CAPITOLO VII:
L’ALLENATORE IN SECONDA
Parte II:
La
chiave giusta
/Viva
la vida - Coldplay/
I due allenatori erano
seduti vicini mentre i ragazzi facevano la partita d’allenamento per
concludere la giornata, gli altri tecnici riordinavano gli attrezzi ed
alcuni invece stavano attenti a cosa succedeva in campo per sapere come
lavorare il giorno dopo.
Vedere José e
Julio vicini era una specie di capolavoro dello spasso.
Il primo seduto
scomposto tutto scivolato in avanti sulla panchina, con le gambe
piegate ed i piedi sul terreno rialzato davanti, l’aria perennemente
imbronciata ma non perché arrabbiato o contrariato, solo concentrato.
Sguardo truce, più che altro.
Il secondo
seduto composto, elegante, dritto, gambe accavallate, mani in grembo,
espressione seria e vagamente sorridente, anch’egli concentrato.
Sguardi attenti
sui ragazzi.
Quando li
avevano visti, tutti i presenti in quel campo ed anche fuori erano
rimasti interdetti realizzando cosa stavano facendo.
I due
allenatori si stavano nientemeno che consultando.
Cioè José stava
davvero chiedendo il parere a Julio sulla squadra, cosa che non aveva
mai fatto con nessun altro dei suoi secondi.
- E Francesco?
- Chiese José che aveva le schede di tutti i giocatori in mano e di
tanto in tanto prendeva appunti.
Julio spostò
gli occhi dall’insolito colore arancione sul giovane prestante che
correva in attacco proprio in quel momento. Francesco si mostrò padrone
di una gran velocità e di una precisione incredibile che usò per
passare al volo il pallone direttamente nei piedi di Ricardo, il quale
altro non poté fare che insaccare in rete con facilità.
- Molto abile a
smarcare i suoi compagni, riesce a fare passaggi precisi anche in
pressing ed in velocità. - Aveva avuto modo di osservarlo per tutta la
giornata, lui come tutti gli altri ragazzi, ed ora poteva dare
un’opinione abbastanza approfondita. Quindi continuò assorto come se
leggesse nel giocatore stesso: - E’ tipo un carro armato, va avanti in
qualsiasi situazione e niente e nessuno lo ferma. Ha un tiro anche
molto forte e su punizione è il migliore. -
José annuì
compiaciuto notando che non doveva aggiungerci niente di nuovo ai suoi
appunti. Poi però Julio continuò:
- E’ lunatico,
vero? - L’uomo lo guardò accigliato distogliendo lo sguardo dalle
schede e dal campo.
- Come fai a
dirlo? - Francesco in quel giorno non aveva mostrato particolari sbalzi
d’umore ed era stato stranamente piuttosto stabile ed equilibrato. Come
poteva averlo notato solo in poche ore?
Il più giovane
si strinse nelle spalle e lo guardò brevemente senza sentirsi a disagio
davanti ad uno sguardo così inquisitore.
- Non saprei… -
Ed era sincero, non sapeva spiegarselo, era stata più un’intuizione che
altro.
- E cosa ti
dice la sua lunaticità? - Chiese incuriosito continuando a fissarlo
insistente.
- Se è in
giornata si porta la squadra in spalla e fa girare tutto alla
perfezione, altrimenti non c’è verso e nessuno gioca più bene. È il
centro, dipende tutto da come gli va il momento. Quelli così si
storcono e si raddrizzano da soli in un istante, senza che nessuno
possa fare nulla, solo cercare di stargli dietro. E‘ come il sole a cui
i pianeti girano intorno. Normalmente non è così per un solo giocatore,
ma per lui sì, anche se tutti sono importanti, lui è proprio la
gravità! -
A quel punto
José, completamente soddisfatto, aggiunse una voce accanto a Francesco
che completò il suo sbrigativo ‘lunatico’, poi proseguì accorpando la
propria opinione:
- Lui se gli
gira bene mi fa una tripletta in una partita, ma se gli gira male non
solo non fa un colpo, ma fa da zavorra a tutta la squadra che si spegne
completamente. Non è lui il capitano e fortunatamente Fabio riesce a
scuoterli lo stesso, ma con un Francesco off è davvero un dramma.
Quando lo è però non posso toglierlo perché è capace di svegliarsi in
un attimo e tornare a segnarmi… è il giocatore più imprevedibile che
ho, mi fa impazzire! -
- No, è vero, è
troppo importante per toglierlo e basta, perché se si sveglia e gira
bene, i suoi dieci minuti buoni ribaltano tutto l’incontro. -
Concluse Julio
mentre José annuiva drammaticamente ricordandosi del perché odiasse ed
amasse tanto insieme quel ragazzo terribile.
