SECONDA
PARTE:
CE
LA PUOI FARE
“non c’era
niente in vista
a
parte i ricordi abbandonati
non
c'era un posto in cui nasconderli
le
ceneri cadevano come neve
e
la terra crollò
nel
punto dove ce ne stavamo
e
la tua voce è tutto ciò che ho sentito”
/New
Divide - Linkin Park/
Le
prime luci dell’alba faticarono a passare attraverso i rami degli
alberi, la boscaglia era molto fitta e Tony sembrava aver appena
trovato la posizione ideale. Tutto abbarbicato su Gibbs.
Fu
quest’ultimo, infatti, a percepire per primo le ore mattutine e a
svegliare con poca gentilezza Tony, questi sussultò spaventato pensando
di trovarsi ancora in uno dei suoi incubi, poi si rese conto che era
anche peggio e sospirando si rassegnò a ritornare a viverlo.
Quando
si riconnesse col mondo circostante, notò che Gibbs era già in piedi
pronto per ripartire e chiedendosi come facesse senza nemmeno una delle
sue famose tazze di caffè, si disse che probabilmente…
-
Vuoi sbrigarti per poter berti di nuovo un caffè? - ipotesi non poi
tanto assurda, conoscendo l’uomo con cui aveva a che fare.
Alla
non risposta capì di averci anche preso, probabilmente era
fondamentalmente stufo di vivere in quella fastidiosa nebbiolina e di
farsi praticamente gestire da qualcun altro. Non che in effetti non
riuscisse a mantenere comunque la situazione in mano anche così!
Facendosi
forza e coraggio si rialzò cercando di sistemarsi alla meglio, poi alzò
le spalle… tanto c’erano solo lui ed il nulla lì a vederlo,
considerando che Gibbs non ci vedeva… sapeva d’avere un aspetto orrido
ma non era poi molto prioritario regolarizzarlo.
-
Sei pronto? - Chiese Gibbs sorpreso di non sentirlo trafficare come suo
solito.
-
Sempre e comunque! - Rispose convinto facendola apparire più come una
barzelletta che altro!
-
Sarebbe bello! - Borbottò Gibbs appoggiando la mano sulla spalla di
Tony per indicargli di darsi una mossa. Il ragazzo rimase a fissarlo
assonnato cercando di capire da uno a dieci quanto quella potesse
considerarla un’offesa, poi venendo spinto si disse che al momento i
suoi problemi magari erano altri in quell’istante…
Sospirando
con poca pazienza si mise il fucile in spalla e si incamminò col capo
accecato nell’altra. Effettivamente la sensazione di avere un lupo
bianco posato sulla spalla l’aveva ancora…
Cominciando
subito ad inciampare e ritrovandosi in piedi per miracolo -o meglio per
la presa di Gibbs che più che farsi guidare lo reggeva- ritrovò quasi
subito le tracce e con le indicazioni perentorie di Gibbs capì anche
che non erano poi tanto vecchie, con soddisfazione aumentarono il passo
e Tony la parlantina… evidentemente la buona notizia di essere vicino e
sulla buona strada per arrivare alla loro preda, l’aveva fatto
riprendere bene!
-
Secondo me nella mansarda ci verrebbe fuori una splendida sala cinema…
immagina, schermo gigante ultrapiatto attaccato al soffitto basso,
impianto home-theatre dolby surround, un divano comodo per noi due con
gli appoggiapiedi non ci serve altro. Ovviamente poi contro il muro
scaffali e scaffali di film in bella mostra e la finestra che dà sul
tetto la rendiamo oscurabile… poi ci mettiamo una di quelle stufe in
ghisa che scaldano subito e rendono l’ambiente accogliente… non sarebbe
fantastico? -
-
No! - Fu la secca e sbrigativa risposta di Gibbs dopo tutta la sua
lunga e completa spiegazione.
Tony
si bloccò rimanendoci male, piantò il muso per qualche istante e poi
tornò alla carica…
-
Ma hai presente la mansarda di quel film che abbiamo visto la settimana
scorsa? -
-
No. - Di nuovo più secco di prima contro la grande speranza distrutta.
