NON SMETTERE DI
CREDERE
“Devi promettere che
sopravvivrai, che non ti arrenderai qualunque cosa accada, per quanto disperata
sia la situazione.”
(Jack -
Titanic)
CAPITOLO I:
SOLE NASCOSTO
Succede quando tutto nella tua vita
finalmente va bene.
Dopo che hai passato gran parte di essa a
cercare un senso, il tuo posto nel mondo, dopo che hai trovato la persona giusta
e il tuo destino finalmente va bene e sembra abbia smesso di darti dure
prove.
Ebbene allora arriva il momento
peggiore.
Non pensavi potesse succedere ancora
qualcosa di brutto, eri convinto che le sfortune e le sofferenze fossero finite,
eppure ti ritrovi catapultato contro le tue stesse certezze e ti ricredi. Non
vorresti ma non hai scelta.
Il mondo che crolla non puoi ignorarlo.
Lo sta facendo davanti ai tuoi occhi,
sorridendo dolcemente triste ma pieno di amore, col sole tenue autunnale che si
nasconde dietro alle nubi scure.
Pioverà mentre tutto ti crollerà addosso.
Pioverà mentre tu piangerai.
Reid lo vide buttarsi giù dalla scarpata
troppo alta per essere considerata un salto da poco e quando credette di urlare
ma si rese conto che dalla sua gola non usciva un solo suono, si accorse che non
era un sogno. Non lo era poiché non riusciva a gridare a causa del nodo che gli
legava dolorosamente le corde vocali.
Sperare non era da lui, eppure lo
fece.
“Svegliati, dannazione…
non puoi viverlo davvero… non può essere vero… non può… Morgan non può essersi
buttato!”
Se lo ripeté come una litania disperata, ma
nemmeno le lacrime gli scendevano mentre le nuvole continuavano ad avanzare
tenendo ancora nascosto il sole, quel sole che fino ad un attimo prima era stato
lì sopra di loro a riscaldarli, per quanto possibile visto la temperatura che
andava via via sempre più abbassandosi.
Come erano arrivati, lì?
Alzò gli occhi al cielo mentre veniva
trattenuto per impedirgli di buttarsi giù a sua volta. Li alzò e non cercò un
Dio in cui razionalmente non credeva ma che comunque conosceva alla perfezione.
Li alzò per cercare il sole che continuava a nascondersi per non rispondere alla
sua domanda.
“Perché mi hai portato
via Morgan?”
E forse in quel momento il sole e Dio, per
lui, furono sinonimi.
Perse coscienza del suo corpo e dopo aver
considerato alla velocità della luce tutte le motivazioni per cui non avrebbe
mai e poi mai potuto salvarsi da quell’altezza vertiginosa, capì che nemmeno lui
voleva sopravvivere senza il suo mondo.
E
gridò il suo nome come invocasse la propria stessa morte.
Gridò in maniera straziante, dalle viscere,
strappandosi l’anima, mentre calde lacrime rigavano il viso.
Affacciarsi al fosso gli permise solo di
costatare che alla fine di quel burrone scosceso c’erano delle rapide ed un
fiume che correva troppo forte portando qualunque corpo troppo lontano da lì in
un attimo.
Solo lontanamente sentì le mani di questi
estranei che avevano costretto Morgan a buttarsi e si accorse che stava tentando
di fare la stessa cosa.
Come potevano chiedergli di non
farlo?
Non si poteva sopravvivere…
***
Il
giorno in cui quegli uomini arrivarono erano insieme.
Era il 17 Novembre e Reid non se lo sarebbe
mai dimenticato.
Morgan lo stava indottrinando circa la
musica e gli stava facendo ascoltare quella che secondo lui aveva il significato
più bello che avesse mai sentito.
La
canzone era ‘Don’t stop believing’ di un gruppo chiamato Journey. Lui
naturalmente non la conosceva e non poteva nemmeno dire di apprezzare molto la
melodia od il genere troppo commerciale per i suoi gusti, però aveva ascoltato
il testo e gli era rimasto impresso poiché era denso di un bel significato.
Diceva di dover credere nonostante tutto
quello che succede, per quanto brutto sia quello che ci circonda, per quanto
questo mondo sembri marcio, continuare a credere sempre perché la vita non si
ferma mai.
Era un bel messaggio ma quel che gli era
piaciuto maggiormente era la spiegazione di Morgan, aveva usato il testo stesso,
con il suo solito fervore pieno di convinzione:
-
Ti guardi intorno in una notte come tante, scura, dove normalmente l’umore non è
alto proprio perché manca il sole a tirare su il morale. La notte rappresenta le
tenebre, le paure, il brutto.
