CAPITOLO XXVI:
HIKARU
- Per prima cosa
bisogna capire se gli piacciono gli uomini o le donne. -
- O i trans. -
- O i
travestiti. -
- O gli
ermafroditi. -
- O i
bisessuali! -
L'elenco dei
generi era un botta e risposta fra Genzo e Kojiro, a questi si inserì
Jun.
- Però può
essere interessato anche ad altro... - Disse candido. Genzo e Kojiro
lo guardarono corrugando la fronte.
- E che altro
può esserci? - Avevano elencato tutti i generi che conoscevano. Jun
fece spallucce.
- Beh', ci sono
anche i ragazzi effeminati o le ragazze mascoline. Oppure ci sono
quelli che amano tanto curare il loro aspetto. Oppure ci sono i
dominatori. - Stava continuando con l'elenco dei generi quando si
rese conto che i due ragazzi lo stavano guardando in modo strano,
stupiti che lui conoscesse quelle cose. - Beh? Non ho mica detto cose
scabrose... c'è di peggio, io sto pensando a quelli probabili... -
Genzo si incuriosì molto dell'argomento.
- E cosa sarebbe
peggio di questo? - Il sorrisetto era sadico e allusivo, proprio
maligno.
- Ma poi come
mai conosci tutte queste cose? - Kojiro non voleva sapere i dettagli
delle sue conoscenze perchè intuiva che poi sarebbe stato geloso
facilmente.
- Perchè mi
piace informarmi... - Disse semplice Jun con un sorriso generico.
Kojiro rimase a pensarci anche se non ne era molto convinto, poi
Genzo che continuava a guardarlo insistente, in attesa, chiese:
- Allora?
Cos'altro ci sarebbe? -
Jun capì che
non era il caso di parlarne e con furbizia deviò il discorso.
- Il punto è
che bisogna capire cosa piace ad Hikaru... io non lo conosco bene,
non posso dirlo. Ken e Takeshi dovrebbero saperlo... - I due ragazzi
non erano ancora arrivati, avevano approfittato della camera libera
per fare un po' delle loro cose.
La giornata
all'istituto si svolgeva così:
le lezioni
scolastiche iniziavano alle ore 8 con una pausa alle 10 di un quarto
d'ora. Poi riprendevano fino alle 13. C'era un'ora per la pausa
pranzo. Dopo il pranzo c'erano due ore, dalle 14 alle 16, di
doposcuola dove c'erano approfondimenti e compiti e chi ne
necessitava poteva avere il sostegno. Dopo le 16 iniziavano le
attività di club fino alle 18 o, a discrezione dei club, di più o
di meno.
Il club non era
obbligatorio e se si voleva ci si poteva trovare anche al mattino
presto prima delle lezioni e per i più fanatici addirittura dopo
cena. Le sedi dei club erano sempre aperte e disponibili.
La cena era alle
ore 20.
Il tempo libero
non occupato dalla scuola o dal club -che comunque non tutti
esercitavano- poteva essere impiegato dagli studenti come volevano.
Per le uscite
servivano giustificazioni e permessi dai responsabili e spesso un
accompagnatore fra persone dello staff.
Se nel
doposcuola gli studenti finivano presto di studiare o ripassare,
erano liberi.
Erano in quella
fase.
In attesa che le
16 rintoccassero per dare il via libera agli studenti di riversarsi
nei vari club.
Ken e Takeshi
avevano finito i compiti presto e si erano chiusi in camera, Kojiro
non era uno che si applicava molto per cui finiva presto per quel
motivo.
Genzo,
nonostante non sembrasse, aveva una buona testa. Era efficace in
quanto non si perdeva in eccessivi approfondimenti, faceva il suo ed
era il minimo indispensabile, lo faceva veloce ed in misura
perfettamente ragionata. Ovvero: Genzo poteva arrivare all'eccellente
livello di Jun ma non gli interessava, per cui si limitava a
raggiungere la sufficienza o il famoso discreto. Perchè era lui che
voleva arrivare a quel voto. Non voleva di più ma nemmeno di meno.
Era una questione di reputazione e di furbizia. Impegnarsi per quel
voto non ti occupava molto tempo.
Karl era ancora
in classe per finire di studiare, mentre Jun era stato chiamato da
Kojiro che aveva tirato su una scusa del tipo che stava male.
Poi in realtà
voleva solo passare una mezz'oretta con lui prima del club.
