16. LA VERA FORZA
"Noi tutti stiamo vivendo in un
sogno, Ma la vita non è ciò che sembra Oh tutto è un casino E tutti
questi dolori che ho visto Mi portano a credere Che tutto è un disastro
Ma voglio sognare Voglio sognare Lasciatemi sognare"
/Dream - Imagine Dragons/
Zazie non sapeva nulla di quello
che era successo poi una volta che si erano separati, ma rimase col
presentimento che Lag avesse bisogno di qualcosa, sentì così la
necessità di vedere come stava.
Rimase un po’ indeciso sul da fare.
Andare a casa sua era troppo, forse, però non poteva rinunciare a
vederlo. Stava bene? Era successo qualcosa?
Quando prima era tornato
all’alveare aveva sentito tutti parlare di Gauche Suede e di un
incontro con Lag. Si era fatto raccontare ed avevano detto che pareva
che Gauche avesse perso i ricordi e lavorasse come marauder,
probabilmente per Reverse, e si faceva chiamare Noir.
“Come starà Lag?”
Si era chiesto uscendo dall’Alveare, capendo che senso aveva avuto la sua sensazione per tutto il viaggio di ritorno.
Era un passo troppo lungo, forse, ma l’idea che quel piccoletto piangesse lo infastidiva, così semplicemente l’aveva fatto.
Era andato da lui.
Silvet era fattibile, si disse.
Poteva vederla anche ogni giorno. Non gli dava troppo fastidio, tutto sommato e così avrebbe fatto.
Da lì in poi, Zazie non avrebbe
saltato un giorno, spesso nemmeno una mattina. Sarebbe venuto lì
sempre, tutte le volte per vedere Lag, tutte le volte possibili ed
oltre.
Zazie sarebbe tornato lì sempre.
- Hai risolto con Niche? - Chiese Zazie accompagnando Lag a casa, dopo che era diventato matto a cercarla in giro per la città.
Lag, stanco ma felice, camminava con Niche attaccata all’altro braccio, di nuovo serena.
Era stato a ringraziare il signor
Gobeni per essersi preso cura momentaneamente di Niche ed in
quell’occasione avevano parlato di Gauche e del fatto che anche lui
veniva a fare manutenzione della sua arma lì.
Infine gli aveva dato un proiettile
lettera. Un particolare proiettile dove dentro andava inserita una
piccola lettera arrotolata, il proiettile messo nella pistola e sparato
al destinatario.
Molto più potente del consueto proiettile del cuore semplice che sugli umani aveva relativo effetto.
Lag l’aveva preso e ci pensava tornando insieme a Zazie e Niche.
- Sì, tutto bene. - Disse tornando a lui.
- E con il signor Suede? - Chiese
impacciato e arrossendo perché era una cosa sentimentale per i suoi
canoni chiedergli di quello che sicuramente l’aveva fatto piangere. Lag
trasalì al suo nome, poi sospirò mentre Zazie lo scrutava apprensivo.
- È stata dura. Molto. - Ammise
finalmente. - Però questo proiettile lettera mi dà la speranza di farlo
tornare un po’ in sé. Voglio riportarlo qua comunque. - Zazie sospirò e
scosse il capo chiedendosi se potesse lasciargli la sua illusione o se
dovesse ridimensionarlo per impedirgli poi di stare troppo male.
Lag si accorse che era contrariato
e ormai, avendo imparato a conoscerlo, lo guardò diretto e gli chiese
cosa avesse, cosa ne pensasse.
- Senti, io ho visto coi miei occhi
gli esiti della mancanza di cuore. Non c’è verso di recuperarlo. Si può
solo morire, dopo. - Lag fece il broncio, rallentò e Zazie l’aspettò.
- Sì, però lui cammina, parla,
respira… lui non è… - Zazie capì che doveva aver saputo dei propri
genitori ed un po’ si sentì in difetto, in qualche modo. In qualche
stupido modo. Come se ora fosse debole ai suoi occhi.
