CAPITOLO XV:
IL
SEGRETO DEL MARE
“Come
posso crederci quando vedo queste nuvole sopra di meTu sei la
parte di me che non voglio vedereDimenticaloC’è un posto
in cui vedo che mi seguiSolo un assaggio di tutto ciò che
dovrebbe diventareSono solo ma puoi solo respirare, solo
respirarePer chiedere che ti arrivi ogni rispostaDevi solo
mandarlo viaLasciami restare (con te), per favoreFammi venire
da te”
-
Forget it – Breaking Benjamin -
http://www.youtube.com/watch?v=57M8Wa_Z9rA
Zoro si
era arreso al mare ed il mare l'aveva ricompensato sussurrandogli il
suo segreto.
Ora
uomo ed elemento si amavano.
Mihawk
lo vide sparire sotto la superficie dell'acqua e non risalire.
Aspettò sotto la pioggia che infuriava, convinto che lo zotico si
sarebbe deciso a risalire nuotando.
Usava
un metodo completamente sbagliato.
Lui
cercava di opporsi alle cose ed usava la forza e la testardaggine.
Pensava di dover affrontare qualcosa per spezzarla ma non era così,
doveva affrontare qualcosa per impadronirsi di essa e diventare così
più forte.
Nel
corso delle sue battaglie aveva imparato che tutto aveva un cuore e
che per spezzarlo lo doveva percepire, però non era una tecnica
completa, la sua.
Mihawk
attese di vederlo riaffiorare prima di decidere cosa fare ma nel
constatare che restava giù, si decise a tuffarsi, si tolse la giacca
senza maniche che comunque era sempre aperta e a torso nudo, senza le
scarpe, si buttò in acqua.
Si
immerse e ci mise un po' a trovarlo perchè era buio e c'era una
tempesta davvero furiosa.
Lo
intravide grazie all'aura che emanava il suo corpo.
Era
un'aura color oceano e sfumava in esso.
Si
fermò stupito per lo spettacolo a cui stava assistendo.
Era
entrato in sincronia col mare finalmente.
L'energia
di Zoro e dell'oceano erano un tutt'uno, ora, e Zoro non combatteva
più, si stava lasciando cullare dall'elemento che non lo stava
uccidendo ma lo stava salvando, lo stava ricaricando.
Attese
ed i suoi sospetti vennero confermati.
La
marea e la corrente, lentamente, lo riportarono a galla nonostante
fosse privo di sensi e avesse sicuramente bevuto molta acqua.
Lo
raggiunse nuotando, lo prese e lo trascinò fuori, alla riva.
Sulla
sabbia, al sicuro dal mare che tornava a fare il suo spettacolo,
all'ombra della sera spezzata solo dalle luci che provenivano fioche
dal castello, lo sistemò supino sulla schiena e gli raddrizzò la
testa.
Non
respirava, aveva bevuto troppa acqua.
Si mise
sulle ginocchia e si chinò su di lui, gli prese il viso fra le dita,
gli aprì le labbra e gli chiuse il naso, dopo di che gliele ricoprì
con le proprie e soffiò dentro due volte di fila. Era l'unica cosa
che sapeva fare, non era uno che salvava la vita ma che la toglieva,
non si era mai preoccupato di come si facesse.
Sapeva
che se uno non respirava bisognava soffiargli in bocca ma per il
resto era un mistero.
Tornò
a farlo e rimase a guardarlo vicino sperando che sputasse.
Seccato
dal fatto che continuasse a stare svenuto, lo chiamò.
- Razza
di sottosviluppato, vuoi sputarla fuori quell'acqua o no? - L'ansia
cresceva in lui ed era anche infastidito da questo. Lo stava
innervosendo!
Zoro
era il suo allievo e l'unico che aveva pensato potesse restare tutta
la vita nel suo castello.
Non
poteva morire, non poteva osare.
Cos'era,
una maledizione?
Quando
gli piaceva qualcuno questo doveva andarsene o morire?
Continuò
la respirazione artificiale e all'ennesimo richiamo che sembrava un
ordine seccato, Zoro finalmente sputò di riflesso l'acqua.
Mihawk
con sollievo lo girò sul fianco per facilitargli il compito, poi lo
guardò. Restava svenuto. Questa volta lo scemo se l'era vista
brutta.
Lo
sistemò sulla schiena.
Dormiva
ma respirava, ora non c'era da preoccuparsi.
Restò
un attimo a contemplarlo. Nonostante avesse rischiato di morire non
aveva una brutta c'era, era solo bagnato e pieno di sabbia, come
anche lui del resto.
Il mare
l'aveva ricaricato.
