EPILOGO:
VITA
MERAVIGLIOSA
“E‘
una meravigliosa, meravigliosa vita!”
-
Zucchero -
Il
sole ad illuminare il giorno sconfiggendo la notte, giunse ancora una
volta, proprio come aveva sempre fatto.
La
grande casa a tre piani arredata con gusto ma senza troppe pretese era
ancora deserta e silenziosa, ma lo sarebbe stata ancora per poco. Si
poteva ormai contare i secondi...
Tre...
due... uno... e musica!
Dalle
casse di un Signor Impianto stereo sicuramente molto costoso si udì a
tutto volume le note ritmate e piene di energia ormai a loro familiari.
Nonostante fosse mattina presto ed ancora tutti dormissero, per poco,
il sonoro fu subito alzato al massimo e, senza pietà, la voce nel CD
che era inserito si mise a cantare sparando rime a suon di rap che
andavano ad alternarsi ai ritornelli rock.
Normalmente
erano canzoni su cui tutti gli abitanti di quella casa ballavano
volentieri della break dance, ma visto e considerato l'ora sicuramente
per quella volta avrebbero ceduto il passo rimandando l'attività ad un
altro momento in cui erano tutti più svegli ed attivi.
Ci
volle un po' prima di veder comparire i primi zombie anche nel piano di
sotto in attesa della colazione. Non erano persone molto veloci appena
ridestati dal mondo dell'aldilà.
Quando
finalmente riuscirono a rimettersi in sesto, all'incirca, le canzoni si
erano susseguite fino ad arrivare a metà CD e 'Brother' faceva il suo
malinconico ingresso fra le mura spesse della casa, dando finalmente un
po' di tregua alle povere orecchie assonnate che ancora non riuscivano
a capire se quello che batteva nelle rispettive teste era il cervello
oppure un atroce dolore pronto a farli fuori...
Il
primo a spuntare dalla porta della cucina per mettere su del caffè fu
un ragazzo dagli ordinati capelli neri pettinati morbidamente in modo
da cadere ai lati del viso e accarezzare il collo, i lineamenti da
gatto randagio lo rendevano un tipo molto bello e gli occhi azzurri
creavano un bellissimo contrasto col moro dalle ciocche che ogni tanto
tendevano a cadergli davanti. Vestito con abiti attillati ed alla moda
che risaltavano il suo bel corpo di ballerino che prometteva bene, si
diresse al fornello senza fare una piega o lamentarsi; aveva dei
movimenti che presentavano una certa grazia anche nelle cose più
semplici quali preparare un caffè per la famiglia, si capiva che
ballava sin dalla tenera età. Come si capiva che sicuramente doveva
avere una serie di ragazze al seguito che attendevano un solo cenno per
poter stare con lui e accontentare ogni suo desiderio.
In
fondo da un ragazzo così bello e consapevole di ciò, non si poteva
certo pretendere che non sfruttasse la situazione, sarebbe stato
anormale se non l'avesse fatto... così mentre preparava la
moca col tipico metodo italiano per poter fare una colazione decente,
la sua mente viaggiava a tutti gli impegni giornalieri ricordandosi
esattamente di tutte le fanciulle che avrebbe dovuto incontrare e 'far
felici' nel giro di sole 24 ore.
I
secondi ad entrare furono due ragazzini, un maschio ed una femmina di
tre anni più piccoli del primo, avevano il viso, la
corporatura e la statura uguali: entrambi nella media con espressioni
imbronciate che ricordavano incredibilmente i tratti somatici del primo
entrato, ovvero quelli di un gatto randagio, entrambi avevano gli occhi
grigi e i capelli neri dai riflessi rossi. L'unica differenza era
ovviamente la lunghezza di questi che in lei arrivavano lisci fino al
fondoschiena e in lui erano più corti nel tipico taglio maschile,
completamente spettinati con diversi ciuffi in alto.
Vestivano
allo stesso modo, con abiti larghi trasandati e si muovevano in maniera
identica.
I
due erano gemelli eterozigoti e, per essere tali, si somigliavano tanto
da spingere tutti a credere fossero omozigoti.
-
Quella la deve smettere di svegliarci in questo modo, porca vacca! -
Borbottò
la ragazzina mentre si sedeva in maniera scomposta e appoggiava i
gomiti sul tavolo chiudendo gli occhi nervosa. Aveva un tono seccato e
scontroso.
L'imitò
il gemello che appostandosi accanto assunse la medesima posizione senza
farlo di proposito, aggiungendo solo con voce incredibilmente simile
alla sua:
-
Già... o le rigo tutti i CD di papà... tanto lei ascolta solo lui! -
-
Si, poi lei riga te! - Aveva invece asserito il fratello maggiore con
aria sorniona, divertendosi all'idea di vedere loro madre che incideva
con un coltello la loro pelle per vendicarsi. Ne sarebbe certo stata
capace!
