EPILOGO:
VITA MERAVIGLIOSA
 
“E‘ una meravigliosa, meravigliosa vita!”
 
- Zucchero -
 
Il sole ad illuminare il giorno sconfiggendo la notte, giunse ancora una volta, proprio come aveva sempre fatto.
La grande casa a tre piani arredata con gusto ma senza troppe pretese era ancora deserta e silenziosa, ma lo sarebbe stata ancora per poco. Si poteva ormai contare i secondi...
Tre... due... uno... e musica!
Dalle casse di un Signor Impianto stereo sicuramente molto costoso si udì a tutto volume le note ritmate e piene di energia ormai a loro familiari. Nonostante fosse mattina presto ed ancora tutti dormissero, per poco, il sonoro fu subito alzato al massimo e, senza pietà, la voce nel CD che era inserito si mise a cantare sparando rime a suon di rap che andavano ad alternarsi ai ritornelli rock.
Normalmente erano canzoni su cui tutti gli abitanti di quella casa ballavano volentieri della break dance, ma visto e considerato l'ora sicuramente per quella volta avrebbero ceduto il passo rimandando l'attività ad un altro momento in cui erano tutti più svegli ed attivi.
Ci volle un po' prima di veder comparire i primi zombie anche nel piano di sotto in attesa della colazione. Non erano persone molto veloci appena ridestati dal mondo dell'aldilà.
Quando finalmente riuscirono a rimettersi in sesto, all'incirca, le canzoni si erano susseguite fino ad arrivare a metà CD e 'Brother' faceva il suo malinconico ingresso fra le mura spesse della casa, dando finalmente un po' di tregua alle povere orecchie assonnate che ancora non riuscivano a capire se quello che batteva nelle rispettive teste era il cervello oppure un atroce dolore pronto a farli fuori...
Il primo a spuntare dalla porta della cucina per mettere su del caffè fu un ragazzo dagli ordinati capelli neri pettinati morbidamente in modo da cadere ai lati del viso e accarezzare il collo, i lineamenti da gatto randagio lo rendevano un tipo molto bello e gli occhi azzurri creavano un bellissimo contrasto col moro dalle ciocche che ogni tanto tendevano a cadergli davanti. Vestito con abiti attillati ed alla moda che risaltavano il suo bel corpo di ballerino che prometteva bene, si diresse al fornello senza fare una piega o lamentarsi; aveva dei movimenti che presentavano una certa grazia anche nelle cose più semplici quali preparare un caffè per la famiglia, si capiva che ballava sin dalla tenera età. Come si capiva che sicuramente doveva avere una serie di ragazze al seguito che attendevano un solo cenno per poter stare con lui e accontentare ogni suo desiderio.
In fondo da un ragazzo così bello e consapevole di ciò, non si poteva certo pretendere che non sfruttasse la situazione, sarebbe stato anormale se non l'avesse fatto...  così mentre preparava la moca col tipico metodo italiano per poter fare una colazione decente, la sua mente viaggiava a tutti gli impegni giornalieri ricordandosi esattamente di tutte le fanciulle che avrebbe dovuto incontrare e 'far felici' nel giro di sole 24 ore.
I secondi ad entrare furono due ragazzini, un maschio ed una femmina di tre  anni più piccoli del primo, avevano il viso, la corporatura e la statura uguali: entrambi nella media con espressioni imbronciate che ricordavano incredibilmente i tratti somatici del primo entrato, ovvero quelli di un gatto randagio, entrambi avevano gli occhi grigi e i capelli neri dai riflessi rossi. L'unica differenza era ovviamente la lunghezza di questi che in lei arrivavano lisci fino al fondoschiena e in lui erano più corti nel tipico taglio maschile, completamente spettinati con diversi ciuffi in alto.
Vestivano allo stesso modo, con abiti larghi trasandati e si muovevano in maniera identica.
I due erano gemelli eterozigoti e, per essere tali, si somigliavano tanto da spingere tutti a credere fossero omozigoti.
- Quella la deve smettere di svegliarci in questo modo, porca vacca! -
Borbottò la ragazzina mentre si sedeva in maniera scomposta e appoggiava i gomiti sul tavolo chiudendo gli occhi nervosa. Aveva un tono seccato e scontroso.
