CAPITOLO XI:
PARTI BUIE

/Walk this way - Aerosmith & Run DMC /
- Ecco perché preferisco quelle con la pelliccia! -
“L’uscita di Tony me l’aspettavo ma mi stupisce lo stesso… riesce sempre ad essere così incosciente!
Smette di guardare con macabro interesse le manette insanguinate con ancora la pelle della vittima attaccata e mi fissa asserendo subito:
- Scherzo capo! Quelle sono per l’altra persona, non per me! - Ha una malizia così accesa che è difficile non notarla!
Però non posso fare a meno di lasciare che ciò che si immagina con quello sguardo carico di ironia mi invada la mente.
Non abbiamo mai usato strumenti di questo tipo per fare sesso, ma non significa che non si possa sempre cominciare.
Dice che è per ‘l’altra persona’?
Cioè vorrebbe che le usassi io?
Gli piacerebbe, eh?
Però quel che mi immagino non sono io ammanettato al letto nudo, ma bensì lui e questa visione mi illumina impercettibilmente il viso di altrettanta malizia che però coglie solo Tony.
Sono più bravo a trattenermi.
Mentre mi vengono un paio di idee da attuare con lui legato ad un letto, distolgo lo sguardo tornando professionalmente al lavoro senza proferire parola a riguardo.
Però quanto mi piacerebbe usarle davvero, ora, delle manette!”

“Certo che me le cerco!
Non è servito che parlasse per sapere cosa si stava immaginando… forse la stessa cosa che mi immaginavo io. Ovvio che mi piacerebbe che le usasse su di me, ma non eravamo soli, non potevo certo dire che uno dei miei sogni erotici è essere ammanettato con lui sopra che mi fa tutto quel che vuole!
Però è un regalo a cui avrei dovuto pensarci, per natale!
C’è sempre il suo compleanno!
Per quanto si ostini a farlo passare inosservato, io non me lo scordo mai, anche se faccio il bravo e lo festeggio solo a casa!
Ad ogni modo una vampata mi ha invaso quando mi ha guardato a quel modo pensando all’uso delle manette ed io di rimando non ho potuto che ingoiare a vuoto e cercare di concentrarmi sulla scena del crimine!
Quanto vorrei non aver perso le mie quando mi sono trasferito dalla mia vecchia casa a quella di Gibbs!
Bè, rimedierò in fretta!

/ Moment of surrander - U2 /
Mike è arrivato ieri sera ed oggi eccolo qua a lavorare con noi a questo caso che, decisamente, si sta rivelando diverso da quel che sembrava.
Quando mi ha visto in casa di Gibbs in vesti comode si è fermato fissandomi come se fossi un alieno, ci ha messo poco a capire che non ero un ospite occasionale!
Alla fine non gli abbiamo dato spiegazioni del perché vivo con lui e Mike è arrivato subito da solo alle sue conclusioni, probabilmente conoscendo bene Gibbs e vedendoci insieme non ci è voluto un genio per capirlo.
Ha fatto una battuta delle sue e noi non abbiamo né smentito né confermato.
Non lo sa nessuno, siamo stati bravi, ma non credo che lo dirà ad anima viva. Ci tiene a Gibbs!
Però è stato divertente quando per vendetta lo ha obbligato a mettersi una delle mie cravatte con quella di avere una parvenza più decente in ufficio!
Ovviamente lui non ne ha, ho dovuto dare una delle mie che so già non ritroverò integra!
Ad ogni modo la piega che questo caso ha preso non mi piace… c’è qualcosa che non va e per una volta vorrei sbagliarmi!
Mi ricorda la sensazione che ho avuto quando ci siamo imbattuti nel caso dell’amico di Gibbs… quella volta che mi ha nascosto la sua esistenza e tutto ciò che lo riguardava.
So molto di lui ma la maggior parte, nonostante stiamo insieme da anni, è ancora un mistero.
Vorrei conoscere ogni sua parte oscura ma se succedesse non sarebbe più lui.
È bello proprio per queste sue tenebre che si porta con sé.
