CAPITOLO XIV:
LITIGI E MANETTE
/Sniper
at the gates of heaven - The black angels /
“Appena rimasto solo
nella Sala Conferenze da cui sto per uscire a mia volta, la strada mi
viene bloccata da una figura che emana un aura battagliera, lo
percepisco subito. Alzo lo sguardo e lo vedo.
Tony più
contrariato e stizzito che mai.
Era da un po’
che non lo vedevo così e dovevo aspettarmelo.
Entra e si
chiude la porta alle spalle obbligandomi a fermarmi con lui, sospiro
ancora prima che inizi, già so che cos’ha e non ho proprio voglia di
sentirlo ma so che non ho scelta e che come minimo glielo devo.
- Kort?! - Sbotta subito già sul piede di guerra. Non è venuto per
chiedermi delle semplici spiegazioni in privato lontano dagli altri, ma
proprio per litigare.
Non ho la
minima voglia.
- L’hai visto
bene… - non è proprio ironia la mia ma alla fine la percepisce come
tale e il sangue gli va alla testa.
Allargando
nervoso le braccia avanza verso di me, quindi continua:
- Sì, l’ho
visto bene eccome… e mi chiedo che diavolo significhi! -
- Non è chiaro?
- Voglio tagliare corto, siamo nel pieno di un caso ed anche piuttosto
importante in effetti, non c’è certo tempo per le sue fisime.
- So cosa stai
pensando, che sono il solito esagerato e che ti sto solo facendo
perdere tempo! - Incalza. Mi conosce troppo bene e a volte la cosa è
piuttosto seccante!
- Allora sai
anche che voglio tornare al caso senza stare a discutere su una cosa
inutile. - Rispondo secco avanzando a mia volta per uscire. Lui non si
sposta, quindi a meno che non lo calpesti, cosa che prendo in seria
considerazione, sono costretto a sentirlo ancora.
- Lui è Kort,
Gibbs! Ha tentato di uccidermi, mi odia perché pensa che la sua
missione con la Granuille sia fallita per colpa mia. Come possiamo
collaborare con lui, ora? - Ha ragione, dal suo punto di vista immagino
che sia una cosa inammissibile ma non sempre si può fare quello che
preferiamo.
- E’
necessario, non lo faccio di certo con piacere! - Il mio tono è come il
suo, sempre più seccato, solo che mi mantengo di base più controllato,
lui gesticola e mostra il suo nervosismo più facilmente.
- No che non lo
è! Non posso dimenticare tutto quello che mi ha combinato… -
- Non è un
criminale! - Lo interrompo esasperato, ma lui riprende alzando la voce:
- Ah no? Sei
sicuro? Ha tentato di uccidere sua figlia per avvertirlo che non poteva
ritirarsi, fregandosene che così avrebbe ucciso anche me, poi non
contento è riuscito davvero a farlo fuori insabbiando tutto! Cos’è uno
così? -
- LUI NON HA…-
Lo interrompo di nuovo alzando la voce bruscamente ma mi fermo
rendendomi conto che sto per dire qualcosa che ho giurato non avrei mai
detto. L’ho giurato a me stesso ma l’ho fatto per Jen. Ed ora che non
c’è più glielo devo ancora di più.
È meglio che
finisca così, mi sono detto. E nemmeno a lui… nemmeno a lui devo
dirglielo?
Questa domanda
mi arriva turbandomi impercettibilmente ma lui non lo nota, riprende
più alterato:
- LUI NON HA
UCCISO LA GRANUILLE? STAI PER DIRE QUESTO? - Grida più forte e la cosa
mi farebbe perdere il controllo se non fosse lui. E lui sa che può
osare certe cose con me solo in privato, ma se tira la corda poi si
spezza. Lo fulmino come non facevo da mesi, quindi su quella famosa
linea di confine che non va oltrepassata avanzo ancora, lo spingo con
forza contro la porta e bloccandolo con un braccio che premo sul suo
petto, poco sotto il collo, lo fisso da vicino. Allora sibilo
ostentando la mia rabbia:
- Tu non sai
tutto, Tony. Tu certe cose su di lui non le sai e va bene così. Però
non dici forse che di me ti fidi sempre ciecamente qualunque cosa io
decida di fare? - Non è ancora convinto. È colpito dalla mia reazione,
ammutolito ma non convinto. Rimane fermo e serio con quel fuoco nello
sguardo che somiglia troppo al mio. Le mani contro la porta non si
muovono, inerme sotto la mia forza mi fissa dritto negli occhi e non
sembra avere paura. Ora si chiede cosa io gli abbia nascosto ed io non
riuscirò a non dirglielo, se me lo domanderà. Perché ormai sono a
questo livello. Ma non è giusto che glielo dica. Per Jen. Perché certe
cose nessuno le deve sapere, perché ormai lei è morta e tutti la devono
ricordare per quel che era. E basta. Ma se Tony me lo chiederà non
potrò non dirglielo. Perché è lui la persona con cui voglio passare la
mia vita.
