CAPITOLO
II:
GLI
ESTERNI
/Somewhere
I belong – Linkin Park/
*Luis*
“Quando
questo aereo atterrerà sarà la fine.
Spero
quasi che ritardi…
Si
che sono stato io il primo a voler essere trasferito, se così si può
dire, ma ora che mi attende una nuova vita e che devo ricominciare di
nuovo per l’ennesima volta da capo mi viene la nausea!
Spero
solo che ne valga la pena…
L’Italia…
ci sono venuto spesso da bambino con la mamma. Le piaceva molto e devo
dire che lo conosco abbastanza, specie la lingua. Non è un problema
quella, ormai.
Saranno
un problema le persone.
Chissà
chi si aspettano…
Penso
che la mia fama dovrebbe precedermi. La fama di chi è tanto odiato
quanto amato.
Oh,
sono indispensabile come giocatore, lo so benissimo. Quel che non è
apprezzato è il mio caratteraccio e me ne rendo perfettamente conto ma
il punto è che non me ne fotte un cazzo.
L’importante
è che io stia bene. Per ora non sto bene e la mia unica prospettiva è
di stare meglio in un futuro prossimo.
Spero
vivamente che ne valga la pena, alla fine. Che almeno uno fra tutti gli
imbecilli con cui avrò a che fare, sarà degno d’attenzione.
Mi
guardo distrattamente intorno cercando senza troppo caso qualcuno fra i
passeggeri di questo volo di prima classe. Per ora è un inizio di merda.
Non
ce n’è uno di interessante!
Molti
mi guardano riconoscendomi ma non hanno il coraggio di chiedermi
l’autografo… probabilmente anche fra questi la mia fama mi precede e ne
sono contento. Per lo meno non mi devo sbattere ad allontanarli!
Le
donne nemmeno le considero e i ragazzi… bè, anche se ce ne fosse uno
passabile appartarmi con lui per passare il tempo in questo aereo,
sarebbe dura. A me piace fare quel che mi pare e piace quando voglio,
come lo voglio e perché lo voglio, ma in pace e non sotto gli occhi di
tutti. Non ho problemi con la visibilità ma non sono un narcisista che
gode della notorietà.
Sì,
mi piace essere conosciuto ma preferisco fare quel cazzo che mi pare
senza dover essere ripreso anche se solo starnuto!
Non
è saltato fuori ancora nessuno scandalo sulla mia sessualità ma non me
ne importerebbe, sarei pronto anche a dichiararla apertamente.
Sono
gay, e allora?
Per
me non è un problema e penso non lo sia nemmeno quando segno così tanto!
Il
fatto che io sia un fuoriclasse ma che non riesca mai ad ambientarmi in
una squadra e per questo io ne cambi una all’anno venendo sempre pagato
un botto di soldi, fa più notizia e mi va benissimo che si concentrino
su questo piuttosto che su chi mi porto a letto!
Sono
fatti miei cosa faccio di notte ed in privato!
Sospiro
spazientito girando la testa verso il finestrino rotondo che mi sta
vicino, dal vetro si riflette la mia immagine e sistemandomi gli
occhiali scuri sul naso a coprire le mie iridi azzurre, mi passo veloce
una mano fra i capelli biondi dal taglio appena sistemato, rasato ai
lati e più lungo centralmente. Ovviamente rigorosamente spettinati. La
mia carnagione non è molto da spagnolo così come i miei colori ed i
miei lineamenti.
In
realtà guardandomi non sembro affatto uno spagnolo!
Mi
stringo nelle spalle appoggiando la testa all’indietro, sul sedile,
lasciando perdere la mia immagine poco latina e molto nordica.
Non
ha importanza cosa sembri… spagnolo, inglese, italiano o che… tanto
fin’ora la compagnia non ne ha mai risentito!
Ho
sempre avuto tutti quelli che mi pareva ed anche di più.
So
di essere fisicamente un buon partito e fama o meno non ho mai avuto
problemi a procurarmi qualcuno con cui stare. Il resto non conta.
Voglio
solo riuscire a fare sempre quel che mi pare, quando e come.
Stop.
Non
contano i mezzi. Che siano fisici o intellettuali va bene comunque.
La
vita con me era stata bastarda fino a che non sono cresciuto abbastanza
per dimostrare chi sono. Quando ci sono riuscito mi ha restituito tutto
quel che mi ha tolto, con gli interessi.
