XIV
Capitolo
I
minuti scorrono, una disperata eternità che sa
d’agonia,
l’agonia di sua madre, nel letto con un cancro al 4 stadio,
l’agonia di suo padre che raccoglie la propria anima per
poter
morire con lei.
Non
è giusto, no non è giusto ma adesso non ha senso
fermarsi a guardare.
La
vita va avanti e brucia, brucia gli ultimo istanti di sua madre e
piangere non serve.
E’
questo che si ripete Nikolas mentre con sguardo spento stringe a se
Charity aspettando.
Aspettando
che sia vita o morte.
Li
hanno chiamati dall’ospedale, sua madre era in crisi e forse
questa
era davvero l’ultima.
In
questi mesi era sempre stata un fantasma per lei, non l’aveva
quasi
mai vista, come se fosse morta il momento stesso in cui le avevano
diagnosticato il cancro.
Non
che non l’avesse vista di persona ma quei momenti erano
ancora più
terribili e adesso, adesso che c’era il rischio di non
vederla più
si rendeva conto di quanto effettivamente avesse sperato che guarisse
e che tutto tornasse come prima.
Pensiero
assurdo ma non poteva impedirsi di cullare quella speranza e piano
piano lasciarcisi avvolgere.
Cosa
sarebbe stata la sua vita adesso?
Ormai
non aveva più nessuno.
Nessuno
che la notte lo avrebbe consolato se faceva incubi o che lo avrebbe
capito e protetto con dolcezza, senza chiedere nulla, nessuno che lo
avrebbe amato con pazienza, di un amore puro ed incondizionato, che
travolge e salva… esisteva sulla faccia della terra qualcuno
in
grado di lenire il suo tormento? Ormai la morte aveva assassinato
ogni speranza, non si illudeva più, non aveva la forza per
farlo.
Il
silenzio mentre aspetta.
Sentono
scorrere il tempo come un pendolo disumano, ribellarsi o pregare,
poco importa.
Purchè
qualcuno risponda.
E’
il silenzio il meno tollerabile dei supplizi.
Temuto
anatema, il più terribile.
Si
sente come un bambino avido in un teatro, nell’imminenza che
il
sipario si alzi.
E
che sia vita o morte.
Ma
il suo terrore è che il palcoscenico sia vuoto e che non si
veda nulla, non si senta nulla.
Si
aspetterà ancora, si aspetterà sempre.
Pregare
un Dio, un Dio in cui non crede, ma di cui soffre l’assenza e
che
continua a cercare, gemendo.
E
questi pensieri assurdi nella testa, la voglia di Mikael addosso, non
gli ha detto nulla, sono due giorni che non si vedono ma
l’istante
più terribile è questo.
Il
medico esce e Charity sussulta , accanto a lei Fede le stringe la
mano.
In
un attimo riflette sul fatto che l’amico odia gli ospedali.
Scuote
la testa alzandosi, la mente sta sfuggendo, il sipario si è
alzato e lui ha il terrore di scoprire cosa c’è
dietro.
Vede
il medico aprire la bocca e per un istante non sente nulla come se
tutti i suoi sogni fossero stati assassinati.
Ma
il senso gli appare chiaro quando Charity abbraccia Fede
singhiozzando e i suoni riappaiono.
Sente
il dottore avvertirli che suo padre veglia il corpo di sua madre e
l’enorme ingiustizia di tutto ciò lo colpisce.
L’ingiustizia
del suo desiderio di avere suo padre accanto e la consapevolezza del
suo diritto di piangere la moglie.
Ma
non riesce ad essere ragionevole adesso, vuole suo padre.
Vuole
rivedere sua madre.
Vuole
che quel dolore enorme che gli soffoca il fiato in gola
scompaia… è
come se il suo cuore si stesse spezzando, l’anima annientata.
E’
quasi un dolore fisico.
E
in questa terribile agonia dell’essere che cammina, sospeso
in un
sarcofago d’aria e appeso ai fili del cielo, una marionetta.
Qualcosa.
Qualcosa
che lenisca il suo dolore, illusoria medicina, placebo
dell’anima.
Mikael.
Il
solo che, forse, può riuscire ad avere accanto,
per
condividere il dolore, per riversare in lui l’amore e la
sofferenza.
