CAPITOLO XVII: 
OPERAZIONE STRATEGICA CONTRO LA NOIA

/Young, wild and free - Snoop Dogg ft. Wiz Khalifa/
Se l’avessero raccontato nessuno ci avrebbe creduto.
Che Genzo, Hikaru e Kojiro potessero venir puniti era piuttosto credibile. Che questi sapessero tirare dentro nelle loro scorribande assurde anche Tsubasa, Taro e Karl era anche credibile. Così come che poi finissero dentro a tutto ciò anche Ken e Takeshi.
Ma che questi poi riuscissero a coinvolgere Jun questo no, questo era totalmente pazzesco.

Tutto cominciò con una pensata per niente geniale e decisamente demente di Hikaru.
Siccome il ragazzo si annoiava ed in camera sua c’era una tensione a dir poco altissima, per distrarre i suoi due inquilini cupi e silenziosi che si guardavano tanto ma non parlavano per nulla e sembrava dovessero scoppiare a piangere da un momento all’altro, decise che in prossimità del natale e vista la neve che si era decisa a venir giù della grossa, avrebbero fatto un gran bello scherzo a tutti in modo da rimanere anonimi.
Quelle le sue intenzioni.
Intenzioni pessime.

Kojiro era a sbuffare sui libri che non riusciva proprio per niente a capire, quando si vide piombare Hikaru in camera. Ken e Takeshi erano con lui, ognuno nella propria scrivania a studiare per conto proprio. Erano in classe insieme ma preferivano non interferire con gli studi se non era necessario, peccato che se i primi due se la cavavano più o meno bene, Kojiro era proprio indietro. Non avrebbe mai immaginato che andare a scuola seriamente sarebbe stato così difficile!
Stava per buttare il libro dalla finestra quando Hikaru bussò ed entrò senza aspettare il permesso.
Aveva una faccia delle sue, quella faccia di uno che ne stava per fare una ma che voleva essere sostenuto. Una di quelle grandi, chiaramente.
- Cosa stai per fare? - Chiesero tutti e tre in perfetta sincronia. Kojiro e Ken erano curiosi e contenti di essere stati interrotti, Takeshi era preoccupato già di partenza. Quell’espressione non prometteva niente di buono!
Hikaru sorrideva in modo esaltante e precipitatosi in mezzo alla camera, avuta l’attenzione di tutti e tre, batté le mani e disse come fosse complice di tre criminali.
- Voglio distrarre la massa! - Detta così sembrava una barzelletta!
- Cos’è che vuoi fare tu? - Chiese Takeshi stridulo, non voleva saperne niente ma era consapevole che se doveva tenerli a bada, doveva sapere tutto.
- O tiro fuori un diversivo, o mi sparo! È meglio il diversivo! - Kojiro ci arrivò subito, stranamente, e commentò con un ghigno malefico: 
- Sono così da suicidio? - Hikaru sbuffò sedendosi sul primo letto vicino, quello di Ken. 
- Non ne hai idea! Non si parlano ma si guardano di continuo e sono depressi, così depressi che in confronto mia madre non era nulla! O dannazione, non li soffro, così! Devo fare qualcosa che li scuota e li distragga e magari li faccia pure ridere! - 
Kojiro e Ken finirono per sghignazzare allo stesso modo mentre Takeshi fece un’espressione di disappunto, non gli piaceva che parlassero così dei suoi amici ed anche se con Tsubasa e Taro non aveva legato tantissimo, erano comunque suoi amici lo stesso.
- A cosa pensavi? - Chiaro che erano con lui, i due che ridevano. Uno aveva finito di studiare e l’altro non ci pensava minimamente a spremersi le meningi ulteriormente.
- No secondo me non è una buona idea! - Partì subito Takeshi senza nemmeno farlo parlare! 