È stato uno shock per me sapere della moglie e della figlia morte. Stavo con lui e non mi aveva mai detto o accennato a nulla. Però la paura di perderlo e vederlo morire era peggio e mi ha fatto superare, o accantonare, la cosa. Non ci ho più pensato davvero e quando si è svegliato ed ha recuperato la memoria facendo come se non fossimo mai stati insieme… bè, quello è stato uno shock ancora maggiore e mi ha fatto scordare tutto il resto!
Che momenti infernali ho passato…
Anche dopo, quando è tornato e ci siamo rimessi insieme, non è stato nulla di idilliaco visto il mio piccolo segreto che non sono mai riuscito a dirgli in tempi decenti. Grazie a Jeanne e alla missione segreta scoperta nel peggiore dei modi ci siamo lasciati di nuovo momentaneamente, quando mi ha creduto morto siamo tornati insieme decidendo di fare le persone serie e mature, cancellando il passato ma non nascondendoci più niente.
Eppure lui ha sempre continuato ad avere le sue parti buie… le ho rispettate, ho aspettato di conoscerle piano, con calma, ma non posso fare a meno, quando ne scopro una, di non diventare ossessivo!
Di norma sono molto curioso ed amo ficcare il naso negli affari altrui, anche con Ziva e McGee sono così.
Però con Gibbs ammetto che non riesco a trattenermi e sono molto peggio!
Non posso farne a meno.
C’è odore di passato nascosto e nonostante mi ripeto sempre che è normale trattandosi di lui e che non avrei perso la testa se non fosse così, non riesco a non rimanerci male.
Così maschero questa mia delusione con la curiosità che diventa ossessione bella e buona. Mi ostino a dire che non lo è, ma non so se mi credono davvero!
Del resto c’è di mezzo una sua missione in Colombia di anni fa, dove si sa è successo qualcosa di strano che l’ha coinvolto molto.
Continuo a chiedere in continuazione di far luce su cosa sia successo quella volta, ma non ottengo mai risposta.
Quando mi metto a fare congetture con Ziva e McGee, loro esasperati cominciano ad accusarmi di essere, per l’appunto, ossessionato.
Non volevo arrivare a questo punto, ma non so più trattenermi.
Io voglio sapere e Gibbs mi sfugge come la peste da cui ormai sono guarito per bene… da come era iniziato questo caso mi aspettavo tutt’altro!
Però se lui non vuole nemmeno guardarmi significa che c’è stato davvero qualcosa di grosso…
- Non sono ossessionato, solo preoccupato! - Sbotto in difficoltà nella speranza di essere creduto.
Bè, è vero… sono preoccupato perché man mano che le cose vanno avanti sembra che ci sia sempre più qualcosa di davvero grosso che lo riguarda.
Io voglio saperlo.
Devo.
Potrebbe essere… non oso ancora pensarlo.
- Sono vagamente affascinato dal tutto, ma non ossessionato! - che ballista che sono, mi sono sempre venute bene le bugie!
È la mia specialità!
Affascinato perché in quel misterioso passato potrebbe essere successo di tutto e quel ‘di tutto’ ho paura di scoprire cosa sia!
Voglio saperlo ma ne ho timore al tempo stesso.
Ci penso e ripenso in tutte le salse e alla fine l’immagine di questo Tomas di 18 anni che ha chiesto aiuto a Gibbs riportandogli questo suo passato nascosto di altrettanti anni fa, non mi lascia in pace ed è ovvio che mi arrendo all’unica naturale teoria.
Spero di sbagliami, non so perché questa possibilità mi fa paura.
Forse cambierebbe tutto ed io non voglio.
Non voglio che fra noi cambi.
Però queste sue parti buie, man mano che escono, devo accoglierle.
È giusto così.
Potrei chiederlo direttamente a lui stasera, visto che ormai il caso è concluso.
Però se dico una castronata mi troverei a dover affrontare una bella litigata e vorrei evitarla!
Non so se sia la cosa giusta ma il dubbio mi sta uccidendo ed in qualche modo una piccola indicazione devo ottenerla!