Il giovane
sorrise comprensivo.
- Bisogna
trovare il suo punto forte ed usarlo nei momenti critici! - Consigliò
poi assorto, tornando ad osservare Francesco che si ringhiava contro
con Luis. José li ignorò e si drizzò sul posto fissandolo insistente
per farlo continuare: - Bè, certo… una persona che ha un forte
ascendente positivo su di lui… meglio se un compagno di squadra… -
Come si era
acceso, il più grande si era spento subito dopo riappoggiandosi allo
schienale e guardando pieno di fumi intorno al viso, borbottò:
- Non è
innamorato di nessuno della squadra! Cioè tutti amano Riky ma non è la
sua ispirazione, Fabio è il suo migliore amico ed è l’unico che è in
grado di calmarlo… quando non è lui ad istigarlo! E le donne si limita
a cambiarle come fa coi calzini! -
Julio pareva
capire il suo dilemma… l’idea di usare la sua ispirazione era buona… ma
quale era quella di Francesco?
Rimasero in
silenzio per un po’ ad osservarlo mentre correva con degli scatti
invidiabili per poi finire di proposito in fallo sui Luis che ricambiò
con uno spintone ed una serie di parolacce in spagnolo stretto,
prontamente fermati da Fabio e Ricardo, benedetti i due dei tre angeli
custodi -il terzo era Gabriele fra i pali!-
- Non ha nessun
altro che ha molta influenza su di lui? - José ci pensò e dopo un po’
si illuminò come se questa volta fossero davvero vicini alla
risoluzione del dilemma.
- Sua sorella
Sofia! È iperprotettivo con lei, è il suo angioletto e guai a chi
gliela tocca! È l’unica che riesce a fargli fare qualcosa che non
vuole! -
Julio si
dimostrò interessato ed immaginando come potesse essere una ragazza dal
potere simile su uno più uguale ad un carro armato che ad un essere
umano, mormorò:
- Può essere la
persona giusta. -
Però poi José
ci pensò meglio e non capendo come mai potrebbero usarla, sbottò
seccato:
- Sì, e cosa ci
facciamo? La portiamo in panchina durante le partite e la travestiamo
da mascotte? - Al che si rese conto che Sofia si sarebbe benissimo
prestata ad una cosa simile, soprattutto se vestita da chissà quale
animaletto carino!
- Bè, ci
assicuriamo che si vedano prima della partita e che non litighino
proprio quel giorno! - Asserì tranquillo e pratico Julio con un
sorrisetto che diceva tutto e niente.
I due uomini
piegarono la testa uno verso l’altro e guardarono interessati e furbi
nella stessa direzione, anche se uno era più sadico e l’altro più
enigmatico.
- Per questo mi
farò aiutare da Fabio! Lo incaricherò di assicurarsi che prima di ogni
partita saluti come si deve sua sorella e che siano sempre in ottimi
rapporti! Se litigano dovrà far di tutto per fargli fare pace! - José
non lo diceva tanto per dire, ne era davvero convinto e il suo collega
non trovò motivo per contrastarlo. Utilizzare il migliore amico e la
sorella di un giocatore chiave in un incontro, era una cosa buona e
giusta e non subdola!
I due
proseguirono poi per il resto dell’allenamento pomeridiano fino a che
non esaurirono i giocatori che rimanevano trovando valide soluzioni
insieme per ognuno di loro, poi con profonda soddisfazione di entrambi
ma specialmente di José che si sentì come ad aver avuto l’apparizione
della Madonna, si diressero a cena comportandosi ancora come la coppia
esclusiva dell’anno.
Le voci non si
sprecarono già da quel primo giorno.
Una piccola
tempesta si abbatté ben presto sul ritiro e specialmente su José Veloso
il quale si trovò, tanto per cambiare, nell’occhio del ciclone e
decisamente nei guai quando non riuscì a controllarsi con un
giornalista particolarmente zelante.
Certo che di
norma non si impegnava molto per riuscirci, ma in quell’occasione fu
proprio esagerato visto che una volta beccato a spiare illegalmente il
suo sacrosanto ritiro l’aveva scambiato per un informatore di chissà
quale altra società a lui rivale e gli aveva tirato contro un vaso che
l’aveva sfiorato di poco. L’oggetto, rompendosi, aveva ferito con un
pezzo il giornalista; non era stato un taglio profondo ma tanto era
bastato per mettersi questa volta più seriamente nei guai.
Sul momento
José si ritrovò così inferocito che nonostante avesse fatto del male ad
un altro essere umano, invece di calmarsi e fare ammenda aveva tentato
di andargli ulteriormente contro, continuando a gridargli di tutto a
pochi centimetri dal suo viso e dal suo sangue.
