*Eccoci qua, in questo nuovo capitolo invento tutto completamente, la battaglia è finita e prima di tornare alle scene del manga, mi sono divertita un po' a metterci del mio. E fra questo, c'è il tanto atteso incontro fra Jiggy e Noir. Avrà reazioni quest'ultimo? Buona lettura. Baci Akane*

27. UN COMPROMESSO ACCETTABILE




"Quando ho già visto questo luogo? dove ho visto il tuo viso? dobbiamo esserci incontrati attraverso gli anni spiriti nell'iperspazio siamo già stati innamorati non è un déjà vu, la prima volta che ti ho baciato ho incoraggiato il tuo ritorno una vita un rapido sguardo di Grazia e poi nulla più un amore per sempre, nella mia anima l'eternità nei tuoi occhi l'infinito tra le mie mani attraverseremo i cieli il viaggio non finirà mai"
/Foreverland - Belladonna/



Zazie scese dalla moto cadendo per terra, privo di forze. Non ce l’avrebbe fatta a rialzarsi in tempi brevi. Aveva sparato più di chiunque altro, era alla caccia del Cabernet da prima di tutti gli altri, prima ancora di Jiggy.
- È finita davvero. - Disse Zazie dopo la grande luce proveniente da Lag che aveva ucciso gli altri gaichu.
- Ma chi è quel ragazzino? - Chiese Jiggy stupito di quanto aveva visto.
- Lo chiamano il figlio della luce. Ora hai capito perché. - Zazie voleva rialzarsi e trascinarsi da lui, ma non ne aveva le forze, le gambe non gli reggevano.
- Ma come fa? - Jiggy era sinceramente stupito. Zazie si girò verso di lui alzandosi a sedere, sorrise in un modo indecifrabile.
- E chi lo sa? Quel che conta è che lo faccia! -
- Ma non vuoi cercare di saperne di più? - Per Jiggy era normale, non era una persona curiosa, ma Lag che brillava come un sole annullando tutti i gaichu in un attimo, aveva dell’incredibile. Persino per lui era impossibile non farsi domande.
- No, non voglio. - Disse Zazie a quel punto, posando i suoi occhi castano scuri in quelli azzurri di Jiggy. - Lag è Lag, non importa chi o cosa sia. Non lo amerei di meno! - Jiggy rimase colpito dalle sue parole, così come dalla sua forza nel dirle.
Che provava qualcosa di speciale per lui l’aveva dedotto stando tanto con lui in quella lunghissima giornata. Era bello che lo ammettesse senza problemi, lui non aveva mai voluto far trapelare i propri sentimenti per Gauche, solo Lloyd li aveva visti.
“Non importa chi o cosa è, per lui non cambia niente. Lo ama comunque.”
Jiggy chiuse gli occhi e sorrise pensando a Gauche. Forse era quella la risposta che cercava.
Cosa rendeva una persona tale? I ricordi conservati riguardo la propria vita vissuta? La consapevolezza di sé?
“Il carattere, la personalità innata incisa nel nostro DNA. Il carattere dipende da quel che viviamo, se ce lo scordiamo, che carattere viene plasmato? Eppure due persone vivono la stessa cosa, ma hanno due caratteri diversi. Perché dipende dal proprio essere.”
Jiggy scese dal cavallo di ferro ormai spento, non aveva nemmeno un po’ di cuore, ma riusciva a reggersi ancora un po’ in piedi, così tese la mano a Zazie e l’aiutò ad alzarsi. Questi sorrise e lo ringraziò.
- È l’amore di chi ci ama a renderci chi siamo. - Concluse Jiggy. Zazie si strinse nelle spalle.
- Secondo me è così. - Jiggy fece così un cenno leggero, come di gratitudine.
- È stato bello combattere insieme. - Zazie avvampò e trattenne il fiato.
- Anche per me. Un onore. Grazie. - Jiggy fece un piccolo ghigno, poi sentendo Connor avvicinarsi, lo lasciò.
Connor arrivò a verificare le condizioni del suo amico ed insieme si avviarono uno appoggiato all’altro alla volta di Lag. Jiggy guardò il cavallo di ferro spento ed alzando le spalle si accinse a spingerlo verso casa, per farlo doveva passare per la vallata dove si era consumata la battaglia finale, proprio dove Lag aveva brillato. Poi risalire la collina ed allora avrebbe trovato l’ingresso a Central.
Era poco dietro Zazie e Connor, quando lo sguardo risalì sulle figure che stavano controllando le condizioni di Lag.
