CAPITOLO XXX:
IL CAMPIONE
RITROVATO
Hikaru era
lanciatissimo ormai, si era presentato il giorno dopo nel club di
cinema e si era iscritto, questi gli avevano chiesto di presentare un
piccolo film o documentario, qualcosa girato da lui con la
videocamera che gli davano in prestito. Tema libero.
Fu così che
partì tutto.
Hikaru
trotterellò felice e contento fra i suoi amici con la telecamera in
mano pronto a riprendere qualunque cosa.
Arrivato agli
scalini dove di solito si riunivano, li riprese avvicinandosi.
C'erano Genzo e
Kojiro che bisticciavano come al solito, Jun e Karl che, sempre come
al solito, pazientavano che la finissero, Tsubasa e Taro che facevano
gli innamorati -anche loro come al solito- e Ken che leggeva una
rivista mentre Takeshi gli parlava all'orecchio di continuo.
- Tutto come
sempre. - Disse Hikaru sorridendo. Arrivato li salutò allegro,
sentendo il suo tono Jun, Tsubasa, Taro e Takeshi portarono la loro
attenzione sul ragazzo ricambiando il saluto con allegria o
gentilezza, poi notando la videocamera che li riprendeva, Takeshi
chiese per primo:
- E quella
cos'è? -
- Un
sintetizzatore mentale! - Disse Hikaru facendo pure il serio. Takeshi
lo fissò interrogativo senza capire.
- Un
sintetizzatore mentale?! E cosa fa? - Gli altri guardarono Takeshi e
scossero il capo senza capire come potesse essere più idiota.
Hikaru, sogghignando, rispose:
- Sintetizza il
tasso mentale di chi riprende. Nel mio piccolo display mi appare,
vicino al viso di chi inquadro, il suo livello mentale. Il tuo al
momento è a -50. Ne ho visti di peggio... - Così dicendo si spostò
ad inquadrare gli altri per vedere chi fra loro ci stava cascando
oltre a quel tontolotto di Takeshi. Arrivato a Kojiro, lo vide che lo
fissava corrucciato cercando di capire il senso di quel che stava
dicendo. Almeno aveva finito di litigare con Genzo. - Kojiro ad
esempio, al momento è a – 100! Non so quale possa essere il
massimo del minimo! Comunque il tasso è in continuo mutamento,
dipende... -
- E da cosa? -
Chiese Takeshi interessato alla cosa mentre Genzo ridacchiava e gli
altri scuotevano la testa.
- Da quanto ci
si dimostra svegli o rincoglioniti al momento! - A quella risposta,
Takeshi corrugò la fronte.
- Ma io sono a –
50?! - Ken, stufo di sentire l'inettitudine del suo ragazzo, senza
staccare gli occhi dalla rivista su cui era tornato, rispose seccato:
- Ti sta
prendendo per il culo, Take. Smettila di fartici prendere! - Takeshi
allora guardò Ken, poi guardò Hikaru che scoppiò a ridere e solo
allora capì che avevano ragione.
- Non ci posso
credere! Hikaru, ma sei proprio stronzo! -
- Non è che tu
brilli di intelligenza! Che domanda è, cos'è questo? Si vede che è
una videocamera! -
- Ma parliamo di
come ci ha creduto? È maledettamente divertente, dobbiamo fargli più
scherzi! - Disse Genzo spanciandosi. Kojiro gli diede una gomitata
sulla nuca per farlo smettere e Ken lo ringraziò calmo, sempre
continuando a leggere.
- Se vuoi che ti
atterri e ti umili di nuovo, non hai che da provarci! - Aggiunse poi
senza scomporsi. Genzo, ritornato dalle proprie lamentele, ritornò
la gomitata a Kojiro con una allo stomaco che lo fece starnazzare al
suolo, poi puntò battagliero Ken col dito.
