CAPITOLO 28:
PIUTTOSTO GANZO


/E tutte le ragazze dicono che sono piuttosto ganzo per essere bianco/

- The Offspring -


Le note ad un volume esageratamente alto le impediva di avere percezioni di alcun tipo all’infuori del ritmo che dettava il tempo.
Alexis completamente catturata dalle note potenti, veloci ed incalzanti di ‘Somebody told me’ dei Killers, una canzone rock che caricava perfino un morto, ballava del tutto immersa nel suo mondo.
Quel giorno di settembre il sole era alto e caldo, l’estate non voleva saperne di lasciare il posto all’autunno e tutti giravano ancora in abiti succinti, per di più era l’ora più calda della giornata. Per combattere la noia la ragazza aveva spalancato le finestre facendo corrente d’aria, vi si era messa in mezzo e aveva iniziato a ballare sul CD masterizzato da Steven con varie canzoni ballabili ed energiche.
Faceva così da un’ora abbondante, scatenandosi senza pensare. Lei non era una ballerina però stando per strada aveva imparato qualche mossa di break dance e snodata nonché agile com’era, non era affatto inguardabile, tutt’altro. Bisognava metterci l’insieme del suo corpo imperlato di sudore su cui il sole splendeva rendendolo lucido, l’aria che le alzava i capelli che non riuscivano ad attaccarsi al volto, i vestiti corti per non avere caldo… chi l’avrebbe vista in quel momento certamente non se ne sarebbe andato via!
Contando che in quella casa ormai vivevano in 3, di cui 2 ragazzi, sarebbe potuto sembrare una provocazione, ma così non era. Non per lei che pensava agli eventi estivi shockanti, ad Alexander e Yu, non più Yan, fratelli di sangue, quest’ultimo che aveva sparato per sbaglio al primo facendolo finire all’ospedale in pericolo di vita e che poi era addirittura venuto ad abitare con loro, alla scuola che sarebbe iniziata di nuovo ma con Yu proprio in classe con lei… molti erano i cambiamenti.
Alex si era rimesso da poco dall’ospedale ed anche se era ancora convalescente era tornato a capofitto a lavoro per finire il suo ultimo CD e tutti gli altri progetti che aveva in piedi di cui non faceva assolutamente parola; ma sopra ogni cosa, proprio lui, aveva pianto. Aveva pianto per la prima volta. Come se non bastasse le aveva detto di amarla. In due parole aveva tirato fuori i sentimenti di cui aveva paura… era diventato umano!
Era motivo di grande scompiglio e shock per lei.
Tutto.
Troppe cose insieme erano accadute e il fatto che ora finalmente stessero insieme era veramente sconvolgente. Se ripensava a tutto in quel modo veloce e schematico come faceva, le prendevano forti attacchi d’ansia e per fermarli non le rimaneva che impegnarsi, sfogarsi fisicamente, muoversi fino a stancarsi e crollare sfinita.
Alexander era il centro delle sue riflessioni più di sempre, era dura digerire tutta l’intera storia, era veramente terribile quello che era capitato a quei due ragazzi e avrebbe dovuto sentirsi felice vedendoli finalmente insieme, avevano risolto tutto e tutto era a posto, compresa la per nulla scontata sanità mentale… se quei due potevano chiamarsi sani di mente!
Molte riflessioni simili le portavano via le ore e consapevole che invece avrebbe dovuto riprendere in mano i libri scolastici, si infastidiva da sola, però scacciava subito tutto.
Come si sentiva realmente?
Se lo chiedeva spesso.
Cosa pensava lei di tutta la situazione?
Vedeva Yu che aveva faticato ad ambientarsi ma uno come lui sicuramente ce l’avrebbe fatta, tempo qualche mese e sarebbe stato perfettamente di casa; vedeva Alex come al solito freddo e scostante ma con più attenzioni per lei, non avevano fatto ancora nulla della sfera sessuale se non baci e… coccole. Però l’idea che prima o poi sarebbe successo anche il passo decisivo, la gettava in crisi, non sapeva se era pronta.