Immagina di andare in giro per la città,
cosa vedi?
Una ragazzina di città, che vive in un mondo
solitario che prende il treno di mezzanotte con destinazione ignota, un ragazzo
di città, nato e cresciuto nella zona sud di Detroit che prende un altro treno
di mezzanotte sempre con destinazione ignota. Poi avanza e pensa di entrare in
un vecchio palazzo fatiscente, c’è un cantante in una stanza piena di fumo con
odore di vino e profumo dozzinale. Persone diverse che però possono condividere
la notte in cambio di un sorriso vicendevole, volendo.
Non sono cose belle quelle che vedi in giro,
specie di notte, però va avanti e avanti e avanti e avanti. Non fermarti.
In giro ci sono stranieri che aspettano,
camminando su e giù per il viale malfamato, le loro ombre scrutano la notte
cercando il modo di sopravvivere.
È
tutta gente della notte che vive solo per trovare l’emozione che si nasconde da
qualche parte, sempre nella notte.
Gente che lavora duro per averne in
abbondanza di qualunque cosa desideri e sogni, tutti vogliono provare un brivido
e farebbero carte false per potere tirare i dadi ancora una volta, dopo che
hanno perso tutto. Tirare per provare a farcela, questa volta.
Alcuni vinceranno, altri perderanno. Alcuni
sono nati per deprimersi, altri per sollevarsi. E‘ come un film che non
terminerà mai.
Va avanti e avanti e avanti e avanti. Non
smettere di credere qualunque cosa tu veda e ti succeda, conserva il sentimento
positivo che ti permette di vivere e non mollare mai. Questa è gente della notte
priva di speranza, però cerca lo stesso il sole. È un sole nascosto, per molti;
alcuni tentano di arrivare al giorno e anche se ci arrivano non riescono a
vederlo, però è sempre lì.
Anche se piove, il sole è dietro alle nuvole
che lo nascondono. Ma c’è.
Non smettere mai di credere. -
Gli avrebbe chiesto di ripetergli tutta la
spiegazione e non perché non aveva già perfettamente memorizzato ogni singola
parola, ma perché nella sua mente non sapeva riprodurre perfettamente l’amore e
la convinzione con cui lo diceva, la fede che esprimeva.
Lui viveva senza smettere mai di credere in
ciò che faceva e non aveva paura di mostrare i suoi sentimenti sempre forti,
sempre brucianti, sempre inaffondabili.
Ascoltandolo, insieme alla melodia che
cercava di trasmettere la medesima forza alle parole, si chiese se lui fosse un
tipo da giorno o da notte.
Morgan era da giorno mentre lui finché solo,
era stato nella notte.
Però adesso il sole era riuscito a vederlo,
l’aveva baciato e posseduto.
Se
ne era innamorato, era diventato tutta la sua vita.
Adesso viveva per il sole.
Dunque poteva considerarsi un tipo da
giorno, adesso?
Prima che potesse rispondere a quella
domanda, quegli uomini erano arrivati e tutto era accaduto più velocemente che
mai.
Il tempo di guardarsi, poi, non c’era stato.
Un furgone fermarsi, uomini sconosciuti
scendere in silenzio senza una sola parola, vedere Morgan venir colpito
brutalmente e improvvisamente, vederlo cadere a terra svenuto e poi sentirsi
portare via.
Chiamarlo e sapere che non poteva più
sentirlo perché erano stati ormai separati, lui era in quel furgone e Morgan da
solo, fuori, in strada.
Come poteva essere successo a loro?
Quella fu l’unica domanda che sarebbe
rimasta persistente da lì in poi, per sempre.
Quando si rivide il suo viso davanti, capì
che doveva essere impazzito per ritrovarlo e che non si era arreso davanti a
nulla, proprio come gli aveva detto prima di essere separato da lui.
Capì anche che però non se la sarebbe cavata
troppo bene, era stato picchiato e conoscendo il suo compagno dubitava che
avesse seguito l’ordine di Hotch di non fare di testa sua per non cacciarsi
anche lui nei guai.
Gli era bastato guardarlo, lo conosceva, non
servivano parole.
Aveva fatto l’impossibile e l’aveva trovato.
Un magone gli salì nonostante razionalmente
sapesse che ora erano in un mare di guai insieme, visto che tenevano legati
entrambi con delle pistole puntate alla testa.