- In uno scontro
nella stessa disciplina non mi batteresti! -
A questo Ken
smise di leggere e lo fissò sempre molto calmo e posato, poi
pensandoci rispose:
- Come fai a
dire che io non potrei essere più bravo di te nella boxe o che tu
nel karate non saresti peggio? - Tutti trattennero il fiato
interessati allo scambio, Hikaru ovviamente continuò a riprendere e
Genzo, dopo averci anche pensato, rispose più battagliero di prima:
- Perchè io
sono più bravo a prescindere! - Gli altri fischiarono denigrandolo e
Ken, sempre calmo, tornò a leggere senza degnarlo oltre di una
risposta. - Ehi, è vero! Se io studiassi karate sarei certamente più
bravo! -
- Sì, sì,
certo, come vuoi... - Rispose Ken disinteressato alle sue
provocazioni. Kojiro l'avrebbe picchiato di riflesso, al suo posto,
ma Ken aveva un altro carattere.
- Comunque chi
te l'ha data la videocamera? - Chiese Jun cambiando volutamente
discorso.
Gli altri
infatti vennero attirati dall'argomento e Genzo smise di essere
seccante.
- Il club di
cinema! Come nuovo membro, mi devo presentare con un documentario che
devo girare io in questi giorni, lo devo montare e glielo devo
mostrare, loro valuteranno se ho talento o meno in base a quello che
vedranno... sai, se il messaggio che voglio dare arriva e quanto è
efficace e cose così... - Jun si dimostrò interessato alla cosa
come anche Tsubasa, Taro e Takeshi.
- E' un'idea
bellissima... dev'essere divertente! - Disse Tsubasa entusiasta.
- In effetti lo
è! - Fece Hikaru continuando a riprendere tutti quelli con cui
parlava.
- Hai già
un'idea sul documentario che vuoi fare? - Chiese Taro interessato.
- Sì... vorrei
fare un documentario sull'amicizia, su come l'amicizia incida nella
vita di adolescenti come noi che hanno tutti un passato poco felice,
quanto e come e se li ha aiutati! - Alla rivelazione ottenne subito
molti consensi entusiastici. Era un'idea molto bella ed interessante,
così spiegò che intendeva intervistarli tutti e che erano
fortemente obbligati a sottostare, il documentario non poteva essere
infinito, per cui li convinse col fattore tempo.
- Non saranno
molte domande, per cui finirà subito! - Dal momento che era il suo
modo di uscire dalla sua piccola crisi, decisero tutti di aiutarlo.
Oltretutto Hikaru non era fastidioso come persona, potevano fare lo
sforzo. Non avevano idea del genere di domande a cui avrebbero dovuto
rispondere.
- Ma con noi
trovi terreno fertile perchè è ovvio che l'amicizia ha avuto
effetti positivi... dovresti provare a chiedere in giro, anche a chi
non conosci... sai, magari quelli che vedi più soli ed in disparte.
Con loro le tue domande potrebbero essere diverse, magari cercare di
capire se c'è un motivo alla loro solitudine... cose così! - Jun
naturalmente lavorava molto avanti, aveva già immaginato le loro
interviste e capito che avrebbe montato qualcosa di positivo, però
poteva essere bello fare qualcosa a trecentosessanta gradi ed in poco
i due si misero a parlare del progetto scambiandosi idee molto
valide.
- Sì, però il
messaggio che voglio dare è che comunque l'amicizia cambia in
positivo... - Obiettò Hikaru facendosi serio, continuando ad
inquadrare il viso fotogenico di Jun.
- Certo, deve
essere quello perchè è la verità, però anche mostrando i vari
lati delle medaglie, poi riuscirai ad arrivare alla tua conclusione.
- Disse convinto Jun.
- E cioè? Se
parlo con uno solo che non riesce a legare e quindi la sua vita è
un'autentica merda e non è felice, non è positivo il messaggio, no?
-
Jun a questo
punto alzò il dito e lo corresse con il suo tono da professore.
- E' qua che ti
sbagli, sarà sempre quello il tuo messaggio, solo che arriverà con
maggior forza! - Hikaru proprio non capiva, ma fece lo zoom sul suo
viso per la risposta.
- E come? -
- Se quelli che
hanno degli amici si sono migliorati ed ora sono felici, e quelli
senza non sono migliorati e non sono felici, il messaggio è sempre
quello. È l'amicizia che fa la differenza! -
Allora Hikaru
capì e si illuminò alzando il braccio libero col pugno al cielo.
- Sei un genio,
Jun! - D'istinto fece per abbracciarlo, ma si fermò in tempo, Kojiro
non si accorse di nulla e Jun rimase una sfinge sorridente, lieto
d'averlo aiutato.