Del resto la sua
camera era occupata e l'unico del gruppo libero era Genzo. O si
ammazzava prima della boxe, o chiamavano l'eterno intermediario.
Così visto
l'assenza di Hikaru perso con l'insegnante di sostegno, si erano
messi a parlare proprio di lui.
- Non lo so,
penso che sia uno di aperte vedute. Mi sembra disponibile a
sperimentare. Per me possiamo osare... - Disse Genzo con un sorrisino
malefico.
- Osare? -
Chiese Jun preoccupato. Lui osava sempre, se si metteva d'impegno
erano guai.
- Sì... tipo...
qualche travestito? - Genzo aveva un paio di nomi in mente...
- Ragazzi che si
travestono in ragazze o viceversa? - Chiese Kojiro che cominciava a
divertirsi.
I tre erano in
cortile, nei soliti gradini ad aspettare i loro amici e a visionare
possibili candidati. Era diventata l'attività dell'attesa di
quell'ultimo periodo. Quando non c'era Hikaru, loro studiavano la
gente per capire chi potevano presentare al loro amico. Poco
importava se poi nemmeno loro conoscevano personalmente il candidato,
ci avrebbero messo poco.
- Secondo me è
un po' misogino... gli piacciono le persone finchè sono amici o
obiettivi di scherzi. Al di là di questo no... - Jun ovviamente non
ne era certo perchè non lo conosceva bene, però decise di farsi
un'idea più precisa.
- Dovremmo
studiarci lui più che gli altri... - Disse Genzo intelligentemente.
- Sono
d'accordo. - Asserì Jun. - Chi se ne occupa? Non deve accorgersene,
bisogna essere discreti. E capire precisamente cosa gli piace! -
Disse poi.
A questo si
ritrovò due paia d'occhi fissi addosso e scuotendo la testa capì
che ovviamente, come al solito, il lavoro di studio e ricerca ed
indagine sarebbe di nuovo toccato a lui!
Alla fine però
poteva essere interessante, si disse. Avrebbe conosciuto meglio un
ragazzo che sembrava in gamba.
Conclusero il
discorso giusto in tempo per l'arrivo del diretto coinvolto. Hikaru
aveva finito i compiti e con lui c'erano anche Tsubasa e Taro. Ken e
Takeshi non avevano l'intenzione di farsi vivi prima delle 16.
Ovviamente
cambiarono subito argomento.
La giornata di
Hikaru cominciava alle 7.30. In molti si svegliavano prima per fare
un po' di attività di club, specie quelli sportivi. O magari per
ripassare. Per lui erano sufficienti 10 minuti per prepararsi, poi il
resto del tempo lo passava in mensa a fare colazione e parlare coi
suoi amici.
Dopo di che
andava a lezione coi suoi fedeli Kojiro, Ken e Takeshi. Ultimamente a
loro si era aggiunto anche Jun il quale originariamente era in
un'altra sezione. Da quando era diventato loro amico si era fatto
spostare per stare con loro.
Era ovvio che
fosse per Kojiro.
L'intervallo lo
passavano insieme ai loro amici più grandi, Genzo, Karl, Tsubasa e
Taro.
Siccome erano
tutti accoppiati, a volte si defilava perchè si sentiva di troppo,
quando vedeva che non tubavano più tornava. Che poi non tutti erano
esibizionisti, solitamente tendevano ad avere molto contegno in
pubblico. Karl era riservatissimo così come Ken, Jun e Kojiro. Per
Genzo era indifferente, poteva anche fare l'innamorato davanti a
tutti, ma siccome Karl non voleva non lo faceva. Tsubasa e Taro erano
gli unici che tendevano a perdersi l'uno negli occhioni dell'altro.
Dopo
l'intervallo c'era ancora scuola. Hikaru seguiva poco, non gli
interessava lo studio per cui finiva per distrarsi facilmente. In
quei casi organizzava degli scherzi incredibili e chiunque fosse nel
suo mirino era finito.
Non era
cattiveria la sua, semplicemente non aveva voglia di seguire la
lezione e l'unica altra cosa che sapeva fare era quello, gli scherzi.
Poi c'era la
pausa pranzo, sempre col suo gruppo. Nel doposcuola Hikaru veniva
seguito da un insegnante di sostegno perchè altrimenti finiva per
non studiare mai e non fare i compiti. Non gli importava venir
sgridato o fare punizioni. Se lo si lasciava fare per conto proprio,
finiva così.
Quindi al
termine del doposcuola aveva pausa ed era libero di fare ciò che
voleva.