-
Non vogliamo te, ti avevamo dato la possibilità di vivere e farti gli affari
tuoi… ma per fare lo stupido eroe, ora troverai la fine dei tuoi giorni! -
Glielo dissero con una certa fantasia, Reid ci aveva impiegato un istante a
tradurre quella frase, mentre Morgan altrettanto a rispondere a tono, con
disprezzo:
- Non me ne frega niente di vivere se lui è
nelle vostre luride mani! - Una frase che forse non aveva nemmeno pensato prima
di sparare ma che ebbe anche la capacità di far sentire meglio Reid,
impossibilitato ad emettere un solo suono.
Gli sconosciuti risero sprezzanti, quindi
spingendoli vicino, sbraitarono:
-
E allora ti accontento! Vediamo se lui può vivere senza di te! -
Nel realizzare il senso anche di questa
frase, il giovane dai capelli biondi tutti scompigliati intorno al viso
terrorizzato, si paralizzò di nuovo guardando angosciato il suo ragazzo accanto
che lo ricambiava dopo aver capito che a quegli uomini interessava solo
Reid.
Si scambiarono uno sguardo carico di
significato e trattennero il fiato per un momento.
La
sensazione pressante che li investì mentre i loro occhi si incatenavano, fu che
quella sarebbe anche potuta essere l’ultima volta.
-
A noi interessa solo il genio, non ce ne frega niente di te e non so come ci hai
trovato, ma faremo in modo che tu non possa farlo una seconda volta! -
Dopo, prima di essere trasportati altrove,
avevano avuto un istante per stare soli, anche se legati ed impossibilitati a
toccarsi.
L’urgenza nei volti che si scrutavano
imprimendosi a fondo ogni dettaglio.
-
Andrà tutto bene! - Disse allora Morgan. Reid non poté fare a meno di chiedersi
come fosse possibile ma l’altro non lo fece parlare, capendo subito a cosa
pensava con quell’espressione sconsolata: - Va bene, ho scavalcato Hotch, ma
sicuramente ci stanno per trovare… vedrai che fra poco tutto questo sarà finito!
- Come riusciva sempre a dire parole di conforto persino in situazioni pessime?
Forse perché c’era lui e non voleva che si
spaventasse troppo, che smettesse di credere -proprio come gli aveva detto ore
prima- che il sole fosse capace di uscire dalle nuvole che lo nascondevano.
- Hanno detto che hanno bisogno delle mie
capacità inumane e quando gli ho detto di cosa parlavano mi hanno sciorinato
tutto quello che so fare usando la testa. Decifrare codici, memorizzare
qualunque cosa leggo o sento… gli ho chiesto come facevano a saperlo e hanno
detto di aver ottenuto il mio file personale mentre cercavano una persona come
me. Vorrei proprio sapere cosa c’è scritto in quel file… - Spiegò la situazione
per distrarsi e cercare la sua razionalità che magari sarebbe stata più utile.
Aveva bisogno di credere in Morgan prima di tutto. Se lui era lì non poteva
deluderlo e perdere tempo in pessimismi cosmici inutili.
-
Ci sarà scritto che sei un genio e che risolvi tutti gli enigmi! Basta vedere il
tuo QI per capire che sei l’uomo che tutti cercano! -
-
Che tutti cercano? - Chiese senza capire se fosse ironia e cosa intendesse.
Morgan ridacchiò e si sentì strano a
riuscirci lo stesso, ma per lui valeva sempre la pena.
-
Tutti vorrebbero un Reid… -
- Lo dici come se fossi un animale
domestico! - Si lamentò non apprezzando l’immagine che stava dando di sé,
l’altro continuò divertito anche se ridere gli faceva male allo stomaco
tumefatto.
- Il migliore che abbia mai avuto! - Lo vide
fare il broncio consapevole che essere paragonato ad un animale domestico per
uno che aveva mille lauree, non dovesse essere il massimo.
Fu
quello l’ultimo momento in cui le loro espressioni furono distese mentre
comunicavano quasi con tranquillità, poi come se avessero sentito un campanello
che imponeva una scadenza urgente, Morgan divenne di nuovo serio e cercando di
avvicinarsi il più possibile, disse fissandolo negli occhi con intensità:
- Ascolta, piccolo… devi promettermi che ce
la farai qualunque cosa succeda fra poco. -
Reid corrugò la fronte e rifiutandosi di
capire ciò che invece era evidente, si oppose:
-
Hai detto che Hotch ci troverà subito… - Morgan lo interruppe con autorità:
- Lo so cosa ho detto, ma se non dovesse
farcela in tempo… -
- In tempo per cosa? - Replicò testardamente
il più giovane combattendo fra la paura e il rifiuto.
-
Lo sai… -
- No, non voglio saperlo! - Combattendo
ancora per non ammettere l’evidenza.
