CAPITOLO
VIII:
IL CAPITANO
Parte I:
Missione
numero uno
/Who
made who - ACDC/
Il
solito fischio spaccacervello dell’allenatore perforò i timpani dei
venti ragazzi in campo, con esso capirono che l’allenamento per quella
giornata era finito e che potevano andare a lavarsi e riposare le
stanche membra.
Era una specie
di shock un allenamento simile subito dopo la pausa estiva, dove
avevano tirato la fiacca grandemente, nella fattispecie lo era perché
José non andava certo per il sottile: era efficace, certo, ma
massacrante!
Mentre i
ragazzi si avviavano verso gli spogliatoi, un secondo fischio
spaccacervello dannò i poveri orecchi dei membri della squadra, il
trillo del diavolo fu seguito dal nome ‘Fabio’ il quale, dandogli le
spalle, non poté che alzare gli occhi al cielo esasperato già di
partenza.
Francesco gli
diede una sonora pacca d’incoraggiamento e passandogli avanti disse
malignamente:
- Ognuno ha
quello che si merita! Io una doccia ristoratrice e tu il capo
dell’inferno! -
- E di cosa
pensi che mi debba parlare, Mr Satana? - Chiese con ironia al volo.
L’amico non si fermò ma alzò il segno di vittoria al cielo rispondendo
con faccia tosta:
- Mi ami, vero?
-
- Come un
calcio nei coglioni! - Fu la pronta frecciata prima di avviarsi
rassegnato dall’allenatore che aspettava impaziente insieme al nuovo
vice.
Ad un’occhiata
attenta notò subito una certa gioia intrinseca nel suo sguardo
brillante e questo cominciò vivamente a preoccuparlo.
“Cosa
diavolo gli è venuto in mente, ora?”
Si chiese
preoccupato sapendo che quando aveva quell’espressione non significava
niente di buono per sé.
Come minimo
stava per ricevere una di quelle missioni-suicidio a cui non avrebbe
potuto dire di no e non tanto perché era il mister a chiederglielo
-ordinarglielo- quanto perché al novantanove percento riguardavano
sempre il suo amico-calamità naturale!
- Sì, mi
volevi? - Qualche faccia di bronzo aveva il coraggio di prendersi con
José una certa confidenza, lui lo concedeva per il semplice fatto che
avevano le palle per farlo, ma non era mai il primo a darla. Dovevano
guadagnarsela. Oltretutto lui era il capitano della squadra e maggiore
confidenza con lui ce l’aveva per forza!
- Allora! -
Esordì con una luce pericolosa nello sguardo affilato ed accattivante,
lo prese sotto braccio nonostante la differenza d’altezza e guardandolo
fisso negli occhi fece la sua sparata col ghigno ben stampato sulle
labbra: - Ho una missione per te! -
“Ecco,
ci siamo… lo sapevo… sicuramente è per Fran!”
Pensò il
ragazzo dimostrando un’ampia pazienza che tutti si chiedevano da cosa
derivasse, considerando gli elementi con cui aveva a che fare.
- Si tratta di
Francesco! - Manco detto…
Fabio cominciò
le maledizioni rivolte al suo amico, le missioni per lui erano sempre
le peggiori e le più ingrate. L’ultima volta gli aveva chiesto di
fargli da balia perché era in un periodo difficile e cercava dei guai
più grossi del suo solito. Risultato? Era finito in una mega rissa con
due occhi neri non da poco e su tutte le prime pagine dei giornali!
“Sicuramente
è una rogna!”
Fece quindi.
José proseguì
implacabile ed al settimo cielo, come se quella fosse la trovata del
secolo degna di un Pallone d’Oro:
- Non è
complicato, nulla di che… devi solo, prima di ogni partita, assicurarti
che non litighi con sua sorella ma che anzi la senta e lo carichi
mettendogli il buonumore! -
A vederlo
sembrava la genialata senza precedenti!
Fabio rimase
inebetito a guardarlo e da così vicino poteva cogliere ogni sfumatura
del suo viso affascinante dai lineamenti affilati e delle iridi
verde-nocciola.
- Dice… sul
serio? - Chiese cautamente serio prima di scoppiargli a ridere in
faccia. In effetti si stava trattenendo a fatica.
José strinse la
presa sulla sua spalla e assottigliò gli occhi:
- Certo! - Ora
era un misto fra il minaccioso e lo scherzo, Fabio spaesato guardò il
nuovo vice nella speranza che lo illuminasse.
Che razza di
richiesta era, quella?
Ficcanasare
nella vita privata di Francesco equivaleva ad un suicidio, se poi si
doveva avere a che fare con sua sorella il discorso peggiorava. A quel
punto più che un suicidio diventava un’autodistruzione bella e buona!
- Devo fare
testamento? - Insomma, lui voleva bene a Francesco, era il suo migliore
amico, Cip e Ciop, Culo e Camicia, Pena e Panico, Gollum e l’Anello…
però da lì a sacrificare la propria pace vitale ce ne passava!
Julio a quello
intervenne, vedendo il capitano davvero allarmato. Con pacatezza,
dunque, prese la parola e spiegò con un serenissimo sorriso sulle
labbra, qualcosa di inquietante solo per il fatto che parlasse di
Francesco con quell’espressione da ‘non c’è alcun problema’:
- Sappiamo che
Francesco non è l’Arcangelo Gabriele… -
- No… è più
Belfagor… - Fece Fabio citando un famoso demone infernale.
L’allenatore in
seconda accentuò il suo sorriso divertendosi alle sue reazioni comiche,
quindi proseguì con un gran controllo su sé stesso:
- Però l’unica
che ha un’influenza su di lui è la sorella. Così cercavamo un modo per
incanalare i suoi cambi d’umore nei momenti giusti… - parlava
decisamente forbito con dei gran giri di parole che avrebbero confuso
chiunque, ma il mentalmente abile Fabio colse il reale senso di quel
discorso furbo traducendolo così com’era:
- Volete
manovrarlo prima delle partite in modo che non vada in campo storto
mandando a puttane l’incontro! -
José si
illuminò e gli batté la mano sulla spalla liberandolo:
- Ecco, proprio
così! - Certamente lui l’avrebbe messa giù in quel modo più consono
alla propria persona.
Julio sorrise
alla sua contentezza e Fabio rimase perplesso.
- Non ti
convince? - Chiese infatti cercando di capire il suo pensiero.