- È vero, forse non ha perso del
tutto il cuore. Forse gli rimane un briciolo minuscolo che gli permette
solo di vivere, ma senza i ricordi non è più Suede. Non… non li
recupererà, non lo sarà più! - Lag a quel punto si fermò e lo guardò
torvo, arrabbiato, di nuovo acceso.
- Non puoi saperlo! Ci proverò in
tutti i modi! Sempre! Se il proiettile lettera non funzionasse gli
sparerò tutto il mio cuore! Lo farò incontrare da Silvet, lo porterò
dal dottore! Non mi arrenderò! Lui è vivo, Zazie! Non è inanimato! -
Insisteva come aveva sempre insistito su tutto. Sul scoprire di Suede,
sul ritrovarlo, sull’indagare, sul vederlo. Alla fine ce la stava
facendo.
Zazie capì d’aver esagerato come sempre così sospirò e gli mise le mani nelle spalle per calmarlo. Lag smise di respirare.
- È solo che non voglio che passi
quello che ho passato io. Quando preparavo ogni giorno una zuppa per i
miei genitori, per quando si sarebbero ripresi. Una zuppa che non hanno
mai mangiato. Voglio che tu capisca perfettamente che a questo mondo
quando perdi una cosa, la perdi per sempre. È brutto, ma è così! - Lag
gli prese le mani dalle spalle e le strinse forte fra le sue, le
lacrime agli occhi, la foga ma non la rabbia. Zazie provò un calore
ubriacante.
- È orribile quello che ti è
successo. E non oso immaginare cosa hai passato. Ma Suede è vivo. Non è
come era una volta, ma è vivo. Non è inanimato. Finché si muoverà e
respirerà e parlerà, io tenterò qualunque cosa. Non mi perdonerei mai
di non aver provato. - Zazie capì che aveva sempre sbagliato tutto.
Aveva sempre pensato che essere
forti significava non provare sentimenti, combattere e non legarsi a
nessuno. Non mostrare debolezze. Debolezze come le emozioni belle,
buone, delicate.
La speranza.
Ma il modo di vivere di Lag, per quanto fosse sicuramente più doloroso e difficile, lo portava ad essere sicuramente più forte.
Tentare qualunque cosa, in
qualunque situazione, nonostante non ci fosse speranza. Provarci
comunque. A costo di rimanere delusi, di ricevere una brutta botta. E
poi rialzarsi e riprovarci la volta dopo.
“Questa è la vera forza.” Pensò sconvolto Zazie, con le mani strette nelle sue.
Infine sorrise in una delle rare
volte che lo faceva, poi si chinò e gli baciò la guancia in modo molto
casto, per i suoi canoni.
- Grazie per essere come sei. - Lag
arrossì violentemente e rimase imbambolato, Zazie così poté sfilare le
mani e con un occhiolino malizioso che gli ridava un po’ di tono, se ne
andò.
Lag si toccò la guancia mentre Niche, stanca, lo tirava da sola verso casa di Silvet.
Qualcosa era successo.
Qualcosa era decisamente successo.
L’incontro con Jiggy fu qualcosa di spirituale, di mistico, da un certo punto di vista.
Un po’ per il modo in cui era
successo, in una di quelle situazioni spiritualmente spossanti e
sconvolgenti dove un gaichu gli aveva quasi rubato l’identità, fino al
flash dei suoi veri ricordi, della sua vera persona. Il primo che gli
era tornato a riportarlo alla realtà, era stato su Zazie.
Jiggy arrivò a salvare Lag in quel
frangente, abbatté il gaichu in questione e lo caricò nel cavallo di
ferro riportandolo a casa. In quell’occasione parlarono di quanto
successo, dell’avventura appena vissuta e della morte di Lag scampata
per un pelo. Si era trovato risucchiato in una falsa realtà per colpa
dei sentimenti troppo negativi.
Jiggy per cui spiegando quanto accaduto, finì anche per rimproverarlo un po’.