Per
cercare di vivere.
Lentamente
la neve scende a ricoprire tutto, come quando ti alzi e tutto
è
ghiacciato,
e
tutti gli alberi del mondo ghiacciati,
e
tutti i rami di tutti gli alberi del mondo ghiacciati.
Milioni
di aghi di ghiaccio che filano la coperta sotto cui poi si immerge
Nikolas , si appiccica ai capelli, gela il viso e penetra dentro.
Un
passo dopo l’altro con la mente vuota, cercando solo di
trovare la
strada giusta.
Non
ha nemmeno messo la giacca ma non sente nulla, il solo freddo che lo
gela è la mancanza di sua madre.
Ha
lasciato Charity in ospedale… ma non è sola,
c’è
Fede con lei.
E
ora lui ha bisogno di Mikael.
Strano
come la mente si appiglia a questi particolari stupidi per non
impazzire forse,
o
forse per riempire la mente di qualcosa di diverso
dell’agonia.
-
Sta nevicando…- mormora Mikael guardando fuori dalla
finestra della
sua camera i fiocchi che si posano lentamente sull’asfalto,
sciogliendosi appena passa una macchina.
Alza
gli occhi al cielo, è quasi bianco e si è alzato
il
vento che crea una leggera bufera, imbiancando tutti gli alberi e le
case, gelando il fiato dei passanti che si azzardano ad uscire con
quel tempo.
Si
stiracchia tutto alzando le braccia sopra la testa e allungando le
gambe sotto la scrivania… non ha nessuna voglia di studiare,
ma
proprio neanche mezza e questa per lui è una
novità.
Dopodomani
ha un compito in classe dannatamente importante e poi una serie di
interrogazioni impressionante, non vuole trovarsi impreparato ne
farsi abbassare la media eppure… eppure
c’è qualcosa che
gli impedisce di concentrarsi.
E
non deve nemmeno farsi troppe domande per capire che cosa
c’è
che non va… Nikolas.
Sono
due giorni che non lo vede e anche l’ultima volta era
… dire
stravolto non rende bene l’idea.
Il
suo corpo era con lui ma la sua mente altrove, in un luogo lontano,
immersa in chissà cosa che la stava straziando.
Avevano
passato tutto il pomeriggio e la sera abbracciati in camera sua, nel
suo letto, mentre lui non faceva domande e accettava che Niki
cercasse soltanto il suo calore, la sua vicinanza.
Sapeva
che quando fosse giunto il momento Nikolas ne avrebbe parlalo, quando
il dolore sarebbe diventato troppo grande… troppo immenso
per
poterlo contenere in un cuore così fragile.
Poi
più niente.
Due
giorni di silenzio assoluto, non uno squillo, non un
messaggio… e
la certezza che sta cercando di sopravvivere da solo.
Mentre
lui si preoccupa di un compito.
Di
una interrogazione.
Sospira
nervoso e si alza bruscamente in piedi per prendersi una birra.
Fa
cadere la sedia ma non se ne cura, la pressione è salita a
mille e lui si sente in gabbia come un leone.
Mille
volte in quei due giorni ha preso il cellulare in mano per chiamarlo
ma… alla fine ha sempre desistito.
Conosce
Niki, dev’essere lui a volerlo, altrimenti non serve a niente.
Appena
arriva in cucina però si ferma in mezzo alla stanza,
impietrito.
Una
corrente gelida lo avvolge, facendogli rizzare tutti i peli nel
corpo.
Si
precipita alla finestra e guarda fuori, frenetico…
“
Niki…”
mormora sconvolto… non è la prima volta che
succede e ormai
lo ha accettato come un dato di fatto.. loro due sono legati da un
doppio filo, un filo invisibile che gli fa condividere le stesse
emozioni, sentimenti come gioia, felicità o dolore.
Come
adesso.
Una
volta Nike gli disse che lui aveva un’energia incredibile
addosso.
A
volte era positiva, a volte negativa… ma comunque aveva una
forza
pazzesca e, se guidato nel modo giusto, avrebbe potuto fare cose
incredibili.
Sul
momento non aveva voluto indagare, non che non credesse a queste cose
ma, semplicemente, non aveva il tempo né la testa per
approfondirle.