- No… cioè, sì…
è una buona idea ed in effetti usare Sofia è l’unica con lui, è vero…
nessuno ha più influenza su Francesco di sua sorella… però… sapete che
così rischio grosso? -
- Perché? - Il
nuovo arrivato per quanto acuto e sveglio fosse a cogliere ogni
sfumatura da un nulla, certe cose non poteva proprio conoscerle, ma il
coach invece sapeva perfettamente ogni minimo segreto dei suoi ragazzi,
anche se questi si illudevano di riuscire a nascondergli qualcosa,
infatti disse:
- Perché se si
accorge che si impiccia nella sua vita privata e che il suo impicciarsi
c’entra con sua sorella, lo scuoia vivo e si fa una giacca con la sua
pelle! -
- Che fantasia…
- Commentò divertito Julio non credendo minimamente ad una tale
esagerazione.
- No no… - Lo
corresse tetro e lugubre Fabio: - Non scherza… Francesco per sua
sorella non va per il sottile! - Ed il ragazzo già cominciava a
rabbrividire all’idea di venir beccato a parlare con Sofia per
informarla delle partite per cui doveva chiamare il fratello.
- E’ così
attaccato a lei? - Chiese serio incerto se crederci veramente o meno…
nessuno era così esclusivo con un membro della propria famiglia. A meno
che non avesse un rapporto malato con quest’ultimo…
- Non ne hai
idea! - Fece Fabio con un’aria da funerale.
La risata di
José comunque si levò fra loro mentre tornava ad abbracciare amichevole
ed allegro il ragazzo conducendolo negli spogliatoi da cui gli altri
erano ormai usciti.
- Dai, non
permetterò che al mio capitano gli venga torto un capello! - Fabio
ghignò:
- Certo, anche
perché sono troppo corti per essere torti, i miei! - Dalla battuta
pronta ed ironica, l’uomo capì che era tutto a posto e piazzandosi in
una panchina mentre Fabio cominciava a spogliarsi per lavarsi,
introdusse l’altro discorso che gli stava a cuore di cui voleva
parlare.
- A parte
Belfagor… devi anche guardarmi King Kong e la fanciulla… - Non ci fu
bisogno di tradurre i nomi in Luis e Ricardo, era ovvio che si
riferisse a loro due e al paragone originale e azzeccato il giocatore
rise mentre, candidamente nudo, si infilava nel box:
- Vuoi proprio
uccidermi! -
- Sarai
capitano per un motivo! - Disse infatti José ridacchiando soddisfatto,
senza fargli rispondere riprese con ferma convinzione: - Devi capire se
la fanciulla mi trasforma il gorillone in un’adorabile scimmietta
ammaestrata oppure se è il gorillone a trasformarmi la fanciulla in una
bestia! -
Fabio smise di
insaponarsi e spuntò dal box in piastrelle bianche:
- E’
impossibile che Riky diventi una bestia! - E ne era fermamente
convinto, anche se gli occhi verdi ridevano divertiti da quel dialogo
surreale e serio al contempo.
- Sì ma me lo
può prosciugare e lui è la mia dinamo… se la carichi abbastanza va
avanti quanto vuoi, altrimenti non parte nemmeno per idea! - Il
ragionamento era lineare ed era stato chiaro a tutti come mai il mister
avesse messo proprio Ricardo con quel debosciato del nuovo arrivato…
sperava lo calmasse un po’ prima di cominciare a piantare grane. Era
certo l’unico piano sensato ma era anche quello più azzardato poiché
c’era anche il forte e pericoloso rischio che invece il risultato fosse
il contrario di quello sperato.
Finito di
lavarsi, Fabio uscì così come mamma l’aveva divinamente fatto, senza il
minimo pudore, e fermandosi davanti al mister si prese l’asciugamano
avvolgendoselo alla vita. La pelle bagnata era lucida e fumante per il
calore, i tatuaggi in bella mostra fatti con gusto nelle giuste zone
del suo corpo atletico, erano una tentazione per chiunque lo guardasse.
José corse con gli occhi maliziosi su di essi e continuò il discorso
che a parte il modo in cui lo faceva, era anche serio:
- E’ importante
che salviamo la principessa se arriverà al limite. Non voglio che i
suoi servizi ne risentano. In caso metto il gorilla con Gabry… - Del
resto qualcuno avrebbe pur dovuto aver a che fare con lui!
- Lo sai che
rischi il tuo adorato capitano? Non solo devo intromettermi fra
Francesco e la sua cara sorellina, ma devo anche fare la spia fra Luis
e Riky? - Fece allora cominciando a vestirsi disinvolto con José sempre
seduto con lui.
- Ma ti basta
parlare col piccolo per capire se è alle strette oppure se ce la può
fare… tanto ti dice tutto, perfino quanti pensieri impuri ha… se ne ha…
-
Fabio ghignò di
nuovo prendendo su il borsone:
- Ne ha, ne ha…
fidati… non resisterà molto alle voglie di Luis… ma magari gli giova! -
José si alzò
precedendolo verso la porta seguito dal ragazzo:
- Magari… - Il
sorrisetto sardonico gli morì poi in viso quando si accorse che,
guardandosi intorno, non c’era traccia del suo secondo. - Ma dov’è
Julio? -
Lo trovò fuori
dallo spogliatoio, appoggiato poco più in là, ad aspettarli.
- Perché non
sei entrato? - Chiese senza capire.
Il più giovane
fra i due allenatori fece un sorriso educato che nascose a stento
l’imbarazzo:
- Non violo
l’intimità altrui… - Questa frase non disse nulla di speciale a Fabio
che andò dritto a raggiungere i suoi compagni come niente fosse, ma
rivelò una marea di segreti nascosti a José che non si faceva sfuggire
nessun dettaglio, nemmeno apparentemente insignificante.
Rimase a
guardarlo sbieco e inquisitorio cercando di capire il significato più
corretto di quell’uscita, ma essendo che il giovane non abbassò mai lo
sguardo e non se ne imbarazzò, decise di lasciar correre per il momento
e dandogli una pacca sulla spalla lo condusse davanti a sé con la
promessa a sé stesso di scoprire cosa c’era sotto quel figurino educato
ed aristocratico… oltre ad un cuore malato!
- Cosa voleva?
- Chiese Francesco a Fabio una volta che lo raggiunse insieme agli
altri nella struttura:
- Rovinarmi
l’esistenza! - Si lamentò drammaticamente questi lanciando al suo
ingombrante migliore amico un’occhiata alla Anakin Skywalker versione
lato oscuro della Forza!
- Colpa mia? -
In risposta un mugugno ma si guardò bene dal spifferargli i nuovi
ordini, sarebbe morto prima del tempo e non era nei suoi piani. Lo
deviò abilmente puntando i riflettori sul resto del discorso:
- Anche di King
Kong e la fanciulla! - Parlò in codice ma fu ugualmente evidente a chi
si riferisse, per lo meno lo fu per Francesco che senza bisogno di
guardare i diretti interessati scoppiò subito a ridere dimenticandosi
di ciò che lo riguardava.
