CAPITOLO XIV:
IL
DESIDERIO PIU' NASCOSTO
“Cos’è
tutto questo parlare di qualcosa?Io preferirei quasi bere
dall’oceanoCosa intendevi quando hai detto no?Io voglio
solo cosa è meglio per te.Ma non ti farò affogare maiNo,
non ti deluderò maiPerché io sono il mio nemicoL’acqua è
arrivata sopra il ginocchioNon ho mai voluto niente da teSi è
così, si è cosìIl mio motore s’è prosciugatoE la mia
testa è così completamente confusaSilenzioLo solo dico
ioNon c’è alcun modo per recuperaretu mi hai detto che non
c’era nessun altrola superficie si sta riscaldandoti
spingerò la testa sott’acqua”
-
Water – Breaking Benjamin -
http://www.youtube.com/watch?v=Jwsjt7G8DzU
L'ennesimo
esercizio era andato a buon fine. Imparava sempre più in fretta,
cominciava a metterci meno tempo per arrivare alle cose ed ai
concetti e presto ricominciò a padroneggiare la tecnica della
pioggia.
Inizialmente
era stato complicato, ovviamente, ma aveva scoperto che farlo ad
occhi chiusi era meglio.
Aveva
acuito tutti i sensi ed usare la vista interiore era mille volte più
efficace.
Esattamente
ciò che Mihawk aveva cercato di insegnargli.
Lo
scroscio era assordante. Le altre volte non l'aveva quasi percepito
ma ora gli appariva così intenso da essere quasi fastidioso.
Passò
del tempo considerevole sotto di essa per abituarsi, si bagnò fino
all'intimo, poi quando decise che non era più troppo forte, come
rumore, estrasse la spada. I movimenti erano molto lenti, si stava
concentrando.
La
pelle percepiva mille volte di più l'acqua addosso, ogni goccia che
lo colpiva lui riusciva a sentirla precisamente addosso e a capire la
sua grossezza.
Respirò.
Il profumo della pioggia era buono, evidenziava quello della natura.
Portò
la testa all'indietro e lasciò che il viso gli si bagnasse a
volontà, poi si piegò sulle gambe e raccolse il suo spirito.
Con la
mente riuscì a visualizzare le gocce alte, ci mise un po' a
figurarsele senza gli occhi ma ci riuscì. Provò a prenderne alcune
ma conscio che non sarebbe riuscito a prenderle le lasciò andare.
Ci mise
decisamente tanto prima di muoversi, poi abbassò il capo, allargò
ulteriormente il braccio e con una serie di passi sicuri e decisi che
sembravano quelli di una danza arcaica, vibrò la lama affilata
nell'aria.
Una ad
una colpì tutte le gocce destinate a ricoprirlo.
Erano
tante e piccole, cadevano fitte con una furia quasi impressionante.
Zoro
era bagnato di suo, ormai, ma non venne colpito più nemmeno da una
sola goccia.
Non era
la velocità dei suoi movimenti che creava un mulino di lame ed
impediva alla pioggia di toccare terra. Era lui che le spezzava a
metà deviando completamente il loro percorso.
Quando
usò tutte e tre le spade fu anche più facile.
Mihawk
soddisfatto si chiese se sarebbe stato capace di farlo anche con
l'occhio aperto, ma decise di non punzecchiarlo per una volta.
Quel
ragazzo aveva un controllo di sé che non aveva mai visto in nessuno.
Sapeva di saperci fare, se voleva. E con lui aveva voluto.
Non
aveva ceduto e non capiva come avesse fatto.
Sentiva
che nonostante il suo addestramento non fosse per niente concluso, i
tempi sembravano maturare.
Era
come se sentisse dentro di sé che Zoro presto se ne sarebbe andato.
Erano
in primavera ed i due anni sarebbero scaduti dopo l'estate.
Aveva
una stagione per impadronirsi della tecnica dell'acqua e poi
batterlo.
Sapeva
che non l'avrebbe mai battuto ma doveva come minimo dimostrare di
potergli tenere testa.
Zoro
aprì l'occhio e lo puntò subito su di lui. Aveva saputo sin
dall'inizio che era lì. Era molto scuro in viso ma era la sua
naturale espressione.
- Cosa
ti pare? - Sfrontato da un lato e rispettoso dall'altro. Avevano un
rapporto particolare. Zoro si approcciava nei suoi confronti solo
come un allievo al maestro, ma restava sempre un po' provocatorio.
Era più forte di lui. Tuttavia riusciva a non passare mai dei segni.
