14. NON SI DANNO FALSE SPERANZE


 "Noi popolo combattiamo per la nostra esistenza
non pretendiamo di essere perfetti ma siamo liberi
sognamo i nostri sogni da soli senza nessuna resistenza
svanendo come le stelle che vorremmo essere"
/Oasis - Little by little/

Zazie lo confondeva.
Istintivamente gli piaceva, ma non faceva molto testo perché a lui istintivamente piacevano tutti.
Però aveva certi atteggiamenti che sembravano lo respingessero.
Sapeva bene cosa aveva detto Connor, però ugualmente non lo capiva.
Era scorbutico e tendeva a stare per conto suo, ma se aveva bisogno c’era sempre. Spesso Zazie compariva nei momenti più topici, come per magia. Come se sapesse che Lag aveva bisogno in quel momento.
E per questo suo confonderlo, ovviamente, lo incuriosiva.
- Come è andata oggi? - Chiese Lag gentile, una volta tornato all’Alveare ed averlo incontrato mentre scendeva dall’infermeria con un cerotto sulla faccia.
- E secondo te come è andata? - Disse sgarbato tenendo il cappello in mano e trascinando la giacca. La camicia bianca tutta sporca e fuori dai pantaloni, i bottoni mezzi slacciati.
Lag ci rimase male e nella sua incapacità di mascherare le emozioni, fece un’espressione mortificata. Zazie si morse il labbro e fece una smorfia, poi girò la guancia e gliela mostrò sebbene fosse coperta da un cerotto.
- Sto bene, potevo fare a meno di farmi medicare da quel pazzo, ma Connor ha insistito. - Il tono era sempre un po’ sostenuto, ma meno antipatico di prima.
- Mi dispiace. - Lag non registrò la questione ‘quel pazzo’, rimase concentrato sulla sua ferita.
- Non è mica colpa tua. - Rispose sempre su quel tono, andando avanti.
- No, ma mi dispiace lo stesso. - Replicò seguendolo poiché aveva dato le consegne alla reception.
- Come vuoi. - Rispose andando oltre. Lag stava per arrendersi quando lo vide zoppicare un po’, così si raddrizzò e gli corse ancora dietro.
- Zazie, ma zoppichi! - Zazie sbuffò.
- Oh, è una sciocchezza! -
- Ma se… - Zazie però uscì dall’alveare e così Lag col broncio lo inseguì insieme a Niche e Wasiolka.
- Che c’è ora? - Chiese Zazie sempre seccato vedendo che lo seguiva.
Lag non avrebbe mollato certo ora che aveva visto che zoppicava.
- Vengo a darti una mano! Devi riposare e tenere il piede alto! Se ti lavi la divisa e ti fai da mangiare da solo, non ti riposerai! - Insistette. Zazie replicò che non serviva e che stava bene, ma ovviamente non ci fu verso e alla fine Lag si introdusse da solo nel piccolo appartamento di Zazie dove quattro gattini gli vennero incontro miagolando e facendo le fusa.
Zazie non lo invitò ad entrare, ma non si diede per vinto ed entrò lo stesso.
Appena Niche e Wasiolka misero piede dentro, i gatti andarono da loro ed in breve i sei finirono in un loro mondo.
- Che belli! - Esclamò Lag guardando la scenetta che lo faceva sorridere teneramente. - Come si chiamano? - Zazie lo guardò come se dicesse eresie, mentre faceva volare le scarpe, la borsa da viaggio, la sciarpa, il cappello e la giacca. Lag corse dietro a raccogliere.
- Gatti! - Esclamò finendo anche di togliersi la camicia sporca. Lag recuperò tutto e riordinò, poi lo seguì per la casa disordinata e silenziosa.
- Ma avranno un nome! -
- Non gliel’ho chiesto! - Esclamò Zazie senza scomporsi.
- Certo, perché non parlano! Glielo devi dare tu! - Fu la risposta logica di Lag. Zazie sbuffò e si tolse anche i pantaloni, rimanendo in boxer. Lag arrossì finendo in bagno con lui, si bloccò un momento, poi prese i pantaloni sporchi e la camicia lasciata per terra e, insieme alla giacca, la mise in una cesta con la quale sarebbe andato alla ricerca del necessario per il lavaggio.
