CAPITOLO II:
VERITA’

/ A beautiful lie - 30 second to Mars/
“Come un DVD che riavvolge le immagini e riporta tutto indietro per mostrare una scena specifica che non avevi visto con la giusta attenzione, rivivo il momento in cui Vance mi ha chiamato nel suo ufficio affidandomi l’incarico di trovare Gibbs in Messico, arrestarlo e portarlo qua per interrogarlo.
Rivedo la sua espressione mortalmente seria ed enigmatica allo stesso tempo, di chi vorrebbe parlare liberamente ed invece non può perché ci sono doveri più grandi.
La sensazione che dietro quel che mi ha detto - o non detto - ci sia molto di più mi investe di nuovo dandomi una certezza quasi assoluta di questo.
Cos’è che non mi ha potuto spiegare?
Mi ha mostrato prove tangibili del coinvolgimento di Gibbs in un attentato ad un pezzo grosso del nostro Paese, prove che mi hanno quasi ucciso guardandole, prove inconfutabili, no?
Me le ha sbattute in mano, davanti agli occhi, e proclamando amaramente che Gibbs era stato corrotto e che dovevo andare ad arrestarlo con tanto di mandato d’arresto, mi ha scollegato a lungo dalla realtà.
In un primo momento nonostante le prove concrete, non ci ho creduto.
Mi sono detto che c’era un errore, che qualcosa non andava, che si sbagliava Vance, ma poi mi ha riportato alla realtà brutalmente gridandomi dietro che le parole si possono fraintendere ma le prove no e quella era una di quelle inconfutabili.
Perché ha incaricato me?
Sono il primo agente di Gibbs ed il suo sostituto in caso di sua assenza, erediterò la squadra ed il suo posto, un giorno. Sono l’agente sul campo più esperto dopo di lui, ma sono anche quello più legato a lui. Certo, non ci sono i cartelli che stiamo insieme però a me sembra così chiaro…
Come ha potuto chiederlo a me?
Dopo aver provato ad oppormi e difenderlo comunque, ho capito perché lo voleva.
Io ero l’unico che oltre a trovarlo ovunque lui sarebbe stato, gli avrei dato nonostante tutto un’occasione per spiegarsi e scagionarsi.
Non l’avrei effettivamente arrestato subito, non l’avrei ferito davvero, non l’avrei ucciso vedendo la sua resistenza. Piuttosto mi sarei fatto uccidere ma lui sarebbe rimasto vivo.
Sapeva bene, Vance, che io sarei stato l’unico ad avere qualche possibilità di fermarlo, riportarlo a casa e farlo ragionare.
A capirlo.
Bè, alla luce di ciò che è accaduto non posso dire che sia chiaro, non mi ha poi detto nulla se non due parole, quelle necessarie per farmi capire che è innocente e che è messo in una di quelle situazioni da panico dove nemmeno lui da solo può tirarsene fuori.
Qualunque cosa sia scoprirò di cosa si tratta e lo tirerò fuori io. Sarò io ad aiutarlo questa volta.
Ripensando alla prova che mi ha presentato Vance capisco che le cose sono due: o è stata manomessa ed in qualche modo è possibile, o in quelle foto non c’era nel campo visivo chi lo costringeva.
Certo, pensare che qualcuno riesca a costringere Gibbs a collaborare ad un attentato (che poi comunque non è riuscito e se lui l’avesse voluto davvero sarebbe riuscito eccome…) è fuori da ogni logica, quindi mi viene da pensare un’altra cosa.
O quelle prove sono state effettivamente manomesse, o chi lo tiene in pugno ha una carta più che valida.
Mike Franks non è poiché con lui ci hanno già provato ma non ha funzionato, Gibbs sapeva che bene o male se la sarebbe cavata e così è stato.
Ma devono avere una carta migliore, questa volta.
Dannazione, sono sempre quei bastardi di Ramosa ma se nemmeno io e Franks insieme siamo riusciti a trovare qualcosa che li incastrasse, come diavolo posso riuscirci ora?
