22. INNOCENTE E PURO



"Avanti ora prova a capire Il modo in cui mi sento Quando sono nelle tue mani Prendi la mia mano vieni al riparo Loro non possono ferirti adesso Perché la notte appartiene agli amanti Perché la notte appartiene al desiderio Perché la notte appartiene agli amanti Perché la notte appartiene a noi"
/Because the night - Patty Smith/

- Senti Zazie… ma ti dà fastidio se mi preoccupo di Gauche, se mi prendo cura di lui come posso? - Tornò sull’argomento di cui poi non avevano parlato e Zazie sospirò capendo che non poteva scapparne. Le sue mani sul petto di Lag continuavano a carezzarlo, mentre le gambe rimanevano agganciate intorno alle sue, come bloccandolo.
Il broncio.
- No, non mi dà fastidio… è solo… beh, vorrei essere io il centro di tutti i tuoi pensieri, invece è il signor Gauche. Tutto lì. -
Lag si aggrottò.
- In altre parole sei geloso! - Zazie saltò subito su raddrizzando la testa, ma non lo mollò ovviamente.
 - E anche tu lo sei del signor Jiggy! - Replicò come per non mettersi da solo in una posizione scomoda.
Lag avvampò poi sospirò ammettendolo.
- Siamo gelosi. - Zazie si calmò di nuovo e le mani cominciarono a scendere furbe, il più giovane continuò il proprio discorso. - È una cosa bella? Vuol dire che ci vogliamo tanto bene… pensiamo sempre uno all’altro, oltre che… al signor Jiggy e a Gauche… - Espresse il pensiero ad alta voce, mentre Zazie finiva con la mano sulla sua pancia liscia, sotto la canottiera intima. Lag sospirò di sorpresa e piacere ai brividi che gli trasmetteva, mentre con le labbra Zazie andò a parlargli all’orecchio, scivolando sul collo, sfiorandoglielo come se lo carezzasse. Lag si immobilizzò, pieno di scariche elettriche.
- Cosa provi per Gauche? - Chiese in un sussurro.
Lag trovava difficile rispondergli con la sua bocca e la sua mano che gli facevano quelle cose che non aveva mai provato.
- Mi ha salvato la vita da piccolo. Quando gli uomini cattivi sono venuti a prendere la mia mamma per portarla alla capitale, sono rimasto solo. Lui è arrivato, mi ha preso e mi ha portato dalla zia Sabrina che mi ha cresciuto come un figlio finché non sono diventato Bee e sono venuto qua. Gauche mi ha salvato la vita, mi ha fatto capire cosa volevo diventare. Lui. Ero una lettera, per lui, ma ha rischiato la vita per me, l’avrebbe data e solo per consegnarmi. Perché ero il cuore di qualcuno, il cuore della mia mamma. Mi ha insegnato come bisogna essere. Forti e gentili. Se sono quello che sono lo devo a lui, quando ho dei dubbi penso a cosa farebbe Gauche. - Zazie non era meno geloso, però poteva capire meglio il suo sentimento perché era uguale a quello che nutriva lui per Jiggy.
- Anche per me è una cosa simile. Jiggy… non ricordo molto di lui, ricordo il suo nome e la sua voce che mi diceva di diventare forte da solo, senza nessuno. E di cercare le cose belle nella vita, di non arrendermi a nessun costo. Fissare l’obiettivo e vivere per quello. Senza di lui non so, forse sarei rimasto a piangermi addosso. Perdere i miei in quel modo è stata dura, ha dato il via ad una serie di situazioni brutte, non è stato facile e… beh, quando pensavo a chi volevo diventare, pensavo Jiggy Pepper. Perché lui è forte e combatte i gaichu. -
Lag fece il broncio.
- Però tu arrossisci quando si parla di lui… e dici che è figo e… - Zazie rise contro il suo collo, baciandolo, mentre la mano andò giù sotto i suoi pantaloncini.
