NOTE: E’ un seguito
dell’altra che ho scritto, diventeranno parte di una piccola serie che
ho in mente, (tanto lo sapevate tutti che finiva così…) ci sarà un
seguito dove continuerò con l’operazione a cui accenno ora. E voi
direte: e perché non ne fai direttamente una a capitoli? Fare tante one
shot di un’unica saga mi sembra meno impegnativo, forse… bè, comunque
spero che questa fic piaccia come l’altra. Lentamente le cose
cominciano ad evolvere, bisogna stare attenti ai dettagli, nessuna
frase è buttata lì a caso. Presto saprete anche cosa prova veramente
Peter per Neal! Chissà se lo ricambia o è davvero come crede il nostro
bel truffatore?
Non anticipo
nulla.
Buona lettura.
Baci Akane
QUESTIONE DI SGUARDI
/In
your eyes - Kylie Minogue/
- Neal, non puoi andare
tu questa volta. - Quando se lo sentì dire, il giovane provò un moto di
stizza, come se qualcuno tentasse di spodestarlo e la cosa non gli
piacque per nulla, poi quando realizzò che a dirglielo era stato Peter,
fermò immediatamente la protesta che stava partendo automatica.
Gli piaceva
andare sotto copertura a truffare i truffatori, era un modo per
autocelebrarsi, per farsi legalmente beffe di loro, per rimanere il
migliore.
Però a volte
non poteva farlo e l’unico a cui permetteva di porgli limiti, era
proprio Peter. Era categorico, quando diceva qualcosa. Non la diceva
bruscamente o in modo intimidatorio, però i suoi ordini non li
ribatteva nessuno. Non si era mai chiesto come mai, dopotutto anche lui
stesso aveva subito la medesima legge naturale.
Mai contraddire
Peter. Se faceva qualcosa che non gradiva, era solo perché ancora non
gli aveva dato alcun ordine specifico a riguardo, altrimenti era
obbediente.
Aveva scoperto
di avere una coscienza solo da quando si era messo a lavorare con lui e
la cosa l’aveva effettivamente sconvolto.
Però nonostante
questo le sue bravate incoscienti riusciva a combinarle lo stesso.
Aveva la fortuna, o sfortuna, che quello che ormai definiva il suo
partner riusciva sempre a capire in cosa si cacciasse ogni santa volta
che non aveva sue notizie. E lo salvava in corner.
Non era mai
successo che mancasse una volta e questo perché faceva il lavoro di
sicurezza alle sue spalle, mentre lui faceva il classico lavoro sporco
che pompava il suo non piccolo ego.
Funzionavano
bene così.
Però ogni tanto
capitava che Neal non potesse andare ‘in scena’ e lo facesse qualcun
altro della squadra o addirittura Peter stesso che, nel caso in cui
qualcosa andasse storto, a tirarsi fuori dai guai doveva essere lui
stesso!
Neal sbatté le
palpebre un paio di volte atterrito e credendo di aver capito male, o
sperandolo, se lo fece ripetere.
- Sì Neal, hai
sentito bene. Non puoi andare tu! Si aspettano un uomo più grande e
maturo. Maturo come tipo, non come l’età! -
La precisazione
stuzzicò la sua permalosità, insomma, per chi lo prendeva?
- Pensi che io
sia immaturo? - Centrando il punto, Peter fece quello che faceva con
lui per la maggior parte del tempo: lo trattò come un bambino, ovvero
con accondiscendenza usando un giro di parole assurdo per non
offenderlo.
Solo lui si
prendeva la briga di trattarlo in quel modo, la maggior parte o lo
offendeva apertamente o non lo calcolava proprio!
- Non ho detto
che sei immaturo, ma tu dai l’idea di un certo tipo di persona e puoi
distrarre da quella che per la nostra copertura è più essenziale! - Lo
vide mostrare un piccolo broncio, di certo non lo stava convincendo.
Sospirò spazientito, quindi aggiunse nascondendo bene il suo disagio. -
E poi sono davvero troppo pericolosi, per te, quelli. Ci serve qualcuno
che in caso estremo sappia difendersi concretamente. Tu sai scappare,
ingannare gli altri, rigirarteli a tuo favore… sai fare un mucchio di
altre cose… -
- So truffare!