Per poco. Tony non si dava per vinto facilmente, prendeva le vittime
per sfinimento, chiunque esse fossero. Persino col padre di Ziva ci era
riuscito!
-
Ma pensaci, sarebbe davvero bello… così le sere in cui magari sei
stanco o non hai niente da fare nello scantinato… - Ma a quello non
servirono pupille ed iridi delineate per ricevere uno sguardo
assassino. Tony si maledì sentendosi trapassato da un paio di lance
letali: - Ok, ok, allora tu nello scantinato avrai sempre qualcosa da
fare, ma magari ci saranno delle volte in cui vorrai davvero riposare,
tornato a casa da lavoro, prima o poi succederà, no? -
-
Vuoi dire quando sarò vecchio decrepito con la bava alla bocca ed in
punto di morte? - Grugnì l’altro convinto che prima d’allora l’evento
descritto non sarebbe mai potuto succedere.
L’altro
sospirò cominciando a vacillare… era davvero difficile convincerlo,
però era un idea grandiosa!
- O
magari avrai solo voglia tu stesso di… - La missione da promoter fu
malamente interrotta da un gesto secco della mano di Gibbs che strinse
convulsamente la spalla facendogli male. Al suo lamento spontaneo gli
tappò pure la bocca con la stessa mano con fare sbrigativo tipico delle
emergenze:
-
Taci! - Sussurrò all’orecchio. Tony capì che doveva aver percepito
qualcosa…
-
Cos’ha captato il tuo bat-segnale? - Chiese mormorando a sua volta
quando ebbe la bocca libera. Ovviamente non ricevette risposta e Gibbs
chiuse gli occhi come se potesse cambiargli qualcosa.
Tony
non poteva capire ma non lo disturbò immaginando che i momenti dei
giochi erano finiti, ormai ci arrivava subito, c’era poco da fare…
c’era differenza fra un ‘taci’ esasperato e di rimprovero ed un di
bisogno e prontezza.
Mise
automaticamente mano alla pistola dimenticandosi del fucile sulla
schiena, quindi cercò qualcosa che potesse aver catturato la sua
attenzione. Era strano vederlo così concentrato e fermo, normalmente
quando captava il pericolo cominciava a correre come una scheggia. Non
dubito comunque nemmeno un secondo che potesse davvero aver sentito
qualcosa e nella fattispecie qualcosa che riguardava la loro preda.
Non
era certo come avere dei superpoteri ma effettivamente Gibbs non poteva
negare di essere stupito da quella sua percezione particolarmente
acuita, oltretutto estremamente comoda in una situazione simile, dove
vedere serviva fino ad un certo punto, vista tutta la fitta vegetazione.
Decise
di concentrarsi per cercare di distinguere i rumori della natura da
quelli esterni e quando finalmente sentì nuovamente quello che aveva
percepito prima, fra le interminabili ed insulse parole di Tony,
lasciando stare la sua spalla cominciò a muoversi veloce da solo fino
quasi a correre. L’altro stupito ed incredulo gli andò dietro
imponendosi il silenzio dal momento che era evidente fossero ormai
vicini al loro uomo, no, non ne aveva di dubbi. Se Gibbs l’aveva
sentito allora era così. Non avrebbe mai potuto dubitarne nemmeno fra
milioni di anni luce, nonostante qualunque tipo di condizione contraria.
Dopo
aver deviato -e lui solo sapeva come ma Tony scommetteva grazie al suo
istinto animale- ogni albero che si frapponeva sul suo cammino e che
invece beccava quasi in pieno lui, si fermò di colpo e si appiattì a
terra fra le radici e dei cespugli, dopo di che sbrigativo e deciso
allungò il braccio e senza vederci ancora indovinò -se così si poteva
definire quello che stava facendo- il perfetto tempismo per agguantare
la mano di Tony e tirarlo giù. Giunto in quel secondo preciso, si trovò
a terra accanto al compagno che con occhi fissi nel vuoto cercava
inutilmente di vedere qualcosa fra la sua fitta nebbia.