Era impossibile
capire se avesse capito l'istintivo gesto che aveva trattenuto,
Hikaru poi si ripromise di guardarsi la registrazione per vedere se
c'erano stati cambiamenti nei suoi occhi.
Era un azzardo
soffocare quel che continuava a provare per lui, quel che stava
venendo fuori ogni volta che lo incontrava.
Quell'essere
felice tutte le volte che lo vedeva, quando parlavano insieme, quando
lo consigliava su qualcosa.
Era un azzardo
perchè era uno che non sapeva trattenersi per molto, però non
sapeva giostrarsi meglio di così.
- Allora, con
chi inizierai? - A questo punto Hikaru passò ad inquadrare Ken,
intento a leggere la sua rivista estraniato da tutto, specie la voce
trillante del suo ragazzo che gli parlava nell'orecchio.
- Il primo
miracolo dell'amicizia! - Jun fece un sorrisino, avevano aiutato
tutti insieme Ken a tornare al suo grande amore, era stata la prima
vera mossa di gruppo, si poteva dire così. Era normale avesse
pensato a lui.
- Il campione
ritrovato! - Disse decidendo il titolo dell'intervista che avrebbe
registrato.
Nessuno lo
calcolò e Hikaru andò da Ken e inquadrò la rivista.
- Cosa leggi? -
Chiese.
- Una rivista
sulle arti marziali. - Disse senza alzare la testa.
- Mi concedi
cinque minuti? - Fece poi. Ken ebbe l'istinto di mandarlo a quel
paese, ma non sarebbe stato comunque da lui, quindi sospirando la
chiuse e lo guardò con aria accondiscendente di chi sperava
vivamente fossero davvero solo cinque minuti.
- Ok. Sii
veloce. - Non fu polemico, ma lui non lo era mai.
Hikaru tutto
contento di poter fare già la sua prima intervista, spense la
videocamera e gli disse di seguirlo, sarebbero andati in un posto più
adatto.
Ken, sempre
molto paziente, lo seguì. Non aveva molta voglia, ma lui era Hikaru,
non gli poteva negare nulla.
Il posto adatto
era un angolo tranquillo del giardino dell'istituto, da dove erano si
vedevano in lontananza i ragazzi negli scalini a passare il resto
dell'intervallo mattutino.
Era un salice
piangente, per questo ritenuto scenografico da Hikaru. La neve ormai
si era sciolta, ma c'era ancora freddo. I ragazzi erano coperti fino
al collo, però sfidavano la temperatura perchè stare dentro era
come essere in prigione, a volte. Vivevano in istituto, avevano
necessità di uscire.
Si sedettero per
terra, al riparo sotto rami cadenti che li circondavano protettivi,
Ken si appoggiò con la schiena al tronco rugoso in una tipica posa
meditativa, eretta, gambe sotto il sedere, mani sulle ginocchia. Era
una cosa che gli veniva naturale, ormai.
Hikaru lo
osservò bene, poi piegando la testa seguì un'idea del momento. Aprì
la videocamera e cominciò ad inquadrare i diversi particolari di Ken
facendo vari zoom, nel mentre parlava con voce conciliante:
- E' seduto in
una posa meditativa, gli è venuto spontaneo. Le gambe sotto, le mani
sulle ginocchia, la schiena eretta. Non ha esitato a darmi udienza, è
stato il primo che ho scelto e lui non si è rifiutato, non si è
lamentato, è stato subito disponibile anche se, forse, voleva
continuare a leggere la sua rivista di arti marziali. - Poi si fermò
sul viso e rivelò la sua identità che sicuramente in molti
conoscevano.
Hikaru pensò
brevemente che almeno un paio delle interviste che avrebbe fatto,
avrebbero interessato un sacco di persone. Erano popolari, i suoi
amici. Per lo meno alcuni.
- Siamo con Ken
Wakashimatzu, il campione prodigio di karate. Il campione ritrovato,
come lo definisco io. - Ken non mostrò particolari inclinazioni a
quella presentazione, pensò solo che fosse bravo. - Ciao Ken. -
Ken fece un
cenno e con gentilezza rispose:
- Ciao. -
- Mi parli della
tua esperienza nel karate? - Ken sospirò, non ne era felice, non lo
faceva con facilità ed in effetti era la prima volta che lo faceva
al di là di quelli a cui, quella volta, ne aveva parlato.