- Devi vedere
chi rovina chi? - Semplice come se fosse una passeggiata!
- Teme che il
gorillone prosciughi la sua adorata dinamo! - Da fanciulla a dinamo, il
numero dieci della squadra capì al volo che si continuava a parlare
sempre di Ricardo e il ghigno aumentò sul suo viso a tratti marcato ad
altri selvatico.
- Sei la sua
spia! - Esclamò divertito dandogli una pacca sulla schiena, riferendosi
al mister.
Fabio tornò a
guardarlo come Anakin Skywalker e gli restituì il gesto con un pugno
poco amichevole sulla spalla dura. Se poteva l’avrebbe strangolato ma
si limitò ad un profondo sospiro insofferente mentre pensava a come
spiegare a Sofia il proprio compito senza che lo spifferasse
candidamente al ‘dolce’ fratellino assassino!
Le sue
meditazioni furono interrotte da un premuroso Ricardo che in fuga dallo
sguardo insistente e poco fraintendibile di Luis, gli chiese:
- Tutto bene?
Ti vedo contrariato… il mister ti ha strigliato? - Il mister non
strigliava mai Fabio, la sua era una domanda come un’altra per sapere
come mai il suo simpatico capitano avesse quell’espressione tragica.
Questi allora
lo guardò dapprima con stupore poi notando fra i lineamenti delicati
tutta la sua sincerità, lo sguardo vispo si accese di qualcosa di poco
raccomandabile e circondandogli il collo col suo braccio possente,
l’attirò a sé affermando spavaldo:
- Io e te, mio
caro, dobbiamo fare un discorsetto! - Così dicendo lo condusse lontano
dal gruppo precedendo tutti dalla massaggiatrice: - Vieni, ci penso io
a te, principessa! - A Ricardo non davano fastidio soprannomi poco
mascolini, non era permaloso e non se la prendeva per cavolate simili,
anzi solitamente ci rideva su. Al momento rimase semi serio poiché
immaginava che comunque il mister gli avesse parlato di lui e che ora
dovesse fare non solo l’amico ma anche il capitano. Pronto ad uno di
quei discorsi a cui non era mai stato sottoposto poiché non era uno che
creava problemi, si angosciò sempre più visibilmente cominciando a
chiedersi con agitazione cosa mai avesse fatto di male per dover essere
fustigato così di punto in bianco.
Sotto gli
sguardi incuriositi di tutta la squadra che presto si disperse -e
quello infastidito di Luis- Fabio spinse Riky nella stanza dei massaggi
da cui ne uscì uno strano Gabriele pensieroso che nemmeno li notò.
Fabio alzò un
sopracciglio in sua direzione esitando un secondo, ma fu richiamato
dall’altro così si riscosse e si chiuse la porta dietro di sé.
Normalmente si
entrava uno per volta ma i lettini erano due e mentre uno si faceva
massaggiare, l’altro si poteva tranquillamente preparare. Soprattutto
se si facevano massaggi rilassanti invece che di scioglimento, i primi
infatti il più delle volte venivano esercitati con le pietre od il sale
caldo e l’estetista una volta che sistemava i suoi strumenti poteva
tranquillamente passare ad un altro.
Una volta
dentro videro Nicole, la massaggiatrice della squadra, con un’aria più
cupa del solito. Di norma era inespressiva e lugubre, ma ora si notava
una sorta di aura nera intorno a lei… nient’altro che suggestione,
naturalmente, viste le voci che giravano su di lei che la vedevano come
una strega dai poteri sovrannaturali, ma qualunque cosa fosse, faceva
di certo impressione in certi momenti.
Fabio notò
Ricardo fermo all’ingresso ad inghiottire a vuoto intimorito e immaginò
che fra il discorso che si aspettava da parte indiretta del mister e
Nicole stessa, fosse un tantino in difficoltà. Essendo il brasiliano
una persona facilmente impressionabile bisognava avere particolarmente
cura di lui e con un sorriso indulgente che sfociava spudoratamente nel
divertito, lo cinse nuovamente con un braccio e con fare fraterno lo
condusse nell’angolo dove ci si poteva spogliare. Nicole nemmeno li
calcolava.
- Dai,
rilassati, poi parliamo. Sotto le mani esperte della nostra cara
Nicole… - la quale ricordava più Mercoledì Adams che altri… -
dimenticherai ogni tensione e potremo parlare tranquillamente senza
disturbi esterni. - I disturbi esterni erano l’impiccione Francesco che
intimoriva anche un Santo e Luis che di ‘niño’ aveva solo
l’aspetto e non certo il carattere!
Il più giovane
dei due sospirò facendosi forza, quindi imitando l’amico cominciò
diligentemente a togliersi i vestiti fino a rimanere in boxer.
Una volta stesi
uno per lettino, Nicole ancora in perfetto silenzio e come se non
esistessero, cominciò con Ricardo.
Nell’aria si
levavano un odore tenue e rilassante di incenso e note sommesse di una
qualche melodia orientale.
Senza nemmeno
chiedere se avesse subito qualche stiramento o fatto brutte cadute,
andò direttamente al massaggio rilassante sapendo perfettamente di cosa
il ragazzo avesse bisogno. Era sempre così, non chiedeva mai, faceva
subito ciò che serviva alla persona senza c’egli parlasse.
Questo era
parte del suo talento… indovinava sempre il tipo di massaggio.
Come cominciò a
passare le sue mani sottili, curate ed esperte sulla schiena oleata di
Ricardo, questi sospirò istintivamente e chiudendo gli occhi cominciò a
calmarsi come se avessero toccato un interruttore.
In realtà si
andava da Nicole prevalentemente per sciogliere o aggiustare qualche
parte del proprio corpo, era anche una sorta di fisioterapista, ma
talvolta i ragazzi avevano semplicemente bisogno di allentare la
tensione.
In poco tempo
tutta l’inquietudine che suscitava la donna dai lunghi capelli neri
legati in una treccia, fu dimenticata e quando Fabio lo vide nel
Nirvana, decise che era ora e che sotto le magiche mani della loro
massaggiatrice non si sarebbe nuovamente teso come una corda di
violino:
- Il mister è
preoccupato per te, non sa se ha fatto bene a metterti con Luis in
camera…
- Andò dritto al punto con la precisa intenzione di allargarsi
successivamente e sconfinare da quello che era il suo territorio di
competenza.
Ricardo che era
troppo estasiato per irrigidirsi e preoccuparsi delle sue parole,
sussurrò beato:
- In che senso?
- Già di norma non era molto sveglio, se poi ci si metteva il massaggio
si poteva immaginare il livello mentale che raggiungeva. Fabio cominciò
a chiedersi se la sua strategia fosse sbagliata, dopo tutto.
