AMBIENTAZIONE: ultima puntata della settima stagione: ecco cosa succede semplificata: dal passato di Gibbs viene fuori l’uomo di cui si è vendicato venti anni prima per l’omicidio di Shannon e Kelly. Viene preso di mira affinché si faccia giustizia riguardo quel caso irrisolto e lo rapiscono in Messico i familiari di quell’uomo, i Ramosa, potenti boss della mafia messicana. Lo ricattano presentandogli il dito di Mike Franks, dicendogli che se non farà quello che gli diranno, ucciderà tutti quelli che gli stanno a cuore a partire da suo padre per finire con la sua squadra. Non fanno vedere la sua risposta, anche se lì per lì cerca di farsi uccidere, cosa che non gli riesce perché lo vogliono manovrare a piacimento in quanto agente federale degli Stati Uniti. Si passa a Vance che fa capire a Tony di ritrovare Gibbs anche se ufficialmente è solo in viaggio. Io parto da qui, il resto della puntata lo racconto nella fic!
DISCLAMAIRS: i personaggi e gli eventi non sono miei, a parte la scena finale a casa loro.
NOTE: Non potevo evitarlo, era troppo succoso come episodio. Incasinato ma succoso! Pieno di bello slash! Bè, dunque… non vi rovino la sorpresa, leggete e poi saprete dirmi… ah, ho già pensato dettagliatamente al seguito che so bene deve starci, e alla fine capirete perché!
Buona lettura. Baci Akane


NON SEI SOLO

/So far away - Staind/
"Per una volta siamo noi a dover pensare a lui.
In effetti non è la prima volta che lo devo fare, mi è capitato due o tre volte di salvarlo e risolvere i suoi casini… è difficile che succeda, lo ammetto… di solito è lui quello che mi tira fuori dai guai.
Però questa volta è strana, in realtà non c’è la certezza che gli sia successo qualcosa, non ufficialmente.
Lui è solo andato in Messico di tutta fretta, da solo, per seguire una pista sul caso che stavamo seguendo, nel quale c’entrava il colonnello Bell, quel bastardo che Gibbs ha incastrato. Quello che ora è libero grazie all’avvocato più fastidioso che io conosca, che per di più è chiaro corteggia il MIO uomo!
Certo che trovata una pista per il caso di Macy ci si fionda a seguirla come un idiota, da solo, senza dirci nulla!
Non è che ha detto sto seguendo una pista, è solo andato in Messico senza autorizzazione. Noi poveri imbecilli, qua, abbiamo solo potuto dedurre che fosse un viaggio per motivi personali.
Ma va bene che tenga all’oscuro la squadra, il direttore e chiunque voglia di questo edificio… ma io. IO.
Io che sto con lui non solo come ornamento… o almeno credevo…
Come ha potuto?
Come ha potuto lasciarmi da parte così?
Non mi ha detto nulla di quel che gli sta succedendo in questi giorni in cui è stranissimo, io non so cos’abbia, so solo con certezza che ha qualcosa e non riesco a smettere di pensarci. Faccio supposizioni su supposizioni ma l’unica risposta che ottengo, parlo di quella razionale perché sull’altra è meglio che non mi ci soffermi, è che per fare l’eroe solitario si è cacciato in qualche guaio serio, cosa di cui sono d’accordo anche Abby e Ziva, e che ora non torna più qua e non abbiamo sue notizie perché effettivamente non può!
Non lo sopporto quando fa così.
Agisce da solo aspettandosi che cosa?
Che gli stiamo dietro o che lo lasciamo fare?
Sì, che si ammazzi, forse!
Perché è così che finirà prima o poi, dannazione!
Morto!
Me lo rispediranno a casa in un pacchetto imbottito, a pezzi piccoli piccoli… in modo che io possa riconoscerlo solo col colore di caffè del suo sangue!
Dannazione!
Forse però sono così stizzito perché mi ha lasciato indietro nonostante siamo compagni, nonostante ci amiamo e abbiamo deciso di condividere tutto. Quando è scoppiato tutto quel casino di Ziva io e lui siamo stati sempre insieme, ci siamo detti tutto, ci siamo sostenuti e creduti.