- Avanti, lascia perdere… - Disse Zazie.
- Che ne dici di scegliere dei nomi insieme? - Disse con un dolce sorriso, mentre aspettava con la cesta in mano che Zazie finisse di spogliarsi per lavare anche il resto.
Zazie alzò un sopracciglio scettico, per nulla intenzionato a denudarsi del tutto davanti a lui.
- Gatto uno, gatto due, gatto tre, gatto quattro. Adesso esci che finisco di spogliarmi! - Lag fece il broncio.
- E di che ti vergogni? Siamo due ragazzi! Non hai niente che io non ho! - E con questo Zazie alzò gli occhi al cielo e seccato si tolse anche il resto, lanciandoglielo addosso.
- Vuoi anche lavarmi per caso? - Così dicendo aprì l’acqua calda e si infilò dentro. Lag rimase imbambolato, rosso scarlatto, a guardarlo nudo. Impreparato.
- Pensavo di non avere niente in più di te! - Lo scimmiottò Zazie notando il suo fastidioso imbarazzo.
Stare lì completamente nudo non era certo l’ideale, ma l’imbarazzo di Lag cominciava ad essere terapeutico e sicuramente divertente.
Così invece di lanciargli l’acqua per farlo uscire, gli indicò il lavandino.
- Metti ammollo lì la roba con un po’ di detersivo, poi mi arrangio. - Lag si riscosse staccandogli finalmente gli occhi di dosso e senza dire nulla, eseguì ma in aggiunta strofinò le macchie da pantaloni e camicia, limitandosi ad una passata generale sulla giacca.
- Lag, davvero… - Ma Lag, che sembrava per nulla intenzionato dal muoversi da lì, continuò il suo compito ricoprendo la sua voce con altre chiacchiere che non c’entravano nulla.
- Secondo me quello nero ti somiglia! - Disse riferendosi di nuovo ai gatti. - quello nero lo chiamiamo Zazie! - Zazie scosse il capo e finì per ridacchiare.
- Uno di quelli bianchi allora sarà Lag, visto che somiglia a te! - Lag sorrise radioso.
- Che bello, un gatto che si chiama come me! - Zazie ridacchiò imbambolato e finì di sciacquarsi.
- L’altro bianco lo chiamiamo Gauche se vuoi. - Disse con un tono sorprendentemente leggero. Lag lo guardò con le lacrime agli occhi al solo sentirlo e sorrise grato, facendo imbarazzare di nuovo Zazie che si ricordò di essere nudo. Chiuse il rubinetto e si avvolse nell’asciugamano. Lag si dimenticò di Gauche e del gatto e fece scivolare lo sguardo su Zazie che zoppicò fuori cercando di far finta di nulla.
Era una situazione strana, pensarono entrambi.
Lag aveva pensato che fra quasi coetanei non ci dovessero essere problemi nel vedersi nudi, per questo si era imposto di rimanere per aiutarlo e fare quello che gli aveva promesso, ma ora era sempre distratto.
Chissà perché, si disse.
Calò il silenzio e Zazie, imbarazzato ed impacciato, andò in camera e si vestì lasciando che il silenzio continuasse il suo corso.
Lag uscì dal bagno dopo aver steso i panni e lo vide che cercava di fare la cena.
- No, siediti, faccio io! - Corse da lui ai fornelli e lo spinse su una sedia.
- No senti, hai fatto abbastanza, me la sono sempre cavato da solo, perché… - Lag però prese le uova e le aprì sulla padella sul fuoco.
- Chi ti piace a te? Hai un idolo? Così chiami il quarto con quel nome! - Disse Lag tornando al discorso gatti. Ogni volta che fra loro si creava dell’imbarazzo in qualche modo, tirava in ballo i gatti.
Zazie rimase preso in contropiede, così rispose subito senza nemmeno rifletterci.
- Jiggy Pepper! -
Lag lo guardò sorpreso.
- Il signor Jiggy è il tuo idolo? - Chiese incredulo.
Zazie annuì, poi guardò il gatto rimasto, il rossino.