- Lo completò con un po’ di compiacimento misto ad esitazione.
- Ma non usi
armi e non fai corpo a corpo decenti! -
Concluse
lapidario cercando di essere il meno brusco possibile. Se avesse
insistito ancora l’avrebbe colpito in testa!
Anche la sua
pazienza infinita aveva un limite, in fondo.
- Ma nessuno
capisce le persone e le situazioni meglio di me! - Era una dote molto
importante e non l’aveva mai negata, però al momento la priorità era
un’altra, saper difendersi e contrastare l’avversario concretamente.
Peter
esasperato lo prese per le spalle e stringendo la presa lo guardò con
un misto fra l’indulgente e l’impaziente. Sembrava un padre che
convinceva un figlio ad andare a vedere una partita di basket piuttosto
che una di baseball!
- Per te questa
volta è troppo pericoloso, non voglio farti rischiare così tanto. -
Aveva fatto perno sulle parole giuste, probabilmente, perché lo vide
come spomparsi e smise di lamentarsi.
- E chi ci va
allora? - Chiese allora cambiando espressione, incuriosito da chi
potesse fare la matura vittima sacrificale!
- Io! - Come lo
disse lo mollò e uscì dalla stanza piantandolo lì in asso a meditare su
quello che aveva sentito.
Dopo un minuto
si precipitò fuori dall’ufficio inseguendo l’amico preoccupato:
- Ma scherzi? -
- Perché? Pensi
che non ne sia capace? - Chiese sostenuto senza fermarsi. L’altro gli
rimase appresso con una certa ansia difficile da domare. Dopo tutto non
è che ci riuscisse poi tanto bene.
- No, non è
questo ma… hai detto che ora è davvero pericoloso e… - E in fondo non
aveva valide argomentazioni. Sapeva già le sue risposte…
- Sono un
agente dell’FBI a capo di una squadra, penso di essere il più indicato
appunto perché è pericoloso! - Appunto, come ribattere? Non poteva
certo dirgli che detestava l’idea che si mettesse così tanto in prima
linea ora che aveva decifrato la natura dei suoi sentimenti per lui…
- Posso farlo
io! - Insistette ancora senza ragionarci.
- Neal ti ho
già spiegato che non sei addestrato a questo genere di operazioni,
anche se sei il più bravo sotto copertura! Non posso farti rischiare
tanto, questa volta! E poi serve uno più grande di te! -
- Ma non è la
prima volta… è già successo che facessi cose pericolose, le facevo
perché sapevo che tu eri lì a coprirmi le spalle! - Non gli importò
nulla di evidenziare la sua fiducia in lui, non era una cosa di cui
vergognarsi e tanto meno era una novità. Glielo aveva detto un sacco di
volte: l’unico di cui si fidava ciecamente, anche più di Kate quando
era in vita, era solo Peter.
L’uomo arrestò
bruscamente la sua rapida corsa facendogli andare addosso l’altro, si
voltò e fissandolo a pochi centimetri di distanza latrò deciso senza
ammettere repliche:
- Ho detto che
ci vado io! Basta così! - Era difficile da capire che questa volta era
davvero troppo rischioso per Neal?
Il giovane lo
guardò con aria ferita che domò alla perfezione. Quando lo ammoniva in
quel modo da capo e non da amico o compagno, non gli piaceva però in
quei casi non poteva comunque ribattere. Abbassando le orecchie e la
coda immaginarie, non replicò più e Peter sospirò sollevato di non
dover più convincerlo.
Quello era il
suo modo di proteggerlo per il momento, a volte doveva prendere lui la
prima linea, non c’erano altri modi per assicurarsi che tornasse a casa
intatto. Ci teneva e se non lo capiva era peggio per lui. L’importante
era che eseguisse i suoi ordini.
Dopo che
riprese a camminare tornò a fermarsi, Neal gli andò di nuovo addosso,
si girò di scatto guardandolo come un padre severo e alzando l’indice
davanti al suo viso stupito e dubbioso, disse:
- Non voglio
che fai di testa tua, Neal! Seguirai l’operazione con Jones e Diana! Se
ti metti in mezzo in qualsiasi modo, e dico proprio qualsiasi, guai a
te! E il discorso vale anche per il piccoletto! - Questa volta gli
aveva legato le mani davvero.
