*Ecco il nuovo capitolo. Rimaniamo in quel che è successo nel manga, perciò in scene originali descritte già molto bene da Asada, ma riempiamo e arricchiamo con i retroscena di Noir. Cosa gli è successo fra il voler usare il Cabernet per distruggere il sole e la decisione di aiutare gli altri Bee ad uccidere il gaichu? Cerchiamo di capirlo meglio in quella fase confusa e particolare. Anche perchè abbiamo un Jiggy a poca distanza da lui. E se l'avesse visto durante la battaglia? Buona lettura. Baci Akane*

26. RICORDI AUTENTICI




"allora dammi una ragione

per dimostrare che ho torto
per lavare questa memoria pulita
lascia che le alluvioni attraversino
la distanza nei tuoi occhi
dammi una ragione
per riempire questo vuoto
riempi lo spazio che c'è
fa che sia abbastanza
da raggiungere verità e bugie
attraverso questa nuova divisione"
/New Divide - Linkin Park/

Noir e Lode lasciarono la città di Central recandosi alla periferia. La loro intenzione era quella di attirare il Cabernet, guidarlo in un certo modo verso la Capitale.
Si misero al riparo dalla folla e dagli occhi, in attesa dell’arrivo del gaichu che sapevano era alle soglie.
La città era in allarme, le persone non in grado di combattere si radunavano nella collina dietro la città, mentre ogni Bee in grado di combattere era chiamato ad impugnare la propria arma e andare al di là delle mura, nell’ultima difesa della gente innocente.
Avrebbero dato la vita.
Noir si fermò a guardare la scena che si consumava davanti ai suoi occhi, avvolto nel suo mantello nero, con il copricapo del medesimo colore.
Lo sguardo non era freddo e vuoto come prima. Lode lo guardava e lo vedeva diverso.
Aveva fatto cose non da lui. Aveva risparmiato quel ragazzino, aveva giocato a fare il loro amico ed ora i suoi sentimenti, il suo modo di fare era differente.
Dopo averla condotta vicino a casa di Silvet, si era appostato lì in attesa di vedere cosa sarebbe successo al Cabernet.
Silvet con tutta la gente era uscita all’estremità della collina, sperando di salvarsi.
Noir non disse una sola parola, non mosse un dito.
Il cabernet era arrivato, ogni Bee si era buttato nella battaglia, sparando proiettili per lo più inutili.
Garrard, il direttore e funzionario del Governo, stava rischiando la vita per impedire al gaichu di andare dalla gente.
Non sarebbe mai stato sufficiente. Cercava di farlo cadere in un burrone che si era aperto nelle rocce.
Non ci sarebbe riuscito.
Noir vide arrivare in suo aiuto due ragazzi, due Bee, sopra un cavallo di ferro che faceva un gran baccano.
Vide i due fermarsi e sparare in sincronia contro il Bee e salvare Garrard.
Il Cabernet era sull’orlo del precipizio ma non sarebbe bastato nemmeno quello.
Quando Noir mise a fuoco i due Bee, uno dei due attirò in particolare la sua attenzione. Assottigliò gli occhi color viola, qualcosa in lui stava reagendo alla vista del Bee più grande, quello coi capelli rossi spettinati, coperti in parte da un cappello.
Degli occhiali in plastica sul viso per proteggerlo dal vento e sotto, su una guancia, una grande cicatrice a croce.
Una cicatrice a croce.
Improvvisamente il cuore di Noir cominciò a battere forte, quasi come quando era entrato in risonanza con quello di Lag, ma era un po’ diverso.
Era la stessa cosa che gli era successo quando si era svegliato, quando aveva visto Silvet e Lag lì.
Il cuore gli aveva fatto male, ma non male di sofferenza. Male di gioia.
Noir si strinse il petto, più pallido del solito, mentre una reazione in lui lo stava quasi mettendo in ginocchio.
Gli occhi gli bruciavano. Era paralizzato, non riusciva a muoversi. Lode lo vide e si preoccupò chiedendosi cosa gli stesse succedendo.
- Forse non ti sei ripreso dal proiettile del moccioso? - Disse preoccupata per l’unica persona che per lei contava, anche più di Reverse stessa.