L'imitò il gemello che appostandosi accanto assunse la medesima posizione senza farlo di proposito, aggiungendo solo con voce incredibilmente simile alla sua:
- Già... o le rigo tutti i CD di papà... tanto lei ascolta solo lui! -
- Si, poi lei riga te! - Aveva invece asserito il fratello maggiore con aria sorniona, divertendosi all'idea di vedere loro madre che incideva con un coltello la loro pelle per vendicarsi. Ne sarebbe certo stata capace!
- Però, Michael, non puoi negare che è atroce un risveglio simile! -
La ragazzina continuò a lamentarsi allargando le braccia e facendole stancamente cadere sotto il tavolo mentre la testa subiva un colpo non indifferente grazie alla capocciata sulla superficie orizzontale che la reggeva.
Il sorrisino snob dell'altro si accentuò, adorava trattarli da mentecatti:
- E tu, Danielle, non puoi negare che sarebbe maggiormente atroce risvegliarsi con un incisione ad Y sul petto! -
- In effetti questo sarebbe peggio... - Borbottò l'altro ragazzino rabbrividendo all'idea di subire un autopsia da vivo.
- Vedo che Daniel ragiona... dovresti farlo anche tu, Danielle! -
Concluse quindi Michael portando la caffettiera sul tavolo e accentuando il sorriso di superiorità che si formava agli angoli della bella bocca ben disegnata, terribilmente identica a quella del padre.
La fantasia dei nomi non era casuale, anzi, Michael era un nome a cui misteriosamente erano affezionati entrambi i genitori mentre Daniel e Danielle, Dany e Dany, erano stati strenuamente voluti dalla madre per ripetere il simpatico gioco che esisteva fra i loro nomi, Alex e Alex. Era un modo per dar loro una specie di eredità significativa che dal punto di vista della donna era molto importante.
- Ehi, Dany e Dany, che aspettate a dare una mano? Pensate che il resto della colazione si prepari da sola? Oppure pensate che Michael sia il vostro cameriere? Su, forza, alzarsi, svelti! - La voce autoritaria e severa della madre arrivò a mettere fine a possibili lamentele facendo alzare i due gemelli che, sbuffando, andarono a prendere le tazze in ceramica, il latte e tutto il necessario per il nutrimento mattutino.
- Bè, fenomeni, non avevate qualcosa da dire alla mamma? -  Asserì invece Michael con il ghignetto sadico stampato in viso. Ci godeva a torturarli in ogni modo possibile, usando l'intelletto, ovvio...
I due si fermarono dal fare quel che facevano e guardandolo  male cercarono un modo per deviare il discorso. Effettivamente era puro suicidio dire a quella donna che non volevano essere svegliati a quel modo allucinante!
- Cosa? - La domanda della mora dai neri capelli lunghi acconciati in una treccia, fu brusca e poco gentile facendo desistere anche quel briciolo di coraggio che era rimasto. Nessuno osava mettersi contro di lei...  contro il padre ci si poteva pensare ma lei no!
- Nulla! La canzone di papà dedicata allo zio è bella ma non quanto quelle che ha dedicato a te! - Se l'asciugarono in questo modo viscido e acuto: puro spirito di sopravvivenza. Alexis che a quell'ora non era sveglia al cento per cento, abboccò all'esca credendo che si trattasse veramente di quello e dando anche lei il suo contributo per la preparazione, rispose con un tono di voce meno secco e severo:
- Anche quelle dedicate a voi nel CD successivo non sono mica male, dai...  -
Michael ridacchiò fra sé e sé senza farsi notare da lei mentre le due canaglie sospirarono sollevati continuando il gioco per convincerla meglio:
- Si, ma parlavamo delle canzoni che sono nel CD che hai messo stamattina. -
- Oltretutto quello in effetti è il suo più bello, l'ha portato al successo, no? - Continuarono felici di essere ancora intatti, lanciando di tanto in tanto occhiate di fuoco al fratello maggiore traditore. Del resto cosa ci si poteva aspettare da uno che aveva preso il lato più acuto e sadico del padre?
- Ci hanno fatto su anche un film... -
- Per non parlare di quando vi hanno costretto a scrivere il libro con la vostra storia... -
- Non so cosa di tutto ciò ha avuto più successo ma l'impennata di papà è salita ai vertici! -
- Secondo voi faranno un seguito per noi? -
- Perché no, anche la nostra storia è interessante e soprattutto meno tragica della loro... -
- Perché no... - Intervenne dunque Michael maligno come al solito: - Un film comico-demenziale è sempre apprezzato dal pubblico... - Decisamente troppo simile al lato 'crudele' di loro padre!
