CAPITOLO XXIX:
OGNUNO LA
PROPRIA VOCAZIONE
Kojiro con
estrema delicatezza passò prima dagli altri, bussò così forte che
se non fu sentito da tutto il piano, inservienti compresi, fu un
miracolo.
Ritrovatisi
tutti nel corridoio a fissarlo come fosse impazzito, li attirò a sé
con gesti impazienti dicendo sbrigativo e brusco:
- Ok, dovete
andare in sala mensa, vi aspetta Hikaru per uno scherzo fantastico! -
Tsubasa e Taro parlarono in tandem prima ancora di realizzare che le
sue parole avevano un significato ben più importante di quello su
cui si erano focalizzati.
- Non vogliamo
metterci nei guai, non è proprio il caso dopo l'ultima volta! -
Kojiro li fissò seccato puntando il dito verso il basso.
- Sentite, o
tutti o nessuno e visto che comunque lo faremo, siete obbligati a
partecipare! Più siamo e prima finiamo e prima finiamo, prima siamo
al sicuro! - Genzo e Karl lo guardarono sorpresi della sua furbizia,
quindi il primo dei due si mise in mezzo ai due ragazzi che si erano
lamentati e agganciando entrambi con le braccia intorno ai loro
colli, disse con un ghigno marcato sul viso:
- Sarà più
importante che quei due hanno fatto pace, no? - Genzo di lì a poco
si sarebbe vantato di aver fatto ragionare Kojiro, ma sul momento
c'era da convincere quei due giudiziosi elementi.
Kojiro fissò di
sbieco Genzo conscio che era una sceneggiata che poteva evitarsi,
però alla fin fine lo stava aiutando, per cui lo lasciò fare e
spingendo Ken e Takeshi verso di loro, andò da Jun ancora in camera.
- Prendo Jun e
vi raggiungiamo, dai sbrigatevi! - Con questo sparì all'interno
ignorando l'ammonizione al volo di Genzo.
- Ehi, tu con
questi prendere! -
- Il solito
idiota! - Borbottò Kojiro una volta dentro, non aveva nemmeno
bussato, era entrato e basta. Jun era sul letto a leggere, abbassò
il libro fissandolo esterrefatto del suo ingresso prepotente come era
solitamente lui.
- Kojiro! -
Esclamò scandalizzato, era una specie di 'come osi' che l'altro fece
finta di non recepire, si sedette subito sul letto con lui, gli prese
il libro e senza gentilezza lo fece volare dietro di sé. Il libro
cadde a terra e si chiuse perdendogli il segno, Jun lo fissò
incredulo, la mente incapace di replicare da tanto shockato che era.
Ma come poteva
chiudergli un libro, trattarlo così, perdergli il segno?
- Ho fatto pace
con Hikaru, dobbiamo andare a fare uno scherzo tutti insieme per
suggellare la riunione del gruppo! Quelle cose sentimentali che
piacciono tanto a voi, solo che le facciamo a modo nostro! - Kojiro
era estremamente convinto che fosse una grande notizia che l'avrebbe
riempito di gioia ed orgoglio, si immaginò Jun buttargli le braccia
al collo e baciarlo, però non si verificò niente di tutto quello,
perchè Jun indicò severo il libro:
- Io quello lo
stavo leggendo! - Kojiro non si era nemmeno accorto di aver fatto
volare la sua lettura e si girò per guardare cosa indicava. Quando
lo vide a terra alzò le spalle scacciandolo con un gesto sbrigativo
della mano.
- Chi se ne
frega, è più importante questo! - Poi notò che Jun non era per
niente convinto e sventolò le mani davanti ai suoi occhi per
svegliarlo. - Ehi, ma ci sei? Hai capito cosa ti ho detto? Ho fatto
pace con Hikaru! - Kojiro la stava prendendo così per un motivo
preciso, non voleva mettersi a fare discorsi seri e profondi, non ne
aveva voglia. Sapeva che avevano un po' litigato anche loro e che non
poteva essere sufficiente così, però non aveva voglia di parlarne.
Voleva voltare pagina e ricominciare. Era così stufo delle cose
pesanti.
Di tutt'altro
avviso, ovviamente, era Jun che infatti incrociò le braccia al petto
e mise le distanze con un'espressione composta e scostante.
- Non hai niente
da dire a me su quanto successo? - Per Kojiro, Jun fu di nuovo un
mistero. Una cosa estremamente sgradevole. Odiava non capirlo, non
che ci fosse mai riuscito bene e forse era quello il vero problema.
Si volevano bene, però non si capivano, erano troppo diversi.
- Cosa dovrei
dirti? Ho chiarito con Hikaru ed è tutto a posto, è con lui che
dovevo chiarire qualcosa! - Voleva chiuderla e basta. Voleva solo
questa e si stava mettendo sulla difensiva usando di nuovo un tono
aggressivo. Jun sospirò contrariato, sempre con quei suoi modi da
principe. Proprio come un tempo. Un tragico passo indietro.