Noir scosse il capo e sorpreso disse:
- Non lo so… - Si concentrò su quel Bee che combatteva insieme all’altro. - È come se ci fosse una reazione… - Lode lo guardò senza capire cosa intendesse.
- Una reazione di chi? -
- Di Gauche Suede. - Lode spalancò gli occhi sorpresa come poche volte era stata da quando si era svegliata nei panni di quella creatura mezza umana, mezza fiore e mezza animale.
- Gauche Suede?! - Esclamò incredula. - Ma non dovresti avere ricordi suoi. Sono autentici o sono i ricordi immessi da Lag Seeing? - Noir scosse il capo focalizzandosi completamente su quel Bee lontano non così tanto da non vederlo distintamente, si muoveva a cavallo della sua moto, sparava insieme all’altro Bee più piccolo. A loro si erano uniti altri a dare man forte, il Cabernet stava per cadere ed in quello arrivò il piccolo Lag precipitandosi su di lui a sparare un forte proiettile del cuore.
Il Cabernet cadde giù e Lode si protese incredula e nervosa. Non potevano averlo sconfitto.
- Sono sensazioni autentiche. Non c’erano traccia in quelli di Lag… - Lode allora lo guardò di nuovo, sempre pallida.
- Ma su chi? -
- Su quel Bee… - Disse puntando al Bee sul Cavallo di Ferro. - Capelli rossi con la cicatrice sul viso. -
Lode lo guardò.
Erano tutti fermi immobili in silenzio, attenti a guardare nel buco. Lag tenuto su dalla sua dingo, Niche. Sospeso nel vuoto, la pistola puntata sul fondo pronto a sparare ancora se fosse risalito.
Poi il Bee dai capelli rossi alzò la testa vedendo all’orizzonte altri gaichu. Noir si voltò e vide la stessa cosa e si riprese allarmandosi, guardò subito Silvet, troppo esposta a questi altri che stavano sopraggiungendo in cerca di cuore. Un branco enorme.
- Silvet si farà male! - Esclamò guardando gli altri Bee troppo lontani da lei. - Lode, ti prego! - Un gaichu spuntò proprio vicino alla gente dove c’era anche Silvet e lei, sbuffando seccata perché non capiva cosa c’entrassero con lui, si precipitò da lei, la prese al volo poco prima dell’attacco di uno di quei gaichu minori e la mise in salvo dicendo di stare attenta perché poi lui si sarebbe rattristito.
Infine corse da Noir che si affrettò a nascondersi.
I Bee si misero a combattere contro gli altri gaichu, erano arrivati altri due. Riconosceva uno come Aria Rink, una ragazza che, dai ricordi di Lag, doveva essere stata una amica di Gauche.
- Non ce la faranno mai! - Disse Lode negativa, vedendo la fatica che facevano nel tenerli a bada. - E se torna il Cabernet a guardia c’è solo… - Ma non riuscì a finire la frase che un getto dalle profondità della terra, risalì enorme e potente investendo Lag e Niche, i quali, feriti, volarono via mentre il Cabernet risaliva ricomponendosi in un’altra forma, una forma umana, grottesca, gigantesca, deformata, ma vagamente umana.
- Ha preso così tanto cuore che assume fattezze umane. - Disse Lode.
Ma Noir era ora concentrato su Lag, avvolto da una parte dei capelli in movimento di Niche. Una Niche ben diversa da quella che avevano visto fino ad ora, bambina. Quella Niche era improvvisamente cresciuta e molto più forte, usava i capelli come fossero mani che mutavano in forma e grandezza, sembravano infiniti. Niche, furiosa, iniziò a fare a pezzi il Cabernet fino a fermarsi a metà, quando la bestiola con loro le disse che Lag era vivo, anche se molto ferito.
A quel punto Niche abbandonò la battaglia e saltò sulle mura della città, dove c’era il dottore a controllare la situazione.
Noir si voltò verso il Bee che aveva risvegliato in lui una reazione e stringendo le labbra, sollevato nel vederlo vivo a combattere senza mollare, andò a Central, tornando fra le mura che aveva abbandonato poco prima.
Lode lo seguì chiedendogli cosa volesse fare e perché si comportasse in quel modo.
