*Ecco
un altro capitolo. Dopo la lotta contro il cabernet servono cure e
riposo e c'è un momento preciso fra la fine della battaglia e la
riunione dei Bee con Noir in cui i ragazzi hanno tempo di trovarsi,
respirare e confrontarsi. In principio Zazie ha l'occasione di parlare
di nuovo con Jiggy, così come Lag con Noir, ma poi finalmente le coppie
si ritrovano. Ma come sarà l'incontro privato e da svegli di Jiggy e
Noir? Buona lettura. Baci Akane PS: il disegno che ho scelto è di
Asada, ma non è Jiggy però visto che me lo ricorda molto, l'ho scelto
lo stesso per lui. Così come Akane Tachibana di I'll è uguale a
Zazie...*
28. HAI SOLO IL PRESENTE
Il silenzio non rimase molto, li
coccolò per un paio di minuti, poi Zazie fu il primo ad interromperlo.
Non osava guardare ancora Jiggy.
Aveva passato una vita ad
idolatrarlo a distanza, ed ora in poco tempo l’aveva visto e ci aveva
combattuto a fianco. Non sapeva bene cosa dire, ma non voleva sprecare
quel tempo prezioso concesso ancora una volta con lui.
- Quel dottore è proprio strano. - Disse facendo finta di nulla. Jiggy rispose secco:
- È un pervertito! - Zazie così prese il via a parlare infervorato.
- Infatti, ha candidamente ammesso
che gli piacciono anche gli uomini! - Jiggy così lo guardò con aria
apparentemente indifferente, ma nessuno dei suoi sguardi era tale sul
serio, altrimenti non li lanciava proprio.
- Piacere uno dello stesso sesso
non è essere pervertiti… tu stai con Seeing, giusto? Sei pervertito? -
Zazie avvampò per il suo essere tanto diretto, ma era lo stesso per
lui, sempre. Così incassò.
- Infatti io sono pervertito. Ma
con lui e basta. Anche se… - Arrossì ancora e guardò dall’altra parte,
vergognandosene. - è difficile fare il pervertito con lui, perché mi
sembra di sporcarlo troppo! - Aveva questo peso dentro e non sapeva
come levarselo, prima ne aveva parlato addirittura con il dottore che
gli aveva consigliato di non precludersi nulla. Ad un certo punto
l’avrebbero saputo tutti e non gli importava molto.
Non lo poteva sapere ma in quello lui e Jiggy erano diversi.
Come lo erano nell’esprimere i loro
istinti, i sentimenti, le emozioni. Zazie era puro istinto selvatico,
esagerava quasi in tutto, era estremamente diretto. Jiggy ingoiava
tutto, teneva ogni cosa dietro un muro, non esprimeva nemmeno uno
starnuto.
- Come mai? - Chiese interessandosi
a qualcuno e qualcosa per la prima volta dopo tanto tempo. Aveva un
tono vagamente indulgente, oltre che interessato, anche se cercava di
mantenere il solito contegno. Non voleva sembrare troppo coinvolto, ma
quel Zazie… quel Zazie non riusciva a tenere le distanze. O meglio era
lui che non riusciva a tenerle da Zazie. Lo viveva diversamente dagli
altri. Anche da Gauche stesso chiaramente. O da Lloyd, per cui provava
un senso d’amicizia abbastanza netto.
Per Zazie…
“È più come se mi rivedo in lui. E spero che non diventi come me. E che sia più felice di me.”
Non voleva facesse i suoi errori.
- Perché è pulito, è diverso dagli
altri, ci ho provato, ci sta, ma… è troppo pulito. Non ci sono
riuscito. - Era chiaro a cosa si riferiva, ma Jiggy non se ne
imbarazzò, così decise di premiare il suo coraggio.