- Eri tu ad
avercela tanto con me, mi hai detto che vivo fuori dal mondo e te ne
sei andato. Non è davvero una definizione di 'tutto a posto'. - Jun
voleva spingerlo ad affrontare anche i loro problemi e non solo
quelli degli altri, non avevano grossissimi problemi, era vero, però
sentiva che erano distanti, troppo distanti. Kojiro non voleva
notarlo, non voleva vederlo e non voleva tanto meno considerarlo.
Davvero, non si
capivano bene, erano diversi e a volte avevano discussioni, ma non
c'erano veri problemi. Lui si rifiutava di vederli.
- Hai detto che
non era importante il vostro bacio e che non volevi dirmelo! Mi hai
fatto incazzare, penso sia normale! Ti sto dicendo che ho voltato
pagina, non ci voglio più pensare! Ha detto che non lo farà più e
si è scusato! Mi ha anche spiegato perchè l'ha fatto, si sentiva
inferiore a tutti noi che avevamo qualcosa che a lui mancava...
perchè diavolo devi fare così? Non puoi semplicemente essere
contento che l'ho risolta? Non è una cosa bella? - Kojiro si alzò
indispettito ed insofferente strofinandosi il viso e passandosi le
mani fra i capelli neri che scendevano selvaggiamente sul collo. Non
riusciva a capirlo, non riusciva proprio a capirlo. Perchè doveva
fare così e complicare delle cose semplici?
Jun strinse le
labbra, ma decise che non avrebbe mollato, mise i piedi giù dal
letto ma rimase seduto composto, quindi fissando la sua figura
atletica che si muoveva a scatti per la camera, disse calmo:
- Sono felice
per voi ed orgoglioso di te. È quello che speravo facessi. Ma non
puoi venire qua e fare come se non fosse successo niente. - Jun
sapeva che se usava termini ricercati, Kojiro se la prendeva di più.
E Jun usava termini ricercati quando era arrabbiato. Per cui si
sforzò di usare un linguaggio che non lo urtasse ulteriormente.
Kojiro scosse il
capo amaro senza guardarlo.
- Pensavo che
non ci fossero problemi fra noi! -
Jun sospirò
ancora, chiuse gli occhi e poi li riaprì cercando di rimanere il più
calmo possibile.
- Ma ci sono,
Kojiro! Reagiamo in modo troppo diverso alle cose, non ci capiamo,
siamo opposti e spesso lontanissimi! Cos'è che ci accomuna? L'ho
capito quando hai reagito in quel modo! Ti conosco e so che sei fatto
così, ma io no! Per me era una cosa insignificante che non aveva
alcuna importanza, non volevo dirtela per non farti arrabbiare così!
L'avrei risolta comunque allo stesso modo in cui hai fatto. Avevo
detto a Hikaru di non farlo più. Cosa è cambiato da ora e da come
l'hai affrontata tu? Il risultato è lo stesso! Però prima hai fatto
una piazzata che la metà bastava! - Kojiro si girò di scatto pronto
a dirgli di tutto, infuriato, ma Jun lo fermò con un gesto della
mano per continuare. - Sei fatto così, mi sta bene, mi piaci per
questo fuoco ed esagerazione che metti in tutto. Però in una
relazione... in una relazione essere così diversi su tutto... così
tanto diversi... finisce per allontanare e non per avvicinare! Io ti
sto dicendo in tutta sincerità quello che accadrà se non lo
affrontiamo subito! - Fu come staccare i fili a Kojiro e togliergli
una parte essenziale di sé. Si sentì raggelare, i muscoli si
irrigidirono al punto che non riuscì a muoversi, lo sguardo fisso su
di lui, sul suo volto composto e calmo. Come faceva a dirgli quelle
cose in quel modo? Sembrava non provasse emozioni.
Doveva pensare e
rispondergli in modo sensato, ma come poteva? La testa era
completamente bloccata, così cominciò solo a scuotere velocemente
il capo sperando che comunicasse abbastanza. Jun capì che era nel
panico e prima di vederlo esplodere si alzò e gli mise le mani
intorno al viso, il contatto funse da interruttore, di nuovo la
capacità di pensare e parlare si riattivò e Kojiro partì in
quarta.
- Ma ti senti? È
questa nostra grande diversità che ci ha avvicinato! È quello che
io non ho che mi piaceva di te e viceversa! Io ho cose che tu non hai
e sono quelle che piacciono a te! Con la tua ex non funzionava perchè
eravate troppo uguali, lei era troppo perfetta, era tutto troppo
piatto! Per questo con me funziona, per questo ti sei preso da me!
Perchè siamo così diversi! Come puoi dire che ci allontanerà un
giorno se non lo affrontiamo subito? E come dovremmo affrontarlo?
