CAPITOLO XII:
RICERCHE
Vigeva
una regola nella camera numero diciassette, in realtà non da sempre ma
da quando tale Kojiro Hyuga era arrivato nelle vite dei coinquilini.
Questa regola consisteva nel lasciare un cartello fuori dalla maniglia quando chi era dentro voleva un po’ di privacy.
Fin’ora questo cartellino l’avevano usato solo Ken e Takeshi.
Quel
giorno avevano litigato, sempre per il karate, e quando Kojiro quella
sera dopo cena, anche considerevolmente stanco per gli allenamenti
massacranti, aveva fatto per entrare in camera, aveva trovato il famoso
cartellino appeso sulla maniglia.
C’era scritto ‘non rompere il cazzo!’.
Kojiro
sbuffò e sospirò esasperato, aveva una gran voglia di buttarsi nel
letto e dormire e quelli invece occupavano la camera per le loro
porcate!
Gli
venne su una gran voglia di spaccare loro la testa ma nella speranza di
evitare di diventare un assassino, si spostò alla camera confinante e
bussò.
Hikaru
era andato su prima di lui piantandolo in asso da solo come un idiota,
l’aveva visto allarmato per qualcosa che gli aveva detto Taro e da lì
non si era più fatto vivo.
Non che fosse curioso di sapere che diavolo gli prendesse, però qualcosa la doveva pur fare, dannazione!
Bussò e poco dopo gli fu aperto.
Spuntò un cupo Hikaru che mise subito sul chi va la Kojiro, già pronto ad una qualche catastrofe.
- Che diavolo c’è? - Chiesero l’uno all’altro in perfetta sincronia.
Si
fermarono, si guardarono, ghignarono in un modo più o meno simile e poi
Kojiro rispose per primo visto che le buone maniere non le conosceva
ancora:
- I due piccioni stanno scopando! - Lo disse alla sua maniera, volgare e privo di tatto.
Hikaru
per un momento si illuminò di malizia e comprendendo la situazione con
uno sguardo incoraggiante, tornò subito a ciò che lo impensieriva.
-
Qua c’è un problemino… - Sembrava indeciso se parlarne o meno e Kojiro
impaziente lo fece sbrigare a parlare, non era per i misteri.
- Definisci problemino, dannazione! -
Hikaru
socchiuse la porta dietro di sé per non farsi sentire da chi stava
dentro e passandosi le mani fra i capelli, spettinandoli, si dimostrò
alquanto in difficoltà a parlare di queste cose.
-
Si tratta di Taro e Tsubasa. Questo pomeriggio hanno litigato… -
Perfino Kojiro sgranò gli occhi incredulo capendo quanto impossibile e
assurdo fosse questo fatto, ma proseguì imperterrito, tenendo la voce
bassa: - E’ un discorso complicato, la scintilla è stato Tsubasa di
ritorno da un allenamento speciale. Roberto l’ha portato in un’altra
palestra a fare un incontro amichevole con gente più grande di lui,
sai, quel famoso discorso sulla paura di Tsubasa di far male agli altri
che pensavano genialmente - e marcò l’ironia su ‘genialmente’ - di
risolverlo facendolo gareggiare con quelli più grandi… insomma, quando
è tornato oggi pomeriggio era davvero messo male, peggio di quel che
potessero immaginare e Taro ha finalmente espresso le sue
preoccupazioni avanzando l’idea che non fosse una buona idea
farlo. Da cosa poi è nata cosa ed è finita con la prima seria litigata
fra i due… perché poi si è messa di mezzo la gelosia, perché Tsubasa fa
tutto quello che dice Roberto, anche suicidarsi se fosse, e Taro
ovviamente vede questo per quello che è… un ostacolo nel loro rapporto…
insomma, Taro è geloso marcio ma è anche una persona gentile. Solo che
quando si è azzardato a chiedergli di non fare tutto quello che Roberto
gli diceva, lui è sbottato su dicendo che invece gli sarebbe sempre
andato dietro! Non dico che si sono lasciati ma è davvero critica la
cosa perché poi Dio solo sa cos’altro si sono detti, quello singhiozza
come un forsennato e di Tsubasa non c’è traccia da ore! -
Kojiro
che non voleva essere messo in mezzo a queste beghe da soap-opera provò
anche un certo gusto nel sapere che il folletto sempre felice
rispondente al nome di Tsubasa per una volta era in mezzo ai casini.