- Io ho passato gli anni a
combattere con la speranza di rivederlo. - Disse enigmatico e
sibillino. Zazie trattenne il fiato e si girò a guardarlo, Jiggy
fissava il soffitto mentre la sostanza iniettata dal dottore cominciava
a fare effetto anche su di lui. - Da un lato non volevo sperare perché
poi se non fosse tornato ci sarei rimasto troppo male. La speranza è
debolezza. Io devo essere forte. - Continuò serio, composto, senza
particolari inclinazioni. - Dall’altro ho sempre continuato a cercarlo
e sperare di ritrovarlo, sapendo che doveva esserci da qualche parte. -
Zazie voleva chiedergli se si riferiva al signor Gauche, ma non osava
andare così oltre.
- E alla fine? - Chiese con un filo di voce.
Jiggy si voltò a guardarlo con un’aria un po’ più morbida.
- Alla fine non so cosa abbia
vinto, la speranza o il cinismo. Però lui è tornato. Non è come
speravo, come pensavo, come doveva. Però è qua e non importa in che
condizioni è e che destino ha. È tornato qua e a me basta. - Zazie capì
che parlava proprio di lui e decise che questo sarebbe rimasto fra
loro, non l’avrebbe detto nemmeno a Lag. Anche perché lui non sapeva
tenere la bocca chiusa.
- Ma col senno di poi era meglio sperare o no? - Jiggy fece uno dei suoi rari e brevi sorrisi appena accennati.
- Non lo so. Il punto è questo. Non
puoi sapere come sarà una cosa, o come è davvero. Ti puoi fare i tuoi
film e credere in quello che vuoi. Alla fine le cose vanno come devono
andare, le persone sono come devono essere. Indipendentemente da come
le vivi tu. Perciò cerca solo di non avere rimpianti se un giorno lui
dovesse perdere sé stesso. Il presente è tutto ciò che hai. Il passato
spesso viene perduto, il futuro a volte è inarrivabile e non sarà
quello che volevi. Hai solo il presente. - Zazie si sentì più leggero e
più chiaro con le proprie emozioni ed i sentimenti.
Dopotutto aveva ragione.
Avevano solo il presente.
Capendo che Jiggy e Gauche erano
una coppia, e nel saperlo si sentì un privilegiato perché era chiaro
che nessuno nemmeno sospettava, e vedendo cosa era successo a loro,
capì quello che doveva fare.
“Lag è qua adesso. Non posso
sprecare il prezioso presente con lui. Potrebbe essere tutto quello che
ci è concesso. Non avrò rimpianti, un giorno.”
- Grazie. - Mormorò colpito e
grato, quasi con una strana dolcezza. Un Zazie ben diverso da quello
scontroso e rumoroso e selvatico che conoscevano tutti.
Jiggy non fece nulla.
- Spero che alla fine valesse la pena sperare… - Aggiunse poi riferito alla sua triste storia con Gauche.
Jiggy sospirò e guardò in alto con gli occhi che pizzicavano.
- Lo spero anche io. -
Lag e Noir erano nell’altra stanza, l’infermeria era composta da un paio di queste e all’occorrenza potevano allestirne altre.
Il dottore aveva finito anche con loro, ci aveva impiegato poco perché avevano collaborato.
Rimasti soli, Noir fu il primo a
parlare come se avesse bisogno di confidarsi e sentisse di poterlo fare
solo con lui, perché dopotutto lo capiva meglio degli altri. In qualche
modo. Forse.
- Sai, quando ho incontrato quel Bee con la cicatrice in viso… - Lag lo guardò sorpreso.
- Jiggy Pepper? - Nella sua
ingenuità Noir annuì e fece quel che Gauche non avrebbe mai fatto.
Parlò della sua storia con Jiggy.
- Ho avuto una sensazione come
quella che ho con te e Silvet. Il cuore di Gauche reagisce a certe
persone, a quelle a cui teneva particolarmente. Anche col dottore, per
esempio. - Lag sorrise sapendo che avevano un bel rapporto.
- Quindi eri amico di Jiggy? Ma lui non sembra… - Noir annuì.
- Per questo… non si è mai
avvicinato a me. Tutti da quando sono qua sono venuti a parlarmi, ma
lui no. Eppure quando l’ho visto ho sentito una forte reazione. Non so
proprio cosa fossimo, ma il fatto che lui non mi abbia cercato… - Lag
era molto sorpreso, ma capendo che Noir aveva bisogno di confidarsi più
di ogni altro, l’ascoltò.