Lasciandoci? Un giorno forse ci lasceremo quindi dobbiamo farlo
subito? Io ho messo da parte il mio enorme fottutissimo orgoglio per
sistemare con Hikaru, perchè non volevo che le cose importanti si
rovinassero! L'ho fatto pensando a noi! Tu non conosci il futuro, non
puoi sapere come andrà una cosa! Possiamo solo provarci e basta! Che
cazzo di discorsi sono? Sai come andrà? Nessuno sa come andrà!
Quando ero prigioniero di quei pazzi dei miei genitori adottivi, ero
convinto che il mio futuro sarebbe stato la tomba eppure guarda! Non
possiamo sapere come va! Se c'è una cosa che ho imparato da quando
sono qua è questo e nessuno potrà mai dirmi cosa fare o non fare o
che sono segnato! Un cazzo! Sono solo scuse! Se vogliamo stare
insieme ci stiamo! Ed io lo voglio! - Jun, colpito dal suo discorso e
dalla foga con cui l'aveva detto, si sentì investire da un treno in
corsa e si fermò battendo più volte le palpebre, colto da
un'improvvisa ondata di calore lo fissò pensando esterrefatto che
dopotutto il suo discorso fosse molto più giusto del proprio.
Fu lì che capì
cosa gli aveva cercato di dire nella cascata di parole gridate.
La loro
diversità era il loro punto di forza perchè uno vedeva qualcosa che
l'altro non avrebbe mai potuto vedere da solo. Uno cambiava la
mentalità dell'altro.
Pensando che
sarebbe esploso se non avesse fatto qualcosa, l'abbracciò sperando
di fermarlo.
Lo strinse e lo
abbracciò affondando le dita fra i suoi capelli selvaggi, quanto gli
piaceva toccarglieli e rimanerci incastrato. Usò un po' di forza per
obbligarlo ad accettare le sue braccia, dopo pochi istanti Kojiro si
accascio contro di lui accettando la resa di Jun e la propria
vittoria.
Si sentì aprire
dentro, mentre un enorme masso era cresciuto bloccandogli lo stomaco,
impedendogli il respiro.
Si poteva stare
tanto male davanti all'eventualità di perdere qualcuno?
Gli venne in
mente il discorso di Genzo. Lottare per le cose davvero importanti e
lasciare quelle piccole.
In quel momento
non ne trovava una più grande di Jun.
Il suo grande
cambiamento in positivo era arrivato con lui, coi sentimenti che
aveva cominciato lentamente a provare per lui, il desiderio di stare
bene era nato grazie a quello di voler stare con lui.
Lasciare Jun
significava affondare e ritrovare quel vecchio sé stesso che odiava
il mondo e non trovava un senso in quella vita negativa, brutta e
schifosa.
Per il momento
Jun era ancora tutto ed era certo che lo sarebbe stato per sempre.
La sua mente di
quattordicenne non arrivava oltre un'età troppo lontana per lui. Non
riusciva ad immaginarsi adulto a fare un'altra vita e magari lontano
da Jun, non riusciva a concepire che le cose, le persone, i
rapporti, le vite cambiavano nel corso del tempo.
Per lui, come
per ogni adolescente, esisteva solo il presente. Un presente eterno.
Per questo
poteva lottare così strenuamente per ciò che riteneva importante ed
essenziale.
- Non dirlo più
che siamo troppo diversi! Non dirlo più, cazzo! - Ripeté a denti
stretti domando a stento quell'imbarazzante voglia di piangere. Jun
continuò a carezzargli la testa e la schiena con dolcezza.
- Scusami... è
che a volte ho paura... paura di essere sbagliato per te. Tutti
pensano che sono perfetto perchè so gestirmi bene e sono molto
sicuro di me. Ma tu lo sai che non è così. Non sono perfetto, fingo
solo molto bene. Non smettere mai di gridarmi contro i miei errori...
ti prego... - Questo fu molto più di quello che avrebbe immaginato
Kojiro. Tornando a respirare, lo baciò con foga in una risposta che
incendiò il loro universo, cancellando di nuovo tutto.
Erano diversi ma
non dovevano dimenticare che era quella la loro forza.
La sala mensa
era la stanza più grande insieme all'auditorium che era anche la
sede del club di musica.
Pensare di
riempire tutta quell'enorme stanza di palloncini in una notte era
utopia, non avevano nemmeno tutti quei palloncini.
Per cui il
geniale Hikaru aveva ideato un sistema infallibile per dare l'idea
del pieno.
Avrebbero
costruito coi banconi della mensa due grandi box a tre pareti e li
avrebbero messi davanti alle due porte. Solo questi box sarebbero
stati riempiti di palloncini. Così chiunque poi il giorno dopo
sarebbe entrato, si sarebbe ritrovato con un muro di cosi tondi
colorati pensando che poi fossero in tutta la sala.