D’altro canto però le dava fastidio non avere più la casa tutta per loro due, ora che erano insieme erano costretti a contenersi perché c’era Yu, non era facile da accettare, era come dover condividere il suo amore, colui che considerava suo e solo suo. Non aveva mai avuto nulla di suo unicamente, nemmeno la famiglia, lei non aveva idea di chi fossero i SUOI genitori. L’unica cosa che definiva SUA era il fidanzato. Alexander.
Ecco poi che si arrivava al punto.
I suoi genitori veri.
Dopo che aveva visto loro due riunirsi e tornare ad essere una specie di famiglia lei pensava alla sua, inevitabilmente si chiedeva: ed io?
Loro per quando la vita fosse stata brutta, avevano sempre saputo chi erano i genitori, li invidiava per queste cose che lei non poteva avere.
I genitori, una famiglia, un’età certa… lei non aveva idea di quando fosse nata, quanti anni avesse, chi fosse, da chi derivasse. Non sapeva nulla e se prima non le era importato ora avendo l’esempio di Alex e Yu le pesava. Le pesava molto non sapere nulla. Si sentiva come inferiore, le sembrava di essere stata lasciata indietro. Loro avevano affrontato la vita, le sofferenze, le paure ed anche se l’avevano fatto a quel modo, ci erano riusciti ed ora potevano dire di essere vivi, di vivere veramente.
Lei non poteva accettare nessun passato, affrontare nessuna famiglia. Aveva solo dei ricordi che non tornavano. Cosa aveva fatto fino a circa 10 anni? Nessun ricordo, sapeva solo che aveva passato un lungo periodo senza parlare. Null’altro.
Era questo che le aveva provocato la nuova situazione.
Le bruciava.
Ecco da cosa derivavano gli attacchi d’ansia.
Ecco perché si metteva a ballare a tutto andare senza una pausa, senza quasi respirare, fino a ridursi in uno stato pietoso, dove era più il sudore che la ricopriva piuttosto che i vestiti.
Le rimaneva solo questo da fare.
Anche se il suo presente era a posto, quanto poteva esserlo veramente senza poter affrontare il proprio reale passato?
Cosa non ricordava?
Cos’era così shockante da essere stato rimosso?
Su questa domanda posta per la millesima volta, cambiò la canzone, così approfittò per respirare, rifarsi la coda e allacciarsi sotto il seno la camicia slacciata senza maniche.
Ripartì con la nuova canzone, si trattava di ‘Ordinary life’ dei Liquido.
Era una canzone più suadente dell’altra così pensò che poteva trarre un respiro in più e concedersi di scatenarsi di meno. Quelle note così particolari le permisero di pensare sempre ad Alexander, ma non come fatto fino a quel momento, bensì semplicemente a lui come suo ragazzo.
Sorrise sorniona e compiaciuta di possedere quell’uomo così bello che si adattava alla voce che al momento stava cantando, cominciò a muovere il bacino come la musica suggeriva, trascinandosi in uniche onde perpetue che ignoravano le leggi delle articolazioni dei legamenti.
Fu in quel momento che l’oggetto dei suoi pensieri, non ancora sessuali, arrivò.
Non si fece sentire, era silenzioso, ma pur avesse voluto il caos non l’avrebbe permesso.
La musica era veramente alta per di più la visione che ebbe quando la vide, gli impedì movimenti particolari che non fossero il guardala.
Era vestito di una maglietta senza maniche, nera ed attillata e con dei pantaloni cadenti e larghi, un contrasto che era veramente gradevole.
Non gli ci volle molto per decidere, anzi, non pensò nemmeno. Agì e basta.
Consapevole che finalmente poteva lasciarsi andare si tolse la maglia rimanendo a torso nudo, il suo corpo rimaneva perfetto con qualche vecchia e nuova cicatrice, sulla spalla proprio la più recente in bella mostra, dove la pallottola dello sparo accidentale era stata estratta, era un gran brutto segno ma gli dava quell’aria da uomo vissuto che lo rendeva ancor più affascinante. Dopo essersi messo più ‘comodo’ andò da lei fluido già fuso con la musica estremamente ballabile.
