CAPITOLO XVII:
A CASA INSIEME
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No sound but the wind - Editors /
“L’indagine aperta su
Tony e sull’assassinio di Rivkin è proprio quello che speravo di
evitare, ma quando Leon mi chiede se ‘il mio ragazzo’, come lo chiama
lui, sia pronto a sostenere un interrogatorio dal Direttore del Mossad
in persona, io senza l’ombra di un dubbio rispondo di sì.
So che è
preparato e sa il fatto suo, non è il suo comportamento che mi
preoccupa e le sue risposte, so che ha fatto tutto quello che poteva e
che ha agito come doveva senza secondi fini, so perfettamente la
motivazione di tutto quello che ha fatto.
Quel che mi
preoccupa è quel che possono fargli quelli laggiù.
Cercavano solo
una scusa per interrompere i rapporti con noi, questa è quella ideale e
se la prenderanno certamente con lui… ma lui sa cavarsela, pure con un
braccio rotto!
Però nonostante
me lo ripeta, quando scendiamo da questa sottospecie di aereo che ci ha
portato d’urgenza a Tel Aviv e veniamo accolti da alcuni ufficiali del
Mossad e questi prelevano Tony proprio come fosse il sospettato di
un’indagine di un omicidio, esattamente quel che per loro è, non posso
fare a meno di chiedere sul piede di guerra a Ziva se lo rivedrò vivo,
visto che è meglio sia così!
Lei mi dice che
al Mossad solo due persone hanno il permesso di uccidere, uno è il
direttore e l’altra è lei.
Questo non mi
rassicura molto visto che lei ce l’ha a morte con Tony e che suo padre
può benissimo dare ordine di fargli chissà cosa!
Bè, devono solo
provarci, dannazione!
L’accoglienza
non è stata delle migliori, ma quando mi sono trovato Tony in quella
che ha tutta l’aria di essere una sala interrogatori, cosa che per loro
invece è solo una sala riunioni, mi apposto in una accanto provvista di
schermo che ci permette di guardare il loro… colloquio!
Con me ci sono
Ziva e Leon e mentre lei è più silenziosa e corrucciata che mai, lui mi
esprime da subito il suo scetticismo riguardo Tony.
È convinto che
non se la caverà e a giudicare dalla strafottenza con cui inizia non
gli si può dare torto, ma io continuo a guardare la scena con la mia
aria sicura ed indecifrabile.
Non vuole
dimostrare il minimo timore nei confronti di quello che qua tutti
temono, non si tratta di rispetto, come pensa Leon, ma di far capire
che non ha paura e che non è pentito di ciò che ha fatto poiché non ha
la coscienza sporca.
Le insinuazioni
del Direttore David sono cristalline, lo accusa di aver agito per scopi
personali, perché geloso di Ziva. La cosa mi fa sorridere appena ma mi
controllo… se sapesse che così non può essere perché lui sta con me
tutta questa sceneggiata finirebbe subito.
E spesso mi
chiedo se renderlo pubblico non eviterebbe un mare di situazioni
dannatamente odiose. Certo che è così ma ce ne porterebbe il doppio di
complicate!
Tutto sommato
non possiamo far altro che andare avanti in questa maniera anche se è
snervante sentire tutti accusare costantemente Tony di un qualche
atteggiamento di gelosia verso una donna, vedi Jeanne o Ziva.
Mi dà un
fastidio profondo ma lo controllo bene perché tanto io so qual è la
verità ed anche senza spiattellare a tutti che lui sta con me, alla
fine riesco sempre a dimostrare che lui è innocente e che non è geloso
di nessuna dannata donna!
So che sono
molto possessivo come persona e con lui faccio fatica a stare al mio
posto e lasciarlo fare, a limitarmi a sembrare solo il suo capo. Ci
riesco bene però vorrei poter marcare liberamente il mio territorio.
Nel corso
dell’interrogatorio Tony continua a infastidire il direttore che
insofferente dimostra sempre meno pazienza verso di lui, sta giocando
col fuoco e Leon mi ribadisce il concetto che Tony gli sembra uno
sciocco e che si sta giocando la carriera.
- Mi avevi
detto che era pronto ad un interrogatorio! - Sbotta seccato verso di
me, io con calma e sicurezza rispondo che infatti è così e anche se lui
non capisce come io faccia a dirlo, continuo a guardare lo schermo come
se io sappia perfettamente cosa lui sta per fare.
E devo dire che
è così.
