FIDUCIA CIECA
PRIMA PARTE:
SARAI TU I MIEI
OCCHI
“Il
tuo segreto è al sicuro stanotte?
e
noi siamo fuori dalla visuale?
il
nostro mondo andrà in rovina?
troveranno
il nostro nascondiglio?
questo
è il nostro ultimo abbraccio?
il
mondo smetterà di crollare?”
/Resistance
- Muse/
Scoprire la
loro sede criminale non fu dopotutto un effettivo passo in avanti,
considerando le pessime conseguenze.
Anzi,
riflettendoci bene quello poteva essere considerato più un passo
indietro che uno in avanti…
Il posto era
una specie di baita in montagna dispersa in un bosco ed in uno
spettacolo della natura da togliere il fiato. Guardandolo da fuori
nessuno poteva sospettare che quello in realtà fosse un laboratorio
dove gente discutibile facesse i propri affari, affari poco puliti,
anzi per nulla.
In realtà la
squadra ci era arrivata per caso, non certo con la consapevolezza che
andando in quel luogo disperso avrebbero trovato la loro base, però
così era stato e nel giro di attimi si erano ritrovati a giocare a
guardie e ladri.
Letteralmente,
in effetti…
McGee e Ziva
stanarono ogni ‘topo’ all’interno e, senza mettersi minimamente
d’accordo, quindi con la sola naturalezza istintiva, Gibbs e Tony si
trovarono ad inseguire due all’esterno.
Un esterno
decisamente ampio e spazioso.
Gibbs non ci
aveva pensato un secondo a fermarsi e chiamare i rinforzi e lasciar
fare a una squadra di esperti, la foresta circostante e le ore
pomeridiane che andavano via via proseguendo sempre più rapidamente, ma
soprattutto la poca conoscenza del posto e la temperatura non proprio
estiva, non lo bloccarono nemmeno un istante.
Andando dritto
per la sua strada, quella che lo portava ad inseguire quei due da lui
definiti ‘cervelloni assassini’ che avevano messo la propria sapienza a
servizio del campo sbagliato, ovvero quello del male, non aveva nemmeno
rallentato e Tony non aveva potuto che andargli dietro nella speranza
di prenderli subito e non perdersi nei meandri di quel bosco sempre più
intricato e pericoloso.
Non si erano
parlati né messi d’accordo, non emettevano un suono -cosa unica e rara
per uno che normalmente non faceva che parlare di continuo anche nei
momenti più sbagliati-, si limitavano a correre loro dietro e seguire
le tracce fresche. Forse Tony stesso sentiva qualcosa di strano in
quella rincorsa insolita in un posto da film dell’orrore, non poteva
dirlo, non ebbe nemmeno il tempo di rifletterci…
Non dubitava
che Gibbs li avrebbe presi, fra l’altro imbracciava un fucile e lui con
un’arma simile era più letale di una bomba atomica. Ciò di cui dubitava
inconsciamente era che tutto potesse filare liscio prima che qualcosa
andasse storto!
Non che fosse
un veggente, ma stando tanto in sua compagnia alla fine un po’ delle
sue capacità divinatorie le aveva prese ed infatti puntuale il momento
arrivò.
Erano troppo
vicini e con poca visuale per usare per l’appunto le capacità
infallibili da cecchino di Gibbs, per cui con uno scatto virtuoso ed
incosciente, piazzatosi sopra di loro in una zona boscosa con una
discesa fra radici intrecciate che li nascondeva bene, si buttò
letteralmente addosso ai due.
Tony rimase
indietro ad imprecare sul fatto che avesse cinquant’anni e che facesse
quelle cose che lui che ne aveva quaranta non riusciva a fare. Più che
altro non voleva, troppo legato alla sua pelle.