La smorfia che ricevette da Dany e Dany giunse in simbiosi e fu identica, come identica fu anche l'espressione ed il dito medio alzato davanti ai loro occhi. Un capolavoro di sincronia involontaria a cui tutti erano abituati e che fu ignorata dal destinatario che, spettinandoli affettuosamente con le mani e baciando la madre sulla guancia ancora liscia nonostante l'età non più giovane, si sedette al tavolo al suo solito posto.
- Il suo successo è dovuto alla sua furbizia e nient'altro. È un approfittatore di merda. Ha sfruttato la storia mia e di Yu, i nostri drammi insomma, per diventare famoso. Li ha tirati fuori e resi pubblici nel momento giusto in cui tutti si aspettavano qualcosa di speciale da lui per vedere se aveva veramente talento, con quelli ha riempito non solo un CD e tutto quello che ne è conseguito, ma addirittura ci ha usati come scusa pubblicitaria per il centro di soccorso per minorenni in difficoltà e maltrattati. Ha fatto tutto nel momento giusto, usando i mezzi giusti. È stato furbo e nient'altro, altro che talento! -
La conclusione cinica e poco simpatica di Alexis arrivò a sorprendere i figli che, tutti seduti, la guardarono con un cipiglio stupito: era seria oppure no? Sentirla così sembrava quasi che detestasse l'intelligente operato di suo marito, in realtà non era assolutamente vero. Si trattava solo di una sorta di gioco che andava avanti da quando si erano conosciuti anni addietro.
- Vuoi dire che tutto questo non si chiama talento? - La stessa voce che ancora cantava dallo stereo al piano superiore giunse alle loro spalle facendoli girare curiosi di vedere se il tono ironico corrispondesse anche all'espressione o magari se si fosse seccato. Alexander aveva fatto il suo solito spettacolare ingresso in tenuta da occasioni pubbliche, ovvero tirato a lucido ed alla moda coi capelli sistemati con del gel e gli occhiali da sole sulla fronte pronti per essere calati sui begli occhi grigi pieni di ironia. Non dimostrava affatto la sua età...
- Oh, certo che si chiama talento... il talento dei carogni approfittatori! -
- Sempre talento è! Senza di quello non sarebbe certo dove è ora! -
Intervenne in sua difesa il primogenito che adorava letteralmente il padre essendo la sua copia ringiovanita. In ringraziamento il bell'uomo gli porse un occhiolino dirigendosi poi al suo posto come nulla fosse.
- E poi per scusarmi ho messo te e Yu come presidenti del centro, no? Io sono solo il fondatore... è stato il mio regalo per voi! -
Aveva sempre una risposta per tutto ma la sua 'dolce' consorte non era certo da meno, infatti borbottò senza impietosirsi:
- Macché scuse, ci hai solo sbolognato la patata bollente! Sei solo un paraculo, ti dico! -
- Non hai proprio pietà, eh? - Fece con finto dispiacere lui versandosi il caffè e lanciandole un occhiata furba:
- Pietà? È l'unica cosa di cui non hai bisogno! Credimi, se ti danno anche la pietà finisci per diventare il re del mondo...  e ci manca poco, di questo passo! -
- Dici? Si, forse hai ragione, dovrei fare il politico...  potrei arrivare ancora più in alto e avrei il mondo in mano. Perché no? -
- Lascia perdere, papà... come cantante e attore è più che sufficiente... - Rispose la figlia sospirando con un certo divertimento per il battibecco mattutino dei genitori. Lo facevano spesso e sapevano tutti che scherzavano e se Michael era incondizionatamente sempre dalla parte di Alexander, Danielle lo era dalla parte di Alexis...  l'unico sempre neutro rimaneva Daniel che comunque per principio piuttosto che spalleggiare Michael preferiva allearsi con la gemella.
- Già così ti vediamo poco... - Concordò il primogenito.
- Infatti... - Fece eco Daniel mordendosi la lingua per aver appena dato ragione all'egocentrico e narcisista fratello!
- A proposito di vederti poco... oggi potrò vederti alla mia gara di ballo? -
Chiese diretto Michael addentando con grazia una fetta coperta di nutella. Il giovane aveva iniziato con la break dance per poi ampliarsi a tutto il genere contemporaneo, ora era il primo ballerino di una prestigiosa compagnia e per lo più era specializzato nel jazz anche se gli riuscivano alla perfezione anche gli altri stili.
Alexander alzò un sopracciglio cercando di ricordare gli impegni di quella giornata... pura utopia!