Poi si corresse
da solo: lui non dubitava mai di sé stesso!
- Non vorrebbe
che ti influenzasse negativamente. - Il discorso appariva più semplice
di quel che non avesse immaginato, ma sapeva che si sarebbe complicato
perché di sicuro l’altro non capiva ancora, troppo ottuso ed
ottenebrato dall’estasi del massaggio.
Infatti…
- E in che modo
potrebbe? - Fabio sbuffò alzando gli occhi al cielo, quindi si mise a
sedere sul lettino e lo guardò torvo ed impaziente: era davvero reale
uno così?
Quasi quasi
chiedeva a Nicole di fermarsi, ma poi la vide dalle cosce risalire sui
glutei ora spudoratamente liberi per esigenze ovvie e si morsicò la
lingua. Dopotutto, la fatica nel fargli capire le cose elementari stava
venendo ampiamente premiata con quella visione più che apprezzabile: il
didietro del dolce Riky non aveva niente da invidiare a quello di
qualunque altro calciatore, dunque non era difficile rimanere
ipnotizzati dalle mani veloci ed esperte di Nicole mentre si occupavano
di quella parte tonda e soda effettivamente invitante.
Fabio non aveva
quel tipo di tendenze però non si metteva confini, detestava le
classificazioni e avere dei limiti di qualunque tipo, quindi se proprio
bisognava definirlo, si poteva dire che fosse bisessuale. Specie in
virtù del fatto che aveva provato un paio di volte ad andare con altri
uomini e non gli aveva fatto schifo. Semplicemente apprezzava ciò che
gli piaceva e poteva spaziare in ogni genere, a seconda di come gli
girava.
Era Francesco
quello che teneva alla propria eterosessualità, non che avesse qualcosa
contro quelli dai gusti opposti, però era fatto così, più inquadrato di
quel che sembrasse!
Dopo un paio di
secondi passati a fissarlo, si riscosse e si riprese con un certo
fervore accentuato più per distrarsi dal sedere dell’amico che per
altro:
- Riky! Luis ti
tormenta perché vuole scoperti, è chiaro! Ma se tu lotti per resistere
e lui per farsi te, prima o poi uno dei due soccombe e il mister ha
paura che quello sia tu! Teme che nel caso tu ti consumi cercando di
scappare dalle sue malefiche grinfie, poi non giochi più bene! Sai, sei
il suo cucciolotto, non vuole che le tue prestazioni in campo ne
risentano per questa situazione strana e pesante con quella bestia! -
Spiegazione
chiara ed esauriente nonché specifica e dettagliata. Ricardo a quello
sgranò gli occhi e tornò ad essere un fascio di nervi che Nicole
prontamente si prodigò a sciogliere con abilità ammirevole.
Fabio proseguì
impietosito rendendosi conto di essere stato posseduto dalla brutalità
di Francesco:
- L’alternativa
è mettere Luis con Gabry… - All’udire quel nome le mani di Nicole
strinsero la presa in maniera eccessiva e il lamento di Riky non sfuggì
a Fabio a cui, acuto com’era, ormai gli appariva chiara tutta la
situazione. - Ma tutti speriamo che la tua dolcezza vinca sul
bruto e si dia una calmata. Però tu non devi subire la sua influenza
negativa… cioè se pensi di non farcela a stare con lui, per qualunque
motivo possibile ed immaginabile, devi dirmelo subito. - Ora tornò ad
apparire come un fratello maggiore premuroso e questo fece sorridere il
brasiliano che di nuovo rilassato e tranquillo, capendo finalmente
quale fosse il nodo della questione, decise di esprimere il risultato
delle sue tante ponderazioni di quei giorni difficili:
- E’
recuperabile, Luis… - Lo disse con la sua tipica semplicità disarmante
che fece sorridere di tenerezza Fabio. Riteneva che fosse tipico del
suo amico cercare il lato buono di tutti, persino uno che continuava a
dargli segnali contrastanti. La primissima impressione che Luis aveva
dato a Ricardo era stata buona, l’aveva reputato uno interessante. Poi
però l’aveva giudicato un pessimo elemento. Successivamente si era
ricreduto per poi andare in un’alternanza da capogiro: un giorno si
svegliava convinto di aver visto qualcosa di buono, un altro invece ne
era terrorizzato!
Fabio comunque
non lo interruppe e proseguì assorto e preso dall’argomento:
- E’ senz’altro
discutibile, come persona, ma non credo che nessuno possa essere
veramente così come lui appare. La gente non è così semplice. -
Il capitano con
una premura che metteva solo in certi rari casi e con certi pochi
eletti, disse:
- Penso che
l’abbia dedotto anche Veloso, ma non vuole che nel tentativo di
recuperarlo tu intanto ti stanchi troppo e ti consumi. È una persona
sfiancante e per nulla facile… so che non mollerai facilmente perché
hai lo spirito della crocerossina e il mister punta su quello, però se
ti senti troppo in difficoltà o hai problemi di ogni sorta vieni da me
che ci penso io. - E quello era il capitano a parlare, oltre che ad un
amico fraterno.
Ricardo era
arrivato da qualche anno e non lo conosceva da una vita come Francesco,
eppure era riuscito a farsi amare da tutti in pochissimi giorni. Era
una sorta di animaletto sacro che nessuno poteva toccare… per questo in
molti faticavano ad accettare il nuovo arrivato, perché a nessuno
piaceva come questi lo guardava.
Lui era Riky,
guai a chi lo rovinava!
Infatti Fabio e
José, volevano evitare proprio una rivolta all’interno della squadra.
La punta ormai
era arrivata, era parte del gruppo e che lo volessero o meno tutti si
sarebbero dovuti sforzare per farlo entrare e farlo amalgamare.
L’unità era
importante anche se si aveva a che fare con elementi insopportabili…
E poi, come
diceva il saggio Ricardo, nessuno era semplicemente stronzo e basta.
- Lo farò,
grazie. - Rispose la mascotte con una morbidezza che solo in lui era
appropriata: - Ma sono positivo. - Concluse sorridente e luminoso.
- Su questo non
avevo dubbi! - Rispose Fabio ghignando divertito e stendendosi per il
proprio turno di massaggi.
Riky era
decisamente una creatura unica e rara e non era solo il mister a
puntare su di lui per un qualche progetto particolare… bisognava vedere
chi però avrebbe vinto!
Parte II:
Missione numero due
/Rag
doll - Aerosmith/
Appartatosi
in un angolo deserto, si assicurò che non venisse nessuno e quando ne
fu certo sospirò con un’aria da funerale, dopo di che prese il
cellulare e selezionò il numero di Sofia.