- Sento qualcosa, Lode. Come sento l’odio verso il sole artificiale, sento l’affetto verso Silvet e Lag. E lo sento anche per quel Bee. Un affetto diverso da quello per i due bambini. Per lui è qualcosa di… - Noir cercò dentro di sé il termine adatto, poi lo disse sicuro. - carnale. - Lode arrossì gelosa.
- Gauche era in rapporti con lui. - Dedusse freddamente. - Ma che vuoi fare, ora? Non hai detto che è più importante spegnere il sole? Se loro sconfiggono il Cabernet, chi spegnerà il sole? -
Noir però non si fermava, come animato da qualcosa di più forte di qualunque ragionamento fatto fino ad ora.
- Non è questo il modo giusto. - Asserì deciso. - Voglio spegnere il sole per la memoria rimasta di Gauche Suede, me stesso. Però non a scapito di tutto il mondo. Non è questo il modo, Lode. - Asserì deciso correndo dal dottore per vedere come stava Lag. Sentendo il bisogno di assicurarsi delle sue condizioni. - E poi una volta che il Cabernet mangia il sole, chi lo ferma dal mangiare il resto del mondo? - Lode rallentò rimanendo indietro. Erano ragionamenti umani, erano ragionamenti di chi aveva un cuore, ma non un cuore qualunque. Di chi aveva un cuore gentile, forte e onesto.
“Gauche Suede è ancora vivo.”
Pensò senza esitare. Si chiese se doveva seguirlo ancora, se avesse senso farlo. Poi sentì una spinta dentro di sé che la intimò a seguirlo nonostante tutto, ovunque.
Evidentemente la stessa che provava Noir in quel momento.
Un essere dentro di sé, probabilmente l’animale con cui l’avevano incrociata, voleva rimanere con Noir. O meglio, con Gauche.
“Hanno detto che Suede aveva un dingo lupo. Che sia quello l’animale con cui mi hanno incrociato?” Si chiese ricordandosi che nei ricordi di Gauche, introdotti da Lag, il suo dingo si chiamava Lode, proprio il nome che Noir aveva dato a lei.
“Che io sia quel dingo?”

Noir arrivò nella postazione del dottore che stava curando Lag il quale si era risvegliato. Era ferito e affaticato e a malapena teneva gli occhi aperti, non riusciva nemmeno a stare in piedi, ma stava dicendo che doveva andare, doveva andare dagli altri ad aiutarli. Il Cabernet si era rigenerato quando Niche aveva smesso di farlo a pezzi.
- Se prende fattezze umane, il suo punto debole deve essere lo stesso degli uomini. - Ripeté il dottore. - Dovete distruggere il suo cuore, posto nello stesso punto di un uomo normale, nel petto. - Aveva mandato Niche a farlo, ma Lag si era svegliato dicendo che doveva andare anche lui.
- Ma tu non puoi farcela, Lag. - Ripeté Thunderland.
Noir a quel punto si fece avanti.
- Lo accompagno io. - Aveva seguito il suo indomabile istinto. Quello che lo stava facendo rimanere, quello che gli stava facendo provare dei sentimenti per Silvet, per Lag e per quel Bee.
Il dottore guardò Lag che perdeva i sensi, poi vide Noir e si sorprese. Sapeva da Lag che Gauche era Noir che fingeva di essere Gauche, sapeva che se ne era andato per seguire i suoi piani. Ma ora perché era lì, vestito da Noir, ma con uno sguardo gentile?
- Cosa vuoi, Noir? Una volta per tutte… non puoi interpretare tutte le parti che vuoi di continuo! Tu devi sceglierne una e seguirla! - Il dottore non aveva paura di Noir nonostante fosse teoricamente dalla parte di Reverse, coloro che avevan risvegliato quel mostro gigantesco.
Noir si avvicinò, Lode era a controllare la battaglia dove Niche faceva a fette, letteralmente, con una potenza devastante, il Cabernet nella sua forma più grande mai avuta.
Si chinò e prese il piccolo Lag fra le braccia, guardandolo con un affetto naturale e spontaneo.
Il dottore lo vide e si zittì. Non stava fingendo, anche perché ormai era venuto allo scoperto, sapevano tutti di lui.