Tony viene
sempre frainteso ma è cola sua, di quelle sue maschere che insiste nel
mettersi su in pubblico. È ovvio che tutti poi pensino che sia un
idiota sbruffone strafottente da mettere a posto, non viene preso sul
serio e pensano che sia poco professionale. Pensano che sia facile da
incastrare ed accusare. Solo io so la verità. Perché si comporta così,
perché fa certe cose che sembrano discutibili e dove voglia andare a
parare.
Ed ora sono
l’unico a quanto pare a saperlo.
Tony a far
perdere la pazienza agli altri è bravissimo ed ora una volta di più lo
dimostra con il direttore che sebbene sia molto controllato, freddo e a
modo, ha uno scatto d’ira verso di lui mentre gli stringe il collo per
intimarlo di stare al suo posto.
Con attenzione
ascolto.
È esattamente
questo il momento principale.
Eli David a
denti stretti ma chiaramente ringhia arrabbiato che tutti fanno solo
quello che dice lui e quando Tony imperturbabile seppure sofferente per
la stretta gli chiede se lo faccia anche Rivkin, lui aggiunge ‘sempre’.
A quel punto lo
sguardo soddisfatto ‘del mio ragazzo’ si sposta sulla telecamera per
dirci ‘visto che avevo ragione?.
Ziva non mostra
turbamento ma se ne va svelta come una furia e Leon in piedi e shockato
sbotta:
- Che io sia
dannato! - Ammettendo quanto si sbagliava sul suo conto.
Lo sapevo che
voleva arrivare a questo.
A dimostrare
che in realtà l’unico vero colpevole era il direttore del Mossad e che
se c’è qualcuno di cui non ci si può fidare è solo lui.
Ed ora che l’ha
praticamente reso pubblico e messo il dubbio in Ziva, mi chiedo proprio
cosa succederà.
Però sono
contento di vedere che ancora una volta sul mio uomo non mi sbagliavo.
Sapevo che se
la sarebbe cavata alla grande.
Ho fatto bene a
lasciarlo fare. Io non avrei saputo fare di meglio, non in quel modo
provocatorio e subdolo!
Però ora i miei
timori si spostano su Ziva.
Qual è dunque
il suo ruolo in tutta questa storia e nella scena totale?
Pensando a lei
un brivido mi percorre, lo stesso che avevo quando fino a pochi giorni
fa pensando a Tony. E guarda dopo cosa è successo.
A volte vorrei
non avere sempre così dannatamente ragione!
Ciò che ho
saputo su di lei ancora non mi ha rassicurato, anzi… è come se tutti
gettassero in continuazione benzina sul fuoco.
Più le cose
vengono fuori, più lei sembra in una posizione incerta. Eppure con
quello che ha fatto per me posso davvero dubitare di lei, anche se
tutte le prove sembrano dimostrare che io debba farlo?
A darmi
risposta è proprio Ziva, in aeroporto, quando con Tony scagionato da
tutte le accuse e Leon stiamo per partire per Washington.
La ragazza mi
ferma e quando lo fa piuttosto che salire con me come dovrebbe, so
subito come andrà. Spero di sbagliarmi.
Lei è davanti a
me e mi fa tutto un discorso strano e sospetto, nonché confuso, sulla
fiducia.
Dice che non è
convinta che Tony abbia detto tutta la verità su Michael, che pensa
nasconda ancora qualcosa e quando io gli dico che Tony gli ha dato la
sua parola, lei risponde che non si fida più di lui e che non può
lavorare con chi non si fida al cento per cento. Rimango senza parole.
Io non potrei mai mettere in discussione la parola di Tony ma io e lui
ci amiamo, è diverso.
Poi lo sguardo
mi cade su suo padre dietro di noi a diversi metri, non può sentire ma
aspetta. Sembra che sappia cosa vuole fare Ziva. Come se glielo avesse
ordinato lui.
E se vuole
rimanere qua perché semplicemente non me lo dice?
È un secondo.
Mi basta un
secondo del suo sguardo scuro ed espressivo per capire.
Vuole che
sembri che sia una mia decisione.
E allora, cara,
devi fare qualcosa perché io non ho ragione al mondo per lasciarti qua,
a parte una naturalmente.
Io voglio solo
poterti portare indietro con me perché di te mi fiderò sempre, dato che
pur di salvarmi hai ucciso tuo fratello Ari.
- Chiedo che
uno di noi due sia trasferito in un’altra squadra. - La sua frase è
come uno sparo. Rimango spiazzato perfino io che mi aspetto sempre di
tutto e riesco comunque a controllarmi benissimo.
Sgrano gli
occhi che la scrutano come a chiedere se davvero mi sta chiedendo una
cosa simile.
Davvero pensa
che potrei scegliere di mandare via Tony?