L’uomo aveva
temuto seriamente per la propria vita e terrorizzato credette di
sentirsi trafiggere la carotide da un altro vetro rotto.
A placarlo era
intervenuto un giovane di bell’aspetto dal portamento elegante che
mettendogli la mano sulla spalla l’aveva spento in un istante, a quello
la ’vittima’ rimase inebetito a guardare quello che gli apparve come un
angelo caduto dal cielo e non conoscendo quell’individuo si chiese chi
fosse.
Julio si
presentò con un sorriso gentile e amabile, poi lo aiutò ad alzarsi e
gli tamponò la ferita con un fazzoletto di stoffa, ripulendolo dal
rivoletto di sangue che gli cadeva dalla guancia. Infine, lo guardò e
sempre nel modo più gentile e amabile possibile, disse:
- Spero che
questo piccolo incidente involontario non abbia seguito, visto che
allora ci troveremmo costretti a dare anche noi seguito alla sua
violazione di proprietà. -
Quando il
giornalista si rese conto della sottile e diplomatica minaccia, ribatté
come un ebete:
- Ma non è sua
proprietà, questa. -
Julio lo
circondò col braccio conducendolo fuori con indulgenza, continuando
anche a parlare con pacatezza:
- Durante il
periodo del ritiro della squadra, è proprietà della società ed è
risaputo. E comunque la legge non prevede ignoranti, quindi sono
desolato per quanto successo ma le ricordo che ad azione corrisponde
una reazione. Se lei prenderà delle misure, noi prenderemo delle
contromisure appropriate. - Il messaggio muto che non servì esprimere
fu esattamente che le contromisure e le reazioni di José Veloso non
andavano mai per il sottile ed era una cosa risaputa ormai da tutto il
mondo. Ergo, entrare nel suo territorio sperando di farla franca era
proprio idiota, equivaleva ad un puro suicidio, nessuno poteva sperare
in una buona stella, avendo a che fare con lui.
L’uomo capì
perfettamente cosa quelle sue parole significassero e prima di
andarsene con la coda fra le gambe, cercando mentalmente comunque un
modo per usare a suo favore quella storia, chiese al giovane che
sembrava un angelo ma in realtà era più simile ad un diavolo
diplomatico:
- Ma lei chi è?
-
Julio sorrise
con inquietante gentilezza, raggelando il giornalista per
quell’ostilità che aveva visto dietro agli occhi straordinariamente
arancioni:
- Sono il
secondo di Veloso. -
- L’ha cambiato
di nuovo… - Commentò ad alta voce con stupore. A quello José si inserì
riaccendendosi:
- E a voi che
diavolo ve ne importa? - Ma Julio gli toccò nuovamente la spalla con
leggerezza e il mister con un gesto che mandava limpidamente a quel
paese l’estraneo invadente, se ne andò seguito poco dopo dall’altro.
Il giorno
successivo furono subissati di richieste di interviste per conoscere i
retroscena dettagliati delle vicende legate al nuovo cambio di secondo
allenatore e al giovane stesso che per il momento rimaneva dietro un
alone di mistero.
Il turno dei
ragazzi della squadra di capire di che pasta fosse fatto il nuovo
arrivato, toccò per primo al tosto ed astioso -per partito preso- Luis.
Non fu un vero
episodio di particolare rilevanza, nel senso che non richiese
particolari fatiche od esposizioni da parte di Julio, ma bastò alla
punta per farsi un’idea straordinariamente positiva del misterioso
individuo che faceva da spalla a quel diavolo d’allenatore.
Era uno di quei
momenti in cui aveva bisogno di fumarsi una sigaretta in santa pace
senza che nessuno gli rompesse le palle, specie il santarellino che
aveva per compagno di stanza.
Certo, era pure
scopabile, si diceva infastidito ed imbronciato mentre fumava
all’aperto, nel buio della sera, però era davvero pesante in certi
atteggiamenti puristi che aveva. Gli avrebbe ben fatto vedere lui
cos’era il peccato e di giorno in giorno se ne convinceva sempre più
anche se doveva ammettere, Ricardo era un osso duro.
In mezzo a
queste elucubrazioni, il biondo dai lineamenti da zingaro fu interrotto
dalla presenza silenziosa che si rivelò con una lieve tossita per non
spaventarlo.
Luis si voltò
di scatto pronto a demolire chiunque osasse disturbarlo e sperò solo
non si trattasse di quel rompipalle dell’allenatore.
Con compiacenza
si rese conto che non si trattava di lui, quindi chiunque altro fosse
andava bene visto che poteva demolire in un attimo chiunque altro.
