Portami Lontano

CAPITOLO 4:

TORMENTO
 
Harry era strano. Più del solito cioè, il che sarebbe stato estremamente preoccupante per Ron e Hermione se non fosse che anche loro erano strani.
Più del solito cioè.
Rivolgevano sguardi ansiosi alle finestre, quasi aspettandosi di vedere un gufo, un gatto, un roso, un topo… no quello non sarebbe stato gradito, al massimo un vampiro… apparire improvvisamente. Ma niente. Vuoto assoluto. Solo la neve che ormai dava lievi spruzzate imbiancando il mondo che ormai voleva scrollarsela di dosso e invocava la primavera.
Remus, era il solo pensiero fisso di Harry ormai, niente riusciva a distrarlo, le lezioni, le frecciatine di Piton ( che non sembrava troppo preoccupato a dire la verità) i suoi amici… niente. Solo Draco. Solo le ore che passava con lui riuscivano a distogliere la sua mente, il corpo lo reclamava a gran voce, ma quella che si faceva sentire maggiormente era la sua anima. Sembrava tirasse un sospiro di sollievo quando sentiva i passi ormai conosciuti di Draco avvicinarsi, sapeva sempre dove trovarlo quasi avesse un sesto senso innato, esultava quando lo toccava e lo amava totalmente, senza riserve. Era consapevole di tutto, sapeva che Draco aveva appena cominciato la sua metamorfosi e il solo fatto che ammettesse che aveva bisogno di lui era straordinario, doveva avere pazienza. Ma lui non ne aveva mai avuta troppa. Lui ormai non si accontentava e spasimava dalla voglia di andare li e prenderlo a pugni per fargli uscire dalla testa il poco cervello che aveva e costringerlo, se necessario, ad ammettere che provava qualcosa per lui.
Dio come faceva a non rendersene conto? Nel modo in cui lo stringeva, come lo guardava, nel suo cuore…Draco.
Ascoltalo…
Ascoltati.
Appoggiò la testa sul banco sorridendo amaro, la sua paura più grande alla fine era sempre quella, perdere le persone che amava.
Poteva essere diventato il mago più potente ma questo non bastava a preservarlo dalla sofferenza.
Draco, averlo così era come perderlo un po’, averlo solo per farsi una bella scopata ogni tanto…ohh gli piaceva sarebbe stato un ipocrita se avesse detto il contrario, ma ormai non gli bastava. Voleva una persona che lo amasse, che lo comprendesse, una persona da amare, da comprendere. Voleva Draco. Ma voleva tutto di lui, non si accontentava di niente di meno.
E Remus….ohh Remus.
La persona che gli era stata più vicina dalla morte di Sirius, la persona che lo comprendeva meglio di chiunque altro, che lo aiutava, che gli voleva bene. Ed era in pericolo per una stupida missione.
Per uno stupido sogno.
Per una stupida profezia che aveva portato via ciò di più importante avesse al mondo.
A questo pensiero solo rabbia l’invase, strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche, non doveva scoppiare qui, lo sapeva, lo sapeva bene, ma l’esserne consapevole non lo aiutava a calmarsi.
Doveva sapere.
Alzò gli occhi smeraldo sulla Mc Granitt, lei doveva dirglielo, doveva dirgli dov’era Remus e come stava. Glielo leggeva nello sguardo leggermente colpevole che aveva mentre rispondeva al suo sguardo, lei sapeva. Si alzò di scatto dalla sedia, rovesciando il banco e dirigendosi verso la cattedra, sentì gli squittii di Hermione e i richiami di Ron ma non si fermò lo sapeva che era una cosa stupida e che non sarebbe servita a niente ma lui non voleva più perdere nessuno. Ne Draco ne tanto meno Remus.
“nell’ufficio di Silente” sibilò in faccia alla professoressa, era arrivato a un punto di rottura tale da passare sopra alle regole e alle buone maniere, c’erano cose più importanti. Molto più importanti.
Uscì sbattendo la porta e tirando un sospirone, cercando di calmarsi, le mani di Draco, a quelle doveva pensare, e il modo che aveva di prenderlo e spogliarlo, privo di dolcezza, di tenerezza, ricolmo solo di una passione totale e bruciante, era sempre freddo e controllato eppure in sua compagnia prendeva fuoco e niente poteva fermarlo o distoglierlo.