Io ora non voglio arrivare al punto di dubitare di lui, non lo farò mai, mi dico, ma quando fa così… quando sparisce per giorni senza dire nulla perfino a me, dandomi solo la certezza che stia succedendo qualcosa di grosso… cosa devo pensare?
La confusione mi assale perché è risaputo che sono un tipo ipocondriaco, poi magari nei momenti giusti ritrovo il mio sangue freddo e sono piuttosto efficace, insomma mi giudico bravo nel mio lavoro, me lo dice anche Gibbs. Però ci sono volte in cui vorrei… vorrei solo non avere questo casino mentale… io mi fido di lui ma vorrei anche fidarmi del fatto che tornerà sempre a casa da me vivo.
Eppure purtroppo su questo punto non potrò mai avere la sicurezza perché so che pur di difendere qualcuno a cui tiene, morirebbe.
Ed ormai ha ripreso ad amare così bene… non solo me… tutti quelli che lo circondano, con cui ha continuamente a che fare.
Non è un amore come il nostro, è un grande affetto che nasconde bene, ma che c’è e si vede.
Chi lo conosce bene sa che quello è il suo modo di amare.
Perché deve proteggere tutti rischiando la sua vita da solo?
Quando morirà io voglio esserci, anche se spero di non dover fare unicamente da spettatore ma come minimo di seguirlo subito se non addirittura precederlo.
Però sembra quasi che non voglia concedermi questo lusso, che voglia fare da solo, quel piccolo ultimo viaggio.
Io non voglio.
Non voglio assolutamente.
Deve stare con me fino all’ultimo respiro e oltre.
Vance non può autorizzare questa missione di recupero, però mi ha fatto chiaramente capire di andare anche senza il suo sì ufficiale. Di fare in silenzio e senza essere visti, così mi sono preso Ziva e senza smettere di pensare a lui, ci siamo diretti in Messico in aereo.
Perché deve essere così difficile amarlo, vivere con lui, stare insieme?
Quando si tratta di sé stesso ha ancora quella maledetta mania di essere criptico e devo tirargli fuori le cose con le pinze… ma ha bisogno di me, eccome se ce l’ha… nell’ultimo anno, poi, la nostra relazione si è rafforzata ulteriormente ed abbiamo avuto nettamente questa sensazione.
Di non poter vivere separati.
Però non sarà mai pronto a rischiare la mia vita.
Mai.
Quando finalmente l’aereo atterra, si abbassa la coda per farci uscire ed io e Ziva siamo d’accordo di fare veloci ma in silenzio perché non abbiamo autorizzazioni, quindi appena ci avviamo all’uscita strabuzziamo gli occhi alla luce esterna.
Una figura viene verso di noi e appena la mettiamo a fuoco sgraniamo gli occhi sbigottiti.
Questa poi… mai missione segreta di recupero è stata più veloce e più segreta!
Eccolo lì Gibbs che ci aspetta e che sale subito!
Fantastico!
Nemmeno la fatica di diventare matti!
Ho l’istinto di andare a toccarlo e magari anche baciarlo, ma naturalmente non davanti a Ziva, quindi mi trattengo. Mi aspetto che dica qualcosa, che si spieghi, che… ma no, non una parola, non un gesto od uno sguardo.
Come se fosse tutto normale, se glielo dovessimo, se avessimo fatto qualcosa di normalissimo.
Lui va in Messico senza avvertire nessuno sulla natura del suo viaggio, interrompe ogni comunicazione con noi per un sacco di tempo e quello che fa dopo che ci rivede, quando veniamo a cercarlo, è un bel NIENTE!
È molto stanco e malconcio anche se non a grandi livelli. Non capisco se abbia effettivamente lottato o cosa gli sia successo e lui si limita a sedersi davanti a noi e a chiudere gli occhi per riposare.
Non dice assolutamente nulla.
Nulla.
Come se io non fossi nessuno, se non esistessi, se non stessi con lui.
Come se guardandomi mi rivelasse qualcosa di troppo importante, qualcosa che non devo assolutamente sapere.
