CAPITOLO VIII:
PIACEVOLI
TORTURE
/Sweet
harmony - Beloved/
Quel profumo.
Profumo di pino
selvatico, così maschile e intenso che aveva sempre associato a suo
fratello ma che non aveva mai osato utilizzare, ora poteva averlo
addosso e non perché ci era riuscito, bensì perché Don lo stava
abbracciando.
Era ancora
bagnato appena fresco della doccia che gli aveva fatto lui stesso,
l’accappatoio aperto a scoprire tutta la parte davanti, le goccioline
si passavano su di lui bagnandolo, il profumo che lo eccitava solo il
sentirlo, ora gli penetrava le narici provocandogli un pericoloso
inizio di distacco dalla realtà.
Charlie
detestava non essere coi piedi per terra ma al tempo stesso la sua
matematica lo portava spesso su un altro pianeta, questo però non
toglieva nulla alla sua razionalità.
Lì si rese
conto che le sue tipiche caratteristiche erano completamente sovvertite
e capì di non essere più il Charlie di sempre. Non aveva idea di chi
era, sapeva solo che se non sarebbe stato attento si sarebbe trovato a
fare cose che mai aveva nemmeno immaginato.
Però fu
ubriacante lasciarsi cingere completamente dalle sue braccia forti
avvolte solo da un accappatoio, abbandonarsi contro di lui, annusare
quel profumo deleterio che ora gli si impregnava addosso, avere la
testa appoggiata contro il suo petto scoperto, forte, rilassato ma
perfettamente delineato da dei muscoli che aveva sempre solo guardato
da lontano, sentire con l’orecchio i suoi battiti calmi e regolari che
allacciavano inevitabilmente i propri, sentire le sue mani sulla nuca,
le dita fra i ricci selvaggi che gli premevano la testa contro il suo
torace, avvolgerlo lui stesso per la vita, sotto l’accappatoio,
aggrappandosi alla sua schiena liscia e umida.
Rimase col viso
nascosto nel suo petto che si alzava e abbassava ad ogni respiro
controllato, mentre le sue stesse lacrime decidevano finalmente di
smettere di inondargli il viso. Lenta la sofferenza per il proprio
senso di colpa scemò lasciandolo in pace e altrettanto lentamente, come
per lui non era normale, il suo cervello rielaborava le parole di
quello che aveva considerato fratello per lunghi anni. Aveva sempre
saputo che non c’era alcun legame di sangue ma erano stati
amorevolmente cresciuti come se l’avessero, l’aveva sempre visto come
un vero fratello a parte quando aveva cominciato ad innamorarsi di lui.
Dopo era
semplicemente stato l’uomo che desiderava.
Ricordava
appena il bacio leggero che c’era stato solo un istante prima.
Era immerso in
una nebbia fitta che rendeva ogni cosa confusa… era vero che Don lo
aveva baciato, quel sapore che aveva in bocca, la sensazione della
lingua contro la sua, quella morbidezza… era stato solo un sogno oppure
era stato tutto reale?
Non aveva il
coraggio di indagare, voleva solo abbandonarsi a quell’abbraccio così
forte, dolce e protettivo, tutto ciò che aveva sognata da settimane.
Senza domande,
per una santa volta.
Si sentì come
uno scricciolo fra le sue braccia e così bene, nonostante il pianto ed
il panico precedenti, non era stato mai.
Al sicuro,
voluto, in pace.
Dopo dei minuti
interminabili rimasti così, Don cominciò a spostarsi leggermente in
avanti quindi senza che Charlie se ne rendesse conto, in breve, si
trovò fra la porta e il suo corpo la cui parte nuda era proprio quella
contro a sé stesso.
Inevitabilmente
cominciò a boccheggiare con un nuovo ma diverso senso di panico misto a
piacere. I suoi desideri e le sue fantasie stavano per trovare sfogo
nella realtà.
Sentiva
nettamente la sua virilità contro la propria, separati solo dagli
indumenti del più giovane che, a occhi sgranati, aveva cominciato ad
alzare la testa piano, spaventato all’idea di interrompere in qualche
modo quell’incantesimo.
Le mani di Don
cominciarono a scendere languide e nel percorso lasciò ogni brivido
possibile, quando giunsero alla vita, presero i lembi della maglietta e
l’alzò separandosi quel tanto per potergliela sfilare via.
Con entrambi i
toraci nudi a contatto, le mani timide di Charlie che cercava di non
farsi prendere da degli stupidi tremiti, si spostarono anch’esse e
rimanendo sotto l’accappatoio, lo fece scivolare lungo le braccia. Con
un fruscio, cadde ai loro piedi scalzi lasciando Don completamente
nudo.
La sola idea
che ora Charlie lo poteva vedere di nuovo e questa volta anche toccarlo
e accarezzarlo, lo fece arrossire facendo sorridere l’altro che lo
guardava con la sua consueta intensità così sensuale.
