CAPITOLO
III:
PACE
/ Teardrop - Jose
Gonzales/
“La
giornata sembrava non dovesse finire più, la sera però finalmente
arriva e con essa è come se possiamo tutti lasciarci andare, forse
perché è buio e nessuno saprà ciò che facciamo, nessuno vedrà le nostre
debolezze, nessuno ascolterà i nostri segreti.
Di
notte facciamo cose che di giorno spesso non oseremmo mai fare.
Avrei
voluto seguirlo, avrei voluto andare io con lui a casa di Jeanne a
vedere se era ancora viva, avrei voluto assicurarmi che non stesse
troppo male, sostenerlo, guardare le sue espressioni, parlare
finalmente un po’ da soli… ma ho dovuto fare il capo squadra,
continuare a gestire le indagini, adempiere ai miei doveri.
Quando
Ziva è tornata era sola, non ho detto nulla, ma ora che sono a casa mi
sembra così vuota.
Ci
sono abitato da solo per molto tempo eppure quello passato in
convivenza con lui mi pare il doppio. È difficile dimenticare Tony.
Lo
stomaco completamente chiuso mi fa andare direttamente di sotto, il mio
solito tentativo di lavorare alla barca…
Tentativo
perché sebbene il mio corpo si muova da solo, la mia mente è da
tutt’altra parte.
A
lui, a cosa sta facendo, dove sia, cosa pensi, come si senta, se
tornerà da me, se mi affronterà, cosa mi dirà quando lo farà…
Vorrei
andare a cercarlo e portarlo qua, vorrei essere il primo ad iniziare il
discorso e a dirgli che dopo tutto sono ancora disposto a ricominciare
ancora una volta, che anche se sembra strano non ne ho abbastanza… ma
so che ha bisogno dei suoi tempi e che deve essere lui a farlo.
Non
ha passato una cosa facile.
Ha
fatto delle cose di cui nessuno andrebbe fiero e non oso nemmeno
chiedermi cosa provasse alla fin fine per lei, però se tornerà da me
questa sarà la prova che era me che ha continuato a volere e che le mie
erano solo stupide paure. Paure che potesse davvero andare avanti senza
di me, con un’altra donna.
In
fondo sono un idiota anche io come tutti, faccio solo finta di non
esserlo.
È
poi fra gli attrezzi e i pensieri che, come se avessi un radar, lo
sento.
È
silenzioso, non si fa notare, non parla, ma io lo sento lo stesso.
Si
siede al primo scalino e non scende, rimane là a guardarmi dall’alto
come se fosse in punizione con aria afflitta e colpevole.
In
ufficio era spavaldo e sicuro, non voleva tradire il minimo sentimento,
però la verità è che non è contento di sé e non lo sarà per un po’.
È
qua ma è come se al tempo stesso non lo fosse.
-
Hai fame? - Chiedo senza girarmi, continuando a lavorare; una cosa come
un’altra per fargli sapere che so che è qua.
Lui
sospira, credo sia un ‘no’.
Senza
aggiungere nulla prendo due vasetti e li svuoto, quindi li riempio di
bourbon e con calma salgo le scale.
Il
nostro vecchio rito.
Se
torna a vivere qua giuro che compro due bicchieri da tenere di sotto!
Con
pacatezza, come se nulla fosse, mi siedo vicino a lui nel gradino in
legno, gli porgo il bicchiere e lo teniamo in mano senza nemmeno
sorseggiarlo, li guardiamo come se quel liquido ambrato fosse
estremamente interessante.
In
realtà non lo vediamo davvero.
Non
oso dimostrarlo ma la felicità che provo nell’averlo vicino non riesco
a soffocarla.
È
di nuovo qua con me, dovrei chiedergli come sta, se ha voglia di
parlare, dovrei fare qualcosa ma non è nel mio stile, amo lasciare i
tempi di cui gli altri hanno bisogno, io ci sono e lo sanno.. per lui
in modo speciale.