- Il colore è perfetto per lui! -
Lag lo vide sorridere dolcemente, una di quelle sfumature che non gli aveva mai visto. Poi guardò meglio.
“No, ma è proprio arrossito!” E a questo fece quasi bruciare la frittata.
- Lag, vorrei mangiare qualcosa di commestibile e non di cancerogeno! - Esclamò Zazie indicando la padella. Lag allora si riprese, mentre sconvolto realizzava che oltre allo shock per vedere Zazie arrossire nel pensare a Jiggy, aveva anche sentito un certo fastidio.
“Potrei anche dirgli che ho incontrato una persona che dice che Jiggy non è così grandioso come dicono tutti.” Ma poi inciampò guardando Zazie che prendeva in braccio proprio il gatto rosso con un’espressione davvero tenera. Il fastidio aumentò, in contrasto con il senso di tenerezza che gli stava ispirando.
Così decise di lasciar perdere.
“Quando lui ha parlato male di Suede io sono uscito di testa. In realtà non ne so così tanto di Jiggy Pepper, ma sta facendo costruire una cattedrale nella sua città natale, ha fatto un bel gesto.”
Dopo di questo si sedette a mangiare con lui pensando che tanto poi Silvet gli avrebbe fatto la zuppa super schifosa e quindi non avrebbe mangiato niente.
Niche mangiava con loro, al tavolo, mentre Wasiolka aspettava il proprio turno dopo.
- E quindi hai la passione per Jiggy Pepper? - Chiese Lag curioso di saperne di più, senza capire cosa fosse quello strano sentimento.
Zazie arrossì.
- È un gran figo! Voglio diventare come lui! Guida il suo cavallo di ferro e gira il mondo! Non c’è consegna che non gli riesca! - Lag lo guardò un po’ dubbioso sul termine ‘gran figo’ ma decise di non sottolinearlo. Zazie sembrava partito nel parlare di lui, perciò alla fine lasciò perdere.
- Tu invece? Come hai conosciuto Suede? Era una leggenda prima di quello che è successo… - Rimase vago sapendo che Lag era molto suscettibile, così il ragazzino spiegò la storia.
Che era stato consegnato da lui in qualità di pacco postale. Gli aveva salvato la vita.
- Capisco perché non puoi credere alla storia che ha lasciato il lavoro. - Disse serio Zazie, guardando il proprio piatto vuoto.
Lag si strinse nelle spalle.
- Non so cosa gli sia successo, ma lo scoprirò. - Zazie non replicò, trovandolo interessante in quel suo lato deciso e sicuro.
“Più che interessante, intrigante!”
Pensò senza mezzi termini.
I due rimasero lì ancora un po’ a fare conversazione, a parlare di Lag e di Jiggy e di quel che significavano uno per l’altro, senza che Zazie raccontasse la propria storia e che Jiggy l’aveva salvato da piccolo dal gaichu.
Infine Lag si congedò, dicendo che se gli fosse servito qualcosa avrebbe dovuto chiamarlo.
Zazie sorrise malizioso.
- Sembri una moglie premurosa! - Commentò facendolo arrossire. Lag, con Niche a seguito, rimase impalato sulla porta dove Zazie era in piedi per chiudere e salutarlo. Poi la malizia lasciò il posto a qualcosa di semplicemente dolce, piccolo e breve.
- Grazie, comunque. - Zazie gli spettinò i capelli sulla fronte facendogli sentire dei strani e piacevoli brividi. Poi, con quella calda sensazione nel cuore, Lag andò a casa da Silvet.
Felice d’aver aiutato Zazie e legato un pochino di più con lui.
Sperando di poter conoscerlo ancora meglio, assetato di novità al suo riguardo.


- Non sarai mica esaurito? Ti stai facendo visitare come si deve? - Disse Zazie notando un giorno che Lag veniva a lavoro con delle occhiaie profonde ed un’aria sciupatissima.
L’aveva notato immediatamente ed aveva capito cosa poteva avere, specie considerato che aveva capito il tipo. Lag era ancora incapace di dosare bene il proprio cuore.
“Quell’idiota!” Pensò mentre anche Connor si sincerava della cosa. Non fecero in tempo a dire molto che fece il suo ingresso trionfale il dottore dell’Alveare, Thunderland Jr.