Anzi.
È
più corretto dire che me lo sono preso da solo, il dovuto!
Ora
continuo a prendermelo a piene mani, senza rimorsi o esitazioni.
Non
sono un ipocrita.
Voglio
quello che voglio e non me ne vergogno.
Guardo
l’ora.
Appena
le due.
Fanculo…
ho bisogno di fumare!
Questa
noia mi sta uccidendo!
Quando
arriverò, fra poco ormai, sarò accolto prima di tutto dalla manager
della squadra e dall’allenatore. Ho chiesto fossero in pochi perché non
volevo rotture di palle ma so già che ci saranno un sacco di
giornalisti a scassare, per non parlare del pomeriggio, quando
incontrerò il resto della squadra e poi ci sarà la festa di benvenuto.
Si,
perché la festa all’inizio me la fanno sempre… è dopo che mi danno il
benservito avendo a che fare con me e conoscendomi meglio!
Un
sorrisetto ironico piega le mie labbra sottili ma ben disegnate.
Quella
parte è sempre la più divertente…
Tanto
sarò un elemento prezioso per la squadra, il mio gioco è unico, lo so
bene. Per questo nonostante la strana fama che ho continuano a
richiedermi.
La
città dove mi sto trasferendo ha due ottime società di calcio e giocano
entrambe in serie A ottenendo sempre ottimi risultati. Io andrò in una
delle due. So che l’allenatore è stato cambiato l’anno scorso e che ha
portato subito la squadra alla vittoria del campionato quindi
dev’essere in gamba.
Onestamente
quando mi hanno detto il nome mi è risuonato un campanello nella testa.
Ho pensato che lo conoscevo di fama ma poi me ne sono scordato. Così
come mi sono scordato di tutte le altre stelle del gruppo… tanto non
devo necessariamente avere rapporti con loro. Ricordo che me ne hanno
parlato dicendomi che sono stato fortunato a capitare lì e che sono
persone in gamba con cui mi troverò bene.
Questo
è quello che mi hanno detto ma non ricordo altro, né alcun nome.
Probabilmente qualcuno di loro li ho incontrati giocando contro la loro
nazionale e se sono fortunati me ne ricorderò quando li vedrò, però non
ci spero molto.
Ah,
che me ne frega… sarà solo un altro periodo di merda!
Tanto
so già che nemmeno questo sarà il mio posto!
Farò
un ottimo campionato, verrò osannato e richiesto da un sacco di altre
società e tornerò ad andarmene senza voltarmi indietro.
È
che non trovo.
Non
riesco proprio più a trovarlo un posto per me.
Il
mio.
È
come se non esistesse proprio. Se non fosse stato creato.
Da
quando mio padre mi ha cacciato di casa perché ero gay; da allora non
ho più una casa, un luogo in cui sto bene, cambio in continuazione,
viaggio un sacco, accetto molte proposte di lavoro e me ne vado.
Fare
il calciatore professionista è la mia fortuna, lo ammetto.
Mi
permette di andarmene in fretta senza darmi tanta pena.
Però
mi rompe… vorrei trovare un angolo mio e rimanerci.
Chissà
se c’è da qualche parte…
Mah…
non lo so… posso solo fare quel che ho fatto fino ad ora… quel che
voglio, come lo voglio e perché lo voglio.
Al
mondo, per me, conto solo io e sono abbastanza onesto da ammetterlo
senza falsità di mezzo.
Il
resto può benissimo andare a farsi fottere!”
/
Frozen - Madonna /
*Katia*
“Quando
l’aereo atterra, mi lascio dietro un sacco di giornalisti che però mi
abbagliano coi flash.
Che
diavolo fotografate, razza di imbecilli?
Non
è ancora sceso nessuno!
-
Che idioti! – Borbotta bruscamente José accanto a me. Gli lancio una
breve occhiata squadrandolo in fretta. Non l’ho ancora guardato da
quando ci siamo incontrati poco fa per accogliere il nuovo giocatore.
Bè,
è vestito formale con un completo che mi fa caldo solo a guardarlo ma
almeno è all’altezza della situazione. Nelle occasioni ufficiali come
queste si dimostra per quello che è: un rinomato allenatore di una
rinomata squadra di calcio!