Però poteva
essere una buona occasione per liberarsi del tutto dei propri
fantasmi, aveva già ricominciato, per cui era giusto farlo, si disse
disciplinandosi come sempre.
- Ho iniziato
molto presto a praticare il karate, forse lo facevo da prima di
camminare. Ho dimostrato subito molta predisposizione e ben presto ho
cominciato a distinguermi e a vincere titoli sempre più importanti e
a conquistare le cinture. Il karate ha avuto un ruolo molto
importante nella mia infanzia, specie quando ho perso i genitori in
un incidente. Ero abbastanza grande per starci male, ma troppo
piccolo per capire cosa succedeva. Mi ritrovai in un attimo senza la
terra sotto ai piedi, sono stato mandato in istituto in mezzo a molti
altri senza genitori come me ed aprirmi è stato impossibile, non
volevo farlo, condividere quel che provavo, parlare con qualcuno e
dire quello che avevo passato. Però il karate mi ha aiutato, è
rimasto il punto fermo nella mia vita. Mentre mi isolavo e soffrivo
perchè ero rimasto solo, il karate era la mia costante, era sempre
lì con me. Ho raggiunto tutto quello che avrei potuto, ottenuto
nomee e titoli e vittorie anche in categorie che andavano oltre la
mia. Mi concentravo totalmente sul karate, era la sola cosa che mi
faceva stare bene, mi assorbiva totalmente e mi dava molte
soddisfazioni. -
- I titoli
significavano qualcosa per te? - Chiese Hikaru interrompendolo. Ken,
sorpreso della domanda, capì che gliel'aveva fatta perchè sapeva la
risposta.
- No... non lo
facevo per la fama ed il successo che raggiunsi. Lo facevo perchè
potevo fare solo quello per stare bene. -
- Cosa è
successo, poi? -
- Un brutto
infortunio, molto brutto. Sono caduto male e mi sono rotto il braccio
in tre punti: spalla, gomito e polso. Questo mi ha tenuto fermo
moltissimo tempo ed anche se continuavo con gli esercizi che potevo,
come quelli di meditazione e poco altro, la verità è che persi la
mia forma, rimasi indietro. -
- Perdesti solo
la tua forma? - Chiese Hikaru sempre con la domanda mirata.
- No. - Disse
Ken guardando in basso fra le proprie mani per la prima volta, il
tono si abbassò e Hikaru inquadrò il suo grembo per poi tornare sul
viso. - Persi me stesso. - Silenzio. Hikaru non lo interruppe e lui
riprese alzando lo sguardo con forza. - Persi le speranze, mi
convinsi che ormai non ero più quello di prima, che non sarei mai
tornato a gareggiare a quei livelli, che avrei sempre avuto
limitazioni per la spalla. Mi convinsi che ero finito, in pratica. Mi
dicevo che se non potevo più tornare a fare karate come prima, che
se dopo un po' mi dovevo fermare, che se non ero più a quel livello,
non aveva senso tornare. - Altra pausa. - Ma avevo solo paura. -
- Di cosa avevi
paura? - Chiese Hikaru sempre con un tono professionale.
- Di non essere
all'altezza di me stesso, l'altezza a cui io aspiravo, come io volevo
essere, come io mi volevo, come io pretendevo di essere. Di aver
perso il mio karate. Di averlo perso... avevo paura di questo. E mi
convinsi che non riuscivo a guarire bene. Tentai ma mi ritrovavo
sempre bloccato, così capii che dovevo smetterla di provarci, che
non ce la facevo. Mi bloccavo e mi ripetevo 'è l'infortunio'. Ma
stavo solo scappando. Smisi di provarci, smisi totalmente di
provarci. Chiusi col karate, giurai a me stesso di non pensarci più,
di non provarci, di non nominarlo nemmeno. -
- Cosa ti ha
fatto cambiare idea? - Ken, a quella domanda, sorrise con una
dolcezza che non sapeva nemmeno di essere in grado di provare, Hikaru
si sorprese nel vederlo.
