*Ecco un nuovo capitolo. Passiamo dal seguire fedelmente le vicende del manga all'andare 'dietro le quinte'. La battaglia contro il gaichu cabernet è lunga e si articola in diverse fasi, ora si conclude un di queste e prima di passare a quella finale, vediamo un po' se Zazie approfitta di questi momenti preziosi con Jiggy. Mi è sempre piaciuta la particolare simlarità e sincronia innata fra loro due, dovevo approfondire. Buona lettura. Baci Akane*

24. NON DIMENTICARE COSA TI FA FELICE



"durante la battaglia
ci tireranno giù
ma per favore, per favore
usiamo questa possibilità
per far cambiare le cose
e stanotte
possiamo dire per davvero
che insieme siamo invincibili"
/Muse - Invincible/


- Miriamo all’ala anteriore sinistra, Zazie! Non lasciarti sfuggire il momento giusto! - Ordinò Jiggy riportandolo alla realtà del mostro che inseguivano poco sopra le loro testa, a rotta di collo su per una rupe di rocce.
Una rupe che stava per terminare in mare aperto.
- Sissignore! - Strillò Zazie entusiasta preparando la pistola.
Zazie aveva visto quella stessa ala essere fatta fuori da Lag e Gauche, purtroppo aveva avuto tempo di rigenerarsi ed era cresciuta.
Ma avrebbero finito il lavoro loro.
La roccia sotto le loro ruote finì, la moto continuò a correre nell’aria. Zazie guardò sotto e invece di gridare spaventato e tenersi più stretto a Jiggy, gridò e rise divertito, meravigliato, estasiato:
- UOAAA! SIAMO IN ALTO DI BRUTTO! - Risata. - Proprio quello che ci si aspetta dall’uomo tra gli uomini, Jiggy Pepper! - Ormai Zazie era partito, non che si fosse mai trattenuto, ma ora era proprio impossibile chiudergli la bocca e pretendere contegno. A momenti poteva dirgli che l’amava alla follia. - CHE BELLA VISTA! - Sotto di loro non c’era il mare come aveva pensato, ma un precipizio a strapiombo che finiva su un’altra distesa rocciosa e impolverata. Non certo un bel paesaggio, tanto meno un posto sicuro dove atterrare.
Rischio, pericolo, probabilità di schiantarsi se non di morire carpiti dai tentacoli del Cabernet.
E lui era lì a ridere meravigliato di quel che stavano facendo, sospesi nel nulla, sotto un mostro pericoloso.
“Ma è reale o lo sto proiettando io perché mi sentivo solo ed avevo bisogno di un nuovo amico?”
Pensò incredulo Jiggy, sempre con un ghigno sulle labbra nel sentirlo tanto felice proprio nel momento più sbagliato di tutti.
Fu proprio a quel punto, senza bisogno di dirglielo, che i due tesero le braccia con le pistole e caricando i proiettili del cuore, li spararono in perfetta sincronia contro l’ala sinistra anteriore dal cabernet.
Perfettamente un’unica cosa.
La luce azzurra e blu partì dalle loro pistole e si schiantò sull’ala che si staccò completamente in un colpo solo.
L’obiettivo era stato colpito.

Il Cabernet cominciò a volare storto e sbattere contro le molte rocce presenti.
Il posto era come una sorta di Kenyon con molte rocce allungate e ricurve dove correre con la moto e lanciarsi da una all’altra, saltando come dei grilli.
Ed era quello che Jiggy e Zazie stavano facendo, rincorrendo il gaichu con tre ali, che volava storto e basso senza riuscire a prendere il volo.
Non avrebbero mollato.
Sapevano che c’erano vicini e sebbene Zazie si stesse divertendo molto, capiva perfettamente l’importanza di dargli il colpo di grazia ora.
- Dobbiamo avvicinarci! - Disse dopo aver pensato che Jiggy non poteva averne ancora per molto. Aveva corso col cavallo di ferro usando il proprio cuore per molti chilometri, aveva sparato un proiettile. Non poteva avere ancora molte riserve. Eppure continuava a correre e saltare col suo mezzo, come niente.