- Dovresti chiedere alla mia manager... - Disse seriamente convinto di ciò. Non lo faceva apposta, sapeva che detestavano tutti che rispondesse così vista la parte da vip che finiva per fare persino con loro, però era vero... l'unica a sapere tutti gli impegni giornalieri era solo la sua manager, parte integrante della famiglia grazie al fatto che era la moglie di loro zio. Le occhiatacce le ricevette e lui per rimediare con invidiabile abilità disse sorseggiando il proprio caffè:
- Vedrai che zia Jenny si è appuntata tutto quel che vi riguarda... è di famiglia da anni, no? -
- Allora spero per voi che si sia appuntata anche la nostra partita di basket! -
Borbottò minacciosa Danielle convinta che avrebbe dovuto rinunciare al padre per la finale di quella sera.
- Oh, ma tutti oggi gareggiate? Cos'è una congiura? - Esordì il padre posando la tazza e appoggiandosi allo schienale della sedia nella speranza che un miracolo gli liberasse un po' la giornata... gli piaceva fare tutto quello, padre, marito e star famosa, ma a volte, come per tutto, era faticoso e pesante tanto che si vedeva costretto a sparire al centro travestendosi per essere lasciato in pace. Ecco perché stava seriamente pensando di limitare la propria attività di star.
- Anche Chris oggi si esibisce... - Chris era la cugina, ovvero figlia di Yu e di Jennifer.
Anche la loro era una storia molto carina e simpatica, non triste o drammatica, tanto meno difficile... se non per il fatto che i due si erano conosciuti al concerto finale di Alexander per il CD di cui parlavano prima e nel giro di sei mesi si erano sposati a causa della bambina che aveva avuto l'originale idea di infilarsi nell'utero della ragazza senza il loro permesso!
Morale della favola? Yu e Jenny si erano sposati lo stesso giorno di Alex e Alex in una storica e lunghissima doppia cerimonia!
I due fratelli si erano fatti da testimone a vicenda mentre Alexis aveva scelto Steven, il quale aveva avuto il coraggio di rendere finalmente pubblica la sua omosessualità.
Anche Christine e Michael erano nati nello stesso periodo e coetanei si erano affezionati al punto da reputarsi fratello e sorella, solo che mentre uno aveva intrapreso la carriera del ballo, l'altra aveva voluto buttarsi sul canto e sulla musica da suonare dimostrando così di aver preso i geni del 'divino' zio Alex.
Tre anni dopo erano arrivati i due gemelli Danielle e Daniel e anche la poca pace che fino a quel momento avevano avuto, era del tutto sparita visto il temperamento pericoloso e vivace di quelle due splendide canaglie più simili a due terroristi che a due bambini!
Ecco spiegato il fatto che in diversi anni di matrimonio avevano fatto 'solo' tre figli mentre Yu addirittura una sola...  vedendo l'esperienza del fratello aveva preferito evitare per pura sopravvivenza!
- Su su, papà ci sarà, è mancato poche volte e penso che i concerti potessero essere una valida giustificazione, no? - Con enorme sorpresa di tutti, in suo aiuto arrivò la moglie che alzandosi per prima iniziò a sparecchiare per mandare al più presto tutti via e poter a sua volta uscire di casa. Anche il suo lavoro l'attendeva e non poteva certo disertare come a volte faceva Alexander... o il centro sarebbe stato fatto a pezzi dagli elementi che c'erano e dal socio che spesso faceva più danni che altro!
- Va bene, ma se oggi non vieni vendo a tutti le tue foto segrete! - Concluse a sua volta Michael sorridendo da finto angelo ed aiutando a sua volta a sparecchiare.
- Lo farà, vedrai. È tuo figlio quindi è capacissimo di farlo! -
Fu l'avvertimento della donna. Uno sguardo dell'uomo al ragazzo indaffarato gli fece capire che era proprio così, quindi un sorrisetto di soddisfazione comparve sul suo bel volto che si ostinava imperterrito a non dimostrare affatto la reale età che aveva.
- Grandioso! - Sentenziò infine orgoglioso della sottospecie di serpe che aveva cresciuto.
Il suo punto di vista era semplicemente incomprensibile, ma era anche grazie a quel suo essere stravagante che giunti a quel punto della loro vita potevano dirsi 'famiglia unita'.
Particolare, diversa, seguita e caotica ma unita. Molto unita.
Meravigliosa.