Gibbs è messo davvero male questa volta.
Tornando in albergo dove mi ero momentaneamente stabilito per l’operazione di arresto, faccio lavorare la mia mente alla velocità della luce mentre mi massaggio la mascella e mi pulisco il labbro spaccato. Mi ha fatto proprio male ma è stato più il gesto in sé e quelle parole.
Come potrò scordarle?
Lasciati salvare, non seguirmi.
Come posso sapendo che tu sei innocente e che stai rischiando così tanto per tutti noi?
Per me?
Me… che sia io quella carta?
No, una semplice minaccia di torcermi il mio grazioso collo non sarebbe stata sufficiente. Sa che so difendermi e poi sono sempre con lui, trovare effettivamente il modo di mettermi le manacce addosso non è praticabile.
Chi possono aver… e mentre varco la soglia della mia camera per rinfrescarmi, l’illuminazione mi colpisce come una lampadina che si spacca sul mio cranio.
Suo padre!
Non è un Franks che si difende da solo e che resiste alle torture e ai diti tagliati!
Non è nemmeno me che sono sempre insieme a Gibbs!
Suo padre vive da solo in un paese sperduto ed è abbastanza testardo da non accettare consigli da parte di nessuno che voglia proteggerlo!
Suo padre è uno dei suoi punti deboli!
Dannazione, come posso non averci pensato prima?
È che con la foga del considerarlo colpevole, con quelle prove che lo ritraevano apparentemente colpevole di tradimento, come diavolo potevo… come… sono andato in confusione e mi sono concentrato solo sul trovarlo per chiedergli che diavolo stesse combinando, ma non mi è venuto in mente di vedere come potesse essere arrivato a quel punto.
Dovevo farlo prima, ora magari l’ho messo ancora più nei guai!
Dannazione!
Rendendomi conto contrariato di tutto ciò che devo avergli procurato venendo qua così, sbatto un pugno sul muro e mi mordo il labbro guardandomi intorno. Non vedo nulla, elaboro ed elaboro ogni informazione mentre la mia testa continua a darmi una serie di pensieri che non riesco a fermare.
Quella volta che Gibbs era sparito in Messico e poi è tornato facendo finta di niente, è successo davvero qualcosa ed anche se non ha detto nulla a nessuno, specie a me per non mettermi a rischio, deve essere stato ricattato con Franks. Solo che la consapevolezza che fosse lui e non uno qualunque - uno che sicuramente si salvava da solo in ogni situazione - l’ha portato a bluffare ma non a cedere effettivamente al ricatto. Ha solo fatto finta di essere compromesso per poter tornare a casa, poi Vance ha capito da solo e lo ha aiutato, però quei dannati Ramosa a cui mi ha messo dietro con discrezione non sono persone normali e vedendo che Gibbs aveva resistito devono essere andati da suo padre.
Ma ora mi domando… se con Franks un solo dito non ha funzionato per fermare Gibbs, con suo padre come diavolo devono aver fatto?
L’idea che effettivamente l’abbiano ucciso mi colpisce come non vorrei e ricordando che brava persona è mio suocero e tutta la fatica che ha fatto per riappacificarsi con suo figlio, il mio uomo, e sottolineo IL MIO UOMO, un moto di dolore mi colpisce.
Se ho ragione quanto male è stato quel testone?
E tutto da solo, senza dirmi nulla, senza cercare non solo l’aiuto per farcela ma anche il conforto per superare… non voglio nemmeno dirlo.
Jackson non può essere davvero morto… cosa deve aver passato Gibbs?
Mi strofino il viso con le mani che poi passano nervosamente fra i capelli un po’ più lunghi e sudati, stanno inguardabilmente spettinati e nulla di me ora è decente.
Sono sporco, impolverato, vestito male e accaldato.
Ma voglio solo avere qua la persona che amo e che ha affrontato - e sta affrontando - da solo l’inferno.