Con
una bassa imprecazione indefinita, indicò con un gesto secco della
testa di dirgli cosa vedeva e Tony allora allungò il collo per guardare
oltre.
Non
si sorprese più di tanto nel trovare a una considerevole distanza da
loro, oltre un piccolo dirupo che poi risaliva fra le radici degli
alberi, la preda.
L’uomo
si muoveva zoppicando fra la vegetazione cercando un sentiero od un
qualcosa che gli permettesse di uscire da quell’intricato ammasso
boscoso. Era evidente si fosse perso o a quell’ora sarebbe già stato
molto distante da lì.
-
Contavi su questo vero? - Disse Tony ghignante non più stupito delle
capacità incredibili del suo capo, poi aggiunse: - Cieco sei ancora più
infallibile! - Disse spavaldo ben sapendo che era una condizione
momentanea. Altrimenti altro che scherzi… i drammi sarebbero stati
infiniti!
Gibbs
non ebbe bisogno di sentirselo dire, sapeva d’averlo trovato.
- A
quanto dista? - chiese andando subito al sodo impugnando
automaticamente la pistola senza considerare il fatto che non poteva
usarla.
Tony
si fece serio e rispose in automatico senza riflettere su cosa pensasse
di fare senza il senso della vista.
-
Un centinaio di metri. -
-
Descrivimi l’ambiente nei dettagli. -
-
Siamo sul bordo di un piccolo dirupo che sprofonda nella vegetazione
fitta per un’altezza di una decina di metri e forse qualcosa di più, ma
è pieno di alberi, rocce, cespugli e rovi, raggiungerlo in corsa è
impensabile, così come aggirare questo fosso per arrivare a lui
dall’altra parte in tempi brevi, si sta muovendo anche se piano.
Zoppica, deve essersi ferito, inoltre è in evidente agitazione e teso,
si è sicuramente perso. -
Gibbs
sospirò rimanendo concentrato e serio, non fece una piega né una
smorfia, sembrava avere già tutto in mente e mentre Tony gli descriveva
il paesaggio, lui si visualizzava mentalmente ogni cosa.
-
Ok, com’è la luce? -
Tony
per un attimo vacillò, non capiva proprio a cosa gli servisse quel
particolare, suo malgrado vedendolo così concentrato e sicuro non lo
contraddisse limitandosi a rispondere ancora.
-
Abbastanza buona, sono le sette ed anche se il sole non è alto e non
filtra granchè dai rami, si vede mediamente bene. -
-
La vera fortuna è che passa poco vento, non c’è quasi per niente aria,
questo ti sarà di molto aiuto… - Tony allora lo guardò e questa volta
stupito… non capiva assolutamente cosa avesse in mente, questa volta.
-
Aiutarmi per cosa? -
Gibbs
impaziente perché non ci fosse già arrivato da solo, sbuffò seccato e
rispose sbrigativo continuando a fissare il vuoto davanti a sé come se
vedesse l’uomo, il bosco ed il fosso.
-
Gli dovrai sparare tu da qua! - Ed era ovvio, no? Che domande!
L’altro
sgranò gli occhi convinto d’aver capito male:
-
Ma scherzi? È un tiro da cecchino, questo… lui non è nemmeno nella mia
stessa linea d’aria, è più in basso, e a questa distanza, con un
fucile, non ho mai tirato… cioè… so usare il fucile, so sparare a
distanza, ma non così tanto e a questo livello… questa è roba per te! -
-
Certo, DiNozzo, dammi il fucile che lo faccio io! - Fece ironico e
scocciato dandogli uno scappellotto sulla nuca. A volte glielo
strappava proprio di mano! Tony capì che non c’era scelta ma era
convinto che in quelle condizioni, con così tanta vegetazione in mezzo
e messi così male, non ci sarebbe riuscito. Al poligono di tiro era
diverso, i metri non erano un centinaio ed era tutto su un piano dritto
e completamente libero, oltretutto il bersaglio era un centro fermo
davanti a sé!