Gibbs planò su
uno dei due che gli fece da materassino, non aspettandoselo questi non
riuscì a spostarsi e si fece fortemente male alla gamba, rimasto a
terra immobilizzato e stordito, l’altro cercò di scappare fregandosene
altamente del suo compagno ormai spacciato. Fu allora che Gibbs si
allungò e si tuffò per afferrare anche lui, messo troppo male per usare
pistola o fucile. Gli prese la gamba e lo buttò a terra. In quello
giunse anche Tony per una strada più sicura e meno suicida ma fu tardi.
Fu tardi perché
quei criminali usavano la scienza per i loro sporchi giochi, in pratica
erano dei chimici al servizio di aguzzini della peggiore specie e pur
di cavarsela avrebbero usato ogni arma in loro possesso. Peccato che le
loro armi non fossero le stesse di un agente federale.
Prima che Tony
potesse agguantarlo e immobilizzarlo o almeno puntargli una pistola
contro, questo individuo buttò una fiala in faccia a Gibbs, questi
colto di sorpresa mollò la presa e l’altro riuscì a scappare buttandosi
giù da un piccolo dirupo che fece perdere momentaneamente di lui le
tracce.
- INSEGUILO! -
Tuonò Gibbs. Ma fu quest’ordine insolito che fermò invece Tony.
Sì, perché che
lui ordinasse a qualcuno di inseguire un criminale che gli aveva fatto
personalmente qualcosa indicava solo che non poteva farlo per primo,
cosa pressoché inaudita per uno come lui.
Per questo
venne meno all’ordine diretto del suo capo per vedere cosa gli fosse
successo.
La luce del
giorno stava ormai rapidamente calando ma soprattutto le fronde degli
alberi impedivano di vedere come si doveva, Tony mise da parte la
pistola e tirò fuori la pila quindi gliela puntò contro.
Era ancora
steso sull’altro uomo che era stato placcato e che si lamentava come in
una litania, dedusse con poco interesse che doveva avergli minimo rotto
un piede.
Quando notò che
il suo corpo era intatto, illuminò il viso e fu allora che capì perché
non gli diceva di tutto vedendolo lì a soccorrerlo piuttosto che ad
inseguire l’altro criminale.
Perché non lo
vedeva.
- J-Jethro… -
Gli sfuggì il suo nome ma Gibbs non lo notò altrimenti gli avrebbe dato
uno scappellotto. Davanti ad estranei soprattutto non poteva chiamarlo
per nome, tanto meno con la squadra.
Non fece nulla
poiché dopo essere rimasto stordito qualche istante ed essersi
sistemato sul terreno, si era preso il viso fra le mani e strofinandosi
gli occhi aveva cominciato a capire lui stesso cosa fosse successo.
Non era calata
improvvisa una coltre di nebbia assassina, come succedeva nei film
dell’orrore. Era lui che vedeva tutto annebbiato.
Quello che vide
Tony prima che si coprisse furono i suoi occhi vacui e per un momento
credette di morire, lo credette davvero perché ormai la sensazione la
conosceva bene, avendola sfiorata molte volte. Un tuffo alla bocca
dello stomaco che gli faceva credere d’avere il cuore in una morsa
d’acciaio, un pallore istantaneo, sudore gelido ed il fiato che proprio
non voleva saperne di uscire. Attimi, attimi atroci.
- Cosa diavolo
è quella roba che mi ha buttato in faccia? - Chiese Gibbs rivolto
all’uomo steso accanto che si teneva la caviglia piagnucolando.
Sentendo che
non rispondeva si mollò il viso e lo prese per il collo stringendo, fu
allora che si degnò di rispondere:
- Un composto
chimico che se buttato sugli occhi brucia momentaneamente la retina
impedendo la vista per un paio d’ore. - Tony impallidì molto più di
Gibbs il quale parve essere giunto già alla conclusione del ‘un paio
d’ore’, il che significava che doveva solo aspettare per riprendere a
vedere al di fuori di quella fastidiosa nebbia.