- Ma che carino che sei così geloso! Guarda che per me ci sei solo tu! - Disse facendo squittire Lag per l’intraprendenza improvvisa.
- Zazie! Ma che fai!? - Disse stridulo cercando di fermare la sua mano che faceva festa da solo.
Zazie ridendo non si fermò.
- Ti dimostro che per me sei l’unico! L’unico che amo alla follia e che voglio sempre per me! - Rispose con il suo tipico fare possessivo.
Lag tentò di opporsi, imbarazzatissimo, però alla fine l’insistenza di Zazie vinse grazie al piacere inevitabile che scaturì da quei gesti intimi.
Lentamente si arrese, lasciandolo fare. Mentre sempre rosso in viso, chiudeva gli occhi e si abbandonava a quelle sensazioni incredibili e nuove.
Il piacere esplose con il suo occhio di pietra spirituale che iniziò a brillare rosso vivo nella stanza. Questo bloccò immediatamente Zazie che pensò di vederlo esplodere in mille stelline luminose.
Lag ebbe il suo primo orgasmo, ma Zazie si spaventò rimanendo a secco del medesimo piacere.
In quel momento ebbe una strana impressione.
“Sembra come una pistola sparacuore sempre in procinto di caricarsi ed attivarsi. Se prova qualcosa di troppo forte, quell’affare nell’occhio si attiva. E se non si dovesse fermare? Se non dovesse più calmarsi? Quella pietra cosa farebbe? Cosa succederebbe? Un conto è se si attiva con la pistola in mano, la pistola spara. Ma quando si attiva senza alcuno strumento, che fa poi? Prima quando si combatteva contro il cabernet e contro Gauche e Lode… lui si è illuminato tutto in questo modo, la sua pietra nell’occhio ha iniziato a fare questa cosa… ha assorbito il colpo ricevuto, ha annullato il proiettile… ma cosa significa? Devo preoccuparmi per lui?”
Zazie iniziò a realizzare che in Lag c’era davvero molto più di quello che appariva.
Non disse nulla, sorrise malizioso, se lo girò posizionandolo supino e guardandolo con la testa appoggiata al braccio piegato accanto a lui, gli carezzò sicuro di sé il viso controllando che l’occhio fosse tornato a posto.
- Convinto? - Lag lo guardò smarrito.
- Eh? -
- Mi dicevi perché arrossisco col signor Jiggy… pensi ancora che mi piaccia più di te? - Lag si morse il labbro, non sapendo come gestire quelle cose da grandi.
- Beh io ora… sono confuso… non ho mai provato cose simile e… - Zazie rise e gli baciò la guancia accoccolandosi accanto a lui.
- Non ti chiederò di ricambiare se non ti va. Voglio che tu faccia quello che ti senti. E non andrò oltre finché non ti sentirai pronto. Sei così innocente e pure che forse è sbagliato sporcarti, no? - Lo disse senza avere idea di averlo pensato, ma poi realizzò che era vero.
Innocente e puro.
Era questo Lag, forse era questo che lo bloccava e che lo faceva esplodere di luce in certi momenti. Forse era sbagliato fargli provare cose da grandi, pensò.
Forse Lag doveva rimanere così come era, innocente e puro.
Lag si voltò sul fianco e nascose il viso contro di lui.
- Mi è piaciuto. È stato strano ed intenso, la prima volta che provavo fisicamente una cosa così bella che poi è stata anche emotivamente incredibile. Bellissimo… - Poi la voce si impastò e scemò nel sonno. - La prossima volta voglio che lo provi anche tu… - Zazie sorrise. - … perché è davvero meraviglioso… -
Dopo di questo Lag si addormentò e Zazie sospirò di sollievo.
Non l’aveva macchiato, non l’aveva rovinato. Anche se ora rimaneva con la voglia anche lui.