Gibbs
sospirò capendo perfettamente i suoi pensieri ma non c’era tempo,
proprio non c’era.
-
Tony, si sta allontanando, non lo possiamo raggiungere nemmeno se ti
metti a correre lasciandomi qua! - E il non detto era ‘figurati se ti
faccio andare da solo!’
Tony
lo capì ma ugualmente aveva quell’ansia crescente che lo attanagliava
impedendogli un lucido ragionamento essenziale.
Gibbs
aveva ragione.
-
Ce la puoi fare, ti dico io come, non devi ucciderlo, solo ferirlo in
modo che non scappi e che ci permetta di raggiungerlo. - Ma il ragazzo
si era fermato al ‘ce la puoi fare’, indice di ‘sono sicuro che ce la
farai’. Cosa più importante di qualunque auto considerazione megalomane
e narcisistica.
L’autostima
di Tony godeva di ottima salute ma se si convinceva di non riuscire a
fare qualcosa -cosa unica e rara vista, appunto, la sua autostima ed il
suo egocentrismo- era davvero difficile convincerlo del contrario.
L’unico in grado di fargli fare qualcosa che non voleva o che pensava
di non poter fare era Gibbs. Questi aveva diversi metodi ma il migliore
era fargli sapere che lui ci credeva.
Credeva
in lui e credeva nel fatto che potesse farlo.
Questo
bastava sempre.
L’altro
metodo era ordinarglielo e basta.
Tony
sospirò con una buffa smorfia stralunata in viso, poi spostò gli occhi
sul bersaglio ed imbracciò il fucile. Gibbs non ebbe bisogno di nessun
consenso, sentendolo cominciò a dargli le dovute indicazioni con voce
bassa ed estremamente calma, quasi ipnotizzante. Tony iniziò
assurdamente a sentirsi sempre più sicuro e non si chiese più se ce
l’avrebbe fatta, si limitò a fare tutto ciò che il suo capo gli stava
dicendo. Solitamente se lo seguiva alla lettera andava sempre tutto
bene.
Pensò
a questo.
-
Sistemati comodo. - Tony si stese a pancia in giù allargando le gambe e
piazzandosi più stabile. - Appoggiati sui gomiti e fatti uno spiraglio
buono per guardare giù. - Eseguito, attese che proseguisse e come
d’attesa la voce calma riprese: - Il vento è a *** in direzione ***,
quindi calcola di rimanere più verso sinistra di *** centimetri. Ora
prendi la mira, considera che lui si muove quindi passa qualche istante
a seguirlo, prendi la mano coi suoi movimenti in modo da non perderlo,
dovrai colpirlo in movimento. - Tony una volta che lo agganciò col
mirino lo seguì adattandosi alla sua andatura traballante. - Impara i
suoi movimenti, considera il terreno accidentale, quando si abbassa per
i rami, controlla gli alberi che potrebbero infastidirti, prevedi la
strada che potrebbe prendere… - Ormai aveva memorizzato bene il suo
modo di camminare, aveva anche imparato a prevedere le sue mosse
improvvise e riusciva a seguirlo perfettamente senza perderlo nemmeno
un secondo. Con pazienza certosina che non pensava avrebbe mai dovuto
tirar fuori -e chiedendosi dove uno come Gibbs la tenesse- fece tutto
quello che gli era stato detto con la mente completamente vuota, senza
un solo pensiero per la testa se non la voce calma del suo compagno che
lo guidava senza la minima fretta. - Quando ti senti sicuro comincia a
mirare ad una parte specifica del corpo. Prendi le gambe in modo che
non si muova. - Non era facile prendere le gambe, erano in continuo
movimento e non certo grandi e spaziose come un torace, suo malgrado
non si lamentò e non pensò nemmeno che sarebbe stato impossibile. Si
limitò a cercare di prenderle con la mira, tutto lì. - Quando sei
sicuro di farcela, aspetta un attimo in cui il vento è basso, trattieni
il respiro e vai giù deciso sul grilletto. - Tony si sentì come un
burattino nelle sue mani, solo che invece di essere mosso da dei fili
era la sua voce. Gli piaceva la sua voce, specie se usata in quel modo.