-
Spencer, Hotch arriverà a te, ma forse non a me. Se non ce la facesse in tempo e
dovessero uccidermi voglio che tu invece ce la faccia. - Il silenzio dell’altro
lo addolcì e sorridendo fiducioso ed incoraggiante, non riuscì a scacciare la
tristezza dai suoi occhi. Tristezza per la consapevolezza di aver ragione. - Io
non ce l’avrei fatta senza di te ma voglio che invece tu ci riesca. Voglio che
tu vada avanti. - E mentre lui diceva questo, Reid cominciò a terrorizzarsi
scuotendo la testa come un forsennato, un animaletto piccolo piccolo spaventato
a morte che voleva negare la realtà e rifiutare la sua intelligenza troppo
spiccata persino in un momento simile.
Intelligenza che gli diceva che era vero,
che Morgan aveva ragione. Che avrebbe potuto non farcela veramente.
-
Spencer. Devi promettere che sopravvivrai, che non ti arrenderai qualunque cosa
accada, per quanto disperata sia la situazione. -
Silenzio.
Terrore.
Rifiuto.
-
Promettimelo! Non devi mai smettere di credere. Va sempre avanti. -
Autorità.
Forza.
Fede.
-
Va… va bene… - Però non voleva prometterlo seriamente. Non voleva pensare di
aver davvero bisogno di dover andare avanti senza il suo amore, senza Derek.
Non voleva crederci anche se glielo stava
promettendo.
Quel momento non se lo sarebbe mai
dimenticato, gli sarebbe rimasto impresso a fuoco indelebilmente, torturandolo
ogni giorno della sua vita.
Crudelmente.
Quando scesero dal furgone dopo essere stati
portati lontano dal posto in cui erano stati tenuti inizialmente, si accorsero
di essere fuori città, in un altura in mezzo alla boscaglia alla quale si
arrivava con un sentiero che li aveva fatti dondolare non poco. Era autunno e lo
spettacolo di foglie dal caldo colore che scendevano aiutate dal vento fresco,
era suggestivo. Pioggia di rossi, gialli, arancioni e marroni, una meraviglia da
togliere il fiato. Il sole tenue cercava di fare il suo dovere, ma le nuvole
all’orizzonte continuavano ad avanzare impietose e veloci. Nuvole cariche di
pioggia.
Vedendo il dirupo scosceso e sentendo
l’acqua infrangersi sugli scogli, alla fine di un’altezza spaventosa, si resero
conto di ciò che sarebbe successo e capirono che le previsioni di Morgan erano
state buone.
- Avanti. - Lo spinsero separandoli. Reid
cominciò a tremare sia per il vento fresco che per la situazione, tentò di
seguirlo ma non glielo permisero, trattenendolo, quindi lo guardò posizionarsi
ai limiti del precipizio roccioso. C’era un bel panorama da lì sopra. Non era
difficile credere che la gente si soffermasse lì per ammirarlo e che poi,
magari, cadesse giù accidentalmente.
“Lo faranno sembrare un
incidente…”
E ne ebbero la conferma quando lo slegarono.
Sapevano che i segni delle corde sarebbero rimaste ma contavano anche sul fatto
che sfracellandosi nelle rocce sottostanti e venendo trascinato via dall’acqua,
certi segni si confondessero e che comunque rimanesse poco di lui.
Tutto calcolato.
Non erano criminali qualunque, a partire dal
fatto che volevano Reid per realizzare chissà quale sporco piano. Era gente
importante e non potevano rischiare di venir identificati in nessun modo,
nemmeno con un cadavere con delle pallottole in corpo.
Di
certo non erano sprovveduti. Se lo fossero stati, quando avevano preso Reid non
si sarebbero limitati a stordire lui, come invece avevano fatto. Il non
ucciderlo subito indicava che non potevano rischiare di farsi troppi cadaveri
alle spalle. E forse non avrebbero voluto farsene nemmeno uno, per sicurezza.
Ecco perché ci tenevano tanto che quello
risultasse un incidente e che comunque non ci fosse modo per risalire a loro.
E poi di Reid che ne avrebbero fatto?
Le nuvole dell’orizzonte giunsero ad
oscurare il cielo ed il sole.
Niente parole se non queste:
-
Ricorda, piccolo. Non sono pentito di niente. -
Infine quello sguardo carico di certezze e
di sentimento, non paura ma bensì tristezza. Tristezza per non potergli stare
vicino ancora. Ma non paura. E nemmeno rimpianto.
Così, guardandolo fisso negli occhi,
semplicemente si buttò.