CAPITOLO XIII:
NON VOGLIO CHE CAMBI NIENTE

/Sometimes you can’t make it on your own - U2/
“Il fatto che abbia scelto me per andare con lui in Arizona in mezzo al deserto a cercare un sospettato, quando di solito per questi viaggi sceglie Ziva o McGee per lasciare me a dirigere l’indagine dall’ufficio, non ha nulla a che fare con la telefonata importante che aspetto sulla mia possibile eredità, no?
Dannazione, io lo adoro e sarei anche stato al settimo cielo di andare con lui in mezzo al nulla per giocare a fare Brockback Mountain, ma proprio questa volta doveva chiamarmi? Non lo fa mai e a parte il motivo professionale c’è anche quello della tortura… si, perché lui gode nel contrastarmi sempre e farmi ricredere!
Bè, questa volta invece che ero così preso da questa telefonata del notaio dello zio ricco schiattato in questi giorni, lui per dispetto mi fa andare con lui in culo al mondo dove ovviamente cellulari non prendono!
L’ho seguito rassegnato… e che dovevo fare? A parte che essere il mio uomo, Gibbs è anche il mio capo in fondo.
Lo zio ricco non aveva molti parenti in vita a parte me e che io sappia dovrei essere la scelta più ovvia per la sua immensa eredità… so che il notaio mi contatterà per quella grossa somma che mi spetta ma se non mi faccio trovare potrebbe anche pensare che io non sia interessato!
Per tutto il viaggio non ho fatto che pensare a questo e mentre per tutti l’ipotesi che io diventi ricco è quella più interessante e non parlano d’altro chiedendomi le mie intenzioni nel caso il sogno si realizzasse, Gibbs, il mio uomo, non ha proferito parola in merito limitandosi a portarmi via dal telefono a mille miglia, in culo al mondo, nel deserto più deserto di tutti, peggio di…
Sospiro.
Tanto ormai sono qua, sarà meglio che mi distragga, no?
Visto che questa casetta piccolina in Canadà… volevo dire Arizona… è ben distante da quei pochi posti reperibili e facilmente raggiungibili e che per arrivarci ci impiegheremo qualcosa tipo due giorni a cavallo proprio come i cow boy (l’immagine di Brokback Mountain è sempre più viva in me), finiamo per accamparci in piena notte.
Che bella notizia sapere poi che dovremo stare attenti ai coyote!
Fantastico proprio!
Bè, almeno mi distrarranno dal pensiero fisso della mia eredità!
Seduti a terra davanti al fuoco che ci riscalda illuminandoci di un bagliore arancione, sento un’atmosfera molto intima ancora prima che entrambi ci mettiamo a parlare.
Mentre lo sceriffo che ci accompagna è indaffarato a fare altro, finalmente io e Gibbs, vicini a fissare il fuoco ipnotizzati, abbiamo modo di stare un po’ soli.
Se lo conosco bene si metterà a parlare del caso o forse starà completamente zitto. Di solito quando è rilassato in privato con me si concede qualche chiacchiera in più dei suoi soliti mugugni… a lavoro deve fare il capo e per farci obbedire tutti non può mostrare quel suo lato loquace (che comunque non è paragonabile al mio…). Se lo vedessero a casa capirebbero perché Ducky dice che mi somiglia.
- Allora, cosa hai intenzione di fare se ricevi davvero quell’eredità? - La sua domanda mi spiazza completamente e prima che la registri mi chiedo se sia stato davvero lui a pormela.
Ok, se fossimo stati a casa tranquilli me la sarei aspettata, ma qua con lo sceriffo nei paraggi che ci può sentire mi sembra strano… e poi nel mezzo di un indagine.
Certo che è notte e siamo accampati in mezzo al nulla, però comunque non me lo aspettavo!
Di solito si ricorda di essere il mio uomo solo a casa nostra.
Lo guardo sorpreso, quindi riprende come niente fosse:
- Con una somma simile potresti tentare un sacco di altre strade, piuttosto che rimanere a lavorare con noi… - La sua frase chiarificatrice sembra un ago lungo 50 centimetri che mi passa da parte a parte!
No, non ci sono rimasto male per me ma per lui… era questo che gli passava per la testa?
Sul finale alza lo sguardo dal fuoco e lo posa su di me, siccome non rispondo per lo stupore ed il dispiacere che si tormentasse con questa assurda ipotesi, cerca di capire da solo cosa io pensi.
Ma l’arrivo dello sceriffo ci impedisce di continuare l’argomento, così mio malgrado mi trovo costretto a sospendere la mia risposta.
Chi l’avrebbe mai detto che si metteva a fare pensieri tanto idioti?
Proprio lui poi… non credevo che la sua sicurezza potesse vacillare. Mi conosce meglio di chiunque altro.
Io non me ne andrei mai nemmeno se fossi ricco. Ormai tutto quel che ho è dovuto a quel lavoro che seppur sia stressante e sotto pagato è pur sempre ciò che mi ha donato l’uomo che amo e quindi la felicità.