Doveva
avergli detto il segreto.
Amare.
Per
impossessarsi di qualcosa dovevi amarla.
Era una
tecnica che riusciva a pochi, lui ne usava altre, sempre efficaci, ma
quella nonostante la conoscesse non sapeva usarla perchè non
riusciva ad amare.
Per
amare serviva il presupposto di avere un cuore, per poterlo mettere
in sintonia con quello del resto intorno. Lui non ce l'aveva.
Quel
ragazzo lì, invece, ne aveva in abbondanza.
E
pareva averlo già dato tutto ad un'altra persona.
Ripensò
alle parole di Perona.
Non era
Zoro in sé, era solo che lui gli aveva fatto capire che si poteva
avere di più dalla vita che la misera supremazia. Perchè di quello
si trattava.
Mihawk
primeggiava, possedeva, ma non otteneva niente.
Forse
era stufo, forse voleva qualcosa di più, come diceva Perona, e Zoro
era uno capace di darlo. Per questo si era tanto fissato su di lui.
Però
Zoro non l'avrebbe mai ricambiato.
“E
poi non è lui, è solo perchè lui è qua. Potrebbe esserci qualcun
altro che sarebbe uguale... se fosse capace di dimostrarmi che ha il
cuore, lo vorrei.”
Zoro
gli aveva mostrato il proprio e poi glielo aveva negato.
Era
colpevole di un grave reato.
Avergli
fatto desiderare qualcosa che non avrebbe mai potuto avere.
Si
chinò ed annullò la distanza minima che restava ed assaggiò le sue
labbra socchiuse e salate.
Gliele
leccò e le succhiò piano godendosi ogni sensazione.
Nonostante
la pioggia, che finalmente si stava placando, provava un gran caldo
dentro.
Gli
ricordava un po' il fuoco di Shanks. Il fuoco che gli dava dentro.
Rivedere
Rufy era stato quanto mai splendido.
Dopo la
morte, l'amore.
Era
così che funzionava... o forse non era morto ed era tornato da lui.
Aveva
saltato il modo in cui ci era arrivato, contava che ora ci fosse.
Erano
lì insieme sulla loro nave, la Thousand Sunny, e sul posto di
vedetta, col vento che li schiaffeggiava ed il sole che li baciava,
stavano accarezzandosi.
Rufy
parlava incessante delle sue avventure e di ciò che aveva fatto e
Zoro si perdeva nei suoi discorsi, come sempre.
'Mi sei
mancato un casino!' Aveva concluso. Zoro aveva colto l'occasione per
tappargli la bocca.
Le sue
labbra erano un po' salate, navigavano in mezzo all'aria salmastra,
sapevano tutti sempre di sale.
Schiuse
e l'accolse, la sua lingua non era timida ma anzi intraprendente. La
voglia di lui era tale che non pensò a nulla, quando ricambiò e si
intrecciò a lui.
L'emozione
lo scaldò da dentro, era così bello poterlo baciare, poterlo
stringere. Quanto gli era mancato. Quanto. Era follia pensare di aver
resistito tanto.
Una
lacrima traditrice gli scese, mentre lo baciava, e quando aprì gli
occhi per prendere fiato, si accorse che qualcosa era cambiato.
Non
c'era più il sole, non c'era più il vento caldo, non c'era più la
Thousand, non c'era più Rufy.
Mihawk
lo guardava da vicino coi suoi occhi magnetici, dorati, da falco.
Illeggibile
il suo sguardo. Stupore? Non sapeva.
Ci mise
un po' a fare fuoco su cosa stava succedendo. Dove era finito Rufy?
Era
stato solo un sogno...
La
lacrima scese di nuovo al dolore che si formò nella consapevolezza
che non era ancora finito l'incubo.
Voleva
il suo amore, voleva solo lui...
Strinse
l'occhio che gli rimaneva e alzò il braccio premendoselo contro, si
nascose il viso e pianse mordendosi le labbra.
Quanto
male stava.
Mihawk
rimase profondamente colpito da quella reazione.
Aveva
risposto al bacio perchè aveva pensato d'avere Rufy?
Non ne
era certo. Per un momento pensava che aveva semplicemente ceduto a
lui e si era sentito felice. Stupidamente felice.
Ma ora
piangeva.
Doveva
dedurre che lo faceva perchè gli dispiaceva di qualcosa?
Decise
di non perdere tempo su quell'inezia e gli prese un braccio, se lo
passò intorno alle spalle e lo alzò. Una volta in piedi recuperò
le spade che aveva lasciato al sicuro e non si stupì di ritrovare,
gentilmente lasciata dal mare, quella che prima Zoro aveva perso in
acqua. L'oceano l'aveva preso in simpatia.
