Fiore Nell'Acqua
IV CAPITOLO
Quella
notte Mikael lo sogna.
Sono
in quella piccola radura, seduti sul cofano della macchina e guardano
il panorama, parlando.
Quando
Nikolas alza il viso per baciargli la guancia lui, invece di stringerlo
a se per poi alzarsi in piedi ed allontanarsi da quelle labbra troppo
vicine alle sue gli afferra il viso fra le mani e affonda in quella
bocca umida, vellutata, mentre lo fa stendere sotto di se inchiodandolo
con il suo peso.
Il
freddo della notte non riesce a fermarli… lo prende li, su
quella macchina, sotto le stelle… si sveglia nel momento
dell’orgasmo, gridando dal piacere, con le mani completamente
bagnate… è venuto come un ragazzino al suo primo
sogno erotico.
Ed
è proprio così che si sente.
La
mattina dopo, immerso nella vasca ricolma di acqua calda ripensa al
sogno e geme, insoddisfatto.
Perché
si è allontanato da lui in quel modo?
Perché
lo ha fatto andare via?
Non
lo sa… o meglio si… stava per cedere, altro che
assaggio di lui, ancora un attimo e facevano l’amore e allora
si che era a posto.
I
suoi paletti così perfettamente piantati stavano per essere
sradicati uno ad uno.
Da
un ragazzo bellissimo che ha il potere di farlo sentire molle come
gelatina.
Con
un semplice sguardo.
"
Semplice" pensa mentre passa lentamente la spugna sul
torace… "Niki non ha nulla di semplice, è
sensualità allo stato puro quel ragazzo" continua ad
accarezzarsi con la spugna colma di schiuma, massaggiandosi
delicatamente, la voce roca di Ligabue che gli penetra nella mente.
"
E’ una cosa puramente fisica" cerca di convincersi con forza,
negandosi la tenerezza infinita della scorsa notte quando lo stringeva
fra le braccia, mentre parlava dei suoi sogni, del suo futuro..
"E’
più eccitante di qualsiasi ragazza io abbia mai
conosciuto…" e intanto la spugna ha raggiunto il ventre, i
fianchi e scivola giù fino all’inguine,
tormentandolo lentamente,
"Quella
lingua sulle mie dita mi ha fatto sciogliere
…
lo voglio così tanto da star male…"
si
ripete con forza che non c’è altro, non deve
accelerare le cose con lui per questo… non
ancora… e intanto la mano prende il posto della spugna
accarezzando, imponendosi un ritmo sempre più
veloce… "la sua bocca, le sue mani, il calore della sua
pelle… Dio… se soltanto fosse qui con
me…"
accelera
i suoi movimenti convulsamente, eccitato all’inverosimile,
immaginando che sia la mano di Nikolas e non la sua che gli sta dando
quel piacere così grande… "Niki… si
così…NIKI" e la sua mente urla quel nome con
forza, mentre i denti affondano nel labbro inferiore per impedirsi di
gridare.
Viene
con liberazione… quasi con gratitudine, sentendosi
più confuso che mai.
"
Due volte in poche ore… pensando al corpo meravigliosamente
caldo di un ragazzo che è diventato la mia
ossessione… Dio che follia, che assurda follia."
E
quello stato di grazia mescolato con momenti di autentico panico
continua fino a martedì… è riuscito a
non fargli nemmeno uno squillo…. Anche se non ha potuto fare
a meno di sognarlo ogni notte.
Questo
non gli ha impedito di prendere nove in Italiano e otto in
matematica… di giorno il suo ferreo autocontrollo funziona
meravigliosamente, è col buio che cominciano i guai.
Come
sabato sera la prima che vede è Charity.
Martedì
alle due e mezza in punto è appoggiato alla porta della
palestra e sta guardando con apparente indifferenza i ragazzi e le
ragazze che arrivano un po’ alla volta per il secondo
appuntamento con il corso di teatro.
Nota
quella chioma scura lunghissima anche a distanza, la sua voce poi
è inconfondibile perfino da li.
Qualche
passo più indietro c’è lui…
gli occhiali da sole che coprono quegli occhi stupendi, una leggera
giacca a vento aperta lascia intravedere una maglia bianca che cade
morbidamente su dei pantaloni color ghiaccio… bellissimo.
Non
può fare a meno di pensare che forse si è vestito
così per lui… e una miriade di farfalle si alza
in volo nel suo stomaco.