Non che ci avesse mai avuto a che fare, ma l’aveva inquadrato quasi
subito come uno irritante, punto e basta. Di Taro non gliene importava
nulla.
Ascoltando
tutta la nuova puntata si trovò addirittura coinvolto, ad un certo
punto, tanto che sgranando gli occhi ed allargando le braccia alla fine
disse preso:
- Ed è andato a cercarlo come si deve per questo immenso posto? - Come se fosse ovvio che dovessero comunque chiarirsi!
Hikaru si strinse nelle spalle esasperato… era ore che cercava di consolare la fontana là dentro:
- In realtà non l’ha cercato, è stato troppo occupato a piangere e a dire che con Tsubasa è finita e che preferisce Roberto! -
-
Cazzo, non è che ha tutti i torti… a volte sembra che quello penda
completamente da Roberto, in effetti… - Hikaru sgranò gli occhi
sorpreso da quella sparata.
- Ti ci metti anche tu ora? - Ne aveva sentite già troppe di quel genere.
Kojiro ghignò divertito dal complesso della situazione e alzando le mani in segno di tregua, disse deciso:
-
No no, dai… però devono chiarirsi, insomma… anche se hanno quella di
lasciarsi davvero devono dirselo bene, no? E poi dormono nella stessa
camera con te, come pensano di fare? Da qualche parte sarà pure! -
-
Sì e si starà sciogliendo come una fontana pure lui! - Esclamò Hikaru
che conosceva bene il suo compagno di camera. Oltretutto era anche suo
amico ed era preoccupato nonostante quella situazione gli pesasse, non
poteva certo negarlo.
-
Dai, prendi il pupo ed andiamo a cercarlo, no? - Hikaru lo guardò come
se fosse impazzito, non tanto per la sparata sensata quanto per il
fatto che fosse qualcosa di altruistico uscito dalla bocca di
mister-me-ne-sbatto-degli-altri-se-non-hanno-direttamente-a-che-fare-con-me!
Considerando che in pochi si azzardavano ad avere a che fare con lui…
Il
risultato fu una specie di fantasma dagli occhi rossi e gonfi attaccato
al braccio di Hikaru che rispondeva al nome di Taro a girare insieme a
Kojiro per i corridoi.
- Andiamo a vedere se per caso è da Genzo, sono amici, mi pare, no? - Fece Kojiro il quale stranamente ebbe un’altra buona idea.
-
Cazzo Kojiro, mi stai sconvolgendo! Un’idea migliore dell’altra! Cosa è
successo, ti sei finalmente fatto Misugi? - Kojiro lo fulminò con lo
sguardo ma notò subito che Taro non li aveva nemmeno sentiti, così si
rilassò e rispose a tono con malizia:
- Non ancora! Immagina quando succederà! -
Hikaru non volle minimamente provarci e schifato rispose con una smorfia spontanea:
- Non voglio nemmeno lontanamente provarci ad immaginarlo! -
Kojiro sghignazzò finché non giunse alla porta di Genzo.
Bussò
e toccò a lui farsi venire momentaneamente un colpo quando gli venne
aperto nientemeno che dal protagonista del discorso di un secondo prima.
-
Parli del diavolo… - Disse Hikaru sorridendo a denti stretti. Kojiro
gli assestò una gomitata di nascosto e Jun che non colse altro che gli
occhi colmi di lacrime di Taro, chiese preoccupato:
- Cosa succede? -
-
Ehm… cercavamo Genzo… - Puntualizzò Kojiro poiché non voleva pensasse
lo tallonasse. Era stata solo la sera precedente che avevano deciso di
darsi tempo dicendosi possibilisti ad una relazione. Una giornata era
troppo poco come tempo, probabilmente.
Oddio, non per Kojiro ma si sforzava di pensare come una persona normale!
- C’è Tsubasa? - Tagliò corto Hikaru il quale non gli importava un tubo di ciò che Jun poteva pensare.