Prendo alcuni
respiri profondi, poi un po’ più calmo di prima riprendo sussurrando
ancora vicino al suo viso, allentando appena la presa:
- Gli devo un
favore ed io non voglio avere debiti con nessuno. Dopo di questo sarà
tutto finito, ma tu non fare così. Fidati di me ancora una volta. -
termino addolcendomi appena, una sorta di gentilezza che tiro fuori
solo in extremis con poche rare persone. Lui è una di queste ma,
ripeto, solo in privato.
Sospira poco
convinto, quindi continuando a scrutarmi stringe le labbra contrariato.
Non voleva finisse così, immagino. Ma a volte ci si deve piegare, lo sa
bene.
- E’ una cosa
che riguarda Jenny vero? - Quando lo dice rabbrividisco incontrollato
ed ormai è solo lui che riesce a farmi sentire così.
Il mio silenzio
è molto eloquente così come i miei occhi. Occhi che chiedono
chiaramente una cosa. Non chiedermelo. Non chiedermi di cosa si tratta
perché sai che te lo direi ma non è giusto. Non lo è.
Ma questo mio
silenzio parla, per lui, poiché gli basta e non fa domande. Non chiede
assolutamente più niente e rilassandosi toglie l’ombra dal suo viso.
Si limita a
sfiorarmi le labbra con le sue come forse a scusarsi o chissà, a
calmarmi. Però funziona e mi sciolgo lasciandolo andare, appoggio le
mani alla porta dietro di lui come a bloccarlo, quindi sanciamo questa
specie di pace approfondendo il bacio.
Un bacio che è
lento e sentito per il bisogno che, solo ora lo sento, avevamo
entrambi. È un po’ come tornare a respirare.
Non mi chiederà
nulla, non tradirò la memoria di nessuno, lui le sue conclusioni le ha
già tirate e senza parlare abbiamo chiarito ogni cosa.
Va bene così.
Voglio solo
andare a casa e fargli saltare la tortura di collaborare con Kort, ma
purtroppo non posso.
Però quando
anche questa finisce, potremo festeggiare come si deve, anche perché
dopo quella cavalcata in Arizona il suo didietro è stato fuori uso per
molto costringendomi a fare astinenza. Forse è anche per questo che
siamo entrambi nervosi.
Oggi però spero
che stia bene o sarà peggio per lui!”
/ Walk on the wild side
- Lou Reed /
“Il patto implicito è
non parlare della litigata di oggi e nemmeno del caso. È stata una
tortura collaborare con Kort e per come era partita giuro che non
pensavo sarebbe andato tutto sommato bene. Pensavo che sarei finito io
stesso per ucciderlo ma è andata e spero di non doverlo più vedere lui
ed il suo brutto muso!
Però sono
contento che alla fine Gibbs mi abbia chiesto di andare con lui per
guardargli le spalle, non è che lo faccia spesso. Che me lo chieda
voglio dire. Di solito si limita a partire, poi sono io che mi affanno
per assicurarmi che il suo delizioso sedere torni a casa intero.
Però oggi dopo
quell’assurdo discorso sul quoterback in cui ho fatto intendere che io
ero il suo, mi ha voluto con sé facendo riferimento proprio a questa
mia uscita. Insomma gli era piaciuta.
Come quella
volta che mi ha paragonato al suo fedele San Bernardo!
Queste cose mi
fanno sempre sorridere perché sembra non lo tocchino, sono le mie
solite scemate in fondo, invece le assorbe e gli piacciono… e poi me lo
fa pure capire!
In un modo o
nell’altra la giornata è passata e voglio concentrarmi solo sulle cose
piacevoli, cosa che faccio mentre con stupore lo raggiungo in camera
invece che come al solito giù nel seminterrato.
- Stasera
niente barca? - Chiedo curioso. Dopo la litigata di oggi pensavo che
preferisse la sua adorata barca…
Mi guarda come
niente fosse mentre si sfila la maglia da sopra rimanendo in canottiera
bianca intima. Già da questo deduco che la serata sarà meglio della
giornata…
- Come sta il
mio quoterback? - Si riferisce ai dolori al fondoschiena che ho avuto a
lungo per colpa di quella dannata cavalcata.