- Ma prima avete parlato, mi sembra… - Noir annuì ancora stringendosi calmo e placido nelle spalle.
- Sì, mi è sembrato emozionato
anche lui, ma era anche rigido, come se volesse ma non potesse. Non so,
non capisco bene. Tu non lo conosci? - Lag si strinse nelle spalle e
disse quel poco che sapeva.
- Jiggy Pepper è solitario, nessuno
sa molto di lui. Sembra che solo l’ex direttore Largo Lloyd fosse in
sufficienti rapporti da saperne qualcosa. Però non so altro. - Poi
ridacchiò. - Zazie lo adora, è il suo idolo. È una persona molto forte,
però è solitaria. - Noir ascoltò bevendo ogni cosa che poteva dirgli,
con un interesse spontaneo e assetato. - Secondo me devi parlargli e
chiedere a lui, non penso che nessuno sappia nulla. Non ho mai saputo
niente di voi due, so molte cose di Gauche, ho incontrato molte persone
che lo conoscevano, mi hanno dato i loro ricordi con lui, ma di Jiggy
Pepper non una traccia con nessuno. Nessuno sa nulla di voi se c’è
qualcosa da sapere. Perciò devi chiedere a lui. - Noir annuì.
- Grazie. Lo farò. - Perché sentiva
dentro di sé che lui era una delle cose che non poteva, non poteva
assolutamente lasciar perdere.
Le due coppie uscirono nello stesso istante dalle due infermerie.
Usciti dalle porte, si fermarono e si guardarono notandosi.
Il primo a reagire fu Zazie che si
avvicinò a Lag ricordandosi della scenata di gelosia di prima, quando
era entrato col dottore che lo stava spogliando.
- Ehi, senti, il dottore è un
pervertito, ma io non c’entro nulla! Non devi essere geloso! Io sono
solo tuo, bella gattina! - Lag avvampò e fissò i due ragazzi che si
facevano indietro, mentre Niche e Lode riprendevano a discutere come
sempre.
- O… ok… è che vi ho visto in quel modo e non ho ragionato. Ma va bene… scusa! - Zazie sorrise compiaciuto.
- Ma dai, è stato bellissimo
vederti così! - Continuò malizioso e totalmente a suo agio in quei
discorsi. Poi riprese: - allora come stai, ti sei ripreso? -
Lag sorrise dolcemente annuendo.
- Bene, il dottore mi ha dato una
cosa che mi ha aiutato subito. - Poi mostrò le molte bende che aveva
per le ferite riportate. - queste le devo portare per un po’. -
- Ma ti fa male? - Chiese Zazie
impressionato di quanto era messo male e del fatto che fosse già in
piedi. Lag continuò sorridendo.
- Un po’ ma non è niente di
eccessivo. Posso farcela. - Nella sua ingenuità non c’era di certo
niente di malizioso. Jiggy, dietro di loro di un paio di passi,
accompagnato da Noir apparentemente indifferente come lui, fece un
ghigno impercettibile. Zazie rise ben più sguaiato e lo circondò col
braccio avvicinando la bocca al suo orecchio malizioso:
- Sono contento, mia bella gattina,
perché sono in astinenza! - Lag capì cosa intendeva ed avvampò mentre
Noir li guardava stupiti ed ammirato della loro disinvoltura. Specie
quella del ragazzino dai capelli neri. Jiggy non fece espressioni, però
scosse il capo.
“Ha decisamente le idee chiare!”
Ed ovviamente lo invidiava per
questo. Come invidiava che Lag fosse sé stesso e non avesse perso
praticamente tutto il suo cuore.
Lasciò che le loro voci sfumassero davanti a loro per rivolgersi a Noir, per lui comunque sempre il suo Gauche.
- Dobbiamo aspettare per la
riunione, ci sono molte persone da curare e cose da sistemare. Però
hanno richiesto tassativamente la nostra presenza per gli aggiornamenti
e fare il punto della situazione. -
Noir annuì con gentilezza e calma,
Lode dietro di loro che li seguiva con la solita Niche che starnazzava
insulti alla dingo di Noir. Per qualche ragione le due non si
prendevano affatto.
