovato il modo di
fare quello che gli avevo chiesto, cioè tagliare quell’enorme pianta su
cui eravamo.
Per
me la cosa peggiore non è il trovarmi io stesso in difficoltà a
combattere contro una persona fortissima, il rischiare di morire, il
venir ferito o che… in quei momenti c’è la furia che mi tiene su. La
cosa peggiore è quando succede qualcosa ai miei compagni e quando c’è
Zoro di mezzo, di solito, esco proprio di testa.
La
gioia che ho provato una volta che ci siamo ritrovati tutti sani e
salvi a riposare e poi a festeggiare la vittoria, non so descriverla.
Ogni volta è sempre più grande ma lì è stato diverso perché dopo aver
provato la paura di perdere Zoro, sapere che invece sarebbe stato
ancora con me, mi ha segnato.
Ho
capito coscientemente e concretamente che non potevo veramente vivere
senza di lui.
È
stata una volta tornati nel mare blu, sulla nostra rotta normale, che
poi è successo.
Non
ricordo bene il bacio perché tanto per cambiare ero ubriaco per tutti i
vari festeggiamenti, ma so che quando Zoro me lo ha ricordato con un
altro bacio, è stato sconvolgentemente bello. Per noi poi è stato
naturale ritrovarci con irruenza a prenderci tutto subito, senza andare
per gradi. Gradi… quali gradi?
Avevamo
finalmente capito cosa volevamo davvero l’uno dall’altro, cosa mai
bisognava aspettare?
Dopo
Skypiea aspettare poteva essere quanto di più pericoloso potessimo
fare, ecco perché abbiamo deciso di vivere subito tutto così come
arrivava e come volevamo, senza riguardi o paranoie inutili.
È
stato perfetto.
Non
rimpiango nulla, mai.
Nemmeno
Water Seven, quando sul treno marino di riserva che ha raccolto me,
Zoro e tutti coloro che erano rimasti lì, mentre ci dirigevamo verso
Enies Lobby a tutta velocità in mezzo a quel mare in tempesta e quelle
onde altissime, abbiamo dato prova della nostra perfetta sintonia,
sintonia che non riesco ad avere con nessun altro, almeno a quel
livello.
Rimanere
lì insieme anche se separati da quasi tutti gli altri, l’ho vista come
una specie di segno, un regalo.
Potrà
succedere il finimondo, e lì giuro che lo sembrava davvero, dentro a
quel maremoto terribile, potranno dividerci tutti, ma non ci
riusciranno mai davvero con me e Zoro.
Dopo
esserci fatti strada fra le onde più alte mai viste e abbattuto tutti i
mostri che ci attaccavano, ci siamo presi un momento solo per noi, lì
sopra al tetto dove nessuno oltre noi osava stare.
Stavamo
andando incontro a qualcosa di simile all’apocalisse, lo sapevamo bene
e per quanto motivati ed agguerriti fossimo la sensazione che sarebbe
stata la battaglia più dura mai combattuta in assoluto era tangibile.
Istintivamente
lo percepivamo.
Chissà
cosa sarebbe successo una volta messo piede nell’isola della giustizia,
dove stavano portando Robin per ucciderla.
Sicuramente
ognuno avrebbe preso una strada diversa, avrebbe combattuto una dura
battaglia per conto proprio, non ci saremmo visti chissà per quanto
rischiando nuovamente le nostre vite.
Di
certo poteva essere anche l’ultimo momento insieme da vivi, perché no.
Sappiamo che può succedere.
Abbiamo
trovato il modo di sfruttare quell’istante, in modo che fosse
indimenticabile come la battaglia che avremmo fatto di lì a poco.
È
stato come un curarci prima di distruggerci, un raccogliere tutte le
nostre forze ed energie, tracciare indelebile in noi la motivazione
profonda per non fermarci mai, qualunque cosa poi sarebbe successa.
È
stato il nostro attimo.
Solo
nostro.
Abbiamo
raccolto tutte le forze per sfondare quella dannata isola del cavolo,
dichiarare guerra al governo mondiale, liberare la nostra Robin,
sconfiggere tutti i più forti tirapiedi con la licenza di uccidere e
andarcene. Sani e salvi nonostante quanto fossimo provati.
Fra
tutti i combattimenti che ho fatto, quello che considero più ostico è
stato quello contro Rob Lucci, quel leopardo maledetto. Me l’ha fatta
vedere davvero brutta.