Non nego che in
un primo momento la domanda mio spiazza, rimango fermo dall’altra parte
del letto a guardarlo mentre si slaccia solo il bottone dei jeans e
smette di spogliarsi, mi fissa di rimando insistente con una strana
luce indecifrabile.
Con quello
sguardo di solito pensa solo ad una cosa… il sorrisino si forma sulle
mie labbra, quindi mi slaccio la camicia e malizioso rispondo:
- Benone. -
Rispondo allora facendo scivolare sulla sedia dietro di me l’indumento.
Anche lui sorride malizioso allo stesso modo continuando a guardarmi,
quindi mi levo anche la canottiera intima e rimango a torso nudo. Sto
per slacciarmi i jeans quando la sua voce mi ferma deciso.
- Quelli
lasciali. - Al che alzo interrogativo un sopracciglio e lo guardo
mentre mi si avvicina, seguo la linea del suo sguardo enigmatico e
capisco subito a cosa pensi.
Non è che le
avessi tenute bene in vista appese al letto per fargli venire gola il
prima possibile, ma è stato buffo… da quando le ho prese è sempre
successo qualcosa per cui non abbiamo ancora potuto usarle.
Le manette sono
quelle adatte che non fanno male legate ai polsi e non lasciano segni.
È quando
realizzo che finalmente sto bene fisicamente e che non ci sono altri
tipi di impedimenti, che il cuore comincia a fare capriole e galoppare
incontrollato ed inaspettato.
Mi immobilizzo
lasciandomi raggiungere.
È un istante in
cui vado in black out.
Stiamo per fare
quella cosa, no?
È uno dei miei
sogni erotici da moltissimo, bè, praticamente da quando sto con lui.
L’abbiamo fatto in molti modi ma questo ci mancava ed era diventata
quasi un’ossessione. Sapevo che sarei riuscito nel mio intento, del
resto basta stuzzicarlo ed io so come fare… lui certe cose non le
disdegna.
Certo averlo
alla mia di mercede sarebbe troppo, ma anche io alla sua va benissimo.
Sono masochista
ma ormai è risaputo.
Mentre mi
raggiunge sfiorandomi la bocca con la sua, mi spinge subito giù nel
letto con sicurezza e quella luce maliziosa sempre più accentuata che
mi fa già morire.
Stiamo per
farlo in quel modo, come l’ho sognato e voluto a lungo. Non è una cosa
normale, cioè è eccitante il doppio…. È come quando si fa sesso a tre
per la prima volta.
Adrenalina pura
pompa nelle vene e la tua mente ti rimanda mille informazioni, i sensi
impazziscono e poi non capisci più niente. Così mandi tutto al diavolo,
smetti di farti domande e fai questa cosa assurda ed imbarazzante ma
terribilmente eccitante.
- Le volevi
usare, no? - Me lo chiede mentre si china su di me che mi stendo. Il
cuore va come un treno insieme ad ogni altra cosa.
- Lo sai bene…
-
Mormoro con
voce roca. Allora le manette morbide si serrano intorno ai miei polsi
alzati ora attaccati alla testiera del letto.
Ora sono
immobile, sta per iniziare, ci siamo.
È la sensazione
più eccitante che provo da tempo, mi lecco le labbra secche e ingoio a
vuoto desideroso che inizi. Gli occhi acquosi, lo fisso con questa muta
richiesta: comincia ti prego...
Allora si
raddrizza davanti a me e mi ricambia mentre si fa scivolare giù i suoi
pantaloni.
Eppure non
credevo l’avrebbe mai fatto… evidentemente mi somiglia più di quanto
pensassi.
Finalmente sale
sul letto e comincia la dolce tortura.
Mi sfiora le
labbra con le sue ma non le tocca, quindi fa altrettanto con il viso e
l’orecchio, lì si sofferma e mi permette di sentire il suo respiro che
mi solletica ricoprendomi di brividi. Apre la bocca, fa per leccarmi ma
non ne ha ancora l’intenzione, quindi scende sul collo riservando lo
stesso trattamento, giù ancora sui capezzoli. Mi fa solo immaginare,
sperare, desiderare, ma non crea ancora alcun contatto. Messo sopra di
me senza toccarmi in alcun modo, scivola sull’addome e si ferma sul mio
inguine coperto ancora dai jeans che cominciano a stringermi. Mi mordo
il labbro inferiore e cerco di trattenermi, di non lasciarmi ancora
andare ma non so quanto resisterò.
