PARTE SECONDA
ZAZIE STA A LAG
13. UN PARTNER ECCEZIONALE
"E tu pensi che la compassione sia una colpa E non lascerai mai che gli
altri vedano la tua E sei sicuro di essere stato ferito come nessuno
capirà mai Ma un giorno il peso del mondo ti donerà la forza di andare
avanti."
/Robot boy - Linkin Park/
Bisognava essere in grado di cavarsela da soli.
Essere forti da soli.
Andare avanti da soli.
Wasiolka, un enorme felino nero
dalle sembianze simili a quelle di una pantera, stava ancora dormendo
quando Zazie si alzò sbuffando dal letto e con la faccia imbronciata
già di primo mattino, si trascinò al bagno a fare i consueti bisogni.
L’animale, suo dingo, a quel punto si tirò su, si stiracchiò e seguì il
proprio padrone che continuò a trascinarsi fino in cucina. Zazie aprì
la porta del frigo e prese il latte. Appena lo fece, quattro deliziosi
gattini si arrampicarono su di lui miagolando con le vocine stridule.
Erano un gatto nero, due bianchi e l’altro rosso.
- E piantatela! - Grugnì Zazie bevendo il latte per primo.
Le zampette di quello rosso e di
quello nero si artigliarono sulle sue guance, uno per lato, come per
ricordargli di non berlo tutto. Erano uno per spalla. Poi c’era uno
bianco sulla testa che guardava da sopra ed infine l’altro bianco era
arrampicato sul petto, fortunatamente le unghie sulla canottiera e non
sulla pelle nuda.
Wasiolka aspettava seduta per terra e lo guardava seria, in attesa della propria razione.
Zazie bevve ancora, i miagolii
divennero sgraziati e assordanti e così imprecando si chinò e versò il
latte in una ciotola piccola ed un’altra grande.
I gatti finalmente scesero giù e bevvero facendo le fusa felici. Anche Wasiolka andò a bere soddisfatta.
Zazie fece un sorrisino, poi scosse il capo e si ricompose col proprio broncio.
Infine andò a prepararsi.
Era un Letter Bee da un po’ di
tempo, ormai. Aveva subito dato prova delle sue ottime doti di ammazza
gaichu più che di consegne lettere. Non gli importava molto delle
lettere, era diventato Bee per poter uccidere i gaichu. Voleva
ucciderli tutti, specie quelli più cattivi e grossi.
Per questo si era tenuto in vita,
si era trascinato nei giorni successivi alla morte dei suoi genitori
solo per trovare un modo per dare senso alle loro vite.
Quello era stato il modo che aveva trovato.
Si era alzato ed aveva fatto
domanda per diventare Bee, poi aveva studiato tutti i gaichu dal
manuale. Aveva imparato in fretta tutto quello che era conosciuto su di
loro.
Mano a mano che li studiava, si era sentito montare da una rabbia sempre più grande.
Ne esistevano moltissimi, di ogni tipo. Ma lui li avrebbe uccisi tutti.
Jiggy Pepper era un Bee, ma non un
Bee qualunque. Era il Bee che aveva trovato i suoi genitori, che aveva
allontanato il gaichu. Se non fosse stato per lui sarebbe morto quando
sarebbe arrivato a vedere di loro, li avrebbe trovati col gaichu che si
sarebbe cibato anche di lui.
Era stato lui a fargli capire qual era l’unico modo per dare senso alle vite dei genitori.
I Bee uccidevano i gaichu, i gaichu
avevano ucciso i suoi genitori, lui avrebbe ucciso tutti i gaichu
diventando un Bee, fino a trovare quello che aveva ucciso i suoi. Il
resto non sarebbe più stato importante.
Fino a quel giorno.
Imbronciato e sbuffante alzò gli occhi al cielo corrucciato e per nulla felice.
- Ma perché devo farlo io?! - Si lamentò senza ritegno con il direttore Lloyd.