Di solito
girovagava per l'istituto a spiare gli altri, si perdeva a guardare i
vari club ma non si interessava a loro. Non aveva particolari
attitudini, o per lo meno così lui credeva.
O magari
dormiva.
O esplorava
nuovi territori di quel vastissimo mondo che era l'istituto.
Quando
finalmente i suoi amici finivano col club, si ritrovavano tutti
insieme nella sala ricreativa o in giardino.
La sala
ricreativa era un ampio salone con un televisore, i videogiochi che a
turno si potevano usare, divani, poltroncine, sedie, tavoli. Si
poteva passare il tempo e fare quello che si voleva. Leggere,
scrivere, disegnare.
In un angolo
c'erano dei computer con internet. Anche in biblioteca c'erano ma
quelli erano più per le ricerche e siccome l'ambiente era molto
rigido, gli studenti andavano in quelli del ricreativo.
C'era da
rispettare un certo orario nel caso ci fossero molte richieste. Non
si poteva stare più di quaranta minuti a testa. Se invece non c'era
nessuno in attesa, si poteva stare anche di più.
Per la
televisione era un dramma mettersi d'accordo, però si andava a
votazioni. O, semplicemente, il primo che arrivava la gestiva.
Coi videogiochi
era più o meno lo stesso sistema. C'erano molti joystick per fare
partite multiple, i giochi a disposizione di tutti erano un paio, i
più gettonati, se uno ne voleva altri doveva fare richiesta o
comprarseli da sé.
Dal momento che
in pochi potevano disporre di soldi, il badget per gli extra degli
studenti era limitato.
Comunque per i
compleanni e per natale c'erano sempre regali che arrivavano dallo
staff ed in quello tutti confidavano sempre.
Nella sala
ricreativa l'affluenza maggiore era prima di cena, dopo le attività
di club. Anche dopo cena c'era molta gente e proprio per quello non
sempre andavano lì. Dipendeva un po' da come girava.
Era più normale
che si trovassero in camera di uno del gruppo a parlare.
Da considerare
c'era che Jun e Genzo potevano accedere a certe cose che i ragazzi
comuni si sognavano. Come alla cucina, ad esempio. Cosa molto utile.
Potevano anche
muoversi ovunque indisturbati, per cui se volevano fare qualcosa di
diverso o proibito, loro due -o almeno uno dei due- dovevano esserci
per forza.
Hikaru era
sempre l'ultimo a crollare, non aveva mai sonno visto che era quello
che faceva di meno.
Spesso li
convinceva ad attuare gli scherzi che ponderava per tutta la
giornata.
Il coprifuoco
era alle 10 di sera ma ovviamente facevano solo finta di andare a
dormire, spesso e volentieri stavano in giro anche dopo.
Hikaru dormiva
con Tsubasa e Taro, una coppia che finiva per fare spesso e
volentieri 'le proprie cose' e lo obbligava a farsi qualche giro per
l'istituto anche mentre tutti dormivano. In quei casi evitava Ken e
Takeshi perchè anche loro due la notte sparivano per ogni essere
vivente.
Una volta
puntava a Kojiro -da quando era arrivato-, ma ora che stava con Jun
stava sempre nella sua camera.
I due non
avevano ancora consumato definitivamente ma Kojiro ci stava abilmente
lavorando.
Il succo del
discorso era che si trovava solo.
In quei casi
vagava per i piani del dormitorio e bussava nelle camere. Non in
tutte, una ogni tanto, poi si nascondeva e quando uscivano gli
afferrava le caviglie facendoli morire di paura.
Oppure andava
nella sala ricreativa e si guardava un film. O stava al computer e si
guardava dei porno.
Poi tornava in
camera e dormiva il resto della notte consapevole che tanto avrebbe
potuto recuperare il pomeriggio successivo.
Era comunque
molto iperattivo, di conseguenza gran parte del suo problema derivava
proprio da quello.
Non poteva
negare che a volte gli mancasse la compagnia speciale di qualcuno, ma
non ci poteva fare molto.
La sua vita era
questa e ci era abituato.
Da piccolo era
rimasto solo con sua madre perchè suo padre li aveva abbandonati e
lei per sopportare il dolore aveva cominciato a bere. Non aveva mai
alzato un dito contro di lui, ma non aveva mai visto di Hikaru, non
l'aveva mai aiutato, non ci badava, non ci stava dietro. Era come se
Hikaru non esistesse. Era stato solo abbandonato a sé stesso e se
non era che a volte lei invece che bere faceva un po' di spesa e lui
si mangiava quello che poteva, sarebbe morto di fame.