- Ma faglielo spiegare almeno! - Replicò Kojiro sgarbato. Hikaru non gli diede nemmeno retta e incrociando le gambe sul letto cominciò esaltandosi:
- Allagheremo le aule in modo da interrompere in anticipo le lezioni per la pausa natalizia! - 
La pausa natalizia si avvicinava, per questo in classe i professori ci stavano dando dentro con le interrogazioni e le verifiche facendo impazzire i poveri alunni.
- Questo non ha niente a che fare con il distrarre Tsubasa e Taro! - Replicò subito Takeshi alzando il dito in modo saccente. Voleva ammonirlo ma non fu calcolato.
- Vuoi solo evitare il turn over prima di natale! - Esclamò Ken ghignando. 
- Io sono con te! - Fece eco Kojiro con eccessivo entusiasmo, battendo anche le mani dopo aver chiuso il libro e lanciato dall’altra parte della camera!
Hikaru rise e alzò i pugni in alto vittorioso, poi prima di partire a spiegare la sua terribile idea, guardò anche gli altri due con attesa.
- Ho bisogno d’aiuto, in due non ce la faremo mai! - E mentre uno annuiva pacifico ed anzi piuttosto menefreghista, l’altro negava con isteria. 
- Takeshi, o sei con noi o contro. E ti assicuro che non è bello avere noi tre contro! - Lo minacciò Hikaru puntandolo col dito, aveva un’aria decisamente minacciosa e questo convinse al volo il ragazzo che non ci teneva per niente ad avere i suoi tre migliori amici contro.
- Va bene… vi aiuterò… ma solo per questa volta… - Era quello che diceva ogni santa volta.
Fu così che partì tutto.
Da lì coinvolgere Tsubasa e Taro fu facile, era proprio per questo che Hikaru, ufficialmente, si era messo ad ingegnare un simile piano demenziale. 
Taro e Takeshi erano uniti nel fare opera di convincimento al contrario ma Tsubasa era talmente depresso che non capiva nemmeno perché volevano fare una cosa simile e nel non capirlo, comunque, li seguiva. Giusto per fare qualcosa di diverso dal meditare il suicidio!
- Bene, però a questo punto è essenziale una persona! - 
Esclamò al dunque Hikaru.
- Chi? - Pensava avessero tutto… manovalanza soprattutto… 
- Agendo di notte e dovendo raggiungere locali dell’istituto a dir poco proibiti, ci serve qualcuno che non solo li conosca a menadito, ma che nel caso veniamo beccati ci copra con la sua faccia importante! - 
Kojiro lo prese per il colletto fraintendendo chi pensava…
- Jun non lo coinvolgiamo in questa stronzata! - Ed improvvisamente era una stronzata!
Hikaru invece di prendersela o spaventarsi si mise a ridere, Ken rimase totalmente indifferente e Takesi e Taro li separarono prontamente mentre Tsubasa sembrava di nuovo un’anima in pena. Pensava a Roberto e guardava Taro senza essere capace di smettere. Certamente averlo davanti era complicato… 
Non era mai stato più confuso.
- Intendevo Genzo! Che me ne faccio di Jun? Oltretutto riuscirebbe a fermarci anche se lui è solo e noi siamo in cinque! - Le risorse di Jun erano infinite e lo sapevano tutti. A quello Kojiro si rilassò e tornò spavaldo e pronto a tutto, come se avesse due facce. Hikaru continuò a prenderlo in giro mentre Taro e Takeshi lo trovavano molto dolce. Tsubasa, ovviamente, lo invidiava profondamente. Di quelli ormai tutti sapevano della loro relazione anche se non era assolutamente ufficiale.
- Come pensi di convincere Genzo a farci da palo? - Chiese Ken non conoscendo comunque più di tanto il pugile più famoso della scuola. 
Hikaru e Kojiro a quel punto ebbero lo stesso identico scambio di sguardi sadico ed eloquente.
- Non lo conosci bene… - 
- Basterà dirgli cosa vogliamo fare, ci sosterrà al volo! - 
E fu così che ebbero dalla loro anche Genzo e Karl.
