Fiore Nell'Acqua
II
CAPITOLO
Finalmente
è sceso il silenzio in casa sua.
Mikael
guarda l’ora sul cellulare (visto che odia portare
orologi… è
come dipendere da qualcuno) e sospira di sollievo.
E’
quasi mezzanotte e soltanto adesso sua madre si è decisa a
smettere di urlare e ad andare a letto. Per piangere.
Da
quando ha scoperto che suo padre l’ha tradita la vita in casa
sua è
diventata un inferno.
Un
tradimento fatto dieci anni fa, un’avventura durata un mese e
finita senza nessun rimpianto.
Mikael
sospira profondamente… perché accidenti ha tenuto
il suo
indirizzo allora?
Per
vanità?
Per
stupidità?
E
quando sua madre lo ha trovato e gli ha chiesto spiegazioni non
poteva mentire raccontandogli una balla come ha fatto quella volta?
Doveva
ricordarsi di avere una coscienza tutto d’un tratto?
Con
gemito appoggia la fronte sulle mani e sposta i libri dalla
scrivania… libri perfettamente inutili, visto che non
è
riuscito ad aprirli.
Che
schifo che è diventata la sua vita da quella maledetta sera,
risente ancora le urla, gli insulti, i pianti… e tutto si
ripete
amplificato quasi ogni giorno, in un incubo che lo sta avvelenando.
Deve
esercitare un ferreo autocontrollo per ignorarli e continuare a
studiare.
Del
resto la scuola è la sua unica soddisfazione.
Soddisfazione
solo sua visto che i suoi se ne strafregano di lui.
In
ogni senso.
E
suo fratello Stefan fa finta che lui non esista.
Mezzanotte
e mezza.
“merda,
merda, merda… come faccio a studiare con lui nella mia
mente?
Perché non se ne va?”
Alza
la testa di scatto, stupito del suo stesso pensiero…
Stava
pensando ai suoi… che c’entra Nikolas adesso?
“ Perché
è tutta la sera che sento il suo odore addosso, come se
fosse
qui, con me…”
Si
alza in piedi e con un sospiro rassegnato si stende sul letto
così
com’è, senza neanche spogliarsi.
- Nikolas-… pronuncia
quel nome lentamente, quasi accarezzandolo.
Gli
piace… gli piace come non gli è mai piaciuta
nessuna
ragazza.
Eppure
non è questo che lo spaventa.
Non
ha mai avuto pregiudizi di nessun genere, né senso del
pudore.
Fa
tutto quello che gli viene in mente nello stesso istante in cui lo
pensa.
E
se gli altri si scandalizzano… peggio per loro.
Certo…
non ha mai provato niente del genere per nessuno prima d’ora,
maschio o femmina che sia.
Sa
di piacere alle ragazze e lui ci ha sempre giocato un
po’… fino
ad un certo limite, è chiaro, non vuole problemi nella sua
vita… è già abbastanza problematica
cosi com’è.
Cos’è
allora che lo preoccupa a tal punto da impedirgli la concentrazione?
Lui
ha sempre detto che se ti impegni niente è
impossibile… però
non ha mai avuto a che fare con due occhi così prima
d’ora.
Occhi
che ti fanno correre dei brividi lungo la schiena.
Perché
ha fatto la scena della sigaretta?
Se
lo sta chiedendo con stupore… gli sembra di non conoscersi
più,
è come se fosse scollegato dal suo cervello.
Cervello
che è entrato in tilt appena Nikolas si è
avvicinato a
lui.
Hanno
diviso la stessa sigaretta.
Come
due amanti.
E
quando sua sorella lo ha chiamato lui gliel’ha lasciata.
Mettendola
direttamente nelle sue labbra.
Si.
Non
c’è alcun dubbio.
Nikolas
gli piace.
Non
è abituato a fingere con se stesso e non
comincerà
certo adesso.
Quindi
non gli rimane che una cosa da fare:
Allontanarsi
al più presto da lui.
Prima
che perda definitivamente il controllo su se stesso e commetta
qualche pazzia.
Tipo
chiedergli di uscire insieme.
Da
soli.
Ci
mancherebbe anche questa.
Non
ha già una vita da far schifo? non c’è
posto per
nessun’altro, non ancora.
Almeno
fino a quando non prenderà il diploma e si
troverà un
lavoro decente.
