20. CON TUTTI NOI STESSI
Le sue lacrime non si sarebbero mai fermate se non si fosse chinato
Zazie e, prendendogli il viso fra le mani, non l’avesse baciato.
Zazie fermò le sue lacrime, quel giorno come molti altri aveva fatto a modo suo.
Con le labbra, bruscamente e poi via via sempre più dolcemente, sulle
sue guance bagnate e salate e poi sul suo orecchio dove mormorò con gli
occhi chiusi e voce sfinita, rotta di preoccupazione.
- Sono così felice che stai bene. - Perché poi il resto era in secondo piano.
Lag aprì la bocca sorpreso, il calore esplose e smise di piangere, gli occhi rimasero bagnati, ma le lacrime non scesero più.
Così Zazie approfittò e gliele chiuse con le proprie in un bacio casto.
Lag arrossì ma si lasciò fare mettendogli le mani sulle braccia,
tenendolo a sé, traendo da lui la forza per rialzarsi ed andare ancora
avanti.
Chiuse gli occhi sorpreso e felice, felice di essere lì con lui che
aveva sempre creduto nelle sue capacità nonostante tutto. Si abbandonò
con trasporto ad un bacio a cui da lì in poi si sarebbe sempre più
abituato, eppure sempre con la sua caratteristica innocenza, sempre,
sarebbe arrossito un po’.
Zazie gli prese il viso fra le mani, sorrise e lo guardò felice.
- Sapevo che ce l’avresti fatta. - Lag si ricordò della paura nel separarsi da lui.
- Pensavo sarebbe stata l’ultima volta che ti avrei rivisto. -
Zazie sorrise e gli schiacciò la punta del naso con il dito.
- E dire che di solito sei tu quello positivo convinto che ce la
facciamo sempre! - Zazie aveva quel modo di risollevarlo e girare le
cose. Anche quelle che l’angosciavano. Zazie arrivava e lo prendeva in
giro e tutto assumeva un tono leggero, sopportabile, diverso.
Se aveva dei dubbi, Zazie glieli toglieva.
Se stava male, Zazie lo faceva sorridere.
Se non sapeva cosa fare, Zazie sì.
- Non avrei mai fatto niente senza di te! - Disse seguendo quel
pensiero, rimanendo seduto a terra accanto ad un Gauche che continuava
a dormire. Zazie rise e gli spettinò i capelli.
- Sei tu quello che ha staccato un’ala al cabernet! Io non l’ho nemmeno
scalfito! - Solitamente Zazie si auto celebrava per alleggerire le
situazioni, ma in quel caso con Lag non lo poteva fare.
- No dico davvero. Se non mi avessi ridato il proiettile lettera… è
stato grazie a quello che Gauche è tornato in sé in quel breve istante.
Io non avrei saputo che fare… e poi sempre, ogni volta che io mi perdo,
dubito, mi scoraggio arrivi tu e mi dai un pugno in testa e mi dici di
non pensare e di farlo e basta! Quante volte mi hai incoraggiato? Se
non ci fossi stato tu, tutte quelle volte, io… - Zazie decise di
sdrammatizzare sorridendo trionfante.
- Ebbene lo so, sono vitale. L’ho sempre detto! - Lag si rilassò e smise di sentirsi in procinto di piangere di continuo.
- Grazie di esserci. - Disse poi dolcemente. Zazie gli fece l’occhiolino e lo baciò di nuovo.
- Di niente. - Rispose per chiudere quel discorso imbarazzante.
Lag gli prese il viso con le mani e lo fermò lì avanti a lui ad un soffio dalle labbra. Zazie sospese il respiro.
- Ti voglio bene, Zazie. Ti voglio bene in un modo che non so nemmeno definire. - Zazie, piano, aggiunse.
- Come… come lo vuoi a Gauche e Silvet? - Lag ci pensò, poi deciso scosse il capo.
- È diverso. È un bene grande per tutti, ma… ma gli altri non mi piace
quando mi baciano. - Con questo arrossì ed abbassò gli occhi
lasciandogli il viso. Zazie morì di tenerezza ed esplose nel sentirlo e
nel vederlo così timido e spontaneo.