- Sto solo seguendo la memoria incisa nel mio cuore. Ho provato ad ignorarla concentrandomi sulla volontà più grande residua nel cuore di questo corpo. - Disse sincero guardandolo negli occhi. - Ma non posso ignorare che lui non vuole che contribuiamo a ferire così tante persone. E non vuole che lasciamo indietro Lag. O che Silvet muoia. - “O che quel Bee finisca male.”
Pensò senza dirlo, come sentendo di non doverlo fare.
- Chi non vuole? - Chiese il dottore senza capire. Noir si alzò e si caricò Lag, ancora svenuto, sulle spalle, prendendo per lui anche la sua pistola. Poi lo guardò sapendo che non l’avrebbe fermato.
- Gauche Suede. - Con questo, Noir andò accompagnato da Lode che l’aggiornava sull’andamento della battaglia.
- Niche sta scoprendo il cuore del Cabernet. Gli altri Bee si concentrano sui gaichu tutt’intorno, li tengono a bada a stento. Ma alcuni si stanno per esaurire, non so quanto ne avranno. -
Noir annuì gentile.
- Grazie Lode. -
Se Lag voleva andare dai suoi amici a combattere, lui l’avrebbe portato lì e l’avrebbe aiutato. Perché era quello che voleva Gauche.


Un colpo, un gaichu che esplodeva.
Quello era Jiggy.
Zazie era di poco da meno. Non ci metteva molto di più. Concentravano al massimo il loro cuore per non doverne usare troppo per un solo mostro. In modo da poterne abbattere di più.
Niche stava facendo un gran lavoro col Cabernet, facendolo in pezzi.
Dopo che si era interrotta per portare Lag dal dottore, il Cabernet si era rigenerato, ma lei era tornata ed aveva continuato a colpirlo coi suoi capelli di lame.
- Zazie! - Chiamò Jiggy, attirato dalla luce delle mura. Il dottore stava comunicando con loro col codice morse dicendogli un messaggio. Senza pensarci Jiggy aveva chiamato Zazie, come se comunque gli altri contassero ben poco e lui fosse l’unico utile, l’unico a cui dovesse dirlo.
- Il punto debole è il cuore del Cabernet. -
- Steak e Niche lo stanno scoprendo, preparatevi a colpirlo. - Gridò poi a voce il dottore anche agli altri.
- Sali Zazie! - Chiamò Jiggy rianimando il cavallo di ferro, il motore riprese a ruggire e Zazie saltò dietro Jiggy seguendolo alla volta del Cabernet sempre più ridotto.
Era bello, pensò Zazie. Era bellissimo far parte della squadra personale del signor Jiggy.
Ma non aveva idea che era bello anche per lui avere un partner su cui contare, uno affidabile, degno delle sue lotte di alto livello che si trovava sempre a fare.
Jiggy e Zazie arrivarono ai piedi dei resti del Cabernet.
Niche lo aveva fatto a pezzi fino a scoprire il muscolo cardiaco, un enorme cuore sospeso sopra le loro teste.
Dall’altra parte, Lag e Noir.
Poco distanti Connor, Garrard e chiunque altro ancora in piedi a combattere con una pistola spara cuore.
Tutti i presenti alzarono perfettamente sincroni le pistole e caricarono i loro proiettili.
E, tutti insieme, gridarono ai proiettili di partire, ognuno col proprio nome.
Istantaneamente molteplici scie colorate corsero impazzite da mille direzioni alla velocità della luce e tutte insieme arrivarono all’enorme cuore, l’unico resto del terribile Cabernet che aveva seminato tanto dolore.
Tutti in quel colpo misero la disperazione, la rabbia, l’odio, la speranza. Tutti pensarono alle persone perse per colpa di quel mostro. Tutti pensarono al bene che stavano facendo, che avrebbero fatto da lì in poi.
Ognuno mise tutto sé stesso.
Le scie luminose colpirono il cuore contemporaneamente che esplose nel cielo notturno, un cielo che divenne azzurro chiaro per degli infiniti secondi. Il cielo si nascose a quella luce accecante. Poi tante piccole stelle scesero su di loro, dolcemente si posarono su ognuno, mentre solo il silenzio, dopo il boato.
Un silenzio innaturale.
