CAPITOLO II:
GLI ESTERNI

/Somewhere I belong – Linkin Park/

*Luis*
“Quando questo aereo atterrerà sarà la fine.
Spero quasi che ritardi…
Si che sono stato io il primo a voler essere trasferito, se così si può dire, ma ora che mi attende una nuova vita e che devo ricominciare di nuovo per l’ennesima volta da capo mi viene la nausea!
Spero solo che ne valga la pena…
L’Italia… ci sono venuto spesso da bambino con la mamma. Le piaceva molto e devo dire che lo conosco abbastanza, specie la lingua. Non è un problema quella, ormai.
Saranno un problema le persone.
Chissà chi si aspettano…
Penso che la mia fama dovrebbe precedermi. La fama di chi è tanto odiato quanto amato.
Oh, sono indispensabile come giocatore, lo so benissimo. Quel che non è apprezzato è il mio caratteraccio e me ne rendo perfettamente conto ma il punto è che non me ne fotte un cazzo.
L’importante è che io stia bene. Per ora non sto bene e la mia unica prospettiva è di stare meglio in un futuro prossimo.
Spero vivamente che ne valga la pena, alla fine. Che almeno uno fra tutti gli imbecilli con cui avrò a che fare, sarà degno d’attenzione.
Mi guardo distrattamente intorno cercando senza troppo caso qualcuno fra i passeggeri di questo volo di prima classe. Per ora è un inizio di merda.
Non ce n’è uno di interessante!
Molti mi guardano riconoscendomi ma non hanno il coraggio di chiedermi l’autografo… probabilmente anche fra questi la mia fama mi precede e ne sono contento. Per lo meno non mi devo sbattere ad allontanarli!
Le donne nemmeno le considero e i ragazzi… bè, anche se ce ne fosse uno passabile appartarmi con lui per passare il tempo in questo aereo, sarebbe dura. A me piace fare quel che mi pare e piace quando voglio, come lo voglio e perché lo voglio, ma in pace e non sotto gli occhi di tutti. Non ho problemi con la visibilità ma non sono un narcisista che gode della notorietà.
Sì, mi piace essere conosciuto ma preferisco fare quel cazzo che mi pare senza dover essere ripreso anche se solo starnuto!
Non è saltato fuori ancora nessuno scandalo sulla mia sessualità ma non me ne importerebbe, sarei pronto anche a dichiararla apertamente.
Sono gay, e allora?
Per me non è un problema e penso non lo sia nemmeno quando segno così tanto!
Il fatto che io sia un fuoriclasse ma che non riesca mai ad ambientarmi in una squadra e per questo io ne cambi una all’anno venendo sempre pagato un botto di soldi, fa più notizia e mi va benissimo che si concentrino su questo piuttosto che su chi mi porto a letto!
Sono fatti miei cosa faccio di notte ed in privato!
Sospiro spazientito girando la testa verso il finestrino rotondo che mi sta vicino, dal vetro si riflette la mia immagine e sistemandomi gli occhiali scuri sul naso a coprire le mie iridi azzurre, mi passo veloce una mano fra i capelli biondi dal taglio appena sistemato, rasato ai lati e più lungo centralmente. Ovviamente rigorosamente spettinati. La mia carnagione non è molto da spagnolo così come i miei colori ed i miei lineamenti.
In realtà guardandomi non sembro affatto uno spagnolo!
Mi stringo nelle spalle appoggiando la testa all’indietro, sul sedile, lasciando perdere la mia immagine poco latina e molto nordica.
Non ha importanza cosa sembri… spagnolo, inglese, italiano o che… tanto fin’ora la compagnia non ne ha mai risentito!
Ho sempre avuto tutti quelli che mi pareva ed anche di più.
So di essere fisicamente un buon partito e fama o meno non ho mai avuto problemi a procurarmi qualcuno con cui stare. Il resto non conta.
Voglio solo riuscire a fare sempre quel che mi pare, quando e come.
Stop.
Non contano i mezzi. Che siano fisici o intellettuali va bene comunque.
La vita con me era stata bastarda fino a che non sono cresciuto abbastanza per dimostrare chi sono. Quando ci sono riuscito mi ha restituito tutto quel che mi ha tolto, con gli interessi.