-
Però, Michael, non puoi negare che è atroce un risveglio simile! -
La
ragazzina continuò a lamentarsi allargando le braccia e facendole
stancamente cadere sotto il tavolo mentre la testa subiva un colpo non
indifferente grazie alla capocciata sulla superficie orizzontale che la
reggeva.
Il
sorrisino snob dell'altro si accentuò, adorava trattarli da mentecatti:
- E
tu, Danielle, non puoi negare che sarebbe maggiormente atroce
risvegliarsi con un incisione ad Y sul petto! -
-
In effetti questo sarebbe peggio... - Borbottò l'altro ragazzino
rabbrividendo all'idea di subire un autopsia da vivo.
-
Vedo che Daniel ragiona... dovresti farlo anche tu, Danielle! -
Concluse
quindi Michael portando la caffettiera sul tavolo e accentuando il
sorriso di superiorità che si formava agli angoli della bella bocca ben
disegnata, terribilmente identica a quella del padre.
La
fantasia dei nomi non era casuale, anzi, Michael era un nome a cui
misteriosamente erano affezionati entrambi i genitori mentre Daniel e
Danielle, Dany e Dany, erano stati strenuamente voluti dalla madre per
ripetere il simpatico gioco che esisteva fra i loro nomi, Alex e Alex.
Era un modo per dar loro una specie di eredità significativa che dal
punto di vista della donna era molto importante.
-
Ehi, Dany e Dany, che aspettate a dare una mano? Pensate che il resto
della colazione si prepari da sola? Oppure pensate che Michael sia il
vostro cameriere? Su, forza, alzarsi, svelti! - La voce autoritaria e
severa della madre arrivò a mettere fine a possibili lamentele facendo
alzare i due gemelli che, sbuffando, andarono a prendere le tazze in
ceramica, il latte e tutto il necessario per il nutrimento mattutino.
-
Bè, fenomeni, non avevate qualcosa da dire alla mamma? -
Asserì invece Michael con il ghignetto sadico stampato in viso. Ci
godeva a torturarli in ogni modo possibile, usando l'intelletto,
ovvio...
I
due si fermarono dal fare quel che facevano e guardandolo
male cercarono un modo per deviare il discorso. Effettivamente era puro
suicidio dire a quella donna che non volevano essere svegliati a quel
modo allucinante!
-
Cosa? - La domanda della mora dai neri capelli lunghi acconciati in una
treccia, fu brusca e poco gentile facendo desistere anche quel briciolo
di coraggio che era rimasto. Nessuno osava mettersi contro di
lei... contro il padre ci si poteva pensare ma lei no!
-
Nulla! La canzone di papà dedicata allo zio è bella ma non quanto
quelle che ha dedicato a te! - Se l'asciugarono in questo modo viscido
e acuto: puro spirito di sopravvivenza. Alexis che a quell'ora non era
sveglia al cento per cento, abboccò all'esca credendo che si trattasse
veramente di quello e dando anche lei il suo contributo per la
preparazione, rispose con un tono di voce meno secco e severo:
-
Anche quelle dedicate a voi nel CD successivo non sono mica male,
dai... -
Michael
ridacchiò fra sé e sé senza farsi notare da lei mentre le due canaglie
sospirarono sollevati continuando il gioco per convincerla meglio:
-
Si, ma parlavamo delle canzoni che sono nel CD che hai messo
stamattina. -
-
Oltretutto quello in effetti è il suo più bello, l'ha portato al
successo, no? - Continuarono felici di essere ancora intatti, lanciando
di tanto in tanto occhiate di fuoco al fratello maggiore traditore. Del
resto cosa ci si poteva aspettare da uno che aveva preso il lato più
acuto e sadico del padre?
-
Ci hanno fatto su anche un film... -
-
Per non parlare di quando vi hanno costretto a scrivere il libro con la
vostra storia... -
-
Non so cosa di tutto ciò ha avuto più successo ma l'impennata di papà è
salita ai vertici! -
-
Secondo voi faranno un seguito per noi? -
-
Perché no, anche la nostra storia è interessante e soprattutto meno
tragica della loro... -
-
Perché no... - Intervenne dunque Michael maligno come al solito: - Un
film comico-demenziale è sempre apprezzato dal pubblico... -
Decisamente troppo simile al lato 'crudele' di loro padre!