Come
sempre scollega il cervello, incurante di tutti gli altri si avvicina
ai due fratelli ignorando completamente Charity, allunga un braccio
verso il suo viso e gli toglie gli occhiali da sole.
-
Non farlo mai più… è un delitto
nascondere due occhi come questi…-
dice
a voce abbastanza alta da essere udita da tutte le sue fan
che
ammutoliscono immediatamente, lanciando occhiate assassine a Nikolas il
quale, perso negli occhi d’inchiostro di Mikael, neanche le
nota.
Perso
nei suoi occhi,
e
nella linea decisa della mascella,
nella
bocca morbida,
nella
sua forza,
nel
suo cuore,
nella
sua anima.
Perso
in lui.
-
Gli occhi sono suoi e lui ci fa quel cavolo che gli pare!-
Charity.
-
Carità stai zitta:-
Quanto
basta per decretare la sua condanna a morte, dopo due respironi
profondi per prendere fiato strilla:
-
FINISCILA! NON MI IMPORTA SE SEI SESSUALMENTE FRUSTRATO… IO
HO UN NOME! E NESSUNO MI DiCE COSA DEVO FARE SE NON VUOLE MORIRE FRA
ATROCI TORMENTI !-
Si
blocca di colpo( " ma non respira mai? " ) guardando Nikolas e
passandosi una mano sulla bocca, muore fra atroci tormenti, Dio che
stupida era stata!
Per
un attimo vede lo sguardo di Niki incupirsi e la sofferenza che vi
scorge è insostenibile, perfino per lei.
Il
ragazzo non apre bocca, soltanto chiude un attimo gli occhi stringendo
i pugni, / li chiude anche se il ricordo di quel dolore resta nella
loro mente, la perfora, più forte di un urlo, più
forte di qualsiasi altra cosa.
E
per tutta la vita, chiudendo gli occhi potranno rivederlo, quello
sguardo ricolmo di sentimenti ed emozioni così strazianti da
non riuscire a sopportarlo /
Poi
entra nella palestra dove provano sparendo negli spogliatoi.
-
Merda!- sbotta Char – perché deve essere
così dannatamente sensibile a tutto!-
Senza
rendersi conto che Mikael è li. Gli occhi e le orecchie bene
aperte per non lasciarsi sfuggire nulla, non uno sguardo, non una
parola, non una sfumatura… soprattutto le sfumature.
La
ragazza gli lancia uno sguardo stile " non chiedermi nulla o ti ammazzo
" poi segue il fratello, i capelli neri che paiono una cascata di acqua
scura che l’avvolge, giocando col suo corpo.
Sembra
che qualcuno gli abbia staccato la spina.
I
capelli scuri che gli coprono completamente il volto,
il
corpo quasi ripiegato su se stesso,
e
la mente che sfugge.
Da
li, dal mondo, da sua madre, da Mikael, dai problemi.
Si
è vestito così solo per lui.
Sa
che sta sbagliando a comportarsi in quel modo, a chiudersi in se, a
prendere ogni parola, ogni riferimento come una stilettata, lo sa ma le
parole della sorella sono state come una doccia fredda, un brusco
ritorno alla realtà.
Per
un attimo Mika gli aveva fatto dimenticare tutto, ma non poteva durare.
Il
suo cuore era fragile.
E
per tenerlo assieme è necessaria tutta la forza possibile.
La
voce di Irene penetra nel suo nulla, lacerandolo, infangandolo,
-
adesso cominciamo con la camminata, state fermi, immobili, senza
pensare a nulla, posizione neutra.-
e
il corpo che agogna l’immobilità, creando una
bolla di niente, i pensieri sfilano via, come i cocci di un mondo fatto
a pezzi, perennemente in fuga, sminuzzato in migliaia di immagini
lunghe un istante, strappato via da una forza invisibile, lo sguardo
vacuo e le spalle sconfitte.
-
Ecco -
un
sussurro nel silenzio
-
adesso continuate a camminare, piano, immaginate la forza della vostra
camminata da 0 a 100.
Voi
ora siete a 0, dovete arrivare a cento, ma lentamente. Lentamente.
Occupate
tutta la stanza, ogni spazio e soprattutto…-
…
il silenzio
Come
un vaso di cristallo.
Che
colore ha il cristallo?