“Ok…” Si disse
Fabio rassegnato: “sto
per fare la cosa più pericolosa della mia vita, ma la devo fare… la
squadra viene prima di tutto!” Poi ci pensò, si vide
Francesco scoprire di quella sua intromissione e immaginò la sua
reazione, quindi mise giù la comunicazione: “Col cazzo! Prima di tutto viene
la mia vita e la mia salute! Se mi becca quello mi ammazza davvero e
non è un modo di dire! Magari mi pesta a sangue senza staccarmi la
testa, ma poi mi lascia lì agonizzante… no, che si impicchi, Veloso! Se
vuole la chiama lui!”
Ma quando si
decise a lasciar perdere, il cellulare squillò e come evocata dai suoi
pensieri sul display apparve proprio il nome della ragazza.
- Ci siamo… il
destino ha scelto per me! - Alzò l’apparecchio ultimo modello ed
esclamò: - E morte sia! - Poi rispose: - Pronto, Sofi? -
- Fabio? Ho
visto che mi hai squillato, hai bisogno di me? - La voce allegra e
acuta della ragazza gli perforò i timpani. Forse urlava così perché
pensava che fosse sordo o magari perché doveva colmare tutti i
kilometri di distanza!
Allontanò il
telefonino dall’orecchio e con una smorfia disse:
- Sofi, tesoro,
ti sento, non serve che urli! - La familiarità fra loro c’era sempre
stata, da quando si erano conosciuti. Era una questione di
compatibilità caratteriale, si erano subito messi l’uno nelle grazie
dell’altro ed avevano approcci molto simili di interagire fra loro.
- No è che
penso sempre che questi aggeggi non funzionino! - Si giustificò lei
facendo ridere l’amico. - Ti servivo? È successo qualcosa? Francy ha
mutilato qualcuno? - Il che non sarebbe stato tanto pazzesco, visto
l’elemento…
Fabio continuò
a ridere e dopo il momento d’ilarità cercò di fare la persona seria per
trovare le parole giuste da dirle, non doveva fraintendere o capire
troppo bene, ma nemmeno troppo male… era complicato parlare con lei
perché era una creatura strana e riusciva a mettere nei guai tutti
anche se la situazione era semplicissima!
- Fermati! - Le
intimò con fermezza. Al che sentì dall’altra parte un tonfo sordo.
Fabio si preoccupò e allibito chiese: - Piccola, mica mi hai preso alla
lettera?! -
- Sì, perché?
Mi hai detto di fermarmi… ahia! - Si lamentò subito. Il giovane
allarmato si assicurò su cosa stesse facendo, visto che con lei
bisognava stare attenti anche a quello!
- Cosa… cosa
stai combinando? -
- Niente,
camminavo… ma mi hai detto di fermarmi e mi sono fermata! È che un tipo
che sembra un armadio mi è venuto addosso e mi ha fatto cadere! -
Fabio sgranò
gli occhi vedendosi la scena:
- Sofi,
l’armadio è ancora lì e ti sta ascoltando? - Come sapesse la risposta…
- Sì… e mi sta
anche guardando in modo strano. Ma cosa vuole? - Il ragazzo si batté la
mano sulla fronte, cominciava a sudare immaginandosi la sorella di
Francesco spappolata sul marciapiede con il telefono sulla sua linea.
Sarebbe stata la sua fine!
- Sofi, scusati
subito con lui e allontanati in fretta! -
- Ma perché, io
non ho fatto niente… - Si lamentò lei non capendo.
- Non importa,
fallo e basta! -
- Ma io… -
- FALLO! -
Ordinò in totale allarme sapendo che avrebbe avuto vita breve. Allora
sentì la ragazza scusarsi e affannarsi in una probabile corsa folle, al
che questa volta la immaginò inciampare e cadere di faccia… così si
affrettò a rallentarla: - Attenta che così cadi! -
Come lo disse
la sentì sospendere il fiato:
- Come sapevi
che stavo per cadere? - Chiese stupita.
Fabio rise
figurandosela di nuovo ferma in un angolo subito prima di un ostacolo
che le avrebbe fatto fare una facciata colossale. Era uno spasso,
quella creatura, e veniva da chiedersi se fosse vera.
Il bello era
che non lo faceva di proposito, lei era proprio così!
- Fabio? - Lo
chiamò preoccupata non capendo perché ridesse così tanto.
- Sofi, sei un
fenomeno! -
- Grazie -
Rispose allora contenta. - Ma perché? - Dopo due minuti abbondanti di
risa, Fabio sospirò e si decise a proseguire, cosa difficile visto che
lei ne sparava una ogni secondo e senza nemmeno farlo apposta.
- Allora…
volevo parlarti di una missione speciale che devo affidarti! - Si
chiese se dovesse fare il nome del mister ma probabilmente si sarebbe
sentita così al settimo cielo nel sapere che era lui ad affidargliela,
che l’avrebbe sbandierato ai quattro venti, fratello compreso!
- Una missione?
Tutta per me? Davvero? Fantastico! Lo farò, qualunque cosa sia! È per
la squadra? Dimmi! Dimmi! Dimmi! -
Fabio scosse la
testa sorridendo, quella ragazza lo divertiva troppo, fosse stato per
lui avrebbe passato tutto il tempo a parlare con lei!
- Si tratta di
tuo fratello… c’è una cosa che puoi fare per lui e lo puoi fare solo
tu, nessuno è meglio di te per questa cosa! -
- Dici sul
serio? Non hai paura che combini qualche danno? Sai, Francy dice
sempre… - La bloccò prima che il fiume di parole riprendesse:
- Sono certo
che lo farai benissimo! È facile, si tratta solo di chiamarlo prima
delle partite! -
- Eh?! - Chiese
esterrefatta… e lasciarla senza parole era davvero un evento nonché una
conquista!
- Sì, siccome
tu sei l’unica che ha influenza sul suo umore che come ben sai è
schifosamente lunatico, se tu prima di un incontro lo chiamassi per
caricarlo lui entrerebbe in campo con la luna dritta e giocherebbe
bene! Capisci? È una cosa che puoi fare solo tu! -
Prima doveva
assicurarsi che capisse la missione di base, poi sarebbe passato ai
dettagli.
Passarono dei
secondi durante i quali si chiese se fosse ancora viva oppure se ne
stesse per fare una delle sue.
- Sofi? Cos’è
che non capisci? - Chiese indulgente e paziente.
- Come faccio a
sapere quando devo chiamarlo? Non mi dice quando gioca… anche se dovrei
saperlo, visto che sono sua sorella… ma sai, io amo il calcio perché
lui lo pratica da quando è nato, ma non lo seguo… insomma, vengo a
vedere le partite più importanti, ma per chiamarlo sempre sempre devo
sapere tutti i suoi incontri ed io… - Fabio la interruppe di nuovo
prima che il fiume tornasse a straripare. La sua parlantina era
qualcosa di leggendario.
