*Ecco un altro capitolo. Le
cose ormai sono ad uno dei punti di maggior phatos sia per Lag e Zazie,
che per Jiggy e Noir/Gauche. Jiggy ha deciso di rimanere da Lloyd per
capire quante cose sa e se possono fidarsi di lui, ma Noir non sa che
intenzioni ha e pensa che sia semplicemente passato dalla sua parte.
Non la prenderà bene, specie alla resa dei conti. Zazie, invece, deve
affrontare la notizia più difficile della sua vita e non sarà facile.
Buona lettura. Baci Akane*
35. ED IO DOVREI ACCETTARLO?
"Vengo su solo per scoprire il tuo gioco vengo su solo per mostrarti
che hai torto, le foglie morte sono sospinte dal vento, prima che
morissero avevano degli alberi ai quali appendere le loro speranze"
/The
funeral - Band of horses/
- Mostrami quello che c’è nel
profondo del tuo cuore. - Disse Jiggy serio, mentre Lloyd sembrava
voler solo scherzare.
Lo guardò per un paio di secondi
cercando di capire quanta autonomia avesse e quanto ne potesse uscire
quella volta, Jiggy però non cedette di un passo, fermo in piedi in
mezzo alla stanza, appena lasciati soli dagli altri.
Lloyd non ce l’aveva con nessuno di
loro, non ce l’aveva davvero con nessuno. Non ce l’aveva mai avuta,
anzi.
Jiggy poi era fra quelli che gli
erano sempre piaciuti, aveva un modo di fare molto quadrato e preciso.
- Come mai sei tanto interessato a
queste cose, ora? Hai sempre fatto il tuo e basta. - Jiggy non fece una
piega.
- Ti ho sempre ammirato. -
- Davvero? Mi fai rabbrividire! Non
sei uno che fa complimenti! - Rispose scherzando ancora.
- Lo sai bene. - Aggiunse serio. -
E sono sicuro che tu non sia un egoista che pensa solo a sé. -
- È questo che sembro? - Chiese
facendosi serio.
- Sembri aver perso il tuo cuore.
Ed io sono sicuro che ci sia, ci deve essere. Non mi piacerebbe una
persona diversa. - Lloyd si aggrottò smarrito a quelle dichiarazioni
così risolute.
- Ma Gauche? - Chiese sapendo della
loro storia.
Jiggy si fermò, non doveva esitare.
Doveva far sì che si aprisse.
- Sai bene che quello è Noir. Del
mio Gauche non è rimasto nulla. Dopo di lui, poche sono le persone a
cui voglio bene e che ammiro. - Lloyd era colpito dalle sue parole,
così chiuse gli occhi e sospirò decidendo che poteva mostrarsi
completamente a lui. Dopotutto Jiggy lo stava facendo, con fatica ma lo
faceva.
Così, lentamente e con uno strano
sorrisino che aleggiava sul suo viso, si tolse gli occhiali e cominciò
a sbottonarsi la camicia.
Jiggy rimase di sasso.
“Cosa ha capito, ora?” Largo mosse
dei passi verso di lui, sempre con quell’aria indecifrabile addosso,
sempre spogliandosi.
Poi gli si fermò davanti e poco
prima di sfilarsi la camicia, Jiggy gli mise le mani sulle sue.
- Hai capito male. - Lloyd chiuse
gli occhi e si accese una sigaretta prima di finire.
- Ho capito benissimo invece. - E
con questo, dopo un tiro di fumo, lasciò cadere la stoffa leggera lungo
le braccia, questa poi a terra.
Tutto il suo corpo era pieno di
enormi e profondi solchi, delle cicatrici che mai sarebbero andate via.
Jiggy sgranò gli occhi rimanendo
senza parole, senza un briciolo di pensiero.
- Mio Dio… - Mormorò.
- Era vero quando dicevo che sono
il primo esperimento di mio padre. - Jiggy così si riprese, batté le
palpebre e si ricordò di Gauche. Questo non bastava per capire quanto
sapesse e quanta altra speranza ci fosse per salvare il mondo dove
voleva che il suo Gauche fosse ancora felice, per quel che poteva.