- Perché dopo Jiggy Pepper sei il
più bravo ad uccidere gaichu, fra quelli rimasti. Se dovessero avere
problemi, sicuramente sei il solo in grado di aiutarli. - Zazie alzò
ancora seccato gli occhi al cielo, senza riconoscere l’autorità del
direttore. Del resto non ne riconosceva mai una.
- Ma Connor? O Sullivan? - Insistette.
Lloyd sorrise enigmatico dietro le sue lenti da vista e cominciò a prepararsi la pipa.
- Sullivan è veloce a concludere le
consegne e Connor è bravo ad interagire con le persone e a convincere
gli altri ad accettare le lettere che non vogliono. Ma tu sei il
migliore ad abbattere i gaichu. E visto che si tratta di un esame per
Bee e che dovranno affrontare un gaichu per la prima volta, tu devi
essere il loro ispettore d’esame! - Con questo il direttore concluse,
non avrebbe cambiato idea e sebbene non volesse sentirsi orgoglioso,
alla fine inevitabilmente se ne sentì.
- Certo che sono il migliore, ma è una palla di incarico lo stesso! - E con questo uscì sbattendo la porta.
Zazie aveva mantenuto un certo
contegno solo i primi giorni, poi aveva lasciato perdere i convenevoli
e aveva tirato fuori il suo caratteraccio.
Quello che rispondeva male e che attaccava tutti.
Lloyd sapeva la sua storia e aveva
capito che era il suo modo per non affondare. Per rimanere aggrappato
alla superficie. Così si sentiva forte. Avrebbe imparato che essere
forti era una condizione, non lo facevi. Lo eri.
E Zazie, sopravvivendo all’assenza di cuore dei suoi genitori e poi alla loro morte, era diventato forte.
Aveva letto il suo dossier.
Non sembrava gran ché, si disse.
Lag Seeng era di razza albina un
po’ più piccolo di lui. Si presentava come un nanerottolo dall’aria
delicata. Ma il direttore aveva scritto che aveva un’ambra spirituale
nell’occhio sinistro e che il suo potere con la pistola sparacuore era
quello di intercettare e mostrare il cuore delle cose.
Capacità interessante, anche se non utile in battaglia.
Apparentemente.
L’altro Bee era un tipo apparentemente forte ed in gamba, dava più affidamento.
Letti i dossier, si avviò nella
gola, nascosto fra le alte rocce, in attesa che Wasiolka, il suo dingo,
l’avvertisse dell’arrivo del primo Bee. Quella era la strada del gaichu
dell’esame, quando gli aspiranti Bee sarebbero passati di lì, avrebbe
dovuto controllare che sostanzialmente non si ammazzassero.
“Spero di beccare il piccoletto imbranato, così potrò menar le mani anche io!”
Pensò convinto che quello fosse l’unica nota positiva.
Zazie rimase ben sorpreso di scoprire il contrario.
Il primo ad arrivare fu l’altro
Bee, quello apparentemente più in gamba, ma appena il gaichu si era
presentato, lui si era bel bello bloccato.
Completamente.
Stava per intervenire, quando un fulmine urlante gli era sfrecciato accanto, accompagnato da un’altra saetta dorata.
I due si buttarono in un attimo
nella mischia, in fondo alla gola, al combattimento del gaichu che
effettivamente era piuttosto grande.
Zazie rimase senza parole a vedere
la loro modalità di combattimento, pistola stretta in mano e nemmeno il
tempo di realizzare che… beh, non avrebbe avuto bisogno di intervenire.
La saetta era proprio il piccoletto, Lag Seeng, col suo dingo. Una ragazza maka.
Incredulo, assistette alla loro vittoria e alla morte del gaichu.
Così, quasi in un attimo, quasi come se fosse stata una passeggiata.
