PORTAMI LONTANO
CAPITOLO 5:
PAURA
DEL BUIO
/Io ora voglio tutto!/
Draco
varcò la porta entrando nel rifugio che li aveva ospitati in
quella notte di tormenta. Sapeva bene che l’avrebbe trovato
lì, aveva fatto un notevole sforzo per arrivarci a causa del
suo perenne egocentrismo ma una volta al traguardo, era stato sicuro di
vederlo.
Harry
era seduto nel pavimento di pietra vecchia e sporca, accanto a
sé qualche pezzo di legna per alimentare il fuoco acceso.
Assorto
osservava le fiamme che illuminavano la stanza, avrebbe potuto sentire
cosa pensava ma in quel momento non gli interessava minimamente visto
che nella sua mente c’era una sola cosa: soddisfare i suoi
bisogni, sfogare i propri desideri accumulati in quegli ultimi giorni
lontano dalla sua fonte.
Forse
il problema di Darco era che nonostante fosse cresciuto come mago, non
lo era come persona, il suo egocentrismo lo portava a non arrivare alle
cose più semplici, naturali e vere…alimentato,
questo aspetto, dall’ottusità.
Inoltre
era da ammetterlo, non era sempre molto sveglio ma sapeva una
cosa…voleva Harry e pensava di poterselo prendere come e
quando voleva per il semplice fatto che era stato abituato
così.
Però
cosa sarebbe successo se Harry invece non avesse voluto?
Si
accucciò davanti a lui frettolosamente ma sempre col suo
fare aristocratico ed altezzoso, voleva sporcarsi il meno possibile,
quel posto non era certo pulito, guardò i lineamenti del
volto del ragazzo davanti a sé. Non era bello ma aveva il
suo fascino in alcuni lineamenti quali gli occhi, sguardo, le
labbra…la pelle liscia e morbida…
- Eri
qua!-
Mormorò
con un tono che sapeva di supponenza e prepotenza, come a dire: in che
modo hai osato andartene senza dirmi nulla?
O
semplicemente come aveva osato piantarlo in quel modo!
Eppure
fra tutte le cose ce ne era solo una che faceva il punto della
situazione: Harry si era messo a pensare e riflettere arrivando a certi
risultati, Draco non voleva saperne di pensare e riflettere!
Non
attese risposte o reazioni, non erano importanti per lui.
C’era solo una cosa essenziale da fare.
Avvicinò
il volto al suo e posò le labbra pallide e fredde in quelle
calde e carnose del moro, vi passò sensuale la lingua sulla
carne più sensibile assaggiando il sapore che
l’aveva tormentato nelle notti passate insonni,
iniziò un’esperta danza lenta ed irresistibile.
Aveva una voglia matta di lui, del suo corpo, ma non era mai tipo
frettoloso, le cose le voleva fare bene per godersele il più
tempo possibile, era un mago nel lasciare le sue vittime sulle spine
per poi scattare e prendersele come e quando voleva. Proprio come un
serpente.
Fece
passare languido e lieve un dito sulla guancia calda di Harry in un
disegno immaginario, mentre l’altra mano corse sugli abiti.
Ora in
quei contatti finalmente riprendeva a respirare e, nel suo egoismo
assoluto, a vivere senza pensare e riflettere sul perché
sentiva così tanto il bisogno di quel ragazzo insulso,
cioè così tanto. Era attirato dalla sua luce,
positiva o negativa che fosse…si, ma perché?
C’era
molto di più dietro e Draco si rifiutava di capirlo, ora
l’aveva e null’altro importava.
Harry
sospirò, ed era un sospiro che sembrò partire da
dentro per poi espandersi e arrivare alle labbra. Si era sentito
sciogliere come un ghiacciolino lasciato al sole per troppo tempo ma
aveva preso una decisione e anche facendo forza su sé
stesso, l’avrebbe portata a termine.
Mise
una mano sul petto di Draco e lo spinse via.
- No!
–
Disse
solo questo ma fu come se un’unica sillaba avesse il potere
di raggelare tutto il loro mondo, vedeva la faccia di Draco
impietrirsi, i suoi occhi farsi glaciali, si sarebbe arrabbiato, e
molto, ma doveva capire.