Anzi.
È più corretto dire che me lo sono preso da solo, il dovuto!
Ora continuo a prendermelo a piene mani, senza rimorsi o esitazioni.
Non sono un ipocrita.
Voglio quello che voglio e non me ne vergogno.
Guardo l’ora.
Appena le due.
Fanculo… ho bisogno di fumare!
Questa noia mi sta uccidendo!
Quando arriverò, fra poco ormai, sarò accolto prima di tutto dalla manager della squadra e dall’allenatore. Ho chiesto fossero in pochi perché non volevo rotture di palle ma so già che ci saranno un sacco di giornalisti a scassare, per non parlare del pomeriggio, quando incontrerò il resto della squadra e poi ci sarà la festa di benvenuto.
Si, perché la festa all’inizio me la fanno sempre… è dopo che mi danno il benservito avendo a che fare con me e conoscendomi meglio!
Un sorrisetto ironico piega le mie labbra sottili ma ben disegnate.
Quella parte è sempre la più divertente…
Tanto sarò un elemento prezioso per la squadra, il mio gioco è unico, lo so bene. Per questo nonostante la strana fama che ho continuano a richiedermi.
La città dove mi sto trasferendo ha due ottime società di calcio e giocano entrambe in serie A ottenendo sempre ottimi risultati. Io andrò in una delle due. So che l’allenatore è stato cambiato l’anno scorso e che ha portato subito la squadra alla vittoria del campionato quindi dev’essere in gamba.
Onestamente quando mi hanno detto il nome mi è risuonato un campanello nella testa. Ho pensato che lo conoscevo di fama ma poi me ne sono scordato. Così come mi sono scordato di tutte le altre stelle del gruppo… tanto non devo necessariamente avere rapporti con loro. Ricordo che me ne hanno parlato dicendomi che sono stato fortunato a capitare lì e che sono persone in gamba con cui mi troverò bene.
Questo è quello che mi hanno detto ma non ricordo altro, né alcun nome. Probabilmente qualcuno di loro li ho incontrati giocando contro la loro nazionale e se sono fortunati me ne ricorderò quando li vedrò, però non ci spero molto.
Ah, che me ne frega… sarà solo un altro periodo di merda!
Tanto so già che nemmeno questo sarà il mio posto!
Farò un ottimo campionato, verrò osannato e richiesto da un sacco di altre società e tornerò ad andarmene senza voltarmi indietro.
È che non trovo.
Non riesco proprio più a trovarlo un posto per me.
Il mio.
È come se non esistesse proprio. Se non fosse stato creato.
Da quando mio padre mi ha cacciato di casa perché ero gay; da allora non ho più una casa, un luogo in cui sto bene, cambio in continuazione, viaggio un sacco, accetto molte proposte di lavoro e me ne vado.
Fare il calciatore professionista è la mia fortuna, lo ammetto.
Mi permette di andarmene in fretta senza darmi tanta pena.
Però mi rompe… vorrei trovare un angolo mio e rimanerci.
Chissà se c’è da qualche parte…
Mah… non lo so… posso solo fare quel che ho fatto fino ad ora… quel che voglio, come lo voglio e perché lo voglio.
Al mondo, per me, conto solo io e sono abbastanza onesto da ammetterlo senza falsità di mezzo.
Il resto può benissimo andare a farsi fottere!”

/ Frozen - Madonna  /

*Katia*
“Quando l’aereo atterra, mi lascio dietro un sacco di giornalisti che però mi abbagliano coi flash.
Che diavolo fotografate, razza di imbecilli?
Non è ancora sceso nessuno!
- Che idioti! – Borbotta bruscamente José accanto a me. Gli lancio una breve occhiata squadrandolo in fretta. Non l’ho ancora guardato da quando ci siamo incontrati poco fa per accogliere il nuovo giocatore.
Bè, è vestito formale con un completo che mi fa caldo solo a guardarlo ma almeno è all’altezza della situazione. Nelle occasioni ufficiali come queste si dimostra per quello che è: un rinomato allenatore di una rinomata squadra di calcio!