Non serviva certamente dirlo che era bravo, anzi, era DECISAMENTE bravo! Sapeva fondere tutto ciò che di sensuale esisteva ed il risultato era lui. Se esisteva qualcosa di altamente sexy anche solo con dei semplici movimenti basilari, quello era proprio lui. Assunse quella sua espressione irresistibile da gatto sornione, senza staccare gli occhi dal corpo della mora decise di accantonare i propri pensieri ed impegni e di mostrare quanto apprezzava quella visione così libera e sciolta.
Era strano vederla così ma aveva anche in quei momenti un che di selvaggio e lui l’adorava.
Sorridendo di sbieco se la mangiò con gli occhi, sembrava pregustasse la sua preda.
In un attimo ebbe i capelli sul volto e languido e seducente iniziò a muoversi su di lei che si arrestò un istante spaventata poiché non l’aveva sentito arrivare, lo guardò con tanto d’occhi chiedendosi quali intenzioni avesse visto il torace scoperto, poi però si disse che quello, in fondo, era il SUO ragazzo, l’unica cosa sua, così si mandò al diavolo da sola e sciogliendosi del tutto, decise di assecondarlo.
A volte le sembrava ancora più strano stare proprio con lui in quel modo ma del resto l’aveva desiderato così tanto che si imponeva di non fermarsi a perdere tempo con inutili considerazioni.
Era contenta.
Se c’era qualcosa di cui era veramente contenta era di averlo lì con lei e di poterlo baciare, toccare e… ad esempio appiccicarsi al suo corpo come a volerlo violentare, o giù di lì.
Alex era sempre stato così sensuale e splendido che solo averlo lì alzava il livello degli ormoni, ora era praticamente impossibile resistergli, visto che aveva come l’intenzione di sedurla.
La canzone finì ed iniziò una ancor più provocante dell’altra, Alexis si chiese se mentre aveva fatto quel CD, Steven non avesse proprio pensato ad Alexander. Lui non smise di guardarla negli occhi, socchiudendo i suoi e quando prese a succhiarsi il labbro inferiore il cuore cominciò ad accelerarle. Infine sulle note più erotiche di ‘Sweet Dreams’ lui iniziò a strofinare il bacino contro quello di lei, facendole sentire una certa parte anatomica del corpo che l’eccitò non poco, si morse il labbro e mangiandosi con gli occhi quel viso splendido, accompagnato dal corpo di un Dio greco, non resistette e l’afferrò con le unghie sulle spalle, continuò assecondando i suoi movimenti scendendo e graffiandolo; sentire la sua pelle sotto il tatto, percorrere i suoi muscoli perfetti e poi andare al fondoschiena sodo e desiderato mille altre volte, un insieme di cose che fece perdere il lume della ragione.
Forse sembrava loro di essere in un film a luci rosse e di potersi lasciar andare, forse semplicemente non avevano in testa altro che chi avevano davanti, forse quando lui la usò come palo della lap dance in quel modo indecente fu impossibile non prenderlo con violenza, atterrarlo salendogli sopra e baciarlo come se fosse in una crisi d’astinenza.
Lui accentuò il suo sorrisino da perfetto seduttore e come chi dice ‘lo sapevo’, mise le mani nello stesso luogo di dove, poco prima, lei aveva messo le sue, godendosi il bacio.
Lasciò farsi divorare e dandole libero accesso alla bocca aprendola del tutto, si trovò a pensare che in realtà non sembrava affatto un’inesperta, da come giocava con la sua lingua sembrava che l’avesse fatto per tutta la vita.
“Chissà com’è il resto… Penso che ora lo farebbe…”
Fu un pensiero così, fugace ed egoistico, fino a quel momento si era trattenuto per rispetto a lei ma al momento sembrava non gli importasse nulla, sembrava veramente solo il desiderio che si era scatenato in lui e l’erezione che aveva.
Tutti i momenti passati fino a quel momento erano cancellati e come se la sua nave avesse scoperto di poter volare, si sentiva leggero, sospeso fra le braccia dell’erotico amore. Ecco perché era riuscito ad affrontare ogni cosa. Per lei. Perché prima che a tutto il resto, si era arreso a lei, era stata lei la prima goccia a fargli alzare la mani in alto.