 
Quando finalmente gli impegnativi figli furono fuori di casa in direzione della scuola, Alexis e Alexander poterono concedersi addirittura un respiro di sollievo seguito da un dolce bacio sulle labbra per salutarsi, prima di buttarsi anch'essi ognuno nella propria mischia.
Alexander aveva fatto molta strada ma aveva sempre cercato di non esagerare e non trascurare troppo la famiglia, a costo di vendere di meno o affibbiarsi critiche. Era sempre stato perfettamente consapevole dei rischi che avrebbero corso tutti, la sua vita per prima, se avesse assecondato in tutto e per tutto il successo che gli era piombato addosso da giovane. Per quello aveva creato il centro, per poter concentrare su quel posto tutta la sua ricchezza e l'extra che montava la testa, per non finire come tutti, per rimanere presente in quella sua cara famiglia che dopo molte sofferenze si era oltremodo guadagnato. L’impresa più grande era stata comunque quella di riuscire a riaprire la porta dove aveva malamente rinchiuso i propri sentimenti, era stata la cosa più difficile per lui, ma ci era riuscito e sapeva molto bene che per questo doveva ringraziare Alexis e Yu. Lo sapeva ed a modo suo, con quel centro per giovani disadattati l’aveva fatto, diventando a sua volta un uomo degno di questo nome.
Alexis, dal canto suo, era riuscita a diventare la donna che aveva sempre represso per paura, tirando fuori dalla propria tragica esperienza ogni cosa che avrebbe voluto ricevere, dandola a sua volta a coloro che la circondavano, ovvero i suoi figli e i ragazzi del centro. Aveva dovuto sopportare la sua rata di visibilità a causa del CD in suo onore e della proposta di matrimonio che lui le aveva fatto in pieno concerto, però era riuscita a gestirla al meglio concentrandosi solo sui bambini e su quello che era diventato il secondo scopo della sua vita, dopo la famiglia. Tutto, lentamente, era andato a posto e Yu stesso aveva saputo ricominciare trovando addirittura l’amore e mettendo apparentemente la testa a posto, facendo una bellissima figlia identica a lui, con lunghi boccoli rossi, occhi verdi e un carattere impossibile da gestire. Tutto, lentamente, era finalmente andato a posto e lei pur rimanendo sé stessa, si era completata diventando una vera donna, tirando fuori tutto l’amore che mai aveva saputo di avere.
- Ci vediamo a pranzo? – Chiese lei con ancora il suo sapore nella bocca, un sapore di menta, sempre fresco.
- Non lo so, credo che Jenny abbia organizzato la giornata in modo da farmi vedere sia la gara di Michael che le partite di Dany e Dany… quindi probabilmente mi avrà impegnato anche il pranzo! – Rispose lui cercando di nascondere il proprio dispiacere per non poterli vedere a metà giornata, cercò di mascherare quel piccolo sentimento con una carezza sospetta al volto della moglie.
- Lo fai ancora, vero? – Disse quindi l’altra dandogli un poco gentile pizzicotto sulla guancia liscia dove la barba era stata rasata anche quella mattina; il rimprovero era d’obbligo visto che ad Alexis non sfuggiva mai nulla di quel che lo riguardava.
- Cosa? – Chiese facendo finta di nulla l’uomo, mantenendo quindi un espressione indecifrabile e sorniona.
- Nascondere quel che provi! – L’affermò così come le venne alla mente, senza elaborarlo o renderlo meno diretto. D’altronde trovandosi davanti a suo marito che bisogno c’era di certi riguardi? Non se ne erano mai fatti…
Lui l’osservò rimanendone subito colpito. Non c’era mai stato attimo nella loro vita di coppia in cui lei non avesse detto quel che pensava di lui per aiutarlo, ammonirlo o impedirgli di ributtarsi nel proprio inverno buio. Aveva sempre vegliato su di lui in modo da non perderlo nuovamente, ben consapevole della sua difficoltà ad aprirsi dopo una vita intera passata a chiudere ogni parte di sé stesso.
Certo poteva ritenersi soddisfatta di essere riuscita a sbloccarlo ma la parte più difficile era stata mantenere quel suo nuovo stato. Un impresa non da poco, considerato il soggetto.
Alexander la contemplò mentre si rendeva conto del profondo significato di quella frase e di tutto ciò che faceva loro riaffiorare alla memoria. Momenti dolorosi da non augurare a nessuno ma anche quelli successivi di felicità. Già, non si poteva certo dire che la loro vita fosse stata piatta!