Così
potrà andarsene da casa e provare ad essere felice.
Ma
adesso no.
“ Ok.,
così va meglio”, mormora a fior di labbra,
convinto.
Si
alza in piedi e si spoglia, indossa i pantaloni del pigiama, una
maglietta e si infila sotto le lenzuola, contento di aver sistemato
tutto.
Chiude
gli occhi e… nel buio due occhi verdi, da strega lo
guardano,
ipnotici.
Il
naso diritto, quasi femminile, la bocca morbida e carnosa, il collo
bianco, candido… e quel profumo che gli ha sentito addosso
quando
Niki si è chinato per aspirare una boccata dalla sigaretta
che
lui gli offriva.
Con
un gemito infila la testa sotto il cuscino, sconfitto!
“ Ma
perché dovevo conoscerlo proprio adesso?
Perché?”
L’alba
si riversa sulla città accendendola di mille bagliori
d’oro,
Niky, in piedi davanti alla finestra osserva il mondo che ancora
dorme, il vetro sottile riflette la luce nei suoi occhi verdi,
illuminandoli, disegnando sul corpo un magico gioco di luci ed ombre.
Indossa
solo la maglietta, come al solito e sembra quasi inconsapevole della
sua eterea bellezza,
innocente,
mentre
si accarezza il torace lentamente e risalendo scosta i capelli dal
viso, non pensa a nulla.
Assolutamente
a nulla.
Si
gode il silenzio terso della mattina pulendo la mente e preparandosi
per una nuova giornata.
Poi
il corpo sensuale di Mikael gli si affaccia alla mente, spezzando per
un attimo la sua assorta contemplazione, rivede ogni suo gesto, ogni
più piccolo movimento e si sente rimescolare dentro.
Quella
voce.
Non
ha smesso di pensarci un istante.
E
mentre le case si accendono come candele può rendersene
conto.
Gli
piace proprio.
Come
nemmeno Claude gli era mai piaciuto.
Claude.
Chiude
per un attimo gli occhi lasciandosi sommergere dall’antico
dolore,
ma poi con un gesto deciso si dirige verso lo stereo, mette su i Pink
Floyd e alza a tutto volume. L’unico modo per svegliare la
sorella.
Si
infila un paio di jeans e una maglia bianca aderente, che sottolinea
il suo torace magro e crea un piacevole contrasto con i capelli neri,
cerca di raccoglierli in una coda ma alcuni ciuffi sfuggono
dall’elastico ricadendo in ciocche disordinate davanti al
viso.
Si
guarda allo specchio fugacemente e poi scappa di sotto a preparare la
colazione, per lui succo d’arancia mentre a sua sorella
almeno tre
caffè… altrimenti non si sveglia e per tutta la
giornata si
aggira per la classe zombizzata, sorride fra se, può quasi
immaginarsela.
Già.
Charity.
La
sera prima ha sentito il rumore di qualcosa che si rompeva e adesso
può constatare con i suoi occhi che non se
l’è
immaginato, il vaso di fiori dell’ingresso frantumato, rimane
a
guardarlo quasi incantato, fissando le schegge di vetro che si
spargono per la stanza.
Sembrano
i frammenti del suo cuore.
Si
inginocchia cominciando a raccoglierli, incurante delle ferite che si
procura, ignorando il dolore pungente e le minuscole gocce di sangue
che cadono sul pavimento \ come lacrime \, le lacrime rosse del suo
cuore.
-
Che cosa stai facendo?-
Un
urlo disumano lo strappa dal suo torpore riportandolo, molto
bruscamente, alla realtà.
-
Raccolgo i cocci- .
Logica
inoppugnabile.
E’
per questo che Char si arrabbia così… lei odia la
logica
inoppugnabile.
-
Perché non riesci a capirla- aveva suggerito Nikolas un
giorno (si può immaginare poi com’è
finita)…
-
E lo devi fare con le mani. Cretino! Guarda che i vetri non si
offendono mica se li prendi su con la scopa!-
Eccola.
La
solita casinista… persino di prima mattina.
E
continua a rimbrottare per tutta la strada invece di guardare la
splendida bellezza di una giornata quasi regalata…
attraverso tutto
il cortile della scuola e su per le scale, fino al corridoio che
porta alle rispettive classi.