Era questo che
intendevo… solo una cosa me la farebbe lasciar qua.
- Trasferire? -
Chiedo esterrefatto.
Lei annuisce
dicendo che non può lavorare ancora con lui finché avrà dubbi.
No, non sono su
di lui che li ha. Sono su suo padre. Ma come pensa di fare se rimane
qua dove nessuno di quelli che le vuole davvero bene, può proteggerla e
aiutarla?
Lo sapeva
benissimo che poteva dirmi solo una cosa per farmi fare questa scelta
dolorosa.
L’ha detto
sapendo perfettamente che io sceglierò Tony sempre.
Perfino a lei
che mi ha salvato la vita e che in un istante si è guadagnata la mia
difficilissima fiducia.
Il nodo mi sale
ma lo trattengo, guardo ancora suo padre dietro di lei, sospiro.
Se questa è la
sua decisione io la rispetto, mi auguro che trovi quello che cerca.
Naturalmente
non posso dirglielo ma lei sai che io lo penso e col dispiacere più
sincero nel cuore, la saluto dandole un bacio sulla guancia.
- Stammi bene.
- Non si può nemmeno fingere di mettere in discussione la possibilità
di un trasferimento di Tony.
Lo sa benissimo.
Ha detto
l’unica cosa che poteva dire per far sembrare tutto questo una mia
scelta, un mio rifiuta alla sua presenza nella mia squadra.
Non ha
importanza se a tutti sembrerà che sia così.
Se per lei è
così importante che lo sembri andrà bene.
Non lascerei
mai Tony e lei che ci conosce lo sa.
Mi dispiace.
Non volevo che
andasse così.
Mi giro e salgo
nell’aereo ordinando di partire, Tony allarmato capisce che Ziva non
verrà e so che penserà che è tutta colpa sua, come in effetti lei vuole
sembri, so che ci starà malissimo e che si tormenterà eccessivamente,
ma ci sono volte in cui nemmeno volendo con tutte le nostre forze, le
cose si possono cambiare.
Ci sono volte
in cui ci si può solo piegare ai fatti.
Noi qua
possiamo solo aspettarla, ma senza Tony non sarei mai stato e lei lo
sa.”
“E’ come se mi
dessero un terribile colpo in pieno stomaco.
Quando realizzo
che lei non tornerà con noi per colpa mia e che ha fatto scegliere a
Gibbs fra me e lei, non so proprio come descrivere il mio stato d’animo.
Per lunghe ore
sono totalmente annullato.
È ovvio che
abbia scelto me, non l’avrà nemmeno messo in discussione.
Però lei ora mi
detesta a tal punto?
Le ho portato
via la persona che amava ed anche se ho dimostrato che lui e suo padre
sono i veri colpevoli da biasimare e che io ho fatto solo quello che
potevo, lei continuerà ad avercela con me per il semplice fatto che lo
amava veramente. E quando lei arriva ad amare non sente più ragioni.
È una di quelle
che arriverebbe a fare qualcosa di tremendamente sbagliato per amore,
più di chiunque altro.
Il dispiacere
per la sua perdita è più grande di quel che avrei pensato e sebbene in
un primo momento io sia arrabbiato con tutti, con lei che fa la bambina
e con Vance e Gibbs che non hanno fatto nulla per proteggerla lasciando
a me la patata bollente per poi scaricarla in quel modo facile,
successivamente rimane solo il vuoto e la colpa.
La
consapevolezza che sono io il motivo per cui lei non tornerà più.
Ed io ho perso
una preziosa amica, una sorella, una compagna.
Assurdamente
ripenso a quando è morta Jenny e al legame che avevo con lei. Diverso
ma ugualmente molto forte.
Ci sono
sentimenti, relazioni, rapporti, nella vita, che esulano dall’amore
carnale come quello che abbiamo io e Gibbs, ma che sono ugualmente
forti ed indiscutibili.
Perché non
riesco a tenermi accanto nessuna donna, qualunque sia il legame che ho
con loro?
Sono così
sbagliato?
Una volta
allontanate tutte le donne, sia pure solo come amiche, dalla mia vita,
arriverò ad allontanare anche Gibbs?
Cosa c’è di
sbagliato in me?
È vero… è vero
dannazione… quella sera dovevo chiamarlo o andare là con qualcuno,
seguire i protocolli. Sapevo che Rivkin non poteva essersene andato.
Però sono
andato stupidamente solo sperando che lui non ci fosse, per dare a Ziva
la possibilità di spiegare.
Gibbs l’aveva
affidata a me.
Ma non avrei
dovuto agire in quel modo.