Mihawk,
sotto il portico del suo castello, nel retro dove solitamente si
allenava all'aperto, fece un'aria di sufficienza, non voleva lodarlo,
non l'aveva mai fatto.
- Dopo
un anno e mezzo sei riuscito a farlo come si deve, era ora! - Zoro lo
prese per un complimento e fece per avviarsi verso il mare.
- Ehi,
non con questo tempo! - Zoro alzò le spalle, voltò la testa a metà
e rispose.
- Non
mi spaventa un po' di pioggia! - Aveva affrontato delle maree
decisamente peggiori di quelle. Certamente il mare era agitato col
temporale ma poteva farcela.
- Vieni
dentro e asciugati, devi mangiare un po'. - Zoro si fermò perchè
nonostante il tono superiore da comando, pareva si stesse
preoccupando per lui. Era divertente come cosa...
- Vuoi
dire che hai paura che mi ammali? - Lo schernì girandosi del tutto.
Zoro sapeva essere provocante quanto Mihawk. A volte si somigliavano
paurosamente ma solo dall'esterno uno poteva accorgersene. Perona,
infatti, li vedeva odiosamente simili.
Ci fu
così un consueto scambio di sguardi molto elettrico fra i due, ad
entrambi piaceva gareggiare con gli occhi e nessuno dei due cedette
per primo.
- No, è
solo che se ti ammali è una rottura! Hai usato troppo spirito per
questa tecnica. Il fatto che usi la vista interiore perchè è più
facile ed efficace ti tira via molta energia, quindi non devi
esagerare. È compito dello spadaccino anche saper fermarsi quando è
giusto e recuperare le forze quando può. Ci sono momenti in
battaglia in cui questo è possibile e momenti in cui invece non lo
è. Devi coglierli. È importante recuperare. - era una cosa che
mancava a Zoro, in effetti, perchè tendeva a non percepire i propri
limiti.
La
prese come una lezione da maestro e fu per questo che lo accontentò
una volta per tutte.
Un
miracolo.
Zoro
cedette ed entrò in casa, erano in primavera e non faceva più molto
freddo, ma era bagnato fradicio e certe zone del castello non erano
riscaldate, anzi erano molto fredde.
-
Perona, prepara da mangiare! - Ordinò senza assicurarsi che fosse
nei paraggi, lei c'era sempre. Era una presenza a cui ormai erano
abituati e l'accettavano di buon grado, ogni tanto si lamentava di
qualcosa, altre semplicemente sbuffava e faceva.
Mihawk
si sistemò in salotto, davanti al caminetto acceso, una delle poche
fonti di calore dell'abitazione vasta.
Fu
raggiunto poco dopo da Zoro. I due convivevano in modo abbastanza
pacifico, per lo più stavano in silenzio, qualche volta Zoro se ne
andava per non mancare di rispetto al suo maestro quando questi
esagerava ma ormai riuscivano a sopportarsi.
Zoro si
sedette nella poltrona accanto, passavano anche ore in silenzio senza
bisogno di comunicare.
Era
bello, non lo poteva negare.
Lo
spadaccino più giovane pensò inevitabilmente alle abissali
differenze che c'erano con Rufy. Con lui ora ci sarebbe stato un
casino assordante e nessuno avrebbe potuto stare semplicemente seduto
e buono a guardare il fuoco. Avrebbe rivoluzionato tutta la stanza e
cominciato uno stupido gioco.
Gli
mancava la confusione della ciurma ma soprattutto quella di Rufy.
Cercava
di non pensarci costantemente e si occupava con gli esercizi del suo
maestro, ma non era facile.
A
volte, quando gli imponeva il riposo, la mente andava a lui.
Come
stava?
Cosa
stava facendo?
Era
ancora vivo?
Zoro
avrebbe dato anche l'altro occhio per poterlo rivedere prima del
tempo, per sentirlo, per sapere come stava.
- Come
fai a sapere che non ha messo su una ciurma più forte e non si è
messo a conquistare i mari senza di voi? O che peggio non si è
stufato della vita del pirata ed ha piantato tutto? - Disse Mihawk di
punto in bianco.
Zoro
sussultò e si girò a guardarlo, occhi di falco guardava il fuoco ma
era seduto dritto e serio, non si muoveva di un millimetro, lo
sguardo dorato gareggiava con le fiamme.
Era un
bell'uomo, non lo aveva mai negati, ma gli mancava il suo mediocre
ragazzo. Rufy non era certo bello ma nemmeno brutto. A lui piaceva. E
poi ciò che per lui era Rufy non lo sapeva descrivere anche se
l'aveva fatto molte volte in molti modi.