Crescere
è ‘sempre’ difficile e
doloroso…ci sarebbe riuscito lui? Sarebbe riuscito a
diventare un ‘uomo’ dal ragazzino pieno di
sé che era? Era convinto di si, perché nonostante
tutto quello che persino lui aveva pensato di Draco, in questi mesi
aveva imparato a conoscerlo meglio, aveva imparato a scendere con tutta
l’anima nell’essenza dell’amante e quello
che aveva trovato era troppo prezioso per essere svilito
così.
- Io
voglio di più. -
Deciso,
forte, lui era sempre stato il tipo che decideva tutto in base
all’istinto, un po’ a ‘pelle’
quasi, aveva adorato fin da subito la spontaneità e
l’allegria di Ron e non ci aveva messo molto a capire che
anche Hermione era una persona fantastica, così come aveva
etichettato da subito Piton come ‘insopportabile’ e
non c’era niente che gli avesse fatto cambiare idea. Niente.
Per Draco era diverso, con Draco aveva avuto forzatamente modo e tempo
di conoscerlo meglio, per cambiare opinione su di lui, per rendersi
conto che dopo un primo assaggio era impossibile farne a meno e adesso
che aveva deciso che si sarebbe preso ‘tutto’ non
c’era forza umana in grado di fargli modificare il proprio
parere.
- Io
voglio tutto, adesso. –
Sorrise, gli era quasi
scappato da dire ‘io voglio la favola’ ma tanto
Draco non sapeva nemmeno cos’era un film babbano, figurarsi.
Tuttavia
bisognava capire.
Capire
che davvero Harry voleva la favola e quel ‘tutto’
non era inteso nel senso banale delle dolcezze, sbaciucchiamenti,
qualche confidenza e ‘beh si io so tutto del mio
ragazzo…’
No quel
‘tutto’ era inteso in un senso profondo e
invincibile, tutta l’anima, tutto il cuore, tutta la mente,
tutto il corpo.
Era
egoismo forse…ma lui dopotutto lo era sempre stato, egoista
e possessivo e voleva per se ogni parte e ogni minimo pensiero e
palpito di Draco…l’avrebbe capito?
Sperò
di aver visto giusto, di aver colto il momento adatto,
perché se Draco non si fosse rivelato abbastanza maturo e
cresciuto, tutto sarebbe andato a quel paese. Per essere educati.
Gelido
e glaciale.
Come se
il ghiaccio stesso scorresse nelle sue vene al posto del sangue caldo.
Gli
occhi si fecero di pietra trasparente, due lame sottili, il volto
abbassato con lo sguardo penetrante e fisso in quello di Harry, le
labbra serrate strette in un inclinazione di perenne veleno.
Ora era
una rabbia cieca che stava per scatenarsi.
Aveva
passato qualcosa che non aveva mai passato visto il modo in cui era
stato cresciuto, per lui ciò che aveva visto poteva
chiamarsi benissimo inferno e lo era, per lui lo era; aveva fatto
troppo per arrivare a lui in quel
Luogo
ed ora osava anche rifiutarsi.
Perché
doveva sempre e solo essere Harry Potter a dirgli di no?
L'unico
che osasse tanto.
Cosa
voleva lui?
Tutto?
Lo
afferrò per le braccia stringendo, gli avrebbe lasciato dei
lividi.
- Cosa
stai dicendo?-
Arrogante
e freddo, col linguaggio controllato come sempre, di un certo rango.
Infuriato.
Provò
istintivamente una gran voglia di prenderlo a pugni e sfogare la rabbia
che provava per quel ragazzo che si opponeva a lui, che non era mai
stato d'accordo con lui.
- Ed io
ora voglio te! -
Ammetterlo
ad alta voce per lui era già troppo, non l'aveva mai capito,
ora meno delle altre volte.
La
verità era che non aveva mai pensato a quello che voleva
Harry, ma solo a quello che voleva lui. Ora provare a pensare in altro
modo gli veniva difficile.
Non lo
capiva. Non l'avrebbe mai capito.
Non era
pur andato bene fino ad ora? Perché farsi queste noie?
Harry
scosse la testa, spostandogli le mani e cercando di rimanere
controllato.
- Anche
io… ma non mi accontento più. –
Replicò
fissandolo negli occhi, sostenendone lo sguardo, di
più…sfidandolo quasi.
Perché
doveva capire.
Era
come imprigionato in una gabbia di cristallo che rifletteva solo se
stessa e poteva guardare fuori solamente se andava al di là
del primo riflesso e cercava bene … però lui non
era mai stato bravo in questo, e ora Harry non gli chiedeva solamente
di guardare al di là ma addirittura di rompere la gabbia.