Karl, ovviamente, obbligato da Genzo.
Al momento della loro visita serale i due erano insieme in camera di quest’ultimo e sebbene Karl non avrebbe mai e poi mai fatto loro da spalla, Genzo, come altre volte era accaduto, non gli aveva lasciato scelta.
- Ed io che pensavo di essere quello più senza speranze! - Esclamò Genzo uscendo con loro. Ora indietro prettamente indifferenti alla cosa erano Karl e Ken che comunque nemmeno si guardavano, come se non esistessero. Tsubasa era con loro per non stare vicino a Taro che, invece, era davanti insieme a Takeshi che cercava ossessivo di vedere se arrivava qualcuno. Hikaru, Genzo e Kojiro stavano mettendo a punto il piano diabolico.
Sostanzialmente il piano era semplice. 
Dovevano andare in cantina a prendere tutte le gomme che avevano, attaccarle fra loro in modo da farle passare su tutto il piano delle aule che era bello lungo, un’estremità naturalmente attaccarla al rubinetto del bagno, bucherellare la gomma su tutta la sua lunghezza, aprire le porte dove la suddetta era sistemata a ridosso e aprire l’acqua in modo da allagare tutto l’intero piano. 
Poi, ovviamente, lasciare così ed andare bel belli in camera propria a dormire e fingere indifferenza fino al mattino successivo e a vedere le reazioni del loro glorioso piano.
Semplice!
Gli altri servivano come manovalanza. Uno in bagno ad attaccare la gomma e ad aprire il rubinetto al momento giusto mentre tutti gli altri sparsi per il piano ad aprire le porte delle aule e a sistemare la gomma debitamente unita e a bucherellata. Era semplicemente perfetto, tanto che in effetti non andò storto.
L’imprevisto, se così si poté chiamare, fu Jun Misugi.

/Common people - My Chemical Romance/
Il gruppo era arrivato con facilità e senza intoppi nelle cantine e si sorpresero della loro grandezza.
Kojiro ed Hikaru le avevano viste ma non del tutto, solo qualche magazzino chiuso e da loro aperto clandestinamente, ma il caro furbo Genzo aveva le chiavi di tutti i luoghi.
O meglio.
Aveva l’accesso allo studio del padre che si era preso di nascosto, in questo modo si era impossessato facilmente del suo mazzo di chiavi che apriva tutto.
Anche questo l’aveva fatto con facilità sotto lo sguardo da ‘che demente che sei’ di Karl e quello invece ammirato di Kojiro ed Hikaru. A sapere quanto utile era l’avrebbero coinvolto prima anche nelle altre loro scorribande notturne!
Le cantine, dunque, erano qualcosa di abnorme ed incredibile.
C’era praticamente di tutto ed era suddiviso per zone ed ogni zona aveva un genere.
C’era il settore dell’alimentare, il settore dei macchinari e degli attrezzi ed il settore del ‘resto’.
Il ‘resto’ comprendeva qualunque cosa si potesse arrivare a pensare.
Le cose confiscate agli alunni erano in una stanza a parte, sempre accanto alla cantina che i due fenomeni da circo avevano già visionato.
Però c’erano cose di tutti i tipi, in quel settore, anche vecchissime di anni.
Sparsi per cercare tutte le gomme possibili con quella di fare in fretta ed in silenzio,
Hikaru, Kojiro, Genzo e Ken fecero le capatine nel settore alimentare a prendersi lo spuntino, mentre gli altri cercarono un po’ di contegno.
Alle ricerche non si unì Karl che rimase fermo in mezzo alla stanza senza nemmeno curiosare.
Gli altri naturalmente lo facevano in abbondanza, di cose da vedere ce ne erano…
Ancora divisi con Taro insieme a Takeshi, Ken solitario, Kojiro con Hikaru, Genzo finì sorprendentemente con Tsubasa.
Mai coppia fu più azzardata.
