CAPITOLO II:
IL SEGUITO
>La
liberazione di Lucifero<
“Un sogno lungo mille
vite. Ognuna di esse impresse nella mia memoria, nessuna dimenticata,
nessuna passata inosservata.
Tutte a contatto con
quella donna.
L’ultima in particolare
non sono riuscito a lasciarmi facilmente indietro, ma con la sua morte
qualcosa si è spezzato perché quello che sto vivendo ora non è un altro
di quei sogni.
Nessuna vita altrui,
solo la mia che riprende.
La maledizione si è
spezzata e questo è tutto ciò che conta sapere.
Quel giovane, Sakuya
Kira, ha concluso la sua vita e dalla spada io mi sono diviso tornando
nel mio corpo, un guscio vuoto per secoli, privo della sua anima che è
tornata solo ora.
In un attimo tutte le
immagini dei sogni che ho vissuto si sovrappongono dandomi
l’impressione di resuscitare, come se gli angeli potessero
morire…
Mi lascio invadere da
queste sensazioni di rinascita mentre lentamente mi impossesso di nuovo
del mio corpo ed è la cosa più strana che in tanto tempo mi sia mai
successa.
L’ultima cosa che
ricordo di questo corpo, è quando sono stato al cospetto di Alexiel e
poi quando ha rubato la mia anima imprigionandola nella sua spada,
Nanatsusaya. Dopo di allora tutto è un sogno continuo fino ad ora.
Posso riprendere a
respirare e a muovere i miei muscoli. Ogni cosa che faccio provoca una
scossa tutt’intorno a me ma quello che mi lascia perplesso è questo
strano senso non mio che ho ancora addosso.
Un sentimento
dell’ultima persona che sono stato.
Quel Sakuya… provava
qualcosa di profondo per l’ultima incarnazione di Alexiel, Setsuna
Mudo.
Era talmente forte che
mi è rimasto addosso, pian piano se ne andrà.
Apro con calma i miei
occhi e la penombra della stanza in cui sono conservato, mi colpisce.
Sono nel mio castello
ed il mio tempo ha davvero ripreso a scorrere.
È solo a questo punto
che percepisco una forza congelata. Una forza che congelata non
dovrebbe essere e quasi con agitazione cerco di ricordare cosa successe
al momento in cui quella donna mi imprigionò.
Mikael era lì, pronto
ad ucciderla, d’istinto non si fidava solo perché era più alta e più
forte di lui, anche se non l’avrebbe mai ammesso che era per questo.
In testa aveva solo la
sensazione di ucciderla, ma lei fu un lampo nel prendermi.
Mi sforzo con intensità
nel ricordare cosa fu di lui dopo. È quasi un bisogno impellente.
Increspo il mio viso che mi tira ed ogni movimento mi provoca una
strana sensazione che al momento viene ignorata.
È importante che
quell’ultima immagine mi torni alla mente, so che mi rimase impressa e
mi perseguitò a lungo, vagando in quel nulla, fino al primo sogno. Che
ne fu di mio fratello?
So che sapeva cavarsela
da solo ma io non voglio che gli succeda nulla, oltre ad esserne geloso
sono possessivo.
Nessuno può toccarlo.
Solo io.
Mikael è il limite di
tutti.
Però quando scivolai in
quella spada tremenda vidi subito qualcosa che lo riguardava… era… era
il suo corpo mentre veniva trafitto da me, la lama che ero ormai io…
Io… io l’ho trapassato…
Realizzandolo mi
sveglio di colpo e mi drizzo a sedere tirando ogni mio muscolo, la
consapevolezza di ciò che mi ha fatto fare mi taglia di netto come è
successo a lui e mi rendo conto che è la prima volta che mi sento male
e non è nemmeno per me.
Cosa… cosa gli ho
fatto?
Non ero io, non la mia
volontà, ma è stato l’involucro che mi possedeva, la mia anima lo ha…
ucciso?
Dopo quello che sembra
il mio primo autentico panico che cerco disperatamente di domare,
richiudo gli occhi e cerco di annullare quell’immagine che mi è tornata
in mente. Io che lo uccido. Lui che gronda sangue sopra di me. Io che
mi inondo della sua linfa rossa identica alla mia. Lui che… muore?