Davanti, a ridosso delle scale, Lag
e Zazie si erano appartati a parlare. Jiggy e Noir videro le loro
espressioni ora serie e non più maliziose.
Passandogli vicino, prima di
decidere come e dove aspettare l’inizio della riunione in quel caos che
si espandeva davanti a loro in quasi ogni parte dell’Alveare, sentirono
Lag dire a Zazie che dopo la riunione sarebbe partito per andare dalla
zia Sabrina che aveva una cosa importante da dirle.
- Quando Noir mi ha sparato un
proiettile curativo, mi ha mostrato un ricordo di Gauche. Era proprio
l’ultimo ricordo di Gauche, di quando era alla Capitale. Aveva già
dimenticato tutto, ma ha incontrato mia madre che l’ha liberato dicendo
che non era ancora del tutto perduto. E gli ha detto di dirmi tramite
una lettera ricordo di andare dalla zia Sabrina a cercare la verità su
di me. - Spiegò Lag ad un Zazie attento ed imbronciato.
- Qualunque cosa sia devi aspettare di rimetterti! Sei molto ferito! - Lag sorrise.
- Certamente, il dottore non mi farebbe mai partire subito. - Lag sospirò.
- E poi vengo con te! - Aggiunse Zazie convinto. Lag rise.
- Devo farlo da solo e poi siamo a
corto di personale, qualcuno deve riprendere a consegnare. - Lag aveva
ragione, ma ci mise molto a convincere Zazie della cosa.
- Ti va se andiamo ad aspettare da
qualche parte più tranquilla? Io ho ancora un po’ di mal di testa. -
Disse Jiggy dando per scontato che avrebbero aspettato insieme. Noir
rimase stupito dell’invito, ma si sentì felice dentro di sé.
Gauche era contento di appartarsi con lui. Poi una frase si formò nella testa.
- Non ti piace molto la gente,
vero? - Jiggy lo guardò sorpreso. Aveva capito che in lui di Gauche
c’erano solo istinti primordiali, per così dire. Per cui come sapeva
che non gli piaceva la gente?
Noir sorrise gentilmente proprio come faceva Gauche.
- È un’intuizione. - Spiegò. Poi si
rivolse a Lode. - Lode, puoi darmi un po’ di tempo? Devo parlare con
lui. - Lode guardò Jiggy che la guardava a sua volta chiedendole
privacy. La ragazza dingo annuì seria. - Credo che anche Lag abbia
bisogno di un po’ di tempo con Zazie. - Aggiunse intendendo di badare a
Niche. Lode alzò gli occhi al cielo seccata.
- Ecco, anche da baby sitter alla
stupida dingo sbadata di Lag! - La soprannominava stupida e Niche
ricambiava con altri vari epiteti poco gentili.
Noir sorrise un po’ divertito, seppure sempre tranquillo. Poi guardò Jiggy e attese che gli facesse strada.
Era emozionato e felice, non sapeva come esprimere quel che sentiva, però sapeva che voleva essere lì con lui.
Per lui era difficile giostrarsi.
Quando si era svegliato nella
discarica attraverso la quale era scappato, Lode l’aveva aiutato e
salvato, ma non aveva mai avuto l’ombra di un ricordo di sé. Perciò gli
era venuto spontaneo seguire Lode e poi Lawrence di Reverse e fare
quello che volevano.
Quando dormiva aveva degli incubi
terrificanti che riguardavano il sole, sentiva un odio profondo, un
terrore acuto. Perciò aveva seguito Reverse. Spegnere il sole era la
sola cosa sensata per sé stesso.
Però piano piano aveva aggiunto tasselli ad un sé stesso a pezzi che non sapeva nemmeno cosa dovesse provare.