Condizioni finali a parte, visto il
tuffo nel fango dove aveva sporcato oltre che sé stesso e il suo dingo,
anche la lettera da consegnare, aveva fatto obiettivamente un ottimo
lavoro con il gaichu. Chiaramente la cosa che Zazie aveva notato
maggiormente, indipendentemente dalla missione in sé stessa, ovvero la
consegna della lettera.
Rimase in parte senza farsi avanti, non andò a complimentarsi o a dirgli nulla.
Rimase indietro ad osservarlo riprendersi e proseguire per la strada, verso la città dove avrebbe dovuto consegnare.
“Però… vedi che le apparenze
ingannano! Quell’altro non è stato capace di fare nulla, lui ha
abbattuto il gaichu in un attimo!” Questo lo colpì come sul momento non
si rese nemmeno conto. Fu qualcosa che lavorò in lui lentamente nel
corso del tempo.
Il momento in cui Zazie, guardando qualcuno, non l’aveva odiato per partito preso ma invece ne era rimasto colpito.
Zazie non odiava tutti, poteva
riuscire ad avere rapporti vari, buoni, anche d’amicizia. Ma in un
primo impatto respingeva e detestava chiunque. Ad eccezione di Jiggy
Pepper, il quale però non aveva più rivisto una volta cresciuto.
Quell’incontro rimaneva nebuloso nella propria mente di bambino,
shoccato per l’esperienza vissuta e per i propri genitori. Gli era
rimasto il nome e la forza con cui l’aveva salvato. Solo quello.
Ma lì, in quel momento, davanti a Lag che proseguiva il suo esame imperterrito, Zazie provò qualcosa di ben diverso dall’astio.
Provò sorpresa.
Solo semplice e pura sorpresa.
Prima i complimenti, poi un pugno.
Quello era Zazie.
L’approccio diretto con Lag fu un
po’ caotico, preso in contropiede dalla sua reazione alla notizia della
scomparsa di Suede, Zazie l’aveva respinto e trattato male.
Solo dopo, una volta saputa da Connor la sua storia, si era pentito di come l’aveva messo a posto.
Come sempre prima reagiva, male ovviamente, poi pensava. Se pensava. Spesso non faceva nemmeno quello.
Suede era l’idolo di Lag, era diventato Bee per lui. Un po’ come lui che lo era diventato grazie a Jiggy Pepper.
Ed ora Suede dopo essere andato alla capitale per ottenere il titolo di Head Bee, aveva lasciato il lavoro ed era sparito.
La tristezza di quella storia era
pari solo alla propria, pensò Zazie andandosene e chiedendo a Connor di
scusarsi con Lag al proprio posto per il modo in cui l’aveva trattato.
Era scappato da un momento
imbarazzante. Non si era mai scusato con nessuno, iniziare ora con quel
ragazzino non era il massimo della vita. Però aveva agito d’impulso
dicendo a Connor di farlo al suo posto.
Poi era andato via.
“Diventerà forte ora. Io lo sono
diventato vivendo coi miei genitori col cuore perduto e sono venuto qua
inseguendo la strada mostrata da Jiggy Pepper. Lui è venuto qua per
inseguire, come me, il sogno mostrato dal suo idolo, Suede, per poi
scoprire che ha mollato tutto e se ne è andato. Adesso starà male, ma
poi si rialzerà e diventerà forte. Il dolore aiuta, l’odio aiutano a
restare a galla, a non affondare. Imparerà anche lui, come ho fatto io,
come hanno fatto tutti.”
Con questo, Zazie corse a comunicare al direttore che l’unico ad aver passato l’esame era stato Lag Seeng.
Come di tradizione, la prima missione ufficiale di Lag come Bee, fu affiancato da un altro, in quel caso uno più esperto.
Zazie, sbuffando, si avviò con Lag verso la meta prescelta.
Inizialmente il silenzio fece da
padrone, ma una volta superato il centro della città, Zazie cominciò a
guardarlo di sottecchi, imbarazzato e per questo seccato.