-
ma la pianti?- mugugna esasperato,- guarda che se tu non rompevi il
vaso io non mi tagliavo-
-
e se tu non mi facevi arrabbiare io non rompevo il vaso.
Alza
gli occhi al cielo… in un modo o nell’altro ha
sempre ragione
lei!
Posa
lo sguardo distrattamente sulla massa di gente che si affolla nei
corridoi e lo riconosce subito.
E
come non potrebbe? Cammina con lo sguardo basso, evitando, non sa
assolutamente come, gli studenti che gli si avvicinano, senza neanche
guardarli.
-
guardami-
come
un’implorazione, un pensiero che sfugge in un sussurro
inudibile.
Si
alza finalmente lo sguardo di Mikael e tra tutti gli occhi che ha di
fronte immediatamente stringe quelli di Nikolas, perforando
l’esplosione di suoni e voci che si ingorga tra
loro… e non ci
sarà più bisogno di parole dopo uno sguardo
così,
né di gesti, né di niente.
Lo
sta fissando come se volesse divorarlo.
Qualcosa
che scoppia dentro ad entrambi, come un urlo represso per migliaia di
anni.
Niente
ora sembra uguale a prima.
Si
avvicina schivando abilmente tutte le ragazzine che gli si parano
davanti e con gli occhi conficcati nei suoi, fermandosi davanti a
loro, immobile eppure pieno di energia, esclama con voce roca che
strappa immediatamente un brivido:
-
Buongiorno fratelli -.
-
Ho un nome-
replica
con gelida tranquillità Charity
-
Mmm… fammi ricordare… qualcosa come
…Carità?-
Nikolas
chiude un attimo gli occhi \ spezzando quel contatto incredibile \
preannunciando la catastrofe imminente e quando sente che non arriva
li riapre sorpreso… per scoprire il volto di sua sorella con
un
preoccupante colore verdognolo e i capelli che quasi si rizzano sulla
testa.
-
Io mi chiamo CHARITY e non ti azzardare a dimenticarlo se non vuoi
finire in un bagno di sangue la tua miserabile vita!!!-
Nikolas
neanche ci prova ad interromperla: sa che è perfettamente
inutile!
Lancia
un’occhiata a Mikael, il suo sorrisino sadico non promette
nulla di
buono:
-
Ohhhh ma guarda… alla faccia della fanciulla dolce e
carina…
com’è vero che le apparenze ingannano…
vero Carità?
Nikolas
sgrana gli occhi incredulo… nessuno ha mai osato tanto. Di
solito
ci tengono alla vita.
E
Mikael pare pensarla allo stesso modo, infatti afferra il braccio di
Nikolas e, con un’ultima occhiata sorniona, si defila con il
ragazzo dietro, che ancora stenta a crederci.
Il
calore della sua mano.
Può
sentirlo anche attraverso i vestiti, un brivido che parte dal braccio
e si trasmette a tutto il corpo.
Le
dita che scivolano e, dolcemente, prendono le sue.
Pelle
contro pelle.
E’
una sensazione inebriante, bruciante intensità e
sconvolgente
eccitazione, con il cuore che batte a mille, furioso, nel suo petto.
Gli
pare che tutti debbano sentirlo.
Poi
un leggero sussulto e Mikael si porta la mano davanti al viso,
esaminandola curioso.
-
Ma tu sei ferito! Sanguini!-
E
senza pensarci due volte si porta il palmo alle labbra e lecca
sensuale le gocce di sangue che ancora sfuggono ai due lembi di
pelle.
Intossicante.
Niki
pianta gli occhi nei suoi, interrogandolo silenziosamente, con
l’eccitazione che cresce pericolosa, qualcosa come un
improvviso
squarciarsi della percezione, l’anima che gira, triturando
gli
attimi e gli anni, \ chissà se c’è un
modo per
fermarla, chissà se è fermarla che si deve \ la
lingua
di Mika sulla sua pelle.
Indicibile.
E
la scossa elettrica \ puro piacere \ quando scosta la mano dalla
bocca per sussurrare sulla sua pelle:
-
devo andare a prendere il regalo ad Irene… vieni con me?-
Gli
occhi di Nikolas non lo lasciano un solo istante, Mikael se li sente
puntati addosso per tutto il tempo mentre escono dalla scuola
attraversando i corridoi senza dar retta a tutte quelle che lui
conosce( e sono un numero impressionante) e che cercano di
domandargli dove stanno andando.
