*Ecco
un altro capitolo. L'ho corretto guardando la partita perciò spero di
non aver fatto strafalcioni, in quel caso chiedo scusa. Siamo tuffati
completamente nel mondo di Noir: Jiggy ha le idee chiare, in lui vede
Gauche e farà di tutto per riaverlo o per lo meno per avere quanto di
più possibile c'è lì ancora del suo Gauche. Per Noir è diverso, non è
fcile capire qual è il suo posto e sebbene ha sempre più sensazioni e
sentimenti di Gauche, non si sente ancora lui sul serio, tuttavia non
contrasta quel che è rimasto dentro di sé. Lag arriva come un piccolo
angelo a dargli un po' di luce. Buona lettura. Baci Akane*
33. NON MOLLEREMO
"Non puoi
capire che non ti laserò finchè non avremo finito qui, e poi scoprirai
dove tutto è andato storto. Niente dura per sempre tranne te e me, tu
sei la mia montagna tu sei il mio mare, l'amore può durare per sempre
tra me e te. Tu sei la mia montagna tu sei il mio mare."
/Mountains - Biffy Clyro/
Era un paesino posto a ridosso di un monte, per arrivarci bisognava attraversare la gola su un ponte traballante.
Jiggy avanzò per primo pensando che effettivamente fosse perfetto per ripercorrere le loro tappe.
“Se lo cercavo apposta, non mi veniva così.”
Poi si voltò a guardare la sua reazione e lo vide fermo all’inizio. Non aveva ancora messo piede sul ponte.
Jiggy fece un ghigno.
- Reminiscenze? - Chiese divertito. Noir si riscosse, lo sguardo serio e concentrato su quel vuoto sotto il ponte, così nero.
La luce del sole artificiale non arrivava nemmeno di poco, si vedeva solo grazie alle stelle.
- Gauche? - Chiamò visto che non rispondeva. Jiggy era fermo proprio ad un paio di metri da lui, sospeso nel vuoto.
Noir si riscosse e lo guardò stupito.
- Ecco… ho una certa inquietudine…
- Jiggy si avvicinò e gli tese la mano, Noir la prese silenzioso e lo
seguì mentre lo guidava davanti a sé.
La sua stretta gli infuse subito
più tranquillità, strinse a sua volta la mano istintivamente e Jiggy
sorrise. Era così bello essere di nuovo con lui a consegnare. Come quel
giorno, come quella volta.
- Cosa ti ricordi? - Chiese
sperando in qualche flash. Noir si strinse nelle spalle esitante,
camminavano piano, ma Jiggy era molto più concentrato su di lui che sui
probabili gaichu che potevano venire dal fondo della gola.
- Niente di specifico. Forse è
successo qualcosa in un posto del genere? - Jiggy annuì e composto si
girò a guardarlo, ma appena posò gli occhi su di lui impallidì e senza
pensarci un secondo lo strattonò e lo spostò dietro di sé, alzò il
braccio libero, puntò la pistola e sparò.
Non potendo riflettere su che
gaichu fosse e su quale fosse il suo punto debole, il gaichu non morì.
Indietreggiò, ma poi tornò alla carica.
- Maledetto. - Ringhiò Jiggy
dovendo lasciare la mano di Noir per poter muoversi meglio. Voleva
correre verso il gaichu e mirare meglio, il ponte era troppo ballerino
e non riusciva a combattere in modo efficace, ma Noir si prese alla sua
sciarpa e per poco non lo strozzò.
- Non andare! - Disse con un tono spaventato.
Jiggy lo guardò distraendosi.
- Questo non è da te! Non mi
impediresti mai una lotta, ma mi… - Noir non lo fece ripetere, avanzò
deciso verso di lui, tese il braccio che appoggiò alla sua spalla e con
maggiore stabilità, nonostante il ponte tremasse, disse:
- Dimmi dove! - Noir non aveva
ancora tutte le sapienza sui gaichu che aveva Gauche, perciò chiese a
lui e Jiggy senza rifletterci che non era mai consigliabile
permettergli di sparare, rispose quale era il punto debole del gaichu.
Noir sparò e grazie all’appoggio di Jiggy, riuscì a colpire subito.
Il gaichu esplose nel cielo in
mille piccole stelle che caddero come per magia su di loro e i ricordi
partirono da entrambi, ricordi che, per guardarli, non si resero conto
dell’equilibrio che andò a mancare a Noir.
Jiggy se lo vide cadere da davanti agli occhi proprio mentre cercava fra i ricordi di Gauche qualcosa di utile.