L’espressione
truce la dice lunga su quel che pensa e ad alimentare il messaggio ‘il
mondo è pieno di coglioni’ che la sua faccia esprime, ci sono anche i
suoi lineamenti tipici brasiliani così selvatici e felini da dargli un
espressività che già di norma è poco incline alla gioia.
È
un uomo bellissimo, José Veloso, che dimostra molto meno dei suoi 45
anni ed ha sempre avuto un gran successo in ogni settore.
Si,
perché la sua forza non è solo l’aria da zingaro truce che allontana
chiunque ma anche la sua capacità di trasformarsi in un battito di
ciglia. Da ‘uomo nero’ alla compagnia più allegra, solare, accattivante
e piacevole del secolo.
Credo
che soffra di personalità multipla!
Ora
sta prevalendo quella dell’antipatico insofferente che maltratta cani e
porci.
E
onestamente come dargli torto?
Di
cani e porci il mondo ne è pieno!
-
Come? – Chiedo con freddezza distogliendo gli occhi azzurro gelo dai
suoi verde-nocciola prima che cambi di nuovo facendomi girare le
scatole.
-
I fotografi! A chi fanno foto? L’aereo è appena atterrato… - Sono
impressionata… abbiamo avuto lo stesso pensiero!
Man
mano che lo conosco meglio e che ho il piacere di avere a che fare con
questa ‘personalità’ incattivita, mi ci trovo sempre meglio. Peccato
che poi riesca anche a tornare quell’animale da compagnia che è in
certi momenti.
-
Già… - Rispondo distratta senza degnarlo oltre. So che guardandomi
tutti pensano come mai una donna così giovane si occupa di tutto ciò
che dovrebbe fare il presidente. Sono la manager della società, no? È
questa la mia qualifica… in realtà sono solo la delegata del gran capo
in persona.
Del
resto sono sua figlia… se non faccio questo non mi considererebbe
nemmeno tale. Già così ho seri dubbi su come mi guardi le rare volta in
cui ci vediamo!
-
Hai risposto alle domande seccanti di quei seccanti giornalisti? –
Chiedo senza interesse reale. Lui sa che glielo chiedo per puro dovere,
solo per sapere se devo fermarmi dopo oppure se posso strapparli in
fretta da questo caos.
José
a questo punto fa come me: non mi guarda per niente e risponde con un
fondo di sadismo nella voce.
Se
ora lo guardassi avrebbe già un'altra espressione… una di quelle da
maledetto sadico!
-
Certo… ci è voluto poco… - Bè, dal tono immagino bene COSA abbia detto.
Non glielo chiedo, è superfluo e onestamente non mi interessa.
Molti
sarebbero contenti di averlo perché in un modo o nell’altro fa sempre
notizia e non passa mai inosservato, a me però non fa né caldo né
freddo.
Mio
padre ha voluto lui ed io ho provveduto ad ‘ottenerlo’.
Tutto
qua.
Se
c’è una cosa che gli invidio è la carnagione… la sua pelle perennemente
abbronzata è l’esatto opposto della mia lattea… così come i suoi corti
capelli neri con appena qualche filo che comincia ad ingrigirsi ai
lati. Come può un essere vivente dimostrare DAVVERO tanti anni meno di
quanti ne ha?
Spero
di essere anche io così alla sua età.
Però
non posso lamentarmi della mia pelle lattea, dei miei lunghi e setosi
capelli biondi, dei miei occhi azzurro gelo, del mio bel viso sempre
perfettamente truccato simile a quello di una statua di marmo e del mio
corpo ben fornito di quella che gli uomini chiamano ‘un ottima
carrozzeria’!
Questo
mio aspetto da regina dei ghiacci sempre impeccabile e terribilmente
sexy mi permette di arrivare ovunque io voglia senza dovermi scontrare
con qualche stupida barriera.
Non
ci sono posti in cui io non riesca ad arrivare.
A
questo pensiero dovrei sorridere compiaciuta eppure non me ne importa
proprio nulla.
Nulla.
Ottengo
quel che voglio in un modo o nell’altro, con la mia intelligenza, la
mia furbizia, la mia bellezza, le mie armi… arrivo ovunque: ho un nome,
sono qualcuno, ho un ottima carriera invidiata da chissà quante persone
eppure… chi se ne importa?
Non
mi tocca.
Nulla
mi tocca.
