NOTE: da un po’ mi
dicevo che prima o poi avrei scritto qualcosa su questi due, solo che
non riuscivo a trovare la chiave giusta, poiché già nella serie
regolare fanno praticamente tutto loro! Poi lo spunto mi è venuto
guardando una puntata in replica della prima stagione, durante la quale
Neil e Peter hanno un litigio causato indirettamente da Kate. Allora
vedendo entrambi così arrabbiati mi è venuta una di quelle idee che
vengono a me… e se litigano ancora questa volta più seriamente? Bè, poi
ho semplicemente scritto senza sapere dove sarei andata a parare. Il
risultato è questa mia prima fic su di loro. Diciamo che, per ora, è
una slash a senso unico, ma più di così non dico altrimenti rovino la
sorpresa. Ma non mi fermo certo qua! Ne arriveranno altre. Spero che vi
piaccia. Buona lettura. Baci Akane
INCOMPRENSIONI
/Don’t let me down -
Skin/
- NEIL, TI HO MAI DATO
MOTIVO DI DUBITARE DI ME?! FINO A PROVA CONTRARIA SEI TU QUELLO CHE ME
NE HA DATO! -
Tanto vero
quanto amaro.
Quando Neil
sentì Peter urlargli in faccia quelle parole, capì dal dolore che ne
scaturì che aveva ragione e che anche se stava biasimando Peter per
qualcosa che gli aveva tenuto nascosto -a sua detta per il proprio
bene- in realtà quello da biasimare davvero era sé stesso.
Ma non solo.
Gli bruciava
che avesse ragione, oh se gli bruciava.
Gli bruciava da
metti!
Ecco perché
preferì non ragionare nemmeno lui e partire allo stesso modo… cioè non
proprio come un toro, ma qualcosa di simile. Più elegante comunque.
- SI, BEH, NON
PREOCCUPARTI, NON TE NE DARO’ PIU’! -
Però era vero
che finiva sempre per fare qualcosa di terribilmente stupido e lo
faceva sempre sapendo perfettamente che Peter ci avrebbe impiegato un
secondo a capirlo. E che poi ci sarebbe rimasto male.
Ci rimaneva
sempre male.
Vide i suoi
occhi castani lampeggiare comprendendo il significato di quell’ultima
sparata e rifiutandosi al tempo stesso di crederci.
E per
difendersi dal male che Neil gli aveva fatto, l’altro attaccò brusco
con un grugnito che non pensava affatto:
- MAGARI! - Di
cui poi se ne sarebbe amaramente pentito!
Non glielo
avrebbe fatto ripetere, Neil prese e si girò sparendo in un batter
d’occhio, senza gridare più nulla, senza esitare, senza guardarlo
un’ultima volta.
Peter lo guardò
allontanarsi con una tale velocità da farlo rimanere di sasso. Anzi,
più che veloce era stato abile, non si era messo a correre, lui era
semplicemente sparito dopo il passaggio di un furgone.
L’uomo più
grande rimase lì imbestialito a fissare il marciapiede vuoto, fumante
di rabbia, con il sangue che lo montava a mille e la testa intenta
nell’esplodergli e farlo impazzire più di quanto quel ragazzo non
facesse!
Non era
possibile che lo accusasse ancora di tenergli nascoste cose preziose
sulla morte di Kate ed era ancora meno possibile che questo fosse per
lui un problema!
Indagare sulla
morte di Kate era un suo dovere ed era ovvio che non coinvolgeva Neil,
glielo aveva già spiegato. Cosa c’era ora di nuovo se continuava le sue
indagini?
E poi possibile
mai che quello diventasse ancora idiota quando si nominava Kate? Aveva
ancora così tanto potere su di lui pur se morta?
Crederlo era
insopportabile eppure lui non era tipo da ignorare la realtà, non ci
riusciva proprio.
La voglia di
inseguirlo per picchiarlo era grande… per un motivo simile non poteva
rivoltarsi contro in quel modo, non ne aveva il diritto, dannazione!
Scuotendo la
testa fece poi un gesto con le mani per lasciarlo perdere e mandarlo a
quel paese, quindi si voltò dall’altra parte e salì in macchina. Tanto
l’indomani gli sarebbe passata, gli passava sempre.
Quando il
giorno dopo non lo vide in ufficio, pensò istintivamente ad un suo
stupido capriccio e la rabbia tornò prepotente. Non era proprio il caso
che si comportasse come un bambino!
Lui era tanto
buono e caro, ma decisamente c’erano limiti che non si potevano
passare, Neil li conosceva ormai bene e talvolta li calpestava di
proposito.
Voleva metterlo
alla prova?
Chiamò
l’addetto ai controlli e chiese dove fosse il segnale di Neil e quando
gli risposero che era a casa, sbuffò riattaccando bruscamente il
telefono.