Dopotutto era l’età in cui gli ormoni partivano a mille immettendo una voglia matta di provare certe cose, la curiosità, sperimentare, viverle.
Era l’età in cui si cominciava a pensarci, a volerlo. Per lo meno per Zazie. Forse per Lag era un po’ presto.
“Magari aspetto che sia più pronto…”
E con questo incredibile riguardo che Zazie non avrebbe certo potuto avere per nessun altro, si addormentò anche lui.
Non sapeva cosa pensare, ma era bello e basta. Poteva anche semplicemente viverlo.


Jiggy sentì il rintocco della notte fonda, così si alzò, si preparò e senza usare la moto per non farsi sentire da tutti quanti, andò all’Alveare.
Allontanarsi dalla casa di Gauche era stato un modo per allontanarsi da tutto quello che glielo ricordava.
“Se non guardi i luoghi dove sei stato con lui, se non guardi gli oggetti che ha usato tanto, se non stai con le persone con cui lui stava, lentamente il sentimento si offusca. È come se te lo dimenticassi. Se non avessi fatto questo non sarei sopravvissuto al dolore. Adesso sono gelido, come dice Lloyd, però sono ancora vivo e non sono crollato. È stata pura sopravvivenza.”
Silenzioso entrò nell’Alveare, si guardò intorno. Era tutto vuoto e buio.
Piano salì le scale e senza incrociare nessuno fece capolino nell’infermeria.
Silvet era lì, ma dormiva nella sua sedia, dall’altra parte del letto.
La guardò.
Non l’aveva voluta vedere nemmeno una volta, dopo che Gauche se ne era andato. Lei non sapeva del rapporto che li legava, quando aveva frequentato casa era troppo piccola, poi avevano iniziato a stare insieme al di fuori, o a casa propria.
“Però è cresciuta bene, vive la sua condizione svantaggiata con forza e coraggio. Era sola, ma se l’è cavata bene, si è rinforzata.”
Era il suo modo di vedere le cose.
Lo sguardo tornò subito su Gauche, addormentato.
Indossava ancora la canottiera bianca ed il casco e delle flebo attaccate al braccio, il misuratore di cuore indicava che c’era ancora riserva, che non era esaurito.
“Perché non si sveglia?”
Si chiese senza poterlo chiedere a nessuno.
Sospirando gli prese una mano fra le proprie e strinse, la sollevò e gliela baciò, poi si sedette sul bordo del letto e rimase a vegliarlo per il resto della notte, pensando che così forse il proprio cuore potesse infondersi in Gauche e svegliarsi.
“Se solo funzionasse così. Se solo un tocco, la forza del pensiero, potesse trasferire la propria energia ad un altro. Invece solo se hai un certo tipo di potere, ma solo grazie ad una pietra, uno strumento adeguato e ad una predisposizione naturale. Come Aria. Lei ha queste caratteristiche. Lo fa. Però evidentemente non è sufficiente. Io vorrei solo che da queste mie mani, il mio cuore passasse a lui, che Gauche si svegliasse e tornasse quello che era prima che sparisse.”
Jiggy rimase ad osservarlo a lungo, pensando a lui, a loro. A quanto l’aveva cercato, ai ricordi più belli insieme, a cosa aveva significato la loro relazione, come l’aveva cambiato, in meglio? In peggio?
Jiggy non riusciva a capirlo. Ma ora stare lì e sperare in un risveglio, in un miracolo… era peggio di quando lo cercava in giro per il mondo senza successo.
L’aveva creduto morto, si era adeguato. Ed ora era lì, con un altro nome, senza ricordi.
“Quella volta ho accettato il Gauche che non ricordava sua madre. L’ho preso com’era, l’ho accettato com’era. Ma ora non ricorda nulla. Sarebbe sempre il mio Gauche? Cosa lo rende il mio Gauche? I ricordi? Sono quelli che gli danno il carattere, la personalità che amavo? Sono il vissuto che plasma la persona o è la persona che plasma i ricordi?