- Pensa tu se
poi entrano sul serio sfidando i palloncini e si ritrovano
imprigionati dopo tre metri! -
Disse ridendo
Genzo il quale era allietato dall'idea super di Hikaru.
- E' proprio
questo il bello! Le loro facce quando aprono le porte e poi le
imprecazioni quando si ritrovano ingabbiati! -
Karl, Tsubasa e
Taro scuotevano le teste pensando che fossero divertimenti di dubbio
gusto, mentre Ken e Takeshi ridacchiavano già più convinti, non
erano rigidi come gli altri tre.
Hikaru aveva già
cominciato a gonfiare, aveva anche già fatto il piano per i due box
giganti composti dai tavoli, per cui si sarebbero divisi in gruppi.
Uno per gonfiare ed uno per fare i box.
Hikaru, Karl e
Ken si occupavano di questi.
C'erano solo tre
pompette, alcuni dovevano gonfiare a bocca, quando cominciava loro a
girare la testa facevano cambio. Solo Jun poteva usare sempre la
pompetta per ovvie ragioni.
- Senti, non
sono messo così male! Sai da quanto tempo non ho un attacco di
cuore? Posso anche gonfiare a fiato... - Disse Jun dopo aver provato
a dare la propria pompetta al cianotico Taro.
Sia Genzo che
Kojiro lo fissarono male allo stesso modo, ripresero la pompetta per
poi rimettergliela in mano. Se non fossero stati occupati a farlo
rigare dritto, avrebbero potuto fare battute a triplo senso, ma le
loro menti funzionavano con un senso per volta e per ora era 'mettere
a posto Jun'!
- A Taro gli do
la mia, tu stai buono! - Disse Genzo. Dopo aver sistemato il fratello
tornò su quanto appena accaduto e la sua espressione tenebrosa si
colorò di malizia.
- Che c'è, sei
già stanco di pompare? Kojiro ti ha sfinito? - Di solito odiava
immaginare che suo fratello e quel teppista facessero cose sessuali,
però a volte era anche divertente. Infatti sentendolo, a Jun sfuggì
la presa del palloncino intorno al beccuccio e con la pompata questi
schizzò con un lungo fischio per tutta la stanza, fino a che non si
posò proprio in faccia a Kojiro, il quale brontolò.
- Fatti i cazzo
tuoi! O se preferisci quelli di Karl! -
- Karl ne avrà
uno, non puoi dire 'quelli'! - Lo corresse Jun com'era sua abitudine.
Lo fece anche per farlo arrabbiare e deviare argomento.
Il piano
funzionò perchè Kojiro brontolò seduta stante:
- Piantala di
correggermi, odio quando lo fai! - Jun sospirò scuotendo il capo
composto, continuando a pompare palloncini. Due secondi di silenzio e
poi la voce di Genzo di nuovo sulle altre:
-Comunque pompi
bene, Kojiro ne sarà soddisfatto! - Kojiro gli tirò un pugno
schivato per un pelo da Genzo e dai suoi riflessi sempre eccellenti.
Fu così che
come di consueto i due si misero a fare la lotta a terra tirandosi,
strozzandosi ed annodandosi stile wrestling, mentre gli altri
continuavano a gonfiare palloncini e creare box da tavoli.
Normale
amministrazione.
- Ma come ti
vengono in mente queste cose? - Stava chiedendo Ken a Hikaru,
ammirato nel vedere il progetto per il famoso box coi tavoli.
Hikaru alzò le
spalle continuando a lavorare sugli incastri annodando con delle
corde che aveva preso per tenere il tutto insieme.
- Così... - Non
ci pensava, gli venivano e basta. Non lo reputava un vero talento, ma
Ken cominciava a vederlo.
- Ma sul serio,
anche l'altro giorno con le gomme... incastrarle una nell'altra,
bucherellarle e attaccarle al rubinetto per allagare il piano è
stato ingegnoso... io avrei solo tappato i lavandini e aperto i
rubinetti! - Karl, che era con loro, ascoltava concorde con Ken,
c'era da dire che era effettivamente una testa non indifferente.
- Come vai nelle
materie tecniche? - Chiese improvvisamente Karil, rimanendo col suo
solito tono composto e distaccato a cui tutti erano ormai abituati.
Hikaru, sorpreso
della domanda, si fermò per guardarlo e vedere se aveva parlato con
lui, visto che lo stava guardando rispose senza capire che c'entrasse
e che gli importasse:
- Beh, direi che
me la cavo abbastanza... per essere partito indietro sulla scuola in
generale, non vado malaccio. Rispetto a, che ne so, giapponese e
storia, tecnica, geometria e matematica vado benino. Un sette. - Karl
non fece sorrisini vittoriosi, ma Ken sì perchè capì
immediatamente a cosa aveva pensato l'altro, così lo disse al suo
posto.