Silvet era scesa dalla collina con la signorina Aria, Zazie e Connor arrivarono anche loro da Lag.
Jiggy si fermò, le gambe smisero di funzionare definitivamente.
Era diventato di piombo ed anche il respiro non usciva regolare, piuttosto era come se il cuore mancasse dei battiti.
Lo stomaco si contrasse in una morsa durissima.
Lì, vicino a Lag e agli altri, c’era una persona che mai in vita sua avrebbe immaginato di vedere, non in quelle circostanze, non in piedi con una pistola in mano.
- Gauche…? - Chiamò con un filo di voce, senza riuscire a farsi più avanti.
L’aveva lasciato addormentato, poi se ne era dovuto andare e non aveva saputo più nulla.
Ed adesso era lì. Era lì in piedi, aveva chiaramente combattuto con Lag. Era lì.
Gauche era lì. Il suo Gauche era lì.
Sveglio. Vivo.
Ma era davvero lui?
Sentendolo chiamare, Gauche si girò e quando lo vide, anche lui ebbe una reazione, ma non propriamente quella che si sarebbe aspettato, non quella in cui aveva sperato.
Gauche impallidì più ancora di quanto già non era di norma, spalancò gli occhi viola, così simili a quelli autentici del ragazzo che amava. Così uguali.
“Sono i suoi, sono i suoi ma…”
Tremante, il giovane si avvicinò. Era provato quanto loro, ma il suo tremore derivava da dentro. Era simile al proprio. Per un momento il mondo intorno si annullò, per un momento Jiggy provò l’irrefrenabile impulso di buttarsi su di lui e stringerlo davanti a tutti, baciarlo forte.
- Credo che noi fossimo legati, giusto? - Disse Gauche con un tono gentile, così simile, così uguale al SUO.
Per Jiggy fu come se una lama si conficcasse nel cuore dandogli il colpo di grazia.
- Sei Noir… - Mormorò con voce sospesa, in procinto di crollare. Noir annuì, dispiaciuto.
- Il proiettile lettera di Lag mi ha dato i ricordi che mi riguardano, ma solo quelli che erano a sua conoscenza. Purtroppo pare che ciò che è andato perduto, lo sia per sempre. - Disse cercando di essere il più delicato e gentile possibile. Jiggy non capiva perché lo era, non capiva perché era tanto dolce nel parlare con lui, non capiva nemmeno perché lo guardava così come l’aveva sempre guardato il suo Gauche.
E lì, in piedi, in un istante, fissandolo in quegli occhi tanto amati, vedendo la sua luce in fondo ad essi, capì.
“Ciò che rende sé stessa una persona è l’alito di vita stessa. Finché anche un soffio di cuore vibra dentro, lei sarà sempre lì! E Gauche c’è. Non ricorderà nulla, ma lì c’è il mio Gauche. Lì c’è.”
Jiggy allungò la mano tremante per toccarlo, gli occhi gli bruciavano lucidi, ma in quello Silvet arrivò chiamando Gauche. Ancora non sapeva.
Noir chiuse gli occhi dispiaciuto, li riaprì e scusandosi con Jiggy con un sorriso malinconico, si voltò verso la sorella per dirle che non era Gauche, ma Noir.
Jiggy strinse il proprio mezzo e si avviò verso l’Alveare, aveva bisogno di ricaricarsi. Come tutti, naturalmente.
E Gauche aveva bisogno di… poi si corresse. Noir? Noir aveva bisogno di trovare un posto?
“Gauche ce l’ha un posto, non deve trovarlo. Il fatto che lui non ricordi coscientemente, non toglie che lui è il mio Gauche e che il posto ce l’ha!”
Decise di lasciargli del tempo per consolare la sorella, poi sarebbe tornato da lui per fargli il suo bel discorsetto.
Prima l’aveva colto impreparato, non si era di certo aspettato di rivederlo sveglio.
Se era Noir perché si era schierato con loro, alla fine?
“È Gauche, solo che lui non ne è del tutto consapevole. Ma finché c’è chi lo ama, lui non smette di essere chi è davvero. Forse faticherà ad accettarlo, ma deve capire chi è. Io l’aiuterò a farlo. Adesso non lo lascerò più andare.”


Zazie riabbracciò Lag e subito si sentì meglio, come se si rigenerasse all’istante.