Tony si arenò e
prendendo l’uomo per il collo al posto del suo compagno, lo scosse
agitato come difficilmente finiva per essere a lavoro:
- Che
conseguenze ha? Dopo quanto torna a vedere? Non lascia residui e
complicazioni di alcun tipo? Ci vuole qualcosa per aiutare la vista o
torna da sola e basta? PARLA DANNAZIONE! -
Gibbs rimase
basito nel sentirlo così fuori di sé e nonostante potesse comprenderlo,
a lui premeva molto di più seguire le tracce dell’altro fuggitivo
finché erano fresche e lui era vicino, ormai c’erano, non potevano
permettersi di perderlo, non dopo il danno che gli aveva provocato.
- C-ci sarebbe
un collirio che aiuterebbe la vista a tornare prima, ma in ogni caso
non è un composto letale e se aspetta gli tornerà da sola entro
ventiquattro, trenta ore al massimo… dopo comunque è meglio usi quel
collirio lo stesso per qualche giorno per aiutare la vista ad
assestarsi. - doveva aver capito che non era il caso di scherzare… era
consapevole che erano in mezzo al bosco, esattamente nel nulla.
Tony imprecò e
questa volta più di Gibbs che invece si stava già alzando, quando lo
vide lo aiutò venendo subito respinto malamente e ammonito:
- Ammanettalo,
legalo e assicurati che non scappi… -
- Non potrei
nemmeno volendo! - ringhiò l’altro lamentandosi per il dolore al piede.
- Poi chiama
Ziva e McGee, dagli le coordinate per prenderlo e muoviamoci! -
Concluse Gibbs perentorio cercando a tentoni il fucile che gli era
caduto poco distante da lì ed imbracciandolo.
Tony lo guardò
stupito poiché sapeva dove voleva andare a parare nonostante una
persona assennata avrebbe pensato a ben altro…
- Torniamo
indietro e chiamiamo i rinforzi! - Lo disse ben sapendo quale sarebbe
stata la risposta.
Gibbs non lo
guardò poiché non poteva, però fu la stessa cosa dal tono che usò:
- DiNozzo datti
una mossa! - Quando lo chiamava per cognome era per ristabilire la già
abbondantemente stabilita autorità e Tony capì che non ci sarebbe stato
niente da fare, peccato che non poteva evitare di fargli presente che:
- Ma ti ricordi
che non ci vedi e che sta venendo buio e che siamo in un bosco? -
La risposta fu
ovvia, come immaginato, solo che gli fece impressione sentirglielo
dire:
- Sarai tu i
miei occhi! -
Da un lato non
poté che farsi cogliere da un incosciente e narcisistico senso
d’orgoglio per averglielo sentito dire, ma dall’altra era consapevole
di ciò che questo avrebbe significato.
Solo più guai.
Tanti. Molti. Inimmaginabili!
Per un momento
si chiese se potesse considerarlo uno scherzo, ma quando sentì la sua
mano posarsi sulla propria spalla -e non c’era da chiedersi come
riuscisse a sapere dov’era- capì che tanto valeva muoversi e sbrigarsi.
Date le dovute
indicazioni a Ziva, i due si mossero più in fretta possibile nonostante
il buio quasi pesto che ormai calava. Per un momento Tony aveva
contemplato l’idea di lasciare il compito del segugio alla ragazza ben
addestrata per quel genere di cose, ma poi aveva sentito Gibbs
spingerlo nonostante non ci vedesse, per cui rinunciò all’idea di
chiedergli tempo.
Le urla del
prigioniero li accompagnarono per un bel po’ fino a che non ci furono
solo i rumori del bosco.
- Stai seguendo
le tracce? - Chiese Gibbs più scorbutico di sempre. Tony non era molto
pratico di quel genere di cose poiché solitamente si limitava a farlo
fare a Ziva, la vera esperta, tuttavia sapeva come si faceva. Stando
con Gibbs era difficile non sapesse fare qualcosa, effettivamente…
quello che invece si chiedeva era come facesse lui a non inciampare
visto che non ci vedeva…
- La pianti di
saltellare? - L’ammonì impaziente Gibbs stringendo la presa.