Soppesò l’idea
istintiva trattenuta a stento di telefonargli e dirgli di tutto, poi
però preferì farsela sbollire di nuovo e dargli una delle sue famose
occasioni per fare da solo la cosa giusta. Sapeva che ci arrivava, dopo
un po’… solo che il più delle volte doveva essere lui ad indicargli la
via, a suon di calci!
Quel tipo
l’avrebbe fatto invecchiare prima del tempo!
No, decisamente
non era il suo baby sitter, solo il suo supervisore. Doveva controllare
che non facesse sciocchezze, che non si tagliasse la cavigliera e non
scappasse, che non continuasse le sue truffe… il suo compito finiva lì.
Certo era stato
assegnato all’FBI, anzi, per la precisione alla sua squadra, doveva
fare il consulente e non presentandosi a lavoro senza nemmeno
avvertire, creava già un motivo di richiamo. In una situazione normale
sarebbe andato da lui, ma lì di normale non c’era nulla.
Doveva crescere
da solo, per una volta. Provarci per lo meno.
Decise di
dargli l’occasione di farlo fino alla sera, se per la fine della
giornata lavorativa avrebbe continuato su quel piano, sarebbe andato a
dirgliene di nuovo quattro.
Se non voleva
crescere, l’avrebbe costretto in un modo o nell’altro.
Aveva ragione
lui, quella volta, e non transigeva minimamente!
E la sera era
poi giunta…
La porta del
suo appartamento non subì un ottimo trattamento, fu spalancata senza il
minimo bussare.
Fece un gran
botto sia quando si aprì senza preavviso, sia quando si richiuse dietro
l’uomo che come un caccia entrò nell’abitazione altrui.
Quando non lo
vide come al solito intento a studiarsi qualcosa o a fare qualunque
altra cosa facesse normalmente, non si fermò ma proseguì come un carro
armato per il resto dell’ampia sala, superando la camera e giungendo in
bagno. Quando spalancò anche quella porta, il calore dell’acqua calda
lo investì, quindi tuonò iroso:
- NEIL! - Non
gli servì annunciarsi!
Il ragazzo
sobbalzò all’interno del box e aprendo le ante smerigliate sbucò nudo e
bagnato, fissò Peter come fosse impazzito e pensò bene anche di
dirglielo:
- Peter, ma ti
ha dato di volta il cervello? -
L’uomo allora
gli si mise davanti ignorando il suo stato inadatto ad un dibattito, e
puntandolo col dito cominciò più infuriato della sera prima.
- TI HO DATO
TUTTO IL GIORNO DI TEMPO, PER RINSAVIRE! SI PUO’ SAPERE COS’HAI IN
QUELLA TESTACCIA DURA? - Non poteva certo dire fosse vuota poiché in
effetti non lo era. Gli doleva ammetterlo ma era piuttosto intelligente.
- Non puoi
venire qui ad urlare insulti! Datti una calmata! - Cercava di non
urlare, detestava farlo ed il più delle volte riusciva a mantenere un
certo contegno di cui era grato a sé stesso.
Però questo
peggiorò la situazione:
- INSULTI SONO
‘PEZZO DI MERDA‘, COSA CHE TI MERITERESTI, MA HO SOLO ESPOSTO UN FATTO:
‘TESTACCIA DURA’ E’ QUELLO CHE EFFETTIVAMENTE SEI! - La sua ironia
anche in quello stato non era buon segno e Neil lo sapeva, ma era
convinto di essere dalla parte della ragione, quella volta. Come tutte
le altre in effetti.
Aprì meglio
l’anta rimanendo sotto il getto caldo dell’acqua che lo bagnava come
fosse nella pioggia, ignorando ciò ed anche il proprio aspetto lindo
come mamma lo aveva fatto, continuò la propria presa di posizione,
stentando sempre più a controllarsi. Eppure già il fatto che rimanesse
in quelle condizioni davanti a lui era sintomo che non ci riusciva poi
tanto bene…
- Cosa c’è,
Peter? -
- COSA C’E’? E
HAI IL CORAGGIO DI CHIEDERLO? TI SEMBRA CHE PUOI FARE QUELLO CHE TI
PARE? - Peter era sempre più inferocito e questo gli faceva andare il
sangue al cervello, dopo quello che gli aveva detto la sera prima…
- Sei stato tu
a dirmi di togliermi di mezzo, no? -
L’uomo più
grande strinse gli occhi e aggrottò ulteriormente la fronte:
- Cosa ti ho
detto io? - Chiese abbassando il tono, credendo di aver capito male.
- Che ti ho
dato motivo di dubitare di me, quindi ti ho detto che non te ne avrei
più dato e tu, mio caro, eri ben d’accordo! -
Peter dovette
fermarsi dal mangiarselo, non si sbollì, anzi, si montò ulteriormente,
e mentre pensava alle parole che si erano detti la sera prima capì
finalmente il senso di quella frase di Neil.