- Lo so
perchè lo so. - Tagliò corto stufo di quelle solite insinuazioni
che ogni tanto quello doveva fargli. Si innervosiva sempre ma questa
volta si sentì stranamente calmo...
Tornò
al fuoco anche lui e questa volta fu il turno dell'altro di
guardarlo. Zoro si presentava con un occhio aperto ed uno chiuso ma
molto tranquillo. Era strano.
- Sì,
ma come fai ad esserne tanto sicuro. Potresti trovare una brutta
sorpresa quando te ne tornerai da lui. - Zoro fece una specie di
sorrisetto.
- Oh,
la sorpresa la troverò di certo ma sarà positiva, credimi. - Mihawk
insistette ostinato.
- Ma
come puoi dirlo... non hai notizie di nessuno da un anno e mezzo,
saresti un pazzo a credere che tutto possa tornare come prima. - Lui
usava la testa, aveva ragione, ma Zoro usava l'istinto e senza
rifletterci, ma comunque calmo, disse:
- Tu
non puoi capire perchè non appartieni ad un gruppo e non hai un
rapporto così stretto con nessuno. Io lo sento che siamo tutti vivi
e proseguiamo per le nostre strade in attesa di rivederci. E so che
quel giorno saremo tutti e saremo più forti di prima. Saremo pronti,
questa volta. Davvero pronti. Per tutto. E Rufy sarà sempre lui, il
nostro capitano. Il mio compagno. Sarà maturo, sarà cresciuto, avrà
più segni addosso, ma sarà sempre nostro. Mio. - Specificava sempre
sia la parte da pirata che da ragazzo, come se potesse essere messa
in discussione una o l'altra.
Alla
fine Mihawk non gli dava mai soddisfazione per partito preso ma era
contento di quelle risposte, le trovava perfette.
Sempre
più perfette.
E la
cosa gli bruciava.
Significava
che se ne sarebbe andato davvero e in certi momenti la cosa lo
turbava, lo seccava profondamente.
Riusciva
a sopportare la presenza di qualcuno e questi poi se ne andava, era
un po' una costante. Non che in vita sua si fosse legato a molti, ma
con Shanks era così. Si vedevano ogni tanto e quando si abituava ad
averlo accanto spariva come il bastardo che era. O a volte lo
precedeva e se ne andava per primo per impedirgli di abbandonarlo.
Mihawk
preferiva non interrogarsi seriamente su cosa provasse per Zoro,
aveva a fatica ammesso nel corso di molti anni di provare qualcosa
per Shanks.
Zoro
ora esisteva, era entrato in qualche modo nella sua vita, era il suo
unico allievo che gli dava un paio di soddisfazioni e spesso godeva
nel maltrattarlo e nel punirlo, ma al di là di questo cominciava a
sperare di trovare il modo per tenerlo lì per sempre.
Poteva
imprigionarlo, dopotutto.
Si
sentì idiota a pensarlo. Imprigionarlo pur di tenerlo lì.
Convincerlo
che non era pronto come spadaccino non avrebbe dato frutti perchè
sarebbe partito lo stesso anche in quel caso.
Sapeva
bene che non esisteva forza al mondo in grado di tenerlo lontano dal
suo capitano, per cui era consapevole che doveva imprigionarlo se
voleva tenerlo lì.
E poi
cosa faceva?
Lo
incatenava al muro e lo obbligava a soddisfare le proprie esigenze?
Che
esigenze erano?
Se
aveva voglia di fare un po' di sesso poteva trovare Shanks oppure
andare su un'altra isola e sedurne un altro di suo gradimento.
A quel
punto le proprie preferenze erano chiare.
Però
mise a confronto Shanks e Zoro.
Erano
opposti. Shanks somigliava più a quell'inetto di Rufy che a Zoro...
Zoro somigliava più a sé stesso, sotto certi aspetti. Certi...
forse era per questo che gli piaceva la sua presenza lì e che voleva
tenerlo.
Era una
forma di auto celebrazione, di egoismo, di megalomania verso sé
stesso.
Non
voleva che se ne andasse ma sapeva che solo la forza avrebbe potuto
tenerlo lì, ma una volta che l'avrebbe avuto cosa avrebbe fatto?
Mihawk
si stava scontrando per la prima volta con una cosa a cui non aveva
mai dovuto guardare.
La
resa.
La resa
verso un fatto che non poteva cambiare a suo piacere.
O
meglio poteva ma con la costrizione il che avrebbe presupposto una
mancanza di piacere futura.