L’espressione truce la dice lunga su quel che pensa e ad alimentare il messaggio ‘il mondo è pieno di coglioni’ che la sua faccia esprime, ci sono anche i suoi lineamenti tipici brasiliani così selvatici e felini da dargli un espressività che già di norma è poco incline alla gioia.
È un uomo bellissimo, José Veloso, che dimostra molto meno dei suoi 45 anni ed ha sempre avuto un gran successo in ogni settore.
Si, perché la sua forza non è solo l’aria da zingaro truce che allontana chiunque ma anche la sua capacità di trasformarsi in un battito di ciglia. Da ‘uomo nero’ alla compagnia più allegra, solare, accattivante e piacevole del secolo.
Credo che soffra di personalità multipla!
Ora sta prevalendo quella dell’antipatico insofferente che maltratta cani e porci.
E onestamente come dargli torto?
Di cani e porci il mondo ne è pieno!
- Come? – Chiedo con freddezza distogliendo gli occhi azzurro gelo dai suoi verde-nocciola prima che cambi di nuovo facendomi girare le scatole.
- I fotografi! A chi fanno foto? L’aereo è appena atterrato… - Sono impressionata… abbiamo avuto lo stesso pensiero!
Man mano che lo conosco meglio e che ho il piacere di avere a che fare con questa ‘personalità’ incattivita, mi ci trovo sempre meglio. Peccato che poi riesca anche a tornare quell’animale da compagnia che è in certi momenti.
- Già… - Rispondo distratta senza degnarlo oltre. So che guardandomi tutti pensano come mai una donna così giovane si occupa di tutto ciò che dovrebbe fare il presidente. Sono la manager della società, no? È questa la mia qualifica… in realtà sono solo la delegata del gran capo in persona.
Del resto sono sua figlia… se non faccio questo non mi considererebbe nemmeno tale. Già così ho seri dubbi su come mi guardi le rare volta in cui ci vediamo!
- Hai risposto alle domande seccanti di quei seccanti giornalisti? – Chiedo senza interesse reale. Lui sa che glielo chiedo per puro dovere, solo per sapere se devo fermarmi dopo oppure se posso strapparli in fretta da questo caos.
José a questo punto fa come me: non mi guarda per niente e risponde con un fondo di sadismo nella voce.
Se ora lo guardassi avrebbe già un'altra espressione… una di quelle da maledetto sadico!
- Certo… ci è voluto poco… - Bè, dal tono immagino bene COSA abbia detto. Non glielo chiedo, è superfluo e onestamente non mi interessa.
Molti sarebbero contenti di averlo perché in un modo o nell’altro fa sempre notizia e non passa mai inosservato, a me però non fa né caldo né freddo.
Mio padre ha voluto lui ed io ho provveduto ad ‘ottenerlo’.
Tutto qua.
Se c’è una cosa che gli invidio è la carnagione… la sua pelle perennemente abbronzata è l’esatto opposto della mia lattea… così come i suoi corti capelli neri con appena qualche filo che comincia ad ingrigirsi ai lati. Come può un essere vivente dimostrare DAVVERO tanti anni meno di quanti ne ha?
Spero di essere anche io così alla sua età.
Però non posso lamentarmi della mia pelle lattea, dei miei lunghi e setosi capelli biondi, dei miei occhi azzurro gelo, del mio bel viso sempre perfettamente truccato simile a quello di una statua di marmo e del mio corpo ben fornito di quella che gli uomini chiamano ‘un ottima carrozzeria’!
Questo mio aspetto da regina dei ghiacci sempre impeccabile e terribilmente sexy mi permette di arrivare ovunque io voglia senza dovermi scontrare con qualche stupida barriera.
Non ci sono posti in cui io non riesca ad arrivare.
A questo pensiero dovrei sorridere compiaciuta eppure non me ne importa proprio nulla.
Nulla.
Ottengo quel che voglio in un modo o nell’altro, con la mia intelligenza, la mia furbizia, la mia bellezza, le mie armi… arrivo ovunque: ho un nome, sono qualcuno, ho un ottima carriera invidiata da chissà quante persone eppure… chi se ne importa?
Non mi tocca.
