CAPITOLO VIII:
ADDIO
“Il
dolce profumo di un grande dispiacere aleggia sopra la terra,
sbuffi
di fumo si sollevano e si confondono nel cielo cupo,
un
uomo sta disteso e sogna campi verdi e fiumi
ma
si sveglia il mattino senza alcun motivo per svegliarsi.
È
perseguitato dal ricordo di un paradiso perduto
nella
sua gioventù oppure in un sogno, non sa essere preciso,
è
incatenato per sempre ad un mondo perduto.
Non
è abbastanza, non è abbastanza.
Il
suo sangue si è ghiacciato, rappreso per la terrore,
le
sue ginocchia hanno tremato e ceduto nella notte,
la
sua mano si è indebolita al momento della verità,
il
suo passo ha vacillato.
Un
mondo, un'anima
il
tempo passa, il fiume scorre
E
lui parla al fiume dell’amore perduto e della fedeltà*
e
silenziose risposte che turbinano** inviti
scivolano
scure e turbate in un mare oleoso,
un
sinistro presagio di quello che deve accadere.
C’e’
un vento incessante che spazza questa notte
e
c'e' polvere nei miei occhi che acceca la vista
e
silenzio che parla molto più forte delle parole
di
promesse non mantenute.”
/Sorrow
- Pink Floyd/
Nell’esatto
momento in cui aveva visto Raphael, aveva subito saputo come sarebbe
andata e non aveva perso tempo a sperare che le sue previsioni non si
avverassero.
Non era nemmeno
questione di preveggenza, solo di conoscenza profonda dell’altra sua
metà.
Entrambi sin da
piccoli e poi anche quando si erano separati, avevano sempre sentito le
vicendevoli emozioni, avevano saputo ogni momento della loro esistenza
tutto ciò che il proprio gemello faceva.
Così Lucifero
aveva sentito il sentimento che Mikael provava per Raphael, vederlo nel
suo regno era stata una notevole sorpresa anche per lui, visto quanto
amava l’arcangelo dell’aria, ma quel breve momento di felicità l’aveva
assaporato potendo far finta che i tempi fossero tornati indietro,
quando tutto andava bene e loro due erano due fratelli uniti.
Erano stati
secoli prima e tutto sommato per poco tempo, ma era stato il periodo
più bello della sua vita.
Poi tutto si
era raffreddato in lui e la luce era riuscito a vederla solo in Mikael,
non più in sé stesso. La luce che tutti vedevano in lui, si era spenta
ed inesorabilmente, nonostante se ne fosse accorto, non era riuscito a
farci nulla. Aveva solo potuto assecondare il fato.
Era andato
avanti, aveva fatto le cose giuste - giuste dal suo punto di vista - ed
era arrivato sempre fino in fondo senza mai voltarsi indietro, senza
far capire a nessuno ciò che provava o le sue motivazioni.
Ce l’aveva
fatta ed ora era arrivato quello squarcio di cielo azzurro, quel pezzo
di sole ad illuminare le sue tenebre costanti.
Era stato il
regalo più bello per quello che si era auto inflitto, le sue scelte
dolorose alla fine gli avevano donato un motivo valido per andare
avanti e non lasciare che tutto andasse come voleva.
Una bella
ricompensa, che mai per il resto della sua esistenza avrebbe
dimenticato.
Rivederlo e
fingere di poter stare di nuovo dalla stessa parte, assaporare il suo
amore e non più quello sforzo di odio portato solo dalle sue ferite,
avere la luce dentro, bagnarsi con essa e col suo fuoco caldo, credere
di essere la sua ultima salvezza… una specie di Paradiso e per quel che
lo riguardava, ormai quello sarebbe stato il massimo che gli sarebbe
capitato.
Già lo sapeva…
Ora che il
Cielo era in mano a gente obiettivamente onesta, che quel falso Dio era
caduto e che tutto si stava ricostruendo nuovo e nella verità, le cose
sarebbero andate diversamente.