Il
silenzio continua così inizio a bere, l’alcolico mi scalda la gola ma
non ci faccio davvero caso. Ogni mia funzione vitale è rivolta ad un
unico fatto.
Lui
è qua ed io non pensavo che potesse farmi un effetto simile, ma in
fondo fino a poche ore fa lo credevo morto ed io lo sono stato con lui.
Il
solo ricordo di quei momenti atroci mi fa risalire il nodo che avevo e
mettendo giù il bicchiere, con la mente nel vuoto più totale, mi giro
verso di lui e punto i miei occhi penetranti sul suo profilo basso, ha
un’aria molto intensa.
Dopo
un paio di secondi passati a studiarlo e ad assorbire ogni traccia,
parlo dicendo né più né meno ciò che penso. Un sussurro, in realtà.
-
Questa rimarrà sempre anche casa tua. - Diversamente non potevo dirla
ed onestamente non credo di dover aggiungere altro.
Lui
mi conosce, sa cosa intendo con questo ed essere capiti totalmente da
qualcuno, è qualcosa che mi mancava.
Credo
che comunque non serva altro… a queste mie semplici parole che
significano molto più di quel che sembrano, lui è come se si
sciogliesse e mettendo a sua volta il bicchiere sullo scalino, si
appoggia, anzi si affloscia, contro la mia spalla, quasi a peso morto
direi.
In
silenzio. Senza aggiungere nessun altro gesto.
È
messo peggio di quel che pensassi… e se potessi cancellerei tutto quel
che è stato, ma contrariamente a quel che pensa Abby io non ho poteri.
Posso
solo raccoglierlo mentre il male che mi ha fatto improvvisamente sembra
una stronzata rispetto a tutto questo.
Alzo
una mano e senza pensarci, mantenendo il nostro silenzio che parla per
noi, gli copro la testa in una sorta di carezza che poi scende sul suo
viso a nascondergli gli occhi chiusi.
Questo
è il vero Tony che nessun altro vedrà mai.
E
mi ama come lo amo io.
Il
resto non conta, si risolve tutto. “
“Distrutto,
ecco come ne sono uscito.
La
verità è che sono stato bravo a fingere che non me ne importasse poi
molto, che io fossi ancora quello di sempre, ma la verità è che ho solo
cercato di non abbassare la guardia.
Giunto
a questo punto non serve, ora posso anche essere semplicemente me
stesso.
Sospiro
impercettibilmente mentre la sua mano calda e ruvida mi copre il viso,
un gesto che comunica più delle parole.
La
mia maschera non serve con lui, non è mai servita e mai servirà, però
sapere che questa può ancora essere casa mia è come se mi avesse
tagliato i fili.
Ogni
cosa è svanita con questa consapevolezza e la tensione che mi teneva su
si scioglie svelta.
Sono
stato uno stronzo sotto ogni punto di vista, ho tradito, ingannato e
ferito solo persone che non se lo meritavano, perfino chi amavo.
Jeanne
stessa non c’entrava nulla, dopo tutto… ferirla così, farle sapere che
l’ho solo usata per arrivare a suo padre, è stato il top. Di peggio non
potevo proprio fare!
Quando
è venuto fuori che comunque volevano puntare ad uccidere lei solo per
minacciare la Granuille, facendo intanto fuori pure me, è stata la
ciliegina sulla torta.
Se
ne è andata chiedendomi di scegliere… in fondo lei mi ama davvero e
nonostante tutto quello che le ho fatto, avrei ancora una possibilità
di vita normale, con una donna, una famiglia, dei figli, una casa… ma
la mia vita normale è questa, con lui.
Lui
che amo.
Lui
che ora mi raccoglie in silenzio e che mi perdona nonostante ciò che
gli ho fatto, cose di cui non sono mai andato fiero, lui che mi brucia
ogni volta che lo vedo, che tiene la porta di casa aperta affinché io
possa tornare, che quando mi caccio nei guai me ne tira fuori, che mi
dà fiducia nei momenti critici, che si appoggia come mi appoggio io,
che anche se ci feriamo a vicenda dopo comunque ci perdoniamo sempre…
È
lui la mia famiglia, la mia casa, il mio futuro.