- Hai mai
pensato di diventare ingegnere di qualcosa? Non so, hai la passione
per i motori, le navi, gli aerei, non ne ho idea... anche architetto,
magari... ci sono moltissime cose che vanno d'accordo con questa tua
predisposizione... - Hikaru aveva ripreso a comporre il box, avevano
quasi finito uno dei due e mentre continuava e dava ordini su cosa e
come fare, rispondeva pure alle loro strane domande.
- Quale
predisposizione, scusa? -
Karl e Ken si
guardarono complici. Cioè Ken complice e Karl freddo, ma nelle sue
intenzioni era complicità.
Poi tornarono a
guardare sincroni Hikaru chino a legare l'ultimo angolo.
- Creare! Tu hai
delle cose e le componi nella mente e poi riesci a comporle anche
nella realtà! Questo si chiama essere ingegneri! - Hikaru era troppo
preso dal suo lavoro per dar seriamente retta a Ken, era convinto che
esagerasse per farlo stare meglio riguardo la sua crisi di quei
giorni. Si sentiva un idiota e voleva evitare di essere un peso
perchè non sapeva che fare da grande.
- Dai, dobbiamo
piazzarlo davanti alla prima porta. - Disse ignorando quello che
aveva detto. Ken sospirò scuotendo il capo paziente mentre Hikaru
chiamò con un fischio gli altri per aiutarli.
I ragazzi
lasciarono i palloncini, recuperarono Genzo e Kojiro e arrivarono da
loro, ammirando il lavoro compiuto, un perfetto box a tre pareti,
senza un sopra ed un sotto, composto solo da dei tavoloni lunghi,
rimasero senza parole.
- Wow, ma siete
degli architetti! - Esclamò ammirato Tsubasa.
- Tutta opera di
Hikaru, noi facevamo quello che ci diceva lui! - Spiegò Ken perchè
voleva che lo aiutassero a fargli capire che aveva un vero talento.
- Capirai che ci
vuole, è facile da dei tavoli tirare fuori tre pareti attaccate! -
Si sminuì
Hikaru il quale non era abituato a tanti complimenti.
- Beh, ogni
parete è composta da 2 grandi tavoli lunghi uno sopra l'altro, posti
in orizzontale a terra, questi a formare tre pareti legate fra loro
negli angoli. Il tutto in modo che i due piani di tavoli per parte
non si disfino! Hikaru, è un gran lavoro! - Continuò Jun dopo aver
osservato con cura ed occhio critico quel che aveva fatto.
Hikaru arrossì
e si grattò la nuca accettando il complimento.
Karl captò il
bat-segnale, ma non fece nulla perchè nessun altro lo vide.
- Ok, va bene...
sono un genio. Aiutateci a metterlo davanti a quella porta! - Disse
poi. Gli altri si sistemarono sulle diverse pareti e presero le gambe
dei tavoli che spuntavano, dopo aver afferrato con cura seguirono le
indicazioni di Hikaru e li sollevarono in perfetta sincronia
ascoltando la sua conta.
Non l'avevano
costruita troppo distante dalla porta, per cui fu spostata di poco,
una volta sistemato Hikaru batté le mani entusiasta.
- Sarà
meraviglioso! Dovevamo mettere delle microcamere sulle porte! -
- Gli ho detto
che deve fare l'ingegnere. È portato per le materie tecniche!
Potrebbe fare l'architetto, l'ingegnere meccanico, navale,
aeronautico... ci sono miliardi di opportunità! -
Disse Ken agli
altri ancora lì a guardare il tutto.
- Beh, mi sembra
ragionevole... - Disse Taro contento di poter trovare qualcosa per il
suo amico.
- No, non è
ragionevole perchè per fare l'ingegnere o l'architetto una volta
finita la scuola superiore devo per forza fare l'università, mentre
qua insegnano corsi professionali per poter lavorare subito una volta
diplomato e fuori di qua. Per poter cavarmela da solo. Come faccio a
fare l'università? Devo lavorare comunque! Prima dell'università
devo pensare a cosa fare qua dentro! - Questa volta Hikaru si era
espresso con esaustiva precisione, finalmente si sapeva quale fosse
il suo pensiero e in molti fecero delle espressioni concordi, non
aveva torto.
- Il meccanico o
l'elettrotecnico è un corso abbastanza coerente se poi decidi di
fare l'università, ed in più una volta fuori puoi lavorare in quel
settore e nel mentre fare anche l'università. - Disse Jun il quale
sapeva bene che quella doveva per forza essere la strada giusta per
Hikaru, vedeva tutto con una tale chiarezza che si stupiva che gli
altri non ci arrivassero. Parlava con molta sicurezza e calma.
Hikaru rimase
spiazzato dalle sue soluzioni, non sapeva bene cosa pensare. Da che
era completamente perso e non sapeva cosa fare della sua vita, a che
era già tutta programmata. Da tutto a niente in due secondi.