Normalmente erano ottimi amici ma dopo il caos con Roberto, Genzo aveva tirato il freno con il ragazzo perché lo riteneva responsabile di un’inutile casino assurdo e quasi scandalo inesistente. Insomma, aveva fatto tanto rumore per nulla, quindi non l’aveva visto di buon occhio. Dato che era lì aveva deciso di affrontarlo. 
A rovistare fra vecchia ferraglia alla ricerca di gomme, fu Genzo il primo a tirare fuori il discorso.
Non gli piaceva comunque non parlare ad uno dei suoi più cari amici per un litigio che non c’era nemmeno mai stato.
- Hai fatto bene ad andartene e a non vederlo più. - Disse brutale e diretto. Tsubasa fece cadere un barattolo con dei cacciavite che fece un gran fracasso, si levarono molti ‘ssshhh’ dalle altre parti ma nessuno venne a controllare.
Genzo non ci fece caso e continuò a cercare alzando scatole senza nemmeno aprirle, completamente disinteressato a quello che c’era lì.
- Come… come sta? - Chiese senza bisogno di usare il nome del soggetto in questione.
Genzo non lo guardò, sapeva che altrimenti l’avrebbe incenerito e voleva cercare di risolvere quello strano rapporto fra loro.
- Bene. Non certo grazie a te! - 
- Non volevo fare tutto quel casino… non l’ho fatto con cattiveria, io… ero sconvolto per Taro e… - Ma a questo Genzo non fu capace di resistere e voltandosi di scatto lo prese per il colletto della maglia e col sangue che gli andava al cervello lo spinse contro degli scaffali, fecero di nuovo rumore e di nuovo i ‘sshh’ dagli altri. Lo tenne premuto per qualche istante, lo sguardo furibondo, il pugno alto vicino al viso pronto a colpirlo con la sua incredibile forza. Per un momento sembrò farlo ma si fermò perché Tsubasa non si sarebbe difeso.
- Se non volevi fare tutto questo casino semplicemente non lo facevi! Sei in crisi col tuo ragazzo e vai a rovinare la vita ad un altro? Ci hai pensato, prima di farlo? Prima di andare da lui e dichiararti? Sai qual è il tuo fottuto problema del cazzo? Che non pensi mai prima di agire, ecco qual è! E a 17 anni è ora che cominci perché non sei più un bambino a cui tutto è concesso! Potevi rovinarlo, dannazione, potevi fare un casino pazzesco! Non te ne fregava niente, vero? Volevi solo scaricarti la coscienza! Ma ti è mai venuto in mente che magari in lui vedi il padre che non hai mai avuto e lui in te un figlio? Cazzo, Tsubasa, non esisti solo tu a questo mondo! Pensa un po’ anche agli altri, dannazione! - Lo scoppio era comunque arrivato e prima di picchiarlo realmente o gridare, lo mollò stizzito girandogli le spalle e piantandolo in asso.
Non era stata una grande idea cercare di chiarire e sistemare le cose.
L’unica cosa che poteva fare era mandarlo a quel paese ed ormai l’aveva fatto!
Quando se ne andò prendendo in spalla la gomma attorcigliata che aveva trovato, Tsubasa rimase lì nell’angolo immobile ed esterrefatto a riflettere su quanto gli aveva ringhiato contro.
Come poteva dargli torto, ora?
Dire che Genzo aveva esagerato e che non aveva ragione?
Non è che non avesse avuto scelta, poteva scegliere di non andare da lui e tenersi il dubbio dentro in attesa di esserne più sicuro. Le sensazioni dei ragazzini in fase adolescenziale come diavolo potevano essere affidabili, dopotutto?