Essendo buio
non riuscì a vederlo bene e grugnendo un ‘chi è’ sgarbato, la figura si
mosse elegantemente nella sera avvicinandosi fino a che non fu
abbastanza visibile.
- E’ proprio
una bella serata. Anche io prima di andare a dormire esco sempre a
guardare come gira il cielo. - Julio cominciò a parlare con un tono
caldo e sfumato, quasi fosse un suo amico di sempre. Luis stupito di
tanta confidenza nonostante in realtà si parlassero per la prima volta,
lo fissò come fosse impazzito, poi sbuffò fuori il fumo fregandosene di
chi aveva davanti senza dire niente.
Julio gli
concesse una breve occhiata e il ragazzo si sentì guardato dall’alto al
basso, una cosa che detestava profondamente.
Avrebbe
semplicemente potuto spegnere la sigaretta ed andarsene dentro ma non
lo fece, convinto che fosse un suo diritto fare quel cazzo che gli
pareva!
In un certo
senso rimanendo lì a fumare ed ignorarlo, era una provocazione.
Rimasero un po’
in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri e Luis ormai si trovava
ossessionato dal motivo per cui ancora non gli faceva una stupida e
noiosa ramanzina sul fumo e la salute. Non esisteva che non ne parlasse
e facesse finta di nulla… non esisteva proprio.
Poi,
semplicemente, dopo un po’ che si stavano vicini fingendo di ignorarsi,
il più grande di qualche anno si decise a parlare di nuovo. Era
estremamente calmo e pacifico, di nuovo diede l’idea di essere uno che
aveva a che fare con lui da moltissimo tempo.
- Capisco il
tuo bisogno di sfogare il nervoso. Lo sfoghi in molti modi, a partire
dal tuo modo di giocare e da quanto litighi con tutti, specie
Francesco. In un certo senso va bene, ti rende padrone di uno stile
prezioso, in campo. Però, per altri versi, non va affatto bene perché
se non trovi il modo di risolvere ciò che ti innervosisce tanto,
finirai solo per rovinarti. Arriverai ad un punto in cui sarai finito
anche come giocatore, per colpa del tuo nervoso, e senza l’unica cosa
buona che ti riesce non saprai più che fare. - A quel punto Julio si
girò a guardarlo, gli pareva sorridesse amabile però Luis era certo
fosse solo un’apparenza. Gli stava dicendo delle cose non propriamente
belle, tutt’altro… e lo stava facendo con una gentilezza assurda. Lo
spagnolo credeva di stare sognando. In realtà non stava cercando di
fare il buon consigliere… lo stava amaramente insultando ma facendolo
in quel modo di classe gli impediva di arrabbiarsi. Julio proseguì con
calma: - Il fumo, l’aggressività, gli insulti, i litigi, le risse… sono
cose che non ti aiuteranno col nervoso che provi. Devi lavorare su
quello che te lo procura, cercare di sfogarlo in tutti i modi che
conosci non ti aiuterà davvero. Devi andare alla radice, prima di
bruciare te stesso e guardare allo specchio la creatura più inutile
sulla faccia della Terra. -
Detto questo
non aggiunse mai di non fumare o cose simili. Semplicemente lo salutò
con una gentile carezza sulla spalla e se ne andò dentro.
Rimasto solo
Luis fissò l’entrata fiocamente illuminata e si chiese chi diavolo
fosse quella creatura aliena.
Che tutti
fingessero di essere chi non erano era risaputo, ma che uno fosse due
persone diverse fino a quel punto… bè, era la prima volta che gli
capitava.
- Ma che cazzo…
- Eppure buttò la sigaretta anche se non era del tutto finita e
stordito si trovò a ripensare a tutto il discorso e a come glielo aveva
fatto. Considerò i sottili insulti pesanti e si disse che comunque
aveva dannatamente ragione e che in un modo stranissimo era andato al
nocciolo della questione.
Peccato che lo
psicanalista si era dimenticato di dirgli cosa diavolo lo innervosisse
sempre tanto.
Non era
qualcosa che gli capitava in giornata.
Lui si
svegliava già con quel fastidio interiore e non sapeva da cosa era
generato e come scacciarlo, quindi cercava di sfogarlo in tutti i modi
che conosceva.
Sbuffando si
rese conto che invece di odiare quel tipo che si permetteva tanta
confidenza, gli piaceva perché era stato capace di dargli una vera
motivazione valida e interdetto si trovò a metterlo nella sua lista
bianca.
Così, a pelle,
Luis accettò Julio.
Lui come più o
meno velocemente fecero successivamente tutti gli altri membri della
squadra.
Che avessero
finalmente trovato il degno compagno di mister lupo cattivo?