Dopo avermi
tenuto in sospeso così per un po’ ed un occhiata fugace al mio viso in
difficoltà, sogghigna appena, quindi finalmente me li slaccia aprendoli
per bene. Non tocca ancora i boxer ma col dito traccia il contorno di
ciò che comincia a reagire, poi sale sempre con quel modo languido e
leggero, mi tocca delineando i miei muscoli ora tesi dal piacere.
Sale a
tormentarmi i capezzoli e di nuovo su, l’orecchio che prende lieve fra
le dita solleticandomelo e finalmente la bocca. Ne traccia il contorno
e quando si ferma lì invitandomi a completare da solo, lo accontento e
con malizia lo lecco come avessi un‘altra parte del suo corpo che
vorrei proprio. In breve mi trovo a succhiare due delle sue dita,
quindi senza staccare gli occhi dai suoi rimango assorbito dalle sue
iridi azzurro mare, sono un colore molto intenso specie in questo
momento che mi dicono un sacco di cose.
È ora che alle
dita sostituisce la sua bocca, cosa che non riuscivo più ad aspettare.
La prendo con foga e subito si separa lasciandomi all’asciutto, ma è
solo un istante poiché dopo avermi scrutato divertito me le ridà
facendo partire un bacio molto diverso da quello di oggi.
Di delicato e
dolce ha molto poco, questo.
Anzi.
Erotico forse è
il termine più adatto da come giochiamo con le nostre lingue incuranti
di unire le labbra, ce le succhiamo a vicenda e sembra facciamo dei
discorsi molto lunghi.
Sono le sue
mani a distrarmi, sono scese ad occuparsi del mio inguine, sotto la
stoffa sottile dei boxer stretti. Mi tocca e mi massaggia sempre più
deciso, la mia reazione è istantanea, non tardo ad eccitarmi e mentre
soffoco dei gemiti contro la sua bocca e sento il calore assalirmi
sempre più pieno ed incombente, lui percepisce chiaramente il mio stato
perché si ferma staccandosi completamente da me. Si tira su e mi
osserva con quel suo fare misterioso che mi fa impazzire, mi seduce
solo così.
Indugia su ogni
mio dettaglio che freme e gli piace.
Gli piace
vedermi così, mi muovo combattendo per stare fermo senza riuscirci, le
scariche mi attraversano di continuo e vorrei strusciarmi contro di lui
invece che averlo lì che mi osserva in quel modo.
Apprezza come
mi sento. Apprezza tutto.
Con pacatezza
mi sfila i pantaloni ed i boxer, quindi anche i suoi e completamente
nudi, finalmente, ci divoriamo con gli occhi una volta di più.
Si china di
nuovo ricoprendomi e poggiando di proposito il suo inguine contro la
mia gamba, comincia a muoversi premendosi addosso e sentendo la sua
virilità a contatto con me, di nuovo quella sensazione di black out mi
colpisce non facendomi capire più niente.
La sua lingua
mi lecca l’orecchio che poi succhia e allo stesso modo scende a
succhiare deciso il mio collo, la vena batte di gran carriera e forse
esploderà. Sembra mi assaggi con voglia facendo suo ogni mio sapore, ma
il suo sesso che continua a strofinarmi contro la pelle mi fa venire
una gran voglia di prenderlo con la bocca e farlo mio almeno un po’…
Ora sono i
capezzoli a subire questa tortura, infatti li succhia allo stesso modo
continuando su ogni altra parte di me.
Premo la testa
all’indietro sul cuscino e chiudo gli occhi cercando di controllarmi,
voglio toccarlo, voglio leccarlo anche io, assaggiarlo almeno un po’…
ma la sua bocca scende e si mette a fare ancora una volta esattamente
quello che avrei voluto fare io.
Sul mio membro.
Lo lecca, lo fa
suo, lo circonda e mi fa morire. Lo sa fare. Sa come mi piace. Sa che
così muoio… mi mordo di nuovo la bocca senza trattenere dei gemiti,
questo probabilmente lo incita a proseguire.
È strano, non
riesco a capire se mi piaccia di più stare legato sotto di lui che mi
fa di tutto senza che io possa reagire e ricambiare, oppure se è
proprio quello che mi fa.
Eppure per come
mi sembra di diventare matto forse dovrei dire che è terribile, che
voglio che mi liberi… ma il piacere arriva dalla combinazione di tutti
questi elementi ed è impagabile.
Dopo che mi
sente di nuovo al limite si stacca e si tira su ancora ad osservarmi
senza toccarmi, allora in ginocchio continuando guardarmi comincia a
toccarsi da solo. I suoi occhi ipnotizzati sui miei, le sue mani sul
suo inguine che si strofina, si eccita, si provoca quel piacere che
volevo essere io a provocargli. E dalla sua espressione non si capisce
cos’è di preciso che gli piaccia di più.