Lo amava anche per questo.
Sorrise, il suo cuore era per Malfoy ma la sua vita era per Remus.
Doveva trovarlo.
 
 
Non era per tutti così, ma per lo più incideva il modo in cui si veniva cresciuti. Ed una cosa era certa. Il sangue era essenziale.
I genitori, che avessero cresciuto o no il figlio, erano importanti per la loro strada, la loro essenza.
Draco Malfoy non era ne stupido ne malvagio come il padre, ma era stato cresciuto così, con l’esempio fisso di un mangiamorte che aveva dato determinati insegnamenti.
Così di riflesso era stato inevitabile un figlio capace solo di comportamenti meschini ed uscite spesso poco intelligenti.
Era solo egocentrico, capace di capire solo se stesso e spesso nemmeno quello. Non li vedeva gli altri a meno che non riflettessero la sua immagine. Era questione di esempio, per lui. Questo era quello che gli era stato insegnato.
Harry Potter era diverso. Era stato cresciuto da gente meschina e certamente poco intelligente, ma lui era totalmente diverso. Quelli per lui erano stati gli esempi da non prendere. Il sangue dei suoi genitori che scorreva in lui era molto, certo. Ma incideva soprattutto la forza.
Non fisica o magica. Forza d’animo, il coraggio, la volontà, la nobiltà d’animo.
Harry non era nobile di titolo ma lo era d’animo.
Tutto l’opposto Draco. Nobile di titolo ma di animo di bassa lega.
Il biondino oltretutto poteva possedere la forza fisica e magica ma non aveva l’altra, quella interiore. Al contrario era debole. Per questo aveva finito per ‘soccombere’ sotto il volere del padre cercando di diventare come lui….diventando per questo sciocco.
Era cresciuto nell’idiozia di ideali di potenza e dominazione, ideali di ombra e tenebre….era nato e vissuto al buio della luce nera che emanava suo padre ed irrorato da        quei raggi sbagliati non aveva mai imparato, non aveva avuto scelta poiché non era stato in grado di scegliere.
Era naturale che appena assaggiata per sbaglio la forza e la bellezza della luce, poi la volesse tutta.
Questo era Draco. Un mago che non aveva la forza per contrastare il padre, ma aveva la debolezza di piegarsi al suo volere in una serie di errori penalizzanti solo per lui.
Più che da combattere era da compatire, e forse Harry questo l’aveva ben capito.
Draco a questo punto della sua nuova scoperta aveva solo bisogno di lui. Ancora. Inevitabilmente. Solo ed esclusivamente di lui. Di assaggiarlo di nuovo, di liberarsi, di provare la sua essenza, guardare la sua anima, snudarlo…ma proprio in quel momento in cui lui aveva bisogno di Harry, Harry non c’era.
- dove diavolo è?!-
Ringhiò quando si rese conto che ad Hogwarts il ragazzo non era affatto presente.
Girò per il castello con fare rabbioso ignorando chiunque lo incrociasse. Lo cercava.
Non gli rimaneva effettivamente altro.
Arrivando quasi al limite di sopportazione, una soglia comunque bassa, lo cercava. Dopo aver percorso il posto in lungo e in largo apparendo oltremodo strano agli occhi degli altri, dopo essersi servito della magia per localizzarlo invano, si trovò a sentirsi totalmente male davanti alla concreta certezza che avrebbe dovuto fare a meno di lui.
Come osava quello sfregiato andarsene senza dire nulla, senza lasciare traccia…mollandolo così. Come si permetteva?
Ora er questione di fisico. Il suo corpo non rispondeva adeguatamente ai suoi ordini. Sudando copiosamente, quando incontrò uno della sua casata e questo gli disse cosa stesse facendo, egli ringhiò rabbioso:
- non sono affari tuoi!-
L’altro indietreggiò impallidendo notevolmente. Era in uno dei suoi momenti No.
Tanto più che non aveva un bell’aspetto.
Chissà cosa gli era successo…se lo chiese titubante sperando che non lo picchiasse.