- Non saltello,
inciampo… sai, il terreno non è liscio e fantastico come una strada di
città! - Si lamentò Tony il quale, appunto, non capiva come ci
riuscisse a camminare così dritto pur non vedendoci.
- Smettila di
lamentarti e sbrigati che altrimenti lo perdiamo e tanto valeva tornare
indietro! - Stavano andando avanti apposta perché sapevano di essergli
vicini, altrimenti quel suicidio non l’avrebbero affrontato…
Forse.
Per Gibbs
l’unica differenza dalle molte escursioni che si era trovato a fare da
giovane, specie coi marine, era che quella la faceva senza vedere.
Ah sì… era
anche la prima da solo con Tony. Solitamente lo mandava con Ziva o
qualcun altro, insieme non ne facevano mai anche perché tendeva a stare
da lui separato in modo che mentre uno cercava sul campo, l’altro
dirigesse le indagini.
Una volta erano
andati insieme nel deserto ma erano stati accompagnati dallo sceriffo
del posto, quindi non era stata la stessa cosa.
Si sarebbe
divertito se non fossero stati lì a seguire un criminale scienziato che
l’aveva accecato.
Occhi o non
occhi si sarebbe anche divertito, certo.
Gibbs era
Gibbs, un risaputo sadico se si trattava di torturare il suo compagno e
torturare Tony era il passatempo preferito da tutti.
Gli diede poi
il fucile prendendosi in mano la pistola.
- Lo dovrai
usare tu. - Disse ricordandosi che quello poteva servire solo se uno la
mira la poteva prendere. Si seccò di dover cedere il testimone a
qualcuno ma fu sollevato che almeno quello fosse Tony. A nessun altro
avrebbe potuto darlo.
Tony capì
l’importanza di quel gesto ed anche quanto comunque gli seccasse
lasciarglielo, quindi non disse niente, nemmeno tentò di sdrammatizzare
nonostante gli venissero in mente dozzine di film ambientati con la
trama di base da guardie e ladri nei monti e nei boschi.
Fortunatamente
abbastanza ben equipaggiati e con munizioni in abbondanza, proseguirono
per un po’ fino a che divenne difficoltoso anche per Gibbs.
Avevano passato
gran parte del tempo in silenzio, concentrati sulle difficili
operazioni che dovevano compiere -uno dirigere uno lupo bianco e
l’altro captare ogni segnale circostante- e attenti oltretutto a non
fare troppo rumore, ma arrivati ad un certo punto divenne praticamente
impossibile proseguire e la notte era inoltrata.
Il buio era più
profondo che mai e la luce della sola torcia elettrica non bastava ad
illuminare le tracce. Notarono con sollievo che la temperatura era
abbastanza buona anche se non delle migliori e costatando che non
avrebbe piovuto e che proseguendo si sarebbero probabilmente persi -o
comunque confondere le tracce di qualche animale vista la scarsa
abilità di Tony in quel genere di cose già col giorno, figurarsi di
notte-, Gibbs ordinò di fermarsi e accamparsi qualche ora, fino ai
primi chiarori dell’alba.
Dopo aver
avvertito Ziva, Tony scelse una zona più riparata delle altre, un
angolo coperto da tre grossi alberi che creavano una specie di parete
ideale per evitare le folate di vento fugaci che ogni tanto gli si
presentavano, acese un piccolo fuoco e sistemati più comodi che
poterono, condivisero uno degli snack da cui Tony per sicurezza non si
separava mai.
Una volta di
più fu contento di sé stesso per l’utilità che stava dimostrando e
sapendo che non avrebbe certo ricevuto complimenti da Gibbs, sospirò
perdendosi per un momento a fissare la natura circostante.
- Com’è? -
chiese il compagno sapendo perfettamente che cosa stesse facendo.