Così alla fine mi decido e poco prima che Mike sparisca nell’ascensore per andarsene, lo raggiungo e fermo le ante, mi affaccio e con serietà lo guardo chiedendogli deciso e teso al tempo stesso:
- Tomas è il figlio di Gibbs? - Così, a bruciapelo, senza girarci troppo intorno.
Non potevo tenermelo dentro e scoppiare stasera con lui. Se è una cazzata Mike potrebbe saperlo ed evitarmi una scenata da panico. Non so perché ma penso che potrebbe venire fuori la terza guerra mondiale. Anche questa è una delle mie famose intuizioni!
L’uomo mi guarda con un cipiglio che ricorda quelli di Gibbs, sembra dire tutto e niente, poi con un lampo di comprensione e delicatezza non da lui risponde:
- Devi chiedere al pivello. - Mi penetra con gli occhi come a dire che mi capisce e che non mi invidia, ma non è giusto me ne parli lui. Io volevo solo essere indirizzato vagamente nella giusta direzione… però lo capisco, ha ragione. Devo chiedere a lui. Con delusione mi rassegno, quindi cambia discorso togliendosi con gioia la cravatta dal collo e me la porge ringraziandomi per avergliela prestata.
Io la prendo e lo lascio andare senza farci più caso.
Ha ragione e lo sapevo che sarebbe stato inevitabile, ma alla luce del caso e di cosa è venuto fuori, non posso non farmi questa domanda.
Se Gibbs ha un figlio è giusto che io lo sappia e se così sarà spero solo che nulla cambi ancora.
Ne abbiamo passate tante, voglio solo un po’ di serenità insieme.
Solo questo.”

“Lo so. Lo so bene che il passato non si cancella mai e che anche se rimane sepolto per molto tempo, prima o poi torna per essere affrontato.
Io non penso di aver nulla da affrontare, è solo che devo renderne conto a qualcuno di molto importante.
L’ho evitato tutto il giorno ma so che ora che il caso è finito e che è sera, a momenti lo vedrò arrivare e me lo chiederà.
Mi domando come la prenderà. Lo conosco bene, potrei prevederlo, ma sono stanco e comunque mi fido di lui.
Non è stato facile ricordare tutto, per me. Quel periodo, quell’occasione nello specifico, è stato molto duro. Non vado fiero di quel che ho fatto però lo rifarei perché era ciò che andava fatto, era giusto. Comunque è stato uno schifo lo stesso.
Appoggiato al tavolino del seminterrato col bicchiere di bourbon in mano, come spesso faccio quando devo tirarmi su da qualcosa, aspetto di vederlo spuntare da un momento all’altro.
E così è.
Tony spunta silenzioso. Quando è così significa che è turbato. Mi dispiace, so di essere io la causa. Non è un idiota, avrà capito qual è la possibilità in gioco.
Sono certo che l’avrà chiesto prima a Mike nella speranza di essere indirizzato, ma so anche che gli avrà detto di parlarne con me. Dopo che ha capito che stiamo insieme è ovvio che la pensi così, è effettivamente giusto che ce la vediamo noi da soli e ne discutiamo senza terzi in mezzo.
Mi guarda con una strana espressione ed io lo ricambio assorbendo ogni suo particolare. È serio e assorto, sta pensando attentamente a cosa dirmi. Si avvicina con passo felpato e neutro. Prima di parlare prende il bicchiere vuoto sul tavolino dietro di me, se lo riempie con un po’ di alcolico e sorseggia con una smorfia.
Aspetto paziente, forse sdrammatizzerà cercando di alleggerire la situazione, ma non penso che questa volta lo farà.
Accenna ad un triste sorriso ed io vi leggo una tensione che probabilmente lo sta uccidendo.
Infine finalmente me lo chiede senza perdere tempo:
- Tomas è tuo figlio? - Sembra quasi che stia per piangere, so che non è davvero così ma dipende tutto dalla mia risposta.
L’ho ferito molto tacendogli tutta questa storia da quando è saltata fuori, ci avrà pensato e ripensato mille volte standoci male. Stiamo insieme e gli nascondo che ho un figlio (se così fosse)… non è una cosa facile da affrontare.
