I'LL ALTERNATIVE
I° QUARTO
/Akane/
“E’ tutto qua? La vita inizia e finisce su un campo da basket? È solo
questo? È assurdo … tutta questa gente che è qua per questo sport e dipende
da un canestro, uno stupido canestro … non è idiota? Mi viene voglia di
contraddirli, loro e le insulse aspettative che hanno!
Perché no? In fondo non mi è mai interessano veramente, non era il mio sport
ma quello di Gaku; non ci trovo nulla di particolare se non, in effetti, le
facce di chi mi vuole campione di basket mentre dico che mollo!
Il minibasket era un divertimento, ora si è guastato tutto, è diventato così
serio e importante che se sbaglio sono morto, dovrei impegnarmi come un matto
solo per gli altri? A quale scopo?
Voglio divertirmi, non ammazzarmi di lavoro per il piacere di chi sta a guardare
e non batte un colpo!
Mollo ora perché dopo, alle superiori, sarà peggio.
L’avevo già accennato e si erano arrabbiati da morire, ma ora che l’ho
confermato proprio mentre sto giocando quest’ultima partita, non ce n’è uno
che non sbraita contro questa mia decisione. Mi fanno solo ridere, però … non
me ne frega nulla di loro, non sono interessanti, né divertenti: non sanno
convincermi.
Basterebbe mi dessero un solo motivo valido per continuare e lo farei. Non ne
sono capaci perché, evidentemente, questo famoso motivo non esiste!
Diavolo, sono al colmo della mia giovinezza, riuscirò a godermela come si deve?
Sicuramente c’è qualcosa di meglio di tutto questo!
Gioco, tanto sarà l’ultima volta.”
/Hitonari/
“ Non ci sono cose che mi interessino veramente, all’età di quindici
anni mi trovo a guardarmi in giro senza trovare nulla che valga la pena di
essere vissuto con entusiasmo, nulla che mi piaccia a tal punto da farmi felice
alla sola idea di farlo.
Sono solo diventato un adolescente automatico che fa ciò che altri sapienti
sanno è giusto per me, gente che ha vissuto con me da sempre ed è convinta
vada bene quel che decide.
Basket? Si, mi piaceva ma ero piccolo ed era ancora solo un passatempo, non un
dovere verso mio padre e mio fratello, grandi personaggi che vivono di basket.
Mi hanno istruito in modo che li emulassi per rispetto verso loro, in fondo mi
hanno pur sempre cresciuto …
Ora vedo tutto quel che faccio come un obbligo di riconoscimento. Non c’è più
piacere in ciò che faccio.
L’idea di mollare questo sport ora che finisco le medie, mi ha sfiorato; mi
caccerebbero di casa e finalmente potrei provare a prendere in mano la mia vita,
per poter provare di nuovo dell’entusiasmo.
Però come è arrivata è andata via, l’idea!
È vero che la vita di ora mi fa schifo, odio questo basket, non mi sento capito
da nessuno, mi vedo come un pesce fuori dall’acqua … però il pensiero di
ribellarmi, mollare ciò che ho ora e cambiare, credo mi porterebbe in un vuoto
maggiore.
Sono ad un punto in cui non mi interessa più nulla, nemmeno mollare e
ribellarmi … nemmeno cambiare.
Allora perché non continuare così? Almeno faccio l’interesse di qualcuno.
Giocherò quest’ultima partita con questa squadra delle medie, poi mi affaccerò
subito al mondo di mio padre e mio fratello Takuya, il mondo dell’Hayamazaki.
Giocherò come ho sempre fatto, lasciando perdere quel che farei se fosse
l’ultima della mia vita.”
/Hitonari e Akane/
“Eppure ci siamo incontrati e per poco, veramente per poco, le cose non
cambiano.
Per poco io stesso non cambio idea … ma è troppo breve il nostro confronto
per deciderlo, per avere un qualunque mutamento duraturo.
Così le cose corrono, scivolano e se ne vanno … rimanendo solo lontani e
fastidiosi tormenti.”
II° QUARTO
/Akane/
“Ho passato girando e rigirando gran parte del mio tempo, cercando
qualcosa di particolare che mi entusiasmasse, che mi facesse vivere come si deve
questa mia giovinezza, ma tutto quel che ho trovato sono stati solo una serie di
guai senza senso, che non mi hanno lasciato nulla.
Non riesco a divertirmi.
È questo il fatto.
Sumire continua a ripetermi di riprendere il basket ma io provo sempre meno
attrazione verso quello sport. Non ci sono stimoli che mi spingano ad andarci se
non un vago senso d’insoddisfazione rispetto l’ultima partita che ho
giocato.