Forse
è stato perché mentre contro Gekko Moria poi mi sono sentito
miracolosamente bene nonostante ciò che ho passato, però contro
quell’animale, per un momento, mentre lui era ancora vivo e io non
riuscivo più a muovermi, sono andato in panico e non sapevo come fare
per sferrare un ultimo colpo e farlo fuori.
Non
avevo più nulla, ero distrutto, a pezzi… e lui era ancora là, davanti a
me.
Avevo
dato fondo a tutto e sapevo dentro di me che i miei amici mi stavano
aspettando per andarsene.
Lo
sapevo anche se eravamo separati e non potevo vederli.
Lo
sapevo bene.
Eppure
io dovevo ancora mettere al tappeto quel maledetto.
Dove
l’ho trovata, la forza per farcela?
Per
alzarmi ancora una volta e dargli il colpo di grazia?
Dove
l’ho trovata?
Non
ce l’avevo davvero ed anche se non mi do mai per vinto, i fatti
parlavano: non potevo più muovermi, però mancavo solo io, i miei amici
mi aspettavano, avevano tutti fatto la propria parte.
Ebbene,
cos’è che mi fa andare sempre avanti e dire che non è mai finita?
Cos’è
che mi fa non pensare e quindi non avere paura nonostante la situazione
terribile in cui mi trovo sempre?
Al
di là di quelle rovine che sembravano una prigione esplosa, mentre
arrivavano bombe da ogni dove e tutto prendeva fuoco, in mezzo al fumo,
fra i dolori atroci di ogni tipo, c’era qualcuno che aspettava solo me
e pur di non andarsene e abbandonarmi, sarebbe rimasto a farsi
bombardare.
Lo
sapevo bene che se in extremis tutti i miei compagni alla fine
avrebbero cercato di mettersi in salvo, lui invece sarebbe rimasto lì
ad aspettarmi, piuttosto a combattere, a farsi uccidere, ma non se ne
sarebbe mai andato senza di me.
Non
potevo permettere che Zoro morisse per colpa mia.
Un
giorno succederà ma non sarà per me, magari sarà CON me, ma non PER me.
Zoro
era là e mi aspettava ed anche se non gridava come Usop, lo sentivo. Lo
sentivo nettamente in mezzo a tutti gli altri.
Lui,
il suo pensiero rivolto solo a me, quel suo sentimento talmente grande
da raggiungermi lo stesso.
Quella
sua fede in me.
Fede
che mi trasmise mutandola in forza.
Anche
gli altri mi aspettavano ma mentre la loro era fede nell’amicizia che
ci lega, quella di Zoro era fede nell’amore, quello che ci rende un
tutt‘uno.
E
mi sono rialzato.
Ed
ho sconfitto il leopardo maledetto.
E
ho dato davvero fondo a tutto quello che avevo.
E
non sono più riuscito a muovermi.
Ma
laddove io non arrivavo, i miei amici ce l’hanno fatta, la nostra Going
Merry ce l’ha fatta.
Ecco
perché anche se io non ci riesco so che i miei compagni ci riusciranno.
Zoro
ci riuscirà.
Zoro
che a Thriller Bark, qualunque cosa sia successa mentre io ero svenuto
distrutto dal combattimento con Gekko Moria, anche se non me lo ha
detto chiaramente, io sono sicuro che abbia fatto qualcosa per me molto
più degli altri.
È
una cosa che sento ad istinto, se ci penso e ci ragiono non ne vengo a
capo, non so spiegare perché lo so, ma è così.
Non
me lo ha mai detto per non farmi sentire in colpa, però dentro di me ho
sentito che stavo miracolosamente bene dopo il male tremendo che mi
aveva fatto perdere i sensi, solo grazie a Zoro che sembrava avesse
fatto i suoi combattimenti ed anche i miei messi insieme!
Dopo
i tre giorni di sonno, quando si è svegliato, mi ha spiegato un po’
alla larga cosa è successo senza andare nei particolari, ma io ho avuto
la netta impressione che ci fosse qualcosa che evitava di dirmi. Non me
la sono presa, sapevo che in ogni caso se io stavo bene ed ero vivo era
merito suo che aveva affrontato, in un modo o nell’altro, quell’Orso
gigante della Flotta dei Sette che, chissà come, alla fine se ne era
andato senza prendere la mia testa, la cosa per la quale era venuto.