Obbligare
Zoro a restare glielo avrebbe dato, ma sarebbe stato come avere un
involucro vuoto. Una volta gli sarebbe stato più che sufficiente,
una volta pensava che dalle persone non si potesse avere altro che
quello, il corpo. E lui stesso non aveva mai voluto niente altro che
quello. Cosa se ne faceva del cuore? Erano cose per deboli sciocchi.
Ma ora
Zoro in tutto quel tempo gli aveva fatto capire che avere un corpo e
basta non era abbastanza divertente, poteva essere il passatempo di
un po' ma poi si stufava. Sapeva che non gli sarebbe bastato.
Cioè
non gli sarebbe PIU' bastato.
Eppure
non esisteva una soluzione.
O si
accontentava del suo corpo sotto costrizione senza poter mai avere
altro, oppure lo lasciava andare. Il suo cuore non l'avrebbe mai
avuto.
- Tu
vuoi che lui rimanga di sua spontanea volontà e che ti dia ciò che
non sei mai riuscito ad avere perchè sei un ritardato mentale! - La
voce petulante di Perona lo colpì da dietro. Mihawk si scosse dai
propri pensieri e la guardò rendendosi conto d'aver superato la cena
e di essere tornato lì davanti al fuoco da solo. L'accendevano nelle
giornate più fredde e di sera. La Primavera ormai agiva a pieno
ritmo.
Perona
ridacchiò.
- E'
andato ad allenarsi sott'acqua... - Mihawk non registrò subito le
sue ultime parole, si concentrò sulle prime.
- Cosa
vuoi dire che voglio rimanga di sua volontà? Cos'è che voglio che
non sono mai riuscito ad avere? - A quelle cose non ci era mai
arrivato da solo, doveva ammetterlo, odiava analizzarsi. Per orgoglio
era convinto di non avere niente che non andava...
-
Voglio dire esattamente questo... tu vuoi una famiglia, vuoi l'amore,
vuoi quelle cose che vogliono tutti. Solo che sei troppo stupido per
ammetterlo. Avere lui qua per tanto tempo ti ha dato un piccolo
assaggio di quello che potresti avere e di ciò che vuoi. Che lui
resti spontaneamente per te e che ti si dia anima corpo e cuore...
insomma, che ti ami. Che ami te al posto di Cappello di Paglia.
Vivere qua con lui ed essere felici. Ma se vuoi saperlo non è
esattamente lui che vuoi, lui ti sta dando l'assaggio di ciò che
potresti avere, ti sta facendo capire che cosa ti stai perdendo e di
cosa è capace per amore. Per me non è che ne sei innamorato, ma è
lui che è qua. È per comodità che lo punti. Per non alzare il tuo
bel sederino e andartelo a cercare, l'amore. Sempre ammesso che non
esista e che lo rifiuti per orgoglio. - Mihawk si alzò di scatto
fortemente innervosito da quell'analisi completa ed umiliante.
Aveva
ragione sotto molti punti di vista, ma non le avrebbe mai dato la
soddisfazione di sentirselo dire.
Si alzò
e se ne andò con aria astiosa.
Verso
la camera si rese conto di ciò che aveva detto.
Zoro
era ad allenarsi sott'acqua.
Corrugò
la fronte. Cosa diavolo significava?
Fuori
diluviava ancora ed il mare era sicuramente in tempesta.
-
Quello stupido. - Disse virando verso l'uscita, diretto al mare.
Zoro
era andato ben oltre la riva del mare. L'acqua gli sarebbe arrivata
alla vita se fosse stata calma. Il punto era che per come si agitava,
spesso lo ricopriva del tutto.
Lui
stava immobile, piantato sulla sabbia, in mezzo al mare che ululava
furioso nella tempesta che si abbatteva sull'isola.
Aveva
una sola spada in mano ed era stretta nel suo pugno, ma non sembrava
intenzionato ad usarla. Come se potesse trovare una sincronia con
quel mare posseduto dal demonio.
Si era
detto che riuscirci con la marea tranquilla sarebbe stato inutile e
che doveva farcela quando era in agitazione.
Quello
sarebbe stato utile.
E non
aveva tempo da perdere a riposare.
Aveva
solo una stagione e mezza prima di tornare da Rufy, doveva avere
quella tecnica e doveva battere Mihawk.
Doveva.
Rufy lo
aspettava mentre faceva i suoi allenamenti, sicuramente era avanzato
di livello.