Però ovviamente
non si lavava, non usciva di casa, non aveva avuto contatti.
Fino a che i
vicini di casa si erano resi conto che nella casa di questa signora
chiaramente depressa ed alcolizzata, c'era un bambino.
Il bambino non
piangeva mai, non faceva confusione, ma crescendo aveva cominciato ad
annoiarsi e nell'annoiarsi si era messo a fare giochi e scherzi. Fino
a creare confusione in quel modo.
Quando aveva
accidentalmente dato fuoco alla casa, allora si erano accorti della
sua esistenza e l'avevano messo in istituto.
Hikaru era
arrivato lì all'età di dieci anni, aveva saltato tutte le
elementari, cosa che per tutti era stata assurda. Come poteva essere
che un bambino fosse registrato all'anagrafe ma che nessuno si
rendesse conto che non riceveva un'istruzione?
Evidentemente il
sovraffollamento faceva anche questo.
Ce n'erano
tanti, troppi, sempre ed ovunque.
Per cui era
stato affiancato ad un insegnante di sostegno che gli aveva insegnato
a leggere, scrivere e aveva colmato alla buona le varie lacune, poi
avevano deciso, per non farlo sentire inferiore più di quanto
potesse sentircisi, di inserirlo nella sua classe regolare, però
sempre affiancato all'insegnante di sostegno. Per i primi anni era
stato con lui in aula, poi si era limitato ad averne bisogno nel
doposcuola.
Hikaru aveva
dimostrato una sorprendente dote nell'apprendere, anche se la voglia
di applicarsi era decisamente scarsa.
La madre era
stata internata a sua volta in una clinica, ma poiché oltre
all'alcolismo era molto depressa, aveva tentato molte volte il
suicidio. Dopo che le avevano portato via il figlio, si era ricordata
di averne uno, ma poco dopo se ne era dimenticata ed era tornata al
suo grigiore. Non era ancora in grado di vivere da sola ed occuparsi
di un figlio, nell'attesa che lo fosse, Hikaru restava in istituto.
Tanti come lui.
Non era un vero
orfanotrofio. Per alcuni era più una specie di college, per altri
un'alternativa momentanea prima del ripristino delle condizioni
ottimali di famiglia.
Per altri era
l'ultima tappa dopo una serie di affidamenti fallita.
Le situazione di
questi ragazzi era molto varia, alcuni erano completamente orfani,
altri con situazioni molto complicate in famiglia.
Prendevano
bambini dai dieci anni in su, non prima. Potevano stare lì fino ai
18 anni, poi con la maggiore età dovevano uscire.
In quei casi
venivano tutti aiutati a sistemarsi, gli trovavano lavoro e un posto
dove stare, controllavano che se la cavassero bene e dopo un po' che
li vedevano pronti, erano veramente liberi del tutto.
Le scuole fino
ai 15 anni corrispondeva ad un liceo dall'istruzione classica, dopo
ricevevano una formazione professionale nei tre anni rimanenti
affinchè uscendo potessero essere indirizzati verso qualcosa che li
aiutasse a vivere.
I corsi che
fornivano erano di cucina, ristorazione, meccanica, elettrotecnica,
informatica, odontotecnico, linguistico.
Le ragazze
tendevano a fare tutti cucina, sala, odontotecnico, linguistico e
qualcuno anche informatica.
Genzo e Karl
facevano elettrotecnica, Tsubasa e Taro linguistico.
A Jun e agli
altri rimaneva un anno prima di scegliere il loro indirizzo
professionale.
Alcuni di loro
erano chiaramente dotati per qualcosa di più di quello che
l'istituto offriva, ma già avere un'occasione simile era tanto per
loro che in altri casi non avrebbero avuto nulla.
Jun sarebbe
stato portato per medicina, ma lui anche scegliendo un indirizzo fra
quelli proposti, una volta fuori poteva benissimo fare l'università
ed era quello che aveva in mente.
- Penso che
sceglierò odontotecnico, così mi dà un'infarinatura di qualche
materia utile quando farò medicina. - Disse Jun riferendosi agli
ultimi tre anni.
Per loro
ragionare in termini di 'cosa farò fuori di qua', era molto strano.
Era una specie
di tabù auto imposto visto che a parte Genzo e Jun, avevano
situazioni complicate.