Come se fosse vitale che io non sappia perché altrimenti sarebbe tutto compromesso, e quel tutto non può andare a quel paese perché è più importante.
Più di me?
È questo che fa.
Mi sfugge!
Lui che riposa!
Ma quando mai!
Nemmeno se attraversa l’inferno lo farebbe!
Mi sfugge e basta.
Se non ci fosse Ziva parlerei chiaro, ma l’aereo riparte per gli Stati Uniti e il silenzio cala quasi mortale, ad eccezione del casino dei motori in volo.
La mia espressione è sempre più truce mentre lo guardo, non serve dire che sono arrabbiato e che sto solo cercando di trattenermi dal saltargli addosso per picchiarlo.
Non mi fa paura dopo tutto quello che mi ha fatto!
Si muove e finalmente apre gli occhi, è qua che colgo l’occasione al volo e fregandomene altamente gli parlo.
Il silenzio è per i vigliacchi, io devo sapere cosa è successo e a costo di provocarlo ed esasperarlo come faccio con tutti quando voglio ottenere qualcosa, lo farò parlare!
- Non hai trovato Franks? -  Mi viene in mente che oltre all’indagine per l’agente Macy, sul colonnello Bell ed il suo dannato complice, c’è anche in ballo il particolare di Franks. In qualche modo poteva rischiare di essere in pericolo, per colpa di quello stronzo del colonnello che si mette a far fuori quelli che hanno a che fare con Gibbs per pura vendetta. Non mi risponde quindi lo ripeto più forte, allora si decide a dire con stizza, almeno la stessa che uso io:
- Ti ho sentito! -
- Quindi non vuoi proprio parlarne? - Oh, se pensi che molli così ti sbagli di grosso, mio caro. Devi capire che non sono uno qualunque!
Gli altri potranno avere paura a farti domande così dirette, io no.
Io sono il tuo uomo, tu a me lo devi. Sei sparito e quando ci rivediamo non mi dici nulla!
Ziva mi guarda facendomi cenno di smetterla, ma non ci penso proprio, così Gibbs finalmente risponde, anche se con sempre meno pazienza. Però lo fa e so che è solo perché sono io e davanti a Ziva non posso fargli grosse scenate.
- Il barista ha detto che la famiglia di Franks ha lasciato la città il giorno prima. -
- Quindi lui sapeva che stava per succedere qualcosa! Cos’altro hai scoperto? - Mica te la cavi con così poco! Voglio vedere fin dove arriva.
- Gli agenti messicani si sono stancati di me che facevo domande! -
- Perché non hai detto che eri nella Task Force? - Non penso che fosse là perché era della Task Force per trovare l’assassino dell’agente Macy, sua vecchia amica, ma questa è solo una di quelle domande strategiche per arrivare alla verità!
- Perché non ne facevo parte! - Ora alza la voce seccato e mi guarda torvo ma non certo quanto lo sono io e mentre Ziva si preoccupa fissandoci a disagio, io sorrido di scherno. Lo conosco abbastanza da riuscire ad arrivare dove voglio. Certo non ci riesco sempre ma se mi impegno… dopo di che continuo acido:
- Comunque pensavo che sarebbe servito tutto l’esercito messicano per cacciarti! - Questo è vero anche se dovrebbe sembrare una delle mie battute che sdrammatizzano. Tutti e tre capiamo che è solo un debole tentativo poco convinto, più che altro una provocazione.
È vero che nulla al mondo caccerebbe Gibbs da un posto se non fosse lui stesso a volersene andare, e se ne vorrebbe andare solo dopo aver trovato tutte le risposte che a lui mancano. Quindi cosa mi nasconde?
A questo punto veniamo interrotti dalla voce del pilota che ci avverte di un paio di turbolenze, ci sistemiamo meglio nei nostri posti, Ziva è sempre più a disagio e non sa che fare, mi crede impazzito, forse. Si ristabilisce il silenzio e non parliamo più per il resto del viaggio.
Tanto per cambiare è dannatamente sfuggente e qua mi preoccupo ufficialmente. Vorrei evitare questa mia patetica espressione apprensiva, cerco di mascherarla, sono bravo in questo, ma come mai proprio non mi riesce? Forse in extremis riesco a tirare fuori un’aria un po’ torva.