Potrebbe
scoppiare il finimondo, qua intorno, che non me ne importerebbe.
E
non mi importerebbe nemmeno se arrivasse ora la mia fine.
Significherebbe
che sarebbe la mia ora.
Non
mi dà emozione l’idea della mia morte.
Non
me ne dà nulla, ormai.
Nulla.
Credo
che sia solo merito dei miei genitori che mi hanno cresciuto come una
bambola d’oro.
Hanno
solo pensato alla carriera, per loro non sono mai contata fino a che
non sono diventata colei a cui affidare i compiti relativi alla
società.
Solo
una ‘cosa’ utile.
Ecco
cosa sono stata.
Il
modo in cui non mi hanno trattato mai, da sempre, ha inciso molto.
Le
delusioni.
La
loro assenza.
Il
loro non amore… ora io non so vivere in altro modo che come mi hanno
insegnato loro e il bello è che non me ne importa.
Nulla
conta.
Nulla
ha significato.
E
onestamente non capisco proprio perché faccio quello che faccio.
So
solo che lo faccio.
Fine
della storia.
Però
non so fino a quando lo farò ancora.
Io
stessa assisterò alla mia fine perché tanto prima o poi arriverà.
Prima
o poi arriva per tutti.
Si
può solo fare da spettatori a questo palco insulso e privo di senso che
è la vita.”
/
Personal Jesus – Depeche Mode /
*José*
“E’
sempre un piacere stare in sua compagnia, signorina Katia, ma lo
sarebbe ancora di più se la smettesse di gelarmi ogni volta che emetto
una sillaba!
Non
che me ne importi molto, è vero, e comunque il suo corpo da favola
(altrimenti detto da scopata leggendaria) basta a far dimenticare di
quel caratteraccio che si ritrova.
Quei
lunghi capelli biondi perfettamente in ordine, il viso da dea dei
ghiacci truccato in modo da tenere su una maschera che allontani il
mondo, quei vestitini sexy che indossa da infarto…
Sono
davvero contento che una come lei sia la manager della società e ogni
volta che la vedo mi si scaldano i paesi bassi, come succede con ogni
bella donna, (e qualcuno direbbe ‘con ogni donna che respira’) ma lei
non me la farei mai.
Ho
dei principi, certo, ma non si tratta di quello.
Per
quanto bella e sensuale sia il fatto che sia così stronza oltre che
artica mi fa spegnere subito i bollenti spiriti.
Mi
ucciderebbe mentre me la faccio e solo con la forza delle sue iridi
gelide!
Mi
limito ad osservarla come si deve la prima volta che la vedo e poi
distolgo subito lo sguardo appena mi parla… e certo, ogni volta è come
se ‘me lo’ tagliasse!
No,
so controllarmi bene… amo fare sesso, amo le donne e accetto di buon
grado tutte le avances che mi propongono e non sono poche perché
modestamente so di essere un bell’uomo, però ho un certo codice.
Oddio,
in questo momento non lo ricordo ma sono sicuro che uno ne ho anche io
e che a parte chi mi spegne coi suoi modi bastardi, ci sono anche altre
che tendo a rifiutare.
Ma
non sono regole precise, sono solo correnti…
I
flash aumentano facendomi ricordare le rispostacce che ho dato ai
giornalisti poco fa: ma è colpa loro che fanno domande stupide… che
cosa pensano che dica quando mi chiedono cosa mi aspetto da questo
nuovo giocatore?
È
ovvio che dico ‘intanto che arrivi, poi si vedrà!’
Ed
è anche naturale che voglio i migliori nella mia squadra, quindi
pretendo da lui come minimo un campionato da Pallone d’Oro!
Mi
hanno domandato se conosco la fama di Luis Santiago… pensavano davvero
che dicessi ‘si, certo… spero tanto che andremo d’accordo!’? ‘Non me ne
faccio niente delle voci, io conto sui fatti!’, è stato tutto ciò che
mi è sembrato logico dire.
Poi
ho dato un paio di altre rispostacce secche a cui non hanno potuto
ribattere e me la sono asciugata in fretta. Questa volta niente insulti
aperti ma non li ho visti molto felici e soddisfatti. Bene, meglio
così. Il giorno in cui saranno felici di me sarò finito come persona!