Sono arrivato
ad ucciderlo nell’inferno che è stato quel momento, non ho pensato a
lei e a come l’avrebbe presa, ho pensato solo a me e a tornare a casa
dalla persona che amo.
Inizialmente ce
l’avevo anche con lui ma alla fine… alla fine cosa posso dire?
Sono io quello
che l’ha ferita, no?
È solo colpa
mia.
In ogni caso il
tutto è partito dal mio uccidere Rivkin. Qualunque motivo giusto io
abbia avuto questo è un fatto ed anche se mi sono convinto che non
avevo scelta, una ce n’è sempre.
Se seguivo le
regole e non andavo da solo, ora tutto questo non sarebbe successo.
Non faccio che
ripetermelo.
È solo colpa
mia, dannazione.
Tengo a Ziva
come ad Abby e a McGee… solo che agli altri due non ho fatto alcun
torto!
Mi sento uno
straccio e con questo fastidioso braccio al collo non è che stia tanto
meglio!
Con una smorfia
vado in camera senza nemmeno andare giù da Gibbs.
Sono stanco,
davvero. Mi sento un verme, tutto sommato, e mi pare che questa storia
sia finita nel peggiore dei modi.
Voglio
addormentarmi e svegliarmi che invece è tutto a posto.
Quando però
provo a togliermi i vestiti con una mano sola, è piuttosto dura e con
una smorfia di dolore dietro l’altra mi ritrovo coi pantaloni slacciati
che tentano di cadere con scarso risultato.
Sbuffo e mi
gratto nervoso la nuca, quando mi giro per vedere con cosa io possa
aiutarmi, la presenza silenziosa di Gibbs sulla porta mi fa sobbalzare.
- Cavolo, puoi
anche fare un po’ di rumore, sai? - Sbotto con scarsa ironia. Non
voglio che pensi che ce l’ho con lui, la verità è che sono confuso e
non so con chi avercela di più, a parte me stesso.
Sono così
insofferente…
Eppure ad
un’occhiata più attenta al suo sguardo capisco che anche lui ha
qualcosa che non va, voglio dire più di prima.
- Che c’è? -
Chiedo interrogativo dimenticandomi per un momento i miei drammi e i
miei malumori. Lui non risponde e mi si avvicina silenzioso con quella
sua aria strana e scontenta. Addolorata.
Sono un idiota
davvero… specchiandomi nelle sue iridi azzurre ora tendenti al grigio
per la tempesta che si legge in esse, mentre con le mani mi toglie i
pantaloni trasmettendomi nonostante tutto dei brividi, lo capisco.
Anche per lui è
stata dura da digerire.
Anche lui sta
male per Ziva.
Ha dovuto
scegliere fra me e lei ed anche se non mi avrebbe mai trasferito perché
è ovvio, non deve essere stato facile lasciarla là.
Stringe le
labbra in un espressione malinconica che cerca però di contenere.
È scontento e
vorrebbe che tutto fosse diverso.
Ma c’è anche
qualcos’altro. Glielo leggo dietro questo suo viso deciso ed
affascinante, ora solo cupo ed incerto.
Qualcosa l’ha
ferito.
- Jethro, è
successo qualcos’altro? - Lo chiamo per nome solo raramente. Ho paura
che possa sfuggirmi anche a lavoro ed allora dovrei rispondere ad una
serie di sguardi allusivi fastidiosi.
Ma ora abbiamo
bisogno di leccarci le ferite.
Mi toglie il
tutore e la camicia, rimango così con la canottiera e il braccio
fasciato rigido, non è una grossa frattura quindi non mi hanno messo il
gesso intero.
Una volta che
anche lui è nudo e sta per mettersi giù in un continuo ostinato
mutismo, prima che possa sedersi nel letto lo prendo per la mano e
stringendo lo tiro verso di me. Di nuovo uno davanti all’altro ci
guardiamo, allora vedo finalmente tutto il suo smarrimento, tutto ciò
che ha nascosto e trattenuto in questi giorni.
Sta male.
So solo questo.
E mi basta per
dimenticarmi di tutti i pensieri che ho per conto mio.
Ogni mia forza
si concentra su di lui, senza pensarci e dire nulla lo circondo col
braccio, lo stringo a me e gli premo il viso sul mio collo.
Lui stranamente
inerme si lascia fare ed anzi si aggrappa come probabilmente avrebbe
voluto fare da molto.
Ne avevamo
bisogno ed io a volte non dovrei essere così ottuso ed egoista.
Così
concentrato solo su me stesso.
