CAPITOLO III:
INCONTRO
/ Do you want to –
Franz Ferdinand/
Finalmente era arrivato
il momento tanto atteso.
Bè, a onor del
vero atteso non da tutti… ad alcuni in effetti non importava poi molto
ma i più erano curiosi.
Curiosi di
conoscere questo nuovo giocatore che non riusciva a stare in una
squadra per più di un paio di anni… ed anzi spesso era solo uno quello
che passava prima di vederlo andar via. Eppure era bravo, davvero
bravo, si diceva, ma qualcosa che non andava doveva averla o non
avrebbe passato la sua giovane e fortunata promettente carriera ad
andare da una squadra di calcio all’altra!
Ad ogni modo
Luis Santiago era lì davanti a tutti i membri della squadra, dallo
staff tecnico ai giocatori.
Tutti in piedi
intorno a lui che, dritto con le mani sprofondate nelle tasche dei
jeans, guardava uno ad uno i nuovi compagni di squadra cercando di
capire se qualche faccia fosse nota. Tanto sapeva che li avrebbe
guardati bene solo due volte: quella lì e quando poi avrebbe stretto
loro le mani, dopo di ché i loro visi sarebbero stati come invisibili
per lui.
Sempre che non
ce ne fosse uno di veramente interessante da portarsi a letto, in quel
caso l’avrebbe guardato una terza volta ma la quarta di certo non ci
sarebbe stata!
Per l’occasione
si era finalmente deciso a togliersi gli occhiali scuri e mostrare a
tutti, oltre alla sua pelle chiara e ai suoi capelli biondi, anche gli
occhi azzurri. Un complesso d’anomalia che fece chiedere a tutti se
fosse davvero spagnolo o se avesse origini nordiche!
No, non
sembrava proprio un inglese o un tedesco, però di spagnolo aveva
proprio poco se non i tipici lineamenti latini che facevano di lui
davvero un bel ragazzo. Un tipo, ad ogni modo, che poteva piacere
fisicamente o meno a seconda dei gusti. L’altezza ed il fisico atletico
ben allenato giocò a suo favore ma quello non sarebbe bastato, una
volta che il suo carattere sarebbe venuto fuori!
- Ragazzi, lui
è Luis Santiago, il vostro nuovo compagno. Mi auguro che l’accoglierete
degnamente e che l’aiuterete ad integrarsi o sarete voi a trovarvi
disintegrati da me, dopo! Non deludetemi e non datemi rotture inutili!
– Disse quindi l’allenatore José prendendo la parola al posto della
manager, vedendola poco disponibile ad un discorso a tutta quella
gente. Lei parlava difficilmente e se succedeva era solo per dire
qualcosa di strettamente necessario inerente comunque al lavoro. Se
poteva evitare, evitava.
Tutti
l’ascoltarono ridacchiando divertiti aspettandosi proprio un’uscita del
genere, era divertente, sarebbero stati ore ad ascoltarlo consci che la
fantasia e l’originalità con cui diceva lui le cose, nessuno poteva
averle.
José allora
proseguì rivolto proprio a Luis che continuava a squadrare tutti i
ragazzi silenzioso e sulle sue:
- Luis, spero
ti troverai bene ma in caso contrario non lamentarti e datti da fare
per migliorare da solo il tuo soggiorno qua! Mi auguro seriamente che
farai al meglio ciò per cui sei profumatamente pagato, giocare a
calcio! Se hai bisogno di qualcosa ti consiglio di non rivolgerti a
lei, - fece indicando Katia accanto che nemmeno l’ascoltava: - e
possibilmente nemmeno a me, se puoi… - qua il biondo spostò la sua
attenzione su di lui per capire se fosse serio… quale allenatore diceva
una cosa simile ad un nuovo arrivo straniero? Per di più una probabile
‘stella’? Ma José era dannatamente serio, nonostante la luce
accattivante negli occhi verde nocciola. – direi che puoi rivolgerti o
al mio secondo… - allora indicò il suo vice, l’allenatore in seconda: -
o al capitano, Fabio Calligaris! – a quello spostò il pollice su colui
che doveva essere il chiamato in causa.
Il giovane in
questione ridacchiò divertito scuotendo il capo, quindi tese la mano
verso Luis che la guardò imperturbabile e la prese stringendola senza
troppa convinzione. Dava strette vigorose solo a chi per qualche motivo
lo interessava e di primo impatto era difficile che succedesse.
Fabio era un
gran bel tipo, lo doveva ammettere, vestito alla moda con abiti che
valorizzavano il suo corpo atletico, lineamenti dannatamente sexy ed
ironici di natura così come l’espressione con cui lo guardava
indecifrabile.
Non fece capire
cosa pensasse salutandolo, ma stranamente Luis si trovò a domandarselo,
cosa insolita per lui.