Si sentì nudo
anche lui, davanti a quegli occhi penetranti che lo mettevano sempre in
subbuglio.
Rimase a
contemplarlo per un attimo, assorbendo con dolcezza insolita ogni
traccia di timidezza e desiderio insieme, sapeva che lo voleva ma che
non osava, forse non sapeva nemmeno da dove cominciare dal momento che
non era di sicuro mai stato con altri uomini.
Nemmeno lui, se
era per quello, ma la loro diversità stava anche nell’affrontare le
situazioni più nuove e complicate. Del resto Don si limitava ad
affidarsi al suo istinto, era un uomo pratico, non teorico e razionale
come suo ‘fratello’.
Con le dita
scese a carezzargli le braccia, poi i fianchi e il ventre. Ci mise poco
a raggiungere la cintola dei jeans. Quando iniziò a slacciarglieli,
posò la bocca sulla sua ed in un secondo gli annullò di nuovo la
coscienza.
Charlie non
aveva la minima idea di che cosa gli stava facendo Don, sapeva solo che
era terribilmente bello e che non voleva che smettesse.
Di nuovo
surclassò il suo cervello e stranamente non si sentì spaesato,
tutt’altro.
Don lo gestì in
ogni dettaglio, dal bacio alle sue parti intime.
Ad occhi chiusi
e respiri affannati, il giovane sentiva solo il suo profumo inebriante,
le lingue allacciarsi e divorarlo con prepotenza e le mani occuparsi
del suo inguine con decisione e sicurezza.
Nessuna
esitazione, nessuna timidezza, nessun tremore.
Scavava in lui
con crescente desiderio, eccitandolo fino all’inverosimile.
Solo questo
avrebbero fatto, con una piccolissima parte della sua mente lo sapeva
visto che Don non era ancora in condizioni di fare certe fatiche
fisiche, però già così pensava fosse abbastanza.
Non aveva mai
osato immaginare così tanto, mentre tutto quello che lui stesso
riusciva a fare era tenersi a lui e alle sue braccia forti, per paura
di cadere lungo disteso con tutti quei tremori e quelle ginocchia
molli, come se fosse lui quello convalescente da un‘accoltellata.
Da una parte
avrebbe voluto avere la forza e il coraggio di fare qualcosa anche lui,
dall’altro sapeva perfettamente che non era in grado di muovere un solo
muscolo.
Ma quel che gli
fece Don gli bastò e avanzò.
Per lui avere
Charlie così timido, in confusione e arrendevole fra le mani, fu il più
bel regalo che avrebbero mai potuto fargli.
La miccia da
non accendere mai in uno come lui.
Rimase in ogni
istante lucido e tutto quel che fece fu estremamente voluto e sentito,
sapeva perfettamente tutto quel che le sue dita combinavano dal momento
che rispondevano come sempre solo ai suoi comandi. Era uno istintivo ma
la lucidità la manteneva sempre, o quasi.
Lì intendeva
godersi fino in fondo tutto quel che poteva prendersi, conscio di non
potersi spingere oltre un certo limite per una serie di motivi.
Quando l’aveva
stretto a sé piangente, un’ondata di calore l’aveva invaso prepotente e
il desiderio si era acceso subito.
Quell’abbraccio
pieno, quasi disperato ma perfettamente consapevole, il suo viso
premuto sul torace, i respiri irregolari sulla pelle bagnata, le mani
sulla schiena, sotto l’accappatoio aperto… era rimasto fermo per un
paio di minuti e considerando che era Don, era stato anche bravo.
Lentamente
aveva poi preso la situazione letteralmente nelle sue mani, mani che
avevano cominciato ad esplorarlo e farlo suo cospargendolo di brividi.
Quando Charlie
era arrossito sentendo la virilità nuda contro la sua, era stato
impagabile. Un enorme senso di tenerezza si era fatto strada in lui. Si
erano guardati e non era stato capace di far altro che contemplarlo.
Gli piaceva
perché era così timido, spaesato, confuso, inesperto, imbarazzato ma
pieno di desiderio e di sentimenti così evidenti… gli parve uno
scricciolo e non era riuscito a trattenere un dolce sorriso carico di
inconsapevole sensualità, proprio come lo sguardo intenso con cui se lo
stava mangiando.
Con furbizia,
poi, aveva cercato e trovato i suoi jeans e nell’aprirli ed infilarsi
sotto, si era impossessato anche della sua bocca divorandosela,
prendendo il comando del gioco e facendo propria pure la lingua che non
riusciva a opporsi. Sapeva che da lì Charlie non avrebbe più capito
nulla, ne era certo. Lo vide assecondarlo nel caos più totale mentre il
respiro veniva trattenuto e i battiti galoppavano fino a farsi sentire
distinti.