Non poteva dire
nemmeno a Mozzie di fare qualcosa al suo posto… se glielo ordinava in
quel modo e lo obbligava a rispondergli guardandolo dritto negli occhi
penetranti e seri, come poteva mentirgli, poi?
Giocava una
carta che nemmeno sapeva di usare… faceva involontariamente leva sui
suoi sentimenti per lui.
- Va bene, te
lo prometto, non farò proprio nulla… ma almeno aiutami a prepararti! -
Sembrava quasi un bambino sgridato dal padre e davanti a lui si sentiva
sempre più così. Peccato che lui invece volesse sentirsi come ben
altro. Un ‘altro’ che sapeva impossibile a partire dal fatto che Peter
era sposato con una donna fantastica che amava e che, soprattutto, non
si meritava nessuna pugnalata.
Elizabeth non
era una di quelle mogli che trascuravano il marito, che non erano
comprensive o che erano simili a delle estranee… non poteva nemmeno far
leva su quelle scuse per cercare di prenderselo.
E poi per
Peter, lui era solo un figlio da tenere in carreggiata.
Ne era certo.
- E va bene! -
Disse infine stufo di discutere con lui.
Un piccolo moto
di felicità perché aveva accettato almeno quella piccola richiesta. Non
era una gran cosa, ma era sempre meglio che stare totalmente in
panchina!
Riprendendo il
cammino, Peter scosse di nuovo la testa convinto che quel tipo dietro
di lui fosse proprio senza speranza, ma almeno per quella volta era
sicuro che sarebbe tornato a casa sano e salvo e questo, ormai, era
diventato tutto ciò che contava per lui.
Quando Peter si
presentò pronto per entrare in azione, prima che gli mettessero le
varie cimici addosso, Neal lo fermò e con aria da scettico esperto,
disse:
- E questo
sarebbe il pericoloso criminale d’alto bordo, tremendamente letale, che
dovrebbe contrastare e soprattutto convincere un’altrettanto pericoloso
criminale dello stesso stampo? - Domanda trabocchetto, pensò Peter.
Sapeva che non gli andava bene ma non gliene importava nulla!
- Sì! - Tagliò
corto avvicinandosi a Jones e ignorando il fastidioso saccente che non
demorse.
- No! Non
funzionerà per nulla! - E non era solo scetticismo, era proprio
sicurezza profonda, la sua. Peter scosse il capo e fece cenno a Jones
di applicargli i soliti aggeggi elettronici che avrebbero permesso loro
di sentirlo e comunicare con lui costantemente.
Neal si mise in
mezzo fra i due e faccia a faccia con uno spazientito Peter, continuò
deciso:
- Finirà male,
credimi! Si accorgeranno che non sei chi si aspettano nel giro di un
istante! Non hai lo stile giusto! Credimi, io sono un esperto in quel
genere. Cioè non in criminali ma nello stile che si aspettano. -
Peter stava per
perdere la pazienza, prese un respiro profondo, chiuse gli occhi e con
le mani ai fianchi chiese con un ringhio basso:
- E come fai a
sapere qual è quello giusto, invece!? -
- Ma è ovvio… -
Neal sorrise radioso e contento che glielo avesse chiesto, uno dei suoi
bellissimi sorrisi solari e contagiosi: - è il mio! -
Peter alzò gli
occhi al cielo sapendo perfettamente dove questo l’avrebbe portato, poi
pentendosi amaramente di aver coinvolto quel tipo fastidioso e di dire
ciò che stava dicendo, sbottò seccato:
- E come dovrei
andare, allora? -
Il secondo
sorriso che apparve sul bel volto del giovane che aveva davanti, lo
illuminò più di prima, se possibile, e fu il sorriso meno
raccomandabile che il più grande gli avesse mai visto addosso.
E rabbrividì!
- Un paio di
minuti da me e ti sistemo io! -
- Temevo
l’avessi detto… - E la sensazione che cominciò a muoversi in Neal fu
quanto di più meravigliosamente appagante potesse provare. Non vedeva
l’ora di sistemare Peter a dovere… già se lo immaginava con degli abiti
decenti, eleganti, firmati… magari con una sistemata ai capelli e un
po’ d’indottrinamento sul modo di porsi e di fare… sarebbe stato uno
spettacolo.