Sicuramente un numero che solo al grande Jiggy poteva riuscire.
Purtroppo stavano per finire il percorso per rincorrerlo. Se arrivava al fiume, poi non avrebbero potuto continuare ad inseguirlo e a quel punto sarebbe arrivato a Yusari.
Zazie cercò ci incitare Jiggy consapevole che avevano i minuti contati, ma fu proprio a quel punto che all’orizzonte di una delle rocce curve e strette che stavano percorrendo, fece capolino un altro Bee, Moc Sullivan.
C’erano dei rinforzi. Forse potevano farcela.
Anche Harry e Wasiolka stavano aiutando cercando di deviare la traiettoria del gaichu. Erano tutti lì.
Moc li aiutò permettendo a Wasiolka di liberarsi, poi Jiggy e Zazie ripresero a rincorrerlo per dargli il colpo di grazia, ma a quel punto anche il proiettile della signorina Aria si levò vibrante nell’aria e con esso apparve lei, tornata in servizio per l’occasione.
Zazie rimase esterrefatto nel guardarla vestita da Bee. Il proiettile colpi il gaichu, non un proiettile curativo, ma uno d’attacco questa volta.
Tutti stavano dando il loro contributo.
Non potevano mancare l’appuntamento, pensò Zazie. Toccava a loro, dovevano farcela. Dovevano abbatterlo ora. In quel momento, l’ultimo capolinea prima del fiume.
- Zazie occupati dello sterzo! - Disse a quel punto Jiggy. A Zazie venne un colpo. - Collabora alla guida così potrò sparare meglio il mio proiettile. - Aggiunse mentre Zazie tornava dal mondo dei morti per la notizia che doveva guidare.
Non tornò subito di un colorito normale, Jiggy gli spiegò come fare per guidare il cavallo di ferro e lui rimase rosso ed eccitato tutto il tempo, senza il minimo ritegno.
- SISSIGNORE! - Strillò ancora senza sapere dove trovasse forze ed entusiasmo per gridare felice. - Il cavallo di ferro dei miei sogni! -
Zazie si puntellò nelle piccole pedane che c’erano una per lato, così in piedi sulla destra, proprio attaccato a Jiggy che vi stava seduto a cavalcioni, prese al suo posto il manubrio ed eseguendo gli ordini continuò a guidare mentre lui, mollando la presa, poté afferrare meglio la pistola sparacuore e caricare completamente il suo proiettile.
- Il fiume signor Jiggy! - Esclamò Zazie che guidava verso il finale della roccia.
Jiggy caricò sentendosi stremato, si concentrò, prese la mira all’ala ferita, attaccata per poco. L’unica speranza per farlo cadere in acqua.
Sulle grida di Zazie, Jiggy sparò. Il proiettile blu esplose contro il cabernet ed ecco un’altra ala staccarsi, l’anteriore destra.
Il cabernet rimase con due ali sole a volare sul fiume, Zazie si fermò a guardare gridandogli contro rabbioso.
- Cadi, perché non cadi maledetto?! - Purtroppo il cabernet, pur volando basso, non cadde.
Continuò a volare piano ed incerto, ma la direzione rimase invariata.
Yusari prima, la capitale poi.
Era la fine?
Non ci erano riusciti, ci erano andati vicini, ma non ci erano riusciti.
Zazie crollò a terra lasciando che la moto si spegnesse, Jiggy si lasciò scivolare giù a sua volta con lui, stremato, senza riuscire a stare più in piedi, e prima di pensare, realizzare, organizzarsi ed allarmarsi, la melodia curativa di Aria si levò vibrante nell’aria.
Il violino, Aria sulla Quarta Corda, li carezzò dolcemente e piano il mondo riprese colore, mentre l’energia tornava piacevole.
Jiggy e Zazie rimasero a terra seduti insieme a bearsi di quella piccola dolce magia. Una magia che a Jiggy riportò alla mente quel che forse Gauche aveva scordato, ma che lui, invece, non avrebbe mai dimenticato.