Nulla mi tocca.
Potrebbe scoppiare il finimondo, qua intorno, che non me ne importerebbe.
E non mi importerebbe nemmeno se arrivasse ora la mia fine.
Significherebbe che sarebbe la mia ora.
Non mi dà emozione l’idea della mia morte.
Non me ne dà nulla, ormai.
Nulla.
Credo che sia solo merito dei miei genitori che mi hanno cresciuto come una bambola d’oro.
Hanno solo pensato alla carriera, per loro non sono mai contata fino a che non sono diventata colei a cui affidare i compiti relativi alla società.
Solo una ‘cosa’ utile.
Ecco cosa sono stata.
Il modo in cui non mi hanno trattato mai, da sempre, ha inciso molto.
Le delusioni.
La loro assenza.
Il loro non amore… ora io non so vivere in altro modo che come mi hanno insegnato loro e il bello è che non me ne importa.
Nulla conta.
Nulla ha significato.
E onestamente non capisco proprio perché faccio quello che faccio.
So solo che lo faccio.
Fine della storia.
Però non so fino a quando lo farò ancora.
Io stessa assisterò alla mia fine perché tanto prima o poi arriverà.
Prima o poi arriva per tutti.
Si può solo fare da spettatori a questo palco insulso e privo di senso che è la vita.”

/ Personal Jesus – Depeche Mode /

*José*
“E’ sempre un piacere stare in sua compagnia, signorina Katia, ma lo sarebbe ancora di più se la smettesse di gelarmi ogni volta che emetto una sillaba!
Non che me ne importi molto, è vero, e comunque il suo corpo da favola (altrimenti detto da scopata leggendaria) basta a far dimenticare di quel caratteraccio che si ritrova.
Quei lunghi capelli biondi perfettamente in ordine, il viso da dea dei ghiacci truccato in modo da tenere su una maschera che allontani il mondo, quei vestitini sexy che indossa da infarto…
Sono davvero contento che una come lei sia la manager della società e ogni volta che la vedo mi si scaldano i paesi bassi, come succede con ogni bella donna, (e qualcuno direbbe ‘con ogni donna che respira’) ma lei non me la farei mai.
Ho dei principi, certo, ma non si tratta di quello.
Per quanto bella e sensuale sia il fatto che sia così stronza oltre che artica mi fa spegnere subito i bollenti spiriti.
Mi ucciderebbe mentre me la faccio e solo con la forza delle sue iridi gelide!
Mi limito ad osservarla come si deve la prima volta che la vedo e poi distolgo subito lo sguardo appena mi parla… e certo, ogni volta è come se ‘me lo’ tagliasse!
No, so controllarmi bene… amo fare sesso, amo le donne e accetto di buon grado tutte le avances che mi propongono e non sono poche perché modestamente so di essere un bell’uomo, però ho un certo codice.
Oddio, in questo momento non lo ricordo ma sono sicuro che uno ne ho anche io e che a parte chi mi spegne coi suoi modi bastardi, ci sono anche altre che tendo a rifiutare.
Ma non sono regole precise, sono solo correnti…
I flash aumentano facendomi ricordare le rispostacce che ho dato ai giornalisti poco fa: ma è colpa loro che fanno domande stupide… che cosa pensano che dica quando mi chiedono cosa mi aspetto da questo nuovo giocatore?
È ovvio che dico ‘intanto che arrivi, poi si vedrà!’
Ed è anche naturale che voglio i migliori nella mia squadra, quindi pretendo da lui come minimo un campionato da Pallone d’Oro!
Mi hanno domandato se conosco la fama di Luis Santiago… pensavano davvero che dicessi ‘si, certo… spero tanto che andremo d’accordo!’? ‘Non me ne faccio niente delle voci, io conto sui fatti!’, è stato tutto ciò che mi è sembrato logico dire.
Poi ho dato un paio di altre rispostacce secche a cui non hanno potuto ribattere e me la sono asciugata in fretta. Questa volta niente insulti aperti ma non li ho visti molto felici e soddisfatti. Bene, meglio così. Il giorno in cui saranno felici di me sarò finito come persona!