Quel ragazzo sì che era bravo e pieno di talento, ma ho potuto notare solo
questo, è stato troppo breve come incontro.
Chissà dov’è ora … se fossi lui mi darei da fare, sembrava gli piacesse
molto giocare, anche se … non so, dovrei rivederlo per capire meglio cosa non
mi convinceva; non sorrideva quando segnava. Questo ricordo che mi ha colpito.
Rimarrà comunque solo un impressione di pochi minuti, non ha senso questo mio
ripensare a lui, non l’ho più incontrato sulla mia strada e mai accadrà,
credo … insomma, è probabile visto che io non pratico più mentre lui,
sicuramente, si.
- E’ un ragazzo della nostra scuola! Ricordo che si era infatuato di me ma a
quanto pare ho fatto bene a non dargli retta … -
La voce di Sumire mi distoglie dai miei pensieri, mi mostra un articolo di
giornale locale dove c’è la foto di un tipo coi baffetti e l’aria poco
raccomandabile. No, non me lo ricordo, non credo di averlo mai visto!
- E chi è? –
- Come?! L’hai anche incontrato … si tratta di Harumoto, un giorno parlava
con me e si era seduto sul tuo banco, tu sei arrivato e l’hai preso a calci!
Non ricordi? –
- No! –
Lei sospira scuotendo il capo e riprendendosi il giornale, poi continua con aria
dispiaciuta:
- A quanto pare è finito nei guai a causa di un suo presunto amico …
quest’ultimo era in un brutto giro e ha rubato, Harumoto per difenderlo si è
preso ogni colpa. Non ci sono prove contrarie per cui in prigione ci sta lui ma
nessuno ci crede … -
Parte con un lungo monologo in cui parla di questi due e delle loro sfighe, a me
non importa nulla, onestamente, quindi non la calcolo più.
Sono stufo, tutto mi scivola addosso senza lasciare il segno … è una noia!”
/Hitonari/
“E’ così che sono diventato, il figlio ideale di mio padre, il
giocatore perfetto, uno che esegue ordini senza provare nulla, la minima
emozione o soddisfazione per il livello che cresce e cresce.
C’è anche chi prova ad avere rapporti con me, vorrebbero diventare miei
amici, entrare nelle mie grazie e in quelle di mio padre … peccato poi che nel
momento in cui non li calcolo e non mi curo di loro, cominciano a parlare di me
alle spalle. Sono perfettamente consapevole di come mi vedono: il figlio del
coach, il bambino d’oro, il preferito, l’erede. A detta di tutti le cose
stanno così, pur egli non mi dimostri mai il suo affetto.
Il punto però è uno: io non me ne faccia nulla di queste prospettive, un
futuro luminoso che andrà sempre in crescendo non mi rallegra, non c’è
ancora nulla che mi interessi … sono sempre un adolescente automatico.
Nulla di più.
Non sono felice, non sento niente.”
/Hitonari e Akane/
Non so per quanto andrò avanti in questo modo.
Non mi piace … deve esserci qualcos’altro, per me.
Deve!”
III° QUARTO
/Akane/
“ – E’ la prima partita pubblica dell’Hayamazaki, ci sono le nuove
reclute, non c’è nessuno che non vorrebbe vederla! –
- Io! –
In tutta risposta la zittisco con due lettere busche, è sempre la solita
rompiscatole, non può lasciarmi in pace? Non si rassegna sul basket e mi
tormenta, mi pare giusto, no?
La vedo mettere il broncio per poi illuminarsi subito per una probabile idea.
- Hai paura! –
Questa poi!
- Io non ho mai paura di nulla! –
Come può dire che ho paura? Solo lei osa! Prima o poi la faccio fuori!
- Come no? Se non l’avessi verresti a vedere con me l’Hayamazaki. –
- Di cosa avrei paura? –
Sono proprio seccato, che insinuazioni assurde.
- Di aver di nuovo voglia di giocare a basket guardando quella brava squadra.
–
E’ decisa e risoluta, definibile più come scocciatrice.
Le lancio uno sguardo indiavolato che vuole ucciderla, ma non funziona perché
mi guarda vittoriosa convinta di averci preso. Non le darò mai la soddisfazione
e comunque non è così.
- Non dire cavolate! –
- Bè, puoi fare come vuoi, stare fuori con la tua ragione, dimostrando che è
come dico io, oppure entrare e guardare quella partita, dimostrando che ho
torto! –
Non so, a lei piace parlare tanto … dimostrare? Torto? Ragione? Entrare? Ma
che dice? Figurati se ho paura di una stupida partita di basket!