Si
affacciò subito Genzo il quale, loro non lo sapevano, aveva deciso di
usare suo fratello come psicoterapeuta per nulla intenzionato ad usare
un professionista, ritenendo infatti Jun meglio di un laureato!
-
Che succede? - Chiese a sua volta, era in boxer e tutto scarmigliato.
Avrebbero dato largamente modo di pensare male se quelli che avevano
davanti non avessero saputo -come chiunque in quella scuola- che
erano consanguinei e che in quel senso non c‘era nulla fra i due!
Kojiro riuscì ad ingelosirsi lo stesso e fissando male il suo senpai lasciò di nuovo la parola a Hikaru:
- Non è qua Tsubasa, vero? - Chiese di nuovo sospirando già stufo.
- No, perché? -
- Lui e Taro hanno litigato ed è da questo pomeriggio che Tsubasa non si vede in giro. -
Genzo
si ricordò immediatamente che dopo le indicazioni per gli allenamenti
pomeridiani, lui e Tsubasa erano andati a fare una gara d’allenamento
altrove per fargli provare quelli della categoria più forte della sua.
Poi non li aveva visti entrambi.
Aprì bocca per dirlo visto che non filtrava mai le cose e Jun lo precedette con fermezza:
-
No, non sappiamo nulla ma se volete possiamo aiutarvi a cercarlo, se vi
trovano con noi in giro avete libero accesso ovunque. - Geniale ed
astuto proprio come uno yakuza, pensò Genzo fissandolo di sbieco ed
ammirato. Nonché pronto. Aveva capito che ne stava per dire una delle
sue.
Kojiro
colse quello scambio di sguardi e si immusonì ulteriormente, come se di
più fosse possibile, quindi sentendo dire Hikaru che era un’ottima idea
lo vide sparire in camera per vestirsi e tornare da loro insieme a Jun,
una torcia elettrica e una birra.
Jun lo guardò alzando un sopracciglio scettico:
- E quella che c‘entra? - Indicando la bottiglia.
- Oh, l’alcool c’entra sempre! Sicuramente servirà! - E ne era seriamente convinto.
-
Non ti chiedo perché e come ce l’hai! - Replicò poi tirandosi la porta
dietro ed affiancando gli altri che li guardavano ognuno a modo proprio
-chi divertito, chi nel panico e chi incazzato nero-.
- Meglio! - Fece Genzo, poi cambiò discorso: - Andiamo un attimo da Karl, è qua! -
Jun,
Kojiro e Hikaru glielo chiesero in perfetta sincronia, ognuno comunque
con un tono diverso. Facile immaginare quali fossero.
- E lui ora che c’entra? -
Genzo e le sue idee strane…
-
Oh, niente! - Fece allora sicuro di sé e pratico precedendoli verso la
camera del compagno con cui il giorno prima si erano detti di prendersi
una pausa di riflessione da tutto. Per lui un giorno forse era
sufficiente? - Ma voleva vedere il mio cuore, ora gli faccio vedere
quanto è grande! - Lo disse convinto poiché sembrava veramente la
motivazione per cui lo stava chiamando. Jun, che sapeva meglio i
retroscena, sospirò decidendo di non intromettersi più, aveva fatto
anche troppo, ma pensò che per lui cambiare sarebbe stato molto più
difficile che per chiunque altro e principalmente perché lui così
com’era si piaceva troppo.
Come fare poi senza quella meravigliosa e comodissima faccia tosta?
- Secondo me ti spara! - Fece Hikaru mentre bussava, non aveva la minima idea di cosa fosse successo in precedenza.
- E avrebbe anche ragione a farlo! - Aggiunse seccato Kojiro per motivi a tutti sconosciuti.
-
No… - Fece di nuovo sicuro di sé Genzo con la sua perenne aria
strafottente: - non ha un fucile! - Anche questo lo disse con
convinzione tanto che Hikaru rise, Taro ovviamente non sentiva nulla,
Jun scosse ancora la testa sconsolato e Kojiro continuava ad avere più
voglia di prima di ucciderlo, per il puro gusto di farlo, probabilmente!
Quando
Karl si affacciò alla porta era in evidente mise da notte, un pigiama
azzurro chiaro che faceva effetto Casper e richiamava il bel colore dei
suoi occhi.