- Beh io... non
so... fino ad un'ora fa pensavo di non avere un futuro. Sono
cresciuto credendo che fuori da casa mia non esistesse un mondo, poi
l'ho scoperto e sì, mi sono adattato subito, sono sveglio però...
non ho mai avuto niente di preciso. Cercavo di mettermi in pari con
gli altri, tutto qua... - Hikaru cominciò a parlare a ruota libera
mentre rimirava il suo progetto per il box di tavoli.
Tutti lo
guardavano ma non sapevano bene se fosse il caso di insistere.
- Non lo devi
mica decidere ora. Hai solo qualcosa su cui pensare, finalmente! Ti
lamentavi che non avevi niente, ora hai una possibilità! Prima di
decidere il corso di formazione hai tempo! Però questa è una
strada! - Tagliò corto Kojiro molto spiccio riprendendo la pompetta
e ricominciando a gonfiare palloncini solo per tenersi occupato.
Gli altri lo
ammirarono, finalmente si era reso utile. Il miracolo!
Hikaru lo guardò
illuminandosi, questa era una risposta che andava decisamente meglio!
- Bene, allora
ci penserò! Adesso però dobbiamo fare il secondo box e finire coi
palloncini, poi squagliarcela! - Disse cambiando discorso e tornando
ai tavoli mentre gli altri ai palloncini.
Erano tutti
contenti del piccolo progresso che avevano aiutato a fare ad Hikaru,
era una persona piacevole per tutti e molto positiva. Era bello che
avesse una direzione.
- Comunque hai
anche molta fantasia... si tratta anche di questo, non solo di avere
una mente... - Kojiro non sapeva come definirla e alzando gli occhi
in alto cercò il termine giusto che trovò per lui Jun, capendo cosa
intendeva.
Perchè, che ne
dicesse, era uno dei pochi che lo capiva al volo pur essendo così
diversi.
- Analitica. -
Kojiro annuì pur non sapendo cosa significava, ma si fidò e
continuò coi suoi borbottii bruschi, stava facendo la parte del
grande amico ed un po' se ne vergognava, però aveva delle cose da
dire e le diceva.
- Tu hai anche
fantasia perchè da una scatola hai tirato fuori... - Poi allargò le
braccia con un gesto ovvio: - Tutto questo! - Gli altri fecero dei
sorrisini compiaciuti, era bello che Kojiro si interessasse tanto a
qualcosa al di là della boxe e di Jun. Jun stesso era orgoglioso di
lui e di come stava aiutando il suo amico, era riuscito a mettere da
parte il suo orgoglio e l'idea che aveva baciato il suo intoccabile
ragazzo. Erano progressi enormi.
“Sta uscendo
dal suo guscio, sta costruendo il mondo che vuole intorno a sé!”
Pensò felice
per lui.
- Beh, che ti
devo dire... mi annoio ed in qualche modo devo sfogare l'energia che
risparmio nel non fare un amato cazzo! Gli scherzi mi divertono! -
Kojiro storse il naso, non era proprio tutto lì ma non sapeva come
dire.
- Non è solo
questo... - Concordò Jun senza bisogno di sentirgli dire altro.
- Tu hai
fantasia. Hai fantasia in quanto hai una marea di idee. Ti crei le
cose mentalmente e le realizzi. Hai delle visioni... - Anche Takeshi
aveva capito dove volevano andare a parare e lui stava rendendo
davvero bene l'idea, perchè anche gli altri finalmente capivano.
- Certo... e poi
gestisci il tutto a piacimento per realizzare ciò che ti immagini in
testa. - Rincarò Taro.
- Perchè poi
usi delle cose che ti danno un input e poi completi le opere tu
stesso, prima a mente e poi nella realtà! - Tsubasa era altrettanto
preso e parlò a sua volta.
Tutti ormai
avevano capito a cosa si riferivano, tranne ovviamente l'interessato
che spaesato li guardò come fossero impazziti.
- Ma cosa
diavolo dite? Di cosa parlate? - Genzo sospirò scuotendo il capo e
seccato gli tirò un palloncino dicendolo mentre allargava le braccia
teatrale:
- Devi fare
film, è ovvio, no? È questo che stanno dicendo! - Silenzio. Tutti
che sorridevano compiaciuti, Hikaru shockato che lo fissava credendo
di essersi perso un pezzo.
- Film?! Io?! E
perchè? Quando avete dedotto che sarei portato per quello? -
- Dannazione,
avrai anche molta fantasia e sarai bravo a costruire le cose, ma sei
proprio un ritardato mentale! - Ruggì Kojiro dandogli un calcio
perchè era in piedi accanto a lui. Hikaru fece il broncio.
- Ma dai, io non
so proprio come vi sia venuto in mente! -
- Il regista,
Hikaru! È perfetto per te! - Ripresero gli altri a turno con lo
stesso entusiasmo di prima.