Aggiungendo anche cose che
colpirono Lag, poiché l’idea che dava il signor Jiggy Pepper era uno
che non si interessava a niente e nessuno, eppure era venuto a salvarlo
e gli aveva poi detto cose particolari.
Colpito. Come se avesse percepito
qualcosa, dietro quel discorso. Lo stato d’animo stesso di Jiggy,
qualcosa serrato dietro a mille muri di cemento armato. Un animo
inaccessibile, un cuore nascosto.
La prima cosa che venne in mente a
Lag fu Zazie. Si emozionò come se fosse stato lui, poi capì la sua
ossessione per quel ragazzo. Un’ossessione che l’aveva ingelosito
inspiegabilmente, ma che ora capiva.
Jiggy aveva una specie di aura
intorno. Forse perché allontanava tutti e per questo risultava
attraente nei modi, nel tipo che era, nel fare.
- Da quanto ho visto deduco che tu
abbia il potere di percepire il cuore immesso negli oggetti, ma… finire
suo prigioniero è saltato debolezza. -
Lag amareggiato non trovò più il
coraggio di guardarlo ed annuì con una sensazione di deja vu. Zazie
aveva quel modo di pensare.
“Buffo che non si conoscano e non si siano mai incontrati, visto che la pensano uguale sull’essere forti!”
Lag si scusò e si giustificò
dicendo che entrando in quella torre e leggendo le lettere di un uomo
anziano, morto lì dentro, aveva assorbito il suo risentimento ed aveva
perso la memoria per un momento, vivendo la realtà che quell’uomo
voleva vivesse. Tuttavia, pur in quella situazione negativa, quell’uomo
era stato gentile con Lag e l’aveva riempito di una nostalgia che finì
col farlo piangere nel fargliene parlare a Jiggy.
- Le lettere incarnano il cuore che
le persone vi infondono. Però può trattarsi di sentimenti a senso
unico. E non è detto che siano benevoli nei confronti del destinatario.
Diventa un Bee dal cuore forte che non si lascia condizionare né dalle
buone né dalle cattive intenzioni altrui. -
Disse Jiggy a quel punto senza fare
una piega davanti alle sue lacrime ed al suo dispiacere per quel che il
vecchio aveva passato.
Lag era troppo emotivo, tutto l’opposto suo.
Jiggy non mostrò compassione, lo rimproverò e gli disse che la forza era estraniarsi dai sentimenti.
Quello di cui era convinto Zazie
Lag pianse, pianse anche una volta salito sul suo mezzo con lui, con Niche dietro di loro.
Dopo un po’ si calmò e ci ripensò.
Percepiva qualcosa dal signor Jiggy. Come la voglia di dire qualcosa, qualcosa che però l’avrebbe reso debole, sentimentale.
In un secondo momento ci ripensò e
capì che dare consigli su come migliorare, per uno così freddo e
scostante, non era molto comune.
Però con lui l’aveva fatto, quasi l’avesse a cuore nonostante non si fossero mai conosciuti prima.
Dopo un po’, col vento che lo
carezzava strappandogli via ogni pensiero ed emozione, Lag alzò la
testa e vide il cielo che sfuggiva alla vista, grazie alla velocità del
cavallo di ferro.
Le sciarpe che volavano alte dietro di loro. Le braccia di Lag intorno alla vita di Jiggy.
Così, col cuore stranamente più
leggero, guardò le cose da un’altra prospettiva e si scusò,
ringraziando la premura del signor Jiggy. Dicendo che aveva imparato
qualcosa di nuovo sulle lettere.
A quel punto avvenne il secondo
miracolo che diede conferma che dietro quel muro di cemento armato, o
di ghiaccio allo stato puro, c’era un cuore palpitante come quello che
avevano tutti.
- Anch’io volevo incontrarti. -
- Eh? - Chiese Lag convinto d’aver capito male.