Non
si volta a guardarlo fino a quando si ritrovano fuori da quel
labirinto di corridoi e sezioni, unici ragazzi che escono invece di
entrare.
Mikael
sente la domanda che quello sguardo profondo e
penetrante gli
fa da quando gli ha leccato il sangue dalla sua mano.
Mano
che sta continuando a stringere.
“ perché
sto facendo una cosa del genere? “ pensa divertito.
L’ironia
di quello che sta succedendo non passa inosservata alla sua mente fin
troppo vigile.
“ Allontanarsi
al più presto da lui”
e
lo va a cercare nella sua stessa sezione, attraversando metà
scuola.
“Prima
di chiedergli di uscire con lui. Da soli”
e
gli chiede di andare a cercare un regalo insieme, da soli.
“ non
voglio altri problemi nella mia vita”
e
gli lecca la mano.
Un
sorriso illumina improvvisamente il suo volto concentrato.
Il
primo vero sorriso da un anno a questa parte.
Non
quello che fa con le labbra a tutti quanti… o no.
Quelli
sono per le ragazzine di turno, per rassicurarle di essere
irresistibili.
Questo
è un sorriso che viene dal cuore e illumina i suoi occhi,
accendendoli
di una luce calda e profonda.
Nikolas
non gli dice niente, si limita a guardarlo in silenzio, sentendo il
calore della sua mano e quello ancora più grande del suo
sguardo di velluto.
Ma
Mikael sente la domanda che è sospesa nei silenzi fra
loro…
cosa può dirgli?
Che
risposta dare a quella muta richiesta?
Neanche
lui sa perché si comporta così.
Sembra
che quando si avvicina al suo raggio d’azione tutti i suoi
bravi
propositi vadano a farsi friggere.
La
ragione lo abbandona per lasciare il posto all’istinto.
E
ai sensi.
Già
abbondantemente sovreccitati.
Salgono
sull’autobus n. 9 e si ritrovano davanti al centro
commerciale in
venti minuti.
Venti
minuti durante i quali hanno parlato di Charity ridendo delle sue
sparate più grosse.
E
di Irene che compie venticinque anni.
Di
Massimo, il suo ragazzo.
Di
tutto fuorché di loro due, di quella mano stretta nella sua,
di quel calore che lo sta facendo impazzire.
Si
dividono per scendere dell’autobus e Nikolas infila le mani
in
tasca.
Vuole
sapere il perché.
Lo
vuole disperatamente…
E
la risposta gli arriva… oh si… gli arriva, anche
se non come se
lo aspettava.
-
Guarda questa coulotte… è perfetta per lei,
Massimo mi
ringrazierà per tutta la vita.-
“ E’
pazzo…” pensa Nikolas divertito.
Non
ha mai riso tanto come in questa ultima mezz’ora con lui.
Mikael
è una forza della natura.
Hanno
attraversato tutti i negozi, toccato la merce più strana ,
sedotto le commesse con occhiate languide e assassine… alla
fine
compera la cuolotte in questione, nera chiaramente, e Nikolas spera
proprio che Irene abbia un gran bel senso dell’umorismo.
Sua
sorella gliela tirerebbe in testa per esempio.
Si
ritrovano seduti su una panchina, esausti, con un gelato enorme in
mano.
Gelato
che si sta sciogliendo pericolosamente colando sulla mano di Nikolas,
“ un po’ come me in questo momento”
Pensa
il ragazzo stordito, con il calore di Mikael addosso, la gamba
premuta contro la sua, il braccio appoggiato sullo schienale della
panchina, a toccargli i capelli, solleticargli il collo.
-
E dai, finiscilo prima che sparisca completamente nella tua
mano…-
Mikael
si avvicina un po’ di più, eccitato
dall’odore di Nikolas,
da quello sguardo bruciante ed intenso…due laghi dalle acque
ingannevolmente pacifiche e tranquille.
Gli
ricordano una tempesta che ha visto una notte sul lago di Misurine.
Quelle
acque così verdi, brillanti e docili… si
oscurarono
improvvisamente, ribollendo di schiuma con forza spaventosa.