Se continua così scoppierà la terza guerra mondiale!
È successo qualcosa, laggiù, qualcosa di davvero brutto e lui non vuole dirmelo. Capisco che c’è Ziva ma come può fare così?
Come?
Dopo quello che abbiamo già passato, dopo che lui per me aveva lasciato Ziva in Israele da quei pezzi di merda che l’hanno mandata a morire!
Sta tirando troppo la corda, non va bene così. Io sono buono e un buffone però non bisogna pestarmi la coda.

Giunti in aeroporto a Washington DC, recuperiamo le nostre macchine e io avverto Ziva di andare direttamente all’NCIS che porto prima a casa Gibbs per ripulirsi un po’. Essendo che non l’ha chiesto lui, lei si stupisce anche se il silenzio le fa pensare che gli stia bene, così non ribatte e si avvia con la sua auto in un‘altra direzione rispetto alla nostra.
Facciamo tutta la strada fino a casa in perfetto silenzio, quindi appena apriamo la porta d’ingresso ed entriamo, lui si dirige dritto fino al bagno ancora nel suo ostinato mutismo, come se fosse tutto normale, se non mi dovesse ancora nulla ed è proprio questa la prova che invece ha davvero qualcosa di grosso da nascondermi.
Non voglio pensare a cosa possa essere, però questo caso su cui stiamo lavorando è sempre più un macello…
Chiudo gli occhi, tendo i muscoli, stringo i pugni e conto fino a dieci, poi con un respiro profondo lo seguo a passo di carica fino al bagno.
Entro e lo vedo mentre si spoglia, ha aperto l’acqua della doccia, mi ignora come se avessimo litigato.
Bè, mio caro, almeno dopo di questo avrai ragione di farlo!
Non voglio fargli una scenata, davvero, però me la tira fuori lui!
- Non hai davvero niente da dirmi? -
La voce è tesa, come se dovessi esplodere da un momento all’altro.
Lui continua a fare quello che gli pare come niente fosse. Non mi guarda.
Ringhia un no sbrigativo. Mi sfugge ancora.
- Jethro, cosa diavolo è successo, là? - Lo chiamo col nome, glielo sto chiedendo in qualità di compagno e non di collega o di sottoposto.
Sono fermo, teso, una vera e propria corda di violino, più serio che mai e non gli stacco gli occhi di dosso, dal suo corpo ora nudo che si appresta ad infilarsi nel box della doccia dove poi non si farà vedere finché vorrà. Dove starà di nuovo solo.
- Quello che ho già detto. - Ci prova…
- Ma pensi davvero che creda sia tutto lì? Per chi mi prendi? Dopo tutto quello che siamo, che abbiamo fatto, che ci è successo… che abbiamo superato… tu pensi che bastino un paio di palle buttate a caso? Non pensi di dovermi qualcosa di più? -
Mi altero sempre più mentre gesticolo animatamente, sono fuori di me e sto solo cercando di non lasciarmi troppo andare a scenate isteriche, ma non è che lui mi aiuti.
Lui si ferma davanti al box, una mano sul vetro smerigliato, la mascella contratta, gli occhi dritti sull’acqua che scende bollente. Pensa. Pensa a cosa dirmi e non che sia il caso di tirare fuori tutto!
- E’ meglio così, credimi. Fidati. - Ma non mi guarda mentre lo dice, non mi dà vero motivo di fidarmi, non ora, non così.
Entra nella speranza che basti, quindi io non ci vedo più e con uno scatto veloce sono davanti a quella maledetta doccia, a lui che bagnato dall’acqua sembra quasi sperduto, come se non sapesse in che direzione andare… solo dove non potrà assolutamente dirigersi.
Stringo convulsamente le piccole porte scorrevoli, lo fisso dritto negli occhi color mare, sono così smarriti e tutta la mia rabbia gigantesca si smonta in un attimo.
Non l’ho mai visto così.
Mai.
E forse nessuno lo vedrà perché fuori di qui tornerà quell’enigmatico essere con un casino dentro che combatte una guerra tutto solo, nella speranza di salvare tutti e sistemare le cose.