Trattiene il fiato mentre lo osservo prima di rispondere. Mi dispiace per quel che gli ho fatto patire, davvero.
Però mi conosce e sa come sono fatto.
Ho ancora le mie ombre e i miei modi che lo feriranno sempre, lentamente li butterà giù uno ad uno ma qualcosa che gli farà male ci sarà ogni volta.
Spero solo che non si stanchi mai di me.
Sorseggio poi poso il bicchiere imitato da lui e fissandolo dritto negli occhi senza muovere un solo muscolo, mi decido a parlare:
- 17 anni fa in Colombia ero in missione per prendere grossi spacciatori di droga. Al momento di concludere sono stato gravemente ferito. Sono riuscito a scappare ma stavo morendo, è stata questa donna a salvarmi. Era già incinta. Tomas è quel bambino. - Non ho perso tempo in descrizioni strappalacrime, sono stato piuttosto freddo e distaccato, quasi sbrigativo. Non mi piace parlare di quel che è successo ma a lui glielo dovevo.
Era giusto.
Non mostro segni particolari di cedimento, penso che tutto possa concludersi qua, eppure evito di riprendere il bicchiere perché sembra mi tremi la mano.
A lei le dovevo la vita ed io l’ho ringraziata in quel modo.
Non me lo perdonerò mai.
Tony mi fissa sollevato, non nasconde che è contento, posso immaginare perché e non lo biasimo. Io stesso mi sarei sentito male all’idea di avere a che fare improvvisamente con un mio figlio.
- Mi dispiace. - Questo mi stupisce ma la sguardo diretto e onesto mi dice che è vero.
Gli dispiace davvero. Mi sento strano a sentirglielo dire, è come se queste sue parole dimostrassero qualcosa.
Mi fa capire che dopo tutto essere padre è un dono che alla fin fine, in ogni caso, mi sarà sempre precluso e sa che per me è doloroso, anche se per lui è un sollievo. È una cosa a cui non avevo mai pensato, mi sono sempre sforzato di non rifletterci, non realizzarlo, ma la verità è questa e la capisco con questa sua reazione premurosa.
La maturità che mostra è tale che mi chiedo quando abbia compiuto questi passi. Al di fuori del nostro privato è così diverso… nessuno lo crederebbe capace di queste cose.
Sospiro, mi passo una mano sul viso poi torno a guardarlo assorbendo ogni dettaglio del suo, è come balsamo. Allora mi esce naturale seppure con voce appena spezzata.
Un sussurro impercettibile:
- Lo spacciatore che cercavo l’ho ucciso. Era il padre di quel ragazzo. -
Il silenzio che queste ultime parole lasciano è quasi ciò che segue ad uno sparo improvviso.
È un silenzio strano, pesante, forte e rumoroso in un certo senso.
Dopo di che non ho tempo di cercare altro.
Tony piega le sue labbra in un modo indecifrabile e senza dire nulla muove un passo e appoggiandosi a me mi circonda abbracciandomi con decisione e pienezza.
Non dice nulla.
Non fa altri gesti particolari e già questo non è da lui.
Però lo fa. Solo questo.
Mi stringe e rimane in silenzio con me facendomi sentire i suoi battiti regolari, il suo respiro lento, le sue braccia forti che mi tengono a sé.
E inspiegabilmente mi arrendo circondandolo a mia volta, accettando di buon grado questo regalo che, per quel che ho fatto a quel ragazzo, non pensavo di meritarmi.
È qua che capisco quale fosse in realtà il mio stato d’animo riguardo questa brutta storia.
Mi dispiace…
Però ormai con Tony ho imparato una cosa.
Ci sono cose che nonostante non si pensa di meritare per i giudizi severi a cui ci si sottopone da soli, arrivano lo stesso e noi possiamo solo accettarli in silenzio senza farceli sfuggire.
Sono doni preziosi.
Quando il passato torna, ormai l’ho imparato, è solo per permetterti di tornare alla vita come si deve.
Ed oggi ho fatto un altro passo in avanti.
Non diciamo nient’altro.”