Nessuno osava respirare, nessuno osava muoversi. Tutti rimasero immobili con i capi rivolti al cielo, gli occhi stretti a cercare di capire se era finita, se era finita davvero.
E così era.
Il gaichu Cabernet era svanito, svanito del tutto. Il cielo tornò buio, le stelle lì meravigliose a tempestare il manto blu scuro.
Zazie si lasciò cadere giù dal cavallo di ferro di Jiggy che si spense, ognuno aveva esaurito del tutto le proprie riserve, non sarebbero riusciti a sparare ancora, né Connor, né Aria, né Garrard.
I dingo, compresa Lode, continuavano a respingere gli altri gaichu minori rimasti che continuavano ad arrivare alla ricerca del cuore che li aveva attirati lì.
Ognuno ne aveva esaurito, perciò i gaichu si concentravano nell’unico posto da cui ne percepivano.
Uno solo.
Dove erano Lag e Noir.
Lag, dopo il colpo, era svenuto.
Noir aveva colpito Lag con un proiettile curativo, che però non era il suo forte. Lag aveva potuto sparare solo un colpo, adesso non riusciva proprio a rimettersi in piedi.
I gaichu stavano arrivando da lui, come invece percepissero che c’era. Nonostante a lui non sembrasse perché non riusciva più a risvegliarsi, lì il cuore c’era.
I gaichu dicevano questo.
Noir, ancora in piedi, sparava a raffica ai mostri che si avvicinavano affamati, chiamava a gran voce Lag dicendogli di svegliarsi che gli serviva aiuto.
Ma Lag non poteva sentirlo.
Il proiettile sparato da Noir aveva riversato in lui un ricordo che nemmeno lui sapeva di avere.
Un ricordo di quando era nella capitale.
Una sorta di ricordo bloccato.
Lag era in Noir. Lag era in Gauche.
Nel bianco del suo cuore, c’erano tante finestre, tanti ricordi. In primo piano quelli di Noir, che ricordava senza fatica. Ma Lag capì di dover cercare quelli di Gauche. Se era in lui, nella sua coscienza, dovevano esserci anche i suoi.
Cercò e trovò una cassetta chiusa, trovandosi magicamente una chiave in mano, aprì e una volta che vide, ne rimase sconvolto.
Il buio di Gauche che dormiva in un luogo oscuro, con un casco in testa che gli succhiava via tutta la forza vitale ed il cuore.
Era nella capitale? Erano i ricordi dimenticati di Gauche della capitale?
E poi una voce di donna, gentile. Che gli diceva di chiamarsi Anne e che aveva visto dai suoi ricordi il suo piccolo Lag.
- Gauche, tu hai perso molti ricordi ma non hai perduto te stesso. Fuggi. - Disse quella voce liberando un Gauche senza memoria.
Dopo di quella scena, il buio si fece bianco e la voce di quella donna si mise a parlare a Lag stesso, come se fosse lì. Era una lettera ricordo sopita dentro un istante mnemonico di Gauche.
La voce parlò a Lag dicendogli di essere sua madre, di andare dalla zia Sabrina che l’aveva cresciuto e ascoltarla, di cercare la verità. Infine disse che gli voleva bene, infinitamente bene. E che era la loro unica speranza.
Lag capì che era sua madre, la madre perduta, che gli avevano strappato dalle braccia per portarla alla Capitale, che non aveva più rivisto, la madre che cercava disperatamente.
E con tale disperazione si mise a piangere, il dolore di Lag esplose e proprio mentre fuori c’era Noir attaccato da mille gaichu, la luce uscì da lui come era già successo in altre occasione in cui si era sovraccaricato di emozioni e sentimenti.
La luce uscì da lui e accecò tutti, mutando di nuovo la notte in giorno. Ogni gaichu venne spazzato via e per un momento, per un momento lunghissimo, nessuno vide più nulla, sentì, capì.
Per un istante fu come il vuoto.
Poi, tutto tornò alla normalità.
La notte, di nuovo con le sue stelle. Nessun gaichu, un silenzio piacevole, la brezza, gli amici che gli correvano incontro per vedere se stavano bene e i ricordi di Lag ben impressi, ricordi di quel che aveva visto in Noir, ricordi del suo Gauche e di sua madre.