Sospirò sconfitto, solo ora che glielo aveva detto notava tutto il gran casino che aveva fatto, prima di quel momento non aveva considerato gli enormi guai che aveva arrecato a Roberto. Sarebbe potuto scoppiare davvero uno scandalo, in quel modo le voci si erano fermate in tempo prima che partissero e l’allontanamento di Tsubasa dal club tutti lo vedevano come una cosa inevitabile per via della sua scarsa propensione al far male agli altri in gara, prima o poi tutti sapevano avrebbe rinunciato. Ma se Roberto se ne fosse andato le voci sarebbero state poco a cominciare e la sua fama sarebbe finita, non avrebbe più potuto allenare né lavorare, sicuramente sarebbe finito male.
- Cosa ho fatto? - Mormorò con voce incrinata piegandosi sulle ginocchia per nascondersi più a sé stesso che agli altri.

Taro non aveva sentito Genzo sgridare Tsubasa quindi non si era preoccupato del suo ormai ex compagno, ma ora che era più o meno solo con una persona incline all’ascoltare le sue confidenze, tale Takeshi, ne approfittò e cominciò subito a parlare sotto voce e fitto fitto incapace ormai di trattenersi ancora.
Con Hikaru non poteva parlare e fondamentalmente perché non era un tipo che amava sorbirsi i piagnistei altrui, oltretutto quando c’era lui c’era sempre anche Tsubasa e di conseguenza non poteva comunque.
- Non so cosa fare con lui… alla fine non mi ha tradito davvero… cioè, me l’hanno confermato tutti… però sostanzialmente aveva scelto Roberto a me ed anche se alla fine non hanno fatto nulla e non si sono messi insieme, è comunque lui che Tsubasa preferisce. Io onestamente non so nemmeno cosa provi per me ora… - 
Takeshi che invece in quelle cose ci stava egregiamente bene ed anzi le adorava, fu lieto di sapere di prima mano quelli che normalmente avrebbe definito splendidi pettegolezzi, quindi contento si ascoltarlo disse subito la sua emotivamente coinvolto. 
- Ma vi siete parlati, dopo? - 
- No, sai… non abbiamo avuto il coraggio nessuno dei due. Io ho paura che lui mi confermi ancora che non mi ama abbastanza e che è innamorato di Roberto ed io… io non lo sopporterei… sto meditando di chiedere un cambio di camera… tu che dici? Magari anche di classe… così non lo vedrei quasi per nulla… - Taro aveva una voce molto bassa e calma ma in quel momento sembrava semplicemente depresso, non voleva arrivare a quella soluzione e sperava solo che lo spingessero a non farlo. Dopotutto rimaneva perdutamente innamorato di Tsubasa anche se l’aveva ferito come nessuno.
- Capisco che sia difficile stare in camera ed in classe con lui dopo quello che è successo, ma prima di prendere qualsiasi decisione secondo me dovresti parlare con lui una volta per tutte, poi in caso vedrai come metterti il cuore in pace. Se dovete chiudere definitivamente bisogna farlo affrontandovi e parlandone con calma. - Il suo punto di vista era quello di uno che non teneva mai niente dentro e che nella sua relazione era sempre quello che cercava il compagno musone costringendolo a parlare. Non poteva che dirgli una cosa simile, in fondo.
Taro sospirò, in realtà aveva ragione, sapeva che doveva affrontarlo.
- Hai ragione… penso che lo farò… - 
Detto questo trovarono una gomma che per tirarla fuori fecero cadere una scatola  creando un gran frastuono dove un sacco di oggetti in metallo si sparsero per il pavimento.
Nel giro di poco arrivarono Genzo, Ken e Karl e notando il macello che i due piccoletti avevano fatto cominciarono ad insultarli chi con parole colorite, chi con gesti, chi con sguardi. Senza bisogno di dire chi lo fece in quale modo.
- Ma che diavolo vi salta in mente? - Li sgridò ancora seccato Genzo.
- Non l’abbiamo fatto apposta! - Replicò Takeshi con voce incrinata. Non aveva forse nemmeno mai parlato a Genzo… l’aveva sempre ammirato da lontano!
Ken lo fulminò riconoscendo quella sfumatura di soggezione nella sua voce. 