- Mi è arrivata un lettera dai miei fratellastri nella città di Kyrie… -
- Eh? Da Neri? - Chiese stupito
Lag. Neri era una ragazza che aveva incontrato Lag prima di diventare
Bee, aveva avuto una disavventura con lei, ma l’aveva aiutata a fare
emotivamente pace con Jiggy. La prima volta che aveva sentito parlare
di lui.
- Sì, ti sono grato Lag Seeng. Hai
salvato mia sorella.. Non lo dimenticheremo mai. - Disse arrivato alle
porte della città dove viveva Lag con Silvet.
Jiggy si fermò permettendogli di scendere, mentre Lag rimaneva smarrito davanti alla sua gentilezza e gratitudine.
A bocca aperta lo vide infine
girare per andarsene, alzare le dita in segno di saluto e con un
piccolo sorrisino e la cicatrice ben visibile alle luci della città,
mormorò:
- Incontriamoci ancora, Lag. - Infine Jiggy se ne andò col vento ed il rombo del cavallo di ferro.
Lag rimase fermo a guardare la scia luminosa del suo mezzo, incantato, ammaliato.
Sebbene inizialmente gli avesse
fatto un’impressione strana, una bella persona ma sulle sue ed
indifferente a tutto, adesso si era ricreduto.
Aveva qualcosa, aveva qualcosa di grande dentro di sé.
E capiva come Zazie si era potuto infatuare di lui, nonostante la cosa gli creasse fastidio per qualche motivo.
“È davvero un gran figo!” Si disse
ripetendo le tipiche parole di Zazie. “Sarà gelosissimo ed invidioso
quando glielo dirò!” E con l’intenzione di fargli gola, corse a casa di
Silvet sperando di trovarlo lì come ogni giorno da un po’ di tempo.
Felice della prospettiva di rivederlo così tanto, sempre di più, come se ormai fosse parte della famiglia. Parte di sé.
Zazie andò ovviamente fuori di
testa. Ed ovviamente era da Silvet ad aspettare l’arrivo di Lag,
insieme a Connor. Ormai facevano tappa fissa.
Appena Lag arrivò disse con gli occhi che brillavano:
- Zazie non ci crederai mai chi ho incontrato! -
Zazie, che stava mangiando evitando con cura la zuppa super schifosa di Silvet, disse disinteressato:
- E chi sarà mai, un moccioso
piagnucolone come te? - Lag con aria tronfia che solitamente non aveva
mai, sapendo di suscitare una grande invidia in Zazie, si avvicinò a
lui ed imitando la sua espressione da ‘gran figo’ come la definiva
Zazie, disse abbassando il tono della voce:
- Il signor Jiggy Pepper in
persona! - Zazie che stava masticando un boccone, aprì la bocca e
lasciò uscire tutto il contenuto che si rovesciò sul piatto facendo una
figura alquanto obbrobriosa!
Si dimenticò di masticare ed
ingoiare ed anche respirare. Divenne un ciocco di legno, rosso acceso,
con gli occhi fuori dalle orbite. Lag si mise a ridere tutto felice
d’averlo colpito, così iniziò a togliersi un po’ la divisa e si aprì i
primi bottoni della camicia, sedendosi infine a tavola per mangiare
anche lui.
Connor continuò ad ingurgitare, al
contrario di Zazie che smise completamente per riempire di domande Lag
su cosa era successo, cosa aveva fatto, come era stato, cosa aveva
detto, come aveva respirato, come si era mosso.
Lag raccontò mangiando fino al
‘Fammi vedere!’ di Zazie, che ordinò a Connor di impersonare il
‘cavallo di ferro’ di Jiggy su cui mise Lag sopra, a cavallino.
Lag, ridendo, fu felice di ripetere la scena del saluto, con le due dita alte e l’aria da bel tenebroso.
- Incontriamoci ancora Lag! - Zazie
gridò come una ragazzina innamorata, una groupie, Connor rimase a fare
da cavallo a Lag e Lag rimase lì sopra a ridere spensierato, divertito
e felice d’aver provocato tale reazione in Zazie che, comunque, era
tutta per un altro individuo e non per lui.