La
smorfia che ricevette da Dany e Dany giunse in simbiosi e fu identica,
come identica fu anche l'espressione ed il dito medio alzato davanti ai
loro occhi. Un capolavoro di sincronia involontaria a cui tutti erano
abituati e che fu ignorata dal destinatario che, spettinandoli
affettuosamente con le mani e baciando la madre sulla guancia ancora
liscia nonostante l'età non più giovane, si sedette al tavolo al suo
solito posto.
-
Il suo successo è dovuto alla sua furbizia e nient'altro. È un
approfittatore di merda. Ha sfruttato la storia mia e di Yu, i nostri
drammi insomma, per diventare famoso. Li ha tirati fuori e resi
pubblici nel momento giusto in cui tutti si aspettavano qualcosa di
speciale da lui per vedere se aveva veramente talento, con quelli ha
riempito non solo un CD e tutto quello che ne è conseguito, ma
addirittura ci ha usati come scusa pubblicitaria per il centro di
soccorso per minorenni in difficoltà e maltrattati. Ha fatto tutto nel
momento giusto, usando i mezzi giusti. È stato furbo e nient'altro,
altro che talento! -
La
conclusione cinica e poco simpatica di Alexis arrivò a sorprendere i
figli che, tutti seduti, la guardarono con un cipiglio stupito: era
seria oppure no? Sentirla così sembrava quasi che detestasse
l'intelligente operato di suo marito, in realtà non era assolutamente
vero. Si trattava solo di una sorta di gioco che andava avanti da
quando si erano conosciuti anni addietro.
-
Vuoi dire che tutto questo non si chiama talento? - La stessa voce che
ancora cantava dallo stereo al piano superiore giunse alle loro spalle
facendoli girare curiosi di vedere se il tono ironico corrispondesse
anche all'espressione o magari se si fosse seccato. Alexander aveva
fatto il suo solito spettacolare ingresso in tenuta da occasioni
pubbliche, ovvero tirato a lucido ed alla moda coi capelli sistemati
con del gel e gli occhiali da sole sulla fronte pronti per essere
calati sui begli occhi grigi pieni di ironia. Non dimostrava affatto la
sua età...
-
Oh, certo che si chiama talento... il talento dei carogni
approfittatori! -
-
Sempre talento è! Senza di quello non sarebbe certo dove è ora! -
Intervenne
in sua difesa il primogenito che adorava letteralmente il padre essendo
la sua copia ringiovanita. In ringraziamento il bell'uomo gli porse un
occhiolino dirigendosi poi al suo posto come nulla fosse.
- E
poi per scusarmi ho messo te e Yu come presidenti del centro, no? Io
sono solo il fondatore... è stato il mio regalo per voi! -
Aveva
sempre una risposta per tutto ma la sua 'dolce' consorte non era certo
da meno, infatti borbottò senza impietosirsi:
-
Macché scuse, ci hai solo sbolognato la patata bollente! Sei solo un
paraculo, ti dico! -
-
Non hai proprio pietà, eh? - Fece con finto dispiacere lui versandosi
il caffè e lanciandole un occhiata furba:
-
Pietà? È l'unica cosa di cui non hai bisogno! Credimi, se ti danno
anche la pietà finisci per diventare il re del mondo... e ci
manca poco, di questo passo! -
-
Dici? Si, forse hai ragione, dovrei fare il politico...
potrei arrivare ancora più in alto e avrei il mondo in mano. Perché no?
-
-
Lascia perdere, papà... come cantante e attore è più che sufficiente...
- Rispose la figlia sospirando con un certo divertimento per il
battibecco mattutino dei genitori. Lo facevano spesso e sapevano tutti
che scherzavano e se Michael era incondizionatamente sempre dalla parte
di Alexander, Danielle lo era dalla parte di Alexis...
l'unico sempre neutro rimaneva Daniel che comunque per principio
piuttosto che spalleggiare Michael preferiva allearsi con la gemella.
-
Già così ti vediamo poco... - Concordò il primogenito.
-
Infatti... - Fece eco Daniel mordendosi la lingua per aver appena dato
ragione all'egocentrico e narcisista fratello!
- A
proposito di vederti poco... oggi potrò vederti alla mia gara di ballo?
-
Chiese
diretto Michael addentando con grazia una fetta coperta di nutella. Il
giovane aveva iniziato con la break dance per poi ampliarsi a tutto il
genere contemporaneo, ora era il primo ballerino di una prestigiosa
compagnia e per lo più era specializzato nel jazz anche se gli
riuscivano alla perfezione anche gli altri stili.
Alexander
alzò un sopracciglio cercando di ricordare gli impegni di quella
giornata... pura utopia!