Scaccio ogni cosa e con
fermezza e freddezza faccio appello a tutta la mia coscienza, quindi
tornato in me mi concentro sul posto in cui sono, su tutti quelli che
sento e su quell’aura congelata che in realtà doveva essere infuocata.
Mikael non può
congelarsi, lui brucia.
Non è morto, lo
percepisco ancora, ma cosa è stato di lui?
La prima cosa che
faccio quando riesco di nuovo a camminare, è seguire la scia che mi
arriva da lui e sforzandomi di rimanere calmo mi convinco di poter
risolvere ogni cosa.
Non posso averlo
portato con me per poi lasciarlo morire. Non posso.
Quando entro in quella
che sembra la stanza nella quale è chiuso, mi fermo immediatamente
davanti all’immagine che mai, come quella della sua presunta morte, mi
dimenticherò più.
Ed è come se mi
congelassi anche io per un lungo istante.
Lui è là,
apparentemente privo di vita, avvolto da quella che sembra una stella a
cento punte. Una stella di fuoco solidificato che lascia trasparire il
suo corpo steso, immobile, ma senza più nessuna ferita.
Il suo fuoco l’ha
rigenerato nell’esatto momento in cui stava per morire, ma non potendo
salvarlo, l’ha come congelato mentre la vita scivolava via da lui.
Non è morto, in lui
l’anima c’è ancora, dorme un sonno lungo quanto il mio.
Senza la sua metà, non
ha avuto la forza di riprendersi.
Le sue energie di luce
sono sospese nel nulla alla ricerca della parte che è in me.
Noi due siamo stati
creati da un unico involucro poi separato in due corpi bagnati da
energie a loro volta nate da un’unica entità, poi divisa. Luce e ombra.
Fuoco e tenebre.
Per questo se ci
scontriamo fra di noi stiamo male, se ci stiamo per incontrare lo
sentiamo, se a uno di noi succede qualcosa anche l’altro lo percepisce.
È un’unica anima quella
che dividiamo e se una è sospesa fra la vita e la morte, solo l’altra
la può richiamare alla vita.
Lui mi ha atteso tutto
questo tempo, un’esistenza fatta nemmeno di sogno o di odio verso una
donna che non potevo mai sfiorare.
Dentro quella stella di
fuoco solidificato, lui mi aspetta per tornare in vita, per tornare da
me.
Ed eccomi qua, mia
luce.
Mi chino sul capolavoro
che è diventato e poggiando le mani una all’altezza della testa ed una
delle gambe, me le faccio ferire dalle punte arancioni-rosse del suo
elemento che lo protegge. Quando il mio sangue comincia a sgorgare e
bagnare tutta questa opera d’arte che altri non è la sua culla, chiudo
gli occhi e annullando di nuovo tutto quello che mi circonda e che ho
vissuto fino ad ora, visualizzo solo la sua anima, metà della mia.
La luce abbaglia le
tenebre che ho dentro e quando ella sussulta e si scuote percependomi,
mi viene poi incontro sconvolto ed incredulo.
La sua non forma presto
prende le sue sembianze e senza dire nulla, con l’esuberanza tipica che
lo contraddistingue e che mi ha confortato in tutti questi anni di
prigionia, mi investe come un piccolo tornado scaldandomi e
sciogliendomi.
Mi rendo conto di
essere più sollevato e di essere tornato alla vita completamente solo
ora, con lui.
Ora il Cielo subirà la
nostra vendetta.”
>Il
risveglio di Mikael<
“Lui che si accascia
come morto, la sua energia vitale spostata in Nanatsusaya, la mia ira
mentre sto per colpire la sua padrona, quella maledetta donna che
invece mi attacca, la lama con dentro qualcosa di mio fratello che mi
trapassa di netto da parte a parte.
La fitta, l’ovattato,
le forze che se ne vanno, io che lo richiamo con la mente, io che non
lo sento ma so che è vivo da qualche parte ed in qualche modo, infine
io e il nulla.
Il nulla è stato per un
tempo interminabile… quanto diavolo sono rimasto in questo buio
illuminato solo dalla mia stessa luce?
Luce sempre più flebile
poiché priva dell’altra metà.
Lucifero è la mia metà,
nati da un’unica cosa, poi separati alla nascita. Le nostre anime sono
sempre state un tutt’uno.
Divisi non siamo mai
stati bene ed ora che lui è così lontano e che io sono in questo nulla,
non riesco a riprendermi.
Non può essere morto.