- Gli amici. -
- Ti eri fatto
degli amici, nel frattempo. - Annuì.
- Nel separarmi
dal karate, legai inevitabilmente con qualcuno e da quel qualcuno
trovai altri. È buffo, il karate mi aveva salvato quando ero stato
male, però mi aveva impedito di legare con delle persone
fantastiche. -
- Come mai? -
Ken si strinse
nelle spalle.
- Ero troppo
concentrato sul karate, convinto che solo quello potesse aiutarmi,
che esistesse solo il karate. Non riuscivo a vedere che invece
c'erano anche delle persone, intorno a me, degne di note. Degne di
fiducia. -
- Come hai
capito che potevi fidarti? -
- Beh, è dipeso
da quel primo amico. Era molto aperto, tutto l'opposto di me. L'avevo
sempre allontanato, mi ero sempre chiuso a lui, ma a quel punto,
senza il karate e con mezzo busto bloccato, mi trovai obbligato ad
accettare l'aiuto che mi offriva costantemente. Di fatto certe cose
non le potevo fare da solo, lui era il mio compagno di camera, quindi
è così che gli ho dato un mignolo. In realtà ho preso la sua mano.
- Sorrisero entrambi pensando a Takeshi. Di cui poi si era
innamorato. Ken non lo disse, ma continuò. - Dopo che ho capito che
era a posto e che potevo fidarmi, dopo che sono diventato suo amico,
sono arrivati altri. Non so dirti come, piano piano si sono
aggiunti... provavamo la stessa cosa, credo. Eravamo sorpresi nel
constatare che semplicemente non ci davamo fastidio. Credo questo. -
Hikaru aveva una faccia ebete che per fortuna non era mostrata nel
video.
- Quindi i tuoi
amici ti hanno aiutato a tornare al karate? -
Ken sospirò e
annuì ricordando quella strana sfida con Jun, quella domanda, quella
reazione. E poi Genzo.
- Sì. Loro
erano interessati alla mia questione più di quel che pensassi. Ho
opposto resistenza, inizialmente non volevo parlarne, loro mi fecero
solo una domanda ed io reagii male. È questo che è successo. Mi
sono trovato improvvisamente sbalzato di nuovo nel mondo del karate
da una impertinente domanda e poi da una provocazione bella buona. -
Jun non ci era andato leggero, Hikaru ridacchiò ricordandolo. - Poi
un altro del gruppo mi prese a pugni obbligandomi letteralmente a
guardare brutalmente in faccia la realtà. Ovvero che io ero guarito,
in realtà. Ero fisicamente guarito alla perfezione ed ero solo
terrorizzato e bloccato.
Solo questo. -
- Ma riuscì a
prenderti a pugni davvero? - Chiese ironico. Ken fece il primo
sorrisino divertito.
- Nemmeno per
idea. Capii coi fatti che i miei riflessi c'erano ancora, che non
avevo dimenticato come si faceva karate. Che anche se pensavo di non
esserne più capace, lo ero ancora. Che non potevo smettere di essere
ciò che ero. Un karateka. Dopo di quello sono tornato ad allenarmi e
ho ripreso più velocemente di quel che pensassi la mia forma. -
Hikaru voleva
saltellare dalla gioia per quel bel momento, ma si trattenne.
- Hanno avuto un
ruolo determinante i tuoi amici? -
- Essenziale. -
Disse senza esitazione. - Perchè senza di loro e le loro
provocazioni non sarei mai riuscito a guardarmi prima in faccia e poi
ad affrontare la realtà. Non avrei mai scoperto che ero ancora
quello che pensavo di non essere più. Per cui no, se fossi stato
solo non sarei mai tornato a fare karate. -
- Che effetto ha
avuto il tornare a fare karate? - Ken, pensando a cosa rispondere,
sospirò e guardò in alto, poi si rischiarò in un sorriso davvero
felice, molto spontaneo, guardò Hikaru e disse senza esitazione.