- Sai, ho combattuto tutto il tempo con Jiggy Pepper! Sono salito sul suo cavallo di ferro, ho corso con lui, l’ho anche guidato per un certo tratto! Lag, è stato meraviglioso! Eravamo sincronizzati, non abbiamo mai avuto problemi a capire cosa volevamo uno dall’altro! Io… non so cosa dire, è stata l’esperienza più bella della mia vita! - Zazie parlava a macchinetta mentre aiutava Lag a risalire la collina per andare all’Alveare, insieme ad un Connor che rideva un sacco.
- La più bella?! - Chiese Lag stupito e con un delizioso broncio. Zazie lo guardò sorpreso.
- Certo! Sono sicuro che mi capisci, hai combattuto con Gauche, alla fine si è svegliato, era lui, no? Altrimenti se era Noir di certo non ti avrebbe aiutato… alla fine tutto è andato bene, te l’avevo detto di non dubitare! - Zazie sembrava incapace di zittirsi e Lag sospirò mentre si girava dietro per vedere Noir che avanzava con Aria e Garrard. Silvet aveva deviato verso casa, probabilmente piangeva.
Lode punzecchiava Niche e Valentine punzecchiava entrambi. Gli altri Bee a seguito e tutt’intorno.
- Non è così. - Disse Lag rattristandosi con un sospirone. Zazie lo guardò spalancando gli occhi.
- Come no? Lui… - Lag si strinse nelle spalle dispiaciuto, confuso.
- Ha deciso di aiutarci perché ha… - Lag cercò le parole per descriverlo. - una memoria residua di Gauche, una sorta di istinto verso determinate cose. Per questo lui fino ad ora ha cercato di abbattere il sole. Sente che Gauche lo odia. Però ha anche sentito che non vuole ferire la gente innocente, per questo ha smesso di seguire Reverse e ci ha aiutato. E poi… - Abbassò lo sguardo pensieroso, insicuro, Zazie strinse la presa intorno al suo braccio che lo reggeva, reggendosi a lui a sua volta.
- E poi? - Chiese.
- Ha detto che non vuole ferire le persone che sono care a Gauche, Silvet, me… sta solo seguendo quello che sente provenire da Gauche, il residuo di Gauche… non so se questo potrà crescere o se è il massimo che avremo, ma è molto più di quanto credevo quando mi ha detto di essere Noir e che Gauche non sarebbe mai tornato. - Zazie lo fissò sorpreso, non sapeva come la stava prendendo, era dispiaciuto ed incerto ma sembrava aver ammortizzato il colpo. La stava prendendo sorprendentemente bene. Così gli diede una testata per stimolarlo e tramortendolo lo fece finire addosso a Connor che si lamentò.
- Bene, no? Abbiamo un membro di Reverse dalla nostra parte, magari ci aiuterà a stanare quei bastardi! E poi fra avere un bastardo che finge di essere nostro amico ed uno sincero che non finge di essere nostro amico, ma che è comunque dalla nostra parte… beh, è meglio quest’ultimo, no? - La metteva giù facile e leggera, come una sciocchezza. Lag con un bernoccolo in testa lo guardò in trance senza capire una parola di quel che aveva detto, così Zazie col broncio grugnì:
- È un compromesso accettabile! - Tradusse. - È dalla nostra parte, non finge più e soprattutto lascia che l’istinto di Gauche prevalga per quel che può. C’è ancora Gauche lì dentro. - Lag non l’aveva ancora vista sotto questo punto di vista. Lo guardò sorpreso, Zazie aveva la capacità di vedere le cose con chiarezza ed obiettività. Per questo stava bene con lui.
- Giusto. - Disse sorridendo di nuovo leggero, girandosi verso un gentile Noir che spiegava ad Aria come stavano le cose. Dietro, Niche e gli insulti a Lode e Valentine. Wasiolka lì con loro. - Un compromesso accettabile. - Molto più di quel che, ad un certo punto, aveva pensato di poter avere. Quando aveva perso la fede e creduto che tutto fosse andato perduto.


- Avanti, spogliati! - Disse il dottore.
- Nemmeno per idea! - Grugnì Zazie.
Il dottor Thunderland jr lo guardò male.
- Ho detto spogliati! - Ordinò più seccato.
- Ed io ho detto di no! E aggiungo pervertito! - Rispose sfacciato Zazie. La vena nella tempia del dottore si vide pulsare.
- Come faccio a visitarti se non ti spogli? -
Zazie rimase seduto sul letto, ma a braccia conserte e rivolgendogli la schiena, occhi chiusi, aria testarda.