Sarebbe stato ore a sentirlo parlare, adorava quando gli insegnava o
gli dava indicazioni. A volte lo faceva quando costruiva le barche giù
nel seminterrato e sebbene a lui non interessasse nulla di saper fare
cose del genere, l’ascoltava e beveva ogni sua sillaba perché gli
piaceva la pazienza con cui gli insegnava ed il tono pacato che usava.
Cose che a lavoro si sognava di sentire. Erano cose intime riservate
solo a lui, così ora. La situazione era pessima, il pericolo non certo
basso e la tensione alta. Non poteva sbagliare. Non era
un’esercitazione. Non era un gioco. Era una cosa seria, se sbagliava
l’uomo sarebbe scappato ed era quasi matematico che non l’avrebbero
ripreso. Consapevole di essere braccato non se la sarebbe più presa
comoda.
Considerò
ogni cosa ed in un solo attimo, dopo di che, nel silenzio più totale ma
con la presenza rassicurante e forte di Gibbs accanto, premette il
grilletto.
Si
sentì lo sparo ma non servì all’uomo per ripararsi, il proiettile fu
molto più veloce ed affondato nella gamba, all’altezza del ginocchio
che si ritrovò quasi spappolato, affondò a terra urlante di dolore
nella confusione più totale.
Un
piede slogato quando Gibbs il giorno prima aveva cercato di prenderlo e
l’altra gamba ferita da una pallottola da fucile, molto più grossa di
quelle delle pistole.
Ormai
era finito.
Tony
si trovò ad esultare come un bambino quando capì d’avercela fatta, ma
più dell’euforia per la sua personale vittoria, fu la sensazione
incredibile di aver sparato in quel modo.
Come
un cecchino.
Come
Gibbs.
E
non sapeva dire se erano state le sue indicazioni fatte in quel modo
che lui adorava accompagnate alla sensazione di pericolo e alla
consapevolezza del non poter assolutamente sbagliare o magari il fatto
dell’aver usato il fucile così, ma non avrebbe mai dimenticato quel
momento, tanto meno quella notte.
E
Gibbs pure, un’intera notte e gran parte del giorno senza vedere,
affidandosi completamente alla persona che amava.
Sapeva
che se sarebbe stato con Ziva sarebbe magari stato più sicuro
tecnicamente parlando ma più a disagio intimamente.
Solo
con Tony avrebbe potuto rimanere così calmo e rilassato e certo, certo
che ce l’avrebbero fatta e certo che sarebbe andato tutto bene, senza
la costante ansia da ‘tornerò davvero a vedere o no?’. Non se l’era
chiesto nemmeno un secondo, aveva seguito Tony sapendo che l’avrebbe
portato nel posto giusto e che non l’avrebbe deluso. E si era lasciato
fare, quella notte, vedendo senza vedere, sapendo ogni cosa allo stesso
modo, abbandonato al piacere del tatto, di quei tocchi percepiti in
modo completamente diverso da sempre.
Cedere
il suo fucile a lui era stato come un passaggio di testimone. Sapeva
che Tony non aveva mai sparato come un cecchino da quella distanza ma
sapeva anche che prima o poi l’avrebbe fatto e che quando ci si sarebbe
messo ce l’avrebbe fatta. Ora la consapevolezza c’era più totale e
profonda.
Era
pronto.
Quando
raggiunsero l’uomo dopo aver dato le coordinate precise, furono entro
un tempo considerevole raggiunti dai rinforzi, non troppo ma nemmeno
poco.
Tony
era seccato solo dal fatto che erano rimasti praticamente bloccati in
compagnia di un criminale che urlava di dolore per la pallottola alla
gamba. Gibbs era proprio infuriato, invece, e tenerlo lontano dal suo
collo -per strozzarlo non gli serviva la vista- era stato difficile.