Alzò le mani aperte e fece un passo indietro. Quando Malfoy era così era meglio stargli lontano.
Lo spinse bruscamente di lato per passargli davanti e andarsene ad una velocità quasi frenetica.
Potter era sparito e nessuno poteva aiutarlo. Specie perché lui non avrebbe chiesto aiuto a nessuno per trovarlo. Non ne avrebbe mai parlato nemmeno sotto tortura e testardo com’era piuttosto sarebbe morto.
 
 
Draco passò giorni infernali ed ogni qualvolta che si rendeva conto che Harry non era ancora arrivato, dava di testa totalmente non in se.
Faceva paura a chi normalmente si sottometteva a lui.
Nessuno gli si avvicinava cosciente di rischiare grosso.
Normalmente quando era così gli passava subito da solo, faceva qualcosa per cui si sfogava e poi tornava come sempre, ma in quei giorni non fu così. Il suo umore peggiorava ed era inavvicinabile.
Fu un bene quindi per lui sapere di Remus Lupin.
Era una notizia che stranamente girava nella sua famiglia. Stranamente poiché sicuramente i Malfoy erano poco interessati a quel mago di poco conto. Come mai sapevano cosa gli era successo?
Non volle saperlo, non gli interessava minimamente a lui. A lui no ma ad un’altra persona sicuramente si.
E appena quella persona fu venuta a conoscenza dell’accaduto, sicuramente avrebbe fatto qualcosa di concreto.
D’impatto facile. Appena quello sciocco era venuto a sapere di Remus, certamente era andato da lui a vedere come stava.
Ok.
E poi?
Perché non era tornato? Pensava di trasferirsi in ospedale?
Forse era morto e voleva raggiungerlo….no, non era divertente l’idea che il suo giocattolo(così pensava Draco)se ne andasse in quel modo.
Ma non arrivò al punto di ammettere che senza il ‘gioco’ lui non avrebbe saputo cosa fare. Non arrivò ad ammettere di averne bisogno.
Ammise solo che lo voleva, ora e subito.
Se Remus era morto lui l’avrebbe saputo.
Dove era Potter?
Assottigliò le lame argentate provando a pensare cosa avrebbe fatto quell’idiota oltre ad andare a trovarlo.
Contrasse la mascella serrando i pugni e le labbra. Seduto al buio della sua stanza provava a pensare e solo in quel momento di forzatura netta si rese conto che in realtà non aveva mai esercitato a fondo i suoi neuroni per gente che non fosse se stesso.
Lui egocentrico al massimo non era per nulla in grado di mettersi nei panni di qualcun altro, anche se questo qualcuno era Harry Potter, e immaginare cosa avrebbe fatto in tale situazione.
Non ci riusciva.
Capace solo di vedere se stesso e innalzarsi dandosi una visione decisamente troppo elevata, ora che doveva mettersi nella testa di qualcun altro non era capace.
Sbuffò infastidito dal profondo. Il nervosismo in quelle ore era salito alle stelle.
In una situazione del genere perché andarsene da Hogwarts dopo aver trovato il suo amico? E soprattutto dove andare?
Lui, quel sempliciotto buonista ‘aiutiamo il mondo a non distruggersi’ perché sparirebbe?
Bisognava cercare la base.
Sbuffò nuovamente.
Perché doveva dargli sempre tanti problemi?
Sin dall’inizio, appena incontrati, gliene aveva dati mettendoglisi contro.
Se avesse preso la sua mano, quella volta, ora non sarebbe accaduto quello.
Lui lo conosceva.
Si conoscevano fin troppo bene a vicenda.
Erano abituati a leggersi in volto per poter captare ogni sfumatura e debolezza e sfruttarla a proprio vantaggio.
Draco specialmente.
Ogni scusa, ogni dettaglio, ogni piccolezza gli poteva essere utile contro Harry.
Per cui erano quelli che si conoscevano meglio di chiunque altro.
Ma da lì ad arrivare a capirlo e quindi a immaginare cosa l’altro farebbe ce ne passava.
Conoscerlo era una cosa, capirlo un’altra.
La seconda cosa gli veniva oltremodo difficile.