Lo afferrò al volo proprio mentre
cadeva dal ponte, il proiettile del cuore sparato l’aveva
momentaneamente debilitato e l’instabilità del posto in cui erano, non
gli aveva permesso di rimanere saldo. Aggiungendoci i ricordi che si
mostravano sopra le loro teste, il quadro era completo.
Jiggy si stese sul ponte nella posizione più sicura possibile, poi con le spalle e col busto si sporse tenendogli la mano.
Noir alzò lo sguardo su di lui e
nello stesso momento che un flash gli attraversava la mente, la stessa
scena si mostrava sopra la sua testa. Spostò gli occhi viola e guardò
il ricordo di Jiggy su loro due nella stessa posizione di ora.
Nel ricordo un Jiggy ferito al viso
e tutto malconcio nel resto del corpo, vestiti strappati, sporco,
sanguinante teneva un altrettanto malandato Gauche appeso solo alla sua
mano.
Il sangue colava dal viso di uno a
quello dell’altro e nel vedere quel ricordo, le lacrime scesero dagli
occhi di Noir. Lacrime che non pensava nemmeno d’aver mai potuto
versare di nuovo. Non ricordava come si piangeva, non ricordava cosa
fossero i sentimenti positivi. Non ricordava più le cose belle, sapeva
che c’erano state nella vita di Gauche, le invidiava e sperava di
potergliele restituire per sentirsi di nuovo così, ma non l’aveva mai
davvero provato.
Anche se… anche se con Jiggy era stato così bene che aveva voluto rimanere con lui proprio per questo.
Il suo Jiggy.
Il suo amore. Lui che gli aveva salvato la vita, lui a costo della propria.
- La cicatrice… - Mormorò… Jiggy
capì che aveva ricordato e che probabilmente guardava sopra di loro la
scena. E con un sorriso sicuro di sé e felice, completò la frase:
- E la mia vita. -
- La nostra promessa… - Anche Jiggy
aveva voglia di piangere, non capiva se aveva ricordato o se stava
guardando il ricordo, però stava piangendo, si stava emozionando, Noir
stava avendo dei sentimenti autentici.
Jiggy lo sollevò e lo riportò sul
ponte, al sicuro, dove si stesero entrambi supini, sulla schiena, a
guardare il resto dei ricordi sopra di loro.
Loro in quel paesino sperduto, in
quella casa durante le cure. E poi quel primo dolcissimo bacio, la loro
promessa, il risultato di quel che ormai provavano da un po’, la resa.
Finché ci sarà la vita e quella cicatrice sul viso di Jiggy, il loro amore sarebbe sempre esistito. In un modo o nell’altro.
Noir girò la testa fino a guardarlo
in viso, poi con le dita sfiorò la cicatrice che guardava da giorni con
una sensazione nostalgica.
- Perdonami… se non fosse stato per
te sarei morto. Ma se non fosse stato per me, non avresti avuto questa.
- Jiggy si voltò verso di lui sorridendo, uno dei rari sorrisi che
aveva solo con pochi eletti.
Gli prese la mano posata sul proprio viso e se la portò alle labbra.
- Senza di questo non ci saremmo
mai decisi a metterci insieme ed è stata la cosa più bella della mia
vita. Non rimpiango nulla, anche se poi tu sei scomparso ed hai perso
la memoria. Perché mi hai restituito la vita. - Noir si mise sul fianco
a guardarlo meglio.
- Ma poi quanto sei stato male? Io tutt’ora non ricordo… -
- Ma quel che provi c’è sempre.
L’amore non viene cancellato da nulla. Anche se perdi il cuore, l’amore
rimane. - Jiggy era diventato quasi un poeta perché gli piacevano le
scene ad effetto, perciò anche le frasi. Ed essere acclamato. Lo
trovava divertente, anche se non lo dimostrava mai.
Aveva anche scritto delle poesie, dei pensieri su Gauche, delle lettere per lui che aveva promesso di dargli se fosse tornato.
Aspettava che tornasse davvero il suo Gauche.
- Mi dispiace non capire quanto sei
stato male per colpa mia. - Jiggy si protese verso di lui, si issò sui
gomiti e si mise sopra a tenerlo fermo.
Lo contemplò nel buio del momento,
i ricordi erano svaniti e non c’erano più luci ad illuminarli, ma lo
vedeva bene e gli piaceva alla stessa maniera in cui gli piaceva quella
volta.