Così prese il bastone di Lloyd,
tolse il tappo sul fondo e glielo mise in mano. Poi serio e risoluto,
ordinò:
- Adesso mostrami. - Lloyd non era
deluso fino a lì.
Ugualmente non avrebbe mai pensato
di poter avere in lui un alleato. Forse aveva perso la speranza con
Gauche, non credeva che potesse tornare e voleva vendicarsi, voleva
capire se il suo sistema era efficace. Cercava di fidarsi del tutto.
Comprensibile dopotutto.
Largo guardò la mano nella sua che
gli metteva il bastone che usava per sparare proiettili. Poi guardò
Jiggy. La sua mano fredda e ruvida come il resto del suo corpo coperto
da cicatrici di altro genere rispetto alle sue. Cicatrici di battaglie
estenuanti con i gaichu.
Lo meritava. Jiggy più di molti
meritava tutta la verità, una vendetta, una fine migliore.
Così prese, glielo sfilò di mano e
glielo puntò addosso. Infine senza esitare sparò.
Il proiettile del cuore di Lloyd
penetrò Jiggy e con esso un insieme di ricordi reconditi lo
fulminarono. Un film si svelò dietro i suoi occhi che roteavano
all’indietro facendogli perdere i sensi per un tempo quasi infinito.
Un tempo che rivelò finalmente
tutta la verità celata nel cuore di Lloyd.
Al posto di Lag tornò la ragazza
Bee che non poteva essere diventata spirito, Chiko, con una lettera di
Lag per tutti.
Una lettera che spiegò che nella
grotta dei frammenti del cuore delle creature nate il giorno del
balenio, perciò si parlava dei frammenti del sole stesso in un certo
senso, aveva trovato delle creature mitologiche molto vicini agli
insetti spirituali, si trattava della stessa razza di Steak,
l’animaletto che stava sempre con Niche.
Lì era venuto a contatto con
l’ultimo degli insetti spirituali che gli aveva mostrato come da secoli
anche loro si erano immolati per mantenere sopito il grande gaichu
primordiale, Spiritus.
Però aveva infine detto che grazie
all’insetto spirituale che risiedeva nel suo occhio sinistro, Lag
poteva trovare un modo per abbatterlo senza sacrificare nessuno come
invece voleva fare Reverse.
Però questo modo richiedeva un
grande sacrificio ed un lungo addestramento intensivo da parte di Lag.
Lag così aveva deciso di rimanere
in quel posto con l’insetto spirituale ad addestrarsi, cercando di fare
in tempo.
Probabilmente avrebbe dovuto
rinunciare alla sua umanità e quando sarebbe tornato non l’avrebbero
riconosciuto, ma lo faceva per poter salvare tutte le persone che
amava, tutta Amberground ed il mondo stesso.
Lo faceva per loro.
Zazie rimase impietrito nel
sentirlo.
Impietrito non si avvicinava
nemmeno, in effetti, a quello che era il suo reale stato d’animo.
Zazie era tipico esplodere con
mille emozioni e reazioni istintive focose, ma lì non fece nulla, non
disse niente su Lag.
Fu come se il suo cervello
bloccasse ogni flusso riguardante Lag. Come se lo cancellasse.
- Non ci posso credere che Jiggy
sia passato dalla parte di Reverse! Quelli devono sacrificare persone!
- Fu ciò che disse furioso. Connor lo guardò incapace di capire cosa
c’entrasse con Lag che non sarebbe tornato.
- Penso piuttosto che voglia capire
meglio e valutare la situazione più approfonditamente. - Spiegò
Garrard, il direttore. - Mi aveva detto di volersi fare un’idea di
tutto quello che sapeva Lloyd una volta per tutte. Penso che voglia
questo. - Zazie scosse il capo aggrappandosi disperatamente a quella
speranza.
Se anche lui lo abbandonava, se
anche lui se ne andava… a cosa si sarebbe aggrappato? Come sarebbe
andato avanti?
Conclusa la riunione, in molti si
congedarono con degli ordini precisi che riguardavano effettivamente le
richieste di Lag di fare ricerca e raccolta.