- Stupidaggini! –
Sbotto spazientito, infine varco la soglia del palazzotto dello sport,
passandole davanti.
Io paura?! Quando mai?
Quel che vedo una volta dentro mi lascia un lungo attimo senza parole: là sul
campo che segna un punto di tutto rispetto c’è solo un ragazzo che spicca per
il suo biancore fra pelle e capelli. È innegabilmente il più bravo anche se
basso rispetto agli altri suoi compagni, ad occhio e croce sarà alto come me.
Eccolo lì, segna e non sorride, rimane indifferente.
È questo che mi lascia col fiato sospeso, lo riconosco subito anche se l’ho
visto una volta sola per poco tempo; è quel ragazzo dell’ultima partita.
Allora è la star dell’Hayamazaki, che sorpresa, non capisco cosa sia però si
muove, lo devo ammettere.
Qua dentro di me sta succedendo qualcosa, proprio quello che aspettavo di
sentire da tempo, quando ho mollato il basket.
È come un ritmo che va crescendo, parte piano e poi è più forte, l’ho
avvertito appena ho messo piede qua dentro e l’ho visto segnare, l’ho
riconosciuto al primo colpo come non l’avessi mai smesso di vedere, mai
dimenticato.
Questo suo gioco veloce e deciso, preciso, perfetto, aggraziato ed agile, di
classe … porta tutti gli altri a crescere ma è lui che lo permette. Lui è
come una calamita, non si riesce a distogliere lo sguardo.
Non so perché ma lo trovo incredibile … improvvisamente non smetterei mai di
guardarlo.”
/Hitonari/
“ Un altro punto è andato a segno, un ovazione maggiore della precedente
mi acclama, è la prima partita eppure già mi conoscono e gridano il mio nome
con entusiasmo.
Sono stato l’unico primino scelto ma è successo solo perché solo il figlio
del coach, ci sono molti altri validi giocatori, non sono l’unico di questo
livello, solo l’unico ad essere il figlio dell’allenatore!
Non mi fa freddo e nemmeno caldo, anche se questo determina il mal contento del
resto della squadra, fra questi solo Takaiwa sembra difendermi ma non mi
interessa poi molto, possono fare e dire quel che vogliono.
Io, per quanto mi riguarda continuo a fare tutto inconsapevole.
Sto diventando come mio fratello e mio padre, dovrei esserne contento invece non
è certo così. Non è che ce l’abbia con loro, solo non mi piacciono perchè
per il loro adorato basket non hanno saputo capirmi e vedermi, hanno agito nei
miei confronti più nel loro interesse che nel mio, anche se affermavano il
contrario. Ora le cose sono ancora così e non credo cambieranno mai, ma va bene
… va bene perché sono ancora solo un adolescente automatico senza reazioni.
Finisce anche questa partita e mi comunicano il mio punteggio personale con
entusiasmo e ammirazione finti. I punti che ho segnato sono molti, per essere
uno di prima alla prima partita con una squadra simile, sono decisamente molti
però non degno questo risultato di una sola esclamazione e passo oltre, verso
gli spogliatoi. Mi sto giusto asciugando il viso con l’asciugamano intorno al
collo e bevendo l’integratore dissetante, quando una voce acuta e decisa alle
spalle mi ferma:
- Ti sfido! –
Non lo conosco, alzo un sopracciglio e mi volto, aveva un tono arrogante.
Quando vedo il proprietario della voce un campanello mi suona nella mente,
l’ho già incontrato, forse?
Non ricordo, probabilmente è stato un mio avversario sul campo. Lo guardo
freddamente, lui ricambia con un certo fuoco negli occhi scuri, fiammeggiano
accesi di qualcosa che li brucia, brucia lui e la sua anima, sembra molto
felice.
Come fa ad esserlo?
Come fa ad essere così acceso?
Vorrei saperlo, vorrei essere così anche io, magari se riesco ad avere un
rapporto con lui, di qualunque tipo, anche io riesco ad essere così …
- Come? –
Non sarebbe il primo a sfidarmi, sembra solo uno spaccone dall’aria trasandata
però quel fuoco lo voglio anche io.
Non smette di fissarmi ed improvvisamente, come fosse un diavolo vero e proprio,
mi punta un dito contro dalla distanza di pochi metri e riprende a, oserei dire,
sbraitare convinto:
- Non ora, non sono al tuo livello perché sono fermo da molto, ma fammi
riprendere, allora ci scontreremo sul campo e ti vincerò! Per dimostrarti che
si può anche ridere quando si segna! –
Credo che a modo suo sia una sfida, però è strano, poteva dirmelo quando era
pronto, perché ora?