-
Dovresti chiedere alla mia manager... - Disse seriamente convinto di
ciò. Non lo faceva apposta, sapeva che detestavano tutti che
rispondesse così vista la parte da vip che finiva per fare persino con
loro, però era vero... l'unica a sapere tutti gli impegni giornalieri
era solo la sua manager, parte integrante della famiglia grazie al
fatto che era la moglie di loro zio. Le occhiatacce le ricevette e lui
per rimediare con invidiabile abilità disse sorseggiando il proprio
caffè:
-
Vedrai che zia Jenny si è appuntata tutto quel che vi riguarda... è di
famiglia da anni, no? -
-
Allora spero per voi che si sia appuntata anche la nostra partita di
basket! -
Borbottò
minacciosa Danielle convinta che avrebbe dovuto rinunciare al padre per
la finale di quella sera.
-
Oh, ma tutti oggi gareggiate? Cos'è una congiura? - Esordì il padre
posando la tazza e appoggiandosi allo schienale della sedia nella
speranza che un miracolo gli liberasse un po' la giornata... gli
piaceva fare tutto quello, padre, marito e star famosa, ma a volte,
come per tutto, era faticoso e pesante tanto che si vedeva costretto a
sparire al centro travestendosi per essere lasciato in pace. Ecco
perché stava seriamente pensando di limitare la propria attività di
star.
-
Anche Chris oggi si esibisce... - Chris era la cugina, ovvero figlia di
Yu e di Jennifer.
Anche
la loro era una storia molto carina e simpatica, non triste o
drammatica, tanto meno difficile... se non per il fatto che i due si
erano conosciuti al concerto finale di Alexander per il CD di cui
parlavano prima e nel giro di sei mesi si erano sposati a causa della
bambina che aveva avuto l'originale idea di infilarsi nell'utero della
ragazza senza il loro permesso!
Morale
della favola? Yu e Jenny si erano sposati lo stesso giorno di Alex e
Alex in una storica e lunghissima doppia cerimonia!
I
due fratelli si erano fatti da testimone a vicenda mentre Alexis aveva
scelto Steven, il quale aveva avuto il coraggio di rendere finalmente
pubblica la sua omosessualità.
Anche
Christine e Michael erano nati nello stesso periodo e coetanei si erano
affezionati al punto da reputarsi fratello e sorella, solo che mentre
uno aveva intrapreso la carriera del ballo, l'altra aveva voluto
buttarsi sul canto e sulla musica da suonare dimostrando così di aver
preso i geni del 'divino' zio Alex.
Tre
anni dopo erano arrivati i due gemelli Danielle e Daniel e anche la
poca pace che fino a quel momento avevano avuto, era del tutto sparita
visto il temperamento pericoloso e vivace di quelle due splendide
canaglie più simili a due terroristi che a due bambini!
Ecco
spiegato il fatto che in diversi anni di matrimonio avevano fatto
'solo' tre figli mentre Yu addirittura una sola... vedendo
l'esperienza del fratello aveva preferito evitare per pura
sopravvivenza!
-
Su su, papà ci sarà, è mancato poche volte e penso che i concerti
potessero essere una valida giustificazione, no? - Con enorme sorpresa
di tutti, in suo aiuto arrivò la moglie che alzandosi per prima iniziò
a sparecchiare per mandare al più presto tutti via e poter a sua volta
uscire di casa. Anche il suo lavoro l'attendeva e non poteva certo
disertare come a volte faceva Alexander... o il centro sarebbe stato
fatto a pezzi dagli elementi che c'erano e dal socio che spesso faceva
più danni che altro!
-
Va bene, ma se oggi non vieni vendo a tutti le tue foto segrete! -
Concluse a sua volta Michael sorridendo da finto angelo ed aiutando a
sua volta a sparecchiare.
-
Lo farà, vedrai. È tuo figlio quindi è capacissimo di farlo! -
Fu
l'avvertimento della donna. Uno sguardo dell'uomo al ragazzo
indaffarato gli fece capire che era proprio così, quindi un sorrisetto
di soddisfazione comparve sul suo bel volto che si ostinava
imperterrito a non dimostrare affatto la reale età che aveva.
-
Grandioso! - Sentenziò infine orgoglioso della sottospecie di serpe che
aveva cresciuto.
Il
suo punto di vista era semplicemente incomprensibile, ma era anche
grazie a quel suo essere stravagante che giunti a quel punto della loro
vita potevano dirsi 'famiglia unita'.
Particolare,
diversa, seguita e caotica ma unita. Molto unita.
Meravigliosa.