- Tranquilla,
ti passerò io il calendario dei nostri incontri. Ci sei? - Doveva
procedere per passi e sembrava stesse parlando con una bambina… eppure
con lei l’unica era quella!
- Sì! - Disse
entusiasta contenta di aver risolto anche quel problema.
- Bene, allora
c’è un’altra cosa che non devi assolutamente dimenticare! - Fece con
gravità. Quella era la parte più importante e se non l’avesse capita
tanto valeva scavarsi la tomba subito. Anche se avere a che fare con
lei significava tenersi comunque la bara sempre pronta!
- Dimmi, sono
tutt’orecchi! Mi piace sta cosa, mi sento come una 007! Posso avere un
nome in codice? -
- Bambola
psicotica ti piace? - Non ci aveva pensato molto, l’aveva solo detto
per riprendersi la sua attenzione, ma subito la sentì fare una serie di
gridolini colmi di gioia e capì di averci azzeccato col nome e sorrise
assurdamente contento, trovandosi a volerla vedere mentre saltellava
per il marciapiede sembrando una pazza.
- E’
fantastico! - Si chiese anche come potesse piacerle seriamente un
soprannome simile, ma tant’era che doveva sbrigarsi o il suo Fido
sarebbe venuto a vedere che fine aveva fatto!
- Allora,
piccola, mi ascolti? C’è l’ultima parte della missione che è
importante! - Finalmente Sofia tornò seria e attenta.
- Dimmi capo! -
Probabilmente si era messa la mano sulla fronte come nel saluto
militare.
- Francesco non
deve assolutamente per nessuna ragione al mondo sapere che te l’ho
chiesto io! Se viene a sapere che dietro alle chiamate che gli farai
per caricarlo prima delle partite, ci sono io, mi impicca con le mie
stesse budella e lo sai! -
La ragazza
parve davvero preoccupata davanti all’eventualità più possibile di
tutte, sapeva che non stava esagerando e con affidabilità rispose:
- Certo, certo…
lo capisco! Rischi grosso, altrimenti! È fissato con la sua vita
privata e soprattutto con me! - Al che Fabio si rese conto
che Sofia sembrava svampita -e magari il più delle volte lo era
davvero- ma in realtà capiva tutto!
Sospirò
sollevato di essere stato compreso e sperò che avesse tutto ben chiaro
veramente e che non fosse solo una finta.
- Anche se non
ho ben capito perché devo chiamarlo prima degli incontri e tirarlo su
di morale, lo farò lo stesso e ti garantisco la massima segretezza!
Farò finta che sia una mia idea! -
“Ecco, mi sembrava…”
Pensò Fabio ricevendo subito risposta al suo quesito!
Sospirò
grattandosi la nuca, la pazienza la stava esaurendo ma dopotutto la
parte più importante l’aveva capita e magari era anche meglio che il
resto le rimanesse all’oscuro.
Ci pensò ancora
un po’ mentre lei discorreva liberamente dei metodi che avrebbe usato,
così poi decise che avrebbe provato a darle fiducia.
- Perfetto, sei
la mia agente segreta preferita! Ti saluto, Bambola, torno alla base
prima che il nostro bersaglio si insospettisca! - Sofia rise e lo
salutò più allegra che mai.
Quando la
conversazione telefonica più assurda della sua vita ebbe fine, tirò un
sospiro di sollievo e prima ancora che se ne rendesse conto era lì a
sorridere divertito come un’idiota!
Bè, del resto
Sofia faceva questo effetto…
“Se
funziona davvero e Francy non lo viene a sapere sono la persona più
fortunata sulla faccia della Terra!”
Ma in fondo il
rischio valeva il risultato se fosse stato buono!
/Furious
- Ja Rule/
Non
fece nemmeno in tempo a sospirare per non essere stato scoperto a
telefonare a Sofia, che Davide, un compagno di squadra, corse a
chiamarlo tutto allarmato.
- Fammi
indovinare! - Disse con un tono volutamente melodrammatico: - Fran e
Luis? - Il ragazzo di qualche anno più giovane annuì con un certo
timore negli occhi… doveva essersi messo in mezzo nel tentativo di
sedare il litigio e per questo preso pesantemente ad insulti.
- Ma Gabry e
Riky che fanno? - Chiese mentre correva sperando che il mister non
venisse a sapere di quel nuovo tentativo di rissa.
- Gabry è
sparito e Riky sembra una pulce in mezzo a due colossi… nemmeno lo
vedono! -
Se la
immaginava la scena effettivamente… con Ricardo che saltellava a destra
e sinistra cercando di fermarli e loro due che nemmeno sentivano la sua
presenza, troppo presi dal prendersi a fantasiose offese.
- E gli altri
non possono aiutarlo? - Fece spazientito pensando che se non si erano
già uccisi era un miracolo.
- Ci ho provato
ma mi hanno quasi scaraventato dall’altra parte della stanza! -
Fabio sospirò.
- Sì, ti credo…
- Era vero, provarci era rischioso ma lasciarli fare lo era di più.
Due erano le
conseguenze:
1: si
ammazzavano e la squadra perdeva due membri importanti.
2: venivano
interrotti in tempo dal mister ma poi li ammazzava lui e quindi la
squadra perdeva lo stesso due membri importanti!
In ogni casi il
destino era lo stesso… a meno che lui, il povero sfigato capitano di
turno, non riuscisse a salvare in corner la situazione e fermarli in
tempo.
Cosa pensavano,
che avesse dei super poteri?
Spesso era
questo che si credeva dei capitani ma il più delle volte era un
sopravvalutare le sue magnifiche doti. Del resto era davvero l’unico in
grado di placare Francesco.
Quando giunse
nella sala relax dell’albergo a loro disposizione, dove i ragazzi si
riunivano fra una pausa e l’altra, vide una cupola di ragazzi che
attorniava i fenomeni del momento.
Si fece strada
pensando che invece di guardare potevano anche osare a fare qualcosa di
più utile, quando riuscì a vedere i due colossi di cui aveva parlato
prima Davide si stavano fronteggiando con le saette negli sguardi e con
in mezzo una pulce saltellante che aveva la faccia del povero Ricardo.
Con il broncio
più delizioso sulla faccia della Terra e lo sguardo corrucciato perché
non veniva calcolato dai due carro armati che litigavano concitati,
passava da uno all’altro dicendo di farla finita e di abbassare la
voce. Era un contrasto davvero unico: lui, l’angioletto buono e dolce
con quell’espressione contrariata e cupa. Quasi da fargli una foto!
Si prese del
tempo per memorizzare la scena che gli apparve tremendamente comica
nella sua gravità.