Quell'istituto
in realtà era la loro oasi ed avevano tutti paura di andarsene. Lì
potevano avere tutto, persino uno psicologo con cui parlare, se
richiesto!
- Io
elettrotecnica. - Disse Ken il quale stava imparando a comunicare più
di prima. Non gli sembrava male.
- Io cucina! -
Disse Takeshi facendo sorridere gli altri. Era ovvio che avrebbe
scelto cucina, era proprio da lui.
- Ti ci vedrei
in sala ad accogliere la gente! - Fece Genzo ammiccante. Takeshi
arrossì.
- Mi piace
cucinare! - Era così maledettamente gay, si disse Genzo.
- Tu Kojiro? -
Chiese Jun incuriosito.
Il ragazzo preso
in contropiede alzò le spalle e fece il broncio.
- Non ci ho mai
pensato! -
- Ma avrai una
predisposizione, qualcosa che ti piacerebbe, che vorresti imparare...
- Insistette Jun.
- No, io non lo
so! Prima di venire qua non pensavo nemmeno d'averlo, un futuro. Non
sono abituato a pensarci... - Jun si ammorbidì e gli altri non
dissero niente perchè sapevano che veniva picchiato dalla famiglia
affidataria.
- Ti vedrei bene
come meccanico, sei portato per i motori... - Jun ovviamente
affibbiava i mestieri in base al carattere e ci azzeccava sempre. Era
stato lui a dire a Genzo di fare elettrotecnica perchè era un campo
dove bisognava applicarsi ma nel quale lui sarebbe riuscito senza
problemi. Karl l'aveva scelto per lui.
Kojiro ci pensò
ed era davvero la prima volta che lo faceva da quando era lì. Anzi,
in tutta la sua vita.
- Non ho mai
toccato un motore in vita mia... - Asserì generico mettendo le mani
avanti, anche imbarazzato per l'ammissione. Jun sorrise.
- Prima di farci
scegliere ci fanno provare tutti i corsi, qualche giorno per
indirizzo. Così poi vediamo per cosa siamo portati o cosa ci piace.
Comunque c'è un colloquio di orientamento in caso non vengano fuori
attitudini speciali... - Spiegò Jun per calmare Kojiro. La cosa
funzionò infatti rilassò le spalle.
- Comunque
piuttosto che rinchiudermi in un laboratorio di precisione,
preferisco sporcarmi le mani di olio di motore! - Alcuni
ridacchiarono pensando che Jun lo conosceva davvero bene, solo Hikaru
rimase serio a pensare alla propria risposta.
Era da quando
era arrivato che non riusciva a pensare al proprio futuro.
Non aveva
nemmeno passatempi od hobby, se era per quello.
- Tu, Hikaru? -
Chiese Jun per impedirgli di scappare dalla risposta.
Hikaru alzò le
spalle imitando Kojiro.
- Non ho
passatempi e non faccio club, figurati se posso capire che lavoro
farò da grande! - Cercò di essere ironico ma Jun notò il suo
fastidio nascosto perchè era sempre quello diverso, quello che non
sapeva che fare, che non era attratto da nulla.
Jun piegò la
testa di lato passandolo ai raggi X.
- Eccolo, adesso
guarda nella sua sfera di cristallo e ti dice cosa farai! - Fece
Genzo scherzando, sapeva che faceva così.
Jun non ci fece
caso e rispose normale.
- Non ti conosco
bene, è difficile dirlo... perchè intanto non fai un po' di prove
nei vari club così trovi quello che fa per te? È un punto
d'inizio... - Era strano che Jun non si sbilanciasse, gli piaceva
immaginare cosa qualcuno avrebbe fatto da grande.
- Davvero non
riesci a capire cosa farà? - Chiese Genzo stupito.
- Ehi, non è un
indovino! - Borbottò Kojiro seccato in difesa del suo ragazzo.
- Come no! Se
glielo chiedono dice sempre cosa uno farà! - Jun sospirò e guardò
il fratello come fosse una persona insistente e pensante. Quale poi
era.
- Dovrei passare
del tempo con lui per capire che tipo è, non ho dei poteri magici! -
- E che problema
c'è? Fallo! Passa del tempo con lui e poi gli fai la radiografia! Tu
sei infallibile in questo, dovresti fare lo psicologo, altro che il
medico! - Genzo era entusiasta e buttava tutto come fosse facile,
dicendolo si alzò e si stiracchiò dal divano dove erano seduti, in
sala ricreativa o altrimenti detta come comune.