Tutti
o nessuno?
-…
muovetevi insieme, contemporaneamente. Non guardatevi, con lo sguardo
tracciate il percorso che volete fare e lasciate che il corpo lo segua.-
Sente
gli altri, la loro energia, la loro potenza come un qualcosa di
palpabile eppure segreto.
Un
segreto dolcissimo.
Piano
cominciano a muoversi, devono ripartire una decina di volte ma alla
fine ce la fanno.
Alla
fine si sentono tutti.
E
mentre aumentano progressivamente la velocità giunge
nuovamente la voce di Irene
-
Adesso guardatevi negli occhi. Guardatevi e poi abbracciatavi o
accarezzatevi, o semplicemente sorridetevi.-
E
il mondo prende nuovamente forma.
Gli
occhi di Charity, come un bosco in estate, e la sua carezza gentile
sulla guancia " ti voglio bene " ha detto il suo sguardo.
L’abbraccio
dei suoi compagni, breve fuggevole calore.
Poi
Mikael.
Il
suo sguardo bruciante, nero come la notte e le sue braccia accoglienti,
preme il viso contro il suo collo, lasciandosi andare, come una bambola
di pezza.
Gli
occhi verdi di sua madre, prima intensi come i suoi, ora acquosi e
stanchi.
Lo
stringe convulsamente, ha bisogno del suo calore, ha bisogno di vita,
sente le mani percorrergli la schiena e rabbrividisce involontariamente.
La
voce stizzita di suo padre, i suoi silenzi.
Infila
le mani nei capelli di Mikael, accarezzando la nuca e giocando con i
ciuffi che sporgono disordinatamente da tutte le parti, ne ha un
bisogno così grande, di qualcuno che lo stringa e che gli
faccia dimenticare tutto, di un corpo e di un’anima amata che
abbracciandolo gli dica che va tutto bene anche se non e vero. Anche se
si sente spezzare.
Anche.
Ne
ha bisogno.
Ha
bisogno di Mikael.
Lentamente
si staccano, ma non si perdono di vista un attimo, il corpo pieno di
lui e la mente che finalmente ha ritrovato un po’ di pace.
Appena
escono la sera li avvolge, col suo fresco profumo, i suoi suoni
ovattai, le strade e sulle strade macchine come ferite che infrangono
il grigiore dell’asfalto.
Charity
sta parlando con una sua amica, mentre Mika e Niki restano indietro.
-
Come stai?-
il
tono preoccupato di Mikael…Nikolas scuote la testa, come
spiegargli? Come glielo dici, a un ragazzo così, che si
sente in mezzo a una tempesta, con brevi momenti di calma e altri in
cui le onde lo sconquassano?
Che
la sua famiglia sta andando a pezzi e se lui prova a stringere le mani
per trattenerli… non può fare altro che ferirsi?
Che
non vuole stare solo?
Che
sono due settimane che non vede sua madre e che gli manca da morire,
che è una settimana che non vede suo padre ma è
come se non lo vedesse da un anno, da quando sua mamma si è
ammalata, che quando Char ha parlato di morte la parola gli ha
ricordato, senza possibilità di scampo o appello, la fine
inesorabile a cui va incontro sua madre?
Tutto
questo e molto altro ancora.
Così
poi dici qualcosa ma è una miseria.
-
Non voglio perdere i miei genitori -
e
Mikael sa che non dirà niente altro perché le
emozioni provate da Niki sono troppo sconvolgenti per non scoppiare a
pingere nel momento in cui provi a dirle.
E
in fondo lo capisce perfettamente.
Lui,
che i suoi li ha già persi.
-
Tu come stai?- la voce di Niki, bassa e segreta, va a scavargli dentro,
-
male- il tono secco,
-
come mai?- gli scava dentro aprendo porte che lui pensava ormai chiuse,
che non voleva riaprire.
Non
può fare a meno di rispondere – problemi miei
–
Si
pente immediatamente di quello che ha detto e soprattutto del tono
duro, se ne pente appena vede lo sguardo di Niki incupirsi e le sue
spalle abbassarsi
-
scusami piccolo, ma questo non è il momento o il luogo
adatto per parlare di me.
Nikolas
china la testa, deluso, e Mikael non riesce a sopportarlo.
Si
ferma improvvisamente afferrandolo per le spalle.