Uno dei momenti più belli con lui.
Quando lei li aveva curati suonando quella stessa canzone.
Quando si erano presi dolcemente per mano.
Guardò quella di Zazie lì vicino e pensò con tristezza.
“Se solo fosse lui.” Poi alzò gli occhi alle stelle. “La speranza risuona. Finché c’è vita, si può sperare. Lui è ancora vivo. Si sveglierà. Sarà in qualche modo ancora il mio Gauche. Devo tenere viva la speranza.” Chiuse gli occhi e pregò. La campana suonò nella sua mente. Una preghiera salì al cielo.

I Bee si misero d’accordo per tornare all’Alveare, mentre Harry volava con un avviso per dire di mettersi in stato d’allarme.
Aria andò con Moc con la carrozza, mentre Jiggy disse che si sarebbe rimesso subito in corsa con Zazie.
Questi lo guardò da terra, con occhi luminosi.
Jiggy si era già rialzato e si stava rimettendo a posto i vestiti tutti scomposti per la folle corsa.
Aria e Moc ripartirono.
Jiggy era perplesso sulla notizia che gli aveva portato Aria. Quando Lloyd l’aveva salutata, le aveva detto che voleva provare a prendere contatti con Reverse per capire le loro vere intenzioni. Cosa che chiaramente lasciava perplesso Jiggy.
“Mi fido di lui, però vorrei che fosse meno enigmatico!”
- È stato incredibile! - Disse Zazie rimanendo a terra con le gambe aperte ed alzando le braccia in alto coi pugni chiusi, come esultasse.
Jiggy lo guardò senza capire come potesse essere tanto entusiasta di aver fatto scappare il Cabernet.
- Far scappare il Cabernet? - Chiese acido, mentre si metteva meglio anche il cappello.
Zazie, che si era tolto il suo, rise lanciandolo in aria e riprendendolo per poi rimetterselo al contrario:
- Quello è stato meno incredibile! Ma io intendevo guidare il tuo cavallo di ferro! Combattere al tuo fianco! Quello è stato incredibile! - Jiggy fece un ghigno voltandosi dall’altra parte, cercando un po’ di contegno, sempre per la sua distorta idea che le emozioni indebolivano e sorridere era un’emozione.
- Lo so. - Disse strafottente riferendosi al fatto che era incredibile guidare il proprio mezzo e combattere con lui.
“Sei stato anche tu incredibilmente all’altezza!”
Pensò sorpreso, guardandosi bene dal dirlo.
- Dobbiamo muoverci, ora! - Zazie lo guardò stupito dal basso.
- Ti sei già ripreso? Guidare il cavallo è faticoso. - Jiggy lo guardò altezzoso.
- Per chi mi prendi? Mi basta poco! Se ci impiegassi una vita a recuperare non avrebbe senso guidare il cavallo di ferro! - Zazie ridando allargò le braccia e senza ritegno esclamò a gran voce:
- Hai ragione, non può essere che il grande Jiggy Pepper ha una debolezza! Sei un grande! Spero di diventare come te, un giorno! -
“Non che tu lo sia già, ma sei sulla buona strada… “ Pensò Jiggy guardandolo mentre sbrodolava cuori per lui senza ritegno.
“È imbarazzante. Non per me, ma per sé stesso!”
Avrebbe voluto ridere un sacco, dentro di sé si stava divertendo molto. Non aveva mai avuto a che fare con uno così!
Non aveva problemi ad esprimere in modo estremamente diretto il proprio stato d’animo.
- Se continui a lavorare così, hai buone possibilità. - Disse Jiggy ammettendolo ad alta voce, come per dargli un piccolo premio che, dopotutto, si meritava.
Era stato bravo fino a lì, non aveva mai dovuto dirgli nulla, solo quando gli aveva spiegato come guidare la moto.
Zazie aveva occhi e bocca spalancata, le stelle al posto dello sguardo ebete.
- Davvero?! - Jiggy tese la mano in sua direzione per aiutarlo ad alzarsi.