Le
imbarcazioni ancorate sul molo furono distrutte e la vegetazione che
cresceva lungo le sponde del lago completamente sradicata.
Lui
non riuscì a chiudere occhio quella notte, troppo eccitato
dalla furia degli elementi attorno a lui, se li sentiva scorrere
addosso e infuriare dentro di lui.
La
mattina dopo corse sul lago, un cielo azzurro e terso aveva preso il
posto di quello oscuro del temporale.
Le
acque del lago erano calme, tranquille… più verdi
che mai.
Soltanto
i resti qua e la di ciò che aveva distrutto testimoniavano
il
disastro che era accaduto quella notte.
Ecco…
gli occhi di Nikolas gli ricordano proprio quel lago…
Quella
tempesta.
Anche
lui è così.
Ci
potrebbe giurare.
Calmo,
dolce e tranquillo… fino a quando qualcosa ( o qualcuno )non
scatena la tempesta.
Allora
ribolle minaccioso e cresce… distruggendo tutto.
Per
tornare ad essere calmo e placido il giorno dopo.
Eccitante.
Assolutamente
eccitante.
Come
quel gelato alla crema che cola sulla sua mano, sporcandola di
bianco.
“ Chissà
che sapore ha”,
Nikolas
si decide ad avvicinare il cono alla bocca ma Mikael ha
un’altra
idea e, come sempre, non ci pensa due volte a metterla in
pratica…
Alza
la mano che tiene appoggiata sulla gamba e afferra il polso di
Nikolas, lo avvicina alla sua bocca e tira fuori la lingua.
Lecca
quella crema deliziosa dalle dita che stringono convulsamente il
cono, una ad una.
Poi
risale lentamente continuando il suo lavoro senza lasciare per un
solo attimo quegli occhi da strega.
Occhi
che si sono oscurati improvvisamente, riempendosi di desiderio, di
passione… di Mikael.
-
Ecco, adesso puoi terminare tu…-
“ che
cosa ho fatto”
Pazzesco.
La
gente che li guarda stupita e poi continua a camminare, un
po’
interdetta, un po’ scandalizzata.
Pericoloso.
Quella
voglia immensa che ha di afferrare quei capelli, avvicinare il viso
al suo e baciarlo.
Fuoco
allo stato liquido.
Quello
che gli corre nelle vene al posto del sangue.
La
voce di Nikolas lo riscuote da quei pensieri pericolosi.
Voce
che sembra uscire dalla parte più profonda di quel corpo
magro, teso dall’eccitazione, eccitazione che però
non gli
impedisce di essere lucido.
O
almeno abbastanza lucido da fare quella domanda che gli brucia
dentro, impedendogli di pensare ad altro.
A
qualsiasi altra cosa.
Lui
DEVE sapere.
-
Perché? Perché lo hai fatto?-
Mikael
chiude per attimo gli occhi.
“ Perché?”
Se
lo chiede anche lui.
Ma
non vuole rispondersi.
Si
scosta e appoggia la schiena alla panchina infilando le mani in tasca
e allungando le gambe davanti a se.
-
Mika… io devo saperlo… ti prego.-
C’è
così forza e dignità in quelle parole da
risultare
completamente diverse dall’implorazione appena pronunciata.
E’
come se gliel’avesse urlato.
“ Mika…”
Chiude
gli occhi di nuovo per assaporare quelle quattro semplici lettere
pronunciate da lui.
“ Quel
ragazzo mi fa impazzire… ogni cosa che dice e che fa scava
dentro
la mia anima con una facilità estrema”.
-
Perché vuoi saperlo? Che importanza può avere il
perché?-
Si
volta a guardarlo per perdersi di nuovo in lui,
-
Per me ne ha… altrimenti non te lo avrei chiesto.-
“ Ti
voglio” pensa Mikael con un gemito…
“ ti
voglio ma non posso impegnarmi seriamente… non posso avere
una
storia seria con nessuno adesso… ne uscirei a
brandelli… perderei
il controllo di me stesso e della mia vita”.
Quando
sente l’eco delle proprie parole si rende conto che ha
parlato a
voce alta e che Nikolas ha sentito tutto.