Ci eravamo promessi di esserci sempre l’uno per l’altro in un modo o nell’altro e senza nessuno stupido matrimonio di mezzo in cui nessuno dei due crede, ci siamo giurati di sostenerci, di credere, di avere fede fra di noi… di non lasciarci mai soli.
Un altro pugno stizzito al muro, un sospiro profondo contrariato e poi mi fermo.
Mi fermo del tutto.
Adesso basta.
Basta piangersi addosso e pensare a ciò che è stato fatto o non fatto.
Se se l’è passata male da solo, da ora non sarà più così.
Non mi ha detto nulla per proteggermi ma ora sarò io a proteggere lui, arriva quel momento in cui i ruoli si scambiano e chi semina raccoglie.
Prima non c’ero, ora ci sarò.
Ora che so, ci posso essere e so esattamente cosa devo fare per non metterlo ancora di più nei guai.
Prendo il cellulare e compongo il numero del negozio di Jackson, il padre di Gibbs. Naturalmente non risponde nessuno.
Allora provo con McGee e dopo aver chiesto, anzi ordinato, serio e lapidario come non sono mai stato di trovare qualunque cosa riguardi l’uomo scomparso, chiudo la comunicazione e apro il caricatore della pistola, la riempio e la pulisco, faccio la stessa cosa con quella di riserva e risistemandomi per bene mi affaccio alla finestra.
Che ero seguito non era un mistero, non ci voleva un genio e non sono comunque così menomato da non rendermene conto. È solo che volevo capire per conto di chi lo fossi e cosa volesse di preciso.
Ora che lo so, ovvero che intende farmi fuori nel momento in cui Gibbs sfuggirà di nuovo loro di mano, non ci penso un attimo di più e sapendo perfettamente ciò che devo fare per aiutare la persona che amo e che ora mi aspetta, esco e con una risolutezza che so di non avere mai avuto, vado a farlo.

Attirare l’attenzione per me non è difficile, tanto meno attirare una persona specifica che già era attirata da me per un motivo ben chiaro, a parte la mia incommensurabile bellezza.
Mi hanno comunque sottovalutato mettendomi dietro questa mezza calzetta. Uno un po’ più intelligente me lo meritavo ma forse gli manca la materia prima!
Aggirandomi come un povero idiota - cosa che non sono - fra i vicoli più pericolosi e deserti della città, riesco ad attirare l’uomo dei Ramosa che mi segue con tanta facilità da commuovermi, quindi facendo impressione a me stesso per la mia bravura ed agilità, dovrebbero darmi una bella medaglia a me questa volta, facendo finta di essermi distratto, lo faccio avvicinare tanto che… bè, ma questo è troppo idiota, mi fa quasi dispiacere di doverlo mettere fuori gioco così facilmente!
Sospiro e scuoto la testa con un’espressione sconsolata…
- Dovrebbero arruolarli meglio, questi tirapiedi! Vien voglia di far loro la carità! - Dicendolo ad alta voce lo faccio girare verso di me che gli ero arrivato dietro dopo essergli sfuggito dal campo visivo.
Bè, non sarà di certo ora che farò carità!
È un lampo velocissimo la mia mano che col calcio della pistola lo colpisce in piena tempia facendogli perdere i sensi in un istante.
Cade giù come una pera cotta ed il mio ghignetto intende perfettamente che sono soddisfatto di me stesso.
Quando sono così determinato dovrebbero filmarmi perché non ho eguagli!
Meglio legarlo, però… se si riprende finisce che fa qualcosa di ancora più stupido.
Così sentendomi tremendamente Gibbs, mi metto ad agire nell’ombra, da solo, senza informare nessuno di ciò che ho in testa, diventando abbastanza letale da riuscire a fare quel che voglio.
Ed io ora voglio il mio uomo di nuovo fra le mie mani!
C’è unicamente una cosa che può salvarlo e posso farla solo io. “