Capì da solo
che probabilmente il capitano si meritava il proprio titolo e che le
palle certamente le aveva.
Rincuorato da
quello, decise che se avesse avuto problemi, cosa sicura conoscendosi,
si sarebbe rivolto davvero a lui.
Aveva uno
sguardo molto fiero e malizioso ma non pareva falso, solo molto acuto.
Era uno a cui non sfuggiva nulla ma non era una palla al piede.
Sì, doveva
essere così.
Istintivamente
non gli era dispiaciuto.
Era decisamente
un bel tipo a cui molti sicuramente piaceva, il suo vanto maggiore
poteva essere la bocca, ben disegnata, morbida e dall’inclinazione
perennemente ironica.
- Ehi! – Fece
quindi in saluto con un tono vivace e familiare: - Non farti
impressionare da lui, sembra tutto all’infuori di un allenatore, in
realtà lo è ed anche molto in gamba! – Effettivamente Luis doveva
ammettere che aveva ragione. Fino a quel momento non era ancora
riuscito ad inquadrare quell’uomo ma su una cosa era stato certo: di
allenatore aveva ben poco!
Decise di
riservare un giudizio su di lui alla fine.
Non disse
nulla, le sue labbra rimasero ermeticamente chiuse senza l’ombra di
mezzo sorriso, nemmeno un ghigno.
Non aveva
pronunciato ancora una parola da quando era lì davanti a tutti.
- A questo
punto ti presento gli altri, i tuoi nuovi compagni. – Sentenziò José
riprendendo la parola, divertito dall’uscita di Fabio che non si era
smentito. Certe cose le permetteva solo a lui!
- Lui è
Francesco Mauri, il nostro fantasista e numero dieci. – Lo presentò a
quel modo senza aggiungere altro, nessuna descrizione particolare.
Avrebbero avuto modo di conoscersi bene da soli e comunque era sicuro
che avrebbero capito dal primo sguardo che tipi erano. Entrambi due
piantagrane da premio Nobel!
Francesco si
fece avanti svogliato ed il motivo, per chi lo conosceva, era chiaro.
Uno che non si degnava di dire nemmeno mezza parola e di esprimere un
po’ di gratitudine per lo meno riconoscendo lo sforzo che l’allenatore
e gli altri stavano facendo per metterlo a suo agio, non poteva certo
piacergli molto.
Si strinsero
riluttanti la mano entrambi poco convinti, si guardarono negli occhi un
brevissimo istante, il tempo di pensare che probabilmente l’unica cosa
decente l’uno dell’altro era l’aspetto ed il colore degli occhi, e
decisero che non ci sarebbero stati approfondimenti futuri.
Francesco
nemmeno mugugnò mezzo ‘ciao’ e Luis continuò con il suo fastidioso
mutismo. Come se fosse uno sforzo immane stare lì in mezzo a loro e
conoscerli uno per uno!
No, a Francesco
proprio non piacque.
Esistevano i
colpi di fulmine che facevano innamorare di qualcuno al primo sguardo,
dunque c’erano anche quelli al contrario che al primo sguardo
provocavano solo rifiuto e risentimento, per non dire odio puro!
Il fantasista
non si poteva dire fosse un brutto ragazzo, anch’egli come tutti gli
altri possedeva un bel fisico ed era vestito con un certo buono stile,
con un chiaro gusto per il rock anche se non troppo esagerato. I
lineamenti erano vagamente selvatici ed interessanti, gli occhi simili
a quelli di un gatto, color mare, quell’incrocio spettacolare fra
l’azzurro ed il verde. Aveva la mascella appena marcata ma non dava
fastidio, di certo era considerato dai più un bel tipo ed aveva diverse
corteggiatrici, come Fabio.
Però
dall’espressione e dall’atteggiamento capì tutto, Luis, dicendosi che
quell’astio era solo per lui; non gli importava sapere il motivo di
quei fulmini al posto dello sguardo, bastava capire che non gli
piaceva. Stop.
L’avrebbe
volentieri ricambiato!
La
presentazione proseguì con Gabriele Volpe, il fenomenale portiere che
si vantava di essere uno dei migliori al mondo.
Lui era
sorridente, maturo, comprensivo, ben disposto e poco fastidioso. Sapeva
stare al suo posto, non tentò di fare il simpatico ma non gli tolse
nemmeno il saluto. La stretta di mano fu giusta, né troppo forte né
troppo fiacca. Non era un uomo bellissimo, non all’altezza di Fabio o
di Francesco, anzi, era piuttosto normale. Capelli neri che gli
cadevano ai lati del viso, un po’ di barba appena accennata sul mento,
occhi grigi un po’ sporgenti, effettivamente più magro degli altri,
viso squadrato.