Se ora si sveglia senza memoria e non la recuperasse mai… sarebbe sempre lui? La sua persona, la personalità, i modi di essere, ciò che mi ha fatto innamorare, ci sarebbe ancora?”
Jiggy rimase a pensarci senza risposta, poi sentì il rintocco del mattino, sospirò, si alzò, si chinò e lo baciò dolcemente sulla bocca. Lo carezzò.
Poi se ne andò silenzioso, come era arrivato. Come un fantasma.
Nella mente fece risuonare la campana della sua città, la campana che aveva fatto costruire per le preghiere.
La fece suonare con la mente e accompagnò al suono la sua richiesta al Cielo.
“Che si svegli e stia bene. Solo che si svegli e stia bene e possa vivere ancora sereno. Che possa essere ancora felice. Non importa come e con chi e cosa ricorderà. Con o senza di me non importa. Solo che si svegli, che stia bene e che sia ancora felice.”
La sua preghiera volò al Cielo e si unì a quella di molte altre persone che pregavano per lui nella speranza di rivederlo di nuovo.


Il ritrovamento di Gauche, anche seppure nelle sembianze di Noir, aveva dato il via ad una serie di eventi destinati ad andare in crescendo sempre più, purtroppo non avevano la benché minima idea di dove si sarebbero spinti, pur senza volerlo.
Un destino che faceva girare la ruota in modi misteriosi, intrecciando le vite di persone che apparentemente avevano poco a che fare le une con le altre. O forse molto più di quello che si poteva sembrare.
Un intreccio unico nel suo genere.
In qualche modo le cose erano già scritte, in qualche modo il sentiero era già tracciato.
In qualche modo Gauche era stato destinato ad andare nella Capitale, perdere il cuore nella Luce, scomparire, essere ritrovato e riportato all’Alveare.
In qualche modo, tutto quello che era successo anche dopo, era importante per l’umanità.
Seppure sembrasse crudele e grottesco, una storia scritta da un sadico, probabilmente.

All’Alveare vennero due inviati statali con il compito di attestare le voci che giravano. In particolare quelle che volevano il ricercato Bee, Gauche Suede, tornato all’ovile.
Garrard e Valentine. Ex Bee, uno dei più famosi, insieme al suo dingo, un uomo barbuto, eccentrico, caotico e molto forte, estremamente legato al suo ormai non più Bee.
Garrard prese in breve il comando della situazione e vedendo molte infrazioni e azioni losche da verificare, come prima cosa destituì il direttore Largo Lloyd dal suo ruolo, sostituendosi ad esso momentaneamente. Poi rifilò Lag alle Cold Letter, come in una sorta di retrocessione. Infine spedì Zazie alla caccia del Cabernet con l’ordine di non tornare all’Alveare senza il grande gaichu che ancora minacciava il mondo.
Dopo di che, ordinò al dottore di rimettere in sesto Suede perché una volta sveglio avrebbe dovuto portarlo alla Capitale, per il giudizio che l’aspettava con l’accusa di diserzione.
Gauche Suede era scappato nella funzione dei suoi doveri, senza lasciare spiegazione. Era il grande ricercato.
Tutto questo ebbe un certo esito sulle vicende successive.
Sebbene la destituzione di Lloyd sembrasse crudele, così come tutte le altre mosse di Garrard, successivamente si sarebbe rivelato l’unico vero alleato contro un Governo che usava i Bee per i loro comodi da ormai fin troppi anni. Un Governo che teneva dei segreti inenarrabili che ormai era ora di svelare per poter rimediare.
Era ora di fermare l’organo mondiale che metteva in ginocchio la povera gente.
Fu per questo che Garrard sollevò Lloyd dal suo incarico, perché lui aveva un ruolo troppo importante in quella storia, un ruolo che non avrebbe potuto ricoprire rimanendo legato alla sedia dell’Alveare.