Finalmente
dalle porte appare il famoso Luis Santiago, il giocatore spagnolo che a
soli 26 anni ha già cambiato molte squadre lasciando il segno. Questo è
tutto ciò che Katia mi ha detto di lui.
Il
presidente lo voleva e lei ha provveduto a procurarlo, come ha fatto
con me.
Del
resto lei ha argomenti molto convincenti!
L’angolo
della mia bocca si incurva maliziosamente all’insù ma tutte le
attenzioni sono per il nuovo arrivo che con gli occhiali scuri ben
calcati sugli occhi, si guarda bene dall’abbozzare anche solo mezzo
sorriso.
Ha
le palle girate, lo si vede lontano un miglio!
Bene,
sarà divertente avere a che fare con lui!
Lo
decido in due secondi mentre l’osservo: alto, fisico ben allenato,
colori poco spagnoleggianti vista la carnagione chiara e i capelli
biondi dal taglio moderno, aria selvatica.
Non
saluta nemmeno mentre a lui tentano di avventarsi tutti i giornalisti
prontamente bloccati dalla vigilanza.
A
questo il ghigno di prima si accentua di nuovo in loro direzione mentre
mi faccio avanti e tendendogli la mano lo saluto con aria decisa e
sicura di me. Lui guarda prima me e poi la mia mano, infine dopo un
indecisione che onestamente non comprendo bene, me la prende e mi fa un
cenno col viso.
Non
me li mostri i tuoi occhi, eh?
Lo
farai più tardi…
-
Ciao… fatto buon viaggio? –
-
No! – Risponde subito pronto e secco facendomi ridere apertamente. Gli
do un’amichevole pacca sulla spalla, quindi ribatto subito senza
smentirmi:
-
Non avevo speranza fosse diverso! - Lo guardo diretto laddove
dovrebbero trovarsi i suoi occhi, aspetto solo il primo confronto
visivo. Sarà pane per i miei denti ma, mio caro, tu una cosa non la sai
evidentemente… sono io a non essere pane per te!
Con
un cenno della testa indico Katia accanto a me che penso non abbia
seria intenzione di presentarsi e stringergli la mano, così faccio io
gli onori senza alcun problema, prendendole il posto:
-
Lei è la manager, quella che si occupa di tutte le pratiche e manda
avanti la baracca. Una sorta di presidente in seconda! Katia Conte. Non
aspettarti una buona accoglienza da lei… nemmeno i soldi toccano il suo
cuore di ghiaccio! – Concludo ironicamente mentre i due si fanno
rispettivamente un cenno senza nemmeno stringersi le mani. Questi due
sono tremendi e guardandoli così di nuovo quel ghigno divertito di
prima si forma sulle mie labbra.
Già…
è proprio uno spasso!
-
Andiamo, sarai stanco. Ti portiamo un attimo in quella che sarà la tua
casa ma per godertela dovrai aspettare! – Non dico che mi spiace perché
non è vero… voglio torturarlo un po’!
In
realtà di tempo per rilassarsi un po’ ce l’aveva ma non è un gran
simpaticone, questo qui, e va ridimensionato. Quindi lo torturerò da
subito!
Un
lamento d’insofferenza esce dalla sua gola ma non dice nulla, così si
limita a seguire la Regina dei Ghiacci che non si smentisce e continua
a non considerare niente e nessuno.
Credo
che più di così questi due non si calcoleranno!
Li
seguo ignorando i giornalisti che speravano in qualche risposta. Per
questa volta dovranno accontentarsi delle foto, molte delle quali sono
andate stupidamente a vuoto.
Credo
che dovrei spegnere quest’aria soddisfatta di uno che cento ne fa e
diecimila ne pensa ma non ci riesco, mentre lo guardo muoversi scazzato
e stufo ancora prima di mettere piede in questa città, mi vengono in
testa una marea di idee su come stuzzicarlo e metterlo in riga!
Non
vedo l’ora che me ne combini una… oh si, perché tanto me ne farà una.
E
molto presto.
Lui
è della stessa pasta di cui ero fatto io. Anche se, a onore del vero,
io ero lui e Francesco uniti portati all’ennesima potenza. Io sì che
facevo impazzire i miei allenatori e capitani, però guarda dove sono
arrivato!
Quelli
come loro li apprezzo più degli altri perché li capisco meglio, mi ci
immedesimo facilmente.