- Hai fantasia,
da una cosa che vedi o tocchi immagini tutta una storia, cosa ci si
può fare e crei. Crei quella storia, quell'idea, quella visione che
ti viene! -
- E poi sei
bravo a gestire gli altri in modo che facciano quello che hai in
mente, che completino l'opera! -
- Il regista è
la tua strada! -
Hikaru ora era
davvero confuso.
- Non dovevo
fare l'ingegnere? Il regista è tutta un'altra cosa... - Kojiro
sbuffò e gli diede il secondo calcio, mentre Jun prese in mano la
situazione e placò un po' gli animi.
- Come diceva
prima Kojiro sono possibilità, non devi decidere niente ora. Però
se vuoi provare e metterti alla prova, c'è un club di cinema e
teatro. So che è suddiviso in due sezioni, quelli che producono veri
e propri cortometraggi e quelli che fanno piccoli spettacoli
teatrali. -
- Potresti
provare con quel club, intanto. Mentre pensi se ti piacerebbe fare
l'architetto o l'ingegnere o qualcosa di quel tipo. - Tsubasa
concluse calmo ma sorridente, erano tutti contenti di avergli trovato
tutti quegli spunti e Hikaru era più che altro felice che si fossero
messi a pensare a qualcosa che lo riguardava.
Era frastornato
però non gli pareva un'idea tanto malvagia.
- Ma siete
sicuri che la mia fantasia, come dite voi, c'entri qualcosa con il
fare film o il regista? -
- Se non provi
non lo saprai mai! - constatò Ken logico. Hikaru guardò il suo
amico e poi tutti gli altri lì con lui che gonfiavano, poi sorrise e
alzando le braccia in alto come quando esultava per una vittoria,
esclamò contento:
- E club di
cinema e teatro sia! - Ci fu a quel punto chi applaudì e chi gli
diede delle pacche amichevoli. Ci fu anche chi non disse nulla ma si
vedeva che era comunque interiormente felice, pur non dimostrando
particolari espressioni.
Quello fu solo
uno dei tanti momenti fra amici. Un gruppo che si era formato da poco
in modo bizzarro e quasi incomprensibile. Da cosa?
Si poteva dire
che era stato tutto il mondo che girava intorno ai due fratelli, un
mondo che ad un certo punto era entrato in collisione, si era
incastrato alla perfezione e non si era più separato.
Kojiro che si
fidanzava con Jun, che era fratello di Genzo, che era fidanzato di
Karl e amico di Tsubasa e Taro. E Kojiro, a sua volta, era amico di
Takeshi, Hikaru e Ken.
Fidanzandosi e
risolvendo una serie di problemi uno all'altro, per caso si erano
aiutati per poi finire piacendosi.
E senza che
nessuno se ne accorgesse, chiunque avesse avuto bisogno di aiuto
personale ad aprirsi e ad essere più sé stesso e meno una maschera
protettiva, ci era riuscito.
Lentamente.
Genzo non era
più solo uno sbruffone antipatico che trattava male gli altri per
partito preso, non era più un egoista che doveva mantenere una
reputazione per non venir ferito. Era un ragazzo che si interessava a
certe cose, certe persone e le aiutava, faceva qualcosa per loro a
modo suo. Era una persona anche molto divertente, in effetti.
Spiritosa. Solare. Più aperto di quel che fosse mai sembrato.
Jun non sembrava
più solo quello perfetto e distante. Non era un dio sceso in terra
che sapeva tutto di tutti e non sbagliava mai. A volte commetteva
degli errori plateali, a volte si esponeva, a volte era semplicemente
timido e spaventato e magari anche fragile.
Kojiro non era
solo un teppista selvaggio da cui stare alla larga. Era un giovane
coraggioso dal carattere forte che si stava costruendo con unghie e
con denti... e calci e pugni, tutto il suo mondo ideale.
Karl non era
solo freddo e distante. Era un mistero che però, stando con tutti
loro, lasciava intendere che ci teneva. Anche se non sapeva
dimostrarlo, in qualche modo ci teneva.
Tutti loro
avevano qualcosa di speciale, tutti loro erano diversi, tutti loro
stavano imparando ad affrontare i loro problemi.
Ken aveva
ripreso con il karate, Tsubasa aveva capito che in Roberto vedeva un
padre, Taro aveva rinforzato il legame con Tsubasa, Takeshi
controllava che tutto andasse sempre bene e Hikaru sapeva che poteva
fare il regista o l'ingegnere.
Completarono
l'opera in tempo, riuscirono a chiudere il secondo box lasciando una
fessura per infilarsi ed uscire dall'aula, misero tutti i palloncini
dentro ad ognuno di essi e poi se ne andarono ridendo e correndo come
matti, cercando di fare silenzio. Quel divertirsi facendo qualcosa di
azzardato, folle e sciocco, quel divertirsi perchè lo facevano
insieme, dava loro carica e coraggio per scoprirsi sempre di più uno
verso l'altro. Era bello fare quelle cose insieme e forse era bello
fare qualunque cosa insieme a prescindere.