Fra tutti fu il
più gentile e si disse che poteva essere nella sua lista grigia,
dov’era già Fabio. Aveva tre liste, Luis.
Nera dove
stavano quelli che detestava, ce n’erano molti e Francesco era fra
questi.
Bianca dove
erano quelli che gli piacevano, pochi, effettivamente nessuno al
momento.
Grigia dove si
trovavano quelli incerti che potevano piacergli ma non sempre, che non
lo entusiasmavano poi molto ma che non gli suscitavano nemmeno un odio
sconsiderato. Ce n’erano una media buona, tutto sommato. Sempre più dei
bianchi anche se molto meno dei neri. Fra questi erano collocati Fabio
e Gabriele.
José non era
ancora in nessuno di questi tre posti. Non era riuscito ad inquadrarlo
per cui aspettava di riuscirci per capire dove posizionarlo. Forse
sarebbe stato un grigio.
Effettivamente
Luis al primo o al massimo secondo sguardo riusciva sempre a
categorizzare chiunque in uno di questi tre colori. Rare volte non ci
arrivava.
Arrivò così il
turno di presentargli Ricardo, attaccante brasiliano, il più giovane di
tutti.
- Lui è il
nostro fiore all’occhiello, il Bambino D’oro. È il più giovane di tutti
per questo è un po’ la mascotte della squadra. Ricardo Dos Santos,
attaccante. È brasiliano. –
La
presentazione per lui fu quella più sbilanciata in effetti, ma il
soggetto in questione se lo meritava visto che era l’unico che mai,
nonostante tutti i complimenti, si sarebbe montato la testa.
Quando i due si
strinsero la mano e Luis lo vide bene, successe qualcosa.
Un lampo.
Lo assorbì così
velocemente da notare ogni dettaglio in un nano secondo.
Lineamenti
meravigliosamente sudamericani, invitante bocca carnosa, abiti sportivi
e semplici, un buon fisico, occhi neri come la pece ma cortesi,
espressione dolce, gentile e sorridente, capelli neri mossi che
ricadevano intorno al viso indomati.
Era uno fra i
più belli in effetti ma forse anche lui solo un tipo di bellezza, tutto
sommato.
A lui parve il
più bello di tutti.
Qualcosa
l’attirò a tal punto da lasciarlo interiormente incantato.
“Lista bianca…”
Pensò infatti. “…bianchissima!”
La stretta di
Ricardo fu gentile mentre quella di Luis fu vigorosa e decisa. Per lui
cambiò addirittura espressione dimostrando un chiaro interesse facendo
vedere di essere vivo!
Tutti quando lo
videro notarono quella luce particolare nel suo sguardo, una luce
diversa da quella delle persone comuni, indecifrabile ma evidente.
Non seppero
come interpretarla e quegli angoli di labbra piegati in una sorta di
sorriso enigmatico, non fu certo di aiuto. Che tipo di persona era?
Certa fu una
cosa, non sarebbe stato possibile ignorarlo. A quel punto se ne resero
conto guardandolo, lui così strano e notevole, capace di un espressione
talmente diversa in un solo secondo. Un aria ed una luce che rivelavano
una persona dalle mille imprevedibili sfaccettature, difficile da
inquadrare. Per lui forse il colore sarebbe stato il rosso.
Luis era uno di
quelli che non passava mai inosservato pur lui non facesse nulla di
speciale per essere notato.
Lo capirono
guardando il suo atteggiamento davanti a Ricardo.
Chi più chi
meno si fecero comunque tutti una propria idea sul tipo che poteva
essere, tutti tranne Ricardo che rimase inebetito a guardare lo stile
sicuro e imponente che aveva, quel bel viso latino accattivante ed
enigmatico, quella luce viva e maliziosa negli occhi azzurri e quel
sorriso indefinibile, di chi pensa tanto ma mai farà capire ciò che ha
dentro, la stretta forte della sua mano non voleva ancora mollarlo.
Era lo stile di
un campione, di una persona speciale, si disse disorientato ed ammirato
al tempo stesso.
Ne rimase
immediatamente affascinato, il moro ne era sicuro: quel ragazzo avrebbe
lasciato il segno e sarebbe diventato ancora più grande di quanto già
non fosse.
Non distolsero
lo sguardo l’uno dall’altro per tutto il tempo in cui si trovarono
davanti e Luis mostrò infine risolutezza.
Aveva appena
deciso una cosa, sentendo quella mano delicata e morbida nella sua:
quel ragazzo, chiunque esso fosse, sarebbe stato suo.
- Ciao… -
Finalmente salutò e tutti, all’udire la sua voce suadente, bassa e
penetrante, molto bella in effetti, con un accento spagnolo delizioso,
rimasero profondamente stupiti.
Ricardo aveva
destato il suo interesse, un interesse che fino a quel momento era
parso inesistente, morto e sepolto!