“Nonostante gli anni che avanzano crudelmente è sempre bella. Dopo che ha iniziato ad accettarsi del tutto è stato come se i cancelli le si fossero aperti e tutta la sua femminilità è esplosa dimostrando ogni suo potenziale. Sono contento di averla sposata e non perché so che tutti ci considerano una coppia bellissima, specie esteticamente poiché sembriamo gli eterni giovani. Sono contento perché lei, i miei figli, mio fratello e la sua stessa famiglia sono il mio riscatto. Il riscatto che dimostra alla vita bastarda che le cose speciali esistono e che passano per il cielo di ognuno, prima o poi… basta solo saperle catturare al volo, senza lasciarsele sfuggire.
Una cosa da nulla, no?
Bè… ad ogni modo penso proprio di doverlo dire. Mio malgrado, nonostante tutte le volte che l’ho maledetto, so bene che quel che va detto va detto… Dio, ti ringrazio.
Per tutto.
Ora so che esisti.”
Così pensando, lasciando per un attimo lei stessa ai propri pensieri, ripeté la stretta abbracciandola nuovamente, facendola anche sorprendere per la nuova manifestazione d’affetto nel momento in cui aveva tentato di ritrarsi e nascondersi.
Certi vizi erano difficili da mandar via, ma bastava non darsi mai per vinti ed insistere con testardaggine e dei risultati, comunque, c’erano sempre.
Alexis da parte sua ebbe un pensiero simile prima di quell’abbraccio.
“Alla fine, però, va bene così. Non ho mai rimpianto di non aver conosciuto mia madre. Mio padre è riuscito a restituirmi ciò che avevo perduto ed anche se inizialmente non lo volevo, poi, grazie ad Alex, ho capito che sbagliavo. Tutto ci forma, la vera grande impresa non è accettare la sofferenza, gli sbagli e le cose brutte. La vera impresa è accettare noi stessi così come siamo.
Tutto qui.
Ed è da sempre, per tutti, la cosa più complicata.
Però basta incontrare la persona giusta al momento giusto e l’ingranaggio parte.
Mi rendo conto di essere stata molto fortunata, nonostante tutto. So che a molti non va così bene, so anche che non sarà mai abbastanza ciò che faccio nel nostro centro per minorenni maltrattati, però se tutti se ne rendessero conto e provassero a far qualcosa, il cambiamento sarebbe più veloce e grande.
Tuttavia so che non sarà mai così e che ancora molta sofferenza abbasserà il livello di questo mondo. Lo so, non sono una sprovveduta. Vengo dalla parte marcia di tutto questo, io. Però penso anche che così come io ho avuto fortuna ed ora la sto dando a chi posso, è probabile che ce ne siano altri.
In fondo, ciò che è speciale è tale solo se è raro, ecco perché quel che offriamo noi lo è.
Quel che conta è saper catturare quella rarità che passa davanti ai nostri nasi. Se tutti lo facessero ogni cosa sarebbe comunque diversa.
Per ora, però, non posso far altro che tenermi stretta la mia, di cosa speciale. Senza lasciarmela mai più sfuggire.
Alexander, penso di dover ringraziare chiunque ti abbia fatto arrivare a me.
Senza di te sarei stata persa, cancellata sotto quel manto gelido di neve, da sola e senza identità, senza passato, presente e futuro.
Ed invece tu ci sei stato, mi hai restituito tutto e mi hai dato il doppio in una famiglia simile por cui un giorno darò la vita.
Quindi semplicemente grazie.
Chi deve essere ringraziato lo sa, per me basta così, non so fare di meglio!”
Poi le braccia forti e calde del marito, del suo amore, l’avvolsero insperate stupendola, tranquillizzandola, facendole capire che tutto continuava ad andare bene, che lui sarebbe comunque sempre stato lì. Che non avrebbe più perso nulla, finalmente.
- Ti amo… - Mormorò lui seguendo l’irrefrenabile ed insolito istinto di dirglielo, rivelando completamente, ancora una volta, i propri sentimenti.
- Anche io ti amo. – Rispose quindi lei sorridendo imbarazzata per la sua stessa felicità nel dirlo. Era possibile avere la sensazione di scoppiare ogni volta che si trovava a sentirlo e a ripeterlo subito dopo?
Evidentemente sì ma poco importava, bastava non perdere mai nessun treno, nessuna occasione.
Mai.
 
Quando giunse al centro Yu era già arrivato con grande sorpresa e le diverse attività giornaliere che dovevano compiere i ragazzi, erano già iniziate.