- Per te è
tutto così facile! - Disse Hikaru sbuffando. Non si era mai
rivoltato contro nessuno perchè tendeva ad essere molto alla mano,
come persona. Non si arrabbiava mai, non si beccava con nessuno.
Però aveva un
caratterino non da poco, se gli giravano i cinque minuti.
Genzo rimase di
stucco nel sentirlo e Hikaru, infastidito anche per la sua sorpresa,
continuò acido come gli avessero pestato un piede.
- Jun non ha una
sfera di cristallo! Perchè dovrebbe sapere che sarà della mia vita
solo passando del tempo con me? Chi è? E tu poi che pensi che questo
basti? Non sai quanto è complicato per alcune persone non avere idea
di cosa sarà di loro, di cosa vogliono fare un domani... dannazione,
io non so cosa voglio fare ore, figurati quando uscirò di qua! Tu
non puoi capire ma fai tutto così facile! Non basta sempre tuo
fratello a risolvere i casini di tutti! -
Con questo se ne
andò furioso dalla sala, dopo aver sorpreso tutti.
Non succedeva
mai che alzasse la voce e se la prendesse, ma era ancora più
sorprendente che l'avesse fatto con Genzo. Solitamente non aveva
problemi con lui, anzi.
I ragazzi si
guardarono allibiti prima di reagire, presi tutti alla sprovvista per
la sfuriata acida ed inattesa.
- E quello
cos'era? - Chiese Genzo il quale non se l'era nemmeno presa.
- Penso che non
sappiamo niente di lui... - Disse Ken il quale era fra quelli che lo
conosceva meglio.
- Chissà cos'ha
passato, non sappiamo nulla, non si è mai aperto, non si è mai
confidato... - Takeshi era preoccupato.
- Non sono cose
di cui si parla volentieri, né facilmente... - Disse Taro cercando
di essere dolce.
- Ognuno ha una
storia e per molti è dolorosissima. Quindi si tiene dentro cose che
nessuno potrebbe pensare. - Tsubasa rincarò la dose con la sua
solita calma.
- Sì però non
gli abbiamo detto mica chissà cosa, si parlava solo di scuola... e
poi comunque si trattava di passare del tempo con Jun per vedere se
poteva capire qualcosa di lui, mica gli abbiamo detto chissà cosa...
- Genzo era piccato.
- Questo
presuppone un'apertura da parte di Hikaru che magari non è disposto
a dare... - Karl si era pronunciato e tutti si stupirono che l'avesse
fatto e che avesse detto qualcosa di sacrosanto. Con questo rimasero
in silenzio per un po', poi Kojiro riprese.
- Si è sentito
inferiore. Tutti noi più o meno sappiamo cosa faremo... e lui no.
Oltre a questo arriva uno che sembra gli possa dire cosa farà. Cioè
non lo sa lui e ci pensa chissà da quanto tempo e dovrebbe saperlo
un ragazzo con cui ci ha scambiato poche parole? Questo lo fa sentire
inferiore e per certe persone è una merda! - Concluse dando a Jun
una chiara idea di quello che doveva essere successo. Così senza
dire nulla e pensieroso, si alzò ed uscì dalla sala con quella di
parlare un po' con Hikaru e scusarsi.
Hikaru non era
andato molto lontano. Uscendo si era reso conto di non avere un vero
rifugio personale in caso di bisogno, per cui si avviò verso la
camera rabbiosamente.
Se Tsubasa e
Taro sarebbero tornati, non avrebbe potuto stare da solo.
Era entrato da
poco quando bussarono. Alzò gli occhi al cielo e buttò un cuscino
contro la porta.
- Non è il
momento! - Ruggì.
- Hikaru... - La
sua voce lo fermò e lo fece drizzare sul letto dove si era buttato a
pancia in giù.
Guardò la porta
stupito, poi si decise ad alzarsi ed aprire.
Jun era lì
serio e dispiaciuto, la sua espressione per una volta era molto
comunicativa, cosa sorprendente. Hikaru non poteva rimanere
arrabbiato, non era nel suo DNA. Certo, tendeva all'irascibile ma
dipendeva dai momenti, non dalle persone.
Non ce l'aveva
con Jun ma con quello che era capitato.
Con sé stesso.
Però non era
pronto a parlarne.
- Posso entrare?
- Fece educato Jun. Hikaru alzò le spalle sentendo la rabbia
scemare. Si sentiva solo idiota, ora.