- Che c’è? - Chiese sorpreso di trovarsi a quell’ora tutta quella gente.
Genzo
non gli diede tempo di reagire meglio ed innalzare alcun muro e
prendendoselo per il gomito lo tirò fuori e se lo trascinò malamente
per i corridoi dicendo deciso:
- Ci serve una mano a cercare quel piantagrane di Tsubasa! Su, renditi utile! -
Karl, che non aveva scelta che seguirlo per non finire trascinato come uno schiavo greco, chiese pur comunque composto:
-
E perché mai dovrei fare una cosa simile? - Tutti se lo chiesero e alla
risposta guardarono Genzo il quale con quella famosa faccia tosta di
prima non esitò:
-
Perché se lo faccio io puoi farlo anche tu! - Posto che di Tsubasa non
gliene importava nulla, si trovò più che altro incuriosito da quel suo
atteggiamento. Si erano lasciati un po’ male per non dire pessimamente
ed ora gli appariva come niente fosse. La sua concezione di prendersi
del tempo per pensare era assai personale.
Nonostante
ciò decise di starci se non altro per vedere dove l’avrebbe portato
quella notte quella strana creatura che -ora ne era anche convinto- non
conosceva quasi per nulla.
Oh, non l’avrebbe nemmeno lontanamente immaginato!
Non che la sua fantasia fosse particolarmente spiccata.
Lanciò
un’occhiata interrogativa alla bottiglia di birra che teneva insieme
alla torcia elettrica ma non disse nulla, come se invece sapesse perché
se la fosse portata. Jun lo notò e sorrise compiaciuto.
Non erano poi così distanti l’uno dall’altro come credevano.
Giunti
davanti alle scale i sei si guardarono e come a chiedersi da cosa
avrebbero cominciato visto quanto grande era quel posto, a prendere in
mano la situazione, naturalmente, fu Jun il quale pratico e con polso
ma perfettamente calmo e a modo cominciò ad impartire ordini
snocciolando logica ed organizzazione tipici suoi:
-
Dividiamoci - il che non era una proposta ma un’affermazione a cui
nessuno si oppose senza rendersene conto - l’ideale è girare per
coppie. Hikaru e Taro controllano le zone comuni come mensa e
biblioteca, Karl e Genzo la zona dei club cominciando da quello di
lotta ovviamente mentre io e Kojiro ci facciamo tutti i dormitori. - Fu
estremamente abile a non dire perché i dormitori voleva controllarli
lui e nessuno gli chiese niente, Kojiro poi era rimasto al punto in cui
voleva andare a cercare in coppia con lui ma a chiederlo fu Genzo:
-
Perché le coppie così? - Il che non implicava l’ovvio ‘perché mi hai
messo con Karl’, ma il meno ovvio ‘perché ti sei messo con Kojiro?’. I
due fratelli si capirono con uno sguardo e Jun rispose supponente:
-
Perché siamo io e te i figli del direttore, se andassimo in giro noi
due che senso avrebbe essere andati con loro ad aiutarli? - Logica
inoppugnabile. A tal proposito fu abile a replicare verso Hikaru e
Taro: - Se incontrate qualcuno fate pure i nostri nomi, Genzo vi darà
il suo cellulare così se ci sono problemi chiamate il mio numero, io me
lo porto con me e vi rispondo subito. - Poi altrettanto pratico prese
di tasca il cellulare del fratello che brontolò senza essere calcolato,
prima di darglielo gli mostrò una funzione in particolare: - Ecco, in
questo modo il flash delle foto rimane perenne e fa luce, la potete
usare per vedere dove è completamente buio. - Alla stessa maniera
accese il flash fisso nel proprio cellulare, consapevole che solo loro
due in tutto l’istituto probabilmente potevano permettersi un
apparecchio simile poiché gli altri provenivano da famiglie
problematiche. O erano completamente senza famiglie.
Tornò
a guardare tutti uno ad uno, sempre deciso e spigliato, come chi
sapesse perfettamente già tutto: - Sono consapevole che è sera ed è
difficile trovarlo in giro a quest’ora, ma da qualche parte deve pur
essere, no? -
-
Starà frignando in qualche angolo dimenticato da Dio! - Esclamò Kojiro
beccandosi un fulmine da parte di Taro che aveva captato solo quello!