Appena
ce l’ha davanti lo guarda negli occhi e nel vedere tutta
quella sofferenza sente un tuffo al cuore.
Vorrebbe
essere capace di cancellarla con un gesto soltanto.
E
vedere di nuovo il sorriso in quei laghi meravigliosi.
O
la passione.
-
Non ora Niki… sarò anche un bastardo insensibile
ma non posso parlarti di me qui, in mezzo alla strada, tra tutta questa
gente.-
Nikolas
capisce… capisce benissimo ma il tono secco usato prima gli
aveva fatto così male… come una porta sbattuta in
faccia un secondo dopo che eri riuscito ad aprirla.
Fa
cenno di si con la testa, non si fida della sua voce, potrebbe
commettere una pazzia e spezzarsi da un momento all’altro,
scoppiando a piangere come un bambino.
Ma
Mikael sembra capirlo, lo scruta in silenzio ancora un attimo, fermi
sul marciapiede con la gente che li sfiora, indifferenti a tutto
ciò che non sono loro due.
Poi
la voce bassa di Mikael si alza tra loro e sembra una carezza:
-
Domani vieni a pranzo con me.
Andiamo
al castello, devo disegnare e quel luogo è la mia fonte
d’ispirazione…-
Alza
la mano dalla sua spalla e gli sfiora una guancia in un tocco
così dolce da farlo sciogliere.
Appoggia
il viso in quelle dita delicate e morbide… dita
d’artista.
-
Va bene…- Mika sorride piano in risposta, un sorriso pigro,
irresistibile.
-
Lo sai che non riesco a dirti di no…-
e
Mikael sa. Oltre ogni logico pensiero, che è così
anche per lui.
13.10,
suona la campana dell’istituto d’arte e i ragazzi
si riversano nei corridoi con sollievo, facendo più
confusione possibile.
Anche
Nikolas esce insieme agli altri, lo zaino in spalla e
un’espressione quasi felice negli occhi.
Per
la prima volta in quell’ultimo anno non esce per ultimo con
il desiderio di andare ovunque fuorché a casa sua.
In
quella casa fredda. Vuota.
Adesso
c’è qualcuno che lo aspetta e nemmeno lo
scetticismo di sua sorella è servito a smorzare il suo
entusiasmo.
La
sua eccitazione.
Mikael
lo vede immediatamente e tutte quelle ore passate a chiedersi se fa
bene a confidarsi con lui spariscono immediatamente, sostituite da
un’eccitazione che sale sempre più mentre nota
come gli sta bene quella camicia nera, risalta sulla sua pelle bianca
facendolo sembrare irresistibile ai suoi occhi.
E
non solo ai suoi… parecchie teste si voltano al suo
passaggio… non necessariamente femminili.
E
lui si riscopre infastidito.
Non
si ferma ad analizzarsi, è stufo di cercare un motivo al suo
comportamento, ai suoi pensieri.
Si
concederà questo pomeriggio con Nikolas.
E
al diavolo la sua mente contorta.
Al
resto penserà dopo.
Si
fermano in un bar per comperare dei panini e due birre, appena giunti
sul piazzale del castello si siedono sul muretto, lo sguardo rivolto al
panorama stupendo che si offre ai loro occhi.
Nikolas
si dimentica di mangiare e se ne sta li, con gli occhi spalancati e un
sorriso luminoso sul viso.
I
colori.
Il
verde degli alberi, il rosso e il marrone dei tetti, il bianco, il
beige, il giallo delle case, le macchine… macchie colorate
che sfrecciano, si infilano, si fermano negli ingorghi, in coda ai
semafori.
Le
aiuole multicolori, la gente che cammina sui marciapiedi.
E
poi Piazza 1° Maggio, il Santuario sepolto dal verde, il Duomo,
Piazza Libertà con la Loggia.
E
i viali alberati che portano in periferia.
Le
colline e infine le montagne che la circondano, proteggendola.
-
E’ stupendo-
mormora
Nikolas incantato.
-
Non ci crederai ma sono almeno 10 anni che non salgo qua sopra.
Sapevo
che il panorama è bello ma non mi sono mai preso il tempo
necessario per venire fin qui e guardarlo.
Guardarlo
veramente.-
Mikael
sorride di rimando ma non risponde.
Non
è necessario.
Anche
a lui è capitata la stessa cosa.