- Tu fai sempre spogliare tutti per visitarli quando poi basta che gli ficchi quegli aghi nei bracci e ci dai quelle sostanze rigenerative! -
Il dottore rimase impettito a guardarlo, poi con la pressione alle stelle e la voglia di dare una testata a quel ragazzino impertinente, andò da lui e lo spogliò con la forza. Zazie pose resistenza, ma era parecchio indebolito per via della lunga lotta a cui si era sottoposto, così finirono sul letto, Zazie sotto il dottore che lo sovrastava schiacciando per immobilizzarlo, cercava di respingerlo, ma ormai gli aveva tolto tutto, rimanevano solo i boxer.
Fu in quel momento che Lag entrò sentendo le urla di Zazie.
- Ehi tutto ben… - Ma quando vide Zazie steso, nudo, sotto il dottore tutti avvinghiati uno all’altro, sbiancò, poi divenne di mille colori fra cui uno strano blu feroce e con occhi fiammeggianti e l’ambra che sembrava caricare un proiettile, un grugnito al posto della sua voce si sentì:
- Voi… voi cosa… cosa… - Lag era geloso marcio, aveva ovviamente frainteso tutto e sebbene il dottore non capisse cosa avesse tanto da prendersela, Zazie che lo capiva scoppiò a ridere trovandolo molto carino così geloso.
- Sto cercando di spogliarlo per… - Spiegò il dottore, ma Lag a quel punto prese e se ne andò sbattendo la porta.
- Siete due pervertiti! - Esclamò furioso.
Zazie continuò a ridere, mentre il dottore si alzò a sedere a cavalcioni sul ragazzino con le sole mutande addosso.
- Ma cos’ha capito? Figurati se mi piacciono i bambini! A me piacciono gli adulti! -
- Sì e intanto mi spogli ogni volta che devi visitarmi! - A quel punto il dottore tornò ai suoi doveri e guardandolo finalmente nudo, si illuminò e prendendo lo stetoscopio, si chinò su di lui auscultandogli il cuore.
- Hai passato molto tempo dietro al Cabernet, più di tutti gli altri. Sei stato il primo ad inseguirlo appena appresa la sua esistenza, sei quello che ha speso più cuore contro di lui. Voglio essere sicuro che tu stia bene. Se sei ferito sei il tipo che non lo dice. - Zazie scosse il capo e si arrese alzando le braccia alte sopra la testa, smise di combattere, troppo stanco per avere successo.
- Sbrigati che devo spiegare a quello scemo che non è come pensa! - Il dottore auscultò il suo cuore che in realtà sembrava regolare, così scese da lui e cominciò a controllare bene ogni centimetro del suo corpo.
- E cosa gli interessa se io e te abbiamo davvero una relazione? - Zazie alzò gli occhi al cielo seccato.
- Saresti un pedofilo, tanto per cominciare! -
- Oh, andiamo… come se ti dispiace essere toccato da me! - Il dottore adorava stuzzicare Zazie, non lo faceva con tutti, ma lui sì perché reagiva sempre come un esagerato. Con le dita gli pizzicò un capezzolo e Zazie scalciò sfiorandolo di poco.
- Sei un pervertito, visto? -
Il dottore rise sadicamente mentre gli scostava i capelli dalla fronte per controllare la ferita che non sanguinava più copiosamente, ma che non era ancora rimarginata.
- Questa è profonda… - Così dicendo prese gli strumenti e iniziò a medicarlo.
Zazie sospirò e tornò a quietarsi, arrendendosi. Le sue mani esperte sulla fronte gli stavano dando tanto fastidio quanto sollievo, a breve sarebbe stato di nuovo bene. Sebbene stare nudo davanti a lui non gli piaceva per nulla.
- Quindi tu e Lag… - Zazie avvampò e fece una smorfia cercando di guardare da un’altra parte.
- Macché… - Il dottore ridacchiò chiudendogli la ferita sulla fronte con una benda.
- Perché no? È piuttosto evidente che vi piacete, non c’è mica niente di male… - Zazie sospirò e aprì di nuovo gli occhi guardando nel vuoto, accanto a sé, serio e pensieroso. Il dottore gli mise il casco che misurava il cuore, mentre infilava il famoso ago al braccio per iniettargli un siero che l’avrebbe aiutato a rigenerarsi più in fretta.
- Ma Lag è… piccolo… non capisce bene la natura dei sentimenti, ne prova tanti, forti, per tutti e… - Non voleva illudersi di essere così speciale, anche se effettivamente un certo rapporto ormai ce l’avevano.
- Mi sembra che non faccia scenate di gelosia per tutti. - Rincarò indulgente il dottore.