- Sì, appunto, quindi troviamolo. Perlustrate tutte le rispettive zone ci ritroviamo qua! -
Non
un tempo preciso ma soprattutto nessun modo per replicare, fare domande
e contraddirlo. Presi dal suo piglio di capitano e dalla consapevolezza
che non importava se qualcuno non capiva qualcosa perché di sicuro lui
aveva un motivo preciso per fare cose così specifiche e precise,
andarono ognuno per la propria strada.
Una notte che non se la sarebbero dimenticata facilmente.
Nel
momento in cui si separarono Kojiro tirò un respiro di sollievo
evidente, stare con Genzo che sembrava in eccessiva sincronia con il
suo adorato fratellino lo irritava profondamente. Fino a quel momento
non aveva mai notato quanto affiatati fossero ma presi dall’esterno e
senza considerare il fatto che fossero consanguinei, avrebbe anche
potuto pensare male.
E dire male era anche poco!
Ma
erano fratelli ed essere geloso di quello era la cosa più idiota di
quel mondo, se lo ripeteva eppure stava meglio ora che quel pallone
gonfiato non c’era più!
Appena
soli a camminare per i corridoi, notò immediatamente che Jun sembrava
diretto ad una zona specifica ed incuriosito chiese distraendosi dai
suoi pensieri disfattisti:
-
Sembra tu sappia dove diavolo andare! - Jun sorvolò sul linguaggio poco
fine a cui ormai era abituato e con aria di chi la sapeva lunga ma per
una volta sperava di sbagliarsi, cominciò a spiegarsi.
E
non seppe nemmeno perché volle farlo, normalmente se aveva in mente
qualcosa non ne parlava con nessuno, andava dritto ai fatti senza
esplicarli prima.
Lo fece quasi in automatico alla sua domanda e non gli sembrò strano:
-
La storia fra Taro,Tsubasa e Roberto è di dominio pubblico, quasi.
Spero che la mia intuizione sia sbagliata per una volta ma ho la
presunzione di dire che quando ne ho di così specifiche difficilmente
erro. -
Kojiro
si tradusse mentalmente la sua frase togliendo quelle parole che lui
non avrebbe mai usato e giungendo alla parte sostanziale del discorso,
esclamò capendo cosa intendesse.
-
Vuoi controllare la camera di Roberto?! - quasi lo urlò e Jun gli puntò
la luce del cellulare contro per zittirlo, anche in quel gesto si
rivelò elegante.
-
Se evitassi di farlo sapere a tutti quelli che dormono su questo piano
te ne sarei enormemente grato, sai? - Kojiro alzò le mani in segno di
scusa, poi proseguì colpito da quel pensiero.
- Dannazione, hai ragione… può essere che sia là. Anzi, è il posto più ovvio! -
Cominciò
a chiedersi dove avessero gli altri il cervello, era così evidente che
Jun avesse ragione, poi si rispose che probabilmente ognuno aveva una
mira diversa dal trovare Tsubasa. A parte Taro.
-
Evidentemente non lo è per tutti! - Rispose logico e puntiglioso Jun il
quale non si era ancora reso conto di essere con lui da solo per i
corridoi bui dei dormitori, in piena notte!
-
Cazzo, ma sarebbe pazzesco se quei due se la facessero davvero! Un
insegnante ed un alunno! Porca puttana, anche se Tsubasa ha diciassette
anni e Roberto ventitre e non c’è quella differenza abissale, sono
comunque… - Non finì il discorso perché quella volta era davvero ovvio
e tornò a chiedersi come avessero fatto gli altri a non pensarci subito.
Forse
l’idea che Tsubasa fosse con Roberto era talmente grande e grave da non
poterla assolutamente sopportare nemmeno in un erronea contemplazione.
Ma
rimase a pensarci sconvolto lui stesso continuando ad elencarsi tutti i
vari motivi per cui trovarli insieme sarebbe stato pazzesco ed assurdo!
Dimenticandosi, per un momento, di essere solo con Jun.
Ma solo per un momento.