L’altro non se
ne stupì e rispose stringendosi nelle spalle. Era strano non avere più
la sua mano sopra.
- Nero. - Era
vero, non si distingueva molto, solo qualche fronda più in là. A quel
punto, coi rumori notturni dei vari animali fra cui civette e grilli
che rendevano il tutto alquanto inquietante, si riaccese dopo essersi
miracolosamente spento per delle ore, troppo intento a non perdere le
tracce e a non scontentare il lupo posato sulla spalla. - Hai presente
Mowgli, il film, quando stanno nella giungla per arrivare alla città
d’oro? - Non attese risposte ovvie, non importava che lo sapesse o no,
importava che a quella domanda Gibbs accennò ad un piccolo sorriso
divertito. - e’ proprio uguale! Solo che non so ululare per zittire
tutti gli animali… - Disse poi riferendosi al momento in cui Mowgli
l’aveva fatto.
- Ne sono
lieto! - Commentò da finto burbero rilassandosi contro il tronco dietro
di sé. Tony si girò a guardarlo, alla luce del fuoco si vedeva
chiaramente la sua espressione ed era vero ciò che aveva percepito dal
suo comportamento e dal suo tono. Non era per niente teso o angosciato,
anzi, sembrava quasi come se fosse la situazione più normale del mondo
e non poté che chiedersi come potesse riuscirci, poi si rispose che lui
era Leroy Jethro Gibbs e che era speciale e diverso proprio per quella
capacità di sorprendere tutti, persino lui che lo conosceva meglio
degli altri.
- Come sono gli
occhi? - Chiese quasi con delicatezza e sussurrando sapendo che
dovevano essere il più discreti possibile.
Gibbs si
strinse a sua volta nelle spalle sminuendo la propria condizione, come
se non fosse assolutamente quella la cosa più importante.
- Bruciano
meno. - Il che significava che gli davano ancora fastidio e che non
vedeva ancora.
Non indagò
sapendo che si sarebbe innervosito e bisognoso di rilassarsi guardò il
fucile sperando di non doverlo usare e di vincere sul loro nemico con
un metodo meno alla Gibbs e più alla Tony, ovvero con furbizia.
- Hai freddo? -
quella domanda da lui non se l’aspettò e preso contromano rispose
sinceramente…
- Un po’… - Era
vero, era fresco ma si stava abbastanza bene grazie al fuoco. Poi si
rese conto di quanto insolita fosse quella domanda da parte sua,
un’attenzione che solitamente non aveva mai e prima di ogni altra
considerazione si ritrovò col braccio intorno alle proprie spalle. Non
se ne rese conto gli si era già accoccolato contro e la beatitudine che
riuscì a provare avrebbe giurato di non poterla mai sentire in una
condizione simile. Sorpreso di sé stesso quanto del suo compagno, si
ritrovò anche a sorridere come un ebete sollevato dal fatto che Gibbs
non lo potesse vedere.
- Non fare
quella faccia che appena si alza il chiaro ci muoviamo di nuovo. - No,
decisamente non aveva bisogno della vista per vederlo. Gibbs sapeva già
tutto di lui, anche cosa stesse pensando in quel momento e dandogli
voce glielo dimostrò sicuro: - Sì che è personale. Mi ha accecato,
dannazione. È personale sì, questa maledetta storia. E devo essere io a
prenderlo. -
- Immagino che
ormai io e te siamo la stessa persona… - Disse ironico Tony alludendo
al fatto che tecnicamente sarebbe stato lui a prenderlo e fermarlo.
- Ovvio. -
Rispose Gibbs con non poco orgoglio nella voce.