- Ci mancherebbe altro! - Replicò subito il pugile prendendo la gomma che avevano trovato, poi indicò con un gesto seccato ed altero la scatola e le cianfrusaglie sparse ed ordinò: - Ora mettete a posto! - Ken alzò un sopracciglio scettico davanti a quell’ordine pensando che Genzo stesse esagerando credendosi il padrone dell’istituto, mentre Karl non fece espressioni ma pensò comunque la stessa cosa. Alla fine però Taro e Takeshi in automatico e da perfetti uke quali erano, si abbassarono e lo fecero con le orecchie basse e la coda fra le gambe, mortificati e colpevoli.
Gli altri due scossero il capo pensando che fossero tutti incorreggibili e mentre Genzo se ne andava vittorioso, Ken si abbassava per aiutarli. Karl non ci pensò minimamente e dandogli le spalle continuò quell’assurda ricerca mentecatta.

/ Petrified - Fort Minor/
Nel frattempo, Hikaru e Kojiro ignorando tutto quello che a discreta distanza da loro succedeva, erano più presi dal curiosare che dal cercare le gomme e quando trovarono un armadio chiuso a chiave che non voleva saperne di aprirsi, un armadio bello grande e decisamente vecchio e polveroso, divenne una questione di principio.
- Fatti da parte che lo prendo a calci! - Asserì Kojiro sgomitando Hikaru, questi lo guardò come se fosse impazzito. - Lo sai scassinare? - Chiese scocciato indicando la serratura dove non esisteva una chiave. 
- No ma se lo prendi a calci puoi spaccare anche quello che c’è dentro. E poi come lo spieghi al preside? Non devono capire chi è stato! - Rispose pronto Hikaru per nulla intimorito da lui, l’aveva infatti preso per il braccio muscoloso e lo stava tirando. Il ragazzo non era né sportivo né atletico, in realtà non faceva alcuna attività di club nonostante fosse da anni che gli dicevano di sceglierne una. Ne aveva fatte molte ma aveva sempre piantato tutto incapace di concludere qualcosa. Ora risultava uno che sapeva fare un sacco di cose ma non al meglio.
Fondamentalmente era alla ricerca di qualcosa che lo stimolasse veramente facendolo impazzire e fin’ora quell’attività era sempre stato il fare scherzi ed il curiosare in giro.
- E mica sono solo io in questo fottuto istituto che posso prendere a calci un armadio! - Hikaru lo guardò scettico, poi si mise a ridere. 
- Sei l’unico schizzato che lo farebbe davvero! - Su questo poteva anche avere ragione, ciò non tolse che Kojiro voleva aprire quel maledetto armadio!
Rinunciando all’idea di colpirlo per non doverlo fare anche col suo amico, si inginocchiò mettendosi ad incenerire la serratura, Hikaru si chinò accanto e lo fissò serio: 
- Stai cercando di aprirla con la forza del pensiero? - 
Kojiro lo scacciò con una manata in pieno viso ma non sortì effetto perché la mosca tornò all’attacco dall’altra parte porgendogli questa volta un cacciavite.
- E che diavolo dovrei fare con questo? - 
- Aprirlo! -  
- Non è una chiave universale! - Commentò acido.
- Lo so ma nei film funziona! Usano sempre attrezzi simili e riescono ad aprire qualunque cosa! - Kojiro sospirò, non aveva visto molti film ma in quei pochi i personaggi avevano sempre attrezzi più adatti oppure una mazza da baseball… appurato che spaccare tutto non poteva, magari un piede di porco…
- Con questo posso al massimo vedere se aprendoti la testa trovo del cervello dentro! Cerca un piede di porco, invece che dire stronzate! - Hikaru ridacchiando divertito dalla missione gli diede retta e sparendo per un istante tornò con questo famoso attrezzo allungato in ferro scuro, l’estremità ricurva e sottile perfetto per scardinare una parta.