Appena
mette piede fuori dall’aeroporto, con ancora la folla che ci segue, fa
per tirare fuori il pacchetto di sigarette dalla tasca ma non ha
bisogno di farlo davvero perché lo fermo prendendoglielo di mano
svelto, lo apro e me ne metto una fra le labbra, quindi me l’accendo e
davanti ai suoi occhi che posso immaginare esterrefatti e sul sentiero
di guerra, butto fuori il fumo cominciando a fumarla.
È
più stupido di me.
-
Grazie, non dovevi disturbarti! –
Quindi
mi metto in tasca il resto. Katia nemmeno si ferma e tutti immortalano
la scena. Lo fronteggio con uno sguardo affilato che lo penetra anche
se continua a nascondersi dietro a quelle lenti scure.
-
La mia forma fisica non ne ha mai risentito, e poi non fumo tanto! – La
sua risposta alla domanda che non gli ho ancora fatto mi fa capire che
è sveglio e non serve che parli tanto. Del resto con uno come lui le
parole non servono!
Allora
mi avvicino in modo che gli altri non mi sentano e sfiorandolo gli
abbasso di un soffio gli occhiali lasciandoglieli sul naso, finalmente
i suoi occhi incredibilmente azzurri e anomali vista la sua
provenienza, si piantano fiammeggianti sui miei accattivanti ed
enigmatici.
-
E allora fa il furbo e non farlo davanti a me! – Sa bene che il fatto
che io fumi non conta, così come non conta che io sappia che quando non
lo guarderò lui fumerà quanto vuole. Il punto è uno.
Da
oggi gran parte del tuo tempo lo passerai con me e stanne certo, ho
tutta l’intenzione di fare l’allenatore rompicoglioni per metterti in
riga.
Ne
hai bisogno.
Non
c’è reale motivo per cui tu non debba fumartene una ogni tanto per
scaricare il nervoso che in te abbonda a fiumi, a parte naturalmente il
fatto che sei un atleta e che ti voglio al massimo. Semplicemente
questa mia proibizione fa parte di una delle mie torture per non farti
prendere troppo piede con me, per metterti al tuo posto.
Perché
i ruoli devono sempre essere ben chiari.
Su
questo non transigo.
Una
volta che questo sarà chiaro saremo anche amici, complici e tutto quel
che vuoi, come lo sono con gli altri ragazzi.
No,
loro non ho dovuto torturarli, sono riuscito a mettere in chiaro tutto
in un attimo ma questo Luis Santiago non è come loro e non ha nessun
Fabio che lo doma risparmiando a me il compito di farlo.
Con
Francesco sono fortunato che come migliore amico ha il capitano e mi
risparmia un sacco di seccature.
Questo
però non ha nessun ‘Fabio’ dalla sua, quindi userò i metodi poco
ortodossi.
Dopo
questo scambio di sguardi ravvicinato e di sfida, alza le spalle
intendendo che non gliene importa poi molto, così non insiste e non
emette alcun nuovo lamento o ringhio. È così che gli rimetto gli
occhiali a posto e continuando a fumare come niente fosse saliamo nella
macchina che ci aspettava con già Katia dentro che sbuffa.
Stai
pensando che sono il solito schizzato?
Questa
personalità non l’hai ancora vista perché non ho avuto necessità di
mostrarla, ma fra le altre sono anche questo.
Un
motivo in più per starmi alla larga, no?
Bene…
non potrei chiedere di meglio…
-
Katia, tesoro, fra noi due non potrebbe mai funzionare! – Me ne esco
infine così ammiccandole malizioso mentre mi sistemo accanto a lei
allungando un braccio intorno alle sue spalle. Adoro scherzare così
perché adoro quando, schifata, si allontana da me.
Oh,
so di non essere brutto ma lei è raffinata… se gli uomini che ci
provano con lei respirano non hanno speranze!
Tutto
qua!
E
di uomini vivi che non respirino, per ora, non ne esistono!
Sento
che Luis mi lancia uno sguardo interrogativo mentre rido divertito.
Non
riesci a capire che tipo sono, vero?
Non
ha importanza, ciò che conta è che io ti abbia inquadrato!
Al
resto penso io!
Vedrai,
la tua vita è appena iniziata.
Farò
di questo posto, il tuo.
È
qua dove ti fermerai.
Ci
puoi scommettere!”