Da
quando è innamorato di Nikolas però ci ha pensato
sempre più spesso… quella corrente strana che lo
porta via
ogni volta che Niki è in pericolo, ogni volta che soffre e
sta
male…
“
Cristo…
che cazzo posso fare… cosa faccio io adesso?
Che
mi serve sapere che sta male se non posso fare nulla per
aiutarlo?”
Urla
battendo i pugni contro la finestra e
all’improvviso… lo vede.
Vede
i capelli ormai bianchi incollati al viso, le mani affondate nelle
tasche dei pantaloni… completamente bagnato e ricoperto di
neve…
e senza giacca.
Lo
vede alzare la testa ed agganciare il suo sguardo a decine di metri
di distanza… e allora si precipita giù, divora le
scale e si
ritrova davanti a lui, a quegli occhi febbrili che bruciano e
sembrano divorarlo…lo abbraccia di slancio, facendogli
appoggiare
la testa sulla sua spalla e lo sente rilassarsi, afflosciarsi quasi e
ringrazia Dio… qualunque Dio che adesso lo sta ascoltando,
di
averglielo riportato.
Non
riesce a parlare, il fiato che si blocca in gola e la mente
completamente concentrata solo nel semplice esercizio del respiro.
Inspirare l’aria, trattenerla nei polmoni fino a quando
questi gli
bruciano e poi espirarla. Sente il calore del copro di Mika e
sospira piano, ma anche quel piccolo gesto lo strappa a se stesso, il
cuore e la mente cercano di riprendere il controllo e lui mormora
piano “non voglio…” sa che Mikael nn
potrà capirlo così,
sa che dovrebbe parlare, dire qualcosa ma non ce la fa.
Semplicemente. Potrebbe andare in pezzi se solo ci provasse. Eppure
adesso l’unico luogo in cui ha ancora senso la sua esistenza
è
fra le sue braccia.
Mikael
lo trascina quasi verso il suo appartamento, non gli è mai
sembrato così fragile come in questo momento, neanche quando
è
stato picchiato da quei bastardi .
Apre
la porta con fatica, senza lasciarlo un solo attimo per paura che
possa cadere, scivolare a terra e lasciarsi andare senza più
forze ne volontà.
La
chiude con un calcio e lo porta nella sua camera e mentre cerca di
spogliarlo per togliergli i vestiti fradici ripensa a una scena
simile,
qualche
settimana fa, quando è comparso davanti al suo appartamento
ed è quasi svenuto fra le sue braccia… non gli ha
mai detto
il perché ne lui ha chiesto spigazioni e non lo
farà
neanche questa volta, anche se la disperazione che respira con ogni
poro della sua pelle gli sta stringendo il cuore in una morsa
dolorosa.
E
in un attimo, quasi Niki avesse raccolto tutte le sue forze per
alzarsi sui gomiti, e afferrandogli il viso fra le mani sussurrare
“fa l’amore con me” , si interrompe
concentrandosi solo su di
lui, solo sulla sua anima “fallo piano, con
dolcezza” con gli
occhi verdi che bruciano nel viso pallido.
Il
sospiro di Mikael si alza nell’aria tiepida della stanza
mentre con
le labbra bacia ogni centimetro di quella pelle gelida, ancora
bagnata.
Le
mani si posano, delicate e dolci, sui fianchi mentre afferra tra i
denti un capezzolo mordicchiandolo teneramente per poi succhiarlo
senza fretta, scaldando lentamente quel corpo meraviglioso steso
sotto di lui che si inarca piano in risposta a quella deliziosa
tortura.
“Ancora
Mika… ancora”
e
la voce si incrina in un singhiozzo quando sente la bocca del suo
meraviglioso amante chiudersi sulla sua virilità pulsante
per
assaggiarla piano, delicatamente… ma a fondo.
Lo
sente succhiare con foga sempre maggiore mentre ogni ragione e
pensiero si annullano nella bocca di Mikael.
Stringe
con forza il lenzuolo sotto di se,
mentre
inarca la schiena si sente sciogliere in quella bocca calda e
vellutata.
Si
alza quasi dal materasso per poi lasciarsi ricadere senza fiato e con
le lacrime agli occhi.