Passando come di consueto per i vari laboratori e stanze, dava un occhiata ai giovani all’opera salutandoli e chiedendo loro come andava quella mattina, ricevendo in cambio delle entusiastiche risposte. Erano tutti sempre contenti di vederla e dopo il primo momento di difficoltà avuto appena arrivati per la prima volta in quel posto, avevano subito accettato sia lei che Yu, i due presidenti.
Stava quasi arrivando al suo ufficio quando qualcosa la fermò attirando la sua attenzione. Una musica familiare con il sottofondo di urla e applausi fece deviare il suo percorso, giunse in un’altra sala, la sala video dove uno schermo gigantesco faceva sfoggio di sé davanti ad un gruppetto di ragazzi seduti a guardare ciò che il proiettore trasmetteva. Accanto a questo la sagoma muscolosa a lei nota stava in piedi a guardare compiaciuta ciò che aveva messo su.
Alexis l’affiancò e dando una breve occhiata al suo profilo adulto dove l’espressione da canaglia era sempre dipinta e un po’ di barba rossa come i suoi capelli cercavano di renderlo più serio, disse bruscamente:
- Yu, brutto idiota, che diavolo hai messo su? – Quello era il suo saluto…
Lui distolse brevemente gli occhi verde chiaro dallo schermo per posarli in quelli azzurri e interrogativi di lei.
- Ciao, culona! – Salutò scherzando rispondendole a tono: - Hanno voluto loro… non lo riconosci? –
- Certo che lo riconosco… come posso dimenticarlo? È quando quel pazzo mi ha chiesto di sposarlo! –
- La colpa è stata tua. Gli hai detto proprio prima del concerto che eri rimasta incinta… davvero non ti aspettavi nulla? –
- Bè… no… sì...  forse! – Fece lei arrossendo imbarazzata ricordando l’evento di anni prima quando, prima di fargli calcare il palcoscenico del suo ultimo concerto del tour, proprio sul CD dedicato a lei, gli aveva detto con poco tatto che aspettava un bambino.
- Sì, brava, avvertimi quando hai deciso la risposta! – Fece invece lui tornando al video che trasmetteva quel famoso concerto entrato nella storia della musica per più motivi.
- Stronzo! Hai mangiato pane e simpatia, stamattina? – Sbottò la mora facendogli una smorfia seccata per poi preferire anche lei la vista di suo marito a poco più di venti anni. Proprio nel momento in cui il suo sguardo si posò su quel giovane ragazzo vestito con abiti da hip hop nel suo look da concerto, l’espressione istintivamente si addolcì.
Si lasciò assorbire per un po’ dalle immagini dove il suo divino e splendido marito cantava all’ultimo concerto del tour, quello che l’aveva portato in giro per l’America facendosi seguire da loro due.
Vide come si muoveva carico d’energia e sempre così carico cantava veloce e forte, lasciando nell’aria circostante piena di fumo le note potenti che scuotevano il terreno provocando le urla di incitamento di tutta la gente accorsa per ascoltarlo.
Vide come da quelle inquadrature si vedeva la folla esagerata che alzava le mani al cielo di fuoco saltando e spalleggiandosi per esultare davanti ad uno spettacolo simile, uno spettacolo effettivamente molto speciale.
Uno spettacolo con sfondo l’incendio dello stadio dove Alexander avrebbe dovuto esibirsi quella notte.
- Ricordi… - Iniziò con voce roca lei parlando a Yu in modo familiare e quasi intimo: - … come è arrivato a quello? – Lo disse con un evidente emozione addosso, ebbe un certo timore di farsi scoprire ma poi rendendosi conto di avere accanto Yu, una specie di fratello, tornò a respirare.
Eppure fra tutti quel concerto per lei era importante e significativo.
Ogni volta le faceva un effetto straordinario.
Lui non girò il volto, immaginava bene come mai avesse quella voce e cosa provasse. Anche per lui era un ricordo toccante. In quell’occasione aveva conosciuto la manager del fratello, colei che poi era diventata sua moglie.
Per entrambi era sempre sconvolgente e quasi commovente rivedere quelle immagini, associandoci poi le canzoni che lui cantava il tutto era maggiormente deleterio.
- Certo… degli idioti del cazzo avevano dato fuoco allo stadio proprio poche ore prima dell’esibizione. – Proseguì lui.
- Ma i tecnici riuscirono a trarre in salvo tutte le apparecchiature già pronte. –
Intervenne lei sorridendo lieve. Un sorriso dolce, estasiato e malinconico insieme. Erano momenti così speciali che realizzare di non poterli più rivivere provocava tristezza.