Una volta
dentro, Jun raccolse il cuscino e rimase in piedi senza sapere bene
dove mettersi. Era una situazione un po' complicata anche per lui
perchè non ci aveva mai parlato davvero.
- Non volevo
essere invadente o darti l'aria da saputello, nemmeno Genzo voleva
intendere che noi sappiamo più cose di te... non era nostra
intenzione ferirti od offenderti... noi si parlava così tanto per
fare... per conoscerci... ormai stiamo sempre insieme ma sappiamo
così poco uno dell'altro... dopo un po' viene spontaneo volersi
conoscere, no? Non era una cosa fatta con malizia... era... era pura
amicizia... mi spiace se... - La parola amicizia detta da lui vinse
completamente in Hikaru il quale aveva sempre reputato grandi amici
Ken e Takeshi ed ora anche Kojiro, ma non aveva mai considerato gli
altri tali.
Però aveva
ragione.
Si fermò
miracolosamente a pensarci.
Ormai stavano
sempre insieme e si aspettavano per tutto...
- E'... è che
mi sento sempre fuori dal mondo e da tutti... sai, per questa storia
che non ho un club, non ho una ragazza... e così mi pare di
essere... - Jun avrebbe voluto chiedergli se gli piacessero le
ragazze ma capì che non era il momento.
Si avvicinò a
lui seduto scomposto sul letto e gli mise una mano sul braccio
sedendoglisi accanto.
- Non sei fuori
luogo, se è questo che vuoi dire. E non sei nemmeno poi così
diverso... mi spiace che ti senti diverso. Il fatto che non fai tutto
quello che facciamo noi non significa che tu sia in difetto... -
Hikaru corrugò la fronte cercando di capire cosa intendesse e Jun
cercò di spiegarsi meglio. - Tutti hanno i loro tempi, non è che
sei sbagliato solo perchè fai altre cose rispetto a noi. Anche se
non fai come noi, siamo diventati amici lo stesso, no? Certo, ci
conosciamo poco, ma possiamo rimediare... - Jun parlava con dolcezza
ed Hikaru era la prima volta che riceveva attenzioni di quel genere.
Takeshi era
tenero ed anche Taro. E Tsubasa era gentile e amichevole. Però era
sempre stato un po' selvatico... aveva di fatto sempre rifiutato quel
genere di rapporto con gli altri. Quel rapporto di scambi reciproci,
di confidenze, di sostegni.
Lui faceva a
modo suo.
Osservava tutto
e poi sdrammatizzava. Era fatto così. Se doveva dare un'opinione era
raro fosse seria, se poteva se ne teneva fuori.
E di conseguenza
non parlava mai di sé con nessuno.
Si strinse nelle
spalle un po' smarrito.
- Non mi sono
mai confidato con nessuno... cioè... potevo farlo con Takeshi o Taro
ma... non so... perchè avrei dovuto? Ho sempre pensato che essere
amici non implicasse un confidarsi per forza. - Era questa la sua
mentalità. Crescere completamente isolato per i primi anni di vita,
aveva portato a questo.
Jun sorrise
perchè dopotutto non erano molto diversi.
- Vedi, un po'
tutti la pensiamo così. O la pensavamo. Sai cosa è successo poi?
Abbiamo avuto bisogno di confidarci con qualcuno. E l'abbiamo fatto.
Dopo averlo fatto abbiamo capito il senso del farlo. C'era una bella
differenza da prima... però non te la posso spiegare. Lo capirai
quando ci arriverai. Arriverà un momento in cui avrai bisogno di
confidarti e quando lo farai capirai cosa sto dicendo. Non lo devi
fare per forza, perchè va fatto, perchè ti dicono di farlo. Lo devi
fare solo se vuoi! -
Hikaru ci
rimase. Non era invadente od insistente, capiva come gli altri
cercavano sempre lui per confidarsi. O quasi tutti.
Ad ogni modo era
chiaro come fosse possibile.
Sospirò e
guardò le proprie mani, pensò a prima, a come si era sentito, cosa
si era ricordato.
Ed alzando le
spalle decise che era meglio alleggerire la situazione. Come sempre.
- No è solo che
non è poi così facile scegliere il proprio futuro. È da quando
sono arrivato che mi dicono di scegliere un club ed io non so cosa mi
piace fare e mi secca fare la parte dell'idiota che si butta su un
club a caso tanto per fare e poi si rivela un disastro. Non è sempre
facile scegliere, tutto qua! - Jun percepì un vero e proprio
complesso in tal senso.