- Nemmeno io posso capire come ti
senti e come sei stato. Sapere che nella capitale hai subito cose
atroci, che ti hanno succhiato via tutto il cuore, è insopportabile…
cosa deve essere per te? Hai ancora quel terrore per il sole ed io non
posso nemmeno immaginarlo, non solo non posso capirlo. Vorrei solo
poter condividere tutto con te, per darti sollievo, però posso solo
cercare di ridarti la tua vita, la vita che ti spetta. Posso solo
cercare di farti stare bene, di renderti felice ora. -
Noir, serio, gli prese il viso fra le mani e l’attirò a sé con dolcezza.
- Ma è giusto rifarmi una vita ed
essere felice senza aver portato a termine la giustizia per Gauche e
per tutti quelli che come noi hanno avuto la vita rubata dal sole? -
Jiggy scosse il capo.
- No, ma noi non ci fermeremo.
Abbiamo uno scopo e lo perseguiremo. Questo però non ci impedirà di
stare insieme. Anche perché non hai scelta! Adesso che ti ho ritrovato
non ti lascio più. - Noir si sentì scaldato da quelle parole, da quella
seconda promessa fatta a lui. Non sapeva ancora come sentirsi. Gauche?
Noir? Una via di mezzo? Però si sentiva bene con lui. Forse stava
rubando da Gauche, forse era legittimo e giusto. Però sapere che Jiggy
non avrebbe comunque mollato, come non avevano mollato Silvet e Lag, lo
faceva stare bene, felice.
- Non molleremo. E aggiusteremo le
cose per tutti. - Concluse. Jiggy sigillò quella decisione, quella
promessa, baciandolo lì dove erano, in quel ponte sospeso nel nulla.
Le novità portate da Lag furono
molte e sconvolgenti, la verità cominciava a delinearsi agli occhi di
tutti e Jiggy era perfettamente consapevole che Lloyd doveva saperne
più di tutti.
L’aveva sempre percepito, ma non si
era mai interessato alla sua vera identità e alle cose che poteva
sapere. Era sempre stato concentrato sullo svolgere il suo dovere.
Ma tornare in rapporti con Gauche e
vederlo così preso dal risolvere quella situazione con Lag, specie dopo
le notizie portate, lo aveva fatto repentinamente cambiare.
Fino a quel momento il suo mondo era stato quello.
Svolgere il lavoro di Bee, risollevare la sua vecchia e povera città con sua sorella e suo fratello. Pensare a Gauche. Stop.
Forse il governo era corrotto. Forse nascondeva una grande verità sconcertante.
Eppure chi se ne importava?
Dopo aver ritrovato Gauche le cose
erano cambiate, gli era cominciata a montare dentro un’ira senza pari.
Ogni volta che lo vedeva, pensava a chi l’aveva ridotto così. Chi gli
aveva strappato la sua vita.
Come avevano potuto farlo? Come avevano osato?
Non era più stato capace di rimanere indifferente. Di fare il suo.
Non era proprio più stato in grado.
Ed ora era lì a pensare a come fare
per saperne di più, per risolvere quella situazione, per far smettere
il governo che rubava i cuori delle persone, che aveva rubato il cuore
al suo Gauche.
Quando Lag disse che lui era parte
di una stirpe speciale che aveva il compito di mantenere il sole
artificiale, ma che dovevano trovare le cinque persone nate nel giorno
del balenio per rivelare la verità di Amberground e scoprire come
risolvere le cose, Noir aveva deciso di aiutarlo e di buttare tutto sé
stesso in quella missione.
E se lo decideva Noir, lo decideva
Gauche. Di conseguenza Jiggy realizzò che anche lui doveva fare
qualcosa. Era arrivato il momento una volta per tutte.
“Largo Lloyd ha risposte, si è
unito a Reverse. Sa delle cose che ci possono aiutare. Adesso basta
tenerlo d’occhio da lontano, bisogna andare da lui e vedere cosa sa! O
non ne usciremo vivi!” La sensazione era proprio che le cose stavano
diventando davvero più serie di quel che avevano mai percepito.
Una sensazione precisa, in effetti.
Fu così che decise, senza
condividere con nessuno, tanto meno Noir, di andare ad indagare a
diretto contatto con Lloyd. Una sorta di ultima spiaggia.
Vista dal suo punto di vista poteva
essere l’unico a sapere concretamente cosa fare, perché che il Governo
lavorasse contro la gente di Amberground era ormai una realtà, ma
bisognava capire cosa davvero facevano e soprattutto perché.
Un sole creato al costo dei cuori delle persone non era normale, andava molto al di là della voglia di vivere agiatamente.