E poi
torturarlo un po’, ogni tanto, era giusto!
- Spogliati. -
Disse giunti a casa sua.
- Che? - Peter
probabilmente aveva sperato di poter evitare troppe perdite di tempo,
magari limitarsi ad una giacca o qualcosa del genere… ma evidentemente
si era sbagliato. Lo sguardo perentorio di Neal gli fece capire che
contrastarlo gli avrebbe fatto solo perdere tempo.
Così sospirando
per l’ennesima volta contrariato e spazientito, cominciò a togliersi i
vestiti.
Buttò malamente
la giacca sul letto, quindi si tirò fuori la camicia e se la slacciò
svelto mentre vedeva il ragazzo scegliere dei capi con molta
convinzione e sicurezza. Si sfilò i pantaloni lasciandoli a terra e
rimasto in intimo, canottiera bianca e boxer comodi, l’ascoltò mentre
gli spiegava lo stile ed il modo in cui avrebbe dovuto porsi, del tutto
diverso.
- Tu sei un
tipo sicuro di tuo, però loro sono diversamente sicuri. Devi fare il
signore d’alta società, la loro categoria di criminali è esattamente
questa. Atteggiati, sguardo fiero, saccente, mangiateli tutti con
disprezzo, è più un gioco di sguardi che di… - Quando Neal si girò e lo
vide gli morì la voce in gola per un attimo, poi tossicchiò e si
riprese. L’aveva visto poco vestito in diverse occasioni, avevano anche
dormito insieme un paio di volte per l’inagibilità di casa sua, però
all’epoca non aveva appreso la reale natura dei suoi sentimenti. E
soprattutto non aveva mai realizzato che essendo un agente aveva un
gran bel fisico.
Lo guardò per
bene imprimendosi tutto e poi infastidito dalla canottiera ebbe anche
la faccia tosta di fargliela togliere, dicendo che non andava bene con
la stoffa della camicia che stava per indossare. Fra brontolii vari,
Peter si tolse anche quella rimanendo solo in boxer. Era un peccato
coprire quel torace, dopotutto.
Era davvero
perfettamente in forma!
Gli porse i
vestiti, quindi riprese a parlare riassumendo il tono sicuro di prima,
osservandolo rivestirsi veloce.
- Dicevo, è più
un gioco di sguardi, devi capire che loro comunicano più col corpo che
con le parole. Anzi, meno parli e meglio è. Sii comunque sempre
estremamente sicuro e pieno di te, sentiti superiore, tratta tutti
dall’alto in basso. Sei pericoloso, devi pensare di avere il mondo in
mano. -
- Io non sono
pericoloso di mio? - Chiese mentre si sistemava la camicia di un
tessuto pregiato che gli scivolava liscia ed in modo piacevole sulla
pelle.
- Sì, però il
tuo essere pericoloso è più un devastare tutto a testa bassa, come un
toro… loro lo sono in modo diverso. Tu sei uno tsunami, specie se ti
toccano i tasti giusti. Loro… terrorizzano! -
Neal allora si
avvicinò aiutandolo a mettersi la giacca di un tessuto altrettanto
pregiato, poi da davanti cominciò a sistemargli tutti i dettagli e le
pieghe dei polsini. Era come vestire il suo uomo.
Se ne rese
conto in quel momento e fu un miracolo che non si fermò dal parlare e
non arrossì. Aveva un eccellente controllo di sé in fondo.
Peter
finalmente si stava lasciando fare docile, non c’era più l’aria seccata
di prima e nemmeno spazientita, sembrava quasi ci prendesse gusto, come
se bevesse tutte le sue parole considerandole preziose o forse… forse
belle, in un modo tutto loro.
Erano molto
vicini, un faccia a faccia così forse non l’avrebbero più avuto per
chissà quanto tempo. Erano molto uniti, certo, però non capitava mai di
vestire Peter… era come prendersi cura di lui.
Gli piacque
tremendamente.