Quando
finalmente gli impegnativi figli furono fuori di casa in direzione
della scuola, Alexis e Alexander poterono concedersi addirittura un
respiro di sollievo seguito da un dolce bacio sulle labbra per
salutarsi, prima di buttarsi anch'essi ognuno nella propria mischia.
Alexander
aveva fatto molta strada ma aveva sempre cercato di non esagerare e non
trascurare troppo la famiglia, a costo di vendere di meno o affibbiarsi
critiche. Era sempre stato perfettamente consapevole dei rischi che
avrebbero corso tutti, la sua vita per prima, se avesse assecondato in
tutto e per tutto il successo che gli era piombato addosso da giovane.
Per quello aveva creato il centro, per poter concentrare su quel posto
tutta la sua ricchezza e l'extra che montava la testa, per non finire
come tutti, per rimanere presente in quella sua cara famiglia che dopo
molte sofferenze si era oltremodo guadagnato. L’impresa più grande era
stata comunque quella di riuscire a riaprire la porta dove aveva
malamente rinchiuso i propri sentimenti, era stata la cosa più
difficile per lui, ma ci era riuscito e sapeva molto bene che per
questo doveva ringraziare Alexis e Yu. Lo sapeva ed a modo suo, con
quel centro per giovani disadattati l’aveva fatto, diventando a sua
volta un uomo degno di questo nome.
Alexis,
dal canto suo, era riuscita a diventare la donna che aveva sempre
represso per paura, tirando fuori dalla propria tragica esperienza ogni
cosa che avrebbe voluto ricevere, dandola a sua volta a coloro che la
circondavano, ovvero i suoi figli e i ragazzi del centro. Aveva dovuto
sopportare la sua rata di visibilità a causa del CD in suo onore e
della proposta di matrimonio che lui le aveva fatto in pieno concerto,
però era riuscita a gestirla al meglio concentrandosi solo sui bambini
e su quello che era diventato il secondo scopo della sua vita, dopo la
famiglia. Tutto, lentamente, era andato a posto e Yu stesso aveva
saputo ricominciare trovando addirittura l’amore e mettendo
apparentemente la testa a posto, facendo una bellissima figlia identica
a lui, con lunghi boccoli rossi, occhi verdi e un carattere impossibile
da gestire. Tutto, lentamente, era finalmente andato a posto e lei pur
rimanendo sé stessa, si era completata diventando una vera donna,
tirando fuori tutto l’amore che mai aveva saputo di avere.
-
Ci vediamo a pranzo? – Chiese lei con ancora il suo sapore nella bocca,
un sapore di menta, sempre fresco.
-
Non lo so, credo che Jenny abbia organizzato la giornata in modo da
farmi vedere sia la gara di Michael che le partite di Dany e Dany…
quindi probabilmente mi avrà impegnato anche il pranzo! – Rispose lui
cercando di nascondere il proprio dispiacere per non poterli vedere a
metà giornata, cercò di mascherare quel piccolo sentimento con una
carezza sospetta al volto della moglie.
-
Lo fai ancora, vero? – Disse quindi l’altra dandogli un poco gentile
pizzicotto sulla guancia liscia dove la barba era stata rasata anche
quella mattina; il rimprovero era d’obbligo visto che ad Alexis non
sfuggiva mai nulla di quel che lo riguardava.
-
Cosa? – Chiese facendo finta di nulla l’uomo, mantenendo quindi un
espressione indecifrabile e sorniona.
-
Nascondere quel che provi! – L’affermò così come le venne alla mente,
senza elaborarlo o renderlo meno diretto. D’altronde trovandosi davanti
a suo marito che bisogno c’era di certi riguardi? Non se ne erano mai
fatti…
Lui
l’osservò rimanendone subito colpito. Non c’era mai stato attimo nella
loro vita di coppia in cui lei non avesse detto quel che pensava di lui
per aiutarlo, ammonirlo o impedirgli di ributtarsi nel proprio inverno
buio. Aveva sempre vegliato su di lui in modo da non perderlo
nuovamente, ben consapevole della sua difficoltà ad aprirsi dopo una
vita intera passata a chiudere ogni parte di sé stesso.
Certo
poteva ritenersi soddisfatta di essere riuscita a sbloccarlo ma la
parte più difficile era stata mantenere quel suo nuovo stato. Un
impresa non da poco, considerato il soggetto.
Alexander
la contemplò mentre si rendeva conto del profondo significato di quella
frase e di tutto ciò che faceva loro riaffiorare alla memoria. Momenti
dolorosi da non augurare a nessuno ma anche quelli successivi di
felicità. Già, non si poteva certo dire che la loro vita fosse stata
piatta!