Stare
oltre un’ora con il colpevole della sua momentanea cecità, per non
parlare di tutto il resto, era stata la cosa peggiore di
quell’avventura. Naturalmente la migliore era stata la notte…
Arrivati
a casa dopo una trafila insopportabile prima in ospedale e poi in
ufficio per i soliti rapporti obbligatori, Gibbs cominciava ormai a
vederci quasi del tutto e mano a mano che la vista tornava, gli altri
sensi si sistemavano, a suo malincuore, doveva dire. Non per la vista
ma per l’udito ed il tatto. Era stato molto bello usare al meglio quei
due sensi che normalmente gli erano certamente utili ma non come
effettivamente gli occhi.
Buttato
quasi letteralmente nella vasca, Tony tirò verso sé anche Gibbs il
quale non si fece pregare, questa volta, e si infilò con lui nell’acqua
che straripò dal bordo per qualche goccio.
Appena
sentirono l’elemento caldo e profumato avvolgerli con dolcezza, subito
si rilassarono ed incastrate le gambe a dovere, chiusero gli occhi
appoggiandosi con la schiena ai bordi.
Non
parlarono, non dissero nulla per un po’, rimasero ad ascoltare il
silenzio perfetto della casa e la pelle che si rigenerava dopo la dura
prova di quei due giorni.
Era
finita ed anche bene, considerando come si erano messe le cose, non
potevano lamentarsi, anzi.
Dopo
dei lunghi rari momenti di silenzio, Tony senza aprire gli occhi chiese
con un filo di voce, curioso comunque di saperlo:
-
Com’è stato? - Sapeva bene a cosa si riferisse e come mai glielo
chiedesse. Ora era praticamente finito, poteva tirare le linee e dire
com’era effettivamente stato. E lui poteva dirglielo, infatti.
Non
aprì gli occhi e senza muovere un muscolo per nessuna ragione al mondo,
si chiese come fargli capire com’era stato… davvero strano, bello e
brutto al tempo stesso. Ma come renderlo davvero?
-
Dovresti provare per capire, non so spiegartelo… - E fu
esattamente quando lo disse che trovò la soluzione.
Tony
non insistette capendo che doveva essere stanco e che non era uno che
amava parlare già in condizioni normali, figurarsi con sole tre ore di
sonno.
Non
si mosse nemmeno lui, aveva solo il sonno che cominciava a calare e lì
così stava talmente bene che… ma quando sentì un asciugamano piccolo
bagnato posarsi su occhi e fronte, capì l’antifona e trattenendo
proverbialmente il fiato, rimase immobile come sotto incantesimo.
Gibbs
si era mosso impercettibilmente per mettergli l’asciugamano in viso,
per non distrarlo, quando glielo mise districò le gambe dalle sue e si
sistemò in ginocchio per arrivare meglio a lui. A qualunque sua parte,
inteso.
Non
avevano messo schiume ed olii vari, quindi la superficie dell’acqua era
trasparente e si vedeva la sua posizione totalmente abbandonata, con le
gambe larghe ora allungate davanti a sé, mezzo steso con il capo
all’indietro.
Dopo
averlo osservato un istante, abbozzò ad un sorrisetto soddisfatto, ora
poteva anche capire come si era sentito Tony quando l’aveva avuto alla
sua quasi totale mercede quella notte.
Niente
male davvero.
Era
bello sapere che si poteva far provare quello che si voleva al
compagno, che lui era più indifeso del solito ma soprattutto era
ubriacante quella fiducia consapevole che riponeva in lui.
Avrebbe
potuto muoversi, ribellarsi o reagire in qualunque modo, ma rimanendo
fermo e lasciandogli fare qualunque cosa era scontato che gli dava
carta bianca ed era perché si fidava.
Era
elettrizzante ed appagante da morire.