Il suo
obiettivo di allora era stato raggiunto, poteva dirlo, e riprendersi il
Paradiso non era più nei suoi piani.
Ci avrebbe
provato, ma ormai lui era caduto e non si riteneva più all’altezza di
Mikael.
Quella breve ma
intensa e meravigliosa parentesi era stata appagante e curativa, ma
sarebbe rimasta il suo ricordo nell’Inferno che si era costruito da
solo.
Perché
comunque, un inferno rimaneva sempre un inferno… ed il paradiso lo
meritava solamente gente come suo fratello.
Non voleva
chiedersi se ce ne fossero altri e nemmeno se l’ipocrisia sarebbe
finalmente stata abbattuta con quel nuovo sistema, non gli importava
poi molto.
Però sapere che
Mikael tornava laddove si meritava di stare, era un sollievo,
nonostante avrebbe dato l’anima, se l’avesse avuta, pur di poter stare
di nuovo con lui eternamente.
Ora che le cose
fra loro erano chiarite e che non c’erano più equivoci o falsi odi ed
indifferenze, potevano ricominciare.
Ma per arrivare
dove?
Lui ormai era
dannato…
- Lucifero… -
La voce di Mikael lo interruppe dalle sue riflessioni, quindi con calma
ed eleganza si voltò verso di lui. Era serio e sporco di sangue nero
demoniaco, in piedi sulla porta.
Per tutto il
tempo era rimasto chiuso lì dentro ad ascoltare lo stato d’animo del
fratello cambiare di continuo. Dalla rabbia e dolore ciechi, alla resa
e al perdono.
Perdono…
quell’ultimo sentimenti l’aveva quasi fatto impazzire.
Sentimento da
angeli che lui ormai aveva dimenticato… non sapeva più definirlo,
spiegarlo e concepirlo. Era qualcosa lontano da lui anni luce.
Ma era grande,
enorme, qualcosa di fantastico e commovente, dilaniante e alto.
Alto quanto mai
lui sarebbe potuto essere.
Lo comprese
provandolo dentro di sé attraverso Mikael.
Provare a
capire e concepire il perdono, era stato quanto di più impossibile e
folle.
Alla fine si
era arreso.
Quelle cose
erano davvero da angeli e quelli stavano in Paradiso…
Vide il suo
dispiacere e la malinconia lo penetrò facendogli capire quanto comunque
non volesse lasciarlo dopo averlo ritrovato.
La sua lotta
interiore era qualcosa di ineguagliabile, sarebbe rimasto per sempre lì
a percepire la sua battaglia fra le due parti, fra quei richiami
d’amore così diversi eppure entrambi forti.
Luce o tenebre?
Eppure lui
l’aveva sempre saputo…
Decise di
rendergli le cose più facili, quindi gli andò incontro e una volta
davanti, seppur sovrastandolo in altezza, si sentì molto più piccolo di
lui.
In
QUELL’arcangelo del fuoco, ora viveva solo il Principe della Luce.
Lo capì
guardando i suoi occhi verdi pieni di riflessi dorati.
Una quiete
interiore che non aveva mai avuto a causa del suo tormento.
Una meraviglia
senza precedenti. Si sarebbe perso, ma dopo un intenso scambio, mormorò
basso facendolo rabbrividire:
- Sei diventato
colui che dovevi diventare. Ora và e fa quello che devi, non fermare
mai più la tua luce. Brucia e purifica. Io da qua seguirò il mio
destino. -
Non sarebbe
servito dire che nel momento in cui erano stati creati, il loro fato
era già stato segnato. Che non sarebbero mai potuti vivere insieme.
Mikael ascoltò
con attenzione perdendosi nelle sue iridi profonde e grigie, non vide
più quel freddo specchio della sua anima.
L’istinto di
rimanere con lui l’ebbe ma sapeva che non sarebbe stato giusto.