- Se hai le
palle girate sono cazzi tuoi, non devi rompere le palle agli altri! -
Stava ringhiando Francesco a pochi centimetri dal viso di Luis. Le
espressioni furenti e ravvicinate per sentirsi meglio, così minacciosi
non erano ancora stati, dall’inizio del ritiro.
- Non dirmi
cosa fare! Se voglio prendermela con te lo faccio perché sei un idiota
ed il mondo non perde niente! - Rispose con arroganza Luis senza il
minimo timore. Eppure la stazza di Francesco era consistente… fra tutti
era quello più muscolose e ben piazzato. Aveva un fisico allenato e
perfetto, la vita stretta, le spalle larghe, le braccia forti ed un
torace scolpito nella pietra… complessivamente faceva un certo effetto,
specie se ci si aggiungeva un’espressione rabbiosa come quella che
aveva ora.
- Se Riky non
te lo molla fattene una ragione e lascia in pace gli altri! - Ora la
situazione appariva più chiara che mai ma Fabio non fece in tempo a
dire ‘ecco qual è il problema’ che scattò prima di realizzarlo
seriamente.
Sentì un forte
campanello d’allarme all’uscita del suo amico e forse furono gli occhi
incredibilmente azzurri dello spagnolo o magari il suo viso che divenne
pericolosamente fulminante, ma afferrò le braccia di Luis in tempo,
appena prima che un pugno scattasse contro il viso di Francesco che
questa volta aveva avuto la lingua troppo lunga.
Bè, come sempre
in realtà.
Un giorno o
l’altro l’occhio nero non glielo avrebbe tolto nessuno!
Fabio,
dimostrando una certa forza non da poco, fermò il nuovo arrivato
girandolo completamente di peso dall’altra parte, quindi esordì con un
ordine fermo e repentino che non poterono ignorare:
- PIANTATELA! -
Seguito da un altro rivolto ai compagni di squadra che assistevano come
imbecilli senza fare nulla: - Cos’è, volete i pop corn? Portate via
quel deficiente! - Fece riferendosi a Francesco. Naturalmente fra i
due, questa volta, quello più arrabbiato pareva essere proprio Luis
poiché aveva un’evidente voglia di spaccare la faccia all’altro. Ergo
non l’avrebbe mollato fino a che non si sarebbe chiuso in una stanza
blindata con lui e, da soli, non avrebbero tirato fuori un ragno da
quel buco vuoto che era il suo cranio!
Girandosi
all’ultimo mentre trascinava via con decisione Luis, cercò Ricardo e lo
trovò in un angolo con gli occhi sbarrati, sconvolto e mortificato per
essere stato indirettamente la causa di un litigio fra compagni.
Quello l’aveva
capito, si disse Fabio non potendo fare a meno di ridacchiare.
Vedendo
comunque che qualcuno si occupava di portare via Francesco piuttosto
collaborativo, si disse che più tardi avrebbe pensato anche al povero
brasiliano in netta difficoltà in quella maledetta storia.
Che José ci
avesse visto giusto non era una novità, se l’era aspettato, lui ci
azzeccava sempre sulle sue previsioni, ma si seccò del fatto che avesse
scaricato a lui la patata bollente. Ovvero, dopo averlo avvertito gli
aveva anche implicitamente detto di pensarci lui a risolvere la dannata
situazione!
Poi avrebbe ben
parlato anche con quel diavolo di uomo!
Arrivato nei
bagni lo lasciò andare con un gesto stizzito e si chiuse a chiave. Lo
lasciò sfogarsi e prendere a calci il cestino sotto i lavandini e far
saltare anche il contenitore delle salviette per asciugarsi le mani.
Fabio l’osservò
appoggiato alla porta con le mani ai fianchi, respirava a fondo per
calmarsi e trovare il modo giusto di prenderlo ma guardarlo così
infuriato gli faceva venire il timore che dopo gli oggetti ci avrebbe
dato dentro con lui riducendolo ad un ammasso di carne e sangue.
Non che ne
avesse paura, ci voleva ben altro, però voleva evitare che il proprio
grazioso viso si ammaccasse con un brutto livido.
Attese paziente
che smettesse di dispensare calci e manate, quindi quando lo vide
rallentare si inserì.
- Non puoi
lasciare che ogni provocazione ti mandi fuori di testa così. - Esordì
con fermezza e al tempo stesso indulgente.
Non che avere a
che fare con lui fosse il suo massimo desiderio, ma visto che doveva
tanto valeva impegnarsi.
Luis smise di
buttare tutto all’aria e lo fissò dall’altra parte del bagno, peggio di
così non poteva guardarlo, era come se fosse colpevole di chissà quale
reato.
Fabio non
avrebbe mai pensato di doverlo fare, ma vedendo che non parlava, si
decise:
- Francesco
parla a vanvera, non devi dargli la soddisfazione di arrabbiarti per le
cagate che spara… - No, non si trattava di parlar male di Francesco ma
di quello che sapeva sarebbe arrivato subito dopo. Perché lo sapeva
perfettamente.
Luis grugnì
insofferente, poi diede un ultimo colpo al muro e finalmente rispose:
- Mi fa
incazzare perché ha ragione. - Era ovvio a cosa si riferisse ed ora, si
disse Fabio, arrivava proprio quel momento tremendo che potendo
scegliere avrebbe evitato come la peste. Ma se non l’avesse fatto
sarebbe stato peggio. Qualcuno doveva dirglielo.
- Ricardo ha la
sessualità di un bradipo… pensa che è ancora vergine! Non puoi
pretendere di fare con lui come fai con gli altri che di solito prendi
di mira… capisci? -
Parlare di
sentimenti con Luis equivaleva ad una tortura, ma alla fine la
questione era quella, così attese il conseguente secondo scoppio che
con enorme sorpresa si limitò ad un astioso: - E tu che cazzo ne sai di
quale sia il mio problema? -
Fabio non si
smontò pronto a ben peggio:
- L’avrei se me
ne parlassi. Io sto andando ad intuito, posso anche sbagliarmi… - Stava
di fatto mostrando una calma che non era da lui ma che di certo sapeva
usare quando serviva.
Luis allora
mise le mani sotto l’acqua corrente per provare a calmare i propri
bollenti spiriti, quindi sospirando ancora insofferente, disse:
- Non me ne
frega niente di quello… pensi che ne sia innamorato o qualcosa del
genere? Ti sbagli di grosso! - Però il sangue gli ribolliva ancora
nelle vene e lo scatto di prendere a pugni qualcosa tornò ben forte.
Perché doveva
sentirsi così?
Non riusciva
proprio a capire…
- E allora di
cosa si tratta? -
Luis si chiese
se potesse parlarne con lui, gli sembrava una cosa così stupida da
fargliene vergognare, ma poi le parole del secondo allenatore gli
tornarono in mente e si decise. Un modo per risolvere il suo profondo
fastidio doveva pur trovarlo, no?