Quella dannata Alexiel
non può averlo ucciso.
Lui è Lucifero, non può
morire, vero?
Anni passati in questo
luogo oscuro senza che nessuno mi raggiungesse, senza una forma
definita, senza la forza di risvegliarmi e riprendermi, solo sperando
di raggiungerlo ovunque lui fosse.
E non ci sono mai
riuscito.
Ho continuato a
galleggiare senza un corpo, lontano da me stesso, solo con la mia mezza
anima e la mia coscienza, ardendo dal desiderio di ritrovarlo o di
vendicarlo.
Eppure in questo stato
dannato non ho mai potuto fare né l’uno né l’altro.
Solo qua ad attendere
che magari fosse lui a trovarmi e che mi riportasse dall’altra parte.
Esserci ribellati a Dio
e al Cielo, aver radunato nel corso dei secoli le forze e fondato il
nostro impero, essere arrivati al punto giusto per tornare e sistemare
le cose come vanno fatte e poi essere stati fermati a quel modo da
quell’essere… quella donna maledetta… la odio, la odio e la odierò per
sempre, anche in questa eternità di nulla!
Prima o poi mi
sbloccherò da qua e ovunque lei sia, io la troverò e mi vendicherò!
In questo bruciante
desiderio, finalmente la sua anima si fa strada.
Un’ombra nella luce,
lampo inconfondibile e poi una volta trovato e visto, questo mio
ammasso di energia comincia a prendere forma.
È lui?
È davvero Lucifero?
Allora è venuto
veramente… ho aspettato tanto e lui ora è qua.
La sorpresa lascia
subito spazio alla gioia quando lo distinguo chiaramente insieme a me
in questo nulla, non faccio in tempo a pensare ad altro che mi butto
addosso a lui.
Solo l’esplosivo
desiderio di toccarlo di nuovo, di riunirmi a lui, la mia metà perduta…
ora tutto andrà bene. Ora potrò risvegliarmi. Ora la vita tornerà a
scorrere laddove si era sospesa. Ne sono certo.
Lo sento inglobarmi
mentre faccio altrettanto come se ci mescolassimo ed ecco che la
sensazione di avere di nuovo un corpo torna in me.
Non pensavo di poterla
riprovare ed invece… il calore del fuoco che mi avvolge lo sento
nuovamente. Sembra si sciolga mentre apro gli occhi e la luce mi
acceca.
Una luce contrastata
dalla sua ombra scura china su di me, le fiamme lo bruciano ma non
sembra infastidito, anzi… è come se da secoli non desiderasse altro, lo
sento chiaramente.
È così che con uno
scatto, senza nemmeno aspettare di riprendere possesso di me stesso, mi
tiro su da questo letto di brace e lo cingo con tutte queste lingue di
fuoco, l’abbraccio della luce e delle tenebre, qualcosa che non si vede
spesso.
È in questo esatto
istante che tutto intorno a noi comincia a tremare, come se una
violenta scossa di terremoto scaturisse dal nostro contatto.
Non sono cose da noi,
questi sentimentalismi, ma non ho ragionato. Volevo solo sentirlo di
nuovo, perché lui è la mia metà oscura ed ogni luce ne ha bisogno.
Senza di lui non è
vita, la mia.
Le braccia che si
chiudono intorno a me mi restituiscono la prima sensazione tattile di
avere un corpo, mi sento di nuovo in me e mescolando le nostre energie
vitali diverse ma uguali, la mia si riequilibra e finalmente mi sento
meglio.
Una volta che ci
stacchiamo e ci guardiamo, il fuoco è tornato dentro e siamo solo noi
due come se non fossimo mai stati divisi, solo con una nascosta
emozione in più dentro.
Per tutti questi secoli
ci hanno fermato, ora nessuno ci riuscirà più.
- Devo uccidere quella
donna! - Ringhio con una voce d’oltretomba di chi non parla da troppo
tempo.
Le scintille nei miei
occhi lo penetrano e gli donano la pace poiché per contro rimane più
calmo e composto, quindi sorridendo sornione come un tempo faceva
spesso, ricambia il mio sguardo con uno controllato.