“Nonostante
gli anni che avanzano crudelmente è sempre bella. Dopo che ha iniziato
ad accettarsi del tutto è stato come se i cancelli le si fossero aperti
e tutta la sua femminilità è esplosa dimostrando ogni suo potenziale.
Sono contento di averla sposata e non perché so che tutti ci
considerano una coppia bellissima, specie esteticamente poiché
sembriamo gli eterni giovani. Sono contento perché lei, i miei figli,
mio fratello e la sua stessa famiglia sono il mio riscatto. Il riscatto
che dimostra alla vita bastarda che le cose speciali esistono e che
passano per il cielo di ognuno, prima o poi… basta solo saperle
catturare al volo, senza lasciarsele sfuggire.
Una
cosa da nulla, no?
Bè…
ad ogni modo penso proprio di doverlo dire. Mio malgrado, nonostante
tutte le volte che l’ho maledetto, so bene che quel che va detto va
detto… Dio, ti ringrazio.
Per
tutto.
Ora
so che esisti.”
Così
pensando, lasciando per un attimo lei stessa ai propri pensieri, ripeté
la stretta abbracciandola nuovamente, facendola anche sorprendere per
la nuova manifestazione d’affetto nel momento in cui aveva tentato di
ritrarsi e nascondersi.
Certi
vizi erano difficili da mandar via, ma bastava non darsi mai per vinti
ed insistere con testardaggine e dei risultati, comunque, c’erano
sempre.
Alexis
da parte sua ebbe un pensiero simile prima di quell’abbraccio.
“Alla
fine, però, va bene così. Non ho mai rimpianto di non aver conosciuto
mia madre. Mio padre è riuscito a restituirmi ciò che avevo perduto ed
anche se inizialmente non lo volevo, poi, grazie ad Alex, ho capito che
sbagliavo. Tutto ci forma, la vera grande impresa non è accettare la
sofferenza, gli sbagli e le cose brutte. La vera impresa è accettare
noi stessi così come siamo.
Tutto
qui.
Ed
è da sempre, per tutti, la cosa più complicata.
Però
basta incontrare la persona giusta al momento giusto e l’ingranaggio
parte.
Mi
rendo conto di essere stata molto fortunata, nonostante tutto. So che a
molti non va così bene, so anche che non sarà mai abbastanza ciò che
faccio nel nostro centro per minorenni maltrattati, però se tutti se ne
rendessero conto e provassero a far qualcosa, il cambiamento sarebbe
più veloce e grande.
Tuttavia
so che non sarà mai così e che ancora molta sofferenza abbasserà il
livello di questo mondo. Lo so, non sono una sprovveduta. Vengo dalla
parte marcia di tutto questo, io. Però penso anche che così come io ho
avuto fortuna ed ora la sto dando a chi posso, è probabile che ce ne
siano altri.
In
fondo, ciò che è speciale è tale solo se è raro, ecco perché quel che
offriamo noi lo è.
Quel
che conta è saper catturare quella rarità che passa davanti ai nostri
nasi. Se tutti lo facessero ogni cosa sarebbe comunque diversa.
Per
ora, però, non posso far altro che tenermi stretta la mia, di cosa
speciale. Senza lasciarmela mai più sfuggire.
Alexander,
penso di dover ringraziare chiunque ti abbia fatto arrivare a me.
Senza
di te sarei stata persa, cancellata sotto quel manto gelido di neve, da
sola e senza identità, senza passato, presente e futuro.
Ed
invece tu ci sei stato, mi hai restituito tutto e mi hai dato il doppio
in una famiglia simile por cui un giorno darò la vita.
Quindi
semplicemente grazie.
Chi
deve essere ringraziato lo sa, per me basta così, non so fare di
meglio!”
Poi
le braccia forti e calde del marito, del suo amore, l’avvolsero
insperate stupendola, tranquillizzandola, facendole capire che tutto
continuava ad andare bene, che lui sarebbe comunque sempre stato lì.
Che non avrebbe più perso nulla, finalmente.
-
Ti amo… - Mormorò lui seguendo l’irrefrenabile ed insolito istinto di
dirglielo, rivelando completamente, ancora una volta, i propri
sentimenti.
-
Anche io ti amo. – Rispose quindi lei sorridendo imbarazzata per la sua
stessa felicità nel dirlo. Era possibile avere la sensazione di
scoppiare ogni volta che si trovava a sentirlo e a ripeterlo subito
dopo?
Evidentemente
sì ma poco importava, bastava non perdere mai nessun treno, nessuna
occasione.
Mai.
Quando
giunse al centro Yu era già arrivato con grande sorpresa e le diverse
attività giornaliere che dovevano compiere i ragazzi, erano già
iniziate.