- Che sono
felice, sono davvero felice come nemmeno prima lo ero. Perchè prima
facevo karate ma ero solo, mi salvava dal tracollo mentale, ma non mi
rendeva felice. La vera felicità è arrivata dall'unione
dell'amicizia con il karate, la mia passione. Servono molte cose per
essere felici, ma penso che un buon 70 % sia portato dai rapporti che
instauriamo... amore, amicizia, affetti vari... e poi ci sono le
passioni ed il talento che potrebbero essere il 20 %. - Hikaru,
incuriosito dalle sue parole, chiese:
- Ed il restante
10? - Ken fece un sorrisino che la sapeva lunga.
- Il 10 è il
culo! Se non ne hai almeno un po', nella vita fai poco! - Hikaru rise
insieme a Ken, per poi concludere dopo che fu tornato il silenzio.
- Si può dire
che l'amicizia ti ha dato una grande spinta. -
- Enorme. -
- Ed ora, a fine
mese, hai la prima gara ufficiale dal tuo ritorno! Se tutto va bene,
un nuovo titolo in arrivo? - Chiese pubblicizzandolo. Ken lo fissò
un po' torvo, ma rispose.
- Speriamo di
sì! -
- Ehi, col tifo
dei tuoi amici non potrà che andare alla grande, no? - Ken rise
finendo per annuire. Su questa risata Hikaru spense la telecamera e
concluse l'intervista alzando le braccia in alto stiracchiandosi con
un gran sorriso felice ed entusiasta. Ken si stiracchiò e sbadigliò
a sua volta e poco dopo sentirono la prima campana della fine
dell'intervallo.
- Sei stato
grande, una prima intervista perfetta! Sei l'esempio migliore per
dimostrare quello che voglio! - Ken, contento di essergli stato così
utile, gli chiese chi sarebbe stato il prossimo e Hikaru alzò le
spalle senza saperlo.
- Avevo pensato
che tu dovevi essere il primo, non so chi altri potrebbero... - Ken
allora si fece avanti.
- Se vuoi un
consiglio, al tuo posto intervisterei Karl! - Hikaru inarcò un
sopracciglio.
- Karl?! E
perchè? -
Ken alzò le
spalle.
- Curiosità!
Nessuno sa niente di lui, chissà che storia ha... e se l'amicizia ha
avuto qualche effetto nella sua vita! Sembra sempre uguale, ma che ne
sappiamo noi? Penso che potrebbe essere interessante esplorare un po'
il suo misterioso mondo, non trovi? - Hikaru aprì la videocamera e
lo cercò sugli scalini, lo zoommò e lo vide mentre, senza
particolari espressioni, si alzava dalla postazione e andava verso
l'edificio per il resto delle lezioni, lo vide poi fermarsi e
aspettare Genzo che non aveva ancora intenzione di muoversi.
Attese mentre
tutti entravano e quando il principe si degnò di alzare il sedere,
Karl era ancora lì. Passandogli accanto Genzo gli diede un buffetto
sulla schiena, qualcosa di affettuoso che Karl accettò senza l'ombra
di un sorriso. Suo malgrado entrò con il ragazzo.
- Karl... chissà
qual è la sua storia... - Disse pensieroso.
Hikaru ci stava
pensando seriamente mentre si rivedeva di continuo la prima
intervista con Ken, era orgoglioso di come era andata e si immaginava
una canzone di sottofondo che centrasse con lui ed il concetto
espresso. Solo che lui non conosceva molte canzoni e non sapeva quale
scegliere, però il sonoro faceva parte del montaggio di un
documentario, per cui doveva trovare una soluzione.
Seduto nella
poltroncina della sala relax in attesa della prossima ora, si
riguardò tutto quello che aveva registrato in mattina e partì dai
pezzi dei suoi amici riuniti, sulla scenetta di Takeshi si mise a
ridere per poi spegnarsi lentamente sull'inquadratura del viso di Jun
che gli spiegava la sua idea.
Si perse nel suo
viso che era molto bello, i lineamenti regolari e delicati, i capelli
di quel colore caldo autunnale, la pelle lattea.
Sospirò
mordicchiandosi il labbro guardando lo zoom che aveva fatto sui suoi
occhi, anch'essi castano autunno. Ad un certo punto era stato colpito
da un piccolo raggio di sole perchè si era spostato e lì la sua
iride era diventata quasi rossa. Hikaru fermò l'immagine in quel
momento e rimase inebetito su quel frammento.
Si sentiva
strano, stordito, come se avesse bevuto e fosse leggermente brillo.