Doveva scoprire la verità per il suo Gauche. Per la vita che gli avevano rubato per sempre.
- L’hai presa bene… - Mormorò Noir guardando davanti a sé il paesaggio stellato, fuori dalla terrazza di casa di Silvet.
- Che non sono una persona normale ma sono di luce? - Chiese Lag capendo a cosa si riferiva.
Una brezza leggera fece stringere Lag fra le coperte.
Vedendo che Noir si era deciso ad
accettare la proposta di Silvet di vivere lì con lei, aveva deciso di
‘staccarsi’ per una notte da Zazie.
Lag aveva voluto un po’ indagare
sullo stato d’animo di Noir, se c’erano delle speranze, come mai aveva
accettato di vivere lì con Lode.
Lode dormiva con Niche nel salotto,
non che le due avessero legato tanto da fare comunella e dormire
insieme, ma Lode aveva bisticciato con Niche finché si erano
addormentate.
Avevano un loro modo di stare insieme.
Lag aveva preso in parte Noir e gli aveva chiesto di andare fuori, sul terrazzo di casa, a fare due chiacchiere.
Avevano fatto una riunione ed avevano cercato un modo per trovare le persone nate nel giorno del balenio.
Proprio quella sera Lag aveva
cercato di trovare le informazione insite in Silvet in quanto persona
nata nel giorno del balenio.
Senza successo.
Silvet non aveva voluto saperne, spaventata all’idea che potesse vedere chissà cosa di segreto e troppo privato.
Per un momento si era dimenticata
che Noir non era suo fratello, l’aveva chiamato ‘fratellino’ scappando
da un Lag intenzionato a spararle il proiettile rivelatore contro. Era
stato un momento particolare, intimo, divertente. Familiare.
Noir si era scaldato e non aveva messo le distanze.
- Io non riesco a capire chi sono
fra Noir e Gauche e tu sembri a tuo agio con la storia del corpo di
luce ed il compito speciale di tua madre, l’imperatrice di Amberground.
- Aveva riassunto in modo concreto la situazione.
Lag sospirò guardandolo brevemente
per poi tornare a fissare le stelle con un sorriso dolce sul viso, al
ricordo di come l’aveva superata.
- Zazie. - Disse solo. Noir capì,
chiuse gli occhi e pensò a quanto per lui Zazie fosse come Jiggy era
per sé, nonostante i ricordi non fossero chiari.
- L’amore non chiude mai. - Lag sorrise ed annuì.
- Anche lui ha appena concluso un
momento delicato, ha realizzato il suo grande scopo ed ora ha… come
dire? Finito il suo percorso? Adesso ne deve iniziare un altro, è
libero dalle catene di prima e così… beh, ci siamo trovati a parlarne.
Io del mio ‘chi sono, chi non sono?’ e lui del suo ‘cosa farò ora?’. Ho
avuto un bel crollo. Come ne ho spesso, in realtà. - Noir lo guardò
stupito stringendosi nelle spalle coperte solo da una maglia leggera,
rabbrividì per il vento e Lag gli porse un pezzo della sua coperta.
Noir decise di prenderla e lo
ringraziò gentilmente stringendosi a lui, sedendosi accanto. Stretti
sotto la stessa coperta, Noir chiese stupito:
- Crolli? Tu? - Lag rise.
- Non sembro averne? - Noir scosse il capo.
- Per quella che è stata la mia
esperienza con te, no. - Lag, felice di essere lì con lui che sembrava
proprio davvero il suo Gauche, arrossì e chiuse gli occhi appoggiando
la testa sul suo braccio, come poteva fare con un fratello maggiore che
l’aveva aiutato nei momenti più duri.
Noir non lo respinse, sorrise dolcemente e rimase così.
- Lo sono. Sono una persona molto
insicura, ma tutte le volte ho avuto Zazie. Anche Connor mi ha aiutato
molto. E Niche. Ma Zazie… senza di lui non avrei fatto nulla di tutto
ciò che ho fatto. - Era bello che lo ammettesse senza problemi.
- Sei tutto l’opposto di Jiggy. -
Lag lo guardò meravigliato che lo nominasse, specie nelle vesti di uno
che doveva essere in rapporti con Noir. Davvero lo era? E quando lo era
stato?
Ricordò la conversazione avuta dopo il Cabernet sconfitto.
- Allora la sensazione che lo
riguardava? - Lag fece presto le operazioni deducendo da solo quel che
Noir poi non gli aveva più detto.
Noir lo guardò di sottecchi per capire la sua reazione.