Il compagno
allora si girò di scatto sorpreso da quell’ammissione che detta da lui
era una di quelle rare dichiarazioni che poco si concedevano, infine
vedendolo così ben disposto nei suoi confronti, decise di approfittarne
poiché era quello che faceva sempre:
- E com’è non
vederci e affidarsi totalmente a qualcun altro? Voglio dire, per uno
che di solito non si fida nemmeno della propria ombra riflessa per
terra… - Domanda legittima che chiunque si sarebbe fatto ma che nessuno
avrebbe osato fargli. Ma nessuno aveva la sua faccia tosta.
Gibbs sembrò
pensarci qualche istante e come se vedesse davvero qualcosa, dopo un
po’ rispose sempre con quella naturalezza che Tony adorava immensamente.
- Non sei mica
uno qualunque. - La risposta più facile e scontata ma vera e diretta.
Tony ne rimase colpito e gli piacque mica poco, per un momento si
chiese dunque se sarebbe stato il momento ideale. Bè, di certo lo era
per lui e decidendo che il resto del mondo civilizzato poteva rimanere
al di là di quel bosco fitto e che almeno da quella situazione scomoda
qualcosa di buono doveva prenderselo, lo fece e basta.
Consapevole che
Gibbs non vedeva ancora niente e che doveva essere strano, gli girò il
viso con un dito e avutolo di fronte gli carezzò le labbra con le
proprie.
Doveva essere
strano per l’altro farlo senza guardare, si disse. E magari un giorno
ci avrebbe provato anche lui, perché no.
Ma sicuramente
all’aperto, di notte, in una foresta, all’inseguimento di un criminale,
quella sarebbe stata la prima e ultima!
Gibbs accolse
la sua bocca ben volentieri e prendendogli il viso con una mano, si
lasciò guidare da qualunque istinto in quel momento volesse prevalere.
Vinse quello
più piacevole di tutti e Tony ne fu più che contento.
Schiusero
insieme le labbra e con le lingue si vennero incontro, in
quell’intreccio non c’era più una momentanea cecità incombente e tanto
meno un inseguimento o lo status di pericolo.
Non c’era più
niente se non loro, le labbra e lo stare bene insieme, semplicemente
bene e così tanto da riuscire a vivere anche momenti di tensione come
se fosse normale amministrazione.
Tony decise poi
di curare il compagno a modo suo e senza farsi prendere da falsi pudori
e simili, scivolò fuori dalla sua bocca e seguendo la linea della
mascella, giunse all’orecchio, lo delineò delicato con la lingua e poi
salì sugli occhi chiedendosi se gli avrebbe dato fastidio. Domanda
stupida. Era lui, in ogni caso non si sarebbe lamentato, specie
considerando la natura di quel gesto.
Gibbs non si
mosse, respirava al minimale e rimase fermo a lasciarlo fare.
Sentì le sue
labbra percorrerlo sui lineamenti del viso e giungere agli occhi ed una
volta lì lo sentì ricoprirlo di piccoli baci leggeri estremamente
dolci.
Dolci vista la
situazione ed il motivo per cui lo faceva.
Volendo
semplicemente che non smettesse, risalì anche con l’altra mano sulla
sua nuca e immergendo le dita fra i capelli corti ora non più sudati,
se lo tenne a sé in quel chiaro muto messaggio.
Era bello
sentire la sua bocca contro le proprie palpebre, gli pareva per assurdo
quasi che non gli bruciassero più.
Sentitosi
soddisfatto, Tony scese sul collo e su di esso gli mormorò roco e
sensuale:
- Mi occupo io
di te… - E lo fece, ma non fu tanto quello quanto il come ma
soprattutto che lo facesse proprio.
Gibbs era
consapevole di non essersi mai sentito più strano di così e non vederlo
ma sentirlo e basta era qualcosa di pazzesco per lui abituato a tenere
tutto sotto controllo. Però era altrettanto pazzesco che non gli
servissero comunque gli occhi poiché era come vedere lo stesso.