Fu così che i due alzandosi e sistemando l’oggetto nella fessura fecero leva insieme e con non molto sforzo riuscirono nel loro intento, la porta dell’armadio si aprì ma non ebbero tempo di esultare e guardare meglio che da dentro uscì subito qualcosa di piccolo correndo fra le loro gambe. Un numero non trascurabile di bestioline. I due ragazzi saltarono all’indietro per lo stupore e quando cercarono di vedere bene cos‘erano quelle robine che correvano tirarono un respiro di sollievo allentando la tensione.
- Topi… - 
- Ma quanti! - 
- Avevano nidificato nell’armadio… - 
- Andranno in giro per tutto l’istituto! - 
- Sarà una figata! - 
Si batterono il cinque ridacchiando come idioti, quindi tornati all’armadio notarono che la porta aveva continuato ad aprirsi ulteriormente da sola. 
- Ma cosa ci sarà dentro? - Si chiesero più curiosi che mai tirando il collo per vedere. Quando si decisero a guardare una volta per tutte puntando una pila che si erano procurati per cercare nei posti bui, fu Kojiro ad impallidire e soffocare a stento un urlo. Urlo soffocato comunque contro Hikaru a cui si aggrappò come se stesse par morire.
- Un fantasma! - Grugnì. Hikaru prima di accertarsene si mise la mano sulla bocca ma non per evitare di gridare, solo per evitare di ridere come un indemoniato. Di Kojiro.
Rimase fermo e rigido a tenersi l’amico terrorizzato sempre nel disperato tentativo di non farsi sentire mentre rideva, quando poi riuscì a smettere e a contenersi almeno un po’, se lo staccò per guardare meglio:
- Che diavolo dici, non esistono i fantasmi! - Appurato che aveva fatto una scoperta incredibile, ovvero il teppista aveva paura dei fantasmi, lo spinse in parte per passargli davanti, quindi gli prese la pila di mano e lo sentì stretto alla schiena in versione parodia di sé stesso; in seguito ad un’altra risatina malefica puntò la luce nell’antro oscuro per vedere meglio.
Quando ci riuscì notò effettivamente una sagoma bianca nel buio pesto dell’abitacolo, strizzò gli occhi e illuminò tutta la lunghezza della stessa. Era immobile, quale fantasma sarebbe rimasto fermo una volta beccato dentro ad un armadio?
“Bè, quale fantasma starebbe in un armadio…” Pensò Hikaru sforzandosi di essere logico per allontanare la visione di Kojiro terrorizzato che l’aveva quasi ammazzato dal ridere.
La sagoma era bianca e lunga composta da veli, volant e laccetti. Solo dopo un po’ che lo fissava capì che si trattava di qualcosa che non aveva niente a che fare con un fantasma…
- Kojiro, è un abito da sposa, non un fantasma! - 
- Perché, i fantasmi non possono vestirsi da spose? Sai quante ce ne sono di deluse piantate che si uccidono con l’abito addosso? - Hikaru tornò a ridere non riuscendo di nuovo a trattenersi e si girò per vedere quanto convinto fosse:
- Ma sei serio? - Fece puntandogli la pila in faccia, Kojiro lo era mortalmente ed anche altamente seccato nonché lugubre, se era per quello!
Come osava prenderlo in giro? Aveva quella faccia così espressiva, quello stronzo…
- Certo, cazzo! Come fai a dire che i fantasmi non esistono? Guarda bene… - A quel punto Hikaru tornò a voltarsi verso l’armadio per effettivamente guardare meglio ma non per costatare se era veramente un fantasma, era certo non lo fosse.
Si avvicinò per rovistare alla ricerca di qualcos’altro d’interessante… insomma, cosa ci faceva un abito da sposa in quel posto? Era una scuola, dopotutto… 
Quando però si abbassò per vedere se c’erano magari scatole con documenti misteriosi e foto preziose, qualcosa si mosse proprio davanti al suo naso e fu il suo turno di gelarsi.
Vide la scena al rallentatore e sentì tutte le proprie funzioni corporee venire lentamente a meno una ad una.