Quello successivo se lo ricordò di nuovo, eccome, e sorrise inquietante e malizioso.
Rimasti
a loro volta soli percorrendo i corridoi per raggiungere le aule di
club, Genzo e Karl si dimenticarono quasi nell’immediato di Tsubasa. Ad
entrambi infatti importava relativamente dell’amico. Cioè Genzo ne era
anche amico ma Karl era lì perché trascinato a forza e cercava ancora
di capire cosa del concetto di ‘prendiamoci del tempo per pensare’ a
Genzo non fosse stato chiaro.
Tsubasa
venne subito cancellato e dopo i primi minuti di silenzio dove la luce
della torcia elettrica illuminava il loro cammino buio e deserto, Karl
decise di chiederglielo diretto e calmo, non intendeva più perdere la
calma per nulla al mondo:
-
Si può sapere davvero perché mi hai voluto? - Non gliela faceva più…
non bastava sparare qualche cazzata per evitare di rispondere
seriamente. Karl ormai aveva capito il meccanismo che scattava
nell’altro in certi momenti e ne era anche piuttosto orgoglioso, gli
era bastata una notte per assimilare il fatto e capirlo. Però era certo
ci fosse dell’altro. Molto altro. Cose che solo Genzo poteva decidere
di mostrargli, non poteva scoprirle lui da solo.
Genzo si strinse nelle spalle menefreghista:
-
Per avere un po’ di compagnia interessante! - Fece chiedendosi se
quello gli sarebbe bastato. Non era proprio vero ma nemmeno falso.
Karl
capì immediatamente che c’era qualcos’altro e chiedendosi se potesse
forzarlo o meno, si rispose che dopotutto era venuto lui a cercarlo
dopo che si erano dati del tempo per riflettere l’uno lontano
dall’altro.
Doveva dedurre che avesse pensato abbastanza?
- Hai pensato a quello che ti ho detto? - Andò subito al sodo, non aveva voglia di girarci ancora intorno.
Genzo
in risposta stappò la bottiglia di birra e fregandosene altamente del
fatto che non potesse bere, si scolò un sorso porgendola al compagno
che rifiutò con freddezza.
Cercava di nuovo di evadere l’argomento pesante.
Ma sarebbe mai potuto essere diverso da così?
-
Si può sapere perché hai voluto coinvolgermi in tutto questo se non
intendi parlare di quello che è successo? - Per lui era logico. Dopo
una litigata simile ed essersi lasciati a quel modo, ci si poteva voler
rivedere solo per parlare di quello ed eventualmente spiegarsi e
sistemare le cose, non per far finta di nulla.
Altrimenti significava che Genzo aveva problemi davvero seri!
Fu proprio al momento di rispondere che giunsero alla palestra del club di lotta.
Quel
giorno ci erano tornati entrambi e si erano di nuovo ignorati
guardandosi da lontano a turno senza incrociarsi mai con gli sguardi,
quindi era comunque stato come se non ci fossero venuti insieme dopo la
grande litigata avuta luogo proprio lì dentro il pomeriggio precedente
a quello.
Il
fascio di luce limitato percorse l’immensa sala piena di attrezzi e
tappeti per le varie discipline, poi si soffermò sul ring di boxe,
teatro del loro scontro.
Si
fecero seri, estremamente seri, quasi mortali, e rivivendo
inevitabilmente quello che era successo poco più di ventiquattro ore
prima, la bocca dello stomaco si contrasse per entrambi alla stessa
identica maniera.
Genzo
fece per accendere la luce dell’intero stabilimento per cercare Tsubasa
che poteva essere nascosto chissà dove, ma la mano di Karl lo fermò.
Accendendo
tutto sarebbe stato come mandare via la magia. Una magia un po’
malinconica ma che facendoli ritornare al giorno prima era in grado di
renderli veri, loro stessi come erano stati ore addietro lì dentro. E
affrontarsi.
Karl
ne era convinto e solo allora capì perché Jun li aveva mandati lì
insieme e perché Genzo l’aveva chiamato per quell’assurda ricerca.
Quando Genzo sentì la sua mano sulla propria che lo fermava dal cliccare l’interruttore, smise di respirare.