Era per momenti come quello che non si sentiva più stressato e nervoso, che riusciva ad andare avanti e che aveva un obiettivo da portare a termine, un obiettivo che non era più per sé stesso.
Sentiva ormai lei completamente eccitata, almeno quanto lui, che con quei baci e quello strusciarsi su di lui steso sotto di lei e sapeva che il segno presto sarebbe passato.
Le mani andarono sotto la camicia e le slacciarono il nodo sul davanti e trafficando col reggiseno per liberarla, continuò quel gioco proibito con la sua lingua.
L’avrebbero fatto lì, con lei completamente fuori di testa e dimentica di ogni dubbio assillante.
Sarebbe riuscita a darsi a lui se la musica non si fosse fermata ed il cellulare di Alex non avesse suonato. Si interruppero solo un istante, che bastò per sentire una voce ironica familiare dire:
- No! Continuate, rispondo io… è un gran bello spettacolo! -
Alexis alzò di scatto la testa verso la voce e vide proprio Yu appoggiato contro il muro, braccia conserte, che li guardava con la testa di lato.
Dopo aver scoperto di essere il fratello del cantante più sensuale della nuova generazione, non aveva avuto più bassi istinti maschili verso di lui e il sollievo, nonché la pace interiore e mentale, l’aveva preso completamente. Ora poteva guardare certe scene con tranquillità!
Aveva un sorrisetto sadico in volto e non staccava loro gli occhi di dosso.
- Meglio di un film porno! -
Continuò ad ironizzare pesantemente, lei arrossì e si alzò coprendosi il seno, Alexander non si mosse mettendo le mani sotto la nuca per stare più comodo, assunse la sua aria imperturbabile e senza smentirsi rispose semplice:
- A questo punto, nei film porno, il terzo arrivato che fa da spettatore tutto eccitato, si inserisce nella scena di sesso in una spettacolare orgia! –
Yu non si sarebbe aspettato una risposta simile ma ugualmente non si fece trovare impreparato ed apprezzando fra sé e sé quel ragazzo pieno di mille risorse, rispose:
-  Esperienza alternativa interessante… potrei anche accettare… -
Anche il moro apprezzò l’uscita pronta e assecondandolo di nuovo, continuò soddisfatto:
- Quando vuoi! Io non ho problemi! -
Ma la ragazza non apprezzò nulla di tutto quello e con una ginocchiata al fianco del fidanzato, sbottò seccata nonché inferocita:
- IO SI IDIOTI! -
Yu ridacchiò imitato da Alexander che si tenne il fianco senza fare altre pieghe:
- Peccato! -
Dissero poi insieme!
Lei li guardò alzandosi e con i fumi neri che le uscivano dalla testa, pensò un attimo allibita:
“Cavolo, ma con chi mi sono messa? Sono più uguali di quanto sembrassero!”
Su questa considerazione il telefono di Alexander squillò di nuovo obbligandolo ad alzarsi, tentò istintivamente di farlo con un unico scatto di reni, aiutato dal braccio sinistro, ma a metà si bloccò dovendo cambiare braccio per una fitta di dolore alla spalla dove ancora la ferita recente si notava. Gli altri due lo videro ma certo non si azzardarono a dire o fare nulla, sarebbe stato peggio conoscendo l’elemento, così si tennero per loro stessi considerazioni varie, con un fondo di malinconia e rimorso.
Certi segni rimangono poiché preziose cicatrici destinate a non sparire, destinate a non far dimenticare quello che hanno significato e quella in questione non sarebbe mai pesata al proprietario.


Il fantomatico nuovo primo giorno di scuola era arrivato. Alexis e Yu avrebbero dovuto riprendere la vita sociale, cosa non facile per due come loro!
La solita auto sportiva si fermò nel cortile della scuola, scese un uomo in nero, guardia del corpo del cantante, aperte le rispettive portiere scesero i membri effettivi per cui tutti si erano raccolti a guardare: Alexander, Alexis e Yu.