Dopo
un tempo che a lui sembra un’eternità, quando
ormai ha perso
ogni speranza Nikolas gli risponde e lo fa con sicurezza, deciso:
-
E cosa intendi fare? Continuare così?-
Continuare
così, con il suo calore addosso, concedendosi qualcosa di
lui
fino a quando non sarò pronto… fino a
quando…-
-
Perché? Non si può?
Che
c’è di male? Ci deve essere per forza un impegno
preso
prima?-
E
mentre pronuncia queste parole si rende conto di quanto sia
egoista…
ma Nikolas lo stupisce di nuovo:
-
Va bene… se è questo che vuoi me lo
farò bastare.-
E
Mikael si sente stupidamente, assurdamente felice.
Fede
e Nikolas, uno seduto di fronte all’altro, nel cuore della
notte,
nel cuore del grande appartamento di Fede: silenzioso.
-
Scusami se ti ho disturbato a quest’ora.-
-
Non fa nulla, non dormo mai la notte, lo sai.-
Uno
di fronte all’altro.
Grandi
poltrone.
Respirano
il silenzio, senza cercare parole.
Essere
li, già quello è un gesto.
Ha
la sua bellezza.
Minuti
dopo minuti, forse un’ora così.
Poi,
quasi impercettibilmente, inizia a scivolare la voce di Niki.
-
Ho conosciuto un ragazzo. Mikael. Mika per me.
E…
Fede…dovresti vederlo, nessuna parola è adatta a
descriverlo, a descrivere il sentimento che mi ha scatenato
nell’anima,
solo
a vederlo, a sentirlo parlare.
Tu
sai quello che mi è successo con Claude, mi ha lasciato che
ero a pezzi e avevo giurato di non innamorarmi mai più di
nessuno.
Assurdo,
adesso che ci penso.
Mi
piace da impazzire e a quanto pare la cosa è reciproca-
Fede
lo guarda, con le dita nervose che si muovono nell’aria, come
se
stessero suonando un pianoforte invisibile.
Lampi
viola si intravedono attraverso le palpebre socchiuse, concentrate a
non perdere nemmeno un parola di quello che dice il suo amico.
-
Lui mi ha detto che adesso non vuole nessuna storia, me lo ha detto e
io mi sono sentito frantumare dentro, il desiderio di lui, di
toccarlo, di amarlo e così… enorme!
Così dannatamente
pressante ed intenso che non so come ho fatto a trattenermi.
Gli
ho detto che me lo farò bastare, che mi farò
bastare
quello che lui mi darà ma… non ce la
farò. Lo so.
Ogni volta che lo vedo… è come stare in bilico su
un palazzo
di cristallo, così fragile e con la paura che possa
frantumarsi da un momento all’altro, tutto un mondo fatto di
vetro.
Sarebbe
tutto così leggero.
Anche
le parole e gli orrori e perfino morire.
Una
vita trasparente.
E
poi morire con gli occhi che possono guardare lontano e spiare
l’infinito.
Con
la paura che tutto possa cadere ma con l’incredibile bellezza
della
luce che colpisce il cuore e l’anima, giocando con il
cristallo
sopra cui sei seduto.
Non
so come farò a resistere, non so cosa fare.
Continuare
a sperare, ad insistere o lasciare perdere?-
Nikolas
guarda davanti a se e parla con dolce imperturbabilità.
-
Non so come comportarmi con lui, ho questa… cosa…
dentro, che
cresce ogni volta che lo vedo e non poterlo toccare è una
tortura, ma una tortura più grande è non sapere
per lui
cosa sono.
-
Vale la pena? Ne vale davvero la pena?-
Silenzio.
Fede
ha abbassato i suoi strani occhi inquietanti, le mani si muovono
nell’aria, come se scrivessero.
Una
lettera dopo l’altra.
Lettere
come geroglifici.
Scrive
e scrive e scrive.
Non
c’è un rumore, una voce, niente.
Passa
un tempo infinito.
-
Tu hai già deciso.-
E
nello stesso istante in cui Fede pronuncia queste parole Nikolas sa
che è vero.
Ormai
non ha più scelta, aspetterà e intanto si
divertirà
a distruggere le barriere che Mikael erge fra loro.
Perché
ormai c’è dentro e non può fare altro.
Non
può fare altro che alleviare la sofferenza data dal non
poterlo avere completamente accontentandosi di quello che lui gli
dà.
E
continuando a desiderarlo da impazzire.