Penso sempre
che basti seguire il mio istinto per fare la cosa giusta, ma quando ho
un casino bestiale dentro cosa dovrei fare? Spesso non ho tempo di
pensare e mi viene assurdamente il flash della persona che amo. Penso
solo che vorrei tornare da lui e questo mi dà la forza per affrontare
qualunque prova per quanto difficile sia, con qualunque esito purché io
me la cavi.
Non devo mai
dimenticarlo.
Devo a lui la
mia vita e non per le volte che me l’ha salvata direttamente, ma per
quelle in cui lui semplicemente è stato la mia ragione per farcela.
Lo sento
tenersi a me con entrambe le mani, abbracciarmi quasi con disperazione
e sebbene non pianga e non dica nulla, sto qua ad ascoltare questo
silenzio e questo bisogno d’amore.
Rimaniamo così
per un po’, poi scivoliamo sul letto stendendoci lentamente, facendo
attenzione al mio braccio.
Una volta
comodi l’uno davanti all’altro, riprendiamo a guardarci da vicino e si
decide a parlare.
- Sono venuto a
sapere che Ziva ha sparato ad Ari per ordine di suo padre. Era
diventato incontrollabile e le ha ordinato di ucciderlo in quel modo
anche per guadagnare la mia fiducia. Non era un gesto sincero. -
Quando mi dice
questo mi sembra di rivivere il momento che lui stesso ha vissuto anni
fa, quando Ari stava per ucciderlo nel suo scantinato, e lei gli ha
sparato salvando Gibbs. So che è stato significativo per lui e so anche
cosa significa conoscere questo adesso.
L’incredulità
nel mio viso non si spreca e probabilmente è quella che lui ha
trattenuto fino ad ora.
Ci è rimasto
malissimo.
- Dopo tutto è
come ho dimostrato laggiù, no? - Mormoro con amarezza senza sapere come
fare per aiutarlo.
- Tutti loro
fanno sempre quel che dice Eli David. Lei inclusa. - Conclude lui con
altrettanta amarezza.
Lui l’ha sempre
protetta e si è sempre fidato cecamente per quel che è accaduto quel
giorno. Sapere che era solo un ordine per accattivarselo, di sicuro non
è una cosa bella.
E questo mi fa
pensare che se prima sperava che lei potesse tornare, ora probabilmente
non la vorrà più…
Questa
possibilità aleggia nell’aria ma nessuno ne parla.
Il suo
turbamento è tutto ciò che conta, per ora, ed io vorrei solo farlo star
meglio. Aiutando lui aiuto me stesso, è sempre stato così.
Certo mi
sentirò in colpa ugualmente, ma almeno la persona che amo starà bene.
Sospirando mi
avvicino ulteriormente toccandoci coi corpi, trattengo una piccola
smorfia di dolore per il braccio, lui mi circonda delicato facendo a
sua volta attenzione, il calore si infonde lento, allora posando le
labbra sulle sue lo bacio leggero, mi stacco un soffio e sussurro con
una dolcezza che non pensavo di riuscire a mostrare a questo punto:
- Qualunque sia
il motivo ha fatto tanto per noi e non potremo mai dimenticarla. Ma ciò
che conta è che noi siamo ancora qua. Siamo tornati a casa insieme. -
Questo ha più
di un significato e lui li conosce tutti.
Quando siamo in
pericolo è questo che ci chiediamo. Torneremo a casa insieme di nuovo?
E la nostra
storie ne ha viste tante, ci siamo lasciati e presi tantissime volte ma
alla fine siamo sempre tornati qua, a volte abbiamo dovuto persino
ricominciare da capo. Ma ci siamo. Siamo ancora insieme.
A casa.
Con dei
dispiaceri, delle colpe che sentiamo nostre e delle delusioni che non
volevamo avere. Ma siamo qui, no?
Riesco
addirittura a sorridere con una pace che non pensavo di avere, credo
che sia lui.
Sembra respiri
serenamente e sebbene non ricambi il sorriso, mi guarda più leggero,
quindi torna a riappropriarsi con dolcezza delle mie labbra.
Niente più
dolore e bisogno, ma solo quel benessere che solo noi due sappiamo
donarci.
Le lingue si
allacciano mentre le bocche si fondono in un bacio che era da troppo
che non avveniva.
Ci sembra di
tornare a respirare dopo mesi di apnea.
In un modo o
nell’altro è tutto finito, ora dobbiamo riprendere e andare avanti.
È una
conclusione amara ma siamo ancora insieme e considerando che non sempre
siamo stati così fortunati, nel nostro amore egoista possiamo ritenerci
anche fortunati.
Siamo a casa
insieme.”
FINE