Voleva capire se ce l’avesse ancora con lui e se Connor gli avesse detto che gli dispiaceva.
Lag leggeva l’ordine consegnato dal
direttore Lloyd e non si accorse di essere fissato goffamente.
All’ennesimo minuto di silenzio, Zazie ovviamente esplose alla sua
maniera, incapace di usare gentilezza.
- Ce l’hai ancora con me? No perché
se è così devi crescere un po’! Quando ti ho trattato male non sapevo
molte cose, e poi comunque potevi parlare, no? Spiegarti meglio! Dovevo
venire a saperlo da Connor che Suede è il tuo idolo? - Zazie attaccò
Lag con un tono sostenuto e sgarbato, Lag così lo guardò meravigliato,
preso in contropiede, senza capire cosa stava dicendo.
Ritrovatosi con quello sguardo
innocente e sorpreso, Zazie arrossì ancora di più e guardò in alto
allargando esagerato le braccia.
- Perché non accetti le mie scuse?
- Gracchiò esasperato, seccato dal fatto che dovesse rendergli così
difficile la questione. Che poi perché mai se ne preoccupava tanto?
Aveva fatto altre missioni in coppia con gente che detestava. Il
silenzio era stato d’oro!
Adesso gli sembrava di non poterlo sopportare, con quel ragazzino.
- Ma io le ho accettate! Connor mi
ha detto che ti dispiaceva e che ti scusavi per il tuo atteggiamento,
che non sapevi la mia storia… sei stato molto carino. - Poi aggiunse
con un sorriso tenero: - Mi ha detto che sei un po’ difficile come
carattere, impacciato coi sentimenti, però sei un bravo ragazzo. - E
così Zazie divenne color pomodoro mentre si irrigidiva e andava avanti
come una scheggia per evitare quel momento eccessivamente sdolcinato.
- Va bene, allora muoviamoci! - Borbottò seccato, odiandosi per aver stupidamente sollevato quella questione.
- Ero pensieroso perché cercavo di capire la strada migliore per arrivare qua e… - Zazie sbuffò.
- La so io, basta che mi segui! -
Lag rimase un po’ spiazzato da quei suoi modi, tuttavia ricordandosi le
parole di Connor sospirò ed aumentò l’andatura.
Niche e Wasiolka dietro di loro controllavano i loro padroni.
- È un bellissimo animale, il tuo
dingo! - Wasiolka alzò la testa e mosse le orecchie orgogliosa del
complimento. Zazie, che adorava il suo dingo, cadde facilmente nella
sua trappola.
- Il più bello ed il più forte! - Rispose fiero affiancando di nuovo Lag il quale sorrise dolcemente.
- Ti piacciono i gatti? - Chiese capendo che anche come modi di fare Zazie era selvatico come un gatto.
Zazie annuì, solo se parlava di quel che gli piaceva era una persona normale.
Lag ci mise poco a capirlo e a prenderlo per il verso giusto.
- Sì, molto! - Esclamò Zazie con un
certo entusiasmo. Poi tossicchiò e si ricompose. - Il tuo dingo invece
è davvero una ragazza maka? - Chiese un po’ per curiosità ed un po’
perché le conversazioni si facevano in quel modo. Il silenzio era
peggio.
- Sì, in realtà non so che razza sia, dicono che abbia a che fare col maka… per me è un’amica preziosa! -
- Niche è il dingo di Lag! - Esclamò Niche convinta e decisa, sentendo che parlavano di lei.
- Non sai niente di lei? - Lag si strinse nelle spalle.
- L’ho incontrata mentre venivo qua per fare l’esame, era un pacco abbandonato in una nicchia e… - Zazie rise.
- Perciò l’hai chiamata Niche? - Lag arrossì e Zazie si trovò a pensare instupidito che fosse molto carino quando arrossiva.