Quello stato in cui sei stupidamente felice senza motivo.
- E' proprio
fotogenico... - Disse fra sé e sé. - Viene bene nelle riprese... -
Commentò facendo ripartire il video. Ascoltando la sua idea
aggiunse: - Ed è anche un genio! Con questa sua idea il documentario
verrà una figata! -
Solo al secondo
treno gli venne la soluzione alla questione della colonna sonora.
- Quanto sono
cretino! È perfetto per aiutarmi! Lui è un musicista, conoscerà le
canzoni giuste per ognuno delle interviste! - Con questo si raddrizzò
sulla poltrona contento della propria idea, senza dar retta alla
strana vocina che aveva sentito dentro e che gli diceva di lasciar
stare Jun.
“Quella volta
l'ho baciato perchè ero confuso e lui era lì e mi aveva dato un
buon consiglio. Ovvero provare le cose su cui ero confuso. Per cui
nell'incertezza del 'sono gay o etero' è naturale averlo baciato. Ma
è stata una cosa fine a sé stessa, niente di più! Non ci proverei
mai e poi mai con lui... a parte che poi l'ho promesso a Kojiro,
quindi non c'è proprio discussione. Comunque resta un mio amico e
soprattutto l'unico in grado di aiutarmi con questo progetto!”
Dicendosi queste
cose, tornò a guardarsi il pezzo in cui conversava con lui. Anche il
suono della sua voce era bello.
- Sarà
interessante intervistare lui... la sua storia è particolare... lui
e Genzo li lascerò per ultimi! -
Decise
continuando a perdersi.
Il resto
dell'ora la passò così, a guardarsi e riguardarsi quello che aveva
ripreso pensando di tanto in tanto a chi, fra quelli emarginati
dell'istituto, avrebbe potuto intervistare.
- Hikaru, non
hai fatto lezione? - Una voce familiare lo fece saltare di sorpresa.
Una voce che aveva ascoltato fino a quel momento. Il cuore subì una
sospetta accelerazione, quindi guardò il suo viso e si sentì anche
peggio. Peggio per dire meglio.
Il sorriso con
cui salutò Jun fu davvero radioso, tanto che sorprese anche l'altro.
- Avevo l'ora di
recupero, ma la prof di sostegno non poteva, oggi, così ho radunato
un po' le idee... - Così continuò a parlare per evitare qualunque
strano imbarazzo che sembrava star nascendo in lui. - A proposito,
capiti a puntino! Devo chiederti un favore! - Jun così si avvicinò
e si sedette elegantemente nella poltrona accanto alla sua, le gambe
accavallate, la schiena dritta, l'aria concentrata. Aveva ancora un
muro alto come una casa fra sé e il mondo, Genzo si stava aprendo
con più facilità di lui, però faceva parte del fascino misterioso
di Jun.
- Pensavo che in
un documentario serve la colonna sonora ed io di musica non ne so un
H... tu magari potresti darmi una mano? Sai, pensavo che a seconda
dell'intervista del momento, tu potessi tirare fuori il pazzo più
adatto della canzone che si rifà alle parole che si ascoltano.
Capisci cosa intendo? O magari puoi suonare tu qualcosa, però io
volevo qualcosa di attuale perchè sono esperienze di oggi... quindi
canzoni che sì, andassero bene per l'intervista, però che dessero
l'idea del presente... insomma, abbiamo a che fare con ragazzi che
parlano di loro esperienze, capisci? Non può essere niente di
poetico, secondo me... - Hikaru aveva attaccato a parlare di tutto
quel che aveva pensato e Jun era riuscito a stargli dietro, per cui
annuendo aveva risposto all'altezza delle sue aspettative.
- Ho capito cosa
vuoi dire. Sono d'accordo, perchè si tratta di un documentario
attuale, esperienze reali, quindi deve essere tutto d'impatto. Una
melodia suonata al pianoforte o a qualsiasi altro strumento, darebbe
più l'idea di un film che di un raggruppamento di storie vere. -
Hikaru,
sentendosi capito, tornò a provare una grande ed euforica gioia
incontenibile, per poco non tornò ad abbracciarlo, nella sua
ingenuità era convinto di fare così con tutti e che quello non
fosse un atteggiamento riservato solo a Jun.