Noir espresso con compostezza a
Garrard di voler dare il suo contributo alla causa. Sentendo la
richiesta di Lag, a Noir era venuto in mente qualcosa legato alla
ragazza maka, la sorella di Niche. Garrard accettò e se ne andò.
Zazie era ancora lì in quel
momento, con Connor e Aria.
- Perché?! - Grugnì Zazie mentre
tutti se ne erano andati, sciogliendo la seconda riunione.
- Il sole torna a balenare sempre
più spesso, segno che l’imperatrice e l’Head Bee sono davvero agli
sgoccioli, non resisteranno a lungo… - Disse Aria.
- Lo so, ma perché dovremmo fare
quello che ci ha detto Lag? Non è nemmeno tornato a salutarci! Va a
perdere la sua umanità e ci saluta con una lettera e noi dovremmo
semplicemente accettare ed eseguire come dei bravi soldati? - Connor
aveva aspettato quello scoppio, Zazie era rimasto impietrito per un bel
po’, tutto il tempo della lunga riunione avuta, ma sapeva che non
avrebbe resistito molto, anzi era strano non l’avesse fatto subito.
Aria non sapeva cosa dire. Noir parlò calmo, comprendendo bene la sua
delusione, la stessa che aveva per Jiggy.
- È la sola cosa giusta da fare. -
Asserì. - E poi Lag ha dimostrato di meritare la nostra fiducia cieca.
Non penso che lo faccia con piacere, lo fa perché è la sola cosa da
fare. - Parlò con logica inoppugnabile e Zazie prese e scagliò la
propria borsa contro il muro, a pochi centimetri da Noir. I capelli si
mossero, lui no.
- E TU COME FAI AD ACCETTARE TUTTO
COSÌ E BASTA? IL TUO JIGGY È PASSATO DAL NEMICO, FORSE! E NON FAI UNA
PIEGA! LAG CHE DICI DI VOLERE ANCORA BENE COME UN FRATELLO SI
SACRIFICHERÀ E TU NON FAI UNA PIEGA! ED IO NON RIESCO NEMMENO A PENSARE
A COSA SARÀ LA MIA VITA SENZA LAG! MI SENTO COSÌ MALE CHE MI RIFIUTO DI
PENSARCI, DI ACCETTARLO, DI ASSIMILARLO! MA PER TE È FACILE, NON CE
L’HAI IL CUORE, VERO? È SEMPRE STATA TUTTA UNA FINTA! ALTRO CHE ‘IN LUI
C’È SEMPRE GAUCHE! LUI È ANCORA LÌ’ E LAG? E LAG QUANDO TORNERÀ CHE NON
SARÀ PIÙ SÈ STESSO? E LUI? SARÀ COME TE? ED IO DOVREI ACCETTARLO? JIGGY
CI HA PROVATO ED È SCAPPATO! ECCO LA RISPOSTA! - Così se qualcuno
ancora non l’aveva capito, lo scoprì in quel momento.
Noir rimase impietrito, non riuscì
a dire una sola parola, ma l’esplosione di Zazie lo colpì dritto al
cuore, così come le sue lacrime che furiose uscivano.
Noir respirò calmo, chiuse gli
occhi cercando disperatamente di contenere quel turbinio di emozioni
provocate da lui, poi con gentilezza chiese a tutti di uscire. Una
volta rimasto solo con Zazie, gli prese le mani e con una dolcezza
tipica di Gauche, colpito dal suo dolore così vivo ed invidiabile,
disse:
- L’amore che provi per lui non
morirà. Lui sarà sempre Lag finché tu lo amerai in questo modo. Non
devi mai smettere di amarlo. Lag sarà Lag nell’amore che provi per lui.
Abbi fiducia in lui. Lui può compiere le sue imprese immense solo
perché tu credi sempre in lui. È questo che mi ripete sempre. Lo dice
anche a Silvet e agli altri. Che se non fosse per te che hai sempre
creduto in lui e l’hai aiutato, non ce l’avrebbe mai fatta. Non
abbandonarlo ora, non ce la farebbe da solo. - Zazie rimase in
silenzio, le lacrime cristallizzate nelle sue guance, la testa che
esplodeva, il cuore gli faceva così male, così tanto male.