- La situazione è molto
complicata, rispetto a quando ci hanno rinchiusi, ma ora tutti
subiranno le conseguenze delle loro azioni. - La sua voce chiara e
seducente sembra quasi che stia facendo una proposta indecente, mi
piace come suona la sua frase e realizzando cosa voglia dire, un ghigno
si forma sulle mie labbra, infatti rispondo a mia volta con marcato
sadismo:
- Vendetta. - E questa
parola rimbomba nella stanza come se arrivasse fino al Cielo e gli
spiasse che ora devono nascondersi, se vogliono rimanere vivi, quegli
impostori ipocriti.
- Alexiel è stata
imprigionata a sua volta in varie incarnazioni umane, attualmente è nel
corpo di un ragazzino, Setsuna Mudo, qua lo chiamano il Salvatore. Il
corpo dell’angelo organico è conservato nella Tana della Gehenna. - Mi
spiega Lucifero, non ho idea di come faccia a sapere tutte queste cose,
ma non me ne importa proprio. Lo sa e mi basta!
Torno ad accendermi e
so che i miei occhi ora sono rossi mentre l’odio scorre in me puro.
- Cosa succede se
faccio a pezzi quel maledetto corpo e poi mi occupo di quello che
ospita la sua dannatissima anima? - Ha più l’aria di un latrato quello
che esce dalle mie labbra. Non la passerà liscia. Mai.
Lui mi osserva
attentamente ed è esattamente ora che, come se ascoltasse qualcosa di
esterno leggendo nell‘aria pesante che ci circonda, la sua espressione
cambia e diventa attenta e concentrata. Io faccio altrettanto,
percepisco la presenza di qualcuno molto forte… una forza straordinaria
alla pari di quella stronza che ammazzerò!
Ma non è lei e nemmeno
quel… come l’ha chiamato? Salvatore?
Corrugo la fronte.
Sta di nuovo accadendo
qualcosa di grande…
- Che diavolo… -
Mormoro. Lo so, non sono molto sveglio… se non si tratta di combattere
una guerra non capisco sempre tutto al volo ma di solito a questo punto
entra in gioco mio fratello che capta tutto e mi spiega.
Lo guardo interrogativo
e lui, proprio come mi aspettavo, sa cosa sta succedendo e me lo dice
con fredda compostezza, svelto e sbrigativo:
- Sta per arrivare
Rosiel, l’angelo inorganico, gemello di Alexiel. Si prenderà il suo
corpo privo di anima e lo porterà con sé in Cielo. -
- E’ venuto all’Inferno
solo per il corpo di sua sorella inutilizzabile? -
- Penso che vorrà
lasciare un ricordo anche a Setsuna Mudo, il Salvatore. -
- Allora mi ruba il
mestiere! Ma lei me la deve lasciare! - Sbotto scattando in piedi
pronto a precipitarmi fuori da questo posto chiuso che sta andando in
rovina. Lucifero mi mette la mano sulla spalla e mi costringe a
guardarlo ancora, si mantiene distaccato e la sua mente sembra
elaborare svelto un piano perfetto come al solito.
- E’ venuto a prendere
anche me. Fingerà di avere il mio controllo tramite la pietra ed io di
essere sotto il suo volere. Nulla sarà vero ma per ottenere entrambi i
nostri desideri, questo patto implicito è necessario. - La cosa non mi
piace, suona male!
Corrugo la fronte e
faccio per ribattere ma come se mi leggesse dentro con la stessa
facilità con cui legge in Rosiel, mantenendo sempre un costante
controllo di sé, stringe la presa sulla mia spalla e trasmettendomi
delle scariche elettriche, mi placa.
- Tu rimarrai qua a
riorganizzare le truppe. Al mio segnale salirete tutti ed invaderete il
Cielo. - Breve, conciso, chiaro, gelido. Eppure quel che mi trasmette
nessuno potrà mai saperlo.
Le sue ombre si aprono
solo a me, ogni cosa che fa mi sembra così chiaro…
- Metteremo fine a
questa farsa di Dio! - Ringhio allora a mia volta con convinzione,
mentre di nuovo la mia aura arancione mi circonda.
Il suo sorriso è appena
un accenno e qualcuno lo vedrebbe come un enigma e con altrettanto
enigma non si spiegherebbe mai questa sua lieve carezza che mi lascia
sul mento.
Un contatto che ci
scalda e ci dà l’energia per affrontare quel che resta.
Il bello sta per
iniziare.
La guerra è alle porte.
Che tremi il Cielo,
perché i principi della luce e dell’ombra, sono di nuovo liberi.”
/La
vendetta partì da allora/