Avevano fatto gli scemi per tutta
la serata, poi Connor era andato a casa sua dopo aver fatto il cavallo
di Lag, mentre Niche e Silvet erano andate a dormire a loro volta.
Zazie troppo eccitato per andare a
dormire, aveva obbligato Lag a rimanere ancora lì a parlargli di Jiggy,
fin tanto che Lag, facendo il serio, gli aveva chiesto come mai aveva
quella fissa per lui.
- Seriamente, dico. Capisco la cosa
del ‘figo’ eccetera, ma la tua è un’adorazione particolare… - Lag
voleva capire, un po’ perché era davvero geloso nonostante capisse che
l’adorazione di Zazie per Jiggy non toglieva niente alla loro amicizia,
un po’ perché era una cosa che per Zazie era importante e quindi la
voleva conoscere meglio.
I due erano rimasti per terra dopo
aver fatto a ripetizione la scena del saluto, erano appoggiati alla
parete con la schiena e Zazie con un sorriso che si spegneva, un po’
malinconico, si strinse nelle spalle guardando in basso. Lag, accanto a
lui, lo scrutò. Era scarmigliato e spettinato, molto a suo agio. Era
contento che rimanesse lì e che si sentisse a suo agio in quel modo. Ed
era contento che venisse ogni giorno ed ogni mattina.
- Mi ha salvato lui. Il gaichu
stava per prendere anche me con i miei genitori. Lui è arrivato ed è
riuscito a far sì che se ne andasse. Purtroppo per i miei non c’era
niente da fare. Jiggy ha cercato di uccidere il gaichu, ma l’ha solo
ferito gravemente ed è scappato. Era bello grosso e forte. Purtroppo è
scappato per rigenerarsi e lui, che era solo, non ha potuto fare molto
di più. Ma mi ha salvato. - Lag rimase colpito, non respirava nemmeno.
Non aveva mai saputo niente di
quella storia, Zazie gli aveva raccontato poco e niente, mai dei
genitori in particolare, del momento in cui il gaichu l’aveva derubato
dei suoi.
Rimase di sasso nell’apprendere che era stato Jiggy a salvarlo.
- Proprio come Suede ha salvato me… - Disse fra sé e sé, a fior di labbra, abbassando lo sguardo.
Cominciava a sentirsi stupido della
gelosia che provava per quell’adorazione che Zazie aveva per Jiggy. Era
come se Zazie lo fosse di lui e Suede.
- Ho pochi ricordi di quel giorno,
ero sotto shock. So che mi sono appeso al suo collo e mi sono ripreso
quando mi ha lasciato a casa. I miei erano stesi nei letti, immobili,
dei vegetali. Mi avevano cercato di spiegare che non sarebbero tornati,
ma io mi concentrai su Jiggy e sulle sue parole. Più che lui, che ero
piccolo, mi sono rimaste impresse le sue parole, la sua voce bassa e
profonda. Era ferma, forte. Ha detto di diventare forte anche per loro,
di trovare uno scopo e non arrendermi mai, di lottare a tutti i costi e
stringere i denti, che le cose belle ci sono, un giorno le troverò.
Devo lottare per trovarle. -
Lag rimase colpito da quella storia
e da quel discorso, non avrebbe mai immaginato che Jiggy potesse dire
cose del genere, di incoraggiamento, ma anche positive.
- Non sembra positivo e felice. In
effetti è molto enigmatico. Non… non si mostra mai. Fa quello che deve,
aiuta, ma poi è distante, freddo. È come se ci fosse un muro fra lui e
gli altri. - Disse Lag condividendo le sue impressioni.
Zazie l’ascoltò curioso.
- Hai detto che hai conosciuto la
sua sorellastra, Neri? - Lag annuì e spiegò le circostanze, Zazie
ascoltò bevendo ogni parola, arrossendo nel finale.