-
Non mi piace ciò che ho fatto. Se potessi cancellerei tutto, ma non
posso…. - Tento debolmente di intavolare una spiegazione che comunque
gli devo, ma come inizio lui sposta la mano sulla mia bocca zittendomi.
-
Lo so. - Mormora con quella sua voce che mi ha sempre fatto
rabbrividire. Io continuo imperterrito sul suo palmo:
-
Non volevo ingannarti, tradirti e ferirti. Non volevo che rompessimo
tutto. Non… - La voce muore e lui mi tira su la testa con dolcezza e
fermezza, porta il viso vicino al suo e mi carezza coi suoi occhi
azzurro mare, mi guardano profondamente dentro, leggono tutto ciò che
non arrivo ad esprimere normalmente.
Sa
che mi perdo sempre nelle parole nel tentativo di alleggerire
situazioni pesanti, ma adesso sono così turbato che non riesco nemmeno
a farlo come vorrei. Però con lui non serve.
-
Lo so. - Torna a dire piano.
Mi
era mancato.
Tutto.
Lui.
I
suoi contatti.
I
suoi sguardi.
La
sua voce.
La
sua dolcezza nascosta.
La
sua sicurezza.
Mi
verrebbe da chiedermi come può perdonarmi dopo tutto, ma la verità è
che lo so benissimo, io ci sono passato, mi ha ferito a morte, l’ho
perdonato, abbiamo ricominciato perché in realtà quello che si dice nei
film è vero. Se c’è amore non c’è ragione per non stare insieme e noi
non avevamo mai smesso di amarci.
Ecco
come si fa a perdonare, per quanto male ci si fa.
È
possibile solo se c’è quell’amore cieco, proprio quello che c’è fra
noi.
-
Mi dispiace. - Per ora non arrivo a dire altro.
Di
più non ce la faccio e senza respiro mi ritrovo con le sue labbra sulle
mie. Mi aggrappo come un ancora di salvezza, le tengo a me, mi immergo
in esse e le assaporo come mai in vita mia ricordo di aver fatto.
Forse
era solo da tanto che non lo facevo, che non lo avevo, forse questo
però non è un semplice bacio.
Credo
che sia una cura, me la merito? Non ha importanza… la scossa che mi
attraversa mentre le lingue si trovano, mi ridona la vita che avevo
interrotto per colpevolizzarmi.
L’ho
fatto abbastanza.
Se
lui mi sta perdonando senza bisogno di parlarne, vuol dire che è ora di
andare avanti veramente, che posso farlo anche io.
Mi
aggrappo con le mani alle sue spalle e mi stringo a lui che mi circonda
a sua volta, approfondiamo il bacio che ci lascia senza fiato e
coscienza.
Sbalzati
via da noi stessi e da questo posto, tutto ciò che conta ora è la sua
lingua, la sua bocca, il suo sapore, i suoi movimenti, queste
sensazioni di calore che mi erano mancate.
Ecco
la differenza con Jeanne.
Per
questo vale la pena morire ma anche vivere.
Per
questo si può andare avanti e ricominciare.
Per
questo.
Per
lui.
È
senza ragionare che scivolo con le mani sotto la sua felpa, cerco il
contatto col suo corpo e quando ce l’ho la sua pelle calda mi dà subito
alla testa, scosso dall’incoscienza che mi fa agire secondo i miei
desideri.
Era
da troppo che non lo toccavo così, che non lo avevo, che non lo
baciavo, che non mi possedeva ed ora che abbiamo innescato la miccia,
voglio tutto.
Senza
più pensare nemmeno per sbaglio, senza avere idea di che cosa sto
facendo, gli alzo la maglia e gliela tolgo separando le nostre bocche
per un istante.