Si diedero
appuntamento a colazione in mensa in tempo per vedere le facce di
chi, entrando, si ritrovava miliardi di palloncini davanti.
Congedatisi
tutti per dormire almeno le poche ore che rimanevano, ognuno nella
propria stanza si trovò a pensare a qualcosa di particolare.
Persino Karl, il
quale solitamente si lasciava scivolare tutto una volta steso nel
letto.
Genzo accanto a
lui si era addormentato quasi subito senza insistere troppo per fare
'le loro cose', così era rimasto ad osservare il suo profilo
regolare ed affascinante.
“Se gliene
parlo fa un casino. Finisce per farlo sapere a mezzo mondo. O magari
lo dice solo a Jun, ma poi Jun non saprebbe come comportarsi con
Hikaru e Kojiro, potrebbe scappargli in un qualsiasi momento, in
qualsiasi modo. Però vorrei capire se è una cosa rilevante.
Ad Hikaru piace
seriamente Jun. È in qualche modo rilevante? Dovrei dirlo a
qualcuno? Insomma, che dovrei farmi di questa informazione?”
Dal momento che
di solito diceva le cose solo a Genzo e che quella volta era meglio
non dirla a lui e alla sua boccaccia larga, decise di fare come
sempre e tenerla per sé, non era un vero problema. Ma si chiedeva se
fosse importante, se fosse una cosa su cui in qualche modo bisognasse
lavorarci su, se fosse un problema da risolvere in qualche modo. Non
era pratico di quelle cose e non sapeva bene come giostrarsi. Così
pensò agli altri del gruppo. A parte Genzo, Jun e Kojiro i quali non
potevano sapere nulla e Hikaru con cui non aveva senso parlarne, a
chi poteva chiedere un parere? Pensò a Ken, Takeshi, Tsubasa e Taro.
Di questi forse Taro o Tsubasa erano i più indicati perchè erano
compagni di camera di Hikaru ed erano più grandi e quindi un po' più
maturi. Poi gli sembrava avessero la testa sulle spalle. Abbastanza.
Insomma, Taro... Tsubasa era un po' avventato ed immaturo ma dal suo
madornale errore con il maestro Roberto, poteva aver imparato.
Sospirando
leggermente, si girò e decise che ci avrebbe pensato il giorno dopo.
Per lui sapere
qualcosa di potenzialmente importante ma che forse non contava molto,
era un dilemma. Lo era sapere qualcosa di essenziale, figurarsi
qualcosa di meno netto.
Hikaru, nel suo
letto, era troppo eccitato per dormire.
Finalmente aveva
capito cosa poteva fare, c'erano diverse cose, però aveva una da
provare, una su cui puntare. Poteva essere un disastro ma magari
avevano ragione, almeno provando col club di cinema, non avrebbe
fatto danni come quando aveva cercato di capire se gli piacevano i
ragazzi e le ragazze.
A quel proposito
cambiò subito pensiero, non poteva proprio elaborare quella cosa.
Quella era off limits.
C'era altro su
cui concentrarsi.
Era incredibile
come, appena i suoi nuovi amici avevano saputo il suo problema,
fossero riusciti ad aiutarlo.
Pensò molto
bene a quello che era successo, a quanto felici fossero stati di
indirizzarlo ed aiutarlo a trovare delle risposte. E lui? Finalmente
aveva qualcosa, qualcosa da tentare. Forse era arrivato a qualche
risposta.
“E'
l'amicizia. È l'amicizia il vero sentimento importante,
l'ingranaggio principale nella vita delle persone. Non l'amore.
L'amore può finire, si può incasinare, può complicare tutto. Ma
l'amicizia può solo rinforzarsi! Guarda cosa è successo a me!
L'amicizia aiuta. Aiuta a crescere, a realizzarsi, a maturare. Cazzo,
che idea mi è appena venuta! Magari per vedere se sono portato per
il cinema mi faranno girare un piccolo documentario o qualcosa di
simile, potrei portare questo tema. Quanto significa per le persone
l'amicizia. Potrei mostrare quanto, come e quando ha aiutato quelli
che conosco. E magari potrei provare anche con quelli che non
conosco... chiedere in giro. E alla fine dovrebbe dimostrare che il
fulcro della vita di chiunque è l'amicizia perchè in ogni caso
aiuta sempre!”
Hikaru ora era
lanciato, naturalmente non chiuse occhio e sperò che il giorno
arrivasse il prima possibile. Aveva un nuovo progetto da realizzare.
Finalmente. Dopo una vita passata a concentrarsi su degli stupidi
scherzi, aveva qualcosa di più utile e costruttivo. Di più
entusiasmante.
Non che gli
scherzi non lo fossero, però insomma... quello era diverso. Lo
sentiva dentro. Non lo sapeva spiegare.
Forse era
davvero 'la sua cosa'.