Si avvicinò
ancora, ora gli spruzzi dell’acqua gli arrivavano anche addosso ma
sembrava non accorgersene.
- E QUESTO È IL
TUO MODO PER NON FARMI PIÙ DUBITARE DI TE? -
Esplose di
nuovo Peter senza più la minima cognizione di sé e di ciò che lo
circondava, tanto meno dell’acqua che gli arrivava parzialmente
addosso.
- STARTI
LONTANO E’ L’UNICO MODO CHE CONOSCO! - E non ce l’aveva più fatta.
Aveva urlato anche lui. Lo detestava ma era peggio lo stato d’animo
attuale. Perché non capiva?
Per lui era
insostenibile l’idea di deludere ancora Peter, di essere un peso per
lui, un fastidio… si era illuso di essere suo compagno ma nello
scoprire che gli nascondeva cose importanti come l’indagine di Kate -e
non era per il fatto che fosse KATE ma perché per Peter era talmente
rilevante da nascondergliela- aveva capito che si sbagliava di grosso e
quella conferma sparata senza ritegno, era stata peggio di una
pallottola in corpo.
- E CRESCERE
NO? MATURARE, UNA BUONA VOLTA, NON TI PIACE? SMETTERLA DI FARE E DIRE
CAZZATE?! - Ancora una volta la sfuriata di Peter lo sommerse, lo
vedeva rare volte così fuori di sé ed erano sempre tutte per colpa sua,
sapeva cosa fare per farlo arrabbiare a quel modo. Fare qualcuna di
quelle famose cazzate di cui parlava… è che capire cosa lui
considerasse cazzata, non era mica facile!
La verità era
che stare dietro a Peter e ai suoi canoni era quasi impossibile e
deluderlo ancora in un modo di cui non era nemmeno cosciente, era la
cosa peggiore. Non poteva accettarlo, preferiva quella strada. Almeno,
non gli avrebbe più dato gatte da pelare!
- IO NON SONO
COME TE, PETER, LO VUOI CAPIRE? NON CAPISCO COSA VA O COSA NON VA, NON
SO RAGIONARE CON LA TUA TESTA, SOLO TU RIESCI A FARLO CON LA MIA E A
TROVARMI SEMPRE… e capirmi sempre… ma io con te non ci riesco mai… - Si
rese conto di aver affievolito il tono d’improvviso e di star
mormorando appoggiato contro il muro di piastrelle dietro di sé, dopo
aver indietreggiato ed essersi fatto inglobare dall’acqua che ancora
cadeva, ma non portava via le sue insicurezze ed i suoi fantasmi. Tutti
quei difetti che sapeva di avere ma detestava. Difetti poiché erano
tali agli occhi di Peter, non hai propri. - … e finisco per fare quelle
che tu chiami cazzate. Nel cercare di fare come te, quella dannata cosa
giusta che tu riesci sempre a trovare, io sbaglio e non so cosa farci…
tu fai sempre tutto da solo, mi chiedi aiuto per i casi che ti fanno
comodo ma le cose importanti te le tieni per te. Quando cerco di
soddisfarti e quindi di capirti trovo dei muri, io devo indovinare cosa
vorresti ma sono diverso da te e sbaglio. Ti deludo. Non riesco ad
essere te. Lo vorrei ma… - Mentre le diceva, capiva che le pensava
davvero quelle cose, ma non aveva mai avuto il coraggio di dirlo
nemmeno a sé stesso. Si rese conto di apparire come uno stupido, per di
più completamente nudo. Nudo sia fuori che dentro. Mentre Peter era
ancora completamente vestito, al di là del suo dannatissimo muro
immaginario, a fare cose che lui non sapeva proprio.
Si rese conto
di essere fissato come non aveva fatto prima, Peter si era accorto di
averlo senza vestiti e sotto la doccia, aveva capito il senso profondo
di quelle parole… che senso profondo avevano? Perché aveva
l’impressione che lui stesso non riuscisse a capirsi ma che l’altro
invece ci riuscisse benissimo?
Come faceva?
Non riusciva
proprio a comprenderlo.
Vergognandosi
di sé stesso per la prima volta, e solo perché era convinto di non
piacere all’uomo da cui invece voleva essere apprezzato più che mai,
l’unico in tutta la sua vita da cui voleva esserlo assolutamente, si
girò verso il muro dandogli la schiena, si prese il viso fra le mani e
si premette contro le piastrelle calde e scivolose. L’acqua gli
ovattava i rumori e sperava di venir cancellato dal getto che gli
batteva addosso.
Cos’era,
quella, una dichiarazione?
E di che cosa,
poi?