So
che non ha voluto spiegarmi bene tutto per non farmi sentire in colpa o
preoccuparmi, io non voglio insistere anche se ho una vaga idea di cosa
possa essere accaduto. Rispetto la sua decisione perché è una
dimostrazione d’amore nei miei confronti e le sue devo prenderle al
volo come vengono, perché il più delle volte i suoi ‘ti amo’ sono degli
‘il solito idiota’, però i suoi gesti parlano sempre meglio.
Lui
che mi accontenta, lui che mi ascolta, lui che mi capisce, lui che mi
difende, lui che mi aspetta, lui che mi sostiene, lui che mi vendica,
lui che dà la vita per me.
Lui
che arriva laddove io non riesco.
-
Rufy, sei il solito idiota! Come diavolo hai fatto a farti prendere? -
La
sua voce al di là delle sbarre mi scuote dai miei pensieri.
Difficilmente
mi faccio prendere così dai ricordi, però quando non ho altro da fare
che aspettare il suo arrivo mi piace rivivere i momenti importanti.
Il
suo sguardo serio e penetrante è di rimprovero perché secondo lui mi
sono fatto prendere troppo facilmente, ma so che non ce l’ha davvero
con me.
Ha
qualche ferita ma nulla di serio, da sopra viene un casino micidiale e
di sicuro abbiamo poco tempo, però il vederlo dopo aver pensato tanto a
lui mi restituisce immediatamente tutte le forze e l’entusiasmo, una
tale energia che non dovrei avere viste queste maledette manette di
Agalmatolite e questa stramaledetta cella bruttissima, però mi basta
vederlo e sapere che avevo ancora ragione.
Non
importa se io non ce la faccio, arriverà sempre ed io per lui rimedierò
dove ho sbagliato per la mia precipitosità.
È
uno scambio equo.
-
Sapevo che saresti venuto! - Dico allegramente mentre mi alzo in piedi.
Ringhia qualcosa di incomprensibile, so che non gli piace quando mi
imprigionano, ma non è davvero poi così grave, suvvia…
-
Adesso ti libero. - Distinguo questo mentre estrae due delle sue tre
spade e con una certa facilità taglia le sbarre della cella in cui
sono, con un calcio le tira via ed entra, allora mi apre le manette con
la chiave che sono felice si sia procurato e appena ho le braccia di
nuovo libere le getto intorno al suo collo, rimane un attimo
fermo a farsi abbracciare. In effetti mi ci appendo proprio,
attorcigliando le gambe alla sua vita mentre riempio di baci il suo
viso fra un grazie e l’altro.
L’entusiasmo
che mi caratterizza è esplosivo e sembra che io non sia stato tenuto
prigioniero per niente… questa prigione che è stata teatro dei miei
ricordi più significativi, ora lo è della mia manifestazione di
sentimenti verso l’uomo che amo di più al mondo ed improvvisamente
diventa davvero un gran bel posto, accogliente e piacevole… quasi da
starci ancora un po‘!
I
brividi mi attraversano donandomi vitalità ed energia, solo per
sentirlo contro di me che mi sorregge silenzioso e contento. Non lo
dimostra, certo, ma quel suo ‘solito idiota’ di prima, era un
dolcissimo ‘ti amo’ e averlo qua con me mi basta.
Ora
si può ricominciare da dove avevamo interrotto.
-
Sì, sì… sbrighiamoci che aspettano solo noi per andarcene… - Dice
allora brusco mentre si gira con me ancora appeso tipo koala. Esce
dalla prigione mezza distrutta ed io rimango a stringermelo ancora un
po‘, ridendo davanti alla sua impassibilità portata
dall’abitudine a queste scene tipiche fra noi. Gli prendo il viso fra
le mani e guardando da vicino i suoi lineamenti duri e decisi
addolcirsi impercettibilmente, gli poso un bacio meno irruente sulle
labbra, che ricambia accennando ad un sorriso.
Non
potrei mai rinunciare anche solo a dei semplici istanti fugaci poco
romantici che saranno solo nostri.
Vale
la pena dare la vita per tutto questo; per lui, per continuare a
vederlo arrivare a tirarmi fuori dai guai, per vederlo ringhiare
qualcosa che sa di dichiarazione ogni volta, per avere il suo sostegno
incondizionato, per essere capito al cento per cento qualunque cosa io
dica e faccia.
Vale
la pena combattere per colui in cui si crede.
Questa
è la nostra fede.
Niente
pensieri.
Niente
paura.
FINE