Zazie lo guardò con quasi le lacrime agli occhi, ormai la dignità non sapeva proprio cosa fosse.
- Certo. - Asserì calmo Jiggy, Zazie gli prese la mano e lui lo tirò su in piedi, poi andò al cavallo di ferro e lo mosse preparandolo a ripartire. Gli diede un’occhiata per vedere se c’erano danni, ma sembrava tutto a posto, così lo girò.
- Non è facile guidarlo, tu ci sei riuscito subito e fra l’altro non l’ho mai dato a nessuno. - Volle ricompensarlo per l’ottimo lavoro, senza di lui non sarebbe riuscito a staccare ben due ali al Cabernet.
“Sono sempre stato convinto che i calci in culo aiutano più delle parole dolci, però è anche vero che quando avevo Gauche che mi incoraggiava a mettercela tutta, ero molto più forte di ora.”
Pensò chiedendosi poi come stava.
- Chissà il signor Suede se si è svegliato? E Lag starà bene? Non lo vedo da un sacco di giorni, sono a caccia di questo bastardo da un sacco, ho perso la cognizione del tempo… hai notizie? - Jiggy rabbrividì. Nel modo in cui aveva pronunciato il nome di Lag, c’era la stessa sfumatura con cui lui pronunciava quello di Gauche.
- No, quando sono andato via da Central, dormiva ancora. -
La notizia del suo risveglio non l’aveva raggiunto in tempo.
Non sapeva che intanto lui non solo si era svegliato grazie ad una strana risonanza con il cuore di Lag, ma sembrava anche ricordarsi di tutto e di tutti. Sembrava essere tornato il vecchio Gauche gentile e forte. Quello che viveva con la sorella Silvet e con il suo amico Lag.
Jiggy salì e avviò il motore col proprio cuore, poi fece un cenno a Zazie che saltò sopra in un attimo, afferrandosi alla sua vita, appiccicandosi a lui.
I due partirono lasciando il promontorio a ridosso del grande fiume che separava Yodaka da Yusari.
Dovevano raggiungere il ponte e attraversarlo in fretta, nel frattempo gli altri Bee rimasti a Central avrebbero protetto i cittadini facendo del loro meglio.
Il paesaggio riprese a scorrere veloce, il vento a colpirli e sopra di loro, le stelle divennero delle piccole scie luminose che scivolavano via veloci.
Le sciarpe dei due Bee si unirono dietro di loro, come due paia di ali.
Ogni volta che lo toccava, Zazie si emozionava ed il suo cuore si caricava di una gioia incredibile.
Ricordava quel flash di quando era piccolo, sebbene era stato sotto shock.
Le circostanze del loro incontro erano state particolari.
Il gaichu Laphariog aveva attaccato i genitori di Zazie che l’avevano abbandonato da neonato e che per questo lui, nel rivederli dopo diversi anni di povertà e maltrattamenti nell’orfanotrofio, dopo che era diventato un teppista solitario chiamato randagio il cui unico amico era rappresentato da una specie di gatto troppo cresciuto, Wasiolka, lui li aveva cacciati via pieno di odio e risentimento.
Poco dopo, mentre loro se ne erano andati, aveva sentito un gaichu attaccare nelle vicinanze ed era corso a vedere. Troppo tardi.
Non aveva provato nulla, nel vedere i genitori privi di cuore. Non sapeva nemmeno cosa era successo loro, era la prima volta che incontrava un gaichu. Se non fosse arrivato Jiggy, avrebbe riservato lo stesso trattamento anche a lui, il grande scorpione stava per attaccarlo, quando un proiettile blu lo aveva fatto scappare in fretta. Jiggy aveva provato ad inseguirlo, ma vedere un bambino in condizioni incerte l’aveva fatto fermare.
Non sapeva perché si era fermato, per Zazie non aveva avuto senso.
Stava cercando di abbattere un gaichu in fuga, perché era tornato indietro?
Zazie ci pensò in quel momento. Vissuta dal suo punto di vista, la cosa era ben diversa da come l’aveva percepita Jiggy quel giorno.