Il primo in abbigliamento da versione affari pubblici, quindi molto alla moda, tutte le ragazzine sospirarono e si fecero avanti all’istante per chiedergli autografi, ormai era abbastanza conosciuto per essere assalito da uno stuolo di fans accanite, anche se queste erano ancora piuttosto pacifiche rispetto a quelle che sarebbero diventate da lì a qualche mese.
Alexis accanto a lui senza guardarlo gli disse a denti stretti, alquanto seccata:
- Ti avevo detto di evitare di venire! Guarda che macello, ora non mi lasceranno più in pace! -
Alexander a sua volta senza rivolgerle lo sguardo, in tutta tranquillità e freddezza ed un pizzico di malizia, aveva risposto:
- Perché ora sei vestita da donna e nessuno sapeva che lo sei o perché siamo fidanzati e ti prenderanno di mira? -
Alexis spalancò gli occhi azzurri e contrasse la mascella, aveva avuto l’istinto di dargli un calcio ma quel nuovo scimmione assunto per proteggerlo quando andava a spasso in ambienti così pericolosi, probabilmente l’avrebbe ammazzata!
- Non serve che lo sappiano! -
- Come desideri, tesoro! -
Disse premendo malizioso sull’ultima parola.
Lei gli scoccò un’occhiataccia di fuoco e lui in tutta risposta le sorrise senza bisogno di togliersi gli occhiali da sole.
- E poi serviva venire con quel completino in pelle rossa così evidente? Insomma… sei così… così… -
- Cool? -
Finì per lei con aria sempre più divertita, gli piaceva stuzzicarla ed avrebbero continuato se non fosse stato per un commento di Yu molto ironico:
- Quanti rompiscatole! Hanno tutti bisogno di una lezione… ho bisogno di aria, non si può fare un po’ di fuoco con il mio gioiello? -
A queste parole sia Alexander che Alexis, sempre vestita da ‘donna’, si girarono verso il rosso dai capelli pieni di gel tenuti in varia come un porcospino, lo passarono ai raggi X con sguardi apprensivi e una volta arrivati alla cintura dei jeans stretti cercarono di vedere se aveva nascosto di nuovo una pistola. Non sarebbe stata la prima volta, lo faceva piuttosto spesso, per lui ormai era diventata un’abitudine girare con l’arma, aveva anche un paio di coltelli affilati nascosti in varie parti dei suoi abiti, era più pericoloso della guardia del corpo, così Alexander disse severo:
- Dammela subito! -
Yu gli donò il suo sguardo da sbruffone e senza nemmeno pensarci di provare a nascondere le proprie colpe, visto che in colpa non ci si sentiva, alzò le spalle dicendo con aria da perfetto menefreghista:
- Non la userò… se non mi rompono le palle! -
- Allora è meglio che gliela dai visto che è sicuro che te le romperanno! -
S’inserì Alexis seria.
- Io non mi separo da lei! -
Rispose impettito il rosso.
- Se ti beccano con possesso illecito di arma, ti mettono dentro! -
- Sono minorenne, mettono dentro il mio tutore! -
- C’è un limite anche a questo però… -
- Certo che c’è… visto che il mio tutore sei tu nessuno si azzarderà a farmi nulla! -
- Tu ti basi troppo sulla tua nuova buona stella… ti ha abbandonato fino ad ora chi ti dice che non tornerà a farlo? -
- Se cerchi di spaventarmi sappi che non ha alcun effetto! Io non ti do nulla! -
Al ché Alexander con sguardo di chi la sapeva lunga asserì sornione:
- E va bene, chiederò a lui di prendertela! -
Indicò con il capo l’uomo che faceva largo fra gli studenti, il fratello sorrise di sfida:
- Non mi spaventa! -
- Lo so, ma dovevo provarci! -
Stava ancora scherzando, in fondo lo si capiva, non poteva spiegare come ma Yu riusciva a comprendere le sfumature di quel ragazzo enigmatico che era Alexander, infatti fu per questo che quando quest’ultimo lo fissò serio togliendosi gli occhiali scuri dagli occhi rivelando le iridi d’argento freddo, dicendo fermo e lapidario: - Dammela! - Yu sbuffò, sputò a terra ma sfilò l’arma dal retro dei pantaloni, sotto la maglietta senza maniche, dandogliela in mano con pesantezza.