Senza
spegnere il sorriso accennato, si chinò sulle sue labbra e gliele
leccò. Erano umide e vennero schiuse subito per permettergli di andare
anche oltre, ma così non fece ed anzi si spostò sull’angolo scivolando
poi sulla guancia seguendo la mascella. Raggiunse l’orecchio, succhiò
il lobo e delineò il resto con la punta fino a che non ne fu
soddisfatto, poi risalì nuovamente la sua pelle. Lo sentiva
rabbrividire a quelle carezze particolari e gli piaceva poiché stava
usando solo la bocca, nemmeno un dito, però lo sentiva che gli piaceva.
Lo capiva subito quando a Tony piaceva qualcosa, faceva quel respiro
trattenuto che era la fine del mondo.
Si
impossessò del mento e succhiò a sua volta, poi scese sul collo che
assaggiò con cura lasciandogli un segno che per giorni non gli sarebbe
andato via.
La
delicatezza sensuale prima e la passione decisa poi diedero alla testa
a Tony che si sentì ubriaco. Non vedeva cosa gli faceva ma lo sentiva
ed il sentirlo sarebbe stato più che sufficiente se non fu che lo
sapeva comunque.
Sapeva
cosa gli avrebbe fatto e come e si figurava la sua espressione seria ed
intensa e quel pizzico di malizia che aveva solo con lui e solo nel
privato.
Si
figurava il viso maturo di Gibbs, ogni suo centimetro di pelle. Sapeva
che lo stava guardando mentre l’assaggiava perché amava vedere le
espressioni di piacere sul suo viso. Sapeva che con le mani era
appoggiato ai bordi della vasca e che non lo toccava di proposito
lasciando alla sola bocca il compito di farlo.
Ed
oltre a questo sapeva anche quanto gli piacesse perché di norma gli
piaceva moltissimo fargli quelle cose ma soprattutto ora perché avere
qualcuno alla propria totale mercede, inerme che nemmeno guardava, era
qualcosa di unico.
Sapeva
cosa provava lui e capì quale fosse la risposta alla sua domanda.
Totale
fiducia ma non solo, consapevolezza, conoscenza l’uno dell’altro,
abbandono senza remore.
Fu
davvero deleterio per lui, anche perché normalmente amava usare molto
il senso della vista, cogliere i dettagli, registrare i punti di
piacere dell’altro, guardare come si muoveva sopra di lui, i suoi
ghigni sadici seducenti.
Però
lì poteva concentrarsi meglio sul tatto, sulla sua lingua sulla propria
pelle che lo leccava, sulla bocca che lo succhiava, sui denti che lo
mordicchiavano impetuoso di tanto in tanto. Poteva sentire anche il suo
respiro più regolare che mai, normalmente non lo notava nemmeno.
Fu
strano, diverso ed insolito e trovò tutte le risposte, o quasi, che
cercava.
Con
un sorrisetto sbieco infatti disse colto dal piacere:
-
Scommetto che questa è la parte migliore del non vedere… -
Gibbs
rise sulla sua pelle ma non si staccò dal collo morbido che lo invitava
a continuare pulsando eccitato, quindi si decise ad aggiungere le mani,
a prenderlo per la vita e a guidarlo con fermezza e decisione su di sé
in modo da sedersi e sistemarsi con la schiena appoggiata alla vasca e
Tony addosso, sul proprio torace, fra le gambe aperte.
L’asciugamano
cadde ma lui non aprì gli occhi, si sistemò comodo e gli prese senza
timore le braccia, gliele mise attorno a sé stesso in un abbraccio da
dietro, poi catturò le sue mani e le tenne fra le sue.
Così,
senza aprire ancora gli occhi.
Anche
Gibbs li chiuse e sospirò capendo che la lezione era finita ma che ora
erano ricchi di qualcosa in più.
Non
che prima fossero carenti di quella fiducia cieca, ma ora era diverso.
Ora
riuscivano anche a goderne, il che era molto differente.
-
Prega di non provarne mai gli effetti negativi! - Commentò l’uomo più
grande dopo un p’o’.
A
quello Tony rispose pronto:
-
Sto già facendo! -
La
risata di Gibbs fu contagiosa.
FINE