- E’ stato quando gli abbiamo chiesto se dovesse veramente rinunciare al suo ultimo concerto di tour, che Alex ha deciso. Il solito testardo… -
- Come se qualcuno potesse fargli fare qualcosa contro la sua volontà o decidere al suo posto… -
- Figurarsi! –  Insieme continuarono a ricordare con l’emozione nella voce, mentre i ricordi aiutati dal video andavano gonfiando i loro animi e rendendo lucidi i loro occhi.
- Ha detto: ‘Nemmeno per sogno! Nessuno ha il diritto di fermarmi se non sono io a deciderlo!’ –
- E nessuno ha più osato in effetti… - Risero entrambi senza staccare gli occhi dallo schermo gigante.
- Ha costretto tutti i tecnici a montare un palco provvisorio proprio davanti allo stadio che bruciava. –
- E’ stata la montatura più veloce mai fatta! –
- La gente appresa la notizia dell’incendio si precipitava a fiumi infuriata pensando di non poter più assistere al concerto. -
- Era il boom di Alex, c’era una folla esagerata e tutta inferocita. Mai visto nulla di simile… -
- Ma quando hanno capito che avrebbe cantato lo stesso e che il concerto in un modo o nell’altro ci sarebbe stato, si sono tutti appostati impazienti ed urlanti lì davanti. – Nel raccontare ora i loro visi erano allo stesso modo entusiasti e non più malinconici. La gioia di quei momenti riviveva in loro rendendoli di nuovo esaltati come allora, una potenza di ricordi ineguagliabile, grazie a tutto ciò che avevano provato.
- Porca merda, ti ricordi che il posto era vicino ad un lago? –
- E come dimenticarlo? Da una parte c’era lo stadio che bruciava e dall’altra l’acqua che riceveva il fumo. –
- In mezzo era lui a cantare e tutta la gente che l’acclamava eccitatissima… -
- Anche noi eravamo là… -
- Con il fuoco che saliva divampando verso il cielo notturno perché i pompieri non riuscivano a domarlo del tutto e il fumo che scendeva sull’acqua confondendo tutto, creando un atmosfera ed un gioco di colori incredibile! –
- Fantastico, cazzo! Come la canzone dei Deep Purple. Sicuramente ha preso l’idea da quella canzone, Smoke on the water! – Ed era veramente come se lo rivivessero, mentre lo raccontavano ricordandolo fra loro.
- E’ stato lì, prima di farlo andare, che gliel’ho detto. ‘Alex, devo dirti una cosa… è importante… sono incinta!’. Poi basta, l’ho spinto su quella specie di palco e sono scappata fra la folla tirandomi dietro te. Ero terrorizzata all’idea della sua reazione e mentre lo dicevo tremavo. Non potevo sopportare la sua risposta. –
- La solita vigliacca… l’hai fatto entrare in scena con una faccia terribile! –
- Però è stato cantando che ha capito cosa doveva fare. Fra l’esaltazione di tutta la situazione e il senso di ciò che cantava, se ne è reso conto… -
- E te l’ha chiesto appena cantata l’ultima canzone. –
- ‘Alexis, sposami!’ Cazzo, che colpo! – Disse mettendosi le mani sulle guance in fiamme. Era tutto troppo, a quel punto. Così concluse lui circondandole le spalle per darle forza e coraggio, come fosse veramente suo fratello. Come quella volta, in mezzo al pubblico.
- E tu hai pianto come una scema! –
- Già… - Mormorò con ancora quella sensazione di esplosione interiore. Era possibile sentirsi ancora così dopo tanto tempo?
La risata fragorosa che uscì dal rosso non disturbò nessuno visto il volume alto che superava le loro voci, ma questo fu una manna dal cielo per Alexis che temeva di tornare a piangere di nuovo.
Si sentiva così stupida a volte, eppure… eppure che poteva importare?
Se si ripercorreva tutto a quel modo nulla avrebbe mai avuto fine.
In quel modo era come vivere per sempre e con chi si amava… bè, è quello il vero successo.
Dopo aver realizzato ciò la mora con un sorriso spontaneo di pura felicità, gli stessi che finalmente ora uscivano da Alexander, appoggiò la testa alla spalla dell’amico come a ringraziarlo di esserci stato, poi soddisfatta concluse:
- Proprio come siamo io e lui: fuoco nel cielo, fumo nell’acqua! -

FINE