Passando
come di consueto per i vari laboratori e stanze, dava un occhiata ai
giovani all’opera salutandoli e chiedendo loro come andava quella
mattina, ricevendo in cambio delle entusiastiche risposte. Erano tutti
sempre contenti di vederla e dopo il primo momento di difficoltà avuto
appena arrivati per la prima volta in quel posto, avevano subito
accettato sia lei che Yu, i due presidenti.
Stava
quasi arrivando al suo ufficio quando qualcosa la fermò attirando la
sua attenzione. Una musica familiare con il sottofondo di urla e
applausi fece deviare il suo percorso, giunse in un’altra sala, la sala
video dove uno schermo gigantesco faceva sfoggio di sé davanti ad un
gruppetto di ragazzi seduti a guardare ciò che il proiettore
trasmetteva. Accanto a questo la sagoma muscolosa a lei nota stava in
piedi a guardare compiaciuta ciò che aveva messo su.
Alexis
l’affiancò e dando una breve occhiata al suo profilo adulto dove
l’espressione da canaglia era sempre dipinta e un po’ di barba rossa
come i suoi capelli cercavano di renderlo più serio, disse bruscamente:
-
Yu, brutto idiota, che diavolo hai messo su? – Quello era il suo
saluto…
Lui
distolse brevemente gli occhi verde chiaro dallo schermo per posarli in
quelli azzurri e interrogativi di lei.
-
Ciao, culona! – Salutò scherzando rispondendole a tono: - Hanno voluto
loro… non lo riconosci? –
-
Certo che lo riconosco… come posso dimenticarlo? È quando quel pazzo mi
ha chiesto di sposarlo! –
-
La colpa è stata tua. Gli hai detto proprio prima del concerto che eri
rimasta incinta… davvero non ti aspettavi nulla? –
-
Bè… no… sì... forse! – Fece lei arrossendo imbarazzata
ricordando l’evento di anni prima quando, prima di fargli calcare il
palcoscenico del suo ultimo concerto del tour, proprio sul CD dedicato
a lei, gli aveva detto con poco tatto che aspettava un bambino.
-
Sì, brava, avvertimi quando hai deciso la risposta! – Fece invece lui
tornando al video che trasmetteva quel famoso concerto entrato nella
storia della musica per più motivi.
-
Stronzo! Hai mangiato pane e simpatia, stamattina? – Sbottò la mora
facendogli una smorfia seccata per poi preferire anche lei la vista di
suo marito a poco più di venti anni. Proprio nel momento in cui il suo
sguardo si posò su quel giovane ragazzo vestito con abiti da hip hop
nel suo look da concerto, l’espressione istintivamente si addolcì.
Si
lasciò assorbire per un po’ dalle immagini dove il suo divino e
splendido marito cantava all’ultimo concerto del tour, quello che
l’aveva portato in giro per l’America facendosi seguire da loro due.
Vide
come si muoveva carico d’energia e sempre così carico cantava veloce e
forte, lasciando nell’aria circostante piena di fumo le note potenti
che scuotevano il terreno provocando le urla di incitamento di tutta la
gente accorsa per ascoltarlo.
Vide
come da quelle inquadrature si vedeva la folla esagerata che alzava le
mani al cielo di fuoco saltando e spalleggiandosi per esultare davanti
ad uno spettacolo simile, uno spettacolo effettivamente molto speciale.
Uno
spettacolo con sfondo l’incendio dello stadio dove Alexander avrebbe
dovuto esibirsi quella notte.
-
Ricordi… - Iniziò con voce roca lei parlando a Yu in modo familiare e
quasi intimo: - … come è arrivato a quello? – Lo disse con un evidente
emozione addosso, ebbe un certo timore di farsi scoprire ma poi
rendendosi conto di avere accanto Yu, una specie di fratello, tornò a
respirare.
Eppure
fra tutti quel concerto per lei era importante e significativo.
Ogni
volta le faceva un effetto straordinario.
Lui
non girò il volto, immaginava bene come mai avesse quella voce e cosa
provasse. Anche per lui era un ricordo toccante. In quell’occasione
aveva conosciuto la manager del fratello, colei che poi era diventata
sua moglie.
Per
entrambi era sempre sconvolgente e quasi commovente rivedere quelle
immagini, associandoci poi le canzoni che lui cantava il tutto era
maggiormente deleterio.
-
Certo… degli idioti del cazzo avevano dato fuoco allo stadio proprio
poche ore prima dell’esibizione. – Proseguì lui.
-
Ma i tecnici riuscirono a trarre in salvo tutte le apparecchiature già
pronte. –
Intervenne
lei sorridendo lieve. Un sorriso dolce, estasiato e malinconico
insieme. Erano momenti così speciali che realizzare di non poterli più
rivivere provocava tristezza.