Il suo Lag forse non sarebbe
tornato, non come prima. Forse l’avrebbe perso. Il suo Lag voleva
sacrificarsi per salvare tutti. E a lui? A lui cosa sarebbe rimasto?
- Salverà il mondo e lo renderà
meraviglioso com’era un tempo. È questo che ti lascerà Lag. - Aggiunse
poi gentilmente, asciugandogli le lacrime, come se gli avesse letto nel
pensiero.
- Vivi sempre questo amore per lui,
non smettere mai di amarlo. Lui è fatto di cuore, un cuore è vivo
quando ama e quando viene amato. - Zazie chinò il capo e si lasciò
cullare da quelle parole che assorbì e fece sue.
Se ne bagnò e nascondendo la fronte
contro il suo collo, pregò. Mentre il suono della campana della
speranza rimbombava nella propria mente.
“Fa che ce la faccia. Ti prego. Fa
che sopravviva, fa che ce la faccia e che sopravviva. Fa che non si
perda. Fa che il mio Lag rimanga sempre il mio Lag.”
Non chiese la salvezza del mondo,
non chiese un miracolo.
Chiese solo aiuto per Lag.
Tutto ciò che contava per lui.
Poi rialzò il capo, si asciugò gli
occhi e sorridendo sicuro di sé come sempre alzò i pugni in aria con
fare entusiasta.
- Ok, devo andare a cercare le
persone che rimangono e a raccogliere lettere! Quando Lag tornerà, avrà
bisogno di queste cose! - Come se non fosse successo nulla, come se
avrebbe rivisto Lag a fine turno e sarebbe stato tutto come sempre.
Invece avrebbe dovuto aspettare un
anno intero. E comunque non sarebbe più stato come prima. Niente lo
sarebbe più stato.
Noir lo guardò uscire deciso,
rinato, un altro Zazie.
Il cuore pieno del suo calore,
dello sconvolgimento che la sua reazione gli aveva provocato.
Si guardò le mani, tremavano. Dio,
quello era amare?
Quello era davvero amare?
Aveva aspettato molto tempo prima
di muoversi in modo decisivo, prima di scegliere chi essere, come
vivere, cosa fare.
Ed ora, proprio nella situazione
peggiore di tutte, Noir aveva deciso.
“Jiggy si prenderà le sue
responsabilità, che gli piaccia o no è colpa sua se io ho deciso così!”
Fu così che prese Lode con sé e se
ne andò, tornando a Blue Notes Blues da Jiggy e Lloyd.
Era ora di andare fino in fondo a
sé stesso.
Gauche tornò a Blue Notes Blues,
l’ultima tappa conosciuta di Jiggy.
Quando vide che il suo cavallo di
ferro era ancora lì fuori, assottiò furioso lo sguardo. Non era mai
stato più arrabbiato di così. Mai.
Da quando era Noir, per lo meno.
Probabilmente nemmeno da Gauche.
Vedendolo tornare, gli accoliti di
Reverse lo respinsero dicendo che non poteva stare ancora lì, che
l’altra volta era stato espressamente riferito di farlo entrare, ma
quella volta non avendo disposizioni, non potevano. Lode fece per
reagire subito, ma Gauche fuori di sé com’era alzò la pistola a
proiettili di piombo contro di loro, in pieno Noir style.
Lo sguardo sottile e feroce, di un
gelo senza pari, li immobilizzò all’istante facendo loro capire che
poteva farlo. Che quel Noir non era da sfidare.
- Vorrei ricordarvi che ho
risvegliato un potente Cabernet senza battere ciglio e che poi, sempre
senza battere ciglio, ho tradito Reverse. Non mettetemi alla prova su
cos’altro potrei fare senza battere ciglio. -
Lode lo guardò sorpresa. Nemmeno
lei l’aveva mai visto così arrabbiato.
Minaccia efficace. I guardiani si
fecero da parte pensando che Lloyd e gli altri sarebbero stati
perfettamente in grado di cavarsela da soli.
Noir andò dritto nelle stanze di
Lloyd, ricordandosi dove erano stati condotti l’altro giorno, dietro
gli stessi che li avevano fatti passare, li seguivano per non alzare
polveroni inutili.