Sogghignò
e tornò al castello.
Zoro,
silenzioso, si lasciò fare.
Mihawk
lo portò ai bagni termali del castello che erano sempre pronti
tramite un sistema di auto pulizia.
Si
spogliò e non gli disse l'ovvio, ovvero di fare altrettanto.
Quando
si immerse nelle piacevoli acque calde vide che anche Zoro stava
facendo altrettanto.
Rimasero
in silenzio un po', ognuno in un angolo, per conto proprio, a pensare
a diverse cose. A diversi fantasmi.
-
Perchè mi hai baciato? - Chiese Zoro dopo un po'.
Mihawk
lo guardò. Davvero glielo chiedeva?
- Non
lo sai? - Chiese mettendolo alla prova.
- No,
non lo so! Non so perchè diavolo ti sei tanto fissato con me! Ti
diverto? Sono un passatempo? - Sembrava un idiota che non captava
niente, eppure il necessario lo notava.
Mihawk
si avvicino e gli si sistemò davanti nella vasca tonda in cui il
ragazzo era seduto.
Zoro
non si mosse, lo fissava torvo, seccato. Voleva capirlo una volta per
tutte. Era convinto che fosse solo un divertimento, per lui, ma
allora perchè insisteva tanto?
- Sì,
ammetto che mi diverti... ma non è solo per quello. -
Zoro si
innervosì e si protese verso di lui.
Lo
spazio della vasca non era eccessivo, le bolle dell'idromassaggio
erano piacevoli ma in quel momento totalmente ignorate. Si toccarono
con le gambe e Zoro si ritrasse subito, gli occhi d'oro di Mihawk
brillarono pericolosi. Sensuali.
Prima
di rispondere, sempre con la schiena contro il bordo della vasca,
intrecciò le gambe alle sue, Zoro cercò di sgusciare ma era stanco
per quanto accaduto.
Mihawk
lo tenne fra le proprie e rispose malizioso.
- Mi
piace il tuo cuore. - Sembrava quasi un vampiro che parlava del
proprio cibo.
Zoro
voleva andarsene da lì.
Era da
troppo che non aveva contatti fisici con qualcuno, che non faceva
sesso, che non sfogava gli ormoni in quel modo.
Lo
faceva da solo pensando a Rufy ma non era esattamente la stessa cosa
e quel maledetto falco sapeva come toccarlo.
Era
seducente.
Si
morse le labbra e distolse lo sguardo.
-
Lasciami! -
Non
sapeva nemmeno interpretare la sua frase.
Cosa
significava che gli piaceva il suo cuore?
Mihawk
reagì totalmente all'opposto e si avvicinò sistemandosi sopra a
cavalcioni, gli prese i polsi ed usò la forza per ammaestrarlo.
Ora
erano le loro erezioni a contatto, Mihawk rimase fermo per un po'
fissandolo solo negli occhi da vicino. Zoro cercava di evadere ma i
propri erano ammalianti, sapeva di poterlo ipnotizzare.
-
Guardami. - Disse piano con un tono suadente ma di comando al tempo
stesso.
Zoro lo
fece di riflesso e si perse in quelle iridi da falco, così
inquietanti e belle.
Cosa
c'era dietro quegli specchi d'oro?
Smise
di tenergli i polsi e scivolò sulle spalle e poi sul collo, giù sul
petto gli toccò i capezzoli e continuò con carezze apparentemente
innocenti. Zoro era totalmente alla sua mercé, immobile.
- So
che hai voglia di farlo e non perchè hai voglia di me, hai solo
voglia di sesso. È da tanto che non lo fai e sei un ragazzo. È
normale. Se continui ad opporti diventerai così nervoso che non
combinerai più niente. Sfogare i nervi e gli ormoni ti riappacifica
col mondo, ti rilassa come non potresti fare in altro modo. -
Zoro
voleva poter illudersi che andava bene. Che non era intenzionale e
sentimentale ma solo fisico. Era solo uno sfogo vuoto, ma si sarebbe
sentito sporco.
- Rufy
non lo deve venire a sapere. - Mormorò piano, sempre ipnotizzandolo.
Una mano giù sul basso ventre e l'altra sulla sua guancia. Le labbra
sulle sue. Zoro non riusciva a battere le palpebre.
Se
avesse ceduto ora si sarebbe perso. Si sarebbe perso per sempre. Non
si sarebbe più guardato allo specchio, non avrebbe avuto la forza di
tornare da Rufy.