Aveva
una paura vergognosa, a dirla tutta … si perché
se davvero Draco non ce l’avrebbe fatta, se non gli importava
fino a quel punto o non aveva la forza necessaria per farlo, tutto si
sarebbe perso, anche il suo cuore.
Spezzato
per la seconda volta.
Lui
sapeva bene -oh se lo sapeva!- che i cuori si possono spezzare davvero,
si può quasi sentirne il rumore sordo che fanno mentre i
mille pezzettini si infrangono al suolo, i cuori si spezzano e il suo
era stato solamente incollato.
Tuttavia
rimase calmo, senza dare assolutamente a vedere tutta la paura e
l’ansia che gli si scatenava dentro.
Respirava
pesantemente ora e in fretta.
Draco
stava per esplodere e non si sarebbe trattenuto.
No,
continuava a non capirlo!
- Cosa
vuoi da me? -
Per la
prima volta glielo chiese per provare ad ascoltarlo.
- Di
preciso. Non essere così vago. Dillo. Cosa vuoi da me?
Perché sei venuto con me fino ad ora e adesso non ti basta
più? -
Il tono
duro e alto, molto chiaro, non riusciva ancora a vederlo bene, era
ancora troppo concentrato su sé stesso.
Si
passò una mano fra i capelli sistemandoseli ai lati del
volto. Lo guardava senza staccargli gli occhi di dosso.
Dove
voleva arrivare?
A lui
bastava così, prendersi la sua dose e tornare come sempre.
A lui
andava bene così.
Il
fatto che fosse uscito di testa quando Harry era sparito e avesse fatto
di tutto per ritrovarlo era una altra cosa.
Ma a
Draco andava bene andarci a letto qualche volta in segreto e insultarlo
davanti a tutti come sempre, il suo posto era lì, fra i
Serpeverde, a prendere in giro colui che l'aveva rifiutato quella volta.
Si
convinceva che andava bene così, bastava che nessuno osasse
separarli, che Harry non sparisse, che fosse sempre lì.
Bastava
quello.
Vero?
Una scintilla di rabbia si
accese negli occhi smeraldini di Harry, come se si stesse divertendo a
fare tutto questo!
- Non
mi accontento solo di fare sesso quando ti fa comodo e poi saluti a
tutti, solo per mettere a tacere la tua coscienza, Draco! –
Duro,
deciso:
-
Voglio tutto, l’anima, il cuore, la mente… -
Ecco,
ora si era svelato. Avrebbe affondato il coltello, ne era certo, come
era certo di respirare, si preparava al colpo finale,
all’ironia tagliente che avrebbe sfoderato, alla rabbia,
anche, ma non cedette. Solo un muscolo guizzò nella
mascella, a testimoniare quanto questo scoprirsi proprio con lui gli
costava.
Immobile
per tutto il resto.
Immobile
almeno quanto lo era Draco mentre accusava il colpo elaborandolo,
analizzò ogni più piccola parte del volto che
aveva davanti, non faceva pieghe ma si sforzava, sapeva che dentro gli
si scatenava l’impossibile, DOVEVA essere
così…non poteva dirgli una cosa simile e non
provare nulla. Era lui quello che non mostrava sentimenti, che non ne
aveva. Glielo aveva insegnato suo padre. Harry era il sentimentale,
colui che si sacrificava sempre per i buoni, che faceva
l’eroe, quindi in sé, in quell’istante,
doveva sicuramente provare qualcosa, paura, timore e chissà
cos’altro. Se l’avrebbe mostrato sarebbe stato
meglio per lui, avrebbe avuto l’istinto di comportarsi come
suo solito, disprezzarlo ed andarsene facendolo soffrire.
Così
però non sapeva bene cosa fare, era spiazzato ma come sua
abitudine era, non avrebbe rivelato ciò che provava, avrebbe
continuato a reprimere tutto. Tutto tranne la rabbia che provava. Era
tanta.
Poi un
lampo gli passò nella mente, un pensiero fugace:
“Vuole
ogni cosa di me. Di ME! Prova sentimenti, non istinti!”
Così
non si trattenne dal dirlo con la voce che sfumava lentamente nel vago,
come se mentre lo dicesse lo stesse realizzando come si doveva. Non era
facile, non era una cosa solita per il biondino.