- Sono una
persona fottutamente nervosa. È come se l’agitazione scorresse dentro
di me, non ho idea da cosa sia provocato ma ogni tanto ne accumulo così
tanto che ho bisogno di prendere a calci qualcuno… o di sfogarmi
fisicamente in qualche altro modo… - non aveva certo problemi a dire le
cose come stavano, ma riconosceva che era una motivazione pazzesca.
Fabio rimase
interdetto ma non dimostrò nell’espressione il suo scetticismo.
- Il tuo essere
stronzo è un modo per sfogare il tuo nervoso in eccesso? - Chiese per
fare maggiore chiarezza. Non sembrava incredulo, era un bravo attore se
voleva, si controllava egregiamente.
Il mugugno in
risposta gli fece capire che non avrebbe detto altro e che quello era
anche troppo.
Lo vide
buttarsi dell’acqua in viso e rilassarsi, per quanto fosse possibile.
Rimasero un po’
in silenzio e dopo un po’ Fabio riprese con semplicità:
- Devi trovare
la causa del tuo nervoso, ma immagino che questo tu lo sappia… -
- Buongiorno!
Certo che lo so! Ma come cazzo lo trovo se non ne ho idea? - Rispose
sgarbato, era quasi più forte di lui.
Il capitano non
se la prese, ormai lo conosceva.
- Pensavo che
puntassi a Riky perché ti piaceva, invece vuoi solo sfogare in modo più
sano il tuo famoso nervoso… - Asserì ad alta voce il proprio pensiero,
Luis lo guardò con sguardo affilato ma non si riaccese. Era proprio
così.
- E’ vergine?!
- Chiese ricordandosi poi di quello che gli aveva detto, cambiando
totalmente discorso.
Fabio ghignò:
- Sì! Lui è
anche religioso quindi è convinto di dover arrivare vergine al
matrimonio… puoi solo immaginarti se non è terrorizzato dai rapporti
omosessuali! - Questo ebbe il potere di far formare un mezzo sorriso
ironico sul viso felino dello spagnolo e come se dimenticasse del tutto
ciò che lo aveva appena fatto imbestialire, un’idea fin troppo chiara
gli si formò in mente. Fabio la capì al volo: - Può essere un buon
divertimento… e soprattutto sano! - Concluse tirando su il cestino e
sistemando le cose che aveva buttato all’aria. Luis rimase appoggiato
ai lavandini ad osservarlo assorto mentre nella mente gli si formavano
un paio di pensate poco pulite ma sicuramente interessanti e piacevoli.
Il sesso era
sempre stato un modo per sfogarsi senza far male a nessuno, però da
quando si era trasferito caricandosi di uno stress maggiore di quello
che solitamente aveva, non era riuscito ad andare con nessuno. Aveva
sperato di consumare in fretta con Ricardo visto che era l’unico
interessante ma magari avrebbe potuto trasformare quell’antistress in
una caccia divertente ed impegnativa.
Magari il
nervoso si sarebbe placato meglio, se si fosse messo seriamente a
‘lavorare’ sulla preda.
Non dissero
comunque più niente e senza approfondire nessuno degli argomenti
accennati e appena alzati, uscirono dal bagno più rilassati e distesi
che mai.
Su una cosa
doveva essere sincero, Luis.
Parlarne, anche
se non proprio per bene, era stato sicuramente d’aiuto.
Sorprendentemente!
Fu quella la
traduzione del suo sguardo stupito mentre fissava la schiena di Fabio.
“Ed
ora l’altro colosso!”
Pensò
scoraggiato Fabio realizzando che toccava a Francesco.
/Woo
hoo - Blur/
-
Sei un idiota! N on dovevi fermarlo! Almeno avrei avuto una buona scusa
per spaccargli la faccia! - Sbraitò Francesco appena lo vide entrare in
camera
dove era stato messo.
- E tu invece
sei intelligente, che litighi con quella specie di rottweiler! -
Rispose ironico Fabio senza il minimo timore per l’amico.
- Non mi fa
paura, mi sta sul cazzo e poi aveva cominciato lui trattandomi male
senza motivo! Io nemmeno lo cagavo! - La spiegazione esauriente gli
fece capire che a volte Francesco arrivava all’età di dieci anni…
- Fran, quanti
anni hai? - Chiese infatti ridacchiando. Con lui poteva liberamente
tirare fuori le sue vere reazioni senza preoccuparsi di mascherarle per
senso del dovere.
Era un tipo
ironico e divertito dal novanta percento di quello che succedeva, anche
dalle cose gravi e serie, quindi quando non rideva di qualcosa era
perché si tratteneva stoicamente ricordandosi del suo grado di
capitano.
Con lui non si
prendeva quella briga, tanto lo conosceva troppo bene…
Fabio e
Francesco erano le due colonne della squadra, il capitano ed il vice,
quelli che erano lì dall’inizio della loro carriera e che erano
cresciuti in quella squadra, insieme. Tutti gli altri erano arrivati
cammin facendo, loro c’erano sempre stati!
- Piantala che
se non eravamo in ritiro e davanti a tutti gli altri ci avresti
lasciato fare facendo il tifo per me! - Disse infatti scaricando
l’incazzatura e ghignando a sua volta.
- Ma siamo qua
e devo fare il capitano! - Concluse logicamente Fabio dandogli una
pacca amichevole sulla schiena.
- Comunque cosa
gli hai detto? - Chiese incuriosito l’amico.
Fabio si
strinse nelle spalle:
- Che Riky è
vergine e non può pretendere di fare con lui come fa di solito con gli
altri che vuole scoparsi! - Francesco rise.
- E lui? Ti ha
preso a calci? -
- No… ha detto
che non gliene importa di Riky… è che ha problemi a domare il suo
nervoso che sovrabbonda! Tutti questi suoi modi di fare rabbiosi ed
esagerati sono perché ha bisogno di sfogarsi. Ma non ha idea da che
cosa gli derivi questa irritazione! -
- Sarà caduto
quando era nella culla e gli si sarà spappolato il cervello! - Fu la
soluzione geniale di Francesco mentre usciva dalla camera per andare in
mensa a mangiare.
Fabio scotendo
la testa rise immaginando che la sua sparata sarebbe stata quella.
Era unico!
Certo, di
lavoro gliene dava non poco fra la storia di sua sorella e le litigate
con Luis, ma nessuno lo faceva ridere e rilassare come lui.
“Fortuna
che esiste!”
Pensò infatti
consapevole che anche se a volte voleva ucciderlo era comunque il suo
migliore amico e che alla fin fine non poteva fare a meno di quel
fenomeno.