Lui detestava
quel posto e i demoni stessi, non sarebbe mai potuto rimanere lì.
Avrebbe voluto
trovare qualcosa di abbastanza sentimentale o all’altezza da dire,
fargli capire quanto lo amasse comunque e che se tornava ‘su’ non era
per dimenticarlo. Solo perché nell’esistenza di ognuno c’erano delle
cose effettivamente giuste da fare, che solo quella persona poteva
fare.
Avrebbe voluto
lasciargli una prova maggiore del bene che gli voleva, ma non sapeva
quale potesse essere, cosa fare, cosa dire… rimase così ad osservarlo
senza sentirsi più inferiore, in difetto o sconfitto.
Non si era mai
sentito così davanti a Lucifero e sebbene fosse cosciente del divario
della loro forza, non gli importava.
Cercò qualcosa
all’altezza, ma non trovò nulla che non lo imbarazzasse o che non fosse
troppo difficile da dire.
Così si limitò
ad un’unica piccola sentita frase:
- Non
dimenticarmi. Io non lo farò. - E forse avrebbe voluto dire ‘non
smettere di amarmi, non odiarmi, non cancellarmi… ‘ ma quello fu
ugualmente perfetto.
Da lui.
Lucifero
abbozzò un breve sorriso e tirando i muscoli facciali per quel gesto,
gli parve di non aver mai avuto una sola espressione significativa
dalla nascita.
Come se così
facendo permettesse ad un leggero fascio di luce di entrare e
purificarlo per quanto possibile.
Ormai era
dannato, si disse, però quello sarebbe rimasto ugualmente per sempre
con sé e sarebbe stata la parte di Mikael, un regalo che non l’avrebbe
più abbandonato.
- Non lo farò.
- Rispose solo questo, senza aggiungere più nulla se non una lieve
carezza sul mento. Il suo calore si espanse per un attimo, così sfiorò
le labbra con le sue in un ultimo saluto che li scaldò e li fece
rabbrividire.
Dopo di quello
non si sarebbero più visti ed entrambi con questa consapevolezza si
guardarono intensamente un’ultima volta, quindi in perfetto silenzio
Mikael si girò e se ne andò.
Solo un attimo,
solo un istante, mentre percorreva quel tratto di corridoio da solo,
mentre ancora sentiva forte lo spirito del fratello dentro di sé,
mentre andava a posto ogni tassello del suo intricato puzzle che non
era mai riuscito a comporre dalla nascita, mentre ricordava i pochi
momenti in cui da piccoli erano stati felici insieme e poi
sopraggiungeva il dolore, la rabbia, la delusione, il tradimento, la
follia, l’odio e poi di nuovo l’amore… in quello, una sola lacrima gli
scese sulla guancia bruciandolo lungo la sua scia.
La sua scelta
valeva tutto quel dolore?
Arrivato a
Raphael che lo aspettava fuori insieme a Setsuna e Cry per ripartire,
se l’asciugò furtivo tornando a respirare, quindi ammise che
effettivamente per lui valeva la pena.
Fu lì che il
suo viso col drago blu tatuato, si illuminò in un sorriso che fece
scemare in un ghigno, quindi giunto all’arcangelo dell’aria gli tirò
amichevolmente un pugno sulla spalla per scaricare la propria tensione.
- Andiamo! -
Asserì poi con entusiasmo.
Ora poteva
dirlo: la sua nuova vita cominciava da lì.
“Ti
amo, fratello mio… mi mancherai splendente arcangelo rosso del fuoco,
Capo delle Potestà… grande Mikael…”
“E
non ho paura di morire, in qualsiasi momento,
non
mi importa. Perché dovrei avere paura della morte?
Non
vi sarebbe alcuna ragione, prima o poi si deve andare.”
“Non
ho mai detto di avere paura della morte”
/The
great gig in the sky - Pink Floyd/
FINE