- Sì, non ho molta fantasia, vero? - Si derise da solo imbarazzato. Zazie così smise di ridere e scosse il capo.
- È un nome come un altro. - Lag così si rilassò capendo che Connor aveva avuto ragione su Zazie.
- Connor ha ragione, sei un ragazzo
difficile ma in gamba. - Disse senza rifletterci. Zazie avvampò
totalmente a disagio coi complimenti, specie se fatti così dolcemente,
fece finta di sentire qualche rumore dietro l’angolo.
- Aspetta qua, io e Wasiolka
andiamo a controllare se ci sono gaichu, ho sentito qualcosa! - Lag ci
credette e rimase indietro, mentre lui e la sua pantera correvano
dietro una parete rocciosa.
Poi ci ripensò.
- Ma insomma, mica sono una principessa da proteggere! Anche io sono un Bee! - E così gli corse dietro.
Per fortuna di Zazie si trovarono
effettivamente contro un gaichu che comunque sconfissero in pochissimo,
con un’eccezionale e sorprendente coordinazione.
Per un momento, pensò Lag stordito, pensò che fosse il suo partner da sempre.
Zazie pensò la stessa cosa mentre
si vantava della propria bravura coi gaichu e del fatto che Lag fosse
fortunato ad essere affiancato da lui nella prima missione. Ovviamente
per mascherare l’imbarazzo sia di prima, sia quello provocato
dall’eccitazione di quella coordinazione.
“È un partner eccezionale, in realtà!”
- Però devi imparare a dosare il
cuore o sverrai ogni volta che spari un colpo! - Lo rimproverò brusco,
lieto di aver qualcosa da ridirgli. Troppi complimenti non andavano mai
bene.
Lag, con la testa che gli girava per il colpo eccessivo sparato, annuì e rimase un attimo giù.
- Hai ragione, scusa… è che non so
bene come si fa… - Zazie sospirò e gli andò davanti accucciandosi.
Piegò la testa e lo guardò con quella sua aria selvatica.
Lag alzò lo sguardo e vedendolo in quella posizione, sorrise.
- Sembri un gatto! - Commentò poi.
Zazie arrossì, essere paragonato al suo animale preferito era un bel complimento.
- Ti devi concentrare quando spari,
non devi eccitarti troppo, non caricarti così tanto di entusiasmo. Vai
con troppa foga. Devi essere più distaccato quando spari, se la
situazione non richiede eccessivi sforzi. -
spiegò deviando da quello che per lui era un complimento. Lag si mise a sedere ascoltandolo ed annuì interessato.
- Ok, credo d’aver un po’ capito. -
Disse. Zazie vide il copricapo tutto storto che gli stava in modo buffo
sulla testa, così ridacchiando glielo sistemò.
- Sembri un moccioso! - Lo prese in
giro. Lag arrossì e Zazie tornò a trovarlo carino, per questo si voltò
in fretta e tolse subito le mani dai suoi capelli. - Andiamo! - Disse
poi brusco, sperando di aver ritrovato un po’ di contegno.
“Sembro un idiota! Spero non se ne accorga!”
Pensò arrabbiato con sé stesso perché gli stava piacendo Lag troppo facilmente.
Piacendo, poi, in sensi che nemmeno lui stava comprendendo bene.
Lag rimase male del fatto che non
lo aiutasse ad alzarsi, ma lo fece Niche che lo pulì dalla polvere
perché il suo Lag doveva essere lindo e perfetto in ogni momento.
Zazie scosse il capo e si affrettò ad avanzare, poco dopo Lag e Niche lo seguirono.
Il silenzio durò poco. Lag riprese
con le domande su quello che aveva percepito sembravano essere i gusti
di Zazie, in quel caso i combattimenti, e così il dialogo tornò in un
attimo con una facilità che, trattandosi di uno complicato come Zazie,
era davvero da rimanere sconvolti.