CAPITOLO XV:
TORNA INTERO
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Warning signs - Coldplay /
“Ho
una sensazione bruttissima.
È
sempre più incombente da un paio di giorni, dopo che oggi ho
saputo che le indagini ci porteranno a Los Angeles è ancora
peggio.
Seduto nel
nostro letto lo guardo mentre prepara la sua valigia.
Domani Gibbs
parte con McGee.
Non sindaco
sulle sue motivazioni, so che non porta né me né
Ziva perché l’ultima volta che ci siamo andati
è stato con Jenny e lei è morta. In
realtà l’avevo immaginato sin da subito che non mi
avrebbe portato con sé, prendersi McGee è stata
la soluzione migliore.
A parte i
ricordi terribili che ho in quella città, sa che mi farebbe
solo male andarci.
Non vuole che
io ci stia.
Però
non è solo questo… l’ultima volta che
ci siamo andati è morto qualcuno di importante ed io non
credo alle maledizioni o stupidaggini simili, ma questa sensazione non
riesco a decifrarla.
Da cosa deriva?
Perché
ho paura che Gibbs vada là?
Che senso ha?
Sospiro
stropicciandomi gli occhi, è molto tardi e siamo entrambi
stanchi, domani mattina presto partirà e chissà
quanto starà. Quanto ci vorrà a risolvere questo
caso?
Non
è che spero che torni presto, spero che torni intero. Da me.
Sano e salvo e
non in una bara, come è successo per Jenny che è
morta praticamente sotto i miei occhi.
Se avessi fatto
il mio dovere quella volta lei non sarebbe morta. Dovevo proteggerla e
mentre Ziva voleva seguirla nonostante lei avesse detto che non ce
n’era bisogno, io ho preferito obbedire. Era comodo lasciarla
per conto suo e prendermi qualche ora libera a Los Angeles. Comodo e
stupido.
Sul momento mi
sono nascosto dietro al fatto che far arrabbiare il direttore era molto
peggio che perderla di vista, però col senno di poi posso
darmi solo che dello stupido.
Che importanza
aveva se vedendo che l’avevamo seguita per proteggerla,
com’era il nostro compito, poi si infuriava con noi?
Le avremmo
salvato la vita, ora lei sarebbe viva, non l’avrei sulla
coscienza ed è colpa mia anche se non l’ho uccisa
direttamente io.
Ogni volta che
ci penso non posso fare a meno di arrivare a questa conclusione. Ziva
voleva starle dietro lo stesso, io non ho voluto.
Sono stato un
imbecille ma ormai è passato, non si può vivere
nel rimorso o non si combinerà mai più nulla di
buono.
Però
ora che il mio uomo deve tornare in quella città infernale
(altro che degli angeli), non posso fare a meno di pensare che potrebbe
ripetersi l’incubo e questa volta sarebbe lui a morire.
No, non voglio
nemmeno considerare come possibile questa eventualità, ma
purtroppo non riesco, non riesco a stare tranquillo. Di minuto in
minuto la mia terribile sensazione alla bocca dello stomaco mi uccide.
Lo guardo
stanco e preoccupato e non mi peno nemmeno per mascherare questo mio
stato d’animo alterato. Con lui a cosa serve?
Non
c’è nessuno con noi.
- Ehi, va a
dormire… - Dice con un filo di voce che è un
misto fra il suo solito brusco ed il dolce, solo lui riesce a parlare
così. Accenno ad un sorriso e scuoto la testa.
- Voglio
aspettarti. - E poi è in camera che fa le valigie, come
posso dormire? - Non è sonno, questo… - Tanto non
serve a niente tacerglielo. Lo sa già da solo o non avrebbe
scelto McGee dicendo che ha bisogno di me qua a seguire
l’indagine. Io sono il suo vice, è il mio compito
portare avanti i casi se il capo è via, ma non è
certo per questo che mi lascia qua.
Finalmente
chiude il bagaglio a mano che si porterà e lo mette
giù vicino al letto, quindi mi viene davanti e mi guarda
dall’alto per un po’. Piega la testa di lato
puntando le mani ai fianchi, come a rimproverarmi e al contempo
studiarmi. Non ha bisogno di studiare nulla, per lui è molto
chiaro quel che provo!
Ricambio lo
sguardo senza esitazione, gli occhi puntati nei suoi color mare. Sono
così penetranti che mettono a disagio chiunque e sempre, ma
a me piace quando mi fissa così. Mi riempie di brividi senza
dire e fare nulla.
Dopo un
po’ si china e si appoggia con le mani sulle mie gambe,
avvicina il viso al mio, poi mormora più delicato di prima.