Dividono
una delle due birre e poi si mettono a disegnare, ognuno dei due
assorto sul proprio block notes, uniti da un silenzio complice,
discreto, fatto dai movimenti leggeri delle matite sui fogli, della
gente che passa accanto a loro, troppo poca perché possa
disturbarli.
Dal
rumore del vento fra gli alberi e dei loro respiri vicini, calmi.
Mikael
non si è mai sentito così sereno e in pace con se
stesso come in questo momento, qui con un ragazzo dagli occhi profondi
come il mare, dalle mani leggere come ali di una farfalla, dal cuore
grande come il mondo intero.
Nikolas
non gli chiede niente, forse oggi gli parlerà, forse no,
a
questo punto non importa.
A
questo punto non gli importa più.
Sta
così bene con lui in questo momento che se il mondo finisse
adesso non avrebbe nessun rimpianto.
Nemmeno
uno.
Alza
un attimo gli occhi e lo guarda…"bè…
forse uno si…" pensa con desiderio guardandogli la bocca.
-A
casa mia riesco a studiare perfettamente ma non
c’è verso di disegnare.
Mia
madre fa sparire ogni ispirazione dalla mia mente.
Mi
prosciuga completamente.-
La
sua voce è tranquilla e pacata, come se parlasse del tempo.
Ma Nikolas sa quanto gli costi tirare fuori i suoi problemi, parlarne a
voce alta… così diventano reali, veri…
come dei mostri pronti a divorarti.
-
Sei anni fa ho scoperto che mio padre l’ha tradita.
Una
maledetta avventura durata poche settimane… da quella volta
mia madre ha condannato tutti noi all’inferno.
Non
ha mai dimenticato.
Non
riuscirà mai a dimenticare.
E
riversa fiumi di rancore e di odio su mio padre che subisce in silenzio.
Senza
aprire bocca.
Senza
difendersi.
Cosa
che la fa andare ancora di più in bestia.-
Alza
la testa e lo guarda, gli occhi di Nikolas non lo lasciano un istante,
enormi nel viso pallido, attenti come non mai a cogliere anche quello
che non dice.
-
all’inizio avrei voluto ucciderlo con le mie mani.
Ha
tradito mia madre.
MIA
MADRE.
Lei,
con i suoi silenzi, i suoi capelli lunghi e i vestiti col pizzo.
Sembrava
una bambolina, sempre dolce, comprensiva, bellissima.-
La
mente si perde in un ricordo lontano.
Scava
nei suoi ricordi cercando il volto caro di colei che cullava i suoi
sogni e ascoltava le sue paure.
-
Ma poi… poi tutta la sua dolcezza è sparita.
Inghiottita
da un mostro chiamato gelosia.
Che
ha divorato il suo cuore colmandolo di un odio senza fine.
Non
guarda più nemmeno i suoi due figli.
Per
lei noi non esistiamo più, ci sono soltanto loro due.
E
tutto il resto sparisce.
Economicamente
mi danno tutto.
Perfino
la macchina per uscire quando ne ho voglia.
Per
il resto io e Stephan non esistiamo.
E’
come se non ci fossimo.-
E
all’improvviso il suo sguardo si fa duro, così
come la sua voce.
-
Adesso non riesco più a guardarla in faccia… non
doveva ridurre così mio padre, calpestandogli la sua
dignità, il suo amor proprio.
Non
gli permette di andar via, vuole ricordargli sempre, ogni giorno della
sua vita il suo tradimento.
E
lui non si ribella. Ingoia tutto e rimane.-
Alza
il viso per guardare il cielo, è così azzurro e
limpido da sembrare preso di peso da una cartolina.
Non
credeva di riuscirci… non pensava veramente di riuscire a
dirgli tutto… tutta l’amarezza, il dolore e
l’angoscia che gli graffiano l’anima giorno dopo
giorno.
Volta
la testa verso Nikolas, ha gli occhi lucidi ma non apre bocca, non gli
dà consigli non richiesti né gli offre
pietà a buon mercato.
Si
è semplicemente commosso.
In
silenzio.
Senza
dire una sola parola.
-
Dammi quella birra va… non ho mai parlato così
tanto in vita mia… ci volevi tu per sciogliermi in questo
modo-
ed
è ricompensato dal suo sorriso dolcissimo.
Apre
la lattina e beve alcuni sorsi con avidità, la testa
all’indietro e la gola irresistibilmente scoperta.