Ma ci provò poiché letteralmente non ce la faceva più.
Era lì che lo voleva, lo desiderava toccare, assaggiare, mangiare, assorbirlo, prendere per se la luce che emanava continuamente. Positiva o negativa che fosse.
Era certo che Harry fosse l’opposto del padre, per cui doveva accantonare ogni suo tipico pensiero e provare a farlo in modo diverso.
Harry era affezionato a Remus e saperlo in pericolo e male sicuramente l’avrebbe fatto star male di conseguenza. Dopo la visita, dopo essersi sentito inutile e a pezzi…era difficile che tornasse alla vita di tutti i giorni perché lui era troppo sensibile, troppo passionale e stupido per riuscirci. Non ce la faceva a rimanere freddo e staccato separando vita privata e problemi da vita pubblica e amici. Non ci sarebbe mai riuscito. Del resto avrebbe agito nell’interesse di chi voleva bene, senza logorare nessuno, senza permettere che le cose gli sfuggissero.
Per questo si sarebbe allontanato dagli altri. Per questo sarebbe rimasto solo, per concentrarsi meglio sull’essenzialità e su chi aveva veramente bisogno di lui.
Dimenticandosi di tutti.
Di lui per primo.
Forse addirittura scappava da lui.
Sorrise amaro e acido.
Si era logico secondo il suo cervello.
Stava facendo fatica ad arrivare a quelle deduzioni ma del resto le doveva ben fare se voleva trovarlo e mettere fine a tutto quel senso di fastidio e incompletezza che non voleva analizzare.
Per stare meglio e aiutare degnamente chi serviva sarebbe andato in un posto sicuro in cui meditare, riflettere,concentrarsi, ricaricarsi, ritrovarsi, ‘pulirsi’ dal logorio che gli aveva appiccicato addosso la loro relazione di sesso.
Solo sesso, no?
Era questo.
Certo.
Ancora una volta fece tacere tutto e tutti e con un gran mal di testa si alzò in piedi.
C’era solo un luogo, per lui, che certamente gli avrebbe permesso di fare quello.
E ci sarebbe andato subito.
Ora non poteva scappargli ancora.
Con una luce poco raccomandabile che avrebbe messo i brividi ad un improbabile spettatore, uscì dalla stanza col suo passo eretto, distinto e sostenuto in una perfetta imitazione del padre, l’unica cosa che gli veniva bene oltre al sesso, visto che l‘amore non sapeva nemmeno cosa fosse.
 
 
Il fuoco bruciava nel caminetto, le lingue rosse danzavano creando aloni scintillanti sulle pareti bianche.
Ogni particolare gli ricordava quel giorno, quella tempesta, Draco.
E il suo cuore.
Non si sarebbe arreso, questo mai, ma era tremendamente stanco e se non fosse stato così stupido da lanciarsi in quella storia impossibile che gli aveva annebbiato il cervello, ora Remus non sarebbe in ospedale.
Oh non era così megalomane da darsi la colpa di tutto, no quella era equamente distribuita fra le parti, ma era partito tutto, ancora una volta, da lui.
Come dire: l’esperienza non insegna niente.
E adesso doveva pensare, una cosa straordinaria per lui direbbero alcuni, Harry sorrise fra se e se, era una classica frecciatina che avrebbe potuto rivolgergli Draco.
Lui raramente pensava *prima* di fare un azione, spesso si lasciava prendere dalla foga e si lanciava in cose più grandi di lui.
Bene.
Era arrivato il momento di scoprire se anche questa volta era stato così.
Doveva scacciare via impurità e confusione dalla sua testa perché da lui dipendevano tante cose e non voleva che la storia si ripetesse.
Rabbrividì, aveva già rischiato di ripetersi con Remus, ora era ferito al San Mungo, se la sarebbe cavata ma non doveva rischiare ancora.
Silente era stato chiaro, finché non si fosse chiarito e avesse riacquistato lucidità doveva allontanarsi da tutti. In pratica l’aveva cacciato per costringerlo a pensare, dandogli una passaporta per dargli la possibilità di andare da Remus. E ora era li. Non aveva detto niente a Draco ma l’aveva fatto apposta, doveva disintossicarsi in un certo senso.