- Sì. Non mi sbagliavo. Lui però ha
un modo suo di vivere le relazioni. Le nasconde. Pensa che lo
indeboliscano. O meglio che se gli altri lo vedono legato a qualcuno,
lo giudichino debole. Per lui è importante che tutti lo vedano e lo
credano forte. E questo implica non mostrare debolezze, non ammettere
di avere bisogno, di non essere in grado, di non essere capace… - Lag
capì cosa aveva inteso.
- Per me è essenziale. Per me la
vera forza sta nelle persone che mi circondano e mi aiutano. Non sono
io ad essere forte, sono i miei amici, le persone che amo e che mi
aiutano e mi sostengono, ad esserlo. E mi danno un po’ della loro
forza. - Noir colpito dal suo modo di vedere le cose guardò la sua
testa dai capelli bianchi come i propri, argentei sotto la luce delle
stelle e quella tenue del sole che non era molto lontano da lì.
Dolcemente lo carezzò con lo sguardo mentre decideva di circondarlo col braccio.
Lag strinse gli occhi tenendosi aggrappato a quella bella sensazione. Gauche era sempre lì, non era svanito.
- Farò di tutto per proteggere chi
amo ed anche tutte le persone di Amberground. Perché le sento vicine
per qualche motivo. E mia madre ha dato un senso a questo bene che
voglio a tutti, un bene immotivato, se non fosse che… -
- Sei fatto del loro cuore. Il cuore di tutti è lì dentro di te. - Lag sorrise e aprì gli occhi risoluto guardando avanti.
- Non so cosa posso o non posso
fare, ma non mollerò. Farò di tutto per aiutare le persone che hanno
sofferto e stanno ancora soffrendo. Fermerò quel Sole. In qualche modo
lo farò. È questo che devo fare. - Noir lo guardò ammirato. Aveva le
idee chiare, Zazie l’aveva aiutato a trovare il proprio posto.
Pensò a sé. Jiggy vedeva il suo.
Jiggy vedeva il posto di Noir che Noir non riusciva a vedere. Eppure
nonostante fosse insicuro su cosa dovesse fare e come dovesse sentirsi
e considerarsi, non lo mandava via, non lo allontanava.
- Io non so quale sia il mio posto
e come dovrei sentirmi. Jiggy dice che sono comunque Gauche e devo
riprendere con la sua vita, seguendo il suo cuore, che è il mio. Senza
sentirmi in colpa od un intruso. - Lag alzò la testa e lo guardò
curioso.
- Ma tu? - Noir sospirò e guardò avanti, un’orizzonte dove si intravedeva il sole che odiava.
- Non lo so. Forse lo capirò solo
dopo che avrò messo pace in questo po’ di cuore rimasto. - Lag capiva
benissimo cosa intendeva. Non lo poteva biasimare.
- Spegneremo il sole e metteremo pace nei cuori di tutti. Ma lo faremo senza far soffrire più nessuno. -
Reverse ci aveva provato usando
mezzi sbagliati che avevano sacrificato un gran numero di persone, non
era quello il modo. Pensare che Lloyd si fosse unito a loro era
inquietante, eppure aveva conosciuto quell’uomo, aveva visto, sentito
la bontà che c’era in lui. Forse con delle ombre, dei segreti, qualche
mistero insoluto. Ma non era cattivo, Lag ne era certo.
Il suo passare a Reverse lo lasciava senza parole.
Eppure ora erano tutti lì a cercare un modo per battere il Governo.
Forse era giusto unirsi tutti quanti e farlo insieme?
Ogni tanto se lo chiedeva, ma poi pensava a Zazie e a cosa avrebbe detto a proposito e ogni dubbio svaniva.
“Direbbe che il modo che si usa è
essenziale perché ogni azione ha una conseguenza. E chi ottiene un
risultato usando mezzi disgustosi, può solo avere conseguenze
disgustose.” Lag sorrise. “Probabilmente direbbe qualcosa del genere! E
avrebbe ragione.”
- Zazie è la tua forza. -
- È il motore che mi fa andare
avanti senza perdere di vista me stesso. - Rispose senza esitare,
ricordando come l’aveva rimesso in carreggiata proprio il giorno prima.
Noir pensò a Jiggy.
E per lui? Per lui cos’era Jiggy?
“La mia speranza di felicità. L’unico che mi fa stare bene. Eppure è mio davvero? È mio diritto? È la mia vita comunque?”
Noir non trovò risposta e sospirando rimase lì senza dire più nulla.
Era difficile, era così difficile. E forse non ne sarebbe nemmeno mai uscito.