Affidarsi solo al senso del tatto fu un’esperienza fuori dal comune che
mai avrebbe dimenticato, ma soprattutto sapere. Conoscere Tony così a
fondo da sapere tutto lo stesso fino a figurarselo ugualmente, il suo
viso carico di desiderio che lo faceva impazzire, la sua pelle alla
luce del fuoco che appariva arancione, i suoi occhi emozionati che
comunicavano sentimenti di cui si vergognava.
Quello fu
ancora più incredibile, in una maniera indescrivibile.
Gli aprì la
giacca mimetica imbottita e gli alzò la maglia e la camicia per
raggiungere con le mani la sua pelle, il suo addome si tese per poi
rilassarsi al suo contatto, riconobbe le sue dita e le sentì muoversi
lente e sensuali con estrema sicurezza. Era proprio il suo modo di
fare, di esplorarlo pur conoscendo a memoria il suo corpo sin nei
dettagli, di cogliere i suoi molti punti deboli.
Sentì le sue
labbra scendere ed unirsi alle mani che poi slacciavano i pantaloni, lo
inumidiva con la bocca e l’assaggiava con la lingua ma quando lo fece
non solo con la pelle sensibile del suo basso ventre ma bensì anche col
suo inguine, Gibbs premette la testa all’indietro, contro il tronco, e
sospirò immergendo entrambe le dita sulla sua nuca per tenerselo
addosso.
Lo sentì
eccitarsi a quella decisa ed evidente richiesta e quindi aumentare
l’intensità della sua bocca sul proprio membro, lo sentì accendersi e
gli parve di immaginarselo di nuovo mentre chino su di sé gli dava
piacere in quel modo.
Strano,
estremamente strano, senza la vista il senso del tatto gli parve
moltiplicato rispetto al solito ed ogni percezione sulla pelle gli
arrivò mille volte più forte. Completamente destabilizzato e sentendo
il piacere come un’estasi senza precedenti, raggiunse l’apice con
profonda sorpresa e tremendamente scosso. Non l’avrebbe certo
dimenticato, specie considerando che probabilmente sarebbe stata
effettivamente l’unica volta così.
Si tese e tremò
vistosamente in un orgasmo particolarmente sentito e violento e Tony
risalì soddisfatto dopo essersi appropriato con orgoglio del suo
sapore, quindi raggiunte le sue labbra tornò ad unirsi ad esse con
calma e lentezza esasperante ed un pizzico di dolcezza che metteva solo
in rari momenti.
Era bello
trovarsi fino a quel punto nonostante la situazione difficile, era
bello sapersi certi dell’esito comunque positivo di quel momento
complicato.
Era bello
riuscire a stare insieme ugualmente nonostante tutto, tanto da riuscire
ad avere un orgasmo simile e a godere l’uno dell’altro fino in fondo,
senza remore e controlli.
Gibbs ricevette
di nuovo la sua lingua volentieri e lo cinse tenendolo a sé come se
potesse scappare dopo un atto del genere.
Non era per
quello, era perché senza poterlo vedere le mani diventavano i suoi
occhi e più lo toccava più riusciva a guardarlo diversamente. Era
davvero strano ma estremamente meraviglioso e sconvolgente.
Gibbs era
sempre più certo, mentre lo baciava abbracciandolo, che non si sarebbe
mai più sentito così.
Nudo e
vulnerabile eppure sicuro e tranquillo poiché era con la persona che
amava e non solo per il sentimenti che li univa ma perché la fiducia
era tale che lo rendeva completamente consapevole che non gli sarebbe
successo niente finché sarebbe stato con lui.
E non servì
dirsi che si amavano o che sarebbe andato tutto bene, non servì cercare
di tranquillizzarsi perché erano già talmente calmi e sicuri che nulla
avrebbe potuto aiutarli più di così.
Fu allora che
senza dirsi assolutamente niente e senza interrompere quel concerto
spettacolare della natura che li circondava e che non li inquietava
grazie all’unione appena raggiunta, che si coprirono alla meglio e
messi più comodi si addormentarono per riposare almeno qualche ora.