Mihawk
capì in quel momento che Zoro era talmente tutto d'un pezzo che se
avesse ceduto ora, poi sarebbe rimasto lì per sempre per la vergogna
di non riuscire più a guardare Rufy in viso.
Tale
era il suo animo ed il suo carattere.
Mihawk
allora gli baciò le labbra senza aprirgliele, non usò la lingua,
gliele baciò e basta.
- Lo
vuoi. Fisicamente lo vuoi. Ne hai bisogno. - Era vero. Era vero da un
punto di vista carnale. Ma Zoro non ce la faceva. Alla fine strinse
gli occhi, trattenne il fiato e proprio mentre Mihawk pensava d'aver
vinto e schiudeva le labbra per prendersi meglio le sue, Zoro lo
prese per i fianchi e lo spinse.
Era
eccitato come non gli era ancora capitato e stava male, voleva
sbattere la testa contro il muro.
Mihawk
rimase agghiacciato a vederlo mentre si alzava con l'inguine
completamente teso.
- Non
ce la farei mai a rivedere Rufy se lo facessi e non posso rinunciare
a lui per una questione di ormoni. Tu sei un bell'uomo e provochi in
me cose incredibili e... e non capisco cosa tu voglia da me ma... io
non posso. Tu sei solo il mio maestro e da oggi ti devo la vita. Ma
non intendo pagare il mio debito col mio corpo. -
Quando
se ne andò Mihawk guardò in basso, la superficie ribolliva.
- Ma io
non voglio solo il tuo corpo. - Lo disse ad alta voce per ammetterlo
e si sentì anche peggio.
Aveva
bisogno di un cuore. Poteva essere quello forte ed incrollabile di
Zoro, così valoroso, oppure quello di un pazzo che riusciva sempre
nell'impresa di farlo ridere. Però ne voleva uno.
Ormai
era chiaro.
Ne
aveva abbastanza della solitudine.
Zoro
che aveva fisicamente voglia di fare sesso e che lo rifiutava
pensando che era più importante poter tornare da Rufy.
No, non
sarebbe mai successo, fra loro.
Dopo di
quello lo capì.
A tu
per tu col mare, giorni dopo, lo vide calmo.
Così
sarebbe stato forse più facile ma doveva cominciare in qualche modo.
Si
ricordò di quella volta, quando era quasi annegato, e della sua
voce.
Come
l'aveva udita? Dopo che aveva smesso di opporsi alla sua corrente
impetuosa.
Zoro si
tuffò in mare e nuotò con la spada fra i denti, quando fu
abbastanza in avanti e sentì che i piedi non toccavano, si immerse
completamente, prese la spada in mano ed aprì l'occhio per guardare
il blu intenso che lo circondava.
Pesci
piccoli nuotavano intorno, il rumore del mare era calmo e rilassante,
la marea lo cullava senza trasportarlo lontano.
Si
rilassò e si concentrò. Non sapeva quanto ci aveva messo.
Poteva
percepire l'acqua del mare scorrere nelle sue vene al posto del
sangue, poteva percepire i battiti delle onde che si infrangevano
sulla spiaggia al posto del proprio cuore, poteva vedere la pelle
colorarsi d'azzurro.
Allora
risentì quella voce.
Era una
specie di canto lontano e dolce, come sirene.
Si
incantò.
Era
immenso. Si sentì parte di una grandezza infinita.
E di
nuovo riuscì ad amarlo.
La pace
che provò dentro non l'aveva ancora raggiunta in quasi due anni che
era lì, però ora si sentiva sereno, sicuro, tranquillo.
Aprì
allora l'occhio, tirò su la spada e con l'aura azzurra che si
perdeva nell'oceano profondo fendette il mare.
Mihawk
era sulla spiaggia che guardava e Perona sospesa per aria, curiosa di
vedere se a poco tempo dalla sua partenza ci era riuscito.
Da
fuori si vedeva la superficie liscia con delle normali ondulazioni.
Non vedevano Zoro. Nel punto in cui era sparito, però, videro una
luce azzurra nascere e farsi sempre più grande ed improvvisamente,
proprio da sotto, l'acqua si alzò come se qualcuno avesse buttato
una bomba nel fondale.
L'acqua
schizzò in massa, alta, dritta come una lunghissima spada che si
stendeva su tutto l'oceano ed in avanti, sempre più avanti. Ancora
più avanti.
Mihawk
e Perona trattennero il fiato nel vedere questo fenomeno.
Una
spada d'acqua immensa tagliava in due il mare alzandosi fino al
cielo, poi cominciò a dividersi in due, si scisse e si aprì come
due muri che formavano una diga.