Era così per lui.
- Allora sarà meglio che lo rifaccio… - Disse basso avvicinando il
viso, chinandolo di lato fino a che i loro occhi tornarono ad
incontrarsi, le labbra le une sulle altre. I fiati trattenuti. - Le
cose belle si devono fare tante volte, no? - Disse malizioso. Lag
arrossì e chiuse gli occhi abbandonandosi a quel bacio che voleva, come
aveva voluto gli altri che erano arrivati in contropiede ed
inaspettatamente.
Eppure naturali come una favola, come se fosse l’unica cosa giusta da fare.
Si baciarono e Zazie fu più audace delle altre volte, gli diede un
bacio vero, uno di quelli che fermò il tempo per un momento togliendo
ogni dubbio su quel che provava uno per l’altro.
Quel volersi bene, andava decisamente oltre. Molto oltre. E lo sarebbe andato ancora di gran lunga.
Connor si rimise in piedi ed andò con Sunny a Lament sperando che la
ragazza si riprendesse. Invece Zazie e Lag salirono sulla carrozza con
Gauche ancora svenuto. La carrozza faceva tappa a Pierce, una città
vicino. Lì Zazie sarebbe sceso per cercare il gaichu, mentre Lag e
Gauche sarebbero andati all’Alveare.
Nella carrozza i due rimasero ancora soli, seduti sulla panca di legno.
Zazie amava i gatti, ma non era tipo da troppe coccole, non era una
persona fisica nel senso appiccicosa. Però era entusiasta e rumorosa
quando c’erano occasioni particolari. Come ad esempio entrare in azione
per i gaichu, in quei casi si esaltava un sacco. Oppure quando rivedeva
Lag dopo un po’.
- Vorrei tornare con te all’Alveare, ma è più importante dare il colpo di grazia al gaichu finché è ferito. -
- Sono preoccupato che ci vai da solo. - Disse infatti Lag col broncio.
Zazie ridacchiò schernendolo, colpendolo col piede che aveva alzato
sulla panca in una posa comoda e scomposta.
- Adesso che so che bisogna colpirlo alla base delle ali è diverso!
Vedrai che non avrò problemi! - Per lui era più importante mettere al
sicuro Lag, questo significava anche finire la minaccia numero uno, il
gaichu.
- Però non esagerare, se vedi che è troppo difficile torna indietro a
cercare aiuto! - Insistette Lag. Zazie rise mettendosi le mani dietro
la nuca.
- Promesso. - Lag si sentì meglio, mentre i due si guardavano felici che quello non fosse stato l’ultimo sguardo.
Non avrebbero mai dimenticato i sentimenti provati in quei momenti.
- Sai… ho avuto paura. Ce l’ho tutte le volte che ci separiamo. E se non ti rivedo? Come si fa? - Chiese smarrito Lag.
Lag sembrava forte perché andava sempre avanti e tentava il tutto per
tutto, ma la verità era che esitava e dubitava molte volte. A
spronarlo, tutte le volte era sempre Zazie, il quale senza il minimo
dubbio gli dava le risposte che lo tiravano su rafforzandolo davvero.
Zazie infatti si protese verso di lui, mise giù il piede e con aria
decisa gli carezzò il viso con un dito, sorridendo sicuro di sé.
- Per questo si vive il presente senza pensare al futuro e a cosa sarà
o non sarà. Si vive con tutte le forze possibile il momento, battendosi
ora, come se domani non ci fosse. - Lag rimase colpito da questa sua
filosofia di vita, qualcosa che non gli aveva mai sentito.
Però era vero, si disse rilassandosi.
Non poteva pensare sempre a cosa sarebbe stato, bisognava avere fede
nel presente, vivere quello che c’era lì. Lag gli prese la mano e
annullò la piccola distanza dandogli un dolce bacio, il primo di sua
iniziativa.
Zazie, sorpreso, lo subì di buon grado e lo guardò felice di vederlo così meglio rispetto ad altre volte.
Zazie si appoggiò con la schiena alla carrozza allungando le gambe sul
sedile, Lag si girò verso Gauche di nuovo e sospirando si lasciò andare
giù steso, con la testa sulle gambe di Zazie che gli fece posto. Si
appollaiò sul suo grembo come uno dei gattini che cercavano coccole.