Perché devi essere così…?
Mollo i vetri, lascio cadere le braccia lungo in fianchi quasi con stanchezza, l’ira scema insieme all’acqua che cade su Gibbs davanti a me, i muscoli si rilassano e forse l’espressione con cui lo guardo è quella che gli fa più male.
Voglio solo che stia bene, che non debba passare sempre tutto questo inferno in solitudine per proteggere gli altri.
Vorrei che imparassero a difendersi da soli, che nessuno avesse più bisogno di lui.
- Ti lasceranno mai in pace? - Chiunque sia che ora ti tormenta…
Invece delle mille sfuriate che volevo fargli, mi escono queste flebili parole cariche di un sentimento che l’accarezza e lo ricarica.
Forse gli può bastare questo, per ora, ma prima o poi avrà bisogno di molto di più… ed ho paura che in quel momento sarà troppo lontano da me, se continua così.
Mi guarda liberamente stanco e smarrito, come se volesse parlare, se non volesse far altro che quello, rendermi partecipe, chiedermi sostegno.
Lui non deve stare così. Non deve sentirsi solo a combattere.
Lui avrà sempre me, incondizionatamente.
Poi, in tutta risposta, si limita a sporgersi dal box e bagnato com’è, mi posarmi un leggero bacio sulle labbra. Come un ulteriore piccola ricarica per sé stesso e un grazia al mio esserci.
Sa che non serve che parli, dopo tutto.
Lo capisco al volo.
Mi scuotono i brividi a questo piccolo contatto, ho una strana sensazione.
Quasi che… dovremo prepararci ad un periodo coi fiocchi!
Ci separiamo.
A volte vorrei non avere queste intuizioni, visto che poi si rivelano giuste.
- Ricorda solo che non sei solo. Non rischiare unicamente la tua vita, per una volta. - E così come quelle intuizioni, anche questa lo è.
Nel momento in cui lo dico, lo sento come rilassarsi ed un breve guizzo solca i suoi occhi che non sembrano più tristi e soli.
Non voglio che succeda più nulla ma ho la tremenda sensazione che questo sia appena l’inizio.
Dopo di ciò semplicemente mi giro e me ne vado lasciandolo farsi la doccia insieme alle sue riflessioni.
Non sei solo, Gibbs, non dimenticarlo mai. “

“Lo so che non lo sono ma in momenti come questo non posso fare a meno di pensare che se invece lo fossi, quei bastardi di Ramosa non avrebbero potuto ricattarmi. O mi lascio corrompere e divento il loro tirapiedi da qua, o uccidono tutti quelli che per me contano. Spero solo che non sappiano che sto con Tony, altrimenti diventerà il primo bersaglio!
Perdonami, ma non posso renderti partecipe di una cosa simile, non ora.
La tua vita, come quella di tutti gli altri, la sto già rischiando e non avrei mai voluto, ma purtroppo, mi brucia dirlo, questo non dipende da me anche se vorrei poter fare qualcosa.
Questa volta sono in un bel casino, specie considerando che il dito che mi hanno consegnato è quello di Mike! “

FINE



NOTE FINE: Allora… siccome sono buona e non ho detto come finiva l’episodio, ho deciso di farlo qua.
Dopo di questo Gibbs non è chiaro che parti abbia preso. Non dice niente a nessuno ma si vede che è strano e a Vance non ci vuole molto per capire e affida un’operazione a Tony invece che a lui.  
Il tutto finisce con Vance e Gibbs che parlano e gli fa capire che aveva compreso tutto e che l’ha aiutato a modo suo come ha potuto. Mette poi Tony a spiare ad uno dei due capi Ramosa e si vede Mike vivo che fa la stessa cosa, anche senza un dito.
Alla fine, però, l’altro capo Ramosa va nel negozio del padre di Gibbs e gli punta contro la pistola!
Il tutto ha esattamente questa conclusione!
A questo punto noi (io) possiamo solo ipotizzare… e lo farò in una bella fic a capitoli che verrà dopo questa!
Baci Akane