Mikael
alza la testa e lo guarda, risalendo piano lungo quel corpo
così
meravigliosamente suo fino a raggiungere la bocca che bacia con
avidità, con dolcezza.
E
Nikolas si sente liquefare sotto le sue carezze, sotto quelle dita
che lo stanno penetrando piano portandolo sull’orlo della
follia…
una follia bramata e cercata… un oblio totale dove annegare
tutto
il suo dolore e la sua disperazione.
Adesso
vuole tutto.
Vuole
sentirlo dentro di se e diventare un tutt’uno con lui,
appartenergli completamente consapevole che soltanto tra le sue
braccia lui potrà ritornare lentamente alla vita.
E
quando finalmente questo accade si aggrappa alle sue spalle gridando
con tutta la sua voce, implorandolo di andare più forte,
più
a fondo… ancora di più.
Fino
all’oblio finale.
Fino
a rompersi in minuscoli frammenti lanciati a folle velocità
nello spazio intorno a loro.
Soltanto
con lui.
I
respiri si calmano lentamente mentre fuori la neve cessa di cadere
lasciando un paesaggio da fiaba, dove i rami spogli si piegano quasi
e il mondo cerca di riprendere la sua corsa con fatica, senza
però
farsi fermare da quella distesa bianca ingannevolmente dolce.
Ed
è quello che cercano di fare i due ragazzi abbracciati nel
piccolo letto di Mikael, le gambe strettamente allacciate, i visi
vicini così come le loro anime.
Una
voce però si alza nell’anima di Mikael, una voce
che lui
cerca di ignorare ma che cresce sempre più, testarda,
tenace…
irriducibile, si volta a guardarlo, il viso perfetto appoggiato sulla
sua spalla, i capelli neri che gli accarezzano il collo…Dio
quanto
lo ama…e invece di dirglielo la sua voce lo stupisce di
nuovo,
ancora una volta: “ Perché?… che cosa
ti ha spezzato,
amore mio?”
Sospira
piano, i pensieri che tornano prepotenti a farsi sentire, a
pretendere udienza. “mia madre è morta”
sussurra, le
parole…dove sono? Perché le ha perse
così? Nasconde
il viso nel suo collo e sente una marea crescergli dentro,
inarrestabile, violenta. Non ha mai pianto per nessuno. Nemmeno
quando gli hanno detto che sua madre era malata. E adesso queste
lacrime assurde scendono piano, senza fare alcun rumore, solo
bruciano gli occhi e la pelle di Mika. “era malata da
tempo”
E
così tutto acquista un senso… lentamente, nella
mente di
Mikael, i tasselli di un puzzle infinito ritornano tutti al loro
posto come per magia.
L’appartamento
sempre vuoto, le sue assurde crisi, i suoi silenzi… e quel
dolore
sempre latente che cresceva sotto la sua pelle, nella sua anima.
“L’ho
sentito”
Nikolas
si volta a guardarlo, stupito mentre Mikael riprende a parlare, senza
mai staccare gli occhi da quel viso stravolto dal dolore, un dolore
però assurdamente composto… non grida, non
impreca, non
urla, soltanto… piange.
Semplicemente
perle perfette solcano quel viso bianco come la cera:
“
Poco
prima che tu comparissi qui sotto io ho sentito la tua disperazione,
il tuo dolore ma… non sapevo che fare, non sapevo nemmeno
dov’eri!
Adesso
si, adesso lo so che cosa è successo e so che cosa
fare.”
Avvicina
le labbra alla sua pelle e beve le sue lacrime, asciugandole
dolcemente mentre mormora “ adesso lo
so…”
Si
sente per un attimo scomporre e poi tutti i pezzettini di se
viaggiare nello spazio, non stà bene, non si sente meglio ma
in un certo senso sa che Mika è l’unica persona
che potrà
fare qualcosa per lui. Che potrà ridargli la sua anima.
“cosa?” sussurra lasciando che il suo calore lo
sommerga e lo
avvolga di nuovo.
“Amarti”
e
mentre si stende di nuovo su di lui le può vedere, le loro
anime, allacciate strette proprio come due amanti.
Proprio
come loro.