La mia
eccitazione è ai limiti massimi storici e devo avere un espressione
carica di desiderio mentre rimango legato senza poter fare nulla.
Lo voglio ma
vederlo così non ha paragoni.
Il tutto supera
di gran lunga ogni mia aspettativa ed alla fine si decide a cominciare
a prepararmi.
Alzandomi le
gambe mi stuzzica l’apertura mentre riprende a stimolarmi anche altre
parti troppo sensibili del mio corpo.
Alla fine credo
che nemmeno lui ce la faccia più, quindi quando decide che la tortura è
durata abbastanza per entrambi finalmente mi libera i polsi dalle
manette e mi sistema meglio per completare l’opera.
Un opera da
premio oscar, devo dire, perché non pensavo che sarebbe stato così…
così… così!
Decisamente
queste manette sono state una gran cosa. “
“Averlo sotto
di me a mia completa disposizione non ha paragoni. Non ci avevo mai
pensato troppo a questo ‘modo’, però dopo che mi ha stuzzicato con ste
manette non ho potuto fare a meno di immaginarlo legato che gli facevo
tutto quel che volevo.
E la bellezza è
che non poteva fare niente.
Fermo a subire
qualunque cosa io volessi.
Potevo fare di
tutto, anche esagerare… ma come prima volta, una prima volta che supera
le aspettative di molto, può andare bene così.
E so che la
seconda non mi limiterò così tanto.
Dopo averlo
preparato e sistemato meglio, nonché torturato a dovere, mi circonda il
bacino con le gambe ed allora entrambi pronti posso scivolargli dentro
e lo faccio con una tale facilità che mi fa capire quanto fosse
eccitato.
Mi chino su di
lui e mi cinge il collo con le braccia inarcandosi verso di me, non
vedeva l’ora di toccarmi anche lui. Mi stringe a sé premendo la bocca
sulla mia guancia, risale febbrile sull’orecchio che morde e gli ansiti
che ha mi fanno rabbrividire violentemente.
Inizio a
muovermi lentamente ma ben presto acquistiamo un ritmo ed una velocità
che ci toglie il fiato e ci fa girare la testa.
Ora sono io che
vado in tilt e non capisco niente. Solo lui ha questo potere e se
sapesse di averlo sarebbe la mia fine.
Cerco la sua
bocca e trovata me ne impossesso quasi con ferocia mentre ci muoviamo
insieme fondendoci e prendendoci.
Lo volevo e
forse era da troppo che non lo facevo o forse mi aveva stuzzicato
troppo, non so, ma lo volevo ed ora che sono in lui è come una droga.
Non riesco a staccarmi, a smettere, a regolarmi.
Penso di
metterci troppa forza nello spingere, nel farlo mio, nel possederlo.
Troppa foga, troppa energia, ma non mi controllo e raramente mi
succede.
I nostri gemiti
si levano insieme soffocati nelle bocche unite, poi è la volta che
smettiamo di muovere le nostre lingue, che rimaniamo solo a contatto
dimenticandoci di baciarci e di assaggiarci. Dimenticandoci tutto.
Sentendo,
essendo totalmente concentrati su quella parte bassa e istintiva di noi
che l’una dentro l’altra fa l’amore completandosi e facendoci
impazzire, toccando vette assurde.
Con gli occhi
chiusi e i sensi alterati, completamente tesi, spingiamo insieme mentre
arriviamo su in quel posto che ormai ci vede insieme da molto.
Raggiungiamo il
culmine con uno scossone violento che ci lascia sconvolti e storditi.
È lungo il
momento in cui rimaniamo così immobili a goderci questo istante di
brividi e scariche elettriche, arrivano in parti di noi che non
sappiamo nemmeno di avere, ci sentire più vivi che mai.
Un tale piacere
da non poterlo trovare in altro che noi stessi.
Dopo un momento
indefinito crollo sopra di lui che ancora mi circonda con le braccia.
Nascondo il viso contro il suo collo che sa di noi e prendendo lento il
contatto con la realtà, ci troviamo solo stralunati, rochi e ansanti a
dire nello stesso momento un semplice e sentito: - …ti amo… - che non
potrà mai venir sostituito, tutto sommato. Nemmeno dopo una notte come
questa.
Per una volta
devo dire che il mio quoterback ha avuto una fissazione interessante,
con ste manette!
Una fissazione
da ripetere!”