- Tu
sei…-
Ma non
ci riuscì, non era capace di pronunciare quella parole, non
era da lui, era una cosa da deboli, da femminucce. I suoi genitori e
tutti i suoi tutori gli avevano sempre insegnato ad essere
così com’era ora, essi stessi non gli avevano mai
mostrato emozioni, mai un ‘ti voglio bene’ o un
‘sono fiero di te’. Nulla. Capiva che era il
prediletto del padre perché manteneva i suoi studi e gli
dava il suo cognome.
Certo,
perché LUI ERA il prediletto del padre, no?
Lui
DOVEVA esserlo.
Per
forza.
Allora
perché improvvisamente, ora che sentiva veramente sulla
pelle dei sentimenti sinceri rivolti a lui unicamente, a lui come
persona e non a ciò che rappresentava, gli sembrava di
sentirli per la prima volta?
Lo
disse Harry per lui e nel dirlo sembrò non avere alcun
problema:
-
Innamorato di te!-
Tuttavia
queste semplici parole suonarono come uno sparo diretto al petto che fa
mancare il fiato e lentamente rende tutto il corpo gelido.
A Draco
parve che qualcuno gli stesse staccando la spina. Shock, ecco come ci
si sentiva sotto shock!
Che
sensazione sgradevole.
Si
ripetè la frase fra sé e sé stentando
a crederci:
“Lui
è innamorato di me, o per lo meno è sulla buona
strada. Perché? Come si fa ad innamorarsi di nessuno?
Cioè…è possibile? Pensavo che fossero
sciocchezze, tutte ipocrisie e magari lo è veramente.
Chissà. Come faccio a sapere che non mi racconta fandonie di
convenienza? “
Però
non era forse vero che da un lato stuzzicava il suo orgoglio e
narcisismo, quella situazione? Dal suo punto di vista era come una
vittoria. L’odiato Harry Potter si stava innamorando di lui,
lui però era scontato che non ricambiasse, non gli avevano
mai insegnato a provare sentimenti ma solo a disprezzare!
Vero?
Cominciò
a chiedersi conferme di ciò che credeva e pensava con
convinzione, quindi ad infastidirsi per quello.
- Non
dici nulla?-
Chiese
Harry, il silenzio gelido in cui era calato lo stava snervando ma con
un po’ più d’attenzione poteva capire lo
stato di shock in cui Draco era, come interpretarlo?
Avrebbe
solo voluto che reagisse.
- Cosa
dovrei dire? Ti sei rivelato per quello che sei, un eroe sentimentale
non può essere capace d’altro che questo!-
Sembrava
l’avesse detto con acidità e
contrarietà, come parlava sempre. Però non gli
era sfuggito lo sforzo che ci aveva messo per apparire a quel modo.
Così
non perse tempo e lo disse subito, forse provocarlo non era la mossa
più saggia ma al momento non riusciva a tirare fuori altre
‘strategie’, visto poi che lui non ne aveva mai
usate, andava solo d’istinto e improvvisazione:
- Si,
certo…-
Questo
fece scattare l’altro:
-
CERTO!- Puntualizzò subito con prepotenza, aggiungendo poi:
- Cosa stai insinuando?-
Aveva
abboccato, ma Harry lo sapeva, Draco era facile da manovrare, in fin
dei conti. Era sempre stato così.
Fece un
sorrisino ironico e rispose:
- Non
hai ancora smesso di nasconderti dietro la tua maschera!-
- Io
sono così, prendere o lasciare!-
- TU
NON SEI COSì, NON DIRE STUPIDAGGINI! MI HAI FATTO VEDERE
COME SEI REALMENTE!-
- E
quando, di grazia?-
Più
Draco rimaneva gelido e tagliente, più Harry si infuriava,
non ce la faceva più, era troppo ottuso ed allucinante,
perché doveva voler proprio lui?
-
QUANDO ABBIAMO FATTO L’AMORE!-
-
Sesso, vorrai dire! Era solo quello…da parte mia, almeno!-
Il moro
sospirò profondamente premendosi due dita sulla fronte,
doveva calmarsi o l’avrebbe preso a pugni:
-
L’amore si fa in due e se sei così retrocesso da
non capirne ancora la differenza, mi dispiace ma devi aggiornarti!-
Se gli
occhi avessero potuto annullare qualcuno, quelli argentati di Draco
l’avrebbero fatto proprio in quel momento. Come osava dire
cose simili? Parlargli a quel modo?