- E' esattamente
quello a cui penso io! Allora mi aiuterai? -
Jun sorrise
cordiale.
- Certamente. Mi
farai vedere le interviste e cercherò un paio di canzoni adatte, poi
tu ne sceglierai quella che ti sembra migliore. - Hikaru allora annuì
e gli fece vedere subito la prima intervista, quella a Ken.
Jun la guardò
con interesse ed uno dei suoi illeggibili sorrisi sul viso,
quell'aria indecifrabile a volte tornava e catturava sempre
l'attenzione di chiunque.
- E'
un'intervista molto calma... cioè lui lo è. Calmo, controllato,
pacato ma l'ho visto anche molto rilassato ed equilibrato. Penso
d'avere in mente la canzone giusta. Te la farò sentire! - Disse
allora senza sbilanciarsi oltre. Hikaru però non sapeva cos'era la
discrezione e chiese cosa pensava di quel che aveva detto Ken. Jun lo
guardò sempre con quell'aria sorniona che diceva tutto e niente,
quella che distanziava tutti. Hikaru pensò che per quanto gli
piacesse, fosse snervante non capire mai cosa pensava.
- Sono felice di
essermi intromesso, se il risultato è questo! - Il fatto in sé che
uno come lui, sempre sulle sue, si fosse intromesso indicava quanto
lavoro su sé stesso stava facendo per aprirsi agli altri ed isolarsi
il meno possibile.
Intromettersi
negli affari di quelli che considerava suoi amici, era una terapia
per sé stesso. Aiutare gli altri per aiutare sé stesso. Non sapeva
se c'erano già dei risultati, però pensava di dover continuare
così.
“Se non altro
perchè almeno gli altri ne beneficiano!”
Genzo era stato
il primo con cui si era intromesso in modo discreto. Nella questione
con Karl era stato lui a dare la spinta a quest'ultimo a
riconsiderare Genzo spiegandogli meglio chi lui fosse e perchè non
dovesse fermarsi all'apparenza. Grazie alla rivelazione del loro
passato, Karl aveva fatto retromarcia e gli aveva concesso una
seconda occasione.
Però se Genzo
avesse saputo come di preciso gli aveva fatto cambiare idea, ovvero
raccontandogli dei suoi momenti di debolezza, si sarebbe arrabbiato
molto, ma sapeva che Karl non gli avrebbe mai detto il contenuto
preciso della loro conversazione.
Genzo gli aveva
chiesto aiuto, ma sapeva che non voleva far pietà a nessuno, era una
cosa che poteva mandarlo letteralmente in bestia. Era troppo
orgoglioso per accettare che qualcuno lo perdonasse solo per una
questione di pietà.
- Dalla tua
domanda a Ken sul perchè non tornasse a fare karate, e poi dalla tua
osservazione successiva sul fatto che ha solo paura, lui poi ha
reagito. Si era sempre tenuto alla larga da qualunque cosa lo facesse
reagire al karate, ma lì non ha potuto fare a meno di affrontare il
suo nervoso e poi... beh, poi i pugni di Genzo! - Disse ridendo
Hikaru ricordando quel giorno.
Jun sorrise
soddisfatto anche se sempre composto, poi gli chiese chi intendesse
intervistare dopo.
- Ken mi ha
suggerito Karl, perchè è curioso... dice che forse in lui
l'amicizia non ha avuto particolari effetti, ma sai... chi lo può
sapere! È un mistero quel ragazzo! - Jun concordò sulla scelta e
pensando a Karl e al tipo di intervista che avrebbero potuto fare,
disse:
- Credo possa
essere effettivamente interessante... - Hikaru chiese subito:
- Ne sai
qualcosa di lui? -
- No non ne so
nulla... forse Genzo, ma non parliamo di Karl... - Con questo Hikaru
fu ancor più motivato a scoprire cosa gli era successo.
- In base
all'intervista troverò una canzone anche per lui. - Disse poi Jun
quasi parlasse a sé stesso.
Poco dopo
vennero richiamati al dovere dall'ora di lezione successiva a cui
andarono insieme.
Hikaru
continuava a sentirsi davvero strano, in compagnia di Jun. Bene.
Troppo bene.