Prima un fruscio, poi effettivamente la stoffa che cominciava a muovere. Si protese per capire se fosse Kojiro ma lo sentì appiccicarsi ancor più a lui, accucciato addosso convinto che fosse ovviamente il fantasma, così alzò gli occhi dalla sua bassa postazione e guardò immobile col fiato sospeso in alto.
Il centro dell’abito ora si muoveva con più chiarezza, come se volesse uscire dall’armadio.
Da solo.
- E’ imprigionato nell’armadio per una maledizione e non può uscire! - Sparò Kojiro attaccando la bocca all’orecchio, questo infastidì Hikaru che lo sgomitò brutalmente -sbloccandolo- e liberatosi del compagno che intanto era finito col sedere a terra, ebbe modo di vedere ancora meglio l’abito muoversi con maggior convinzione.
- Però si muove davvero… - Per un istante, un solo atroce istante, mentre il sangue ormai gli stava facendo fermare il cuore, pensò che fosse un vero fantasma e si maledì per essere caduto così in basso… ma quel vestito si stava muovendo veramente…
Fu comunque più forte di lui: all’idea di cadere al livello di Kojiro si ribellò e muovendosi molto lentamente e a scatti, come se ne andasse della sua vita, allungò il braccio, prese un lembo della stoffa bianca ed impolverata con due dita e tirò per capire se era tutto vero oppure se aveva un’allucinazione.
Magari Kojiro era contagioso.
Proprio a quel punto, esattamente nel momento in cui Hikaru toccò l’abito, questi si mosse con maggior evidenza e come se una forza a sé stante partisse da dentro, finì per staccarsi dalla cruccia dell’armadio e per cadergli addosso.
Non urlò solo perché aveva le corde vocali irrigidite insieme a tutti gli altri muscoli del corpo.
Fu buio e gelo per un bel po’, fino a quando qualcuno gli tolse il vestito di dosso ridendo.
Kojiro era tornato normale e credendo di aver sognato tutto lo fissò spaesato senza nemmeno la forza di insultarlo.
- Era un pipistrello! Quando hai mosso il vestito è uscito e l’ha fatto cadere… - 
- Ah, ora ridi, eh, vigliacco cacasotto che non sei altro! Ti ricatterò a vita, stronzo! - Grugnì Hikaru ripresosi subito, lieto che dopotutto fosse solo una stupidaggine simile.
Certo per un istante ci aveva creduto davvero… ma nessuno avrebbe dovuto saperlo…
- Non hai prove! - Esclamò subito Kojiro prendendolo per il colletto e mettendo da parte l’abito. Hikaru lo prese a sua volta per nulla intimidito e lo strattonò minaccioso:
- Io non dirò niente a nessuno se non lo farai nemmeno tu! - Compromesso accettabile. I due rimasero a fissarsi per un istante per poi annuire insieme sempre sul piede di guerra.
Alla fine si rilassarono e tirarono un respiro di sollievo. L’incubo era finito.
Quando le loro menti tornarono a funzionare sulla stessa modalità di prima, ovvero quella di due curiosi da premio oscar, riconsegnarono la loro attenzione all’armadio e non poterono questa volta non notare che senza l’abito si era liberata la visione di una foto anche piuttosto grande incorniciata in un vetro.
Era impolverata e si vedeva a stento, quindi Hikaru la prese e ci passò la mano sopra per pulirla. Quando ebbe finito i due ragazzi rimasero senza parole a vedere l’immagine ritratta.
Due sposi.
Lui lo riconobbero subito, lei ci misero ben poco a capire di chi si poteva trattare… ma nessuno dei due si spiegò il senso di quello che stavano guardando, completamente dimentichi della pessima figura appena fatta e dello spavento preso.
Perché al momento solo una cosa contava, mentre fissavano esterrefatti quella foto.
Qualcosa stonava…
Qualcosa che Hikaru capì doveva essere scottante.