- Sai, quelli erano i genitori che mi avevano abbandonato da piccolo. - Disse improvviso appoggiando la fronte alla sua schiena, come se si vergognasse di dirlo, ma non potesse evitare di confidarsi. Come se fosse impossibile, per lui, evitare quel dialogo.
Jiggy capì che si ricordava.
- Pensavo l’avessi dimenticato, mi sei sembrato sotto shock. -
Rispose Jiggy apparentemente indifferente. Zazie continuò.
- Lo ero, ma non mi sono dimenticato il tuo nome e le tue parole. Di diventare forte e lottare per quel che volevo. Trovare uno scopo e fare di tutto per ottenerlo. Che i miei genitori non si sarebbero mai ripresi. Che sarebbe stata dura, da lì in poi, ma che dovevo lottare. E che le cose belle esistevano, di cercarle. - Jiggy non ricordava nemmeno di aver detto quelle cose. Gli era sembrato di prendere il bambino per vedere come stava e, una volta sentiti arrivare i cittadini in soccorso, andarsene.
Eppure sentendo le sue mani stringersi intorno alla sua vita, ricordava d’averlo stretto. E ricordava di nuovo quel che aveva provato.
Si era rivisto in lui, in quel che era successo a lui da bambino. Quando suo padre era morto per proteggerlo da un gaichu, quando poi era arrivato Largo Lloyd a salvarlo e gli aveva detto che solo un Bee poteva uccidere i gaichu, che i Bee erano quelli davvero forti e di non fare l’eroe. Che avrebbe ucciso lui il gaichu per il piccolo Jiggy.
L’aveva fatto davvero, poi era tornato altre volte a fornirgli inviti a diventare Bee. Il manuale da imparare, la scheda d’iscrizione, il permesso di passaggio provvisorio.
Lloyd si era impegnato molto per lui, non aveva mai capito perché, lui non gli aveva mai chiesto nulla.
Ma quando aveva salvato il piccolo Zazie aveva capito perché l’aveva fatto.
Si era rivisto in lui e probabilmente anche Lloyd aveva passato una cosa simile.
- Sei diventato Bee. E sei anche piuttosto conosciuto per le tue capacità di combattimento. Ce l’hai fatta, alla fine. - Zazie sospirò e sorrise con un pizzico di nostalgia e malinconia.
- Ho anche trovato qualcosa di bello. Però finché non porto a termine la mia promessa, non posso distrarmi troppo. - A Jiggy venne un flash.
Lui e Gauche avevano preso le stesse decisioni, all’inizio. Non distrarsi con una relazione per non perdere di vista i loro obiettivi.
Ma non erano riusciti a starsi lontani. Alla fine era contento d’aver vissuto, sia pure per un paio di anni soltanto, quella storia. La migliore della sua vita. Almeno in punto di morte avrebbe avuto qualcosa di davvero bello da ricordare.
- Le cose belle non ti indeboliscono, Zazie. - Disse mentre si avvicinava al ponte di collegamento fra le due zone di Amberground.
Zazie alzò lo sguardo e occhieggiò stupito il suo profilo.
- Però possono far perdere di vista l’obiettivo. - Jiggy non fece una piega, ma rispose.
- Ti danno la forza per andare fino in fondo. - Con questo non aggiunse altro.
Zazie voleva chiedergli perché l’aveva salvato quel giorno, ma la risposta la sapeva. L’aveva fatto per lo stesso motivo per cui Zazie salvava tutti quelli che incontrava.
Era una vocazione.
Al contrario fremeva per chiedergli cos’era la sua cosa bella, visto che non sapeva di una compagna o nulla di simile.