Zazie alzò le spalle sempre senza guardarlo, mentre il dottore preparava il secondo letto per un altro paziente da controllare. Aveva deciso lui la priorità, in base a chi aveva combattuto e quanto.
- Mi sembra di sporcarlo. Lo sento puro e innocente, ci ho provato, si lascia fare, prova qualcosa, ma non… non so, mi sono bloccato ad un certo punto. Ho come la sensazione di sporcarlo. Come se lui fosse speciale. - Il dottore lo guardò colpito dal suo discorso maturo per un quattordicenne. Piegò il capo di lato e senza farsi vedere sorrise dolcemente.
- Che sia diverso dagli altri è vero, ma non devi evitare per partito preso. Scoprilo, conoscilo. Non pensare di sapere com’è. Vivilo sulla pelle. - Zazie lo guardò stupito di quel suo discorso, si girò incredulo della sua serietà e della sua utilità, però non fece in tempo a ringraziarlo che aveva aperto la porta e chiamato il prossimo paziente.
- Jiggy! - Zazie avvampò di nuovo realizzando che doveva visitare e curare lui. Quando si voltò, vide il giovane in uno stato di crisi mistica, occhi spalancati, alzato sui gomiti e di mille colori.
- Che c’è? Jiggy Pepper ha consumato molto cuore, ha combattuto quasi quanto te… per di più lui guida il cavallo di ferro, devo assicurarmi che prima di riaccenderlo, sia del tutto rigenerato. E non è tipo da aspettare molto prima di rimontare in sella. - Spiegò il dottore.
Zazie non riuscì a proferire parola e il secondo dopo, Jiggy entrava sistemandosi nel letto accanto a quello di Zazie. Lo notò e lo salutò come se ormai fossero qualcosa di molto simile ad amici, per quanto il grande Jiggy potesse averne.
- Spogliati. - Disse il dottore a Jiggy che si sedette sul letto. Questi lo guardò fulminandolo con le sue due lame sottili e azzurre, affilatissime.
- Scordatelo. - Il dottore alzò gli occhi al cielo esasperato!
- Siete uguali voi due! Siete gli unici che mi creano sempre problemi! Vi ho visto nudi mille volte! Siete fra i più incoscienti, quelli che si riducono sempre peggio! Perché non volete mai spogliarvi davanti a me? - Jiggy rimase duro davanti a lui mentre Zazie rimaneva a bocca aperta a guardarlo, incredulo che anche lui avesse i suoi stessi problemi col dottore.
- Si chiama pudore! - Rispose gelido Jiggy, lanciando poi uno sguardo eloquente a Zazie. Zazie avvampò.
- È per me? Posso andarmene! Devo trovare Lag per dirgli che questo è un pervertito, ma che non lo sono pure io e… - Quando Zazie era imbarazzato parlava a macchinetta. Jiggy così lo fermò.
- Non sei tu. -
- E comunque non puoi andare da nessuna parte. - Lo fermò il dottore che poi prese un’ascia in mano rivolto a Jiggy. - Se devo costringere anche te, lo farò! -
- Ah, ma lui mica lo violenti, eh? - Strillò Zazie indignato. Jiggy lo guardò meravigliato.
- Ah, violenti ragazzini, eh? Ma bravo! Lo sapevo che eri un pervertito! Se osi toccarmi guai a te - Il dottore così si ritrovò con la seconda vena pulsante sulla tempia.
- Sebbene tu rientri più nei miei gusti personali… fidati che non alzerò un dito nemmeno su di te. Se collabori. - E così dopo la consueta mezz’ora passata a convincere i due più testardi dell’Alveare a spogliarsi per farsi visitare, ebbe successo e riuscì a fare il suo dovere.
Zazie non voleva guardarlo per non metterlo in imbarazzo, ma chiaramente non poteva evitare che i suoi occhi si incollassero al suo corpo quasi del tutto nudo.
E appena lo vide, smise quasi di respirare.
Il corpo di Jiggy era coperto di cicatrici dalla testa ai piedi, frastagliate e di diversa natura, ottenute in molti modi nel tempo. Aprì la bocca meravigliato mentre il dottore gli infilava l’ago per la flebo e gli metteva il misuratore di cuore in testa intimandolo di stare steso.
- Sorprendentemente oggi Zazie ti batte in quanto a ferite! - Disse il dottore ironico.
- Visto che non serviva mi spogliassi? -
- Ma che vuoi, amo vederti nudo. -
- Lo so. - E questa conversazione assurda ebbe fine con il dottore che usciva dall’infermerie dicendo che sarebbe tornato dopo.