Gauche continuava a non dare cenni di ripresa, Thunderland Jr non sapeva cosa fare, aveva tentato un po’ tutto.
Quella mattina Aria gli portò un febbricitante Lag, lo mise nel letto accanto a Gauche e mise anche a lui un casco che ricaricava il cuore.
Lag aveva dato fondo a troppo cuore dopo il nuovo incarico di Cold Letter, le lettere mai consegnate per svariati motivi che lui una ad una stava riuscendo a recapitare.
Purtroppo il suo cuore non aveva retto e aveva dovuto arrendersi alle cure del dottore.
Stava parlando con lui circa il giorno del balenio ed i ricordi di Gauche sottratti in quell’occasione. Il pezzo di cuore che era stato divorato dal sole. Quello non era stato l’unico, il dottore disse a Lag che anche lui aveva dimenticato delle cose lo stesso giorno e pareva non essere stato l’unico ad avere conseguenze anche più catastrofiche.
Quel giorno, infatti, era stata fissata una missione di manutenzione per il sole artificiale, durante il volo di un dirigibile con a bordo diverse persone fra cui il dottore stesso, alcuni Bee, dei tecnici addetti ai lavori e un esponente del governo.
Il sole aveva iniziato a balenare e mentre si accendeva e spegneva, il dirigibile cadeva. I danni che provocò specie ad alcuni di loro furono inenarrabili e permanenti, alcuni persero un pezzo di cuore, altri lo persero del tutto. Molti però riportarono danni fisici notevoli.
Il balenio lasciò il segno per sempre in molti.
Lag realizzò che quel sole doveva avere un segreto dietro di sé ben più grande di quello che loro, semplici persone, potevano immaginare.
Capendo con una piccola parte di sé che doveva essere colpevole e responsabile in qualche modo delle condizioni di Gauche, poiché lui era stato nella capitale e quindi nella Luce, il suo cuore iniziò a caricarsi tramite l’ambra dell’occhio che cominciò a brillare.
Il dottore cercò di calmarlo, ma purtroppo l’ambra continuò a brillare sempre più del suo tipico rosso acceso, come se dovesse sparare un proiettile, come in alcune altre occasioni era successo. Quando si emozionava troppo, quando i suoi sentimenti erano talmente grandi da non poter essere contenuti dal suo piccolo corpo di dodicenne.
Il misuratore di cuore andò oltre il limite massimo senza il minimo cenno di normalizzazione. Il dottore iniziò a preoccuparsi, non sapendo cosa fare per riportarlo alla normalità.
Lui infatti aveva il problema opposto di Gauche. Se Gauche aveva poco cuore, Lag ne aveva troppo.
- Così esploderà! - Esclamò agitato.
Fu esattamente lì che tutto cambiò di nuovo.
O meglio, che l’ingranaggio momentaneamente inceppato, riprese a girare e muoversi.
La ruota tornò ad avviarsi a pieno ritmo, e mentre il piccolo era in uno stato di trance, iper caricato di un’energia strabiliante proprio lì accanto a Gauche, sognò di paesaggi bianchi mai visti e scenari ben lontani da lì, che altri occhi avevano vissuto, non i suoi.
Silvet arrivò in quel momento e assistette ad un Lag in sovraccarico e ad un dottore preoccupato che non sapeva come calmarlo.
Lag si illuminò e dalla sua luce uscirono le finestre dei suoi ricordi, visibili ai presenti.
Ricordi di Lag, ma anche ricordi non suoi, di persone e scenari che non poteva aver mai visto, perché illuminati dalla luce.
Immagini della capitale.
E in aggiunta, finestre oscurate, bloccate, ricordi in attesa di essere sbloccati e ricordati.
Fu allora che il dottore iniziò a realizzare che in Lag doveva esserci ben altro, oltre che un’ambra spirituale al posto dell’occhio sinistro.