Al momento di entrare, questi
provarono a fermarlo.
- Aspetta, lo avvertiamo noi! - Ma
Noir questa volta guardò Lode e lei scattò scaraventandoli in un
battito di ciglia dall’altra parte del corridoio.
Una volta che la porta fu libera,
Noir entrò senza esitare, senza bussare, senza annunciarsi.
Il cuore in gola, quelle emozioni
in lui erano un turbinio schiacciate a stento pronte ad esplodere. Noir
stesso aveva paura di cosa poteva succedere se fossero emerse, se le
avesse lasciate andare.
Appena aprì la porta, la prima cosa
che vide fu Largo Lloyd senza la camicia, a torso nudo. Le cicatrici
sul petto. Profondi solchi chiari sulla pelle.
Poi vide Jiggy addormentato sul
divano, i vestiti scomposti e disfatti, la giacca tolta, una coperta
addosso.
Noir spalancò gli occhi per la
prima volta e, sempre per la prima volta, quel calore divenne un fuoco
bruciante che lo divorò da dentro. Il fuoco esplose e tutto in lui
divenne un fischio assordante.
Lloyd si girò a guardarlo senza
capire chi avesse osato entrare così, poi vedendo Noir rimase
meravigliato. La sigaretta ormai consumata fra le labbra piegate in un
sorriso enigmatico nei suoi che accentuò nel vederlo. Non aveva nemmeno
gli occhiali.
Lloyd lo fece apposta. In quel
momento capì probabilmente ogni cosa. Il motivo per cui Jiggy era
rimasto e aveva voluto saperne di più, come stavano le cose fra loro. E
volle divertirsi un po’, vendicarsi probabilmente. O testare.
Così portò le mani alla cintola dei
pantaloni fingendo di allacciarli. Non se li era tolto, non avevano
fatto nulla, ma Noir in quel momento non lo sapeva e quel che pensò fu
inevitabilmente una cosa. Una ed unica.
“Come ho fatto a farmi prendere in
giro così? Forse era tutto un piano di Lloyd sin dall’inizio, per
mettermi alla prova e capire quanto potesse spingersi oltre con me,
esperimento fallito o riuscito? Come usarmi? E Jiggy era dalla sua, lo
è sempre stato. È il suo amante, il suo seguace! Mi ha preso per il
culo tutto il tempo. Ed io che ho ritrovato l’amore che provavo per
lui, che l’ho riesumato, che l’ho accettato, riavuto.
Ed io che lo amo ancora. Ma me la
paga.”
Jiggy aprì gli occhi in quel
momento, la testa gli doleva, la nebbia gli impediva di mettere bene a
fuoco la realtà in cui era. Il sogno di Lloyd era stato lungo e
tormentato, molto toccante e sconvolgente. E gli aveva aperto gli
occhi.
La bontà nel profondo del cuore di
Lloyd, le nobili intenzioni, le reali aspettative di un bambino che era
scappato dalla casa degli orrori di un padre osceno, il suo cercare la
verità del mondo per salvarlo, il suo diventare Bee per aiutare gli
altri. La sua ricerca della luce, la luce buona, la luce pura. Largo
Lloyd era Largo Lloyd. Ed il suo metodo non era né giusto né sbagliato.
Era solo un metodo, forse difficile, forse troppo duro. L’unico?
Quando capì che c’era qualcuno
nella stanza al di là di loro, cercò di metterlo a fuoco.
Era steso. Perché era steso? E si
sentiva anche comodo coi vestiti. Coperto. Si abbassò le coperte e vide
che l’aveva messo sul divano, gli aveva tolto la giacca e aperto alcuni
bottoni della camicia.
- Maniaco. - Mormorò ricordando che
ogni tanto aveva fatto finta di provarci con lui. Finta?
Ma quella fu esattamente la parola
da non dire.
Quando vide Noir realizzò solo una
cosa.
Quella furia nel suo sguardo non
gliel’aveva mai vista. Mai. E di certo non avrebbe pensato di
potergliela vedere, non a lui.
- Gauche? - No, a Noir no. Ma forse
a Gauche sì.