- Sei tu il rompipalle numero uno, altro che questi pesci! -
In risposta ricevette un sorrisino sbieco che lo riportò alla realtà: o stare davanti al nuovo sex symbol a farsi prendere in giro col solo sguardo, oppure andare nell’altra gabbia di matti, quella scolastica, e cominciare a dettare un po’ di legge!
Non ci pensò più di tanto, con una spinta a destra ed una a sinistra, Yu si fece largo fra le ragazzine che lo guardavano con tanto d’occhi per capire:
A: chi era, ovvero in che modo avesse a che fare col nuovo mito generazionale?
B: era da ‘farselo’ o da allontanare?
C: in ogni caso era meglio tenerlo d’occhio!
Alexander scosse il capo rimettendosi gli occhiali scuri, si guardò bene dal pronunciare parola alcuna che aiutasse ad identificare quel nuovo ragazzo. Successivamente quando iniziarono a camminare scortati dalla guardia del corpo, le loro attenzioni si rivolsero anche alla per loro nuova ragazza: aveva un viso familiare ma non riuscivano a collegarla a nessuno di conosciuto… poi ricordarono che l’anno passato, insieme ad Alexander era arrivato l’orfano adottato dallo stesso e ricordandosi di lui capirono che sicuramente si trattava della sorella maggiore, si perché Alex era decisamente più piccolo di quella ragazza che invece dimostrava almeno 18 anni!
Così cominciarono a farsi domande su domande, chiedendosi anche dove fosse finito il loro vecchio compagno che avevano iniziato un po’ tutte a corteggiare e temere.
Quando ignorando tutto e tutti, i tre arrivarono in presidenza per spiegare tutti i vari cambiamenti, Alexander per salutarli li guardò serio togliendosi gli occhiali, li fissò dritto negli occhi e con sguardo magnetico e voce pericolosamente calma, aveva ordinato loro:
- Non fatemi tornare subito a prendervi, come ho fatto l’anno scorso per lei!-
Al ché i due ragazzi si guardarono e Yu stupito le aveva chiesto:
- Ma dice sul serio? L’hai fatto tornare a prenderti il primo giorno? -
Lei aveva alzato le spalle ed aveva detto menefreghista:
- Si, mi ero picchiata con quello che ora è l’unico amico che ho! -
- Fai con tutti così? Li pesti e poi te li fai amici? -
Aveva ribattuto ironico, la mora stufa di sentire certe insinuazioni, l’aveva zittito con un brusco: - Sì, ma non tutti poi mi baciano innamorandosi di me! -
Yu aveva spalancato gli occhi imbarazzato con l’intento di evitare lo sguardo sicuramente assassino del fratello, pregando che non lo uccidesse seduta stante ricordando l’evento di quell’estate e la conseguente figuraccia. Aveva solo notato che l’oggetto della sua paura si era rimesso enigmaticamente le lenti nere e in completo silenzio si era passato una mano fra i capelli portandoli all’indietro. Non seppe se sospirare o se rimanere all’erta finché il potenziale assassino non li salutò freddamente, come fosse già arrabbiato per qualcosa.
Lo guardarono andarsene imperturbabile e anche se avrebbero voluto sapere cosa pensava in quell’istante, non lo fermarono per chiederglielo: non erano kamikaze!
- Bene, andiamo… -
Sperò di deviare il discorso per lui scomodo, ma lei non si fece sfuggire l’ultima battuta pesantemente ironica:
- Hai rischiato grosso, mio caro! Non stuzzicarmi se non vuoi rimetterci la pelle e le palle! -
Dopo l’ammonimento, con fare da gran donna si era portata i capelli neri dietro la schiena e si era avviata verso l’aula precedendolo.
Il rosso rimase indietro di un passo per pensare solo che sicuramente sarebbe stato un duro anno!
Duro a cominciare da quel primo giorno in cui, a ricreazione, i due si trovarono già abbastanza famosi da avere alle calcagna un considerevole gruppo fra ragazzi e ragazze.