Ma si mangiò la domanda e al contrario continuò la propria confidenza:
- Ho promesso ai genitori con cui ce l’avevo, che li avrei vendicati ed avrei ucciso quel gaichu. Sono diventato Bee per ucciderlo. Mi sento in colpa perché se non li avessi mandati via, se avessi accettato il loro ritorno forse saremmo stati felici, avrei avuto un’altra vita. Invece sono cresciuto da solo dal primo alito di vita fino al mio arrivo all’Alveare. A rubare, a lottare, a venire denigrato. Aspettavo che si svegliassero, preparavo la zuppa per farli mangiare quando si sarebbero ripresi. Ma non l’hanno mai mangiata. Sono morti con me lì. Forse avrei dovuto… forse avrei dovuto saperli perdonare anche se mi avevano abbandonato… - I sensi di colpa avevano divorato Zazie da quel giorno, si era tormentato e non ne aveva mai fatto parola con nessuno.
Connor era l’unico che sapeva un po’ più di altri la sua storia. Poi Lag. A Lag aveva detto qualcosa, ma non sapeva molto.
Eppure ora era lì a parlarne con Jiggy, a confidarsi, a dirgli tutto, aprirgli il suo cuore con una facilità sconcertante. Dopo aver combattuto all’unisono contro il gaichu, come se non avessero fatto altro che quello da una vita.
Jiggy l’ascoltava silenzioso senza interromperlo, capendo cosa doveva essere stata la sua vita e perché il suo proiettile erano frammenti di odio e malevolenza. Un randagio. Zazie era cresciuto come un randagio. Eppure ora aveva conosciuto l’amicizia, l’amore ed era così entusiasta di fare quel lavoro, di andare in missione con lui, di superare le prove. Aveva trovato un suo equilibrio, aveva trovato un modo per farcela e non continuare ad essere triste e pieno di odio.
- Cosa ti ha salvato? - Chiese improvviso Jiggy, per la prima volta a mostrare interesse per altri al di fuori di Gauche e magari di Largo Lloyd.
Zazie alzò la testa e appoggiò il mento sulla sua spalla come un gattino.
- Come fai a dire che mi sono salvato? Non ho ancora mantenuto la mia promessa… - Zazie non capiva.
Jiggy voltò il capo verso di lui e si guardarono da vicino, sempre in movimento, sempre con l’aria che li carezzava.
- Sei una persona in gamba, Zazie. E non sei triste. Sai essere gioioso anche solo per una lotta ad un gaichu gigantesco. Ho visto persone consumate e senza speranza, tu non sei fra queste. - Zazie, colpito dal modo in cui l’aveva visto, si rese conto che aveva ragione.
Non era triste, non era demotivato, non era ancora pieno di odio come prima di diventare Bee.
Ci pensò per capire cosa era successo che gli aveva dato l’entusiasmo di affrontare le cose, sempre a modo suo, ma comunque di non abbattersi.
- Essere Bee. - Asserì poi. Jiggy sorrise tornando a guardare l’orizzonte. Stavano percorrendo il ponte, ormai erano alla volta di Yusari. La seconda parte della lotta li avrebbe attesi, una lotta senza possibilità di fallimento, quella volta.
- Mi ha salvato diventare Bee. Non perché ho sconfitto molti gaichu. Quello mi faceva godere molto, lo ammetto. - Jiggy sogghignò. Era davvero il suo compagno ideale. Peccato per la differenza d’età e per l’amore incancellabile che provava per Gauche! - Sono i cuori che consegno con le lettere. Quando faccio felice qualcuno per una cosa che faccio io. Ecco cos’è che mi ha salvato. -
“ E poi Lag sta dando un grande contributo!”
Ammise fra sé e sé, trovando un’informazione eccessiva da dare al suo idolo.
Già andare in missione con lui era una gran cosa. Se poi ci si aggiungeva il confidarsi, aprirsi, confessarsi, era il massimo. Se fosse finita con loro che ammazzavano il Cabernet, sarebbe stato un sogno perfetto. Meraviglioso.
- Non dimenticarlo mai, Zazie. - Disse Jiggy uscendo dal ponte, imboccando Yusari. - Non dimenticare mai cosa  ti fa sentire felice. Non perdere di vista le cose importanti, a nessun costo. - Zazie sorrise trovando in quelle parole, nuova linfa vitale che l’avrebbero aiutato ancora ad andare avanti, senza mai fermarsi, per nessuna ragione.