Pensava
che aveva affrontato la marina intera per Ace e che ne era uscito in
qualche modo vivo. Aveva affrontato la morte di suo fratello,
l'inferno, abbattuto persone fortissime, aveva espugnato Impel
Down... aveva fatto chissà quante cose da solo. Lui non c'era stato
per proteggerlo.
Se solo
fosse stato più forte avrebbe potuto battere quei cloni di Orso
nell'Arcipelago e non sarebbero stati separati, non sarebbe successo
niente.
Perchè
era così debole?
Sofferente
e rabbioso verso sé stesso, con la tempesta nel cuore e nell'anima,
trovò quella famosa comunione con il creato intorno.
Doveva
sincronizzarsi col mare, come aveva fatto per la pioggia. Il
principio era lo stesso.
Appena
l'avrebbe avuta in sé, l'anima del mare, avrebbe potuto modellarlo a
piacimento.
Ci
doveva riuscire, stava tutto in quello.
La
rabbia ingigantiva mano a mano che pensava alle proprie frustrazioni
e alle proprie debolezze.
Doveva
farcela, doveva riuscirci, doveva diventare più forte.
Ed
intanto il mare si alzava sempre più, i cavalloni che lo investivano
erano sempre più numerosi ma lui riusciva a mantenersi saldo sul
fondo marino. Un respiro.
L'acqua
salì oltre la sua testa.
Sarebbe
scesa prima o poi.
Chiuse
gli occhi.
Il
rumore dell'acqua tutt'intorno, le bolle che si formavano per
l'increspatura e l'impatto dell'onda che si infrangeva.
L'acqua
che penetrava le narici finendo nei polmoni.
Ogni
parte di sé completamente immersa nel mare.
Strinse
l'impugnatura.
Rufy
aveva sofferto molto per colpa sua, come poteva sopportarlo?
Non era
degno di risalire se non l'avesse sentito.
Doveva
sentirlo, doveva sentire il cuore del mare. Doveva trovarlo e
sintonizzarsi.
Il mare
furioso quanto lui stesso.
Una
furia tale da non farlo respirare più.
Ormai
l'aria gli mancava da troppo, aveva resistenza ma se continuava così
avrebbe dovuto mollare il terreno e nuotare fino alla superficie e
mollare.
Imperdonabile
da parte sua.
Non
poteva risalire.
Non
sarebbe risalito fino a che non ce l'avesse fatta.
Doveva
sentire il cuore del mare.
Il
cuore. L'anima. La mente. La sua voce.
Rufy lo
aspettava. Non poteva deluderlo ancora. Non poteva.
Si rese
conto all'ennesimo appello disperato che non stava infuriandosi come
il mare, per questo non riusciva a sentirlo.
Zoro
stava piangendo, il sentimento che lo padroneggiava era completamente
diverso da quello che avrebbe dovuto essere.
Era
lontano anni luce dal mare e dalla sua anima.
Ma come
poteva fare?
Non ce
l'avrebbe mai fatta.
“Rufy
perdonami, non riesco a raggiungerti anche se ci provo con tutto me
stesso...”
Non era
una resa ma era onesto con sé stesso. Gli ci voleva più tempo.
Le
lacrime si persero nel mare mentre ormai l'ossigeno che mancava gli
tirò via le ultime forze.
Allentò
la tensione, i piedi lasciarono il fondale ed i sensi si ovattarono
mentre si perdevano e si confondevano in quell'oceano dove navigava a
piede libero.
E fu
allora che lo percepì, quando abbandonò tutto dopo aver accettato
il proprio livello.
Fu
allora che sentì la voce.
Una
voce che non era di nessuno fra quelli che conosceva.
Era una
voce soave e dolce, quasi inudibile.
“Non
cercare di combattermi e nemmeno di capirmi. Amami e basta.”
Quando
la sentì Zoro aprì le braccia mentre le correnti tempestose marine
lo trasportavano in una culla.
Non
controllò nulla e la propria energia si ricaricò, si sentì come
entrare in risonanza con qualcosa. Qualcosa di molto potente.
Mentre
i sensi ormai viaggiavano sempre più lontano, Zoro capì il sistema
che voleva insegnargli Mihawk.
Non era
per abbattere ma per prendere da ciò che lo circondava la sua
potenza, lo poteva fare solo se si sincronizzava con esso e tanto era
potente ciò che voleva spezzare, tanta forza assorbiva da esso nel
mettersi in comunione con lui.
Ora si
sentiva di una potenza tale che avrebbe potuto dividere il mare
stesso in due. Se solo avesse avuto un po' di forza. Se solo i sensi
non l'avessero già abbandonato.
Se
solo...