Ci mancava solo
che gli dicesse che la persona che ormai contava di più era lui… ma
forse in un modo contorto glielo aveva anche confessato e… bè,
sicuramente Peter aveva capito. Solo lui poteva riuscirci, lo sapeva
bene.
Dopo un istante
che gli parve interminabile, sentì l’acqua chiudersi ed un asciugamano
morbido l’avvolse da dietro, quindi un corpo lo premette contro di sé e
due mani l’avvolsero girandolo.
- Vieni qui… -
Un mormorio… e quello era di nuovo il Peter che appariva per la maggior
parte del tempo. Dolce, calmo, pacato, pieno di attenzioni che solo lui
riusciva ad avere. Era sicuro e al tempo stesso impacciato nelle
dimostrazioni di calore umano. Non era mai stato capace di affetto
normale, ma era sempre l’unico in grado di trattare Neil nel modo
giusto, dopotutto.
Si era sempre
chiesto come dovesse essere stare fra le sue braccia, non aveva mai
osato provarlo. Aveva sempre confuso quegli strani desideri come quelli
che si potevano provare verso un padre, ma ora che c’era e che si
lasciava fare docile da quelle braccia forti che lo sostenevano e se lo
gestivano a piacimento, capì che la questione era ben diversa.
Questo ebbe
l’effetto di un treno in corsa che gli arrivava addosso in pieno.
Paralizzato, si
lasciò completamente fare da un inaspettatamente paterno Peter che dopo
averlo avvolto del tutto nel telo da bagno, lo condusse nella camera
accanto e lo sedette nel letto matrimoniale ancora sfatto.
I capelli neri
erano bagnati e si attaccavano alla testa e al viso disordinati come
non erano mai stati. Tutta la sua persona sempre perfetta appariva
diversa, quasi spaurito, un altro.
Peter lo guardò
apprensivo e passandogli le mani sulla schiena per asciugarlo, si fermò
alzandogli il mento con due dita che si bagnarono a sua volta.
Quando ebbe i
suoi occhi chiari timidamente insicuri nei suoi certi, gli regalò uno
di quei sorrisi dolci e rassicuranti che sapeva dare solo lui.
- Non
preoccuparti, vai bene come sei. Io so che sei buono, per questo mi
batto tanto per te. Vali la pena o ti avrei rispedito subito in
prigione. - Beveva le sue parole come acqua pura dopo giorno di
aridità. Assorbito dal suo viso raddolcito e dalla sua voce matura, si
sentì lentamente andare a fuoco a quel contatto, a quella vicinanza.
Sentiva di nuovo il controllo scemare da lui e questa volta sapeva di
non poter permetterselo.
- Quando dicevo
che mi davi motivo di deludermi, non intendevo che mi avevi deluso
davvero, solo che fra i due sei tu il truffatore, non io. Quindi per
logica non dovresti essere tu a dubitare di me ma al massimo viceversa.
E non volevo nemmeno dire che speravo tu te ne andassi. Solo che tu
mettessi la testa a posto. - Non si era mai dato pena per spiegare
tutte le sue sfuriate e capì che contava molto anche per lui chiarire
tutto, quella volta.
Neil sapeva in
un angolino della sua mente che doveva dire qualcosa e smettere di
fissarlo come uno stoccafisso, ma sapeva che fra il dire ed il fare
c’era di mezzo quella cosa con cui si era scontrato ora.
Non voleva
apparire di nuovo fragile, ma pur sforzandosi, a sentire che si era
sbagliato e che non l’aveva mai davvero deluso, si sciolse tutta la sua
tensione e come se gli tagliassero dei fili nel sentire la cosa che
contava di più per lui, si accasciò contro di lui, appoggiando la
fronte bagnata nell’incavo del suo collo. Non lo sentì irrigidirsi ma
al contrario si ammorbidì avvolgendolo di nuovo con le sue braccia con
fare protettivo e affettuoso. Era certo di non essersi mai sentito a
quel modo. Di volta in volta aveva sperimentato la fiducia in Peter,
aveva riposto la sua vita e la sua libertà nelle sue mani ciecamente e
non l’aveva mai deluso. Quello che provava ora in quella specie di
abbraccio, mentre sussurrava un incontrollato: - Grazie… - a fior di
labbra, non aveva comunque paragoni.
Forse Peter
-che, dannazione, era sposato- lo considerava come un figlio, ma per
lui non era come un padre. Aveva capito che non era così esattamente in
quel momento.
Per lui Peter
era decisamente di più.
Ormai era
tutto.
E sapere con
certezza di volerlo in quel modo assoluto e totale, lo paralizzò e lo
svuotò all’istante.
Si chiese se il
termine esatto per quello, non fosse amore platonico o semplicemente a
senso unico.
Senza speranza.
Senza sbocco.
Senza nulla.
E gli venne una
voglia inumana di piangere.
FINE