Vedeva che tutti
sceglievano qualcosa, sempre, e che lui non sceglieva mai niente.
Così cercò un
sistema per essere d'aiuto senza essere invadente. Aveva capito che
se uno esagerava poi lui si chiudeva.
- Non devi per
forza scegliere, però prova. Prova i club, prova i corsi, prova...
che ne so, le ragazze! Prova. Non ti deve importare se fai la figura
dello sciocco perchè fallisci, riproverai con qualcos'altro. Vedrai
che troverai quello che fa per te, fidati! - Hikaru rimase colpito
dal suo discorso, erano parole così pratiche e utili... certo,
spesso gli avevano detto di provare, ma aveva sempre pensato che
fosse stupido farlo alla cieca, però alla fin fine l'alternativa era
rimanere solo fermo al punto di partenza mentre tutti se ne andavano.
- Sai, anche ora
che siete tutti fidanzati... questa cosa mi infastidisce, non lo
nego. Ma se provo a vedere chi mi piace... non trovo nessuno! - Di
questo era meno imbarazzante parlare.
Per lui era
peggio dire che non sapeva cosa fare della sua vita perchè per dieci
anni aveva pensato di non averne una.
Era un difetto,
in qualche modo. Non riusciva a capire nemmeno lui perchè lo fosse.
Jun si sentì
fortunato, stava parlando da solo proprio dell'argomento che voleva.
Però ora che
c'erano, gli pareva quasi che il vero argomento fosse un altro...
- Intanto devi
capire il genere che ti piace... tu cerchi ragazze o ragazzi? Sai,
sembrerà sciocco, ma spesso cerchi nel genere sbagliato e non te ne
rendi conto prima che... che qualcuno te lo faccia notare... -
arrossì perchè si riferiva a Kojiro ed Hikaru che lo capì rise un
sacco.
- In teoria io
sarei il Kojiro della situazione in una coppia... non posso trovare
qualcun altro come me che me lo fa capire! - Era sensato anche il suo
ragionamento e Jun non se lo fece sfuggire.
- Allora pensi
di poter essere gay? - Credette fosse un virus. Non in senso
negativo, ma nel loro gruppo lo erano tutti.
Vivendo in un
certo ambiente, a stretto contatto prevalentemente con altri ragazzi
con cui condividevano tutto dalla mattina alla sera, era normale
diventarlo. Veniva spontaneo condividere anche quello, tutto lì.
E poi erano
ragazzini che dovevano ancora maturare, in adolescenza c'erano solo
ormoni in esplosione e le idee erano più confuse che mai.
Per Jun non era
una grossa sorpresa trovare tanti gay in un ambiente come il loro.
- No, non so...
forse... boh... non è che... sai, anche questo... dovrei provare,
dici, no? Però dai, che faccio? Provo a baciare un ragazzo e vedo
che mi succede? E se mi prende a pugni? O se invece mi fa schifo? Io
non so, questa cosa del provare mi sembra stupida! - Alla fine
l'aveva detto e Jun rise divertito spiazzando Hikaru che rimase sul
suo sorriso così aperto e coinvolgente. Stava cambiando molto anche
lui, si stava aprendo molto.
Era piacevole
stare con lui.
- Devi trovare
il soggetto giusto, innanzitutto. Uno che sai non ti rifiuterebbe.
Prova con un amico. Se è solo per capire che genere ti piace andrà
benissimo... è anche vero che spesso è la persona ad attrarti, non
il genere. Cioè anche il genere ma spesso magari, ti faccio un
esempio, sei etero però incontri un ragazzo che ti fa perdere la
testa. È lui, non è che tu sei gay. Insomma, ce ne sono molti
così... quindi è difficile, lo capisco. Anche se baci un ragazzo
con cui non c'è alchimia e ti dici 'sì ok, posso baciare un ragazzo
ma non è che mi abbia fatto impazzire', la cosa non ti aiuta. Però
ti apre la mente a nuovi orizzonti. Capisci che, quanto meno, non ti
fa schifo. No? - Jun era molto ma molto abile a dare le visuali agli
altri, faceva cambiare punti di vista con una facilità disarmante. E
Hikaru, ubriaco di tutte queste sue parole sul provare a baciare
ragazzi per capirsi meglio, preso dalla sua solita smania di fare e
non aspettare una manna dal cielo, dimenticandosi che lui era il
compagno proprio di un suo grande amico, prese il viso di Jun fra le
mani e lo baciò.
Con foga e senza
dargli il tempo di riflettere.