Frenesia
pura nello spogliarci a vicenda qua dove siamo.
Fretta.
Desiderio.
Follia.
Quando
il mio indumento scivola via, passo subito svelto ai suoi pantaloni,
infilo la mano sotto e trovato il suo sesso inizio a massaggiarlo con
foga e decisione.
Non
so che diavolo sto facendo ma quando si inizia non si può interrompere.
Anche
lui si occupa della mia stessa parte con intensità, l’eccitazione sale
subito e come se il tempo vada in accelerando, ondate di calore mi
investono nonostante la mia nudità.
Fremiti
mi fanno impazzire, sono già al limite?
Così
presto?
Non
è da me ma ora è come se non fossi più io, non capisco nulla, so solo
che non posso più aspettare. È tutto così infuocato e sconvolgente.
Lo
voglio.
Lo
voglio sentire dentro ora, completamente, dimenticare tutto ciò che è
stato, concentrarci solo su questo istante.
-
Ti prego… - Mormoro fra gli ansiti d’eccitazione, questo credo sia una
scintilla che innesca quel famoso meccanismo esplosivo.
Non
chiedo altro.
In
un attimo mi prende e mi volta, rimaniamo scomodamente sulle scale ma
l’abbiamo fatto qua così tante volte, in fondo, che è quasi una vecchia
abitudine!
La
mia schiena non ringrazia ma lasciarsi andare in questo modo spesso è
tutto ciò che si desidera.
Non
ci impiega molto a prepararmi e come se avesse una fretta del diavolo,
come se stesse per morire, se non ce la facesse più nemmeno lui, in un
attimo scivola in me.
Il
respiro si taglia di netto, sgrano gli occhi ma non vedo nulla, mi
prende per i fianchi e mi attira a sé, io appoggiato sugli scalini
l’assecondo ma non è che sia davvero cosciente di ciò che facciamo.
È
un momento di nulla e di tutto.
Dio,
quanto mi mancava…
Non
si possono avere momenti simili in nessun’altra maniera.
Non
voglio più separarmi da lui.
Stare
così per sempre è l‘unica cosa che chiedo.
Lo
amo, lo amo e basta.
L‘ho
tradito, me ne pento, ma lo amo. Non voglio più separarmi da lui per
nulla al mondo.“
“Movimenti
fluidi mi fondono a lui, uniti in un unico corpo che combacia
perfettamente. Comincio a spingere e mi asseconda, lentamente il ritmo
ci prende e cresce mentre un piacere sempre più intenso mi dà alla
testa facendoci dimenticare ogni cosa.
Non
c’è più passato ed il futuro non conta.
Siamo
solo noi, ora, insieme, l’uno dentro l’altro, che ci stringiamo, ci
possediamo, ci amiamo e siamo pronti a morire così come siamo, perché
siamo semplicemente appagati e soddisfatti.
Va
tutto bene così.
Se
si può avere questo, il resto passa in secondo piano.
Le
strade per farci male non le sbagliamo mai, ma nemmeno quelle per
rimediare e ricominciare.
L’unica
mia costante ormai è lui e così sarà sempre.
Il
culmine lo raggiungiamo insieme con una scossa che ci tende fino allo
spasmo, catapultandoci lontano eppure nello stesso luogo.
Solo
la morte può separarci, ma non ci è ancora riuscita, tutto il resto lo
risolveremo sempre.
Seguendo
un istinto irragionevole, con le mani cerco il suo viso e trovato
carezzo possessivo ma delicato al tempo stesso ogni suo tratto, è di
nuovo mio. Me lo imprimo al tatto senza guardarlo.
È
quanto di più bello io possa avere.
Il
ritratto dell‘uomo fragile che sa rimediare ai suoi errori e che
nonostante tutto ama e sa farsi amare ancora.
Le
lacrime che bagnano le sue guance le raccolgo io, nessun altro le vedrà
mai più.
Si
ricomincia.
Da
ora è la pace.”
FINE