Tutti loro, Ziva, McGee, Abby, Ducky e persino Palmer sono la mia famiglia… non potrei fare a meno di nessuno di loro e per ognuno di essi mi butterei sul fuoco, passerei le pene dell’inferno pur di aiutarli se nei guai o vendicarli se ne avessero bisogno.
Che razza di pensieri gli vengono a sto qua!”

“Il momento di interruzione è passato e dopo un po’ ci ritroviamo di nuovo io e lui da soli vicino al fuoco che alimento distrattamente.
Dovremmo riposare ma bisogna sempre stare all’erta, considerando che lo sceriffo si è appisolato tocca a me vegliare. Inoltre non riuscirei a dormire con il pensiero che tutto possa cambiare fra me e Tony.
Ok, non tanto fra noi due quanto in generale…
Se lui non lavorasse più con noi io lo vedrei lo stesso, conviviamo, stiamo insieme… però non credo sarebbe più la stessa cosa.
Tutto cambierebbe, ne sono certo. E se non tutto almeno in parte.
Il lavoro prende gran parte della mia vita, del resto.
Non voglio che cambi nulla.
Siamo mezzi stesi con le teste appoggiate alle mani, tirati su sui gomiti, l’uno accanto all’altro, vicino al piccolo falò che ci illumina d’arancio e ci scalda.
La notte è ancora fonda e mi trovo bene nonostante siamo in mezzo al deserto ed ai coyote.
Mi trovo bene perché tornando a Washington le cose potrebbero cambiare…
Finché stiamo qua tutto rimane come prima. Tutto va bene.
Poso gli occhi di sottecchi sul suo profilo e mi stupisco di vederlo sveglio a fissare il cielo tempestato di meravigliose stelle, è pensieroso ma nota che lo stavo guardando, quindi ricambia il mio sguardo.
- Non dormi? - Gli dico con un sussurro per non svegliare  lo sceriffo.
- No. - Si sposta girandosi meglio verso di me, dando praticamente le spalle al fuoco. - Pensavo… - La cosa non mi tranquillizza molto… di solito non ne tira fuori di buone, pensando!
- Alla tua eredità? - Non volevo tirare di nuovo fuori l’argomento visto che prima non ha risposto, ma è ovvio che pensi a quello. Per me Tony è un libro aperto. So che con la mia domanda l’ho messo in crisi…
- Alla tua domanda di prima. - Va dritto al punto, non ci gira intorno, non ne è imbarazzato e nemmeno si sente in colpa. Forse vuole che io gli dica qualcosa a riguardo, cosa vorrei faccia… ma non è nel mio stile. Sarà lui a decidere da solo.
Alzo le sopracciglia interrogativo come per voler sapere la risposta, i nostri occhi allacciati non si staccano più e ci scaviamo dentro come di nostra consuetudine. Ci sentiamo in profondità, comunichiamo in modo totale e lui è uno dei pochi che regge il mio sguardo così diretto e penetrante.
- Non penso proprio di andare da nessuna parte. Non voglio che cambi nulla. -
La sua frase mi spiazza… pensavo che avrebbe lasciato il lavoro, che avrebbe tentato chissà quale carriera, che…
- Ah no? - Chiedo sorpreso e spontaneo assorbendo tutti i suoi bei lineamenti rilassati ed estremamente seri. Lo pensa davvero quel che mi dice.
- No. Sono felice così come sono. - La certezza che non parla tanto per fare me la dà l’emozione improvvisa che mi assale.
Solo queste semplici parole, come se mi avesse letto nel pensiero, se sapesse quanto conta per me sapere che lo è…
E non so come fa, ma riesce ancora a stupirmi nonostante lo conosca da molto e stiamo insieme da quasi altrettanto tempo.
Dopo di questo credo noti il mio spiazzamento e la mia emozione, che mi fa sentire un idiota ma che c’è lo stesso, perché senza aggiungere altro, come se i ruoli si fossero scambiati di nuovo, annulla questa piccola distanza fra noi che era rimasta e posa leggero le labbra sulle mie, incurante dell’uomo che dorme a qualche metro da noi.
È bello sapere che qualunque cosa succeda, una costante nella mia vita ci sarà sempre.
Non penso di essere mai arrivato a questo punto, l’esserci mi stordisce e mi fa quasi paura.
E se finisse tutto?
Quanto può durare una cosa del genere? A me mai troppo a lungo… però le sue labbra che si schiudono infilando la sua lingua nella mia bocca, mi danno anche risposta.
Ora non ha importanza cosa potrebbe succedere alla nostra felicità.
Per ora ce l’abbiamo ed è nostra. Che ci provino a rubarcela!
Ricambio il bacio con una certa dolcezza di cui solo a volte sono capace, quindi lo circondo con un braccio permettendogli di stendersi meglio, accoccolato contro di me.
Una gran bella notte. “