Finalmente dalle porte appare il famoso Luis Santiago, il giocatore spagnolo che a soli 26 anni ha già cambiato molte squadre lasciando il segno. Questo è tutto ciò che Katia mi ha detto di lui.
Il presidente lo voleva e lei ha provveduto a procurarlo, come ha fatto con me.
Del resto lei ha argomenti molto convincenti!
L’angolo della mia bocca si incurva maliziosamente all’insù ma tutte le attenzioni sono per il nuovo arrivo che con gli occhiali scuri ben calcati sugli occhi, si guarda bene dall’abbozzare anche solo mezzo sorriso.
Ha le palle girate, lo si vede lontano un miglio!
Bene, sarà divertente avere a che fare con lui!
Lo decido in due secondi mentre l’osservo: alto, fisico ben allenato, colori poco spagnoleggianti vista la carnagione chiara e i capelli biondi dal taglio moderno, aria selvatica.
Non saluta nemmeno mentre a lui tentano di avventarsi tutti i giornalisti prontamente bloccati dalla vigilanza.
A questo il ghigno di prima si accentua di nuovo in loro direzione mentre mi faccio avanti e tendendogli la mano lo saluto con aria decisa e sicura di me. Lui guarda prima me e poi la mia mano, infine dopo un indecisione che onestamente non comprendo bene, me la prende e mi fa un cenno col viso.
Non me li mostri i tuoi occhi, eh?
Lo farai più tardi…
- Ciao… fatto buon viaggio? –
- No! – Risponde subito pronto e secco facendomi ridere apertamente. Gli do un’amichevole pacca sulla spalla, quindi ribatto subito senza smentirmi:
- Non avevo speranza fosse diverso! - Lo guardo diretto laddove dovrebbero trovarsi i suoi occhi, aspetto solo il primo confronto visivo. Sarà pane per i miei denti ma, mio caro, tu una cosa non la sai evidentemente… sono io a non essere pane per te!
Con un cenno della testa indico Katia accanto a me che penso non abbia seria intenzione di presentarsi e stringergli la mano, così faccio io gli onori senza alcun problema, prendendole il posto:
- Lei è la manager, quella che si occupa di tutte le pratiche e manda avanti la baracca. Una sorta di presidente in seconda! Katia Conte. Non aspettarti una buona accoglienza da lei… nemmeno i soldi toccano il suo cuore di ghiaccio! – Concludo ironicamente mentre i due si fanno rispettivamente un cenno senza nemmeno stringersi le mani. Questi due sono tremendi e guardandoli così di nuovo quel ghigno divertito di prima si forma sulle mie labbra.
Già… è proprio uno spasso!
- Andiamo, sarai stanco. Ti portiamo un attimo in quella che sarà la tua casa ma per godertela dovrai aspettare! – Non dico che mi spiace perché non è vero… voglio torturarlo un po’!
In realtà di tempo per rilassarsi un po’ ce l’aveva ma non è un gran simpaticone, questo qui, e va ridimensionato. Quindi lo torturerò da subito!
Un lamento d’insofferenza esce dalla sua gola ma non dice nulla, così si limita a seguire la Regina dei Ghiacci che non si smentisce e continua a non considerare niente e nessuno.
Credo che più di così questi due non si calcoleranno!
Li seguo ignorando i giornalisti che speravano in qualche risposta. Per questa volta dovranno accontentarsi delle foto, molte delle quali sono andate stupidamente a vuoto.
Credo che dovrei spegnere quest’aria soddisfatta di uno che cento ne fa e diecimila ne pensa ma non ci riesco, mentre lo guardo muoversi scazzato e stufo ancora prima di mettere piede in questa città, mi vengono in testa una marea di idee su come stuzzicarlo e metterlo in riga!
Non vedo l’ora che me ne combini una… oh si, perché tanto me ne farà una.
E molto presto.
Lui è della stessa pasta di cui ero fatto io. Anche se, a onore del vero, io ero lui e Francesco uniti portati all’ennesima potenza. Io sì che facevo impazzire i miei allenatori e capitani, però guarda dove sono arrivato!
Quelli come loro li apprezzo più degli altri perché li capisco meglio, mi ci immedesimo facilmente.