L'acqua
scendeva lateralmente alla spaccatura che continuava a diventare
sempre più profonda.
Continuò
e continuò fino a che non fu visibile il fondale marino e in esso
Zoro, in piedi con la sua spada.
Ci era
riuscito.
Aveva
diviso il mare.
Continuò
ad aprirsi, le mura di acqua alte intorno a lui, dritte,
dall'orizzonte alla spiaggia.
Si girò
e camminò sicuro e tranquillo sapendo che fino a che lui sarebbe
rimasto lì non si sarebbero richiuse.
Uscì e
raggiunse il suo maestro ancora ammutolito ad osservarlo.
Non
potendo padroneggiare la tecnica del cuore, non era una cosa che
riusciva a fare. La conosceva ma non l'aveva mai fatta.
Vederla
era spettacolare.
Rimasero
a guardare le acque riunirsi lente e Perona, in alto, con le mani
sulla bocca non ebbe per la prima volta parole.
Zoro
allora tornò a guardare Mihawk in attesa di conferme.
- Hai
completato tutte le esercitazioni, ti sei appropriato delle due
tecniche che ti avevo detto. Ora ti rimane solo una cosa. -
Zoro si
emozionò nel sentirlo, dopo rivedere Rufy, battersi ancora con
Mihawk era la cosa che più voleva nonostante le altre volte fosse
quasi morto.
L'eccitazione
crebbe in lui, in quello scambio di sguardi.
Mihawk
sapeva che dopo quello scontro se ne sarebbe andato ma era
inevitabile, non lo poteva rifiutare. Ormai lo doveva accettare.
- Pensi
che sia quasi fatta? Ti sbagli di grosso. Batterti con me significa
sconfiggermi. Se non mi supererai il tuo addestramento non sarà
concluso. Potrai andartene solo dopo. - Zoro si incupì.
- Io me
ne andrò quando scadrà il termine, che l'addestramento sia concluso
o meno. - Disse duro e sfrontato.
Perona
allora scese.
- Mi
dispiace deludervi, ragazzoni. Ma avete guardato il calendario prima
di parlare di tempi? - L'ironia solita della ragazza fantasma li
urtò, la guardarono seccati.
- Che
giorno è? - Chiese Zoro.
Nel
dirlo Perona sentì i brividi lungo la schiena e li identificò
subito nel risentimento di Mihawk che tramite quella notizia glielo
stava portando via prima del tempo.
- Se
vuoi essere dai tuoi amici nel giorno da voi stabilito, devi partire
ora. E sei anche in ritardo visto che tu sei un incapace e ti perdi!
- Mihawk la odiò, la odiò come non sapeva dire e guardò Zoro
impallidire, bagnato fradicio con la spada ancora in mano.
Il suo
cuore batteva eccitato, di nuovo, ma per un altro motivo e non il suo
duello.
Stava
per rivedere Rufy, finalmente.
La
gioia che lesse nei suoi occhi lo ingelosì.
Invidiò
Rufy dal profondo di sé.
- Non
ti permetterò di abbandonare l'addestramento a metà. - Disse subito
freddamente Mihawk.
- Non
sono a metà, ho quasi finito. E poi ti ho detto che non me ne
importava, io devo andare da lui! - Rispose astioso Zoro.
- Non
puoi. - Laconico.
- Certo
che posso, non me lo puoi impedire! -
Mihawk
brillò di risentimento e indietreggiando di qualche passo estrasse
l'enorme spada a croce che aveva sempre alle spalle. Lo fece con
movimenti lenti e ampi, poi gliela puntò contro.
- E
invece posso impedirtelo! -
Myhawk
lo stava sfidando a duello.
Zoro lo
guardò e per un momento, su due piedi, pensò di potersene andare lo
stesso. Poteva rifiutare il duello.
Poi lo
guardò.
L'uomo
che gli aveva salvato la vita, la sua compagnia per due anni. E non
solo.
Il suo
maestro.
Il suo
maestro lo stava sfidando ad un ultimo duello. Doveva batterlo per
potersene andare. Prendere o lasciare. Lasciare sarebbe stato
umiliante, meschino, ingrato, sconsacrante.
Prendere
avrebbe presupposto la possibilità di perdere tempo nel venir
sconfitto e nel dover recuperare le forze.
Non
aveva tempo, Rufy lo aspettava. Ma lui era il suo maestro. Il suo
onore di spadaccino.
La sua
solenne promessa che avrebbe ottenuto la forza necessaria per Rufy.
Dilaniato
dalla scelta, contrasse ogni muscolo.
Perchè
così?
Perchè
ora?