In effetti guardandolo bene è tutto strano ed io lo sono più di lui perché
proprio quando mi ha puntato col dito ho sentito una sorta di vago entusiasmo,
per essere stato al centro della sua attenzione.
L’attenzione di un tipo pieno di passione e di fuoco, che sembra felice.
Vorrei averci più a che fare … questo sì che è pazzesco!”
/Hitonari e Akane/
“Però … questo ha tutta l’aria di essere un incontro particolarmente
importante. Almeno questo è quello che sento!”
IV° QUARTO
/Akane/
“Trovo modestamente sorprendente la ripresa di forma che ho avuto.
Mi sento compiaciuto di me stesso e devo dire una cosa: esistono forse cose più
divertenti di questa? Io non penso proprio!
La palla si insacca nel canestro del campetto pubblico e un moto familiare di
soddisfazione mi fa sghignazzare da solo. Quando incontro di nuovo quel tipo gli
darò proprio una bella lezione, non vedo l’ora!
A distrarmi sono dei passi felpati di scarpe da ginnastica che corrono nella
stradina accanto, mi giro mentre recupero la palla e vedo chi si allena alla
corsa con questo freddo, quando lo vedo mi cade la sfera di cuoio e rimango di
sasso … cavolo, devo avere dei poteri magici, pensavo a lui ed è proprio
apparso!
Quel diavolo bianco che non so come si chiama, corre con ritmo regolare e direi
sostenuto, tutto coperto con una tuta nera firmata, il cappuccio tirato su e il
sudore che gli cola sulla pelle.
Io lo vedo bene, perché non mi vede anche lui?Non mi calcola, sembra un robot
programmato per allenarsi e giocare a basket, non ci sono distrazioni per lui;
è snervante, non mi piace essere ignorato, non sono un tipo ignorabile, no?
Non ci rifletto poi molto poiché prima di perderlo di vista prendo e lo inseguo
così come sono, senza pensarci un attimo di più.
Ebbene si, mi sono messo a corrergli dietro senza motivi particolari, mi andava.
Non faccio mica male a nessuno e anche se così fosse questi sono solo i miei
interessi, va bene così anche se non capisco una cosa: perché cavolo ora sono
finito sopra questo ramo? Pensavo di riuscire a guardarlo meglio? Credo di si ma
ora come scendo?
Inoltre mi chiedo anche cosa siano questi rumori, sono scricchiolii … come se
il ramo si stesse … SPEZZANDO!
Niente, non sono riuscito a fare niente se non cadere come un pero nel lago
sotto stante; merda, è gelido!”
/Hitonari/
“Come mi sono trovato a tirarlo fuori dal lago? Penso sia incredibile, in
fondo, ritrovarlo qua proprio mentre ripensavo a lui e alla sua sfida assurda
… come assurda è la sua caduta nel lago!
- Ma che ci fai qui? –
Forse però potevo chiedergli come ha fatto a cadere lì dentro ...
Mi guarda con sguardo truce, credo non gli piaccia la situazione, nemmeno a me
anche se principalmente mi stupisce. Malgrado tutto prende la mia mano
ringhiando facendosi aiutare ad uscire.
- Nuotavo! – E’ la risposta che farfuglia mentre mi viene addosso per non
aver calcolato la forza e le distanze, finisce che mi bagno la maglia anche io e
questo sicuramente non lo gradisco, stringo le labbra contrariato mentre
ricambio il suo sguardo allontanandomi da lui. Credo non dorma la notte per
tirare fuori certe uscite!
- Idiota! – Glielo dico per tutto ma principalmente perché nuota vestito in
un lago in pieno inverno!
Non gli piace la mia risposta e stringendosi nelle braccia, col naso che gli
cola e i capelli grondanti, apre bocca con grande scandalo per rispondermi a
tono, peccato che al posto degli insulti cominci a tremare e starnutire per una
decina di volte senza mai fermarsi. Alzo un sopracciglio ed infine dico neutro:
- Così ti ammali. –
In effetti è superfluo dirlo ma uno così non è detto che lo sappia.
Eppure me ne rendo conto solo ora … mi sta facendo avere delle reazioni, mi
sento in imbarazzo al suo posto per la stupidità di cui è padrone; non mi
capitava da secoli di provare qualcosa riguardo a qualcuno o ad una situazione.
Incredibile!
Lui è solo sé stesso, immagino, e solo così mi fa reagire, avere espressioni,
istinti, emozioni e addirittura mi fa parlare, non sono il solito freddo e
apatico ragazzo senza volontà.