Alla sua presenza, al primo piano, affacciato alla balconata delle scale, cominciò a parlare con aria lugubre spiegando che non si doveva usare troppo cuore.
- Suo padre è l’head doctor del laboratorio scientifico mondiale. Sono una famiglia di pervertiti! - Presentò Zazie inorridito ricordando tutte le volte che aveva cercato di spogliarlo con la scusa di vivisezionarlo.
Chiaramente sapeva che non poteva farlo, per cui la sua conclusione era la perversione!
Dopo la presentazione ed una spiegazione ancor più raccapricciante di quello che faceva quell’uomo, ovvero dissezioni per la ricerca scientifica, Zazie si divertì a vedere il viso spaventato di Lag.
Dopo, ovviamente, le cose degenerarono come al solito.
Il dottore aveva preso Steak per dissezionarlo, così Niche aveva attaccato il dottore, soprannominato da Zazie dottor Cadavere. Questi si era chiaramente buttato nella mischia chiamando a raccolta anche Wasiolka.
Se poteva menar le mani, specie contro l’odiato pervertito, non si tirava certo indietro.
Sempre perché era fin troppo ovvio, le cose nelle stanze del dottor cadavere degenerarono fino a che Lag, per contenere Zazie oltre che Niche, che stavano di nuovo esagerando con la foga degli attacchi, dovette intervenire sulla sua testa, dandogli un colpo col taglio della mano.
Solo così Zazie si arrestò dalla sua intenzione di sparare malevolenza a tutto andare per il gusto di ferire il famoso pervertito.
Fu così che alla fine della fiera, Lag riportò la calma e quietò gli animi alquanto agitati di un po’ tutti, ma in particolare del selvatico Zazie.
“Se fosse lui accoppiato con Niche sarebbero terribili!”
Pensò Lag ansimante dopo aver liberato Steak e visto che in realtà il laboratorio del dottore era del tutto normale.
Zazie ci rimase male dall’essere stato impunemente fermato, ma visto che era stato Lag non si vendicò come avrebbe fatto con qualunque altro essere umano vivente. Anche non umano.
Dopo, Lag venne colpito dai ricordi legati a quella stanza, ricordi dove c’entrava il suo obiettivo, la sua ossessione, tutto ciò per cui aveva lavorato e continuava assiduamente.
Gauche Suede era amico del dottore e rivederlo lo riportò in uno stato emotivo di profondo turbamento.
Al suo risveglio stavano tutti bene e si erano calmati, Niche era di nuovo con Steak e per questo buona come un agnellino. E Zazie era con altri gatti che il dottor pervertito aveva osato rubare senza spiegazioni, conquistando così altro nuovo odio da parte sua.
Per questo ora anche Zazie era un cucciolo felice che faceva le fusa coi suoi adorati gatti.
La visione di Zazie coi gatti piacque particolarmente a Lag, tanto che si riprese dallo shock di quella visione del dottore con Gauche.
Fu in quell’occasione che in qualche modo si ridiede una sorta di luce di speranza, una nuova flebile, soffocata luce.
Il dottore sperava di avere una traccia su Gauche e sapendo del forte legame di Lag con lui, decise di mandarlo in missione affidandogli una missiva in un posto dove voleva che il piccolo Bee trovasse tracce di Gauche.
Sentendo cosa il dottore stava chiedendo a Lag, Zazie si fece attento e serio, consapevole fin troppo bene cosa comportava quella richiesta.
Aggrottato, non disse nulla e si limitò ad uscire di nuovo di malumore.
Non disse una sola parola, né a Lag, né a Connor.
Silenzioso se ne tornò per conto suo, alle sue consegne, per nulla intenzionato a saperne qualcosa, come se volesse innalzare un muro.
Profondamente infastidito non tanto dalla nomina di Gauche Suede, quanto da quello che significava mandare Lag in missione alla ricerca di una traccia del suo idolo.
“Non si danno false speranze ad uno che ha così tanto a cuore una situazione tanto disperata. Lag ne uscirà distrutto e nessuno potrà consolarlo! Quel dottore è un idiota!”
Pensò avviandosi verso nuove consegne, solitario e arrabbiato.