-
Allora aggiornami tu, visto che sei così AVANTI…-
Premette sulla parola avanti facendo sottintendere un crudele doppio
senso che ferì il compagno, non lo diede a vedere: -
…e visto che sembra tu mi conosca meglio di me
stesso…come sono in realtà? COSA dovrei mostrare?-
- I
tuoi sentimenti! Togliti quella stupida maschera!-
In
quell’istante un nodo del legno che bruciava sul fuoco,
scoppiò facendoli sussultare, erano molto concentrati
l’uno sull’altro e sul dire la cosa giusta,
entrambi a modo proprio sulla difensiva. Fu per un breve momento che si
resero conto di dove si trovavano, quel loro posto speciale in cui
potevano essere sé stessi.
La
verità era solo una.
Draco
non aveva idea di come fosse senza quella maschera, non si era nemmeno
mai accorto di averne una, come se fosse un automa gestito
indirettamente dal padre.
La
verità era che Draco aveva solo paura di togliersi quella
maschera.
- Io
sono così!-
- No,
tu non sei così…-
Dissero
entrambi sibilanti, Draco fu percorso da un brivido, quando parlava a
quel modo, con quella luce strana negli occhi, in quei momenti non era
così sicuro di essere stato attratto dalla luce positiva,
forse era stata quella negativa.
Se
voleva sapeva mettere paura e a lui non piaceva, per questo
reagì in maniera aggressiva, spingendolo contro il muro e
avvicinando il volto al suo fino a toccarlo col suo.
-
Allora psicoanalizzami, Potter! Cosa pensi di me?-
Disprezzo.
Lo
stesso di un tempo.
Quasi
odio, invidia.
Non si
fece intimidire, non lui, così con coraggio disse
esattamente tutto quel che pensava, sussurrandolo con chiarezza ed
incisione:
- Penso
che vuoi solo apparire come un viscido serpente vigliacco,
perché così è tuo padre e tu vuoi
compiacerlo a tutti i costi. Penso che la tua maschera non sai nemmeno
di averla, che sei stato cresciuto così e in fondo non
è nemmeno colpa tua se sei così stupido ed
egocentrico! Penso che sotto tutto quel trucco hai paura,
un’enorme paura, dei sentimenti, di lasciarti andare e di
amare! Penso che ti rimane solo una cosa da fare, ammetterlo ad alta
voce. Che sei un comune a tanti altri e che vuole provare ad amare!-
Sentirsi
dire quelle crudeli, dal suo punto di vista, verità, era
duro. Molto duro. Perché nessuno fin’ora aveva
osato tanto, perché non aveva idea di cosa ci fosse in lui
che non funzionava, perché quel senso di
inferiorità inspiegabile verso quel ragazzo che premeva
contro la parete con forza, non aveva motivo d’esistere.
Avrebbe
pianto.
Già,
ne era sicuro. Avrebbe pianto se non avesse ricordato, se non avesse
preso a ripetersi costantemente che lui era Draco Malfoy, che suo padre
l’avrebbe diseredato. Ecco cosa lo impedì di
lasciarsi andare e piangere come avrebbe voluto, piangere
perché aveva colpito nel segno e vedeva per la prima volta
le cose come stavano. Suo padre. Si rivedeva l’immagine di
quell’uomo, il suo sguardo, tutto quello che aveva sempre
cercato dalla nascita poiché è una cosa naturale,
l’istinto dei bambini, compiacere i genitori. Non aveva mai
capito se ci era riuscito, ma amato, per ora, non si era ancora
sentito. Ecco perché sentire quelle parole da Harry lo
spiazzava al punto che gli occhi gli pungevano. Indietreggiò
cercando di rimanere calmo, di non scomporsi, cercò di non
fare una piega. Ma gli pungeva non poter lasciarsi andare pur provando
tutto quello.
Avrebbe
voluto dire qualcosa, parlare con velenosità, ma non ci
riuscì, non uscì nulla dalla sua bocca,
così la strinse con forza, come strinse i pugni.
L’unico
che riusciva a mostrargli sentimenti, ad essergli entrato dentro e che
gli aveva acceso gli istinti sessuali era il suo rivale.
Harry
lo vide indietreggiare fino a finire contro il tavolo sgangherato,
fermarsi con uno sguardo lontano e la mascella contratta per non cedere.
L’aveva
voluto lui, terapia d’urto, si chiamava. Non c’era
stata alternativa.