Lag piano piano e con insistenza
gli aveva restituito sensazioni ed impressioni e poi dei ricordi suoi
che però venivano da lui. Ma adesso era meglio di prima. Adesso aveva
un film, od una parte di esso, che gli mostrava chi era. Non sentiva di
essere quella persona, però sapeva di esserlo. Era meno angoscioso di
prima. Anche se, chiudendo gli occhi, aveva sempre gli stessi incubi ed
ora che le sensazioni e le emozioni di Gauche prendevano il
sopravvento, Noir non sapeva come muoversi. Non aveva veri e propri
ricordi di sé, erano istinti, erano comunque qualcosa, ma non
abbastanza da poter tornare a vivere come prima.
Era incerto su come comportarsi, come muoversi, cosa fare.
Perciò nella confusione profonda in
cui si trovava, aveva deciso di vedere come andavano le cose con calma
e poi di vivere secondo il proprio cuore, quel po’ che gli era rimasto,
quelle briciole di sé che gli parlavano.
Jiggy era uno di quei frammenti, anche se molto confuso e flebile.
Lo portò nel magazzino, un posto
impolverato e poco illuminato, dove c’erano molti armadi e scaffali
pieni di vecchie lettere mai consegnate, ammucchiate ovunque.
Noir rimase impressionato nel vedere, ma notò che alcuni scaffali erano vuoti e che su una scrivania c’era una targhetta.
‘Sezione Cold Letter’
- Cold Letter? - Chiese. Jiggy si appoggiò proprio al tavolo, le braccia conserte, l’aria d’attesa.
- Qua possiamo parlare tranquilli.
- Disse aspettandosi qualcosa, forse un cambiamento, una rivelazione,
una maschera che veniva via. Non sapeva nemmeno lui cosa, in realtà.
Noir, in piedi davanti a lui a poca distanza, lo guardò meravigliato.
- Di cosa? - Chiese gentile.
Jiggy sospirò infastidito
stringendo le mani sulle braccia incrociate sul petto. Si morse il
labbro cercando di non dargli un pugno. I nervi, già messi molto a dura
prova, stavano per saltargli.
- Di noi! Di cosa ricordi! Insomma!
Non ci vediamo da cinque anni, non ho notizie di te e poi spunti
improvvisamente nei panni di un marauder. E non solo! Fai lo smemorato!
Poi fai il bello addormentato e Dio solo sa se ti risveglierai! Infine
combatti con noi ma dici di non essere Gauche! Andiamo! Sii coerente! -
Noir non sapeva come prenderla, non sapeva cosa dire.
- Capisco che posso confondere, però non è una posa. - Disse serio, dispiaciuto di seccarlo tanto.
Jiggy sbuffò e sciolse le braccia,
prese bordi e strinse. I capelli erano liberi dal cappello, tutti
spettinati che andavano da ogni parte, di quel colore rosso castano
delizioso. I suoi occhi sottili erano inferociti e azzurri, lo
penetravano denudandolo.
Noir era attratto dalla cicatrice sotto l’occhio.
Aveva come una sensazione. Uno strano senso di colpa.
Jiggy notò che gliela fissava e se la toccò.
- Cosa ti ricorda questa? - Noir scosse subito il capo.
- Nulla. - Jiggy capì che mentiva e si staccò dal tavolo.
- Forse hai le idee un po’ confuse.
- Iniziò camminando lento ma deciso verso di lui, Noir non aveva paura
di niente, aveva affrontato qualunque situazione e prova, ma quella lo
metteva a disagio.
Tanto che indietreggiò con la stessa lentezza con cui Jiggy avanzava.
Per lui era impossibile fermarsi,
aveva atteso cinque lunghi anni senza speranza, chiudendo il proprio
cuore in una morsa d’acciaio. Poi l’aveva rivisto ed era crollato.
Aveva pianto sul suo volto addormentato, senza sapere se era arrivato
tardi o se si sarebbe risvegliato.
Era vero, forse non era del tutto
Gauche, forse era ancora confuso e certe cose non le ricordava, ma
l’aveva guardato col suo sguardo, si era emozionato, non poteva
negarlo.
L’aveva visto.
Qualcosa c’era.
E comunque quello era Gauche, il
suo corpo, il suo amore era sempre lì, intatto. Non importava che lui
invece non si sentisse Gauche e non ricordasse d’amarlo. Lui l’amava.
Disperatamente. E stava per scoppiare a guardarlo senza poterlo
toccare.