- Sopravviverò! –
Sbotta fra i denti che sbattono dal freddo. Non so se definirlo proprio istinto,
il mio, però quel che dico non l’avrei mai detto a nessuno:
- Il luogo del mio ritiro è dietro la curva, se vuoi asciugarti e scaldarti un
po’ … -
No, decisamente non è da me!
Lo trovo buffo come si ferma a guardarmi fisso in faccia, ha gli occhi mezzo
chiusi, il muco che cola sempre più dal naso, tutto curvo e bagnato come un
pulcino, mi viene quasi da ridere.
Sono sempre più sconvolto e lo è un po’ anche lui, credo, mi guarda stupito.
Per uno come lui credo che questa sia un espressione seria, però non parla né
fa nulla di particolare, si limita ad accettare con faccia tosta, come se
sperasse che io glielo proponessi ma non ci sperava proprio.
Senza aggiungere altro ci avviamo camminando con calma per il ritiro, come se
fossimo vecchi amici che hanno molto da raccontarsi e non sanno da dove
iniziare. Eppure non so niente di lui, in fondo so solo che vuole sfidarmi e
farmi sorridere quando segno, questo basta per farmi capire quanto sia
stravagante e pagliaccio.
In conclusione sembra proprio un perfetto idiota!
Certo, però l’ho aiutato e potevo farne a meno, normalmente l’avrei fatto,
sarei passato dritto, invece non solo gli ho teso la mano ma gli ho anche
offerto di venire con me in dormitorio ad asciugarsi.
Come se … mi interessasse!
Stiamo in completo silenzio finché non arriviamo all’edificio dove la squadra
e mio padre stanno cenando. Rimaniamo nell’atrio dove si accomoda nelle
poltroncine imbottite che ci sono davanti alle macchinette del caffé e si
toglie camicia, scarpe e calzini, si avvolge con un telo che gli ho procurato io
e sorseggia il thè che, ovviamente, gli ho procurato sempre io.
Sta lì davanti a me mezzo sdraiato e mi guarda con quella sua espressione da
una ne fa e cento ne pensa; non sono certo un tipo da conversazione, spero non
si aspetti qualcos’altro da me, questo è già troppo.
- Come ti chiami? –
Infatti è lui a parlare, mi trovo a rispondergli con voce incolore:
- Hitonari Hiragi. –
- Akane Tachibana! –
E’ più felice di me di questa presentazione.
- Potremo farci ora la partita … -
Cosa? Lo guardo esterrefatto.
Questo ha un grande potere, quello di lasciarmi sempre senza parole.
- Ora? – E’ tutto quel che riesco a dire mentre gli punto i miei occhi
chiari sui suoi scuri. Sono convinti e c’è ancora quel famoso fuoco
dell’altro giorno, quel fuoco che mi ha colpito fino a farmelo sognare la
notte.
- Si, perché, hai da fare? –
Comincio a sentirmi inspiegabilmente imbarazzato, come se fossi stato colto in
flagrante a pensare a qualcosa di proibito. Forse è così; forse, in effetti,
mi sento imbarazzato perché mi è piaciuto terribilmente essere così
desiderato da lui.
No, non mi esce nemmeno mezza parola e faccio un grande sforzo per non rivelare
il mio stato d’animo in confusione,.
È tutta colpa sua, è arrivato nella mia vita come un uragano facendo un gran
casino e dopo solo 2 volte che l’ho visto mi fa sentire così.
Chi è questo Tachibana?
- Allora? –
Riprende spazientito alzandosi, mi si mette davanti a poca distanza e mi osserva
con insistenza e convinzione, come se studiasse ogni dettaglio del mio viso per
non farsi perdere nulla di mio. Anche questo mi coinvolge, mi piace, nessuno mi
ha mai guardato con così tanta attenzione.
- Si … - Non so perché lo dico ma lo faccio, è un istinto anche questo. Non
so perché rifiutarlo, non ci sono basi e motivi per farlo, quindi visto che lui
lo vuole con tanto ardore, perché non accontentarlo?
Mi sembra strano ragionare così, è la prima volta che lo faccio.
Non è mica male … anche se questo ‘si’ lo sento più come la partenza
verso dei guai, i miei guai … o i NOSTRI?
Chissà cosa potrà accadere d’ora in poi?”
/Hitonari e Akane/
“Una cosa è certa.
Lui mi piace già e questa ha tutta l’aria di essere l’inizio di qualcosa di
molto lungo.
Speciale.”
FINE