Appena mette piede fuori dall’aeroporto, con ancora la folla che ci segue, fa per tirare fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca ma non ha bisogno di farlo davvero perché lo fermo prendendoglielo di mano svelto, lo apro e me ne metto una fra le labbra, quindi me l’accendo e davanti ai suoi occhi che posso immaginare esterrefatti e sul sentiero di guerra, butto fuori il fumo cominciando a fumarla.
È più stupido di me.
- Grazie, non dovevi disturbarti! –
Quindi mi metto in tasca il resto. Katia nemmeno si ferma e tutti immortalano la scena. Lo fronteggio con uno sguardo affilato che lo penetra anche se continua a nascondersi dietro a quelle lenti scure.
- La mia forma fisica non ne ha mai risentito, e poi non fumo tanto! – La sua risposta alla domanda che non gli ho ancora fatto mi fa capire che è sveglio e non serve che parli tanto. Del resto con uno come lui le parole non servono!
Allora mi avvicino in modo che gli altri non mi sentano e sfiorandolo gli abbasso di un soffio gli occhiali lasciandoglieli sul naso, finalmente i suoi occhi incredibilmente azzurri e anomali vista la sua provenienza, si piantano fiammeggianti sui miei accattivanti ed enigmatici.
- E allora fa il furbo e non farlo davanti a me! – Sa bene che il fatto che io fumi non conta, così come non conta che io sappia che quando non lo guarderò lui fumerà quanto vuole. Il punto è uno.
Da oggi gran parte del tuo tempo lo passerai con me e stanne certo, ho tutta l’intenzione di fare l’allenatore rompicoglioni per metterti in riga.
Ne hai bisogno.
Non c’è reale motivo per cui tu non debba fumartene una ogni tanto per scaricare il nervoso che in te abbonda a fiumi, a parte naturalmente il fatto che sei un atleta e che ti voglio al massimo. Semplicemente questa mia proibizione fa parte di una delle mie torture per non farti prendere troppo piede con me, per metterti al tuo posto.
Perché i ruoli devono sempre essere ben chiari.
Su questo non transigo.
Una volta che questo sarà chiaro saremo anche amici, complici e tutto quel che vuoi, come lo sono con gli altri ragazzi.
No, loro non ho dovuto torturarli, sono riuscito a mettere in chiaro tutto in un attimo ma questo Luis Santiago non è come loro e non ha nessun Fabio che lo doma risparmiando a me il compito di farlo.
Con Francesco sono fortunato che come migliore amico ha il capitano e mi risparmia un sacco di seccature.
Questo però non ha nessun ‘Fabio’ dalla sua, quindi userò i metodi poco ortodossi.
Dopo questo scambio di sguardi ravvicinato e di sfida, alza le spalle intendendo che non gliene importa poi molto, così non insiste e non emette alcun nuovo lamento o ringhio. È così che gli rimetto gli occhiali a posto e continuando a fumare come niente fosse saliamo nella macchina che ci aspettava con già Katia dentro che sbuffa.
Stai pensando che sono il solito schizzato?
Questa personalità non l’hai ancora vista perché non ho avuto necessità di mostrarla, ma fra le altre sono anche questo.
Un motivo in più per starmi alla larga, no?
Bene… non potrei chiedere di meglio…
- Katia, tesoro, fra noi due non potrebbe mai funzionare! – Me ne esco infine così ammiccandole malizioso mentre mi sistemo accanto a lei allungando un braccio intorno alle sue spalle. Adoro scherzare così perché adoro quando, schifata, si allontana da me.
Oh, so di non essere brutto ma lei è raffinata… se gli uomini che ci provano con lei respirano non hanno speranze!
Tutto qua!
E di uomini vivi che non respirino, per ora, non ne esistono!
Sento che Luis mi lancia uno sguardo interrogativo mentre rido divertito.
Non riesci a capire che tipo sono, vero?
Non ha importanza, ciò che conta è che io ti abbia inquadrato!
Al resto penso io!
Vedrai, la tua vita è appena iniziata.
Farò di questo posto, il tuo.
È qua dove ti fermerai.
Ci puoi scommettere!”