- Una questione
di sguardi… - Ripeté assorto le sue parole mentre lo fissava
intensamente, le sue mani addosso a posizionare la camicia fuori dai
pantaloni lisci dalla riga in mezzo, maniaco del dettaglio. Lo faceva
quasi con amore, a Peter parve così e stupito desiderò non smettesse.
- Sì, una
questione di sguardi… - Ripeté il moro affievolendo il tono sicuro e
preso dal proprio discorso. La voce gli morì in gola alzando gli occhi
azzurri nei suoi castano scuro, smettendo di muovere le dita sulla
camicia ma senza staccarsi da essa.
Come se il
tempo sapesse anche sospendersi.
Era così
strano.
Peter trovò
Neal bello e fu forse la prima volta che lo pensò, non se ne sconvolse,
gli parve normale.
Quando alzò le
mani ipnotizzato da chissà cosa per sistemargli anche i capelli in
qualche modo che secondo lui sarebbe stato più congeniale al ruolo,
quel contatto gli provocò dei brividi. Ma non se ne vergognò. Non lì.
- Tipo questi?
- Chiese quasi con sfacciataggine continuando a fissarlo in quel modo
penetrante ed intenso, di chi sapeva molto e nulla diceva.
Neal
ricevendolo venne come sospinto in un’altra dimensione e cominciò a
sentirsi stupido e ridicolo, però al tempo stesso ne era catturato
totalmente, non riusciva a staccare smettere di fissarlo.
Smise di
sistemargli i capelli e tornò al colletto slacciandogli i primi bottoni
e aprendoglielo leggermente.
- Sì… - Non
riuscì a dire di più. In realtà aveva perfettamente capito il tipo di
sguardo intimidatorio che doveva assumere e lo stava già facendo, però
gli piaceva allo stesso tempo, anche se lo faceva sentire piccolo e
lontano.
Era come un
buco nero.
L’attirava
dandogli la sensazione di perdersi.
Poteva esistere
una cosa simile?
Oh, non si
sarebbero mai staccati, fosse stato per loro.
Immersi
nell’altro a pensare a tutto e niente, con le menti svuotate,
assorbendosi a vicenda. Dimenticandosi di loro stessi, dei loro ruoli,
di chi li circondavano, di chi erano, dei doveri… di tutto.
Per un istante.
Un solo
istante.
Senza essere
nessuno in particolare, volendo solo rimanere così.
A decidere per
loro giunse il suono del cellulare di Peter che seccato si staccò dai
suoi occhi e dal suo tocco che si ritirò scottandosi. Grugnì qualcosa
al telefono e faticando a tornare in sé guardò Neal a qualche metro da
lui.
Era tutto
finito, quella strana cosa che era successa, o che sarebbe potuta
succedere, ora era di nuovo lontana, un sogno confuso.
- Allora… posso
andare, ora, professore? - Chiese con ironia sforzandosi di tornare in
sé.
Il giovane mise
da parte il proprio subbuglio ed ancora scosso lo fissò critico
constatando che comunque aveva fatto un ottimo lavoro.
Anche troppo.
Quel Peter non
era nemmeno paragonabile a quello di prima.
Sorrise
compiaciuto a quello spettacolo e lo fece in modo quasi seducente
facendo avvampare il mittente di tale espressione soddisfatta.
- Sei perfetto…
- E forse avrebbe potuto dirlo in modo meno suadente e provocante, però
quello fu ciò che gli uscì e vedendo l’imbarazzo plateale di Peter se
ne compiacque.
Seguendolo
fuori l’ascoltò sforzarsi di brontolare e mentre lo faceva con una
piccola parte di sé, capiva una cosa estremamente importante.
L’aveva
stuzzicato e lui aveva reagito.
Con un piccolo
lavoro di seduzione avrebbe ceduto a lui, avrebbe forse potuto averlo,
o forse era solo una sua pia illusione.
Però qualunque
fosse la verità, stava giocando col fuoco.
Doveva
controllarsi se voleva mantenere i suoi buoni e giusti propositi,
almeno per una volta nella sua vita di inganni continui.
Non poteva più
giocare così, nella maniera più assoluta.
Doveva
sforzarsi di mantenere quello che c’era fra loro come un amore segreto
a senso unico.
Era la cosa
migliore per tutti, ne era certo.
FINE