-
E’ stato quando gli abbiamo chiesto se dovesse veramente rinunciare al
suo ultimo concerto di tour, che Alex ha deciso. Il solito testardo… -
-
Come se qualcuno potesse fargli fare qualcosa contro la sua volontà o
decidere al suo posto… -
-
Figurarsi! – Insieme continuarono a ricordare con l’emozione
nella voce, mentre i ricordi aiutati dal video andavano gonfiando i
loro animi e rendendo lucidi i loro occhi.
-
Ha detto: ‘Nemmeno per sogno! Nessuno ha il diritto di fermarmi se non
sono io a deciderlo!’ –
- E
nessuno ha più osato in effetti… - Risero entrambi senza staccare gli
occhi dallo schermo gigante.
-
Ha costretto tutti i tecnici a montare un palco provvisorio proprio
davanti allo stadio che bruciava. –
-
E’ stata la montatura più veloce mai fatta! –
-
La gente appresa la notizia dell’incendio si precipitava a fiumi
infuriata pensando di non poter più assistere al concerto. -
-
Era il boom di Alex, c’era una folla esagerata e tutta inferocita. Mai
visto nulla di simile… -
-
Ma quando hanno capito che avrebbe cantato lo stesso e che il concerto
in un modo o nell’altro ci sarebbe stato, si sono tutti appostati
impazienti ed urlanti lì davanti. – Nel raccontare ora i loro visi
erano allo stesso modo entusiasti e non più malinconici. La gioia di
quei momenti riviveva in loro rendendoli di nuovo esaltati come allora,
una potenza di ricordi ineguagliabile, grazie a tutto ciò che avevano
provato.
-
Porca merda, ti ricordi che il posto era vicino ad un lago? –
- E
come dimenticarlo? Da una parte c’era lo stadio che bruciava e
dall’altra l’acqua che riceveva il fumo. –
-
In mezzo era lui a cantare e tutta la gente che l’acclamava
eccitatissima… -
-
Anche noi eravamo là… -
-
Con il fuoco che saliva divampando verso il cielo notturno perché i
pompieri non riuscivano a domarlo del tutto e il fumo che scendeva
sull’acqua confondendo tutto, creando un atmosfera ed un gioco di
colori incredibile! –
-
Fantastico, cazzo! Come la canzone dei Deep Purple. Sicuramente ha
preso l’idea da quella canzone, Smoke on the water! – Ed era veramente
come se lo rivivessero, mentre lo raccontavano ricordandolo fra loro.
-
E’ stato lì, prima di farlo andare, che gliel’ho detto. ‘Alex, devo
dirti una cosa… è importante… sono incinta!’. Poi basta, l’ho spinto su
quella specie di palco e sono scappata fra la folla tirandomi dietro
te. Ero terrorizzata all’idea della sua reazione e mentre lo dicevo
tremavo. Non potevo sopportare la sua risposta. –
-
La solita vigliacca… l’hai fatto entrare in scena con una faccia
terribile! –
-
Però è stato cantando che ha capito cosa doveva fare. Fra l’esaltazione
di tutta la situazione e il senso di ciò che cantava, se ne è reso
conto… -
- E
te l’ha chiesto appena cantata l’ultima canzone. –
-
‘Alexis, sposami!’ Cazzo, che colpo! – Disse mettendosi le mani sulle
guance in fiamme. Era tutto troppo, a quel punto. Così concluse lui
circondandole le spalle per darle forza e coraggio, come fosse
veramente suo fratello. Come quella volta, in mezzo al pubblico.
- E
tu hai pianto come una scema! –
-
Già… - Mormorò con ancora quella sensazione di esplosione interiore.
Era possibile sentirsi ancora così dopo tanto tempo?
La
risata fragorosa che uscì dal rosso non disturbò nessuno visto il
volume alto che superava le loro voci, ma questo fu una manna dal cielo
per Alexis che temeva di tornare a piangere di nuovo.
Si
sentiva così stupida a volte, eppure… eppure che poteva importare?
Se
si ripercorreva tutto a quel modo nulla avrebbe mai avuto fine.
In
quel modo era come vivere per sempre e con chi si amava… bè, è quello
il vero successo.
Dopo
aver realizzato ciò la mora con un sorriso spontaneo di pura felicità,
gli stessi che finalmente ora uscivano da Alexander, appoggiò la testa
alla spalla dell’amico come a ringraziarlo di esserci stato, poi
soddisfatta concluse:
-
Proprio come siamo io e lui: fuoco nel cielo, fumo nell’acqua! -
FINE