Dai suoi baci, dalle carezze roventi, dai suoi sguardi gelidi eppure arrogantemente brucianti quando lo voleva. Tutto e subito. E se qualcosa intralciava il suo passo veniva spazzato via. Perché non doveva esistere ostacolo alcuno per Draco Malfoy.
Neppure il cuore poteva fermarlo.
Sorrise amaro, ormai il suo cuore aveva preso una direzione a se stante e niente di tutto quello che poteva pensare o fare sarebbe servito.
Intrappolato.
Ferito.
Spezzato quasi.
Quasi.
Perché aveva sempre trovato la forza per rialzarsi, per continuare lo stesso a vivere, per combattere, per dare tutto quello che aveva.
E adesso?
Adesso doveva solamente trovare il  coraggio necessario per dire basta, perché lo amava ed era questo che lo destabilizzava tanto, non l’amore in se ma Draco.
Non era stato mai il tipo che riusciva a dividere bene la sua vita personale dal resto, lui amava qualcuno e ci metteva tutta la passione, tutto il cuore, tutta l’anima, e  ne usciva distrutto alle volte ma non riusciva a non pensare…
….a non amare il modo in cui i capelli biondi incorniciavano il viso….
Il modo di piegare la testa in quel modo così arrogante e superbo,
La piega che assumeva la sua bocca quando godeva della sola aspettativa di averlo,
Dettagli,
Eppure gli si erano incastonati dentro come gioielli preziosi, come un attimo di sublime bellezza che non si ripeterà mai uguale, ma sempre diverso e lo stesso irripetibile.
Era immobile.
Era strano vederlo così, lui che non stava fermo neppure quando dormiva, ma questa immobilità forzata gli stava portando alla mente pensieri e sensazioni inaspettate.
Aveva perso di vista molte cose importanti, questo era da dire.
Ma che cosa era davvero importante?
Chiuse gli occhi sospirando, Draco era importante, e non solo perché il suo cambiamento avrebbe sconvolto tutti, ma perché Harry lo voleva.
Era lui dunque? Analizzando tutto a fondo era Draco che gli assorbiva ogni energia? Solo ed esclusivamente lui? No certo.
Non solo.
Ma aveva buona parte in questo.
Draco voleva la sua luce, si abbeverava di questo ma dopo… dopo Harry…come si sentiva? Appagato certo ma anche vuoto.
Vuoto.
Ecco si riduceva tutto a questo, lui si sentiva vuoto, e non era solo dovuto a Malfoy ma anche a Sirius. Faceva male il solo pensarlo ma era inevitabile, l’aveva amato. Dio se l’aveva amato, era stato un padre, il migliore amico, l’uomo da ammirare, e adesso? Adesso che lui non c’era più, adesso che sentiva di non poter dare più niente a nessuno, cosa avrebbe fatto?
Amore.
Ne aveva sul serio ancora? Forse si, forse era l’unica cosa che adesso lo potrebbe salvare, ma voleva tutto. Non poteva più aspettare, voleva Draco, voleva tutto di lui, non per colmare il vuoto lasciato da Sirius, quello nessuno avrebbe mai potuto colmarlo, ma per ricominciare a vivere davvero e capire cosa era davvero essenziale.
Sarebbe venuto a cercarlo? Lo sperava con tutta l’anima, sapeva che gli sarebbe mancato il suo corpo e la pace che gli dava ogni volta, ma se fosse venuto li, se davvero lo fosse venuto a cercare, voleva che fosse per amore questa volta.
Perché se no avrebbe chiuso definitivamente.
Il suo cuore era la cosa essenziale in questo momento, e anche se ne sarebbe venuto fuori distrutto non poteva tradirlo in questo modo regalandogli solo attimi fuggevoli di piacere e di illusioni.
Non era così forte come credevano tutti.
Appoggiò finalmente la testa all’indietro, dopotutto pensare non era tanto male, dovette ammetterlo, aveva finalmente preso la sua decisione.
Adesso aspettava.
E la porta si aprì sul vento ancora gelido e lasciò entrare l’oggetto dei suoi pensieri, delle sue elucubrazioni.
Draco Malfoy.