Yu e Alexis erano già esasperati senza saper più cosa fare per toglierseli di torno, così si erano rassegnati ad affrontarli per liquidarli… Yu li avrebbe squartati col coltellino che teneva in tasca, lo si capiva dal fatto che già lo stringeva ancora chiuso nel pugno della mano, ma la frase come sempre tagliente della compagna l’aveva fatto decidere per un altro genere di azione:
- Che c’è, bimbo? Soffri la pressione? -
Non lo faceva pensandoci, le veniva spontaneo, vivendo con Alexander per un anno aveva imparato l’ironia e l’aveva apprezzata molto. Ora che lui si faceva prendere così in giro, le sembrava di essere a nozze. Yu era divertimento assicurato.
Questo lo pensava prima della sua reazione.
Dopo avrebbe solo pensato che era un tipo ‘trucidabile’!
Dopo cosa?
Dopo che lui l’aveva presa di sorpresa alzandola in alto prendendola per la vita, in modo da farla vedere a tutti, salendo a sua volta su un tavolo vecchio e sgangherato del cortile ed infine dicendo a gran voce:
- VOLETE SAPERE CHI è? EBBENE LEI è IL VOSTRO VECCHIO ALEX DI CUI TANTO CHIEDETE… IN REALTA’ E’ UNA DONNA E VOLETE SAPERE QUALCOSA DI ANCOR PiU’ DIVERTENTE? È LA FIDANZATA DELL’AMATO ALEXANDER! CONTENTI? NON AVETE VOGLIA DI UCCIDERLA? -
Non si sapeva cosa gli fosse passato per la testa al rossino, ma in fondo aveva solo detto la verità. Non si spiegò quindi perché il furore si accese negli occhi dell’amica che nella testa aveva solo la parola, ‘vendetta’, scritta a caratteri cubitali!
Aveva realizzato in fretta cosa significava tutto quello, visto il boato di sorpresa ed il conseguente cercare di raggiungerla per interviste, foto e… tentati omicidi! A fatica, grazie agli anfibi che indossava, era riuscita a rimanere in piedi su quel tavolo, mentre l’aria assassina diventava sempre più accesa.
Poi un lampo nella mente, un’idea. Non l’elaborò nemmeno, agì senza pensarci più del dovuto.
L’importante era vendicarsi e lo fece!
Si drizzò in piedi gli mise una mano sulla spalla e affondando le unghie, aveva urlato come mai in vita sua in pubblico aveva fatto, per raccogliere l’attenzione di tutti:
- EBBENE ALLORA VISTO CHE SIAMO IN TEMA DI RIVELAZIONI, SAPETE CHI E’ LUI? ALTRI NON E’ CHE IL FRATELLO DEL VOSTRO AMATO ALEXANDER! SE GUARDATE BENE GLI SOMIGLIA! -
Un secondo boato si levò dal ‘pubblico’ che non stava più nella pelle dallo stupore e se prima c’era stato chi si era rattristato, ora gli stessi erano più contenti: sarebbe bastato entrare nelle loro grazie per avvicinarsi all’idolo!
Ecco così che quando a reagire furono gli alunni, salendo dove erano loro, questi non poterono altro che pensare una cosa, in realtà era solo una parolaccia… però fu uno scatto meraviglioso quello che fecero i due inseguiti da circa tutta la scuola!
- Questa me la paghi, stronzo! È tutta colpa tua! -
- Sei anche tu che hai detto la tua genialata, mica solo io! -
- Ma chi è che ha avuto l’idea? -
Avrebbe voluto rispondere, Yu, ma capendo che in effetti era colpa sua e solo sua, decise di zittirsi, guardarla e senza smentirsi farle la linguaccia e successivamente il dito medio per poi aumentare in velocità e scappare ANCHE da lei!
- PRENDIMI, TESORO! -
Lei rimase un attimo inebetita e sconcertata a guardarlo: sembrava un bambino… scappare da lei per non farsi uccidere… ma erano all’asilo? Non si rese conto che, in realtà, bambina appariva anche lei visto che stava al gioco cercando di prenderlo, a sua volta venendo rincorsa da uno stuolo di gente inferocita!