Zazie sorrise sorpreso, impacciato con i contatti così teneri, ma suo
malgrado gli carezzò la testa sistemandogli i capelli bianchi sulla
fronte.
- Sai, dai ricordi raccolti nelle mie ricerche, ho visto che Gauche e
la signorina Aria dovevano avere una relazione. O meglio lei ne era
innamorata, non so se lui la ricambiava. Però… pensavo… cosa deve
essere per lei o per chiunque fosse nel suo cuore, vedere che chi ami
ti ha dimenticato e lasciato così? L’ho sempre vista forte e sicura,
però chiaramente penso che soffra, ha un cuore gentile. - Zazie alzò le
spalle.
- La signorina Aria con Gauche? - Fece quasi scettico.
- Perché no? - Chiese Lag capendo che non ci credeva. Zazie alzò le spalle.
- Non so, una sensazione. - Lag sorrise, di solito avevano motivo di esserci.
- Però anche se stava con qualcun altro… beh, lui se ne è andato, ha
dimenticato tutto e tutti. Anche Silvet, per esempio. Fanno tutti i
forti, non ci pensano, vanno avanti sperando di rivederlo e che tutto
torni come prima… ed ora una speranza c’è, ma… cosa deve essere per chi
lo amava? - Zazie capì dove voleva andare a parare e continuò a
carezzarlo con la dolcezza inattesa che nessuno poteva vedere in lui se
non Lag.
- Stai pensando se succedesse a noi? -
Silenzio.
- Dopotutto potrebbe succedere. Quel gaichu, prima… ci era quasi
riuscito e quando tu mi hai detto di prendere Gauche e tornare
all’Alveare… - La sua voce si ruppe di nuovo e Zazie lo sollevò da sé
fino a farsi guardare in viso, con la sua solita aria sicura e decisa,
un sorriso incrollabile. Lag si sentì subito meglio.
- Rimarranno i ricordi in chi che non perde il cuore. Chi siamo rimarrà
vivo nell’altro. Quel che proviamo, lo vivrà l’altro per entrambi. E
anche se non dovesse più esserci speranza, vivremo ricordando quel che
avevamo, perché l’abbiamo vissuto a pieno, senza risparmiarci nulla,
senza rimpianti. - Zazie diede molta forza alle sue parole e Lag tornò
a stare meglio, come sempre. Sorrise in quella posizione a gattoni che
gli faceva vincere di nuovo il soprannome di ‘Bella gattina’ che gli
aveva dato Zazie.
- I sentimenti non muoiono. Anche se li dimentichiamo, una volta che
sono esistiti, in qualche modo, in qualcuno, in qualcosa esisteranno
sempre. - Aggiunse Lag riprendendosi. Zazie sorrise e gli rubò le
labbra di nuovo, come a suggellare quella specie di promessa che fece
anche a voce.
- Prometto che se dovessi perderlo tu il cuore… farò quello che stai
facendo tu per Gauche. Tenterò qualunque cosa. E mi aggrapperò a quello
che abbiamo ora, che vivremo con tutti noi stessi. -
Lag, con dolcezza:
- Con tutti noi stessi. - Promise a sua volta.
Una promessa come un eco che si agganciò ad un’altra.
L’eco del tempo che corse a rotta di collo all’indietro, intrecciandosi
in altri due destini simili, tristi, forse senza speranza o forse con
una luce che si era appena riaccesa.
Quell’eco risuonò a loro insaputa, mentre il vento riportò a Jiggy una sensazione strana, senza motivo.
Come se quel giorno, tornando all’Alveare, l’avrebbe rivisto.
Poi una fitta fastidiosa che ricacciò oltre il proprio muro di gelo.
Gauche non c’era più.
Lag tornò a guardare Gauche che dormiva, poi tornò ad appoggiarsi su
Zazie sospirando, scaldandosi in quel torpore interiore che lo stava
ricaricando lentamente, dolcemente.
L’eco tornò.
Le promesse a volte si spezzavano, ma a volte si potevano mantenere.