Quando
porge quel che resta della birra a Nikolas scopre i suoi occhi profondi
che lo stanno guardando, non più lucidi e
commossi… oh no… sono così grandi e
pieni di passione… di desiderio… Niki afferra la
lattina e se la porta alle labbra, sempre senza smettere di fissarlo fa
scivolare il liquido amaro lungo la gola.
Alcune
gocce scivolano dalle sue labbra sul mento e Mikael le guarda
affascinato.
Allunga
una mano e, con il dito le segue per portarsele poi alla bocca.
Gli
toglie la lattina con i sensi sconvolti da quello che sta per fare,
passa le dita sulle sue labbra come per raccogliere tutta la birra
rimasta e se la porta di nuovo alla bocca, succhiandole.
Nikolas
rimane immobile, il cuore che batte nel petto così forte da
fargli male.
Smette
quasi di respirare, fino a quando Mikael sostituisce le dita con la sua
bocca.
Allora
il suo cervello riprende a funzionare e, con un gemito schiude le
labbra per lasciare libero accesso alla lingua calda e vellutata di
Mikael.
Che
prende ad accarezzarlo lentamente, assaporandolo attimo dopo attimo,
esplorandolo con calma, in profondità.
Una
mano si insinua sotto la camicia per toccare quella pelle calda e
morbida… l’altra sulla sua guancia, accarezzando,
sostenendo quasi il suo viso bellissimo.
Si
staccano un attimo per riprendere fiato… uno sguardo
penetrante… e Nikolas che perde completamente la testa.
Non
gli basta la sua dolcezza… vuole di
più… adesso vuole tutto.
Con
un gemito gli passa le mani dietro il collo e affonda nella sua bocca,
cercando la sua lingua, sfidandola, intrecciandola alla sua.
Portandolo
alla follia.
Mikael
se lo ritrova seduto sulle gambe, il torace premuto contro il suo, le
mani nei capelli che stringono, tirandoli quasi, in preda alla passione
più profonda.
Il
suo calore è così grande da incendiarlo
immediatamente.
Sente
la sua eccitazione superare i limiti di guardia… lo sommerge
improvvisamente e lui non capisce più niente.
Non
sa chi è ne dov’è… sa
soltanto che lo vuole… vuole fondersi in lui, sentirlo
così forte da non distinguere dove finisce uno e comincia
l’altro.
Scivola
con la bocca lungo il suo collo e sente Nikolas ondeggiare sopra di lui
con frenesia, gli occhi chiusi e la bocca aperta per respirare il
più velocemente possibile, più
ossigeno… ancora di più.
Cos’è
che penetra nella passione che avvolge i due ragazzi fermandoli?
Mikael
non saprebbe dirlo… sa soltanto che la pazzia di quello che
stanno facendo lo colpisce improvvisamente.
Sono
seduti per terra, appoggiati a un muretto e si stanno baciando con una
frenesia impossibile da descrivere.
Affamati
l’uno dell’altro.
E’
vero, lo vuole… vuole di più… vuole
tutto di lui.
E
questo lo spaventa.
L’enormità
di quello che sta provando per quel ragazzo abbracciato a lui lo
colpisce in pieno facendolo vacillare.
Si
alza improvvisamente e Nikolas cade… lo guarda con il
respiro affannato, le mani che tramano, le gambe che si rifiutano di
sostenerlo… e lo vede li a terra, la camicia sbottonota da
lui un attimo fa, i capelli spettinati, le labbra gonfie per il bacio
che si sono appena scambiati… ancora umide.
E
gli occhi… Dio,,, quegli occhi stupendi che sembrano
divorarlo.
"
Lo amo… no, sono impazzito.. non è possibile, non
posso… non ancora…", infiniti flash gli esplodono
nella mente.
Le
urla di sua madre, i suoi pianti, i silenzi di suo padre e il suo
dolore.
Ha
rinchiuso tutto per non soffrire più… come
può Nikolas aver ridotto tutto in briciole in una settimana
soltanto?
Si
volta e se ne va correndo… inciampando sul suo zaino e
soltanto per questo si china a raccoglierlo.
Scappa
con lo sguardo bruciante di Nikolas che non gli lascia via di fuga.
Lo
ritroverà… ne è certo.
E
lui non può farci nulla.
Perché
lo vuole come non ha mai voluto nient’altro
in
vita sua.