È raro che lui sia così dolce, solo con pochi
eletti lo fa e con me unicamente in privato.
-
Andrà tutto bene. - Non serve che gli dica niente. Meglio
così perché non ci riuscirei, non senza sentirmi
idiota; come faccio a spiegargli che ho una sensazione bruttissima?
Lui crede alle
mie sensazioni così come crede alle sue, ma questa volta
penserebbe che è causata dalla città in cui va,
perché mi porta dei ricordi molto tristi e preferisce
evitarmi di rivivere tutto.
Non esita, non
è malinconico e nemmeno teso o nervoso come probabilmente lo
sono io, lui è sicuro, deciso e dolce insieme. Questa luce
che illumina il suo sguardo parla per lui, è la forza che mi
trasmette solo con la sua presenza.
- Torna da me
intero. - Alla fine però riesco a dire solo questo. Non
serve che aggiunga altro, no?
Lui lo sa.
Spero proprio
che non succeda nulla, laggiù.
Ti prego, fa
che vada tutto bene. “
“Mi
spaventerebbe se non sapessi perché sta così
male.
Los Angeles
è la città della morte, per lui. Jen è
morta sotto il suo naso, praticamente, per una sorta di negligenza sua,
lui si sentirà per sempre in colpa anche se tutti gli
abbiamo detto che non esisteva forza al mondo di far fare qualcosa a
Jen che lei non volesse. Lei non voleva essere protetta da loro,
così sarebbe stato. Tanto più che comunque
sarebbe morta ugualmente, vista la sua malattia.
Era tipico suo
affrontare tutto da sola e salvare chi gli stava a cuore.
Rimpiango anche
io di non essere riuscito a fare di più per lei, come Tony,
ma non voglio che si danni l’anima ancora di più.
Appena
è morta ha passato dei mesi infernali, lo so bene. Aveva
iniziato a bere là da solo su quelle navi. Se fosse stato
con me ce l’avrebbe fatta ma non ho potuto stargli vicino ed
onestamente inizialmente ero arrabbiato con lui anche io.
Sospiro.
Ormai
è passato, non si può vivere in esso, bisogna
buttarselo alle spalle. Accettarlo ma andare avanti.
Saper
ricominciare sempre.
Prima di
innamorarmi di Tony non la pensavo così ma è
stato lui a farmi capire che invece si deve vivere, nonostante tutto.
-
Tornerò intero. - Sussurro sulle sue labbra con sicurezza.
Non
è tanto per dire, io so che sarà così
e lui capisce che non è una rassicurazione ma una certezza.
Sembra che respiri di nuovo, quindi ammorbidisco ulteriormente la mia
espressione distendendo i muscoli.
È
così malinconico, nostalgico e giù che vorrei
mandare al diavolo l’indagine e rimanere con lui!
Che ci vadano
gli altri laggiù! Non ci voglio andare nemmeno io!
Sarà
difficile anche per me, dannazione, cosa pensano?
Mica
sarà divertente… vedrò quella
città come fosse infettata e dovrò starci
finché non risolveremo il caso! Non voglio!
E sapere che
lui sarà qua preoccupato ad aspettare che io torni sano e
salvo non mi aiuterà di certo.
Non voglio
lasciarlo in queste condizioni, ma è necessario.
So che ha una
brutta sensazione, ma con quello che è successo a Los
Angeles cosa pretende?
Senza dire
altro appoggio le labbra sulle sue, gliele accarezzo leggero quindi lui
apre le sue spingendomi a fare altrettanto, piego la testa di lato e
aderisco meglio, quindi ci troviamo con le lingue che lente e languide
si attorcigliano muovendosi sensuali.
I nostri sapori
si confondono mentre il bacio ci dà alla testa, ci toglie il
contatto con la realtà e ci fa stare semplicemente bene.
Dio solo sa se
questo non sarà l’ultimo, ma ogni giorno
è così.
Quando la sera
ci addormentiamo dopo aver fatto l’amore sappiamo che
potrebbe essere stata l’ultima volta, visti i lavori che
facciamo e quanto abbiamo già rischiato. Ma se viviamo con
quest’ansia davvero ci roviniamo tutto, quindi semplicemente
andiamo avanti cercando di tornare sempre interi l’uno
dall’altro.
Fin’ora
ce l’abbiamo fatta anche se a volte è sembrato di
no o magari qualche pezzo si è ammaccato.
Però
non c’è ragione per non riuscirci ancora.
Bisogna
crederlo, bisogna esserne convinti, altrimenti la minima esitazione ci
costa tutto.
Andremo avanti
ed andrà tutto bene anche se saremo separati ed io in quel
postaccio.
Andremo avanti
e torneremo sempre interi l’uno dall’altro.
“