Ora i
risultati potevano essere due: o Draco si svegliava o si sarebbe
nascosto a vita nel suo mondo d’orato e perfetto.
Ma se
non sarebbe più tornato da lui come avrebbe fatto?
Ricominciare di nuovo da capo dopo una perdita, l’ennesima.
“L’unico
ad avermi capito nel profondo è quello che ho considerato il
mio odiato rivale! Sono veramente così
solo…?”
Cosa
succede quando la maschera cade forzatamente e ci si trova davanti ad
uno specchio? Cosa succede poi se questo specchio mostra la
realtà e questa è talmente triste da sembrare
finta?
Cosa
succede quando ci si rende conto controvoglia di dover maturare pur
trovandosi in uno stato di retrocessione in cui si può
vedere il fondo?
Si fece
schifo guardandosi per la prima volta con gli occhi di Harry, si
trovò veramente imbarazzante, un codardo che fuggiva dalla
realtà, narcisista, egocentrico, inutile, malvoluto, senza
scopo preciso.
Il vero
antagonista di quella storia non era lui, il vero rivale di Harry
Potter non era lui, il vero erede di suo padre non era lui, il vero
pupillo dei più forti non era lui, il vero capo di qualcuno
non era lui.
Allora
chi era?
Forse
era solo nessuno.
Harry
si avvicinò cauto incerto che quel che aveva fatto era stata
una mossa vincente. I capelli biondi gli coprivano gli occhi vacui, si
poteva leggere lo smarrimento, qualcosa d’impressionante
poiché non l’aveva mai visto prima su di lui.
Titubante
alzò la mano e con le dita gli toccò la guancia,
risalendo fino alla fronte scostandogli i capelli, era freddo
nonostante fosse lì davanti al fuoco. Poi
spalancò gli occhi e trattenne il respiro quando
capì che era stato proprio il suo contatto a farlo crollare.
A fargli uscire quelle lacrime dagli occhi.
Abbassò
leggermente il capo per guardarlo meglio in viso.
L’aveva
lì davanti a lui, era proprio Draco ma allo stesso tempo non
era più lui. Piangeva.
Per
aver capito com’era la realtà, per essersi visto
con gli occhi di qualcun altro, per aver capito che era solo, per aver
sentito il bisogno di essere amato senza quella maschera.
Per
voler maturare.
Il
tempo si fermò e se non si trovassero già sospesi
fra tempo e spazio sarebbero potuti stupirsi, ma nessuno fece nulla a
parte le lacrime che si azzardavano a cadere ancora dagli occhi aperti,
non se ne rendeva conto che stava piangendo, forse cercava di rifiutare
anche quello. Poi Harry decisa di sbloccarlo, quel tempo sospeso, e
fece un altro passo in avanti prima dell’altro, gli
andò in contro capendo che a volte amore è forza
e forza è fare per primo i passi per indicare la strada
all’altro quando non capisce.
Spezzò
il tempo abbracciandolo.
Aderì
il corpo al suo e gli nascose il viso stravolto contro il suo collo,
accarezzandogli quasi dolce i capelli biondi e lisci, non si chiese
cosa avrebbe potuto fare per lui, se l’avrebbe ritrovato o
cose simili, la risposta la conosceva già.
Sapeva
che non sarebbe cambiato nulla davanti agli altri, che si sarebbe
limitato a non offenderlo più e che sicuramente non avrebbe
passato tempo con lui in pubblico. Ma sapeva che a cambiare sarebbe
stata la loro vista privata, che l’avrebbe cercato per
respirare ed essere sé stesso, che sarebbero stati VERAMENTE
insieme, d’ora in poi.
Che
forse, la sua favola, ora, avrebbe potuta averla.
-
Draco…non avere più paura del buio, non dovrai
più starci in mezzo…ti cedo la mia luce.-
Non fu
smielato, non fu nemmeno romantico, seppe solo mostrare i sentimenti
nel modo che lui sapeva farlo, con naturalezza, senza vergognarsi,
quasi con felicità perché finalmente era riuscito
a fargli fare quel passi in avanti.
Fu
infatti su quelle parole che Draco tornò da lui con copro,
mente e anima ricambiando con un po’ di imbarazzo
l’abbraccio, tornando anche a lui a respirare
perché aveva capito di che natura era la luce che tanto
amava ed agognava di Harry, luce positiva, luce che finalmente avrebbe
potuto avere anche lui.
FINE