Pulsavano i
loro corpi accaldandosi ulteriormente solo per quei pochi gesti, per
quel contatto audace, per quel bacio erotico.
Sentiva
chiaramente che avrebbe potuto fargli tutto quello che avrebbe voluto,
in quell’istante, ma sapeva anche fin dove spingersi per quella prima
volta, considerando poi le sue stesse condizioni fisiche.
Le scariche di
adrenalina gli permisero di proseguire ed ignorare le piccole fitte
alla ferita, così come il bisogno di sedersi, quindi prese possesso
anche del suo inguine, della sua intimità inviolata da qualsiasi altro
uomo.
L’aveva fatto
con altre donne, era certo, ma aveva mai provato qualcosa di simile?
Creta nelle sue
mani.
Era lui che gli
si aggrappava per non cadere, e non l’incontrario.
Fu allora che
il suo ego cominciò ad appagarsi.
Non l’aveva mai
toccato ma ora lo faceva con disinvoltura, come se non avesse fatto
altro nella sua vita, seguendo i propri capricci, sapendo quanto gli
piaceva sentire le dita correre sul suo sesso che si eccitava troppo in
fretta, sentiva tutte le sue energie abbandonarlo mentre dalla gola
uscivano dei gemiti soffocati contro la bocca.
Non si poteva
descrivere quel che provava lui che si limitava ad assaggiarlo appena
senza ricevere nessun trattamento in cambio, ma era tremendamente
appagante e senza che se ne accorgesse, mentre gli si strofinava
addosso spostato leggermente di lato per permettere alla sua mano di
muoversi sempre più svelta, si eccitò lui stesso.
Lo sentì
smettere di ricambiare il bacio quindi staccò appena le labbra dalle
sue lasciandole lì sopra a sfiorargliele, entrambe aperte come se si
stessero ancora possedendo. Scambiandosi i respiri affannati, pieni dei
loro sapori e di quel profumo che ora era addosso ad entrambi.
I respiri di
Charlie erano più corti e gli occhi ancora chiusi, mentre Don invece lo
guardava con intensità ma offuscato dal piacere che provava.
Nell’aria si
liberarono anche i gemiti del più giovane che non riusciva proprio a
controllarsi, mentre le forze lo abbandonavano sempre più.
Il solo
pensiero che fosse Don a fargli tutto quello era un ulteriore stimolo.
Quando gli
morse il labbro inferiore, semplicemente raggiunsero l’apice insieme,
così, in piedi, l’uno contro l’altro, inaspettatamente e violentemente.
Completamente
stordito, Charlie, smarrito e più rosso che mai, nascose di riflesso il
viso nell’incavo del suo collo e lì rimase ad ascoltare la giugulare
battere concitata dopo il tremendo piacere che aveva scosso entrambi.
Gli era parsa
una tortura sotto tutti i punti di vista, ma tortura migliore, si disse
il giovane dai capelli ricci ora più spettinati di prima, non poteva
esserci proprio.
Don lo cinse di
nuovo più solidamente, tenendolo su mentre lo sentiva più mollo che
mai. Con ancora tutto il corpo accaldato e pulsante, non sentiva il
dolore ai punti nonostante avrebbe dovuto. Quello, del resto, era di
gran lunga meglio.
In silenzio,
senza dire assolutamente niente, lo abbracciò protettivo baciandogli la
testa al sicuro fra le sue mani.
Quello era solo
l’inizio ed entrambi lo sapevano perfettamente.
Quando più
tardi arrivò Alan, lì trovò vestiti e più rilassati che mai in
soggiorno in procinto di mangiare qualcosa insieme chiacchierando come
hai vecchi tempi, davvero sereni.
Ne fu contento,
significava che avevano avuto modo di chiarirsi e che tutto era a
posto, ma quando si sedette accanto a Charlie non poté non sentire
l’intenso odore di pino selvatico che di solito aveva solo Don.
Trovandolo
strano, Alan scherzò bonariamente senza farci troppo caso:
- Ehy, avete
fatto la doccia insieme, per caso? Anche Charlie ha lo stesso profumo…
- Se non avesse specificato subito il motivo della sua uscita, il
ragazzo si sarebbe strozzato completamente con la pasta, invece che
limitarsi a tossire come un dannato.
Don ridacchiò e
come niente fosse rispose con faccia tosta:
- Tutti cedono
al mio fascino irresistibile…. -
- Per il
bagnoschiuma al pino selvatico? È quello il tuo segreto? Dovrei
provarne un po’ anche io allora… - Rispose divertito il padre convinto
che fosse una semplice battuta.
I due figli
furono contenti di averlo facilmente sviato, ma erano perfettamente
consapevoli che avrebbero dovuto fare molta più attenzione, d’ora in
avanti, o si sarebbero trovati in spiacevoli situazioni.