- E così ha una sorellastra ed un
fratellastro… si è occupato di loro finché era lì, poi è andato a fare
il lavoro più retribuito e pericoloso per avere i soldi per dare una
casa, un rifugio, una speranza, un lavoro a loro… è un grande. Vedi la
concezione di aiuto di cui parla? Dare la possibilità agli altri di
essere forti, di sopravvivere da soli, di farcela da soli. È così che
si deve fare. Sei forte se ce la fai da solo. - Lag ricordò le parole
di Jiggy sulla moto.
- Ha detto una cosa simile. Che
devo diventare forte senza farmi più coinvolgere dai sentimenti
positivi e negativi delle lettere e delle esperienze che incontro
lavorando. Praticamente di tenere fuori i sentimenti. Così si diventa
forti. - Zazie annuì con un sorriso, arrossendo per aver avuto una
visione così simile alla sua. Lag fece il broncio infastidito del suo
rossore, della sua dedizione.
- Ma per me non è vero. - Zazie così tornò alla realtà e lo guardò.
- Certo che è vero! Te l’ho detto!
Non vivere con la speranza di salvare tutti, non farti coinvolgere così
tanto! Potrebbe andare male e poi come la supereresti? Io ho visto cosa
succede a chi è senza cuore. - Ribatté duramente Zazie. Lag sospirò e
si girò verso di lui, gli prese la mano con trasporto, mentre si faceva
di nuovo investire dai mille sentimenti che provava. Gli occhi lucidi,
ma l’aria risoluta e convinta.
- I sentimenti ti rendono più
forte, Zazie! Senza forse non soffrirai, ma non soffrire non significa
essere forti! Sei solo più povero! Sono i sentimenti che ti rendono
umano, è il cuore che ti rende umano, vivo. Svuotarlo di sentimenti non
ti rafforza. - Zazie rimase smarrito, specie dalla mano che stringeva
la sua e dal trasporto del suo dolce viso a poca distanza del proprio.
- Io non lo so, sai. Ho vissuto
allontanando tutti e fidandomi di pochi. E sono diventato forte. Supero
gli ostacoli grazie al mio odio, i proiettili contengono il mio dolore.
Cosa sarei senza? - Lag si fece più vicino, con foga.
- Appunto! Sono i sentimenti che ti rendono forte! -
- Ma sono sentimenti negativi, tu parli di tutto quello che porta un’emozione! - Lag insistette:
- Te l’ha detto Jiggy! Il bello
esiste! Cercalo! - Zazie non sapeva più cosa pensare, aveva paura che
se si fosse aperto troppo alla vita, ai sentimenti e alle persone, poi
avrebbe solo sofferto e si sarebbe indebolito.
- Io non odio, non riesco ad
odiare, e forse è vero che non sono abbastanza forte, però non mi
arrendo e vado avanti per la mia strada! A tutti i costi. Coi miei
sentimenti. - Zazie fece un’aria smarrita, poi un sorriso strano e
mettendo la mano sulla sua guancia, lo carezzò.
- Tu ami così tanto che un giorno
starai così male che non ce la farai a rialzarti. Ma a quel punto sarò
lì per te. - Infine gli baciò l’angolo della bocca, seguendo
quell’impulso indomabile. Positivo. Bello.
“Le cose belle esistono davvero. Ed
ora che ne ho trovata una, che dovrei fare, Jiggy? L’accetto nella mia
vita o la escludo? Sarebbe debolezza?”
Lag rimase esterrefatto dal gesto,
avvampò e si beò di quel calore immediato che lo fece sentire carico di
un’energia strabiliante.
- Però non voglio che cambi mai. -
con questo Zazie si alzò e gli diede la buonanotte, lasciandolo
imbambolato sul pavimento a guardarlo.
Era una scelta di vita, era una
cosa complicata. Avere un sistema che funzionava, che un giorno veniva
rivoluzionato. Cosa fare? Adeguarsi, cambiare, oppure rimanere fedele
ai propri modi?
Zazie non sapeva proprio cosa fare,
ma non aveva idea che presto avrebbe semplicemente agito, senza più
chiederselo. Seguendo semplicemente il proprio istinto. Né più né meno.